SOMMARIO: La difesa dei magistrati – Il nuovo Medio Evo – Lettere

La difesa dei magistrati

Il nuovo Medio Evo




Volti, bolle, schizzi di natura e, soprattutto tanto colore. È stata inaugurata, oggi, al Palazzo delle Feste di Bardonecchia, nell’ambito della rassegna “Scena Arte 1312”, la mostra di pittura “I sussurri del colore”, che presenta le opere della torinese Elena Giannuzzo.
La mostra racconta, attraverso opere di varie dimensioni – dai piccoli formati di 10×15 cm fino alle grandi tele di 120×120 cm – il percorso di una ricerca, un viaggio attraverso il colore alla scoperta di “qualcosa “.
Si parte dall’essenzialità del nero e del blu, per poi aprirsi gradualmente a una gamma cromatica sempre più ampia e a spazi più vasti. “Il colore – spiega l’artista – diventa così strumento di esplorazione, fino a sfiorare il figurativo: volti accennati emergono sulla tela, evocando uno sguardo femminile che interroga la coscienza”. Questo percorso trova il suo culmine in “Ernestina”, una sorta di autoritratto intimo che racchiude il senso profondo della ricerca.
La mostra sarà visitabile fino al prossimo 5 marzo.
Se oggi si racconta New York, come Federico Rampini o Antonio Monda, lo si deve soprattutto a lui: Furio Colombo.
È giusto precisare New York, perché le corrispondenze dalla Grande Mela, prevalevano su quelle dal resto degli Stati Uniti. Si che ormai da decenni, ogni rete Rai o Mediaset ha il suo inviato dal Nuovo Mondo. Lo ricordo da universitario aggirarsi a Torino, ‘visiting professor’ per le aule di Palazzo Nuovo, col suo andare dinoccolato e un po’ snob. Classe 1931, nativo di Chatillon in Val d’Aosta, da una famiglia ebraica laica e assimilata, laurea in giurisprudenza. Iniziai a leggere le sue corrispondenze americane sulla “Terza Pagina” della Stampa. Nel suo “Mille Americhe” sempre per i tipi della casa editrice del quotidiano di Torino, uscito nel lontano 1988, racconta l’America da curioso indagatore, raccogliendo proprio gli elzeviri, scritti negli anni per quella rubrica. Sapeva porre domande al lettore, suggerendo che non tutte aspettano una risposta. Allargava lo sguardo alla società italiana, con la lente di ingrandimento americana, si che sovente intercettava un fenomeno a ‘stelle e strisce’, che poi poco tempo dopo si sarebbe riverberato in Italia e in Europa, con maggiore o uguale pervasività. Conosceva come pochi il macrocosmo giovanile, lui che rimase sempre con spirito giovane nell’ interpretarlo. Indicando strade da percorrere, idee, ma anche pericoli e insidie che questo universo di riferimento poteva nascondere ai suoi fruitori, nel mondo professionale, nel costume, nella cultura e nella morale corrente.
Sodale di Umberto Eco e Gianni Vattimo, con loro militando nell’Azione Cattolica del conservatore Luigi Gedda, fu con Angelo Guglielmi fondatore dell’avanguardia letteraria che prese il nome di Gruppo 63. Scrisse anche sotto lo pseudonimo di Marc Saudade, alcuni romanzi di spionaggio, anticipando di qualche decennio la moda del ghost writer. Diresse le Edizioni di Comunità con il sociologo Franco Ferrarotti alla Olivetti di Ivrea. Ma tutte queste cariche di rappresentanza industriale alla Olivetti e successivamente alla Fiat, non obnubilarono mai la sua vera passione, il giornalismo. Lo insegnò alla Columbia University di New York. Ricordo un bell’ articolo per la Stampa, che narrava la storia di una vecchietta, tale Olive Freud, che nei lontani anni ottanta, non si fece espropriare da Donald Trump della sua piccola casa in Amsterdam Avenue a Manhattan. Subendo pressioni legali e minacce fisiche dai suoi sgherri, impedì al tycoon di edificare nel suo quartiere, il grattacielo dei grattacieli. Vincendo la causa. Negli anni successivi fondò un associazione, contro l’abusivismo edilizio che stava facendo della Big Apple sempre più, un unica giungla di asfalto e cemento. Facendo ridurre di molti piani, edifici che violavano palesemente i piani regolatori, la intrepida nonnina, divenne un eroina americana a cavallo dei due secoli. Anticipatrice del movimento Occupy Wall Street. Furio Colombo prese anche posizioni in difesa di Israele durante la Guerra del Golfo in Iraq. Fu primo firmatario e promotore in Parlamento da Onorevole , della legge sulla Giornata della Memoria. Riposa a Roma accanto a Antonio Gramsci. Giornalista di cui oggi si è persa la stoffa, capace come pochi a dare una lettura a volte forse faziosa, ma comunque sempre puntuale per qualunque punto di vista ideologico, alla crisi di valori e alle tensioni del nostro tempo.
Aldo Colonna
Lunedì 17 febbraio, ore 18
Lunedì 24 febbraio, “Contemporanea” sarà al “Circolo dei Lettori” di Torino
Biella
Romana di nascita, scrittrice (tradotta in 29 Paesi), drammaturga e giornalista, Melania (Gaia) Mazzucco sarà ospite, lunedì 17 febbraio, alle 18, presso la “Biblioteca Civica” di Biella, in piazza Eugenio Curiel 13, della Rassegna “Contemporanea365”, Progetto di “BI-BOx APS” (Associazione che si occupa di arte contemporanea e, in particolare, della promozione di giovani artisti) realizzato in collaborazione con la Libreria “Vittorio Giovannacci” e a cura del Festival biellese “Contemporanea. Parole e storie di donne”.
