CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 733

Il “paese del pane bianco”

Nel ’44 abitavamo alla Mizzoccola, un mio fratello era in guerra, mia mamma che era rimasta vedova quando non avevo ancora un anno doveva badare alle due sorelle più grandi, a me che avevo 10 anni, a mia sorellina… Al collegio Rosmini ci hanno messo il cartellino poi in treno a Briga.

Sul treno le crocerossine mi hanno dato qualcosa da mangiare, pane e latte, e per paura di restare senza si cercava di nascondere il pane in tasca. A Briga ci hanno divisi, mio cugino è andato nel Ticino, io e mia sorella a Zurigo dove siamo stati 40 giorni… Siamo arrivati davanti ad una panetteria dove c’era esposto il pane bianco che non avevamo mai visto e dei dolci, siamo stati incollati col naso ai vetri davanti a quel negozio, il padrone dentro ha capito e ci ha fatto entrare. Ci ha dato pane, pezzi di dolce: abbiamo mangiato tanto che poi siamo stati male…“. Questo brano è tratto da una delle 45 testimonianze che il giornalista e storico, nonché partigiano Paolo Bologna raccolse nel suo libro “Il paese del pane bianco“, che venne pubblicato dall’editore Grossi di Domodossola nel 1994, in occasione del 50° anniversario della “repubblica” dell’Ossola. Nell’autunno del 1944, nel breve tempo di sei settimane, si consumò l’esperimento di autogoverno della “Giunta provvisoria di governo dell’Ossola”. In quei “quaranta giorni di libertà” una intera zona che si estendeva per circa 1.600 chilometri quadrati, con una popolazione intorno ai 75.000 abitanti e capoluogo Domodossola, venne completamente gestito e governato dai partigiani. L’attività della Giunta provvisoria di governo andò ben oltre l’ordinaria amministrazione, destando l’attenzione della stampa e dell’opinione pubblica internazionale, e venne ricordata per lo spirito democratico e profondamente legalitario che la caratterizzò. Il territorio liberato nel settembre di quell’anno venne però riconquistato dai nazifascisti nel mese di ottobre.In quei giorni caotici si temettero rappresaglie sui civili e i comandi partigiani, in collaborazione con le autorità della vicina Svizzera, organizzarono una vera e propria operazione umanitaria, che portò  oltre confine circa 2500 bambini italiani dai 4 ai 14 anni, accolti nella Confederazione Elvetica da centinaia di famiglie come fossero loro figli. Così la vicina Svizzera offrì rifugio anche a migliaia di persone tra combattenti e popolazione civile, confermando la sua antica tradizione di ospitalità. Ne “Il paese del pane bianco“, Paolo Bologna raccolse le testimonianze dei più piccoli, “alcune ingenue, tutte toccanti” che rappresentarono una sorta di sintesi dell’esperienza che quei bambini profughi vissero del 1944. Ogni testimonianza, ogni ricordo è parte di un mosaico dove prevale il senso dell’amicizia e della riconoscenza nei confronti delle famiglie elvetiche che diedero loro un tetto, di che sfamarsi e il calore della solidarietà umana. Un dono straordinario che rileggendo ora quelle storie, in un mondo dove i valori sembrano rovesciati, assume ancor più un valore, dal quale trarre motivo di riflessione. Per decenni quei bambini, diventati adulti, mantennero con le famiglie “affidatarie” un legame affettivo. Settantaquattro anni dopo, sfogliando le pagine di quel libro, guardando le foto in bianco e nero, leggendo i commenti, lo stupore, le speranze di quei bambini ci si dovrebbe chiedere se quella vicenda  non possa essere assunta a modello di accoglienza ai giorni nostri,  quando le cronache ci raccontano di migliaia di minori che cercano rifugio sulle nostre coste, in fuga da guerre, violenze, fame e carestie. Non dovremmo dimenticare che siamo stati un popolo di migranti ma spesso facciamo finta di non ricordarcelo. Così si sente dire “rimandiamoli indietro!”, “affondiamo i barconi!”, “come può una madre affrontare un viaggio così con dei bambini!”. Parole che testimoniano l’incapacità di capire la profondità delle tragedie che si sono lasciati alle spalle. Dimenticando quando altri seppero accoglierci, pur senza essere obbligati a farlo. Rileggere il bel libro di Paolo Bologna aiuterebbe se non altro a capire quello che accadde in quel lontano 1944 e magari a riflettere un po’ di più su ciò che ci accade intorno.

