Il primo giorno accedere al Salone del Libro di Torino è stato uno strazio così come trovarne la porta per uscire. Questione di logistica e di informazioni che non circolavano fra gli addetti, ma anche di personale insufficiente per gestirne il flusso

A parte questo, il Salone è stato un successo (meritato) e prevedibile, ma anche superiore alle aspettative e questo ha creato la ressa. Se non si finisce mai di imparare, vuol dire che si resta sempre giovani. Per dirla con altre parole, un novello Peter Pan e per me la sindrome di Peter non è un dispregiativo, ma un desiderio di voler essere parte del mondo, avere tanti interessi e mettersi in gioco continuamente. Chi al Salone ci è andato con questo spirito ha certamente avuto ragione delle aspettative. Per me che non sono un nativo digitale, ma un “tardivo”, data l’età, il Salone (questo più che mai) è sempre stata un’occasione per imparare…ancora. Forse, per questo, mi ha incuriosito, particolarmente, la presentazione, nello stand Hoepli, della Netlife di Francesca Anzalone, PR Manager e Digital PR per le nuove figure professionali nell’era della trasformazione digitale. L’Anzalone, fra le tantissime attività che cura (in modo eccellente), c’è pure quella dei mediatori di segni. La PR, nel web dal 1997, ha fatto del “villaggio globale” la sua casa e con questo straordinario mezzo di comunicazione che permette formazione permanente, condivisione della conoscenza e diffusione delle informazioni in tempo reale ha stretto con la Community un patto indissolubile. Non basta: alla fine degli anni Novanta ha creato “Ciberino”, un robottino che attraverso le fiabe racconta il digitale ai piccoli. Chissà perché, per assonanza, mi viene in mente il concorso il Bosco Stregato, le sue fiabe e gli ex libris. Saranno affinità elettive o più semplicemente voglia di rimanere sempre giovani?








ha lavorato a numerose sceneggiature, tra le quali “L’eternità e un giorno” (Palma d’oro a Cannes nel 1998). Nel 1995 Markaris ha pubblicato il suo primo libro giallo, creando la figura del commissario Kostas Charitos, figura metodica, tranquilla, abitudinaria, e della sua famiglia, la moglie Adriana, intransigente e testarda, la figlia Caterina, avvocato idealista, e delineando, romanzo dopo romanzo, la situazione della società greca alle prese con i diversi problemi e con una crisi – ha spiegato lo scrittore – che è stata oscurata da false verità da parte della politica.
ricercatori non possono essere assunti perché la cattedra è congelata. Si tratta di una situazione assurda, ma alla quale nessuno pone rimedio. Markaris ha spiegato che i suoi libri nascono innanzitutto dai temi che lo indignano, che lo fanno letteralmente “impazzire” e contro i quali decide di prendere posizione e ha criticato il pressapochismo di una società dove esprimere un’opinione è diventato troppo facile e possibile a tutti, grazie ai social network che consentono a chiunque di dire qualsiasi cosa. Sferzante, persino duro, sempre lucido, Petros Markaris ha annunciato il titolo del suo prossimo romanzo “L’età dell’ipocrisia”, tema quanto mai attuale e non soltanto in Grecia.
trascurata di Robert e amante sempre in attesa di Jean, che da qualche tempo non si fa vedere troppo dalle sue parti. Nervosa, annoiata, del tutto sconsolata, cerca rifugio nelle chiacchierate con l’amica del cuore e soprattutto nei sonniferi, che una notte le fanno un brutto scherzo se non s’accorge che in quattro e quattr’otto uno sconosciuto le piomba in casa, e la macchina in panne può sempre essere un motivo più che valido, fa un paio di telefonate, manda giù quel che resta di quel beveraggio soporifero e s’accomoda senza esitazioni nel suo letto. L’arrivo di Robert dovrebbe far precipitare la situazione, se l’ospite Monsieur Masure non sapesse rigirarla a proprio vantaggio, stringendo amicizia con il cornuto di turno e sbandierando una nuova passione per la bionda padrona di casa. Ma non è il caso di andare oltre e lasciare la conclusione a chi vorrà (dovrà? un consiglio, sì, se cercate una serata all’insegna della risata) vedere lo spettacolo. Una scrittura essenziale, dialoghi spudoratamente congegnati, battute e piccoli colpi di scena a raffica, entrate e
uscite perfettamente calibrate, intromissioni ad effetto, caratteri delineati come si deve, una regia – di Giorgio Caprile, che si ritaglia anche quel marito troppo preso dai propri affari e non soltanto – che dà libero sfogo ai tanti suggerimenti dell’autore e condisce di suo. A guidare la cordata un Alessandro Marrapodi da fuochi d’artificio, con un certo fascino da spendere ma seduttore inaspettatamente sedotto, latin lover fino a un certo punto ma dai ritmi teatrali davvero ineccepibili sempre. Al centro dei sogni proibiti di entrambi la Jacqueline di Miriam Mesturino, brava nel giocarsi il ruolo buttato su differenti binari, credibile nelle battaglie come nelle rappacificazioni, disinvoltamente pronta a far breccia dall’una come dall’altra parte.

