La nuova rassegna fotografica realizzata in collaborazione con l’“Agence France-Press”
Da sabato 8 marzo a domenica 20 luglio
Bard (Aosta)
Tanto audace da imbambolarti e tanto bella e geniale da apparirti impossibile! Il “Salto dell’atleta paralimpico francese Arnaud Assoumani davanti alla Piramide del Louvre, in vista delle Olimpiadi e Paralimpiadi di Parigi 2024”, opera del fotografo parigino Franck Fife, è solo una delle 84 fotografie ospitate, fino a domenica 20 luglio, nelle Sale dell’“Opera Mortai” del “Forte di Bard”, che con questa rassegna torna a rinnovare la stretta collaborazione con l’“Agence France-Press”, una delle principali e più autorevoli e pluripremiate “Agenzie di Stampa” al mondo, fondata a Parigi nel 1835 (con la denominazione di “Agence des feuilles politiques, correspondance générale”) dal banchiere Charles-Louis Havas e oggi rappresentata da una rete di oltre 450 fotografi sparsi in tutto il mondo e completata dalle produzioni di oltre 70 Agenzie partner.

La mostra dal titolo “Contrasti. Racconti di un mondo in bilico”, segue (e di sicuro è destinata ad ottenere non minor successo) la precedente “Non c’è più tempo”, realizzata, dal 29 marzo al 21 luglio del 2024, sempre in collaborazione con l’“AFP” (curata dal giornalista, responsabile della promozione dei contenuti multimediali dell’Agenzia, Pierre Fernandez) e rivolta ad indagare, anche in quel caso attraverso un’ottantina di mirabili scatti, le conseguenze disastrose dei cambiamenti climatici sul Pianeta, nostra “Casa comune”. Obiettivo di entrambe le rassegne, scuotere le coscienze ed offrire spunti di riflessione sulle vicende che tendono a ‘mortificare’ o, in qualche modo, a ‘creare speranze’ rispetto all’attualità e alle attese future del mondo contemporaneo, evidenziandone le contrapposizioni e le diseguaglianze che ne segnano a fondo, dalle Americhe all’Europa all’Asia e all’Africa, le varie società.

