CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 691

Il tenente Colombo sotto la Mole

Grandi sorprese in questo inizio di 2019 per il pubblico torinese del grande teatro: a febbraio arriva nel capoluogo sabaudo, l’esclusiva italiana del “Tenente Colombo”, l’ispettore più acuto e geniale quanto bizzarro e divertente che sia mai stato trasmesso dal piccolo schermo

Questa volta il Tenente Colombo appassionerà gli spettatori non a casa davanti alla tv ma seduti alle comode poltrone del Teatro Cardinal Massaia di via Sospello 32/C dove,sabato 9 e domenica 10 febbraio, l’amato inquirente trasporterà i presenti nell’atmosfera originaria di oltre cinquant’anni fa per portare in scena un thriller che in Inghilterra ha già fatto registrare a teatro ben cinque anni di sold out. Il tutto riservando agli spettatori alcune gradite sorprese come l’uso, sul palcoscenico, dell’autentico modello dell’impermeabile del Tenente Colombo, o la rivelazione del dettaglio mai svelato del nome della moglie del noto personaggio. A portare in scena l’emozionante giallo, scritto dagli autori originali della serie TV Richard Levison & William Link, saranno Ivan Fabio Perna, uno dei più acclamati interpreti di teatro americano in Italia, il quale firma anche la regia dello spettacolo ricco di colpi di scena e che lo vede protagonista accanto a Marco Manzini nei panni del freddo e cinico dott. Flemming. Gli interpreti si affronteranno in una tenace sfida, fatta di astuzie e contromosse, nella quale soltanto alla fine uno prevarrà sull’altro, dando vita ad un finale sorprendente! Completano il cast: Barbara Cinquatti, Maria Elvira Rao, Claudio Orlotti, Grazia Audero e Sebastiano Drago.

Quale sarà il caso affrontato dal Tenente Colombo nella sala del Cardinal Massaia di Torino?

L’omicidio è quello messo in atto dal Dottor Roy Flemming, brillante psichiatra di Los Angeles stanco del logoro rapporto con la possessiva e nevrotica moglie. Con l’aiuto della sua amante, organizza un ingegnoso assassinio basato su una sostituzione di persona, che gli creerà un alibi all’apparenza perfetto. Il piano creato da Flemming sembra andare per il verso giusto, ma il caso viene affidato ad un bizzarro ufficiale di polizia: il Tenente Colombo. Un tipo molto sospettoso che si rivela un formidabile avversario. Il Tenente appare maldestro, smemorato, inetto e burocrate, ma in realtà si dimostra un sagace professionista e un profondo conoscitore della natura umana. Il guanto di sfida è stato lanciato… Anche a teatro si segue dunque l’impostazione della stessa serie televisiva secondo la quale, sin dalle prime sequenze, lo spettatore conosce l’assassino, perché vede compiere il delitto in diretta… ma è poi fortemente coinvolto dal marchingegno di trappole psicologiche che Colombo metterà in atto per arrivare ad avere le prove tali da incastrare l’autore del crimine.  Fra i momenti salienti affrontati dalla regia dello spettacolo figura anche la messa in scena dell’omicidio. Due settimane intense di prove che hanno visto la Cinquatti e Manzini in una drammatica scena di strangolamento iperrealista e mozzafiato che ha fatto letteralmente saltare il pubblico sulle poltrone.  Colombo non è solo uno thriller… è anche un giallo, un dramma psicologico e una commedia: insomma due ore emozionanti, divertenti e irripetibili con l’opportunità davvero singolare di vedere dal vivo l’‘impermeabile acquistato nel 1967 da Peter Falk per girare la puntata pilota. La ditta spagnola di produzione esiste ancora adesso ma il modello è andato perduto: con grande emozione Ivan Fabio Perna è riuscito ad avere copie dei modelli originali e in una corsa contro il tempo l’ha fatto confezionare dalla costumista Dina Lo Tartaro. Questa produzione è l’unica al mondo ad avere il modello del trench originale del Tenente Colombo.  La produzione del Tenente Colombo è di LEWIS & CLARK, compagnia nata nel 1999 con l’obiettivo di produrre e mettere in scena un repertorio di opere teatrali americane e anglosassoni. Particolare attenzione viene dedicata alla restituzione della mise-en-scène in grado di rispecchiare la cultura, il tempo e la struttura drammaturgica sviluppata dall’autore. Anima è Ivan Fabio Perna, esperto conoscitore della commedia americana, nonché autore, regista e attore.  A New York ha lavorato a fianco degli attori americani Randy Danson e Daniel Von Bargen, in Italia con Franca Nuti, Giancarlo Dettori, Franco Branciaroli, ha inoltre collaborato con il Teatro Stabile di Ancona e con il Piccolo Teatro di Milano. È traduttore del commediografo americano Neil Simon ed è stato il regista del musical in tournée nazionale Moulin Rouge tratto dal film B. Luhrmann. Come autore firma le commedie Questioni di Donne, L’Uomo con la Barba, Terapie di Gruppo, Ti Amo da Morire, Questioni di Famiglia e la saga dell’ispettore Mantovani con Sei Personaggi in Cerca di un Cadavere e Il Mistero delle Lacrime di Giada. Dal 2017 è direttore artistico del “Dreams Festival”, la prestigiosa stagione estiva loanese che ha ospitato nomi come Ranieri, Sgarbi, Masini, Turci, Branduardi e tanti altri. Sarà proprio Perna a calarsi nei panni del Tenente Colombo e far rivivere uno dei miti della storia dei gialli, portandolo a teatro, a Torino.