 

Marco Travaglini

 

Le foto in bianco e nero sono tratte dal sito www.storia.redcross.ch

Ivan Cattaneo allo “Zero Festival Beer”

Il 27 Luglio di scena Fede Poggipollini con i ‘Liga Revolution’

Torna Ivan Cattaneo a esibirsi nel torinese, e più precisamente Giovedì 26 Luglio alle ore 21.30 sul palco dello ‘ZERO FESTIVAL BEER’ nell’area spettacoli esterna del ‘Vertigo’ in Via Torino 29/B.

Un atteso e grande concerto gratuito attende il poliedrico artista, cantautore e pittore bergamasco, che dagli anni ’70 a oggi, e più precisamente dal 1975, ha inciso ben 11 album, realizzato moltissime mostre e partecipato a svariati programmi televisivi di successo, tra cui ‘Mister Fantasy’, ‘Music Farm’ e ‘L’Isola dei Famosi’. Un professionista eclettico, iconico e stimato che, in carriera, ha collaborato a vario ordine, grado e titolo con figure di spicco della scena musicale italiana come Roberto Colombo (arrangiatore dei migliori dischi dei Matia Bazar e di Antonella Ruggiero, già al fianco di Fabrizio De Andrè), la PFM e l’indimenticata Giuni Russo, per la quale realizzò gli ultimi videoclip prima della sua prematura scomparsa. Notevole, nella produzione di Ivan Cattaneo, è il disco ‘2060 Italian Graffiati’ che nel 1981 collezionò record di vendita attestandosi oltre quota 450.000 copie grazie alla riuscita reinterpretazione di evergreen di altri illustri colleghi, tra cui ‘Nessuno mi può giudicare’ e ‘Una zebra a Pois’. Venerdì 27 luglio, invece, alle 21.30 allo ‘ZERO FESTIVAL BEER’ sono di scena Fede Poggipollini, storico chitarrista di Luciano Ligabue e la valente tribute band ‘Liga Revolution’. Il 30 Luglio si ride invece con Gianluca Impastato, Beppe Braida e ‘Gli Sconnessi’ (gruppo di affermati attori comici torinesi) e ‘I 60 Beat’.

Per informazioni, www.scelgozero.it, tel. 011 044.88.26.

Le Truppe Alpine dell’Esercito tornano al Sestriere Film Festival

La prima partecipazione, fuori concorso, nel 2014 con il cortometraggio “La gara regina” incentrata sui Campionati sciistici delle Truppe Alpine

 A quattro anni di distanza dalla prima partecipazione, le Truppe Alpine dell’Esercito tornano  al Sestriere Film Festival, kermesse internazionale del film di montagna giunta all’8^ edizione.

Il filmato proposto quest’anno è un cortometraggio recentemente realizzato sulle 5 Torri, nel cuore delle Dolomiti bellunesi dichiarate dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, in uno scenario – estivo e roccioso – differente da quello che aveva caratterizzato il video del 2014, registrato in ambiente invernale, a sottolineare le capacità dell’Esercito di saper operare a 360° nel difficile scenario montano. Eredi infatti dei leggendari soldati che durante il Primo Conflitto Mondiale scrissero sulle Alpi epiche pagine di storia militare ed alpinistica – dai famosi “Mascabroni” del capitano Sala alle “pattuglie volanti” di Sepp Innerkofler – nell’anno in cui si celebra la fine della guerra gli Alpini hanno voluto far rivivere lo spirito che animò quegli uomini valorosi con una spettacolare esercitazione multinazionale interforze svoltasi in 5 Torri, nell’ambito della quale è stata data un’efficace dimostrazione del moderno concetto di “mountain warfare”, evoluzione delle tradizionali tecniche di combattimento in alta montagna che, con procedure in continuo aggiornamento, caratterizza le Truppe Alpine di oggi quale componente dell’Esercito prontamente impiegabile ed idonea ad operare in qualsiasi contesto ambientale e condizione climatica.