In dialogo con Irene Finiguerra, la Mazzucco (già “Premio Strega 2003” con il romanzo “Vita”, in cui racconta e reinventa la storia di emigrazione in America del nonno paterno Diamante e dei suoi amici) presenterà il suo ultimo romanzo “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne” (Einaudi, 2024). Il libro racconta la figura di una donna straordinaria, una delle dive più affascinanti del “cinema muto” italiano del primo Novecento, Diana Karenne, che fu anche cantante e imprenditrice, tra le prime donne a diventare regista. Attrice caduta, piano piano, dopo la crisi del cinema italiano nel primo dopoguerra e il successivo passaggio dal “muto” al “sonoro”, Diana sembrava ormai destinata al più totale oblio, ma in questo romanzo, nato come i suoi precedenti successi da un’indagine durata lunghi anni, la Mazzucco riesce perfettamente a restituircela in tutta la “sua vitale contemporaneità”. Le letture scelte e tratte dal testo sono a cura dell’Associazione “Vocididonne”, con cui “Contemporanea”, in questa occasione, avvia una nuova collaborazione, “a conferma della volontà del Festival di creare una rete sempre più fitta tra realtà del territorio, e non solo”.
Lunedì 24 febbraio “Contemporanea” sarà poi a Torino, al “Circolo dei lettori” di via Bogino, in occasione della presentazione del nuovo libro di Giulia Muscatelli, già ospite del festival biellese. In dialogo con Pietro Turano, consigliere nazionale “Arcigay” e membro del cast “Skam Italia”, Muscatelli presenterà “Io di amore non so scrivere. I sentimenti secondo la Generazione Z”, edito da “add”. Il libro è il risultato di un viaggio, reale, alla ricerca delle parole che gli adolescenti usano per raccontare l’amore oggi e per dire “ti amo”. “Quanto pesano? Vengono digitate o pronunciate a voce? E poi?”
Sempre a febbraio, a Biella, si terranno ancora due incontri de “Le Scomposte”, il corso dedicato alle scrittrici del passato e curato da Maria Laura Colmegna, in cui la letteratura del Novecento viene raccontata attraverso le parole e le vite di scrittrici che con il loro talento hanno saputo intrecciare il loro tempo al nostro in maniera indissolubile.
Sabato 15 febbraio la lezione dal titolo “Susan Sontag: uno sguardo potente che arriva ai nostri giorni”, è a cura di Anna Trocchi, editor e traduttrice per “Nottetempo”.
Sabato 22 febbraio è il momento di “Tove Jansson: tanto scrivere per parlare a tutti”, con la giornalista Laura Pezzino.
Gli appuntamenti si svolgono alla Galleria “BI-BOx Art Space” di Biella (via Italia, 38) dalle 16,30 alle 18. Ogni lezione ha il costo di 15 Euro. Per info e prenotazioni, scrivere a segreteria.contemporanea@gmail.com
g.m.
Nelle foto: Melania Mazzucco e Cover “Silenzio. Le sette vite di Diana Karenne” (Einaudi, 2024)
Per onestà intellettuale e correttezza in relazione alla storia del garage rock americano degli anni Sessanta, non si può fare a meno di parlare dell’etichetta di Seattle “Jerden”.
Il presente articolo ha un immediato collegamento con l’altro mio articolo uscito in periodo natalizio, relativo alla sotto-etichetta “Panorama”. Si ribadisce che “Panorama” fu una delle etichette “figlie” derivate da “Jerden”, di proprietà di Jerry Dennon [Gerald Burdette Dennon]. Allo stampo strettamente “garage” di “Panorama” si contrapponeva ovviamente un carattere più eterogeneo e variegato della madre “Jerden”. Nonostante ciò, quest’ultima compare in decine e decine di “compilations” incentrate sul garage rock del biennio 1965-66, ma è ben noto che la “Jerden” avesse inciso già interessanti esordi pionieristici nel 1964, sulla scia magica del successo degli stranoti “The Kingsmen”; ricordiamo per inciso che l’etichetta risorgerà negli anni ‘90, sfornando proprie “compilations” a tema, sottoforma di CD.
Dato il carattere variegato dell’etichetta “Jerden” (in genere col tipico blu chiaro di fondo, senza loghi particolari, se non la scritta ripetuta in linea diagonale nella parte alta su campo chiaro), qui di seguito si elencano i soli 45 giri surf rock e garage/psych rock degli anni’60, tralasciando album ed altri possibili generi compresenti:
– THE KINGSMEN “Louie Louie / Haunted Castle” (712) [1963];
– THE KINGSMEN “Louie Louie / Haunted Castle” [Monarch Record Mfg. Co.] (712) [1963];
– VINCE GERBER, BOBBY WAYNE & DENNIS ROBERTS “Torquila / Cyclone” (726) [1964];
– RON PETERSON and THE ACCENTS “Linda Lou / Sticky” (728) [1964];
– DOUG ROBERTSON & THE GOOD GUYS “Sweets For My Sweet / Greenfields” (729) [1964];
– THE HI-FIVES “Goin Away / Tort” (730) [1964];
– THE BEACHCOMBERS “Tossin & Turnin / The Wheeley” (734) [1964];
– IAN WHITCOMB “Boney Maronie / Soho” (735) [1964];
– THE JESTERS “Amazon / Alki Point” (741) [1964];
– THE CLASSICS “Till I Met You / It Didn’t Take Much” (742) [1964];
– BELLINGHAM ACCENTS “Bacon Fat / Sampan” (746) [1964];
– THE CHESSMEN “Mustang / Mr. Meadowlands” (743) [1965];
– VINCE and THE VICTORS “The Village ‘65 / Some Kind Of Drums” (744) [1965];
– HAROLD HORN “Dew B. Dewey / Miss Ann” (750) [1965];
– BOBBY WAYNE “Wheels / Moonshine” (751) [1965];
– THE [R]AYMARKS “Louise / Dollar Bill” (752) [1965];
– JAMES HENRY & THE OLYMPICS “My Girl Sloopy / Here I Stand” (753) [1965];
– SIR RALEIGH & THE CUPONS “Tomorrow’s Gonna Be Another Day / Whitcomb Street” (760) [1965];
– DON & THE GOODTIMES “Little Sally Tease / You’ll Never Walk Alone” (762) [1965];
– THE BAG “Incubatin’ Middle Of The Night Gyratin’ Blues / Face It” (769) [1965];
