CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 665

Il Salone del Libro vuole fare rete

Il Salone del Libro di Torino dello scorso maggio – quello n.30, il Salone della sfida con Milano –  ha promosso la rete dell’intero mondo del libro: bibliotecari, librai, editori, festival letterari e lettori. Un eccellente  risultato dimostrato dagli accordi e dai percorsi iniziati allora e poi proseguiti anche a Salone ormai concluso. E infatti il 23 luglio a Prali (Torino) si continua con la rassegna Pralibro ‘Caduti nella rete’. I bibliotecari e le associazioni di librai hanno contribuito a scrivere il programma del Salone del Libro 2017, cosa che si verificherà anche nelle prossime edizioni. La Piazza dei Lettori, promossa dai librai di Colti – Consorzio Librerie Indipendenti Torinesi, promotori  di Portici di Carta in autunno è stata un’altra prova di successo. Avanti così.

 

(foto: il Torinese)

 

Oltre 6 mila visitatori per Vivaldi

Sabato 15 luglio, chiusi i battenti della mostra L’approdo inaspettato. I manoscritti torinesi di Antonio Vivaldi, inaugurata lo scorso 6 aprile presso la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.

Oltre 6 mila visitatori hanno sperimentato il viaggio tra più di 450 composizioni originali del compositore veneziano, che nel loro insieme non venivano esposte da ben 39 anni e hanno partecipato ai tanti concerti, conferenze e spettacoli teatrali realizzati ad hoc nell’adiacente Auditorium Vivaldi: un pubblico variegato, fatto di appassionati, esperti e turisti provenienti da tutto il mondo.

 

La mostra, curata da Franca Porticelli e Annarita Colturato e realizzata da ABNUT (Amici della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino) con il sostegno di Compagnia di San Paolo e Reale Mutua, ha messo in luce alcuni tra i fondi musicali più preziosi della Biblioteca Nazionale: la Raccolta Mauro Foà (costituita da 87 manoscritti e 66 opere a stampa) e la Raccolta Renzo Giordano (comprendente 167 manoscritti e 145 opere a stampa), note a livello internazionale specie per la presenza di opere in gran parte autografe di Antonio Vivaldi.

 

Molto apprezzati dal pubblico sono stati anche i tanti eventi collaterali alla mostra, organizzati da ABNUT in collaborazione con vari enti, associazioni ed orchestre. Un po’ di numeri: 3 convegni e 7 concerti durante il Festival Vivaldi, 12 giovedì vivaldiani successivi, con 4 opere di Vivaldi filmate e 8 concerti. Tanti gli ospiti d’onore protagonisti di questo fitto calendario: l’enfant prodige del violino Indro Borreani, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, eccellenze del pianoforte italiano come Gianluca Luisi e Sabrina Lanzi e l’autore teatrale Corrado Rollin che ha portato in trasferta all’Auditorium il format di BOH (Baretti Opera House).

 

“Tre mesi con Vivaldi e per Vivaldi, dice Franco Cravarezza presidente ABNUT, sono stati per me e i Volontari dell’Associazione, che ringrazio insieme alle curatrici, un’esperienza che riempie il cuore. La sorpresa nei volti e nei ringraziamenti delle migliaia di spettatori e visitatori che abbiamo accompagnato a scoprire lo straordinario patrimonio vivaldiano torinese è stata la soddisfazione più grande che ci portiamo dietro. Ora i manoscritti tornano nel Deposito Manoscritti e Rari della Biblioteca Nazionale, ma mi auguro di essere riusciti a farli entrare di più nel cuore dei torinesi e dei turisti.”

 

Attaccamento per altrove

Le poesie di Alessia Savoini
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Smarrito nel credo di cuori distanti

Si confuse nel cerchio di facili istinti

Indigna con sdegno un celebre minuto

Poiché tagliente fu l’appiglio a un fragile sentimento.

Allorché innocente si dichiarò l’adulto

In lui in cui cresce il trauma infantile

Di colpe e inganni tra dèi e autoritari

Che alla mente non sfugge il pensiero di altrove.

TORNA MARTINA ROASIO, LA HIT DELL’ESTATE E’ ‘LA TERRA ESPLODE’

Ritorna a farsi sentire il 21 luglio in tutte le radio, nell’estate 2017, la ventunenne Martina Roasio, a un anno esatto di distanza dal suo ultimo singolo ‘Giochi solo tu’, seguito al brano di debutto ‘C’è chi parla’ (blablabla), con il quale la giovane artista – torinese di nascita ma astigiana d’adozione – aveva lanciato un duro attacco all’uso smodato e immotivato dei social network.

Si intitola ‘La Terra esplode’ (su etichetta ‘Capogiro Records’) il nuovo brano della giovane interprete, che annovera, fra le esperienze cardine del suo curriculum, anche quella di corista in studio al fianco di celebri artisti quali Franco Tozzi (fratello del più celebre Umberto, con all’attivo anche due partecipazioni al ‘Festival di Sanremo’) e Gerardina Trovato, grintosa cantautrice siciliana. ‘La Terra esplode’ è un brano che vanta una prestigiosa collaborazione internazionale: è firmato infatti con i Dreyers Brothers, i fondatori dei French Affair – artisti di punta della migliore musica dance mondiale targata anni ’90 e 2000 -, ed è un omaggio in italiano del celebre successo evergreen internazionale ‘My Heart goes Boom’ (La Di Da Da) che all’interno della musica contiene una citazione che ricorda volutamente la celebre hit. Il nuovo testo è stato scritto da Vanessa Lucca, valida polistrumentista, music-maker e ingegnere del suono torinese già al fianco di Martina Roasio sin dal primo brano: “La canzone è un wordgame già dal titolo: se si scambia l’h di ‘heart e la si pone alla fine della parola, in inglese lo si traduce come ‘La Terra esplode’ anziché ‘Il mio cuore esplode’, come nel pezzo originario dei French Affair, che hanno peraltro firmato con me come autori il pezzo di Martina Roasio. Nonostante la musica, leggera e immediata al primo ascolto, è un invito all’azione, a essere protagonisti della propria vita in ogni istante, con la consapevolezza che ciascuno è artefice primo del proprio destino”. Il brano è prodotto da Biagio Puma: “Con Danilo Ballo, ora storico arrangiatore dei Pooh, negli anni ’80 e ’90 siamo stati pionieri della cosiddetta italodance, esportando ottimi prodotto in tutto il mondo. Con Martina Roasio ho scelto di trovare un equilibrio tra passato e presente, in memoria di quei tempi straordinari che ho vissuto in prima linea”.