Happiness, ricette di Chen Li

Nel museo civico di Moncalvo già prestigioso di per se sia per le opere contenute sia perché si trova in quello che fu nel 600 il Convento delle Orsoline voluto da Guglielmo Caccia, dove fu Badessa pittrice la figlia Orsola, è in corso la mostra “ Happiness ricette di Chen Li” grafica e calligrafa di notorietà internazionale

 

 L’allestimento, lineare e elegante, curato da Giancarlo Boglietti, si adatta empaticamente alle opere dell’artista cinese che interpreta l’arte attraverso il gesto, nello spazio e nel tempo, della parola che si fa forma. Chen Li s’inserisce nel percorso estetico contemporaneo mantenendo la memoria della millenaria tradizione orientale che dava alla scrittura il valore assoluto di arte cui si accedeva attraverso lunga pratica e concentrazione. Scrivendo le lettere usando un silicone materico e brillante che le rende quasi altorilievi e avvolgendole in plexiglas per ottenere un senso di evanescenti liquide trasparenze, l’artista si accosta alla Pop Art, mentre l’essenzialità di opere esclusivamente bianche evoca il Suprematismo. Con il termine “Happiness” ella vuole esprimere il concetto di felicità “un insieme di valori e sensazioni corporali e mentali, vicini alla spiritualità e all’ascesi religiosa…” Ed è proprio con l’arte che si può raggiungere questo stato di grazia conciliando l’aspetto figurativo e quello letterario.Attraverso la sua particolare scrittura vengono riportati versi e testi di poeti e scrittori che a loro volta fanno meditare dando ricette di felicità: l’invito a conseguire “virtute e conoscenza” di Dante, ad accogliere la dottrina Epicurea di Orazio, ad apprezzare la bellezza della natura lodata da san Francesco.

 

Giuliana Romano Bussola

 

Orario: sabato e domenica ore 10-19

Mercoledì, giovedì, venerdì 15-19

Altri giorni previo appuntamento

Tel 327 7841338

Info@aleramonlus.it

Facebook museo civico di moncalvo.

Lettori e letture: che tipo di lettore sei?

Vieni a scoprirlo iscrivendoti al gruppo Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri !

Ci sono tanti libri e tanti generi di letture, ma anche la tipologia di lettore varia: ecco una piccola guida per orientarsi, compilata grazie ai contributi dei membri del nostro gruppo

Il lettore “esperto”: è la tipologia più rara. Il lettore esperto è quello che ha iniziato a leggere da piccolo e non ha mai smesso e per il quale la lettura è parte integrante della vita e ad essa si rivolge in modo critico e analitico; si è, spesso, formato sui classici – prima quelli destinati ai giovani lettori, poi gli altri – e infine ha scelto autori, stili e generi a lui più congeniali, nei quali si rifugia come in una nicchia. Nella scelta di una nuova avventura letteraria è esigente, pretende la novità e la qualità  e non di rado si lamenta della produzione contemporanea.

A questo genere di lettore consigliamo: Le perizie, di William Gaddis.

Il lettore “per hobby”: è il tipo di lettore più comune. Il lettore “per hobby” vede la lettura esclusivamente come passatempo, un modo per ricreare lo spirito dopo una lunga giornata di fatica: non di rado sceglie un filone prediletto, prediligendo quelli con batticuore garantito, dal giallo scandinavo al romanzo sentimentale, dal legal thriller al fantasy commerciale, del quale diventa espertissimo ed è il miglior lettore a cui chiedere un consiglio, se si vuole semplicemente leggere per il piacere di farlo.