– THE JUVENILES “Bo Diddley / Yes I Believe” (770) [1965];
– THE BANDITS “Little Sally Walker / Tell Me (You’re Coming Back)” (773) [1965];
– THE RAYMARKS “I Believed / Dr. Feelgood” (774) [1965];
– LITTLE JOHN & THE MONKS “Black Winds / Needles & Pins” (775) [1965];
– BLUESVILLE “As Tears Go By / Don’t Think Twice, It’s Alright” (788) [1965];
– THE BREAKERS “All My Nights, All My Days / Better For The Both Of Us” (789) [1965];
– THE OTHER TWO “Look Around / Don’t Lock Me In” (777) [1966];
– THE DYNASTYS “It’s Been A Long, Long Time / Forever And A Day” (783) [1966];
– SECRET AGENTS OF THE VICE SQUAD “I Saw Sloopy / Things Happen” (784) [1966];
– THE LIBERTY PARTY “Weep On / Get Yourself Home” (787) [1966];
– THE PURPLE GANG “Answer The Phone / I Know What I Am” (794) [1966];
– THE JUVENILES “I’ve Searched / Baby, Baby” (795) [1966];
– THE LANCASTRIANS “The World Keeps Going Round / Not The Same Anymore” (798) [1966];
– WOODY CARR & THE ENTERTAINERS “Hey, Little One / Just Another Fool” (799) [1966];
– THE DYNAMICS “I’ll Be Standing There / All She Said” (800) [1966];
– DON & THE GOODTIMES “Blue Turns To Grey / I’m Real” (805) [1966];
– PAUL REVERE & THE RAIDERS “So Fine / Blues Stay Away” (807) [1966];
– DON & THE GOODTIMES “You Were A Child / I Hate To Hate You” (808) [1966];
– THE SONICS “Love Lights / You Got Your Head On Backwards” (809) [1966];
– THE SONICS “The Witch / Like No Other Man” (810) [1966];
– THE MAGIC FERN “Maggie / I Wonder Why” (813) [1966];
– THE SONICS “Psycho / Maintaining My Cool” (811) [1967];
– THE SPRINGFIELD RIFLE “100 Or Two / Stop And Take A Look Around” (812) [1967];
– JIM VALLEY “There Is Love / I’m Real” (814) [1967];
– THE SONICS feat. JIM BRADY “Love-Itis / You’re In Love” (909) [1967];
– THE FOUR BELOW ZERO “Happiness / Getting Thru To You” (903) [1968];
– THE FEELIES “Louie, Louie / Warm Woman” (904) [1968];
– THE NEW YORKERS “Adrianne / Ice Cream World” (906) [1968];
– THE FEELIES “Happy / Look At Me” (910) [1969];
– THE SPINDLE “That’s The Time / Because I Love You” (911) [1969];
– JIM BRADY and THE SONICS “Near My Soul / Goodbye” (913) [1969];
– STEFAN ARNGRIM “You Got Style / Cloudy Day” (915) [1969];
– THE CROME SYRCUS “Elevator Operator / Lord In Black” (921) [1969];
– THE TWIGGS “Flowers And Beads / Moon Maiden” (917) [1970].
Gian Marchisio
S’incontrano in vecchio capannone, uno stanzone pressoché spoglio, un paio di vetrate che non rimandano le immagini dell’esterno, soltanto forti luci, la fabbrica la si immagina abbastanza lontana, immersa anch’essa a poco a poco nel greve silenzio di un fine settimana. Una fabbrica d’armi, la più grande e prolifica che si possa immaginare nella vecchia Europa. Paolo Veres – un cognome che pare forse uscito da Sciascia – è il proprietario senza scrupoli, capace nella serata di sfornare borsoni pieni di milioni di euro, è “l’uomo più crudele del mondo” nella fredda convinzione popolare. Seduto davanti al suo tavolo d’ufficio, un giovane quanto tranquillo giornalista, dal viso buono e dai modi educati, semplice con il suo pronto taccuino in mano, che inaspettatamente ha ricevuto l’incarico ad intervistarlo dal piccolo giornale locale: una serata che per pochi attimi d’inizio procede al riparo di frasi di cortesia, di innocue domande e risposte, poi pronta a rivoltarsi in un duello di parole e di gesti e di azioni, di inviti e di imposizioni del capo e della sorpresa dell’altro, richieste che lo lasciano ammutolito, un luogo di lavoro che è ormai “stanza della tortura”. Sessanta minuti per una trappola, con la richiesta di Veres ad essere ucciso da chi gli sta di fronte, per confondere presto chi è intervistato e chi intervistatore, mentre arrivano deboli sprazzi di vita trascorsa, una trappola di lacrime e di risate, dove s’ingaggiano approcci e lotte, di quesiti che nel mare magnum che prende a ingrossare esigono una spiegazione anche a che cosa sia “l’umanità”, “parola bella e strana”, non congresso di individui ma sentimento, di congegni precisi, lucida, dentro un percorso che esploderà soltanto negli ultimissimi istanti. Una sola certezza: “Lei crede che questa vita domani mattina sarà la stessa che viveva prima?”, mentre un colpo di pistola metterà fine a una tragedia.
Davide Sacco – di Torre del Greco, classe 1990 – è autore giovane di una moderna teatralità che fatica ancora a uscire con sicurezza e affermazione allo scoperto, e regista dell’”Uomo più crudele del mondo”, in una produzione che vede coinvolti la Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini e anche quel teatro Minnini di Narni di cui, con Francesco Montanari, è direttore artistico. Tutta in crescendo, una scrittura crudele la sua, spinosa, degradata e fuor di ogni dubbio aspra nell’esporre la crudeltà di un genere umano che non distingue facce e confini, dove gli aguzzini mostrano alla fine un’indole sino a quel momento nascosta. Una scrittura di dolore, di incredibile durezza, di dialoghi immediati e destabilizzanti, che catturano lo spettatore e come in un thriller di tutto rispetto lo tengono in lenta cottura, al massimo dell’attenzione; dove coabitano l’istinto e la ragione, lo sberleffo e la disperazione, dove per Sacco sembrano aver più peso i pugni nello stomaco, platealmente dati, in spasmodica frequenza, che non certo maggiori, delicati approfondimenti, certe sfumature di caratteri e di parole di cui si vorrebbe più intriso il suo testo che comunque esce dalla penna convincente vincitore.