DOPO 5 ANNI DI SOLD-OUT IN INGHILTERRA, IL 9 E 10 FEBBRAIO LO SPETTACOLO, IN ESCLUSIVA ITALIANA, SBARCA IN CITTA’ CON L’IMPERMEABILE ORIGINALE DELL’INFALLIBILE ISPETTORE PIU’ CONOSCIUTO IN TV

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Informazioni e prevendite:

– Presso le biglietterie del Teatro Cardinal Massaia
– Al numero tel. 011.2216128

– E-mail: prenotazioni@teatrocardinalmassaia.it
– Presso la biglietteria on-line Biglietto Veloce –
cliccare su: http://bit.ly/colombo_biglietti

Trailer dello Spettacolo visibile al link: http://bit.ly/trailer_colombo_02

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AL TEATRO CARDINAL MASSAIA

in Via Sospello, 32/c a Torino

Sabato 9 (ore 21) e Domenica 10 Febbraio (ore 16)

LEWIS&CLARK presenta:

Ivan Fabio Perna – Marco Manzini
in

TENENTE COLOMBO

– Prescrizione Omicidio –

di Richard Levison & William Link

 

Svelato il “cuore” romanico del Santuario della Consolata

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Presentati gli affreschi dell’antica Chiesa di Sant’Andrea

Tra il dicembre 2016 e il dicembre 2018 duecentosettantotto donatori – la maggior parte torinesi, ma pure dalla provincia, come da Asti e Cuneo, come dalla Lombardia al Lazio, dalla Sicilia alla Sardegna alla Puglia, agli Emirati Arabi anche, i più con una sola donazione, una persona di donazioni ne ha fatte dieci – hanno raccolto oltre 67 mila euro che grazie al raddoppio operato dalla Fondazione Crt sono divenuti 134, una eccellente politica di fundraising che ha dato vita ad un nuovo, preciso impulso archeologico. Ad opera di quella stessa Fondazione che, ha spiegato in conferenza stampa il presidente Giovanni Quaglia, “da sempre principale sostenitore privato del Santuario della Consolata, cui ha storicamente destinato 4 milioni di euro, continua a mettere a disposizione risorse economiche, competenze e idee progettuali per la valorizzazione e la salvaguardia di questo meraviglioso “gioiello”, confermando il proprio impegno per il patrimonio artistico ecclesiastico”. “Un atto di filantropia innovativa – ha ancora sottolineato Quaglia -, dal momento che al nostro interno stiamo raccogliendo una vera sensibilità per il restauro collegato alla comunità di riferimento, interpretando la restituzione come strumento di inclusione sociale. Nei prossimi mesi avvieremo un progetto che prevede il coinvolgimento di santuari nel Piemonte e nella valle d’Aosta”. A segno di gratitudine, saranno quelle 278 persone a poter ammirare prima di ogni altro gli affreschi portati alla luce sulle pareti che furono le prime campate della chiesa di Sant’Andrea, costruita nell’XI secolo, su cui dietro l’invito di Giovanna Battista di Savoia-Nemours l’abate Guarini costruirà il capolavoro barocco nel 1675.

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Quell’architettura barocca che si pone come eccellenza e che rende famoso e visitato il capoluogo piemontese, cifra di richiamo che tuttavia non dovrebbe passare sotto silenzio un passato protocristiano e medievale di cui Torino non è certo ricca ma che pure torna alla luce (si pensi alla basilica risorta sotto la costruzione modernissima della “Nuvola” Lavazza o ai resti delle tre chiese sotto l’edificio del duomo della città), un precedente panorama dove le cronache inscrissero la chiesa, di cui ammiriamo all’aria aperta oggi il campanile, definita come il luogo sacro più bello e più importante della città. Un bell’esempio di ritrovamento artistico, un lampo di storia e di vita che riappare e a tratti sembra ancora voler trattenere gli aspetti di una chiara lettura, è il lavoro – al di là della campagna di ricerca nel 2008, che lasciava intravedere come la parte absidale dell’antica chiesa romanica si fosse conservata -, con 240 giorni di cantiere, portato avanti da un Protocollo d’intesa che ha visto la collaborazione del Santuario della Consolata (il Rettore, Mons. Giacomo Martinacci, ha tracciato la storia del complesso e ha espresso tutta la speranza che il percorso avviato possa dare ulteriori frutti, come il restauro della settecentesca Cappella dell’Abate), della Curia Metropolitana, della Soprintendenza nella persona dell’architetto Luisa Papotti, del Politecnico e dell’Università, della Fondazione Crt e soprattutto del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”.