A questo tipo di lettore consigliamo: La scatola a forma di cuore, di Joe Hill

Il lettore “neofita”: è la tipologia più attiva, sul nostro gruppo. Il “neofita”  è quel lettore che ha scoperto, o riscoperto, la lettura come piacere e passatempo in età adulta o, comunque, dopo un lungo periodo di inattività. Come un bambino in un luna park è ansioso di provare generi e autori diversi, preferendo i classici, e di recuperare il tempo “perduto”. Si entusiasma per ogni tipo di consiglio e quando analizza un libro che ha da poco letto, lo fa spesso in modo inedito e profondo.

Al neofita consigliamo: Quo Vadis?, di Henryk Sienkiewicz

Il lettore “occasionale”: rappresenta la maggioranza silenziosa di chi legge poco, per scelta o per necessità ma che, eroicamente, non abbandona la passione. Il lettore occasionale si orienta spesso sulle ultime uscite o sul titolo del momento, contribuendo in modo decisivo al successo di un autore o di un singolo romanzo. Forse la categoria meno rappresentata sul gruppo, ma sicuramente quella a cui puoi rivolgerti se ti interessa un’opinione sull’ultimo Premio Strega o il più recente caso editoriale nostrano o straniero.

A questo genere di lettore consigliamo il più recente Premio Nobel: Non lasciarmi, di Kazuo Ishiguro.

E tu, che tipo di lettore sei? Vieni a scoprirlo iscrivendoti al gruppo Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri e facci conoscere le tue letture preferite!

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valentina.leoni@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Gran Paradiso Film Festival al via

 
Un’eccezionale affluenza di pubblico si è registrata ieri sera a Cogne per le proiezioni del Concorso internazionale. E’ stato necessario aprire la 3a sala per accogliere un pubblico che ha raggiunto le 480 persone
Il regista Robert Henno ha raccontato al pubblico di avere girato “Au royaume di Athéna” interamente nel giardino di casa. Il film denuncia la sparizione della civetta, piccolo rapace che sta scomparendo in Belgio come in Italia e Francia a causa dello smantellamento dei frutteti dove è solita nidificare. Hanno raggiunto Cogne, dagli Urali e da San Pietroburgo anche Irina Zhuravieva e Vladislvav Grishin, registi di Kamchatka bears. Life begins. Il film, finanziato anche grazie a una campagna di crowdfounding, ha lo scopo di rappresentare la riserva naturale considerata il paradiso degli orsi, la sua biodiversità e in particolare la vita di una famiglia di orsi con i suoi cuccioli. 
Nel pomeriggio, si è svolta la cerimonia di inaugurazione: alla presenza delle autorità regionali è stato presentato e distribuito al pubblico il Position Paper, un documento sottoscritto da personalità del mondo scientifico e culturale legati al Festival che esprime il punto di vista del Gran Paradiso Film Festival sugli effetti che il cambiamento climatico sta generando sugli ecosistemi, sulla società e sull’economia. Marco Onida, rapporteur del documento, ha ricordato un “confine” che non possiamo superare, l’aumento medio della temperatura globale a 2°C rispetto ai livelli preindustriali: “il cambiamento climatico influenza la situazione geopolitica e ne aggrava le tensioni. Il Position Paper invita a pensare cosa ciascuno di noi può fare nel proprio piccolo, nel quotidiano”. Esperti e istituzioni hanno dibattuto il tema sensibilizzando il pubblico, che dovrà ora indicare quali sono le priorità che ritiene più urgenti tra quelle presentate nel documento, offrendo l’occasione per dibattere temi di attualità che toccano l’area del Gran Paradiso come il pericolo legato allo svuotamento del lago effimero del Grand Croux, lo spostamento in quota degli ungulati e della riduzione di produttività di alcune aziende agricole europee ed extra europee – tra cui quella della famiglia Elter di Cogne – che si sono rivolte alla Corte di Giustizia europea contro il Parlamento e il Consiglio europei per denunciare l’inadeguatezza del target di riduzione delle emissioni climalteranti al 2030.
Tra il pubblico in sala, anche Giuliano Amato, atteso ospite di De Rerum Natura nella giornata di oggi, che presenterà le sue osservazioni sul tema dei “confini” nel quadro della delicata situazione geopolitica attuale.
“La parola “confini”… può nascere dalla paura di perdersi che abbiamo in fondo un po’ tutti quanti?” Questo è l’interrogativo posto da Naif Hérin, cantautrice valdostana, che ha poi coinvolto il pubblico con le sue note inconsuete, che spaziano dal pop, al rock al funk.
La settimana proseguirà con un fitto calendario di appuntamenti, consultabili sul sito del Festival www.gpff.it e sull’APP GPFF. Tutti gli eventi del Festival sono gratuiti.
Il Gran Paradiso Film Festival è organizzato da Fondation Grand Paradis nell’ambito del Progetto PACTA – Promouvoir l’Action Culturelle en Territoire Alpin (Interreg V-A Italia-Francia ALCOTRA 2014-2020). In collaborazione con l’Assessorato Agricoltura e Ambiente della Regione autonoma Valle d’Aosta. Con il sostegno di Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, Assessorato Turismo, Sport, Commercio e Trasporti della Regione autonoma Valle d’Aosta, Presidenza del Consiglio Regionale della Valle d’Aosta, Comune di Cogne, Fondazione Cassa Risparmio di Torino, Parco Nazionale Gran Paradiso, Bacino Imbrifero Montano, Federparchi, Club Alpino Italiano. Con il patrocinio di Ente Progetto Natura e Fondazione Comunitaria della Valle d’Aosta. E con il partenariato tecnico di Montura e tecnologico di Laser.