Dicevamo thriller, ma anche humour nero tra vittima e carnefice, in cui s’affrontano e si dibattono due attori di vena inesauribile. Lino Guanciale è un imprenditore corrosivo e aggressivo, ottimo reggitore e trastullatore di marionette pieno di estremo vitalismo, di esplosioni ininterrotte che nascondono un passato di dolore; Montanari cresce con il passare dei minuti, si prende con esattezza il proprio spazio senza mai sovrastare il compagno di scena, stupito e recalcitrante all’inizio, doloroso e feroce sul finale: campioni entrambi di quella violenza, di quella ferocia – pensavamo a guardarli alle pagine di Nicola Lagioia – che ha ormai purtroppo abbracciato troppi di noi. Sala delle Fonderie Limone di Moncalieri gremita, successo della stagione dello Stabile torinese ed entusiasmo più che tangibile. Si replica sino a domani 16 febbraio.
Elio Rabbione
Le foto dello spettacolo sono di Flavia Tartaglia
L’esibizione della cantautrice torinese Fakta sarà impreziosita nella coreografia dal ballo di Simone Lucchese, campione mondiale di danza latino americana
La conosciuta cantautrice torinese, in occasione del 75⁰ Festival di Sanremo, si presenterà nelle vesti di FAKTA, il nuovo progetto seguito da Danilo Amerio e Antonio Tolo. In Casa Sanremo sarà ospite, in Sanremo Clonati, di Salvatore Stella, Alex Penna e Danilo Daita.
A seguire, nello storico locale Mameli, vi sarà la presentazione del CD 2024, compilation dei cantanti vincitori dello storico Il Cantagiro; sabato 15 febbraio l’artista sarà ospite della trasmissione Il Caffè degli Artisti nella track di Radio 104, condotta da Alfonso e trasmessa su Canale 88. La canzone che farà da protagonista è “Shen bah ahi”, scritta insieme a Danilo Amerio e remixata da Antonio Tolo in versione pop afro dance. Racconta di una sacerdotessa di Atlantide che cavalca le stelle insieme a Iside e Orione, portando nell’universo amore, luce, forza e coraggio. È stata tradotta dalla scrittrice Valentina Gasco nel linguaggio antico di Atlantide.
Un look gotico farà da cornice, e la coreografia sarà impreziosita da Simone Lucchese, giovane e virtuoso ballerino, campione mondiale di danza latino americana, con una passione coltivata fin dall’età di 5 anni quando ha mosso i primi passi nel mondo della danza.
Mara Martellotta
A cura di Elio Rabbione
10 giorni con i suoi – Commedia. Regia di Alessandro Genovesi, con Fabio DE Luigi, Valentina Lodovini, Dino Abbrescia e Giulia Bevilacqua. Tanto che continuare con le avventure della famiglia Rovelli. Carlo e Giulia decidono di partire per il Salento dove la figlia Camilla, raggiunti i diciott’anni, vuole trasferirsi per gli studi universitari. Non soltanto, è anche l’occasione per andare a vivere con l’innamorato Antonio, certo Carlo non è di quell’idea e l’incontro con i suoceri rischia di diventare un nuovo passo insormontabile. Per il viaggio genitoriale si muovono anche i figli minori della coppia, Tito e Bianca, il primo che vede i terroni con l’occhio del pregiudizio mentre la seconda non farà fatica ad allacciare rapporti con qualche rappresentante locale. Insomma molti guai in arrivo e una gravidanza inattesa pronta a far ricominciare tutto da capo. Durata 98 minuti.
(Massaua, Reposi sala 2, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
L’abbaglio – Storico, commedia. Regia di Roberto Andò, con Toni Servillo, Valentino Picone, Salvo Ficarra e Tommaso Ragno, e con Giulia Lazzarini. Nel maggio del 1860, a Quarto, Garibaldi inizia l’avventura dei Mille circondato dall’entusiasmo dei giovani idealisti giunti da tutte le regioni d’Italia, e con il suo fedele gruppo di ufficiali, tra i quali si nota un profilo nuovo, quello del colonnello palermitano Vincenzo Giordano Orsini. Tra i tanti militi reclutati ci sono due siciliani, Domenico Tricò, un contadino emigrato al Nord, e Rosario Spitale, un illusionista, che altro non cercano che un’occasione per potersene tornare nell’isola. Sbarcati a Marsala, i Mille iniziano a battersi con l’esercito borbonico, di cui è subito evidente la preponderanza numerica. In queste condizioni, per il generale appare pressoché impossibile far breccia nella difesa nemica e penetrare a Palermo. Ma quando è quasi costretto ad arretrare, Garibaldi escogita un piano ingegnoso. Regista e attori della bella prova de “La stranezza”. Durata 131 minuti. (Massimo)
A complete unknown – Biografico. Regia di James Mangold, con Timothée Chalamet, Monica Barbaro, Elle Fanning e Edward Norton. Il film è ambientato nella New York degli anni Sessanta dove un musicista di diciannove anni del Minnesota, Bob Dylan, si sta affermando come cantante folk. Seguiamo le sue esibizioni nelle sale da concerto della Grande Mela e assistiamo alla sua rapidissima ascesa verso la cima delle classifiche. Grazie all’inconfondibile fascino delle sue canzoni, la sua popolarità travalica presto i confini del Nord America regalandole un successo mondiale. Il suo straordinario percorso artistico di quegli anni culmina con la rivoluzionaria esibizione rock and roll al Newport Folk Festival nel 1965. durata 141 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Fratelli Marx sala Harpo anche V.O., Greenwich Village sala 2 anche V.O., Ideal, Lux sala 1, Reposi sala 5, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Amiche alle Cicladi – Commedia. Regia di Marc Fitoussi, con Laure Calamy, Olivia Côte e Kristin Scott Thomas. Quando era giovani, Blandine e Magalie era inseparabili. Migliori amiche per la vita.Gli anni sono volati via e loro si sono perse di vista. Quando le loro strade si incrociano di nuovo, decidono di intraprendere insieme il viaggio che hanno sempre sognato. Direzione la Grecia, il suo sole, le sue isole ma anche la sua prigione perché le due ex migliori amiche ora hanno un approccio molto diverso alle vacanze. E anche alla vita. Durata 110 minuti. (Classico, Greenwich Village)