9 /
fredda, ai bordi della strada persiste la neve, guido piano perché ho paura di scivolare sulla strada a tratti ghiacciata.È un viaggio lungo quello di oggi, perché sono sola e l’assenza di compagnia aumenta le distanze e abbassa ulteriormente le temperature già fredde.
riesce a penetrare attraverso le nuvole che ricoprono il cielo per intero, sono talmente tante che potrebbero avvolgere il Mondo, il terreno è un’enorme coperta, vecchia, usurata, strappata dagli alberi che spuntano slanciandosi con violenza verso l’alto. Con l’illuminazione di quel giorno i toni dei colori si abbassano, il marrone dei tronchi è quasi pece, il verde dell’edera che serpeggia tra gli alberi è smorto e propende verso la gamma dei grigi. I rami crescono selvaggi uno sull’altro, allungano i rami esili e nodosi verso l’alto, sembrano volersi impossessare del cielo.
adorazione, i rami sembrano protendere verso di lei, quasi in segno di supplica. 
A beautiful day – Drammatico. Regia di Lynne Ramsay, con Joaquin Phoenix e Judith Roberts. Un uomo nella cui mente trovano posto ricordi dolorosi, un passato di guerra, una infanzia di abusi, un figlio che si prende cura della madre anziana. Anche un sicario che entra nella vicenda sporca e infelice della figlioletta di un senatore, portata via per essere fatta sprofondare nel buio della prostituzione minorile. Con il viso dolente e con la robusta interpretazione di Phoenix premiato a Cannes quale migliore attore. Il film s’è anche aggiudicato il Palmarès per la migliore sceneggiatura. Durata 95 minuti. (Ambrosio sala 2, Uci)
Thanos (cattivissimo), che grazie al potere delle Gemme dell’Infinito vuole impadronirsi e distruggere circa la metà di questa nostra povera terra. Ecco che allora gli Avangers sentono la necessità di riunirsi e di chiedere pure l’aiuto dei Guardiani della Galassia, insomma tutti insieme appassionatamente per far fuori il fellone. Per la gioia di grandi e bambini ci sono proprio tutti nell’affollato pentolone, Capitan America e Spiderman, la Vedova Nera e Thor, Iron Man e Black Panter. Durata 149 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space anche 3D, Uci 3D e V.O.)
La casa sul mare – Drammatico. Regia di Robert Guédiguian, con Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darrousin, Anaïs Demoustier e Jacques Boudet. Una casa affacciata sul mare, poco fuori Marsiglia, due fratelli con la sorella vi si ritrovano all’indomani dell’ictus che ha colpito il padre anziano. Uno è un ex sindacalista, aspirante scrittore, con una fidanzata al seguito che ha la metà dei suoi anni, l’altro è rimasto ad abitare nella casa per far andare avanti la trattoria di famiglia, lei è un attrice, trasferita a Parigi per inseguire la sua carriera e lasciarsi alle spalle la perdita della figlia. Altre persone circolano attorno a loro, tutti a fare i conti, un bilancio tra ideali ed emozioni, tra aspirazioni e nostalgie, con un passato più o meno recente, a guardare il piccolo paese che ormai si è svuotato, lasciando le vecchie case agli speculatori, a parlare di politica, tra Macron e Le Pen, a guardare ai figli, anch’essi confusi. Un piccolo gruppo di giovanissimi profughi, senza genitori, obbligherà con il loro arrivo quelle scelte che tutti quanti gli abitanti della “villa” (questo il titolo originale del film), dovranno affrontare. Un film che per buona parte segue un filo di ricordi e di eventuali costruzioni, che comincia inspiegabilmente a sfilacciarsi con un doppio suicidio, che nel finale s’inventa il ritrovamento dei ragazzini venuti dal mare per cogliere senza necessità un racconto dell’oggi che viviamo. Senz’altro ci si aspettava di più. Durata 107 minuti. (Nazionale 1)
giovane e promettente scrittore, ma il suo successo nasconde un terribile segreto. Quando incontra Eva, prostituta d’alto bordo con un passato altrettanto misterioso, decide di sedurla a ogni costo e usare la sua storia come ispirazione letterari, anche mettendo a rischio il fidanzamento con l’ingenua Caroline. Ma Eva non si lascia manipolare facilmente e trasvina presto Bertrand in una spirale di menzogne, violenza e tradimento. Durata 102 minuti. (Eliseo Blu)
I segreti di Wind River – Thriller. Regia di Taylor Sheridan, con Jeremy Renner, Elizabeth Olsen e Julia Jones. Tra le distese di neve del Wyoming viene inviata una giovane agente federale, non certo preparata a quelle temperature e soprattutto alla violenza che circola più o meno silenziosa in quei luoghi, per investigare sul ritrovamento del corpo martoriato di una ragazza scomparsa. Le dà sostegno e aiuto Cory, un navigato cacciatore impiegato a difendere il bestiame dagli attacchi dei predatori sempre in agguato, un animo tormentato, abbandonato dalla moglie dopo la scomparsa della figlia maggiore. Entrambi alla ricerca del colpevole, in un territorio dove ogni cosa sembra essere abbandonato alla violenza, in cui forse è necessario agire e rispondere esclusivamente con le sue stesse leggi. Dallo sceneggiatore di “Sicario” e “Hell or High Water”, terzo capitolo di una trilogia che ha affrontato il tema della frontiera americana oggi. Miglior regia a Un certain regard a Cannes lo scorso anno, grande successo al TFF. Durata 107 minuti. (Eliseo Blu)
di Francesco, vorrebbe fare il comico ma alle sue esibizioni non ride mai nessuno. Fino a quando non infila una battuta dietro l’altra sulla sua ragazza grassa: il pubblico ride, lei lo lascia. Per riconquistarla, dal momento che al funerale della nonna di lei, s’è guadagnato un bell’abbraccio, provvederà a far fuori qualche altro parente e così gli affetti saranno ristabiliti. Ma le cose non si mettono al meglio, come Francesco spererebbe. Durata 91 minuti. (Massaua, Reposi, The Space, Uci)