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‘La Terra esplode’ è anche un simpatico e gustoso videoclip (https://www.youtube.com/watch?v=aCS00pbUYuY), diretto dal regista Francesco Mazzone, disponibile sul Canale YouTube Ufficiale di Martina Roasio (https://www.youtube.com/channel/UCeJC-fv2zFfnNaUz0FFk0Tg).

Scena Ovest sul palco

La stagione è quella estiva ma gli eventi sono in programma da novembre 2017 sino al maggio del prossimo anno. Si tratta di Scena Ovest, cartellone di 12 appuntamenti ta prosa, musica, danza e circo contemporaneo per arrivare ad un Teatro multidisciplinare diffuso della Città Metropolitana di Torino Il progetto nasce dal ruolo strategico di un territorio già abitato da alcune eccellenze nell’ambito dello spettacolo dal vivo: la Lavanderia a Vapore presso l’ex Certosa Reale di Collegno, centro regionale per la danza in gestione a Piemonte dal Vivo; Cirko Vertigo e il Festival Sul filo del circo a Grugliasco, polo internazionale di formazione e centro di produzione e diffusione delle Arti del circo contemporaneo; l’auditorium Maison Musique del Circolo dei lettori e Rivolimusica, stagione concertistica organizzata dall’Istituto Musicale Città di Rivoli G. Balmas; il Teatro Concordia a Venaria Reale, che si caratterizza principalmente per la sua specifica programmazione multidisciplinare e come spazio per grandi eventi e spettacoli di forte richiamo di pubblico. La Regione Piemonte e i Comuni di Collegno, Grugliasco, Rivoli e Venaria Reale hanno sottoscritto nel settembre 2016 un protocollo di intesa per la realizzazione di un polo di promozione dello spettacolo dal vivo nell’area di Torino Ovest, che ha visto muovere concretamente i primi passi con la stagione 2016/2017, per arrivare a presentare questo cartellone per la nuova stagione 2017/2018. Obiettivo è configurarsi come area di eccellenza metropolitana e regionale multidisciplinare, dove quattro spazi dedicati allo spettacolo dal vivo organizzano complessivamente oltre 150 rappresentazioni ed esprimono un progetto culturale unitario di livello nazionale e internazionale, in stretta connessione con il tessuto sociale e culturale. Primo strumento concreto è l’abbonamento Scena Ovest, componibile scegliendo quattro spettacoli tra i 12 in cartellone e disponibile online al costo di 32 euro. Da settembre, l’abbonamento e i singoli biglietti saranno in vendita anche nei singoli teatri e all’InfoPiemonte di piazza Castello a Torino. I dodici appuntamenti del cartellone Scena Ovest spaziano tra vari generi, per offrire un ventaglio di possibilità adatte a tutta la famiglia: dal teatro per i più piccoli con la Pimpa, al teatro comico con Fratto_X, alla musica con Luis BacalovRita Marcotulli e Elio, narratore e baritono in una rilettura de Il Flauto Magico; dal circo con le produzioni di Cirko Vertigo alla danza con le coreografie del Balletto di Toscana Junior e alla compagnia spagnola Dantzaz. Si inserisce in questa progettualità anche Rassegnainsilenzio, a cura di Maura Sesia, un’anteprima di Scena Ovest dal 10 al 12 novembre tra Torino, Grugliasco e Collegno, per un percorso tra seminari e spettacoli in silenzio e sul silenzio. Per gli abbonati a Scena Ovest è previsto un biglietto ridotto per partecipare a questi incontri.

Massimo Iaretti

Informazioni

vivaticket.it – piemontedalvivo.it

Abbonamento Scena Ovest – 32 euro per 4 spettacoli a scelta

Tel. 011 4322902 – biglietteria@piemontedalvivo.it

 

