CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 647

Le gallerie di Torino, passaggi eleganti e preziosi

/
Sono raffinate, di pregio e funzionali le gallerie coperte di Torino. Storiche e ricche di fascino raccontano, insieme ai portici, lo splendore della prima capitale d’Italia, la sua unicità e la sua personalità regale
Non sono solo belle da vedere, ma anche utili e confortevoli nel caso in cui non si voglia rinunciare ad un caffè o allo shopping in un giorno di pioggia o di caldo afoso. Le tre più importanti sono frequentatissime dagli abitanti di Torino ma anche da turisti e visitatori appassionati di questa città, cultori di un patrimonio architettonico indiscusso. La Galleria San Federico , la più grande e imponente, è stata inaugurata nel 1933. Originariamente collegava solo Via Roma a Via Santa Teresa, successivamente il suo ampliamento a forma di T, grazie ad un progetto di Federico Cavova e Vittorio Bonadé, ha visto l’apertura anche su Via Bertola. All’interno troviamo negozi eleganti e di stile, ristoranti, bar e uno dei cinema più antichi di Torino: il Lux. Una particolarità di questa galleria, che attira ancor di più curiosi e ammiratori, è il suo trasformarsi in palcoscenico, spessissimo infatti vengono improvvisati concerti di musica classica molto seguiti e apprezzati. Un altro spazio importante, riconosciuto come simbolo di Torino per la sua vocazione reale e il suo stile sfarzoso, è la Galleria Industriale Subalpina che fa da collegamento tra Piazza Castello a Via
Cesare Battisti. inaugurata nel 1874 su progetto di Pietro Carrera, possiede un deciso stile ottocentesco alternato ad elementi più moderni come la volta, ornata in ferro battuto. Anch’essa ospita locali storici e negozi ricercati ed è stata diverse volte anche un set cinematografico, sono infatti state girate alcune scene di importanti film come La donna della domenica di Luigi Comencini e Quattro mosche di velluto grigio di Dario Argento. Il nome è quello del suo sponsor, ovvero la banca che pagò per la sua costruzione. Infine la Galleria Umberto I , collegamento tra Piazza della Repubblica, sede del mercato più grande d’Europa, e Via della Basilica. Aperta al pubblico nel 1890, ha in realtà una storia ben più lunga risalente alla fine del 1400, come facente parte di Palazzo Cavalieri, ed a fine 1500, come sede dell’ospedale Mauriziano poi spostato in un’altra parte della città, l’omonima farmacia, invece, è ancor oggi all’interno della galleria. Il suo restauro, nel 1888, fu affidato all’ing. Rivetti e il suo nome è un omaggio al monarca di quel periodo: Re Umberto I. Semplice ed essenziale nella sua struttura é decorata in ferro e metallo, materiali tipici del XIX secolo. Luminosa e dai soffitti altissimi, ospita ristoranti e locali commerciali interessanti ed è un’ oasi di pace in contrasto col vivacissimo mercato adiacente.

Il premio Diderot a Pier Franco Quaglieni

Infortunato e con le bende ai polsi, il Prof. Pier Franco Quaglieni, docente e saggista di storia risorgimentale e contemporanea, pubblicista e vice presidente del Centro “Mario Pannunzio” di Torino, ha ricevuto il Premio “Denis Diderot” 2019 per la cultura, uno dei più prestigiosi riconoscimenti in Francia. Ecco la motivazione del Premio: “Intellettuale di respiro europeo, erede della migliore tradizione torinese che da Baretti a Gobetti ha sempre guardato oltre Alpi, Pier Franco Quaglieni è uno storico, uno scrittore e un libero uomo di cultura dai vasti interessi intellettuali che ha sempre guardato con attenzione, fin dagli anni giovanili, alla cultura francese e all’Illuminismo come filosofia di vita”. Congratulazioni al professor Quaglieni, firma di punta de “il Torinese”.