Lui è Renato Fiacchini, in arte Renato Zero

C’è un brano al quale sono particolarmente legata, fa parte dell’album Cattura pubblicato nel 2003 da un artista che non sono solita seguire molto. Lui è Renato Fiacchini, in arte Renato Zero. Istrionico, provocatore, trascinatore, ha scritto più di 500 canzoni affrontando tematiche di tutti i tipi davvero. Con quasi 50 milioni di dischi venduti è tra gli artisti italiani che hanno venduto il maggior numero di dischi ed è l’unico ad aver raggiunto il primo posto nelle classifiche italiane ufficiali di vendita in cinque decenni consecutivi. All’inizio della sua carriera la frase che si sente ripetere più sovente è: ”sei uno zero”, e vorrei esserlo io uno zero come lui. Nell’atmosfera dei tardi anni sessanta, che si sta impercettibilmente spostando dalla ingenua fase del beat all’impegno politico, Renato è ancora alla ricerca di un’identità. Sarà nei primi anni settanta, con lo sviluppo completo del glam rock, caratterizzato da cipria e paillettes, che potrà proporre senza problemi il suo personaggio. Questo personaggio provocatorio ed alternativo verrà raccontato in pezzi come Mi vendo e nell’intero album Zerofobia, da Morire qui a La trappola, da L’ambulanza al brano-emblema della filosofia zeriana, Il cielo. Ma in Cattura, molti anni dopo, in quell’album, c’è una traccia che io amo alla follia: Magari. Magari mi entra nelle ossa, per la sua malinconica incertezza. Una voce narrante. Una nostalgia totalizzante. Dettagli di un caffè mai preparato. Complimenti mai realizzati. Un amore che non è potuto sbocciare. Un amore che non è potuto essere. Una speranza contraria e disperata per un amore che non sarà mai: “Mi amerai mai?” Magari. Magari toccasse a me prendermi cura dei giorni tuoi, svegliarti con un caffè e dirti che non invecchi mai, sciogliere i nodi dentro di te le più ostinate malinconie…magari. Amatevi, non vivete di magari, non fateli morire certi amori, vi renderanno felici. Magari non  ve ne pentirete.

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Chiara De Carlo
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Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!
Mercoledi 25 luglio 2018 ore 21.30
MAGAZZINO SUL PO
David Hillyard & Rocksteady Seven insieme fra reggae, rocksteady e ska-jazz
Venerdi 27 luglio 2018 ore 21.30
jam session
GV Pane & caffè
Scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!
 