Babygirl – Drammatico erotico. Regia Halina Rejin, con Nicole Kidman, Antonio Banderas e Harris Dickinson. Moglie e madre, grande successo nel campo del lavoro quale responsabile dell’azienda di famiglia che si occupa di commercio online, la bionda e affascinante Romy vede la propria vita sessuale tutt’altro che appagante e distratto il consorte che naviga più nell’ambiente artistico. Tutta cambia con l’incontro di un giovane stagista, che nel suo sguardo lungo sembra fiutare come nella coppia qualcosa o parecchio non fili per il verso giusto. Amante e lucido padrone al tempo stesso, il ragazzo intrappola Romy in quel gioco che lei stessa s’aspetta, in una atmosfera ambigua dove tutto è passione e rischio. Coppa Volpi a Venezia per la Kidman. Durata 114 minuti. (Uci Moncalieri)
Bridget Jones – Un amore di ragazzo – Commedia. Regia di Michael Morris, con Renée Zellweger, Leo Woodall, Colin Firth, Hugh Grant e Emma Thompson. Quarto capitolo della più stropicciata e arruffata e pasticciona ragazza londinese, con gli anni che sono passati e passano, con Darcy che non c’è più per essere rimasto vittima in un’operazione umanitaria in Sudan, con i loro due figli da crescere, sempre in mezzo agli eterni dolori e la smisurata voglia di rinascita. Sempre in compagnia degli stessi amici, che consigliano e pianificano, sempre con gli stessi problemi di ogni giorno. Finché all’orizzonte, nel panorama di Tinder, compare il giovanissimo Roxster, piuttosto interessante: come bisognerà pur tenere presente l’insegnante del piccolo Billy, che per lei sembra avere più di un’attenzione. Anteprime per San Valentino. Durata 125 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Captain America – Brave New World – Fantasy. Regia di Julius Onah, con Harrison Ford e Anthony Mackie. Presidente degli Stati Uniti è divenuto Thaddeus Ross che la fatto la sua campagna d’elezione mettendo al primo posto l’unità del Paese e la sua collaborazione con Captain America che dà i suoi migliori frutti dopo dopo giorno. Durante un incontro alla Casa Bianca, la vita del Presidente è messa in pericolo da un attentato mentre s’incrinano i rapporti con il Giappone colpevole dell’impiego di un nuovo metallo, dai risultati micidiali e straordinari, l’adamantio. Con l’aiuto di un’agente di origini israeliane, il protagonista sarà chiamato a venire a capo di un pericoloso intrigo che rischia di sovvertire il futuro del mondo. Durata 118 minuti. (Massaua, Ideal anche V.O., Lux sala 2, Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri anche 3D)
Conclave – Drammatico. Regia di Edward Berger, con Ralph Fiennes, Stanley Tucci, Isabella Rossellini e Sergio Castellitto. Il film ci porta nel cuore di uno degli eventi più misteriosi e segreti del mondo: la elezione di un nuovo Papa. Dopo la morte improvvisa dell’amato e compianto pontefice, il cardinale Lawrence è incaricato di dirigere questo delicato processo. Una volta che i leader più potenti della chiesa cattolica si riuniscono nelle segrete sale del Vaticano, il prelato si ritrova intrappolato in una rete di intrighi, tradimenti e giochi di potere. Un oscuro segreto viene alla luce, minacciando di scuotere le fondamenta stesse della Chiesa. Durata 90 minuti. (Lux sala 1, Romano sala 2)
Diamanti – Commedia drammatica. Regia di Ferzan Özpetek, con Luisa Ranieri, Jasmine Trinca, Lunetta Savino, Elena Sofia Ricci, Vanessa Scalera, Mara Venier e Stefano Accorsi. Un regista convoca le sue attrici preferite, quelle con cui ha lavorato e quelle che ha amato. Vuole fare un film sulle donne ma non svela molto: le osserva, prende spunto, si fa ispirare finché il suo immaginario non le catapulta in un’altra epoca, in un passato dove il rumore delle macchine da cucire riempie il luogo di lavoro gestito e popolato da donne, dove gli uomini hanno piccoli luoghi marginali e il cinema può essere raccontato da un altro punto di vista: quello del costume. Tra solitudini, passioni, ansie, mancanze strazianti e legami indissolubili, realtà e finzione si compenetrano, così come la vita delle attrici con quella dei personaggi, la competizione con la sorellanza, il visibile con l’invisibile. Durata 135 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Fratelli Marx sala Chico)
Diva Futura – Drammatico. Regia di Giulia Louise Steigerwalt, con Sergio Castellitto e Barbara Ronchi. Quando, sul finire degli anni Ottanta, la giovane Debora è in cerca di un lavoro che l’aiuti a pagare il mutuo della casa di Roma, ecco che viene assunta come segretaria dall’agenzia di casting e produzione “Diva Futura”, specializzata in film erotici e pornografici. Viene così a contatto con un mondo lavorativo guidato da Riccardo Schicchi e Massimiliano Caroletti come di pornostar che sono Ilona Staller, Moana Pozzi e Eva Hanger. Non soltanto la visione di corpi femminili, ma anche i segreti e gli inganni di un ambiente e di un’azienda che ben presto sarà destinata al proprio tramonto. Film presentato in concorso a Venezia, la critica d’accordo su una grande prova d’attore da parte di Castellitto (“strepitoso” lo ha definito Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera). Durata 120 minuti. (Ideal)
Emilia Pérez – Commedia drammatica, musicale. Regia di Jacques Audiard, “fondendo azione, mélo e soprattutto musical in un mix folle quanto commovente che riscrive le regole del cinema e della morale”. Con Karla Sofia Gascòn, Zoe Saldana, Selena Gomez e Adriana Paz. Rita, una giovane praticante in uno studio di Città del Messico, è decisamente insoddisfatta del riconoscimento che ottiene dal suo capo. In modo del tutto inaspettato, ecco che i suoi servizi sono richiesti dal boss dei cartelli della droga, Manitas Del Monte. Dopo lunghe riflessioni, Rita decide di accettare. Del Monte le chiede di inscenare con lui la propria morte e di aiutarlo, tramite l’operazione, a diventare donna, ovvero la stupenda matronale Emilia Pérez. Ma il poi non appare così semplice se Emilia viene colpita dallo smisurato desiderio di continuare a vivere con la propria moglie e i loro figli, un incontro almeno senza che essi cessino di crederlo morto. In un intreccio difficile a chiarirsi, Jessi e il suo spasimante Gustavo stanno decidendo di fuggire insieme, proprio mentre l’uomo ha già messo gli occhi sui quattrini di Emilia. Tratto dal romanzo “Écoute” dello scrittore francese Boris Razon. Le canzoni sono scritte dalla cantante Camille e dal regista, la colonna sonora è di Clément Ducol. Notizia delle ultime ore: 13 candidature ai prossimi Oscar, tra cui Miglior Film Internazionale, Miglior regia, Migliori attrici protagonista e non protagonista, Miglior sceneggiatura non originale. Durata 132 minuti. (Eliseo, Ideal, Massimo V.O., Nazionale sala 4)