‘PARCO DORA LIVE’: ARRIVANO MAX CAVALLARI E SILVIA MEZZANOTTE

Il 21 grande cabaret con Max Cavallari, la voce storica dei Matia Bazar di scena il 23 luglio
Al ‘Parco Dora Live’ per la settima settimana di kermesse, domenica 23 luglio alle 20.30 arriva Silvia Mezzanotte. Due volte come voce nei Matia Bazar, dal 2000 al 2004 e dal 2010 al 2016, sino alla scomparsa del batterista, leader e fondatore Giancarlo Golzi, avvenuta nell’estate 2015, proprio nell’anno in cui il gruppo celebrava 40 anni di carriera. Due volte con i Matia Bazar sul podio del ‘Festival di Sanremo’, nel 2001 (terzo posto) e la vittoria, nel 2002 con Pippo Baudo, partecipando in gara con la storica band genovese anche nel 2000 e nel 2012.Ora Silvia Mezzanotte, laureatasi campionessa dell’edizione 2016 di ‘Tale e Quale Show” su Raiuno con Carlo Conti, riparte da sola, mentre è in tour in tutta Italia con il suo nuovo ‘Summer Tour’ prodotto da ColorSound Srl. Due album da solista (nel 2006 e nel 2008), un terzo di inediti in lavorazione previsto nel 2018 e anticipato da un nuovo singolo, ‘Lasciarmi andare’, prodotto da Chicco Palmosi (arrangiatore dei Modà e di Emma Marrone). il ‘Regine Acoustic Quartet’ approda il 23 luglio sul palco del ‘Parco Dora Live’ a Torino, e vede la celebre cantante bolognese in compagnia di Pino De Fazio (piano), Luca Cantelli (contrabbasso) e Max Govoni (batteria) per un raffinato spettacolo musical-teatrale in cui la virtuosa artista celebra in sette lingue le più grandi voci della musica italiana e internazionale degli ultimi cent’anni, riservando un posto speciale al periodo di successi condivisi con i Matia Bazar. Presentano Gino Latino di Radio GRP (media partner dell’evento) e Carlotta Iossetti.Il 21 luglio, invece, alle ore 20.30, presentato dal noto attore comico torinese Gianpiero Perone, per il cabaret è atteso invece Max Cavallari dei Fichi D’India, uno tra i migliori fuoriclasse italiani in assoluto nel campo della risata d’autore, che intratterrà il pubblico con la sua impareggiabile verve e un repertorio collaudato e amatissimo. Gran finale per la musica, il 30 luglio, con la grinta e la strepitosa voce di Alexia, e per il cabaret con l’ottimo Marco ‘Baz’ Bazzoni.

 

<francadilusso@libero.it>

Il Museo del Cinema a Palazzo Reale

Anche quest’anno il Museo Nazionale del Cinema di Torino è partner della rassegna organizzata da Distretto Cinema e partecipa direttamente alla presentazioni di due serate evento:

Giovedì 27 luglio, proiezione della versione restaurata di L’UOMO DAI 5 PALLONI di Marco Ferreri, vincitore del Leone d’Oro come miglior restauro alla Mostra del Cinema di Venezia del 2016. Il restauro è stato realizzato dal Museo e dalla Cineteca di Bologna grazie al contributo di Massimo Sordella che presenterà il film insieme a Claudia Gianetto, responsabile della Cineteca del Museo.

Venerdì 4 agosto, sonorizzazione dal vivo di LA CADUTA DELLA CASA USHER Jean Epstein ad opera dei Massimo Volume. Il film sarà presentato da Stefano Boni, responsabile Programmazione del Cinema Massimo.

Oggi al cinema

TUTTE LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

Le Ardenne – Oltre i confini dell’amore – Drammatico. Regia di Robin Pront, con Jeroen Perceval, Kevin Janssens e Veerle Baetens. Film belga candidato all’Oscar 2017, opera prima. Dave scampa a una rapina finita male, suo fratello Kenneth no, sarà lui ad essere arrestato e a farsi quattro anni di galera. L’unica cosa che lo sostiene è uscire di lì per poter ritrovare Sylvie: ma che farà quando vedrà che il fratello e la ragazzo hanno iniziato una vita insieme? Durata 96 minuti. (F.lli Marx sala Chico)

 

Aspettando il re – Commedia drammatica. Regia di Tom Tykwer, con Tom Hanks e Tom Skerritt. Periodo non felice per Alan Clay (ha appena divorziato dalla moglie, è senza casa e non ha il becco di un quattrino per pagare la retta della scuola della figlia, rischia persino il lavoro se non porterà a casa in grosso contratto) è inviato dalla sua società di informatica in Arabia Saudita per ottenere l’appalto dei servizi telematici nella città che si sta costruendo nel deserto. La burocrazia temporaggia e il sovrano imprenditore si fa attendere. Alan avrà così tutto il tempo per fare un bilancio della propria esistenza. Durata 98 minuti. (Greenwich sala 2)

 

Black Butterfly – Thriller. Regia di Brian Goodman, con Antonio Banderas e Jonathan Rhys Meyers. Paul è uno scrittore in profonda crisi per l’abbandono della moglie, per l’abuso di alcol che lo perseguita, per un’ispirazione che non arriva. Si è ritirato in solitudine in una piccola casa alla periferia di Denver, dove sopraggiunge un misterioso quanto strano vagabondo per imporgli un personalissimo programma di recupero. Il protagonista dovrà ben presto accorgersi che non si tratta di un autentico aiuto. Durata 93 minuti. (Ideal, The Space, Uci)

 

Cane mangia cane – Azione. Regia di Paul Schrader, con Nicolas Cage, Willem Dafoe e Christopher Cook. Diesel, Troy e Mad Dog sono tre ex galeotti, cercano di reinserirsi nella vita civile in maniera piuttosto convinta senza trovare mai l’occasione adatta. La quale si presenta con l’offerta di un potente boss a compiere un nuovo, ultimo crimine… grazie al quale trovare finalmente la tanto sospirata sistemazione. Che cosa li potrebbe spingere a non accettare? Durata 93 minuti. (F.lli Marx sala Groucho)

Civiltà perduta – Avventura. Regia di James Gray, con Charlie Hunnam, Robert Pattinson e Sienna Miller. L’autore mai troppo lodato di film intimisti o immersi in un ambiente noir ottimamente descritto come “I padroni della notte” e “Two lovers” si affida oggi ad un diverso genere cinematografico, quello dell’avventura, ma anche qui quell’”avventura” che mina allo stesso tempo il corpo e la mente. La storia di Percival Fawcett, ufficiale di carriera britannico, che all’inizio del Novecento ha l’incarico dalla Società Geografica Reale di recarsi al confine tra Brasile e Bolivia per effettuale importanti rilievi cartografici. La società, la famiglia, le difficoltà, la malattia, l’ossessione della ricerca di una città perduta, tutto contribuisce a rendere un ritratto e un film forse d’altri tempi ma comunque autentico, avvincente, degno della storia di un regista che amiamo. Durata 141 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Blu, Uci)