Premio Pavese. Tra i vincitori anche il presidente della Cina

LA PREMIAZIONE SABATO 25 E DOMENICA 26 AGOSTO, A SANTO STEFANO BELBO NEL CUNEESE

Giunto alla sua trentacinquesima edizione, quest’anno parla anche cinese ( aprendosi ad orizzonti internazionali di assoluta levatura, non solo sotto l’aspetto squisitamente letterario ma anche socio-politico ), il “Premio Cesare Pavese 2018”, presieduto dal professor Luigi Gatti e nato a Santo Stefano Belbo (Cuneo) nel 1984, per rendere omaggio al grande scrittore di Langa attraverso l’assegnazione di un particolare riconoscimento, ogni anno in agosto, a scrittori, intellettuali e personaggi di spicco del mondo culturale internazionale. Per la sezione “Opera Straniera”, la Giuria – presieduta dalla professoressa Giovana Romanelli – ha infatti convenuto di premiare quest’anno, il volume “Governare la Cina” (Giunti, Forein Languages Press, 2016) scritto da Xi Jinping. Sì, proprio lui: il Segretario Generale del Partito Comunista Cinese nonché Presidente della Repubblica Popolare Cinese dal 14 marzo 2013. Membro del Gruppo dei “Taizi”, ovvero dei “principi rossi” figli e nipoti dei protagonisti della “Lunga Marcia” e della vittoria del ’49, Xi Jinping “affronta nel suo libro le questioni economiche, sociali e politiche più rilevanti del momento e presenta la filosofia che ha guidato gli uomini di governo del gigante dell’Asia: il cambiamento nella continuità promosso da un partito centralizzato ma attento alle sfide della politica globale”. Il linguaggio è semplice, privo di retorica e affascinante per la capacità di evidenziare la grande attenzione nei confronti di un popolo e di un Paese incondizionatamente amati. Italianissimi, giornalisti e scrittori (soggiogati pur anche dalle insidiose sirene del mondo politico) e un poeta che è anche ricercatore di marketing, sono invece gli altri quattro vincitori – una donna e tre uomini- della sezione “Opere Edite”. I loro nomi: Lidia Ravera, scrittrice giornalista e sceneggiatrice, con il romanzo “Il terzo tempo” (Bompiani, 2017) dedicato all’invecchiare, al trascorrere del tempo, ma anche alla volontà di rinnovarsi attraverso l’esperienza ad esempio (per lei, in verità, assai poco felice e di cui si parla nel libro) di assessore regionale alla Cultura e alle Politiche Giovanili della Regione Lazio, prima Giunta Zingaretti; Corrado Augias, giornalista scrittore conduttore televisivo ma anche parlamentare europeo dal ’94 al ’99, con il saggio “Questa nostra Italia” (Einaudi, 2017), il libro forse più intimo e personale dell’autore romano, “che scava alla ricerca di un’identità le cui radici affondano nei mille diversi volti di un paese grande, bellissimo e tormentato”; Antonio Polito, giornalista, ma anche Senatore della Repubblica dal 2006 al 2008, con il saggio “Riprendiamoci i nostri figli” (Marsilio, 2017), in cui Polito si prefigge di “smascherare” quelli che ritiene essere oggi i veri nemici dei genitori, dai social alla scuola, dalla politica alla Chiesa, dai cattivi maestri fino alla famiglia stessa “che ha commesso gravi errori, importando stili di vita che ne minano il ruolo”; e infine il poeta sanremese (ma anche ricercatore di marketing) Riccardo Olivieri con la silloge “A quale ritmo, per quale regnante” (Passigli, 2017), in cui si palesa la necessità profonda del dare un senso alla vita, “attraverso un continuo interrogare e interrogarsi del poeta e dell’uomo su temi quali l’amore familiare, il rapporto coi padri e le madri, il lavoro, i propri luoghi”. L’appuntamento per la premiazione dei vincitori di questa sezione è per domenica 26 agosto, ore 10, presso il Cepam – Centro Pavesiano Museo Casa Natale, a Santo Stefano Belbo, in via Cesare Pavese, 20. L’ingresso è libero. Saranno letti brani dei testi vincitori dall’attrice Chiara Buratti. Un premio verrà anche assegnato alla rielaborazione della tesi di laurea di Alberto Comparini edita dalla casa editrice “Mimesis”, con il titolo “La poetica dei ‘Dialoghi con Leucò’ di Cesare Pavese”. Per quanto riguarda, invece, la sezione “Opere Inedite”, la premiazione si svolgerà sabato 25 agosto, ore 17, sempre presso il Cepam. Questi i premiati:

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Narrativa: Claudia Cravero (Carmagnola, Torino), “Mosca garibaldina”;

Narrativa in lingua piemontese: Attilio Rossi (Carmagnola, Torino), “El Perfum ed le coline”;

Poesia in lingua piemontese: Lorenzo Vaira (Sommariva del Bosco, Cuneo), “La ca ‘de nòna Irma”;

Saggistica: Achille Guzzardella (Milano), “Decadenza sociale e artistica: testimonianza di uno scultore”;

Poesia Giovani: Andrea Francesco Carluccio (Lecce), “Dove nascono i silenzi”

Poesia: I Premio a Giuseppe Chiatti (Viterbo), “Parola”; II Premio a Franca Maria Ferraris (Savona), “A Cesare Pavese, mentre il cielo”; III Premio a Bruna Cerro (Savona), “In una notte di silenzio”.

Sempre sabato 25 agosto, ore 21, si terrà inoltre un incontro, coordinato da Eleonora Fiorani, epistemologa e saggista, con i vincitori Lidia Ravera, Corrado Augias, Antonio Polito e Riccardo Olivieri sul tema “Crisi dei valori e nuovi valori”.

Per info: tel. 0141/844942 – www.centropavesiano-cepam.i

G.M.

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Nelle foto:

– Xi Jinping
– Lidia Ravera
– Corrado Augias
– Antonio Polito
– Riccardo Olivieri

 

Musica e cabaret a Zero Beer Festival

Il Festival che azzera le bollette azzerate raccoglie fondi per il ‘Museo del Grande Torino’. Il 27 Luglio grande attesa per Fede Poggipollini con i grintosi ‘Liga Revolution’

E’ partita all’insegna del grande pubblico la kermesse gratuita ‘ZERO FESTIVAL BEER’ a Pianezza (TO), in Via Torino 29/B presso l’area spettacoli ‘Vertigo’ la Sesta Edizione dello ‘ZERO Festival Beer’, affermata rassegna divenuta con successo parte integrante del circuito delle grandi manifestazioni estive piemontesi che quest’anno prende il nome proprio da ‘ZERO’, il primo social utility network della storia nato a Torino da un’idea dell’imprenditore Cristiano Bilucaglia (www.ubroker.it) che, dal 2015, riesce ad azzerare le bollette di luce e gas, canone Rai e accise comprese, per la gioia dei consumatori. Il 23 Luglio è la volta degli ‘Standing Ovation’, storica e affermata tribute band di Vasco Rossi guidata dal grintoso Andrea ‘Innesto’ Cucchia. Martedì 24 spazio alle danze caraibiche con ‘Noche Latina Live’, e l’esibizione delle migliori scuole di ballo di Torino. Giovedì 26 è di scena Ivan Cattaneo, mentre il 27 arriva l’energia di Fede Poggipollini, storico chitarrista di Luciano Ligabue, con un omaggio al rocker di Correggio insieme alla virtuosa e apprezzata formazione torinesi dei bravi e seguitissimi ‘Liga Revolution’. Appuntamento col revival il 28 luglio: attesi sul palco Gianni Drudi e i Radiostar’ per la ‘Fiki Fiki Night’, dal nome del più grande successo degli anni ’90 del celebre cantautore romagnolo. Gran Finale con ‘Torino Sotterranea’ il 29 luglio. Importantissimo: lunedì 30 Luglio si recupera lo show di grande cabaret d’autore (annullato il 20 luglio scorso causa maltempo) di Beppe Braida con ‘Gli Sconnessi’ (simpatico gruppo di affermati attori comici torinesi): con loro sul palco anche l’altrettanto apprezzato Gianluca Impastato e ‘I 60 Beat’. Conduce la manifestazione Claudio Sterpone, attore cinematografico e stimato cabarettista già nel cast di ‘Colorado Cafè’, ‘Zelig Off’ e molti altri. Media partner dell’evento è ‘Radio GRP’, storicamente la Radio più ascoltata e seguita in Piemonte, mentre la Direzione Artistica porta la firma di Andrea Carbonara e Marco D’Angeli. Tutte le informazioni sul sito www.scelgozero.it, o allo 011 044.88.26. Il Festival sostiene la raccolta fondi in iuto del prezioso ‘Museo del Grande Torino e della Memoria Storica Granata’ di Grugliasco, presente con un proprio ricco e gustoso stand di street food all’interno dell’area spettacoli.