Here – Drammatico. Regia di Robert Zemeckis, con Tom Hanks , Robin Wright e Paul Bettany. La storia di un luogo e di tutto ciò che lì è accaduto, dall’epoca dei dinosauri sino a oggi. Con una narrazione non lineare, il regista . che è anche produttore e ha scritto la sceneggiatura con Eric Roth – mostra al pubblico l’era glaciale, l’epoca del popolo indigeno Lenni-Lenape, il figlio di Benjamin Franklin. È all’inizio del XX secolo che viene costruita, sempre nello stesso luogo, la casa che sarà l’unica ambientazione della gran parte del fil e delle vicende dei suoi inquilini: John Harter e la moglie Pauline, la coppia bohémien Leo e Stella Beekman, la famiglia Young e i loro figli e infine Devon e Helen Harris. “Here” è il racconto dell’evoluzione della società americana attraverso le storie che si susseguono in un soggiorno, uno sguardo che passa dal colonialismo a Peart Harbor, dal boom economico degli anni Cinquanta al Vietnam, dalle videocassette alla pandemia di Covid. Designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani: “Nell’intuizione del graphic novel di Richard McGuire, Zemekis trova una chiave ideale per fare ciò che ha sempre fatto: coniugare il racconto più umano e universale possibile con il massimo della sfida tecnologica. Tra case di bambole e screencast, la prospettiva fissa racconta uno spazio fisico unico popolato di infiniti spazi interiori, capace di attraversare tempo e esistenze. Un caleidoscopio di gesti, sensazioni, sentimenti, stati d’animo che coinvolgono e commuovono.” Durata 104 minuti. (Massaua, Classico)
Io sono ancora qui – Drammatico, Regia di Walter Salles, con Fernanda Torres, Selton Mello e Fernanda Montenegro. Eunice, madre di cinque figli, vede cambiare bruscamente la sua vita quando il marito, l’ex deputato del partito laburista brasiliano Rubens Paiva, scompare improvvisamente, catturato dal regime militare nel 1964. La donna è costretta all’attivismo, sperando in questo modo di trovare il marito e riuscire a salvarlo. Attesa per gli Oscar: “Io sono ancora qui” è candidato quale miglior film e miglior film straniero, e la Torres che si è già aggiudicata il Golden Globe è nella cinquina per la migliore attrice protagonista. Durata 135 minuti. (Eliseo, Massimo V.O., Nazionale sala 2)
Itaca, il ritorno – Drammatico storico. Regia di Uberto Pasolini, con Ralph Fiennes, Juliette Binoche, Charlie Plummer, Angela Molina e Claudio Santamaria. L’antico ritorno dell’eroe greco a Itaca e nella sua casa infestata dai Proci, mentre Penelope tesse di giorno e disfa la notte la sua tela, mentre il figlio credendo che il padre sia morto o li abbia dimenticando un’altra famiglia, spinge la madre a scegliere un nuovo pretendente. Ma non è il vecchio libro degli anni della scuola, è un avvicinarsi ai temti nostri, una rilettura si dice, corposa e avvincente. Scrive in maniera del tutto positiva Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera: “L’autore non solo “sporca” Omero arricchendolo di riferimenti moderni(battute inserite e rubate dai soldati reduci dal Vietnam) ma con una sintesi spaventosamente attuale parla dell’indifferenza attuale e della “necessità” della guerra e della violenza: i Proci che hanno occupato la casa e attendono Penelope in sposa sono i selvaggi rivoltosi di Capitol Hill”. Durata 90 minuti. (Reposi sala 4, Romano sala 1, Uci Lingotto)
Il mio giardino persiano – Commedia drammatica. Regia di Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha. Mahin, settantenne, vive da sola a Teheran da quando suo marito è morto e sua figlia è partita per l’Europa. Un pomeriggio, un tè con gli amici la porta a rompere la sua routine solitaria e a rivitalizzare la sua vita amorosa. Ma mentre Mahin si apre a una nuova storia d’amore, quello che inizia come un incontro inaspettato si evolve rapidamente in una serata imprevedibile e indimenticabile. Ha scritto Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera: “Un film intimista, un puzzle di sentimenti, l’agguato dei 70 anni, l’imbarazzo del desiderio nel “Mio giardino persiano” che non fa sconti sul regime oscurantista del velo di Teheran, senza mettere accenti e didascalie”. Durata 97 minuti. (Nazionale sala 3)
Mufasa – Avventura, animazione. Regia di Barry Jenkins. Rafiki narra la leggenda di Mufasa alla giovane leoncina Kiara, figlia di Simba e Nala, con Timon e Pumbaa che offrono il loro caratteristico spettacolo. Raccontata attraverso fleshback, la storia presenta Mufasa, un cucciolo orfano, perso e solo fino a quando incontra un leone compassionevole di nome Taka, erede di una stirpe reale. L’incontro casuale dà il via al viaggio di uno straordinario gruppo di sventurati alla ricerca del proprio destino: i loro legami saranno messi alla prova mentre lavorano insieme per sfuggire a un nemico minaccioso e letale. Durata 90 minuti. (The Space Torino, Uci Moncalieri)
No Other Land – Documentario. Un premio agli European Film Awards e altre candidature, una regia collettiva di quattro cineasti, per raccontare le immagini di Bazsel Adra, attivista palestinese, che inizia i propri ricordi con l’arresto di suo padre mentre manifestava contro gli espropri voluti dallo Stato di Israele, testimonianze vive, e di Yuval Abraham, giornalista israeliano, prima di una tregua, nei territori invasi dal sangue e dalle morti, tra gli orrori che ogni giorno invadono Israele e Palestina, l’insieme di 19 villaggi della Cisgiordania che è Masafer Yatta, le abitazioni in antiche grotte e un’economia a carattere rurale, esplosioni, bombe su scuole e ospedali, carneficine. Durata 96 minuti. (Centrale V.O.)