 

Codice criminale – Drammatico. Regia di Adam Smith, con Michael Fassbender e Brendan Gleeson. Uno sguardo sulla comunità dei nomadi irlandesi, ormai per la maggiorate del tempo stanziali se non fosse per certi ordini a lasciare le piazze occupate, visti i disordini e i furti che i loro soggiorni portano con sé. Il vecchio Colby, capo riconosciuto della comunità, deve fare i conti con la decisione del figlio Chad di cambiar vita, considerando anche il cambio di vita che si vorrebbe prospettare alle generazioni future. Il tutto nella lotta continua tra un padre e un figlio, tra chi vorrebbe mantenere ben ferme certe tradizioni e un comportamento di vita del tutto discutibile e chi sente ancora saldi quei rapporti di affetti e di complicità che inviluppano du persone delle stesso strettissimo sangue. Durata 99 minuti. (Greenwich sala 3)

 

2:22 – Il destino è già scritto – Thriller. Regia di Paul Currie, con Michael Huisman e Teresa Palmer. Il controllore del traffico aereo Dylan Boyd si ritrova a veder ripetere strani eventi che sempre eguali a se stessi culminano alle 2:22 in punto alla stazione ferroviaria di New York. Tutti quei fatti prendono il via da un significativo accadimento avvenuto sul luogo di lavoro, ovvero la collisione tra due aerei turistici evitata all’ultimo momento. Tra coloro scampati all’incidente Sarah, una bellissima ragazzata cui Dylan si sente attratto. Durata 99 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

Lady Macbeth – Drammatico. Regia di William Oldroyd, con Florence Pugh, Christopher Fairbank e Cosmo Jarvis. Una delle opere più belle e convincenti viste all’ultimo Torino Film Festival, che fortunatamente la distribuzione di Teodora ha portato nelle sale. Ricavandone la vicenda dal romanzo “Lady Macbeth nel distretto di Mtsensk” scritto dal russo Nikolaj Leskov e portato poi nel mondo lirico da Shostakovich, qui trasportata da quei panorami alle brughiere dell’Inghilterra del 1865, la diciassettenne Katherine è costretta dalla volontà del padre a un matrimonio senza amore con un uomo più anziano di lei, che non la desidera e apertamente la trascura. Soffocata dalle rigide norme sociali dell’epoca, all’allontanamento del marito per questioni di lavoro, inizierà una relazione clandestina con un giovane stalliere alle dipendenze del marito, ma l’ossessione amorosa la spingerà in una spirale di violenza dalle conseguenze sconvolgenti, nell’eliminazione di chiunque voglia cancellare quella passione. L’autore è un giovane, trentasettenne, drammaturgo che ambienta la sua storia nel chiuso opprimente nelle stanze del grande palazzo, con pochissime concessioni all’esterno, scavando appieno ed egregiamente nei tanti caratteri, in specialmente in quello della sua protagonista, anti-eroina perfettamente lucida e sanguinaria. Durata 89 minuti. (Nazionale sala 1)

 

Maryland – Drammatico. Regia di Alice Winocour, con Matthias Schoenaerts, Diane Kruger e Paul Hamy. Vincent è un soldato francese delle Forze Speciali appena tornato dall’Afghanistan, affetto da un disturbo da stress post-traumatico. È stato assunto per garantire la sicurezza di Jessie, la moglie di un ricco uomo d’affari libanese nella lussuosa villa a “Maryland”. Mentre inizia a provare uno strano fascino per la donna che deve proteggere, Vincent sembra vedere sempre più in paranoia. A meno che non si stia sbagliando e il pericolo sia davvero reale. Durata 100 minuti. (Classico)

 

La mummia – Avventuroso. Regia di Alex Kurtzman, con Tom Cruise, Russell Crowe, Sofia Boutella e Annabelle Wallis. Nell’antichità, una principessa egizia in odore di divenire faraone fino al giorno in cui il padre ebbe generato il figlio maschio: grande ecatombe e vendetta della suddetta ma anche vendetta dei dignitari di corte che la seppelliscono viva e la trasportano in una sontuosa tomba al centro del lontano territorio persiano. Nei tempi nostri, la sempre suddetta principessa Ahmanet si risveglia tra gli sconquassi delle guerre orientali e porta distruzione sino a Londra, tra pugnali e pietre preziose e riti che coinvolgono l’appassito e rintontito ex eroe Tom Cruise che per stare a galla dello star system è costretto ancora una volta a ingarbugliarsi nelle sue solite mission impossible, in una lotta tra bene e male che cerca di nobilitarne il personaggio di soldato fanfarone e truffaldino. Il bello (si fa per dire) della storia affidata per il 99% alle dinamiche dei computer e per il restante all’espressività degli attori è di prendere la decisione sul finale di tener aperta la porta di un sequel che se ancora interesserà il pubblico potrà riempire un’altra volta le tasche di divo e divette. Durata 107 minuti. (Massaua, The Space, Uci)

 