La melodia della storia

Al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino, visita guidata con accompagnamento musicale

Musica risorgimentale live quale accompagnamento di fondo alla visita del più antico e importante Museo dedicato al Risorgimento Italiano; l’unico, quello torinese, che possa fregiarsi ufficialmente del titolo di “Nazionale” e fondato nel 1878 a Torino (ma solo nel 1938 trasferito nel barocco Palazzo Carignano realizzato dal Guarini) per celebrare la morte del primo re dell’Italia unita, Vittorio Emanuele II. L’appuntamento, inserito nell’ambito dell’iniziativa “Reali Sensi”, promossa dalle Residenze Reali del Piemonte, è per il prossimo venerdì 24 maggio, alle ore 15,30 e alle 16. Significativamente titolato “La melodia della storia”, permetterà ai visitatori di essere accompagnati in un percorso storiografico e musicale lungo le sale del Museo (via Accademia delle Scienze 5), i cui reperti sono ascrivibili a un periodo storico che va dal 1706, anno dell’assedio di Torino, al 1946, anno di nascita della Repubblica Italiana. L’iniziativa si realizza in collaborazione con il Liceo Classico Musicale Cavour di Torino e rientra nel progetto “Il Cavour nei luoghi di Cavour”. Piccole formazioni cameristiche di giovani allievi proporranno al pubblico alcuni tra i più celebri brani del repertorio musicale del nostro Risorgimento.

Costi: la visita guidata ha un costo di 4 euro da aggiungere al prezzo del biglietto di ingresso al Museo. I possessori di Royal Card entreranno gratuitamente, quelli di Torino Piemonte Card e della tessera Abbonamento Musei pagheranno solo 4 euro a persona per la visita guidata.

Prenotazioni: entro mercoledì 22 maggio contattando il museo allo 011.5621147, oppure scrivendo una e-mail a prenotazioni@museorisorgimentotorino.it

Info: www.museorisorgimentotorino.it

g. m.

Nelle foto
– Allievi del Liceo Classico Musicale “Cavour” di Torino
– Museo Nazionale del Risorgimento Italiano

 

Donne in Liberty a Le Jardin Fleuri

Si svolgerà fino al 30 novembre prossimo, presso Le Jardin Fleuri (via S. Teresina 25, piazza del Municipio) di Romano Canavese, la mostra DONNE IN LIBERTY, un’esposizione di oggetti di vita quotidiana del Primo Novecento il cui soggetto è la donna. Disegni e dipinti, foto e litografie, oggetti decorativi in biscuit, vasi in ceramica e peltro, pagine di riviste di moda e pubblicitarie, alcuni gioielli non preziosi: una ricchezza di testimonianze della raffigurazione della donna, tra sensualità e raffinatezza.
La mostra DONNE IN LIBERTY, propone un percorso unico e alternativo. In uno spazio che non poteva essere più consono – un ristorante all’interno di una villa del primo Novecento completamente restaurata in maniera filologicamente coerente ai dettami dell’Art Nouveau ed arredata con materiali d’epoca originali – sono esposti semplici oggetti decorativi che testimoniano il valore della figura femminile, pervasa da epocali cambiamenti sociali ed estetici: un tuffo totale nell’atmosfera di questo periodo di rottura, spumeggiante e vitale che, pur avendo avuto vita brevissima, si è radicato con forza nell’immaginario collettivo.
 L’esposizione, organizzata dalla Fondazione Arte Nova e curata da Marilina Di Cataldo, è visitabile il sabato pomeriggio e la domenica pomeriggio, dalle 15 alle 19. Negli stessi orari è anche possibile la visita nell’appartamento privato della villa dove il percorso viene integrato e arricchito dall’allestimento permanente, che presenta due camere da letto, un salotto e la sala da pranzo progettata da Eugenio Quarti nel 1902, completando la suggestione della vita nell’epoca liberty.
DONNE IN LIBERTY si inserisce nel percorso che vede il movimento Liberty al centro di un particolare interesse che quest’anno sta animando l’iniziativa culturale torinese e non solo. E’ in corso, infatti, alla Reggia di Venaria “Art Nouveau, Il trionfo della bellezza”, una mostra che attraverso 200 opere e 5 sezioni racconta quelli che furono gli sconvolgimenti nel campo di tutte le arti figurative tra la fine dell’800 e gli inizi del ‘900; fino al 12 maggio la Fondazione Accorsi Ometto di via Po a Torino ha imbandito due tavole con servizi di piatti e posaterie dell’epoca e infine fino al 21 luglio la Galleria Harry Bertoia di Pordenone ospita Femmes 1900, la donna Art Nouveau, con circa 300 gli oggetti che hanno per protagonista la figura femminile. In ogni esposizione la Fondazione Arte Nova è presente con il prestito di splendidi arredi ed oggetti che invitano i visitatori ad immergersi in quell’atmosfera di arte “totale” che ancora oggi affascina e stupisce per la sua eleganza e modernità.
 