Oggi quella che è stata la Cappella invernale dei sacerdoti che abitano il Convitto del Santuario cambia veste. Antica, meravigliosa, pronta ad accogliere nuovi interventi, che gli studi stanno avvicinando a esempi rintracciabili nell’Abbazia della Novalese e nella Collegiata di Sant’Orso ad Aosta. Rimossi gli intonaci posteriori e lo coloriture moderne, anche con l’utilizzo del laser, sono apparsi questi pressoché inattesi gioielli. Sulla parete sud ha preso forma una grande figura, la mano destra protesa verso l’alto e la sinistra a reggere un cartiglio, da cui si evince che potremmo identificare il personaggio con il profeta Abramo.

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Sulla parete nord, sono comparse due grandi figure inquadrate da elementi architettonici, che recano in mano ancora dei cartigli: alla sommità delle pareti, nelle fasce decorate, a lato di variopinte greche intrecciate, si riconoscono due volti. Uno maschile con grandi occhi, naso affilato e barba, il cui copricapo ci dice che potrebbe trattarsi di un monaco, probabilmente San Benedetto, come suggeriscono alcune lettere dipinte a lato (i primi monaci della chiesa di Sant’Andrea erano benedettini), l’altro femminile, con il capo velato, caratterizzato da un intenso sguardo. I lavori non hanno coinvolto esclusivamente le pareti, anche il catino absidale ha visto riapparire una decorazione floreale, probabilmente secentesca, a ghirlande e motivi vegetali. Soprattutto Luisa Papotti ha messo in luce gli aspetti storici e artistici del ritrovamento: “Davanti ai nostri occhi, ricompare l’architettura imponente della antica basilica conventuale, che i monaci fuggiti da Novalesa ricostruirono intorno all’anno 1000 nell’angolo nord-occidentale della città medievale. Ne ritroviamo la muratura laterizia esterna scandita da lesene, fregi di archetti pensili e monofore, ma anche le decorazioni interne, animate da fregi policromi e da ieratiche figure di santi e profeti”. Il visitatore si troverà quindi dinanzi ad un’importante testimonianza del medioevo torinese, che richiede ancora un lungo lavoro di indagine, ma che in futuro potrà forse veder riapparire parte delle proprie strutture, risalenti all’indomani delle incursioni saracene, che videro altresì l’apporto di due figure di primo piano come quelle di Gezone, abate di Breme, e di Bruningo, monaco architetto.

 

Elio Rabbione

 

 

Credits photo Delmastro – Distefano – architetti

Le immagini degli affreschi riscoperti, nell’ordine: sulla parete sud, il patriarca Abramo; i personaggi raffigurati sulla parete nord e uno scorcio della parete stessa. In ultimo, la posizione di uno degli affreschi ritrovati nella ricostruzione dell’antico complesso religioso di Sant’Andrea.

Il “Pannunzio” propone: “La sala tre del Massimo intitolata a Soldati”

“A vent’anni esatti dalla sua morte merita un riconoscimento da parte della sua Città”

Tra le diverse proposte di intitolazione della sala tre del Cinema Massimo il Centro “Pannunzio “ intende aggiungere una proposta: Mario Soldati, regista e scrittore nato a Torino che venne festeggiato proprio al Museo del cinema per i suoi 85 anni. Crediamo di non dover spendere delle particolari parole per sostenere una candidatura che dovrebbe trovare largo consenso:i suoi film sono entrati nella storia del cinema e la figura di Soldati non è mai stata divisiva politicamente. A vent’anni esatti dalla sua morte Soldati merita un riconoscimento da parte della sua Città e l’intitolazione di una sala al Museo del cinema sarebbe un riconoscimento non effimero molto significativo. Grato per una segnalazione, porgo  cordiali saluti. 

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Pier Franco Quaglieni

direttore del Centro Pannunzio, presidente del Comitato nazionale per le onoranze di Mario Soldati

Il "Pannunzio" propone: "La sala tre del Massimo intitolata a Soldati"


“A vent’anni esatti dalla sua morte merita un riconoscimento da parte della sua Città”
Tra le diverse proposte di intitolazione della sala tre del Cinema Massimo il Centro “Pannunzio “ intende aggiungere una proposta: Mario Soldati, regista e scrittore nato a Torino che venne festeggiato proprio al Museo del cinema per i suoi 85 anni. Crediamo di non dover spendere delle particolari parole per sostenere una candidatura che dovrebbe trovare largo consenso:i suoi film sono entrati nella storia del cinema e la figura di Soldati non è mai stata divisiva politicamente. A vent’anni esatti dalla sua morte Soldati merita un riconoscimento da parte della sua Città e l’intitolazione di una sala al Museo del cinema sarebbe un riconoscimento non effimero molto significativo. Grato per una segnalazione, porgo  cordiali saluti. 
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Pier Franco Quaglieni
direttore del Centro Pannunzio, presidente del Comitato nazionale per le onoranze di Mario Soldati