Parigi può attendere – Commedia drammatica. Regia di Eleanor Coppola, con Diane Lane, Arnaud Viard e Alec Baldwin. L’americana Anne accetta un passaggio in macchina da Cannes a Parigi da parte di un socio in affari del marito, troppo preso dal suo lavoro: con il suo nuovo accompagnatore la donna trascorrerà giornate da ricordare, scoprirà ancora una volta (finalmente) luoghi da sogno, non rinuncerà alle tentazioni della buona cucina. Opera prima della ottantenne moglie di Francis Ford Coppola, alle spalle un esclusivo passato di documentarista. Durata 102 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Parliamo delle mie donne – Commedia drammatica. Regia di Claude Lelouch, con Johnny Hallyday e Sandrine Bonnaire. Il regista francese (com’è lontano il ’66 quando apparve sulla ribalta internazionale del successo con “Un uomo, una donna”) viaggia da decenni con le sue stelle comete della vita e dell’amore, dell’amicizia, dei piccoli e grandi tradimenti, con gli amori che si ritrovano, della famiglia, tra immagini sontuose e sceneggiature che gironzolano qua e là disseminando sentenze. Prendere o lasciare: ma “Les una et les autres” – “Bolero” da noi” – non si dimentica. Lelouch continua la sua filosofia di vita in questo secolo ormai più che avviato, questa volta radunando, grazie all’amico medico Frédéric, attorno alla tavola del fotoreporter Jacques Kaminsky – un rispolverato Hallyday -, eclissatosi tra i bellissimi panorami delle Alpi, le quattro figlie avuto parecchio distrattamente da altrettante diverse unioni. Il film è del 2014, arriva oggi qui da noi, un’occasione anche per chi ha (persino) dimenticato il nome di Lelouch o chi non lo ha mai scoperto. Durata 124 minuti. (Ambrosio sala 3, F.lli Marx sala Harpo)

 

Pirati dei Caraibi: La vendetta di Salazar – Avventura. Ragia di Joachim Ronning e Espen Sandberg, con Johnny Depp, Javier Bardem, Orlando Bloom e Geoffrey Rush. Cambio di regia e quinto episodio per Jack Sparrow e le sue avventure attraverso i mari, questa volta alle prese con la ricerca di un tridente magico che ha il potere, per chi ne viene in possesso, di assicurargli il comando dell’oceano e di fare piazza puliti di precedenti incantesimi. Se la dovrà vedere contro una squadraccia di letali marinai fantasma fuggiti dal Triangolo del Diavolo e guidati dall’orripilante Capitano Salazar e dovrà chiedere l’aiuto di un’affascinante astronoma e e di un ardimentoso quanto giovane marinaio. Durata 129 minuti. (Massaua, Uci)

 

Spider-Man: Homecoming – Fantasy. Regia di Jon Watts, con Tom Holland, Michael Keaton, Marisa Tomei e Robert Downwy jr. Ancora un’avventura per il giovane Peter Parker, che questa volta ha il volto del ventunenne Tom Holland – anche sugli schermo come spirito intraprendente e avventuriero e figlio del viaggiatore Fawcett in “Civiltà perduta” -, dopo quelli di Tobey Maguire e Andrew Garfield. Ancora la ricerca di un perfetto equilibrio nella vita quotidiana, con l’aiuto del miliardario Iron Man, sempre a mezza strada tra lo studente liceale in mezzo alle strade di New York e la maschera rossoblù del supereroe, una ricerca continua fino a che si profila all’orizzonte la figura del nuovo nemico da sconfiggere: l’avvoltoio. Durata 130 minuti. (Massaua, Centrale V.O., Grenwich sala 1, Ideal, Lux sala 1, The Space, Uci anche in 3D)

 

The War – Il pianeta delle scimmie – Avventura. Regia di Matt Reeves, con Woody Harrelson, Judy Greer, Amiah Miller e Andy Serkis. Dallo stesso regista del precedente “Apes Revolution”, un nuovo capitolo della lotta tra l’Uomo e la Scimmia, una guerra voluta da quelle frange estremiste che stanno dall’una e dall’altra parte. Da un lato le truppe del feroce colonnello Woody Harrelson, armate fino ai denti, dall’altro, con tutti i suoi compagni, Cesare, la scimmia evoluta, che nella ricerca di vendetta del nemico, incontra una giovanissima orfana, dal significativo nome di Nova, cui insegna le parole della semplicità e della fratellanza. Durata 142 minuti. (Ambrosio sala 1, Massara, Ideal, Lux sala 2, The Space anche in 3D, Uci anche in 3D e in V.O.)

 

Transformers – L’ultimo cavaliere – Fantasy. Regia di Michael Bay, con Mark Wahrlberg, Stanley Tucci e Anthony Hopkins. L’origine degli alieni e della loro presenza nel nostro mondo sta ben ancorata nel tempo di Re Artù, dei Cavalieri della Tavola Rotonda e di Mago Merlino che ha nascosto nella propria tomba un segreto di cui l’uomo di oggi dovrà venire a conoscenza se vorrà salvare il mondo da creature non poco pericolose. Poi, oggi, ci sono i transformers, coloro pronti a mutarsi in mostruose automobili o in robot altrettanto terrificanti, una colonia di alieni in cui si nascondono buoni e cattivi che l’uomo dovrà comunque conoscere sino in fondo. Durata 150 minuti. (Massaua, Ideal, The Space, Uci)

 

Il tuo ultimo sguardo – Drammatico. Regia di Sean Penn, con Charlize Theron, Jean Reno e Javier Bardem. La storia d’amore tra il dottor Miguel Leon, un medico impegnato in una missione di aiuto umanitario, e la dottoressa Wren Petersen, direttrice di una organizzazione umanitaria. Sullo sfondo di una Liberia devastata dalla guerra, Miguel e Wren dovranno trovare il metodo per mantenere vivo il loro rapporto in condizioni estremamente difficili e affrontare anche il problema che le loro opinioni per risolvere il conflitto che li circonda sono diametralmente opposte. Durata 130 minuti. (Eliseo Grande)

 

Tutto quello che vuoi – Commedia. Regia di Francesco Bruni, con Giuliano Montaldo, Donatella Finocchiaro e Andrea Carpenzano. Tratto liberamente dal romanzo “Poco più di niente” di Cosimo Calamini, è la storia del giovane Alessandro, romano di Trastevere, che vive le proprie giornate tra il bar, lo spaccio e l’amante che è la madre di un suo amico. Sarà l’incontro con un “non più giovane” poeta dimenticato a fargli riassaporare socialmente e culturalmente il gusto per la vita, in un bel rapporto che si va a poco a poco costruendo, senza lasciarsi alle spalle tutta la rabbia e quella speranza che i due si portano inevitabilmente appresso. Durata 106 minuti. (Eliseo Rosso, Greenwich sala 2)