Gran Paradiso Film Festival alla 21^ edizione

Nei giorni scorsi al Museo del Cinema, è stata presentata alla stampa la ventunesima edizione del Gran Paradiso Film Festival , che si svolgerà a Cogne dal 23 al 28 luglio e in altri sei Comuni di tre valli del Parco ( Rhemes- Notre Dame, Rhemes- Saint-Georges, Introd, Aymavilles, Valsavarenche, Villeneuve ) tra il 4 e il 23 agosto. Il Direttore Artistico del Gran Paradiso Film Festival Luisa Villermoz ha presentato una ricca programmazione articolata in 13 giornate, 22 eventi e 57 proiezioni tra film, documentari e cortometraggi selezionati tra 140 opere provenienti da 27 paesi e 5 continenti, a conferma della dimensione internazionale a cui il Festival intende aprirsi.

” CONFINI è il tema che questa edizione intende proporre – spiega Luisa Villermoz – Un tema molto attuale inteso come visione dinamica di soglia e non di limite. Creare un festival significa mettere insieme dei racconti che spaziano geograficamente , che utilizzano linguaggi disparati , un festival in cui la Natura in tutte le sue forme va in scena “. La cerimonia inaugurale del Festival si terrà lunedì 23 luglio alle ore 17 a Cogne, alla presenza delle autorità istituzionali e con il concerto di Naif Hérin, cantautrice e musicista polistrumentista valdostana. Il Festival comprende diverse sezioni : le competizioni cinematografiche ” Concorso internazionale” e ” Corto Natura ” , il ciclo di incontri ” De Rerum Natura ” , eventi alla scoperta del territorio del Parco ” Aria di Festival ” e

” GPFF in mostra “. Portavoce del messaggio del Festival e personaggio – simbolo della ventunesima edizione sarà Don Luigi Ciotti : ” In natura non esistono confini ma solo relazioni . Notte e giorno, cielo e terra, piante e animali…Non c’è forma di vita o espressione del creato che non richiami una relazione e da quella relazione sia nutrita”. Tra gli ospiti di questa edizione molti i personaggi di rilievo : da Giuliano Amato a Flavio Caroli e Fabio Fazio, da Marta Cartabia a Luciano Violante.

La Cerimonia di Premiazione si terrà nella serata di sabato 28 luglio, con l’attribuzione del ” Trofeo Stambecco d’Oro”, alla presenza di Paolo Cognetti, vincitore del Premio Strega 2017.

La Fondazione CRT contribuisce alla realizzazione di questa importante manifestazione attraverso il contributo alla Fondation Grand Paradis,”un sostegno per quattro anni consecutivi in linea con alcuni punti fermi della nostra attività filantropica – come afferma Annapaola Venezia, Vice Segretario Generale della Fondazione CRT – che vanno dalla promozione della cultura di qualità e del talento creativo al coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi in iniziative capaci di incidere sulla loro formazione, dalla tutela del patrimonio paesaggistico alla sensibilizzazione al rispetto dell’ambiente”.

Helen Alterio