Arteinfiera compie venticinque anni

In programma dal 15 al 24 marzo 2019 a Casale Monferrato

                        

La Mostra Regionale di San Giuseppe 2019 si avvicina a grandi passi all’edizione numero settantatre, che si svolgerà al Quartiere Fieristico della Cittadella di Casale Monferrato da venerdì 15 a domenica  24 marzo 2019. Ad organizzarla, all’insegna della continuità, sarà la D&N Eventi di Casale Monferrato, che ha già riconfermato gli ingredienti che avevano contribuito al grande successo dell’edizione del marzo 2018, ovvero de ‘La Fiera dei record’, con un afflusso senza precedenti di espositori e di pubblico: si tratta dell’ingresso gratuito e del percorso a giorni alterni, oltre che della tradizionale Piazzetta del Gusto con espositori provenienti da svariate regioni italiane. E quest’anno c’è una ricorrenza particolare. Arteinfiera, la mostra di arte contemporanea, fondata e curata dall’artista e critico d’arte Piergiorgio Panelli ha raggiunto il quarto di secolo di vita, risalendo la sua prima edizione, all’interno della Mostra Regionale di San Giuseppe a venticinque anni orsono. Il titolo di questa edizione è ‘Volare

lentamente’. “Questo titolo – dice Piergiorgio Panelli – è motivato dal fatto che in un momento in cui il mondo va esageratamente veloce, a lentezza è l’etica migliore per capire meglio noi stessi e le cose migliori da apprezzare come la bellezza e l’arte”. Per l’edizione 2019 Panelli ha invitato artisti provenienti da quasi tutte le province del Piemonte: Roberta Petrone di Torino, Antonella Tavella di Cuneo, Pietro Perrera di Casale Monferrato, Stefania Dolce di Casale Monferrato, Antonino Fulci di Vercelli, Marco Giachero di Alessandria, Michela Squillaciotti di Asti ed Eugenio Cerrato di Novara.

“Io tu noi tutti”

Ma cosa è accaduto?

Quando è accaduto?

No non è possibile

Improvvisamente no.

Il traffico che corre

La gente nei caffè

La mente mia che scorre

E indaga su di te

Le ultime espressioni

Le pause fra di noi

Le minime emozioni

I gesti, gli occhi tuoi

Neanche un minuto

Di “non amore”

Questo è il risultato dei pensieri miei!

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“Io tu noi tutti” è l’11º album discografico di Lucio Battisti, pubblicato nel marzo del 1977 dall’etichetta discografica Numero Uno. Da esso venne estratto il singolo Amarsi un po’/Sì, viaggiare. Amo quell’album, ce l’ho in vinile e ne assaporo ogni giorno il valore. Siamo nella settimana sanremese e mi rendo conto che i brani “emozionanti” di altri tempi vincono sempre su tutto, al di la delle interpretazioni sindacabili. Sanremo è sempre Sanremo ma da qualche anno a questa parte mi pare si sia avvalso di rivalutare ed inserire all’interno della kermesse, brani di successo un bel po’ datati e questo, forse, dovrebbe farci riflettere. Io tu noi tutti fu il secondo album più venduto in Italia nel 1977, raggiungendo come picco nella classifica settimanale il primo posto e rimanendoci per quattordici settimane consecutive. Siamo nell’epoca del “JUST IN TIME”, musica che funziona, tre minuti, poi….la si perde, fatto salvo per alcuni colossi che la buona musica la regalano sempre e comunque, sia chiaro. Ma la musica pop, è musica popolare, siamo noi quelli che i dischi li votano, li comprano, li ascoltano e li consumano…allora, non sarebbe ora di ri-educarci all’ascolto e pretendere qualcosina di più? Non dimenticate che “La qualità non è mai casuale; è sempre il risultato di uno sforzo intelligente.”

https://www.youtube.com/watch?v=qVRqPMwNHww

Chiara De Carlo

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Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!

 

Come nascono le mostre: le Madame Reali

Sala Uno GAM – Via Magenta, 31 Torino

GLI AMICI DELLA BIBLIOTECA D’ARTE
Per il ciclo Come nascono le mostre. Ricerche, archivi, confronti

Presentano la mostra a Palazzo Madama Torino


Madame Reali: cultura e potere da Parigi a Torino. 
Cristina di Francia e Giovanna Battista di Savoia Nemours (1619-1724)

Intervengono Clelia Arnaldi di Balme e Maria Paola Ruffino, curatrici della mostra,
con Alessandra Giovannini Luca – 
Ingresso libero fino a esaurimento posti disponibili.