 

Una doppia verità – Thriller. Regia di Courtney Hunt, con Keanu Reeves, Jim Belushi e Renée Zellweger. L’avvocato Ramsey ha deciso di difendere il giovane Mike dall’accusa di aver ucciso il padre. Ma il verdetto sembra già scritto, il ragazzo è stato trovato accanto al cadavere con un coltello in mano e ora si trincera dietro un silenzio assoluto. Nuove prove, interrogatori, assolute certezze, la reticenza di una vedova, depistaggi, ambigui personaggi, depistaggi, le regole di quelle storie ambientate in un’aula di tribunale più che rispettate: ma forse quello che appare è ben lontano dalla verità. Diretto dall’autrice dell’indimenticabile “Frozen River” girato otto anni fa. Durata 93 minuti. (Lux sala 3)

 

Wonder Woman – Fantasy. Regia di Patty Jenkins, con Chris Pine e Gal Gadot. La principessa amazzone Diana passa dalle spiagge dell’isola di Themyscira al conflitto della Prima Guerra mondiale che sta distruggendo l’Europa. Tratto dal fumetto di William Marston. Durata 141 minuti. (Massaua, Uci)

 

Addio a Mack Smith, il professore che non fu mai maestro

di Pier Franco Quaglieni

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E’ morto a 97 anni Denis Mack Smith celebre storico inglese che si occupò in modo sistematico di storia italiana risorgimentale e contemporanea. Dotato di grandi capacità  divulgative,riuscì ad avvincere il pubblico italiano che ne decretò il successo. Ad introdurlo in Italia fu Benedetto Croce che ne favorì gli studi e le ricerche


Croce aveva fondato l’Istituto italiano di studi storici a Napoli a palazzo Filomarino dove 
il filosofo abitava a Napoli. Una grande scelta a favore dei giovani:in quell’istituto si formò la migliore storiografia italiana del dopoguerra. In quell’ambito ci fu il contatto con Croce che lo introdusse anche presso Vito  Laterza che era l’editore la cui fama fu inizialmente dovuta proprio alla pubblicazione delle opere del  filosofo e storico napoletano. Ebbi modo di  conoscere Mack Smith  a Roma nei primi anni ’70.Me ne offrì l’opportunità, davvero straordinaria per un giovane ancora universitario, Nicolò Carandini che era stato ambasciatore  italiano a Londra dal 1944 al 1946 ed aveva riallacciato i rapporti  tra l’Italia  e l’Inghilterra ancora nel corso della II Guerra Mondiale.
Carandini era stato anche, insieme ad Arrigo Olivetti, editore del “Mondo” ed era uno dei primissimi soci del Centro “Pannunzio” che nella sua fase nascente aiutò molto con il suo prestigio e i suoi contributi economici. Carandini mi presentò Mack Smith che mi apparve il vero gentiluomo anglosasone ,paragonabile come stile,raffinatezza ed equilibrio allo stesso Carandini.
Io ero già in rapporti,sia pure allora molto timidi, con Rosario Romeo ,il grande storico di Cavour,che detestava lo storico inglese che mieteva tra il pubblico italiano molti consensi. Romeo l’aveva liquidato con poche battute,parlando del suo libro su Cavour come di un libello. Una volta mi disse che Mack Smith- che Romeo non considerava uno studioso serio- poteva essere paragonato ad Indro Montanelli. Forse fu troppo severo con l’inglese, anche se il gusto per la semplificazione e per l’aneddoto lo accomunava sicuramente  al giornalista italiano.

 

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Per altri versi, lo storico Ettore Passerin  d’Entrèves di estrazione cattolica (quindi totalmente diverso dallo zio Alessandro che invece era di matrice liberale, aveva insegnato a Londra  ed amava la cultura anglosassone )una volta non mi lasciò neppure finire una frase e mi disse perentorio: Mack Smith non è uno storico,è un semplice divulgatore. Se si confronta la monumentale biografia di Cavour scritta da  Romeo con il libro di Mack Smith sullo statista  si colgono -al di là delle valutazioni soggettive – l’abissale differenza tra la statura di gigante dello storico siciliano e la dimensione modesta dell’inglese che  si occupava di storia italiana senza neppure sfiorare la ricerca storica praticata da Romeo nel corso dei decenni. In un’altra occasione Romeo mi disse che Mack Smith ,forse inizialmente attratto emotivamente dall’Italia come molti inglesi che amavano trascorrervi le vacanze e  certo condizionato dal culto che Garibaldi ebbe nell’isola,era sostanzialmente  un antitaliano. Anche qui, forse, una definizione troppo netta,ma nella sostanza vera e difficilmente confutabile. L’inglese sottovalutò l’opera di Cavour,sopravvalutando Garibaldi. Anzi ,finì di vedere la corruzione politica italiana nel trasformismo spregiudicato,anzi corrotto e corruttore  del Conte.  Finì, più o meno consciamente, di ripetere la vulgata di Gobetti sul fascismo come autobiografia della nazione,individuando un nesso molto forte,anzi fatale, tra i ceti dirigenti risorgimentali e il fascismo. Alda Croce,figlia del filosofo che lo conobbe da vicino,essendo la più diretta collaboratrice del padre, mi disse che Mack  Smith era partito molto bene e poi, via via, finì di “italianizzarsi” nel senso di far propri certi schemi mentali della storiografia nostrana. In un suo libro del 1998 la “Storia manipolata” parlò del vizio-non capitale- di abbellire la storia,ma non fu capace di individuare i torbidi vizi dell’ ideologia insiti nella  storiografia nostrana che considerò  gli schemi gramsciani come oro colato. Raimondo Luraghi, lo storico che aveva a lungo insegnato negli Stati Uniti, disse”
che quando  la  politica  si infiltra nella storiografia è come un’iniezione di cianuro:finisce di ucciderla”. Nulla di paragonabile venne mai scritto da Mack Smith che pure proveniva da un scuola storica anglosassone abituata da sempre a diffidare dalle interpretazioni ideologiche.
Ed in effetti non si può dire che l’inglese avesse una matrice ideologica.