Ecco allora, accanto alla succitata – pagina aperta a svolazzi di gioia e speranza – foto di Franck Fife, quella del messicano di Puebla, Pedro Pardo, con la toccante dolorosa immagine della “Famiglia di migranti che attraversa il muro di confine fra Messico e Stati Uniti”. Scatto del 25 novembre del 2018. C’è un padre, una madre e un piccolo che, con aria incredula, neppur tanto impaurita, passa a fatica di braccia in braccia. “Contrasti”, per l’appunto. E altri bimbi troviamo nelle foto del nigeriano Benson Ibeabuchi, di Sergei Chuzavkov e di Bashar Taleb. A firma del primo, la struggente delicata poetica immagine di una “fanciulla che si allena nelle povere, terrose strade di Ajangbadi, sobborgo di Lagos, in Nigeria”; non meno capace di prenderti il cuore e l’anima, l’immagine di Chuzavkov, con quella “bimba in monopattino, ancora l’incredulità negli occhi, tra le case del villaggio di Horenka, nella regione di Kiev, colpito dai bombardamenti russi”. E che dire, ancora, del “gruppo di bambini che corre tra le case distrutte lungo una strada di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza”, immagine fermata nel tempo e nella parte più amara dei ricordi dal fotoreporter Bashar Taleb? “Racconti di un mondo in bilico”, come ci ricorda e ci palesa davanti agli occhi, il sottotitolo della rassegna.
Mostra che t’inchioda al soggetto. Che ti impone la domanda, domanda d’obbligo Ma come farà un fotoreporter a scattare tali fotografie? A trovarsi nel posto giusto al momento giusto? Sempre. E, soprattutto, intuire che quello, proprio quello, è il posto giusto e il momento giusto. E riuscire a raccontare e a trasmettere emozioni, gioie, sogni, illusioni e disillusioni in un semplice sguardo rubato in un nanosecondo. E cristallizzato a vita! E poi, piccole storie, a raccontare tutto un mondo.
Nei suoi molteplici aspetti. Dall’economia alla guerra, dalle tradizioni culturali al mondo dell’arte, dello sport e dello spettacolo, senza tralasciare l’emergenza climatica e l’inarrestabile urbanizzazione. Temi, tutti quanti, che ritroviamo raccontati per immagini nel “progetto espositivo” oggi realizzato al “Forte” valdostano, vero “Polo Culturale” delle Alpi occidentali. Temi comuni, in fondo, in piccola o in grande parte, a realtà sociali assai diverse e assai lontane tra loro. Pedine di un grande gioco, spesso “gioco al massacro” simile ad “un grande affresco di un mondo sempre più in bilico: il nostro”.
Gianni Milani
“Contrasti. Racconti di un mondo in bilico”
Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel. 0125/83381 o www.fortedibard.it
Fino al 20 luglio
Orari: mart. – ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19
Nelle foto: France Fife “Un salto dell’atleta paralimpico Arnaud Assoumani davanti alla Piramide del Louvre”; Pedro Pardo “Una famiglia di migranti attraversa il muro di confine Messico – USA”; Benson Ibeabuchi “Una ballerina nelle strada di Ajangbadi , un sobborgo di Lagos”; Sergei Chuzavkov “Una bambina in monopattino tra le case di Horenka – Kiev, colpita dai bombardamenti russi”; Bashar Taleb “Bambini che corrono tra le case distrutte di Khan Yunis, nel Striscia di Gaza”
RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA
La morte su cui si trova ad indagare è particolarmente inquietante, in particolare, proprio per lei. Una dirigente di banca sembra essere caduta in circostanze poco limpide dal balcone di un palazzo. In un primo tempo si potrebbe pensare a un suicidio, poi invece si parlerà di delitto. Il punto è che la donna morta, tal Margherita Colonna, assomiglia in modo impressionante a Lolita, che rimane -a dir poco- sconcertata.
Beatrice Bernabò, detta Miss Bee, è una brillante 20enne, da poco trasferita dall’Italia a Londra, insieme alle due sorelle, tutte al seguito del padre Leonida, professore di Italianistica.
Le avventure di Miss Bee proseguono e si spostano nel Derbyshire dove si rifugia per allontanarsi da Londra e dallo scandalo di essere stata quasi incolpata di un delitto (quello del cadavere rinvenuto nella biblioteca al centro del mistero del libro precedente).
Siamo di nuovo a Londra nel 1925 e il padre di Beatrice le ha procurato un impiego in qualità di segretaria all’ambasciata italiana, nella speranza che finalmente si tenga lontana da guai e misteri.







Eugenio Scalfari intrattenne un fitto dialogo iniziale con Papa Francesco. Ne uscì anche un libro che oggi, dopo il pontificato di Francesco, si rivela poco più che aria fritta. Facemmo anche discussione su Papa Francesco da poco eletto e il clericalismo e il conseguente anticlericalismo. Approdammo alla conclusione che con Francesco non aveva senso un anticlericalismo astioso ed obsoleto come quello del venerato Bruno Segre, violentemente contrario ad ogni religione. Infatti Segre, annebbiato dal suo settarismo, fu l’unico che non colse la novità rappresentata da Francesco. Sembra che Odifreddi, che non ha neppure frequentato un liceo, ma un istituto per geometri in cui è assente lo studio della filosofia, voglia imitare Scalfari, tentando il colpaccio, lui ateo dichiarato e irridente in modo volgare nei confronti di ogni religione come lo fu Segre, di entrare in rapporti diretti con Leone XIV. Papa Bergoglio, pur apertissimo verso i non credenti, non volle avere rapporti con Odifreddi che alla morte del Papa, scrisse un necrologio offensivo e volgarissimo anche nel linguaggio che rivelò come il geometra-matematico non abbia avuto rispetto neppure per la morte. Apparirebbe davvero una follia demagogica assurda che il nuovo Papa intrattenesse un rapporto con Odifreddi che pontifica su Agostino e Pascal, forse per rendersi simpatico al Papa. Il Cardinale di Torino dovrebbe informare il Papa su chi è davvero Odifreddi che non è neppure una pecorella smarrita, ma un lupo superbo che, se dipendesse da lui, forse azzannerebbe tutti i credenti come privi di ragione.