 

 

La mostra illustra la vita e le azioni di due donne che impressero un forte sviluppo alla società e alla cultura artistica nello stato sabaudo tra il 1600 e il 1700:Cristina di Francia (Parigi 1606 – Torino 1663) e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours (Parigi 1644 – Torino 1724). Due figure emblematiche nella storia europea, che esercitarono il loro potere declinato al femminile per affermare e difendere il proprio ruolo e l’autonomia del loro Stato. Le azioni politiche e le committenze artistiche delle Madame Reali testimoniano la ferma volontà di fare di Torino una città di livello internazionale, in grado di dialogare alla pari con Madrid, Parigi e Vienna. Con oltre 120 opere, tra dipinti, oggetti d’arte, arredi, tessuti, gioielli, oreficerie, ceramiche, disegni e incisioni, la mostra ripercorre cronologicamente la biografia delle due Madame Reali e racconta le parentele che le collegano alle maggiori case regnanti europee, le loro azioni politiche e culturali, le scelte artistiche per le loro residenze, le feste sontuose, la moda e la devozione religiosa. L’allestimento, progettato dall’architetto Loredana Iacopino, sviluppa un itinerario attraverso la vita di corte in epoca barocca, negli stessi ambienti in cui vissero le due dame, documentate non solo nella loro immagine politica, ma anche in quella più intima e femminile. Le curatrici Clelia Arnaldi di Balme, conservatore di arte antica, e Maria Paola Ruffino, conservatore di arti decorative a Palazzo Madama, presenteranno il progetto della mostra, raccontando gli obiettivi e la messa a punto del programma espositivo, le scelte operate nella ricerca e nella selezione delle opere, in dialogo con Alessandra Giovannini Luca, funzionario storico dell’arte del Polo Museale del Piemonte. A partire da alcuni significativi casi di studio emersi durante i lavori di preparazione della mostra, l’incontro si chiuderà con una riflessione sullo stato odierno degli studi sulle Madame Reali e su possibili prospettive di ricerca.

Alla scoperta della libreria Trebisonda

Parlateci di voi. Chi siete e quando nasce la vostra attività?

Libreria Trebisonda Torino Recensioni Libri e News UnLibroLa Trebisonda nasce nel febbraio 2011 a Torino, in un quartiere vivace e multiculturale: San Salvario, vicino alla stazione di Porta Nuova, a Torino. Un posto che conosco bene perché, oltre ad abitarci, ci ho anche lavorato in un progetto di riqualificazione urbana, e quindi ho imparato a conoscerne le risorse, i punti di forza. Il mio modo di interessarmi ai libri e alle questioni politiche, sociali ed economiche mi è parso essere in sintonia con gli interessi e le inclinazioni di tante altre persone che vivono e lavorano qui. Gestire una libreria è stato, da sempre, uno dei miei sogni. Quando, nel 2010, ho incontrato un libraio con cui condividere questo progetto, abbiamo deciso di aprire la Trebisonda, che dall’inizio del 2012 gestisco da sola.

Il nome Trebisonda è quasi una casualità, si è riempito di significati negli anni successivi all’apertura. Pensavo a termini legati al mare, come Ondina, che poi ho scoperto essere il diminutivo della prima atleta olimpionica italiana, Trebisonda Valla. Mi è allora venuto in mente il detto «non perdere la trebisonda». Trebisonda, ora Trabzon, è infatti un porto sul Mar Nero, ed è per questo che nell’antichità veniva visto come un punto di riferimento; per i naviganti era come la stella polare. San Salvario è a sua volta un approdo, stretto com’è tra la stazione e il Po. Un quartiere crocevia di popoli e religioni, proprio come un porto, e anche per questo il nome Trebisonda calzava a pennello. Inoltre adoro Don Chisciotte, è il mio libro, infatti la polena/sirena di cartapesta realizzata da Alessandro Rivoir, che si trova qui in libreria e che è un po’ il simbolo della Trebisonda, legge un libro, che è proprio il Quijote. Ma mi ero completamente dimenticata – me l’ha ricordato una cliente un paio di anni fa – che il sogno di don Chisciotte è diventare imperatore di Trebisonda. Quando si dice la combinazione…

Che tipo di lettori frequenta la vostra libreria?

Libreria Trebisonda Torino La libreria è frequentata dagli abitanti del quartiere: persone di tutte le età, famiglie, studenti, pensionati. E poi da persone che vengono apposta, da altri quartieri o da fuori Torino. Dai turisti, perché anche San Salvario inizia da qualche anno a beneficiare dell’aumento del turismo in città. Infine, da coloro che frequentano i numerosi appuntamenti che propongo: presentazioni, corsi, laboratori (in questo caso, anche bambine e bambini). San Salvario è un quartiere dall’animata vita serale e notturna e così per cinque anni ho tenuto la libreria aperta tutti i sabati dalle 23 all’una di notte: c’era chi si aspettava che entrassero in libreria ubriaconi e simili, ma la realtà era molto più variegata: non solo giovani a passeggio tra i cocktail bar, ma anche e soprattutto persone e famiglie che andavano o tornavano dalla cena al ristorante e in pizzeria, o che dovevano fare un regalo, proprio come di giorno. In ogni caso è vero che un certo tasso alcolico favorisce l’acquisto!

Lettori si nasce o si diventa?