 

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I marxisti gli rimproveravano un eccesso di interesse per le classi dirigenti,per le biografie e un ‘insufficiente attenzione per le classi subalterne e il movimento operaio. C’ è chi lo definì un gran borghese,ma in effetti egli  finì per identificarsi con una  certa borghesia del nostro Paese 
che vive di simpatie e di antipatie,senza adeguati approfondimenti. Non si può certo dire che il suo punto di riferimento fosse la scuola storica liberale,sia pure in senso lato.Forse si può considerare espressione di certo radicalismo che in Italia si è identificato in certi giornali e in certe case editrici,oltre che in certo mondo accademico . Ebbe sicuramente più successo in Italia che non nella madre patria. La sua “Storia d’Italia dal 1861 al 1997”, che sarebbe il suo capolavoro ,era stata scritta per il pubblico inglese  :venne invece pubblicata in Italia  su iniziativa di Laterza nel 1959.
Inutilmente Federico Chabod e Gaetano Salvemini sconsigliarono l’autore di pubblicarla in Italia,senza adeguate revisioni. I lettori italiani decretarono il successo di Mach Smith, gli studiosi ne videro i limiti. C’è chi dice per invidia, anche  se le obiezioni avanzate erano più che fondate proprio sul piano scientifico. Bertrand Russell che ebbe grandi meriti ,ma prese anche molte cantonate,diceva che la storia di una nazione dovrebbe essere scritta da uno straniero perché l’amore per il proprio paese spesso impedisce l’imparzialità. Diceva una cosa sbagliata ,non foss’altro perché l’imparzialità è un’utopia e ciò che si richiede allo storico non è l’umanamente impossibile imparzialità,ma la ricerca costante di quella che a lui,in base alle fonti accertate con il necessario distacco,appare la verità. E ,proprio rispetto  al  durissimo lavoro di ricerca propedeutica alla scrittura l’opera dell’inglese,appariva lacunosa:le fonti apparivano prevalentemente,se non esclusivamente, di seconda mano. Inoltre l’edizione che si ferma al 1997 rivela un altro limite vistoso: Mack Smith non coglieva il  periodo che deve intercorrere tra la cronaca e la ricerca storica ,non potendo lo storico, per evidenti ragioni, essere uno storico del presente.Anche qui un’illusione inconsciamente gobettiana. Per scrivere di storia contemporanea occorre un periodo di sedimentazione critica.In ogni caso, il 1997 non rappresentò nessun momento di svolta,se non quello dell’uscita dell’edizione ampliata dell’opera che l’autore aveva già aggiornato al 1969 che poteva, invece, significare qualcosa,anche se il processo aperto dal’68 non era sicuramente concluso in quell’anno,come dimostreranno gli “anni di piombo”. Gli storici veri colgono i periodi di continuità e di frattura,specie nella storia contemporanea dove i tempi della storia sono fortemente accelerati e quindi più semplici da cogliere rispetto al passato.

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Anche Croce scrisse una Storia d’Italia dal 1871 al 1915.Sarebbe ingeneroso anche solo stabilire un confronto tra le due storie perché Croce attese il 1928 a pubblicare il suo”schizzo di una storia dell’Italia dopo la conseguita unità di Stato”,cogliendo nel 1915 un momento di svolta con l’ingresso dell’Italia nella Grande Guerra,evitando di inoltrarsi oltre perché le vicende belliche e  post-belliche non apparivano  storicizzabili. In Croce c’era il “senso della storia” di cui  parlava Omodeo,in Mach Smith quel senso appare quasi assente.   Lo storico inglese fu ingiusto nei confronti di Vittorio Emanuele II e troppo severo nei confronti di Casa Savoia. Un astio,direi tutto inglese.Al contrario, mise in eccessivo risalto il ruolo di Mazzini,trascurando quello non indifferente di Cattaneo.
Anche la sua biografia di Mussolini,se confrontata all’opera ciclopica di Renzo De Felice,finisce di essere ben poca cosa.De Felice venne accusato dall’inglese di aver eretto “un monumento al Duce” e di aver riabilitato il fascismo,un’accusa che si levò anche  da certi ambienti accademici italiani che si accanirono in modo anche vile nei confronti di quello che oggi appare un Maestro. In sintesi,si può dire che Mach Smith sia stato uno stimato professore di Oxford,ma  che non divenne mai un maestro neppure in patria. E’ del tutto indimostrabile la frase giornalistica che insegnò la storia agli italiani che ho appena letto.L’Encilopedia Treccani lo liquida sette righe. Franco Antonicelli,presentando Mack Smith a Torino, all’Unione Culturale, nel 1972,volle parlare di lui come una sorta di allievo di Croce “che ci aveva insegnato che il titolo di merito di un intellettuale è la ricerca della verità”. Peccato che, in primis, lo stesso Antinicelli che aveva frequentato Croce a Pollone durante le” vacanze operose” si fosse totalmente allontanato dal magistero crociano. Un certo moralismo manicheo fu forse il limite più vistoso dello storico inglese. Morale e politica non possono coincidere , ci insegnava Machiavelli e ci ripeteva Croce. Le regole della politica sono diverse e “distinte ” da quelle dell’etica. Se si crea confusione tra le due sfere anche la storiografia entra in corto circuito e ci impedisce di capire la grandezza politica e anche morale di Cavour del quale, non a caso, Narciso Nada-criticando sia pure indirettamente le tesi Mack Smith e di certa storiografia nostrana- evidenziava “una passione oserei dire furibonda,che in qualche momento lo portò sull’orlo del delirio e addirittura(…) a ventilare propositi di suicidio,secondo i più tipici ed eroici modelli della letteratura romantica”.