L’orchestra stonata – Commedia. Regia di Emmanuel Courcol, con Benjamin Lavernhe e Pierre Lottin. La vita di Thibaut, un famoso direttore d’orchestra, cambia radicalmente quando scopre di avere una grave forma di leucemia. L’unico modo per salvarsi è il trapianto del midollo osseo ma trovare un donatore compatibile non è facile. Proprio a causa della scoperta della malattia, Thibaut viene a scoprire di essere adottato. Un donatore perfettamente compatibile sembra essere suo fratello biologico che non ha mai conosciuto. Si tratta di un modesto impiegato che vive in una piccola cittadina della Francia del Nord e suona il trombone nella fanfara comunale. La banda rischia di sciogliersi e la fabbrica della città sta per essere chiusa. Thibaut parte per andare a cercare suo fratello e il loro incontro si rivela un’incredibile avventura che cambia la vita di entrambi per sempre. Durata 103 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Greenwich Village sala 1)
The Brutalist – Drammatico. Regia di Brady Corbet, con Adrien Brody, Felicity Jones e Guy Pearce. Làszlò Tòth (personaggio d’invenzione che tuttavia racchiude in sé i tratti di alcuni degli architetti che fecero parte della corrente del Brutalismo, nata in Inghilterra negli anni Cinquanta del Novecento) è un architetto ebreo emigrato dall’Ungheria negli Stati Uniti nel 1947. Costretto dapprima a lavorare duramente e vivere in povertà, ottiene presto un contratto che cambierà il corso dei successivi trent’anni della sua vita, la costruzione di un monumento che un magnate vuole dedicare non solo alla madre (cristiana) ma altresì all’american dream. Già premiato a Venezia, già vincitore di tre Golden Globe, in attesa ora della serata degli Oscar, dieci candidature tra le quali miglior film e miglior regia, miglior attore protagonista, miglior attore e miglior attrice non protagonista. Il film è stato designatoFilm della Critica dal SNCCI: “Corbet continuo a raccontare il Secolo scorso attraverso i rapporti di potere tra committente, artista e pubblico. “The Brutalist” parte dall’immagine della Statua della Libertà rovesciata per rivelarsi da subito, sin dal sontuoso piano-sequenza iniziale, un affresco magniloquente in forma di enciclopedia del Novecento: l’Olocausto, le correnti artistiche e architettoniche, le droghe, la storia del Cinema e delle Forme visive. Un viaggio che passa dall’incubo del passato all’allucinazione di massa verso il futuro”. (Eliseo Grande, Fratelli Marx sala Groucho anche V.O., Ideal, Nazionale sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Tornando a Est – Commedia. Regia di Antonio Pisu, con Lodo Guenzi e Cesare Bocci. Due anni dopo la caduta del Muro di Berlino. Una nuova avventura per il trio Rice/Pago/Bibi, i tre amici di Cesena conosciuti già in “Est – Dittatura Last Minute”, l’ultimo a costringere gli amici nel seguirlo in Bulgaria dove vive la ragazza conosciuta per corrispondenza. Non un viaggio alla ricerca della felicità, piuttosto un mare di guai se vengono a sapere che la fanciulla è impelagata sino al collo con un traffico di ragazze del suo paese costrette a prostituirsi in Italia dietro la solita vecchia promessa di un sicuro lavoro. L’importante sarà togliersi dai pasticci. Durata 105 minuti. (The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
L’uomo nel bosco – Drammatico. Regia di Alain Guiraudie, con Félix Kysyl, Catherine Frot, Jacques Develay e David Ayala. In un piccolo paese a sud della Francia, il giovane Jérémie torna per assistere ai funerali del titolare della panetteria, dove ha lavorato in passato e al quale era molto legato.Quando decide di fermarsi qualche giorno in più per stare vicino a Martin, la vedova del defunto, non immagina che ben presto si troverà al centro di una serie di eventi del tutto inaspettati. Una misteriosa scomparsa, un vicino minaccioso, un figlio geloso e un abate dalle bizzarre intenzioni animeranno un po’ troppo il suo breve soggiorno nel piccolo paese di campagna, portando in superficie un passato che avrà conseguenze del tutto inaspettate nel presente. I Cahiers du cinema ha definito “L’uomo nel bosco” il miglior film del 2024, in Italia è stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani: “Posizionandosi con elevato sarcasmo tea noir e commedia sociale, Guiraudie si conferma narratore stratificato descrivendo una realtà di provincia paradossale con uno sguardo irriverente verso una normalità placida, identificando il suo vero protagonista come la variante destabilizzante di ogni azione”. Durata 102 minuti. (Greenwich Village sala 3)
We live in time – Tutto il tempo che abbiamo – Drammatico. Regia di John Crowlet, con Andrew Garfield e Florence Plugh. Un incontro fortuito cambia la vita di Almut, una chef in ascesa, e di Tobias, appena uscito da un divorzio. Attraverso istantanee della loro vita insieme – innamorarsi perdutamente, costruire una casa, diventare una famiglia – emerge una verità che mette a dura prova una grande storia d’amore. Mentre intraprendono un percorso scandito dalla dittatura del tempo, imparano ad apprezzare ogni momento del loro amore, per “tutto il tempo che abbiamo”. Durata 107 minuti. (Massaua, Ideal, Romano sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)
Venerdì 14 febbraio alle Gallerie d’Italia di Torino, Milano, Vicenza e Napoli e alla Casa Museo Antiquariato Ivan Bruschi ad Arezzo, in occasione di San Valentino, vi sarà una speciale promozione di ingresso ridotto 2×1per visitare le collezioni permanenti e le mostre.
Alle Gallerie d’Italia di Torino è in corso la mostra dal titolo “Mitch Epstein. American nature”, la più importante retrospettiva del fotografo americano. L’esposizione, curata da Brian Wallis, presenta per la prima volta riunite le serie fotografiche più significative degli ultimi vent’anni, nelle quali il fotografo esplora i conflitti tra la società americana e la natura selvaggia nel contesto del cambiamento climatico globale.