Anche chi “nasce” lettore, nel senso che appartiene a una famiglia di lettori, ha poi bisogno di confermare questa propensione, incontrando i libri e i maestri (le maestre) giusti. Quindi per lo più lettori si diventa, direi.

Essere librai nel 2019: che cosa è cambiato nel mestiere del libraio e nel ruolo del lettore, negli ultimi anni?

Libreria Trebisonda San Salvario TorinoForse il libraio, la libraia di questi anni è una persona che cerca di capire dove si trova la sua libreria, il posto in cui si colloca, in quale tempo storico e in quale quartiere e città, tutti elementi che rendono possibile un’interazione con quello che succede al di fuori della libreria. Uno scambio in cui la libreria dà anche degli input, che non sono solo gli incontri sul libro del momento, ma anche serate a tema, focalizzate su figure letterarie o politiche di rilievo o temi di attualità; e pure un allestimento particolare della vetrina. Questo è un messaggio potente secondo me, perché l’aspetto visivo è importante e va tenuto in debito conto. Forse negli anni è diventata un po’ obsoleta l’immagine – certamente affascinante – del libraio che se ne sta nel suo antro polveroso pieno di tomi antichi e introvabili. Se c’è un modo per rendere vivo questo mestiere è diventare parte attiva di quello che succede intorno: non più chiusura ma apertura, scambio con quanto si trova fuori. Non è invece venuta meno la funzione “orientativa”, anzi direi che è ancora più preziosa, vista la quantità di libri immessi sul mercato giorno dopo giorno, anno dopo anno. A maggior ragione, lavorando con la piccola editoria e con autori e autrici non ancora molto noti, i lettori si affidano maggiormente al consiglio della libraia o del libraio.

Lettura e reti sociali: che cosa ne pensate di questo binomio? Si può essere “social” continuando a essere lettori? Quanto e come siete presenti sulle reti sociali e che impatto hanno queste sulla vostra attività?

Trebisonda San Salvario TorinoLa Trebisonda ha una pagina facebook e un account instagram. Altro modo di essere “social” è l’invio della newsletter. Non vado matta per facebook, anche se talvolta favorisce incontri altrimenti impossibili; però mi pare che il tempo che finiamo per dedicargli sia troppo. Tempo sottratto non solo alla lettura, ma anche alla famiglia, agli amici, alla cura del proprio corpo… A livello di lavoro, mi pare che le proposte più interessanti scaturiscano da incontri de visu; certo la piattaforma social può essere una vetrina; ma forse non è un caso che, spesso, chi più dà riscontri positivi online poi non si faccia mai vedere in libreria: sarà un modo per sgravarsi la coscienza?

Nel nostro gruppo ci sono titoli che ormai hanno raggiunto lo stato di “libri di culto” o veri e propri tormentoni, come Il caso di Harry Quebert o la Saga dei Cazalet, non sempre a causa della loro qualità artistica ma grazie, soprattutto, a un passaparola costante sulle reti sociali: quali sono i titoli il cui successo vi ha maggiormente stupito e che idea vi siete fatti del motivo di questo successo?

Il mio è un osservatorio un po’ particolare, di nicchia, e quindi forse lo sarà anche il titolo che sto per fare, che è Patria di Fermando Aramburu (Guanda). Autore già pubblicato in Italia da La nuova Frontiera, ma non molto noto fino alla pubblicazione di questo lungo romanzo, emozionante e bellissimo.

Qual è il titolo che, secondo voi, diventerà il prossimo “tormentone”?

C’è attesa per White di Bret Easton Ellis che uscirà con Einaudi a ottobre. Tra pochi giorni esce con Iperborea il nuovo Bjorn Larsson, La lettera di Gertrud che, se non un tormentone, sarà sicuramente un “tormentino” per i fan di questa casa editrice, che sono sempre più numerosi. Infine, se posso fare un augurio, spero che Babbitt di Sinclair Lewis (Mattioli 1885) abbia almeno parte della fortuna che ha avuto Stoner di Williams: è stupendo.

In molti, sul nostro gruppo, si lamentano del fatto che è diventato molto difficile invogliare alle lettura i giovanissimi: in base alla vostra esperienza è vero che i ragazzi leggono sempre di meno? Esiste una strategia che scrittori, librerie, case editrici o chiunque abbia a che fare con giovani lettori potrebbe utilizzare per interessarli di più?

Libreria Trebisonda a San Salviano TorinoI bambini sono naturalmente curiosi e attratti dalla bellezza, e i libri, anche se in casa non ce ne sono, li incuriosiscono assai. Non è impossibile che un bambino inizi a leggere anche se i genitori non leggono. Certo, è difficile. Ma anche i piccoli lettori possono – speriamo temporaneamente – disamorarsi della lettura, quando diventano adolescenti e dai coetanei ricevono messaggi sconfortanti: leggere è noioso, chi legge è uno sfigato. Come libraia consiglio, ai bambini che non amano leggere “tanto”, i fumetti. Il fumetto ha il pregio di poter essere letto anche dai ragazzini che, per qualche motivo, in adolescenza smettono di leggere i libri. In alternativa, una storia, magari illustrata, breve, che vada incontro agli interessi del bambino o della bambina: l’informatica ad esempio, i dinosauri, le sirene, ecc.