 

quaglieni@gmail.com

Da Raffaello a Balla al forte di Bard

 

FINO AL 7 GENNAIO 2018

Bard (Aosta)

Da Raffaello a Balla. Si cavalcano cinque secoli di eccezionale storia dell’arte, visitando la mostra in corso al Forte di Bard ( certamente oggi fra i poli artistico-culturali più interessanti a livello nazionale, e non solo) fino al 7 gennaio del prossimo anno. Datate dal XVI al XX secolo, sono 115 le opere in rassegna concesse in prestito al Forte valdostano dall’Accademia Nazionale di San Luca, una delle più antiche e importanti istituzioni culturali italiane, fondata a Roma da Federico Zuccari nel 1593 e che vanta oggi oltre mille dipinti, trecento sculture, più di cinquemila disegni e stampe e medaglie raccolte nella sede di Palazzo Carpegna attraverso concorsi, doni e lasciti di accademici e collezionisti privati. Curata da Vittorio Sgarbi, Francesco Moschini e Gabriele Accornero, la rassegna è ospitata nelle sette sale delle “Cannoniere” (le più prestigiose dell’antica roccaforte sabauda) seguendo un andamento cronologico attraverso il quale si alternano oli su tela, tavole, bronzi, terrecotte e gessi di notevole interesse storico e artistico appartenenti soprattutto al Sei e Settecento. Mostra grandiosa, per la quantità – mai prima d’ora un corpus tanto ricco di opere aveva lasciato in un sol colpo Palazzo Carpegna – e la

 

“grandezza” dei pezzi esposti, capace di emozionare fin da subito, al via di un percorso che si apre con una replica frammentaria del “Putto reggifestone” (1511-1512) attribuito a Raffaello Sanzio e parte dell’affresco “Il Profeta Isaia”, il più michelangiolesco di Raffaello, commissionato all’Urbinate dal protonotaro apostolico Giovanni Goritz e conservato nella Basilica di Sant’Agostino a Roma. Capolavoro assoluto, insieme ad altri che documentano, fra Toscana e Veneto, i due centri rinascimentali d’eccellenza per quanto riguarda l’arte italiana, con opere del manierista fiorentino – nonché ritrattista ufficiale alla corte di Cosimo I de’ Medici – Agnolo Bronzino e del fiammingo (attivo soprattutto a Firenze) Giambologna, insieme ad altre firmate da Jacopo da Bassano e da Palma il Giovane. Dal Cinquecento al Seicento, il secolo del Barocco è rappresentato in tutto il suo esuberante splendore da opere del Guercino, dall’”Allegoria della Fortuna” con corona in mano, dipinto della maturità (1637) del bolognese Guido Reni e dal possente modello in terracotta per il “Leone” della Fontana dei Quattro Fiumi ( posta al centro di piazza Navona a Roma) realizzata da Gian Lorenzo Bernini nel 1651 su commissione di Papa Innocenzo X. Del Seicento, a Bard si possono ammirare anche capolavori di pittori fiamminghi e olandesi, fra i quali Peter Paul Rubens (“L’Abbondanza coronata dalle Ninfe”) e Anton Van Dyck con la sua simbolica “Vergine con angeli musicanti”, eseguita dal pittore durante uno dei suoi soggiorni romani fra il 1622 e il 1623. Il veneziano Giovan Battista Piazzetta e le splendide vedute archeologiche del piacentino Giovanni Paolo Pannini ben rappresentano la sezione dedicata al Settecento, che si chiude con il bellissimo olio di Angelica Kauffmann (nata in Svizzera, cresciuta in Austria e romana per scelta di vita), “L’Allegoria della speranza” che nel 1763 le spalancò le porte, a soli 23anni, dell’Accademia di San Luca. Sotto il segno del “ritratto” si snoda invece la sezione dell’Ottocento, con dipinti e sculture su cui primeggiano i gessi neoclassici del “nuovo Fidia” Antonio Canova e l’imponente “Atleta Trionfante” di Francesco Hayez, che nel 1859 realizzerà il famoso “Bacio”, conservato a Brera e considerato il manifesto dell’arte romantica italiana. A chiudere la rassegna, opere degli Scapigliati milanesi, da Tranquillo Cremona a Federico Faruffini, insieme a due oli, assai lontani dall’avventura futurista e così “magici” che non smetteresti mai di guardarli del torinese Giacomo Balla: il grande “Contadino” (di stampo divisionista) del 1902 e un intenso “Autoritratto” del 1950, perfino dolente con quella giovane figura femminile riflessa alle spalle che inesorabilmente accentua la distanza con l’immagine gravata dal tempo del vecchio artista.

Gianni Milani

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“I capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca. Da Raffaello a Balla”

Forte di Bard (Aosta), tel. 0125/833811 – www.fortedibard.it

Fino al 7 gennaio 2018

Orari: da mart. a ven. 10/18; sab. e dom. 10/19; dal 31 luglio al 3 settembre, da lun. a dom. 10/21

 

 

 

 

 

Le immagini:

– Raffaello: “Putto reggifestone”, affresco, 1511-1512
– Gian Lorenzo Bernini: “Leone”, terracotta, 1651
– Anton Van Dyck: ” Vergine con angeli musicanti”, olio su tela, 1622-1623
– Angelica Kauffmann: “Allegoria della speranza”, olio su tela, 1763
– Francesco Hayez: “Atleta trionfante”, olio su tela, 1813
– Giacomo Balla: “Autoritratto”, olio su tela, 1950