Venerdì 14 febbraio, dalle 17 alle 18, si terrà la visita guidata San Valentino, una visita speciale tra le collezioni permanenti, attraverso le Sale del piano Nobile e dell’archivio Publifoto , dove pennello e obiettivo fotografico ritraggono le vicende amorose che hanno contraddistinto la storia dei loro protagonisti , celebrando l’universalità di un sentimento che sfida lo scorrere del tempo.
Il costo, escluso il biglietto, è di 5 euro a persona, prenotazione obbligatoria alla mail torino@gallerieditalia.com
Mara Martellotta
Fino al 5 luglio 2025
Oleggio (Novara)
“Die Zwei Schwestern (Kammend)”. Niente paura! Semplicemente e letteralmente, dal tedesco: “Le due sorelle (Avvicinandosi)”. Grande olio su tela del 1994, firmato dal pittore tedesco Herman Albert (Ansbach, 1937), in cui compaiono due graziose fanciulle, l’una di spalle all’altra. La prima scruta pensierosa in un piccolo specchio tenuto in alto dalla mano sinistra i suoi lunghi capelli biondi: meglio raccoglierli o sfoggiarli “nature” a coprir la spalle?, pare chiedersi. L’altra dai capelli neri (la sorella, come da titolo) pare assecondare la prima idea: vedi come stai meglio con i capelli sciolti e ben pettinati? Piccola scena di famiglia, sul muretto in primo piano anche un frutto sbocconcellato e un cofanetto nero, forse porta-gioie. Lascio a voi il giudizio “pilifero”. Quello artistico è sicuramente di grande effetto.
La fresca corposità delle due “sorelle” ci riporta a un “fare pittorico” profondamente attratto, pur se tradotto in cifre stilistiche di evidente attualità, dai crismi di una bellezza classica occhieggiante, pur anche, a certo vigoroso realismo formale e concettuale del miglior Picasso post-cubista. In tutti i casi, davvero un bel dipinto di “figure”! Uno fra i 20 “ritratti” selezionati dalla “Collezione Laura e Luigi Giordano” (circa 200 opere) e raccolti, proprio sotto il titolo di “Figure”, in quel prodigio espositivo che è lo “SPA / Spazio per Arte” (o “Centro per il benessere dell’arte contemporanea”) aperto, nel 2023, ai piani superiori del settecentesco (ma di origini medievali) “Palazzo Bellini” nel centro storico di Oleggio (Novara), dai coniugi collezionisti Laura e Luigi Giordano. Curatrice della mostra, in programma fino a sabato 5 luglio, è Federica Mingozzi, che spiega: “Si è imposta nel corso del tempo, una tendenza, che va al di là del realismo, ed è quella secondo la quale si intende per ritratto anche un’immagine distorta della persona, mediata e filtrata dall’occhio dell’artista che ne interpreta la psicologia attraverso un modello cognitivo del tutto personale … Per questa ragione, le distinzioni tra realismo e idealismo perdono molto del loro valore, dando maggiore rilievo al processo emotivo che ogni fruitore deve mettere in atto per decodificare un linguaggio artistico a volte complesso, ma sicuramente efficace nel rivelare anche il mondo intenzionale dell’autore in relazione al soggetto”.
Ad aprire la rassegna “Masked Figure”, le celebri “Figure Mascherate” (opera permanente della “Collezione”) dell’americano David Finn, pittore scultore e storico della scultura, scomparso a cent’anni (New York, 2021) “vero nume tutelare di ‘SPA’”, seguito dai lavori di alcune artiste contemporanee (obbligatoria la sintesi di citazione), fra cui Zehra Dogan, pittrice e attivista curda (che fa dell’arte il suo strumento di comunicazione e denuncia dei limiti imposti da una società brutalmente “patriarcale” e “sessista”) e la meno inquietante Tania Roscic, con “Untitled, Don9t worry. I9m ûne series”, artista dal singolare e ironico linguaggio visuale caratterizzato dall’uso di materiali tratti dalla più semplice quotidianità. A seguire, sempre dagli States “Caffeine” di Georgia Gardner Gray, “Shell” di Brandon Landers che usa la matericità del colore per narrare le difficoltà del vivere e tre fotografie anni ’70 di Cindy Sherman (artista, fotografa e regista), tratte da una serie di quindici “autoritratti concettuali”, in cui la Sherman impersona altrettanti passeggeri di un bus.
Decisamente sul chi va là ci fa stare il “Desmond” del tedesco Rainer Fetting con quel volto informe che ne fa uno dei più interessanti protagonisti dell’espressionismo tedesco, ma anche – è stato giustamente osservato – un attento lettore dell’opera di Velasquez e Van Gogh. Nel percorso espositivo, non mancano ovviamente le “opere permanenti” di “SPA”, da “Untitled #3” della giovane cortonese Giulia Cenci (scultura calco di una sagoma da “tassidermista” realizzato con materiali di recupero ed ispirato alla morte di Marat, immortalato come martire della “Rivoluzione francese” in un quadro del 1793 di Jacques-Louis David) al “Senza titolo – Stabat Mater” del beneventano di Paduli, Mimmo Paladino, fra i principali esponenti della “transavanguardia” italiana, magica creatura dell’Achille Bonito Oliva. E l’iter prosegue con altri interessanti nomi dell’arte internazionale (tutti da vedere, tutti da scoprire), in cui il “ritratto” e la “figura” sono sempre, o quasi, “occasione per” … per raccontare storie di anime, messaggi di dolore e di speranza. Di gioco e libere capovolte nell’aria. La vita negli occhi e nei volti di singoli o di intere generazioni. Di una donna, di un uomo, di un popolo. Volti in cui rifletterci e, forse – perché no? – ritrovarci. E leggere un po’ della nostra storia.
Gianni Milani
“Figure”
SPA/Spazio Per Arte – Palazzo Bellini, piazza Martiri della Libertà, Oleggio (Novara); www.spazioperarte.it
Fino al 5 luglio
Orari: ogni primo sabato del mese 9/13; su appuntamento info@spazioperarte.it
Nelle foto: Herman Albert “Die Zwei Schwestern”, olio su tela, 1994; Tania Roscic “Untitled, Don9t worry. I9m ûne series”; Rainer Fetting “Desmond”, tecnica mista su carta, 1993; Mimmo Paladino “Senza titolo – Stabat Mater”