Spero sempre che in loro, o almeno in alcuni di loro, si desti la voglia di riprendere in mano un romanzo. In generale, e qui parlo anche e soprattutto di ambito scolastico, credo che una buona strategia sia rendere partecipi, protagonisti, i ragazzi e le ragazze: coinvolgerli, affascinarli, farli innamorare. Ricordo un incontro emozionante con Fouad Laroui (premio Goncourt, pubblicato da Del Vecchio; consiglio in particolare Un anno con i francesi) in un liceo scientifico di Torino. Riuscì a tenere una sorta di lectio magistralis in francese a due classi che parlavano inglese. Si fece capire benissimo, spaziando dalla letteratura alla fisica, e ricordando che l’intuizione di Einstein sulla relatività nacque durante una passeggiata con un poeta. Incoraggiò quindi le scolaresche a non trascurare lo studio delle materie umanistiche. Fu subissato dalle domande. C’era una bellissima atmosfera in quell’aula magna.

Ancora una cosa: per cercare di rendere i libri oggetti sempre più diffusi, per tutti, la Trebisonda è aperta alle feste di compleanno per i più piccoli, che così imparano a considerare la libreria uno spazio comune, un luogo in cui possono giocare, divertirsi, un posto di uso «quotidiano».

Come vi ponete nei confronti della lettura digitale? La considerate una risorsa o una minaccia per la vostra attività e per il futuro dell’editoria?

Trebisonda Libreria ToPiù che una minaccia vorrei vederla come una maniera di integrare le possibilità di chi legge. Pensiamo a chi viaggia spesso o a lungo: impossibile portarsi dietro dei tomoni, no? Certo il numero di chi legge solo con e-reader è in aumento, ma mi pare sia comunque una percentuale poco rilevante. Il problema vero, semmai – scopro l’acqua calda – è che in Italia si legge poco, sia su carta sia su supporto elettronico.

Tornando alla domanda, sarebbe bello che le libraie e i librai in carne e ossa potessero veder riconosciuta la loro capacità di consigliare la clientela, sulla base dei gusti e delle necessità. Questo a prescindere dal fatto che venga poi acquistato un libro cartaceo o un e-book.

Consigliate un libro, secondo voi imperdibile, ai nostri lettori.

Da libraia, sono abituata a dare più opzioni a chi mi chiede un consiglio… Alcuni suggerimenti di lettura sono già nelle risposte qui sopra. Tuttavia ho dato uno sguardo alla vostra pagina FB e vorrei consigliare due classici che secondo me potrebbero fare al caso vostro: uno è Mansfield Park di Jane Austen. L’altro è La famiglia Karnowsky di Israel J. Singer. Di contemporaneo, invece, Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie, oppure i racconti di Guadalupe Nettel, Bestiario sentimentale, La Nuova Frontiera, o La felicità di Emma di Claudia Schreiber, Keller. E, sicuramente Una donna, di Annie Ernaux, L’Orma.

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Omegna in Arte tra ‘800 e ‘900

Accompagnata da un documentato catalogo, curato da Giulio Martinoli e Roberto Ripamonti

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E’ stata inaugurata sabato 2 febbraio al Forum di Omegna, sul lago d’Orta, la mostra “Omegna in Arte tra ‘800 e ‘900”, organizzata dall’Associazione Culturale I Lamberti e patrocinata dal Comune di Omegna. Accompagnata da un documentato catalogo, curato da Giulio Martinoli e Roberto Ripamonti, la mostra si pone l’obiettivo di raccontare “un patrimonio invisibile”, come è stato definito da I Lamberti. Un patrimonio che, per la parte che sarà visibile nella mostra, è rappresentato dalle opere di 27 artisti che hanno operato sul territorio della città che ha dato i natali a Gianni Rodari tra l’800 e il ‘900, per un totale di oltre 100 pezzi tra paesaggi, nature morte, disegni, incisioni e sculture.

La mostra e il catalogo hanno l’intento di introdurre i ragazzi (e non solo loro) alla scoperta del valore di quanto li circonda – afferma Roberto Ripamonti – e far prendere loro coscienza di ciò che la storia ci ha tramandato attraverso le testimonianze artistiche presenti nel nostro territorio in modo da far loro riconoscere e recuperare la memoria dei beni che appartengono alla comunità. La presenza di soltanto alcune opere di ventisette autori non può ovviamente rivelare in pieno tutto il loro lavoro artistico, che per alcuni è stato enorme, ma può indurre a trovare un nuovo modo di osservare il nostro territorio e l’arte che ha prodotto”. Dall’Abate Zanoia ai tesori della scuola vigezzina, di cui è esponente Alfredo Belcastro, passando dall’opera pittorica di Guido Boggiani alla scuola di Gignese rappresentata da Filippo Carcano, il percorso della mostra punta ad analizzare alcuni dei molteplici aspetti della vicenda artistica omegnese. Con questo intento verranno, infatti, proposte anche le riproduzioni del polittico di Fermo Stella da Caravaggio custodito nella Collegiata di Sant’Ambrogio e del polittico di Filippo Cavallazzi da Oleggio, che si trova nella chiesa di San Gaudenzio a Crusinallo. Pur non a catalogo, alla mostra saranno esposte anche due opere di Enrico Gattéllaro, pittore nato a Omegna il 10 gennaio 1910 e già disegnatore presso la ditta “De Angeli Frua” nel capoluogo del lago d’Orta, prima di trasferirsi definitivamente a Como nel 1939 per intraprendere la carriera di disegnatore di tessuti. Come scrisse George Bernard Show,”si usa l’arte per guardarsi”. Ringrazio I Lamberti per il loro prezioso volontariato culturale e invito la città a ‘specchiarsi’ nella bellezza delle opere di questa mostra”, ha dichiarato Sara Rubinelli, assessore comunale alla Cultura. E ha aggiunto che “l’arte permette di guardare dentro la propria anima e, in quest’occasione, apporterà anche la valorizzazione del nostro patrimonio territoriale”. La mostra “Omegna in Arte tra 800 e 900”, visitabile fino al 24 febbraio, sarà aperta da martedì a domenica, dalle ore 15 alle 18.

 

M.Tr.

Cuore di tenebra

Dal 2 febbraio al 19 maggio 2019 le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino, in collaborazione con ilCastello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, presentano Cuore di tenebraCastello di Rivoli @OGR.1. Può l’arte prevenire gli errori? una mostra allestita al Binario 2 delle OGR Torino, a cura diMarcella Beccaria, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, con il supporto della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT

Citando il celebre romanzo di Joseph Conrad Cuore di tenebra (Heart of Darkness, 1899), questa mostra collettiva indaga aspetti irrazionali del contemporaneo, dove guerre, imperialismi, fanatismi religiosi, terrorismo, razzismo, disparità crescente, sfruttamento eccessivo delle risorse naturali e alcuni aspetti della tecnica e dell’Intelligenza Artificiale utilizzate in modo irresponsabile sembrano crescere in maniera esponenziale. Originariamente provenienti da Brasile, Cuba, Egitto, Israele, Italia, Libano, Messico, Polonia, Portogallo, Stati Uniti, e attivi in più parti del globo, gli artisti invitati offrono molteplici punti di vista relativi alla complessità del mondo nel quale viviamo, interrogandosi sui lati oscuri del presente e analizzandoli attraverso riferimenti al passato oppure anticipando possibili scenari futuri.  “Con rimandi che spaziano dalla caduta dell’Impero degli Assiri nel VII a.C. per arrivare agli androidi che forse un giorno condivideranno la Terra con gli esseri umani, la mostra indaga i modi in cui gli artisti si relazionano con il mondo contemporaneo scandagliandone alcuni aspetti bui e irrazionali”, spiega Marcella Beccaria. “Le opere selezionate propongono diverse forme di consapevolezza critica che non prescindono dalla capacità di aprire spazi di resistenza poetica, rispondendo alla violenza del presente con inarrestabile forza creativa”. Le opere di Allora & Calzadilla, Maria Thereza Alves, Maurizio Cattelan, Roberto Cuoghi, Bracha L. Ettinger, Massimo Grimaldi, Mona Hatoum, Goshka Macuga, Teresa Margolles, Pedro Neves MarquesWael Shawky, scelte per gli spazi delle OGR, esprimono una vitale creatività che abbraccia più linguaggi e tecniche, tra cui performance, scultura, fotografia, pittura, film e installazioni multimediali e sonore. Cuore di tenebra presenta un nucleo selezionato di tredici importanti opere dalle Collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, per la maggior parte scelte tra quelle acquisite dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT per il Museo. In una visione sinergica, dal 2000 la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha elaborato un progetto di acquisizioni per Torino e il Piemonte che integra le collezioni permanenti del Castello di Rivoli e della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea e che oggi conta oltre 840 opere di artisti italiani e internazionali ospitate presso le due istituzioni.  Cuore di tenebra rappresenta il secondo capitolo nell’ambito della collaborazione tra le OGR Torino e il Castello di Rivoli, iniziata in occasione dell’inaugurazione delle OGR, con la curatela e produzione dell’installazione pubblica Procession of Reparationists (Processione. I riparazionisti, 2017), di William Kentridge allestita nella Corte Est delle ex officine di Corso Castelfidardo e interamente sostenuta dalla Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.La collaborazione tra le OGR e il Castello di Rivoli, trova inoltre una virtuosa espressione nel lavoro avviato con il network ZonArte; il Castello di Rivoli con il proprio Dipartimento Educazione ha infatti collaborato alla riapertura delle OGR nel 2017 organizzando un intenso programma di attività, ampliato con la rassegna Domeniche in festa, nell’ambito del Public Program OGR, grazie al supporto della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.