 
INFORMAZIONI mostra DONNE IN LIBERTY
 
Sede:  Le Jardin Fleuri, Ristorante, Eventi – V. Santa Teresina 25, p.zza del Municipio – Romano Canavese
Date: Dal 4 maggio al 30 novembre 2019
Orari:  Sabato e domenica dalle 15 alle 19
Ingresso:  Gratuito
Organizzazione: Fondazione Arte Nova con il sostegno della Compagnia di San Paolo attraverso il bando “Luoghi della Cultura 2017”
Curatela: Marilina Di Cataldo
Sito:  www.lejardinfleurigustiliberty.it
 
 

Libera cultura in libero Salone

/

Di Pier Franco Quaglieni
.
C’è chi vorrebbe imporre un “codice etico “al Salone del libro, una vera e propria camicia di forza alle idee, una ridicola cintura di castità del politicamente corretto. Per noi deve invece valere sempre l’idea del “Libero libro in libero Salone” che ripropone la vecchia idea liberale di Cavour . Pier Luigi Battista ieri sul “Corriere della sera” ha ripreso l’idea che noi per primi abbiamo espresso nei giorni del Salone, dicendo che un codice etico era una corbelleria proposta dal Torino Pride e ripresa incredibilmente dai vertici del Salone . Una cultura che non sia a 360 gradi e’ ben misera cosa ed imporre il morso alle idee e’ cosa che offende la libera cultura e la umilia. Per altri versi ,almeno in un regime democratico dovrebbe essere impossibile censurare preventivamente le idee. L’etica non c’entra nulla con la cultura , dicevamo nei giorni del Salone e ripetiamo adesso. Si leggano qualche paginetta di Benedetto Croce  i signori che vogliono il codice etico al Salone come  una sorta  di guinzaglio. L’antifascismo e’ libertà, non può essere repressione. Non obbligateci a pensare anche noi  che tutti i democratici sono antifascisti, ma che non tutti gli antifascisti sono democratici. Era una frase di Bettino Craxi. Noi preferiamo pensare alla parafrasi del “ Libera chiesa in libero Stato di Cavour“, ma non obbligateci a sfoderare Longanesi e Flaiano per ridicolizzare chi pensa alla democrazia come ad un regime. Sono cose vecchie di decine d’anni che pensavamo superate in una democrazia matura. Il combattente per la libertà Fusi diceva che si doveva sempre far parlare tutti. La sua lezione resta più valida che mai oggi. Il notaio Biino ,presidente del Circolo dei lettori ,se non vuole leggersi il  Voltaire  del “Trattato sulla tolleranza “ ,si vada a rileggere “Fiori rossi al Martinetto “. Così la pensava il laico e non violento Marco Pannella che ,a tre anni dalla sua morte  ,si rivolta nella tomba pensando alle farneticazioni torinesi.
 

scrivere a quaglieni@gmail.com

"Allo specchio c'è un'altra donna…"

“Ho indossato una faccia nuova,

su un vestito da cerimonia

ed ho sepolto il desiderio intrepido di averti affianco,

Allo specchio c’è un’ altra donna,

nel cui sguardo non v’è paura

com’è preziosa la tua assenza

in questa beata ricorrenza,

ad oriente il giorno scalpita non tarderà…”

Si intitola “guarda l’alba” e, questo singolo del 2010 di Carmen Consoli sancisce un nuovo legame artistico: Carmen, autrice del testo della canzone, ha chiesto a Tiziano Ferro di scrivere la musica di questo brano.

Ma parliamo della canzone: è dedicata al papà della Consoli, Giuseppe, scomparso nel maggio del 2009; il tema della morte del padre tra l’altro era già stato affrontato da Carmen nel brano Mandaci una cartolina, composto dalla cantautrice catanese pochi giorni dopo la sua scomparsa in sole 4 ore, contenuto in Elettra. E proprio nel corso della conferenza stampa di presentazione dell’ultimo album pubblicato Carmen aveva dichiarato “In questo disco è avvenuto un piccolo miracolo: la trasformazione di un evento molto doloroso in una canzone. L’album nasce come una medicina. Mandaci una cartolina l’ho scritta in quattro ore, anche se inizialmente non avevo intenzione di scrivere su mio padre, non mi piace l’autocompiacimento del dolore. Ma è vero che la musica ha trasformato il veleno in medicina. La musica mi salva, per questo non la venderò mai“.

Con il passare del tempo, la scomparsa di un caro inizia ad essere affrontata e vissuta vis a vis. Il dolore emerge e ci logora proprio come nel caso della nuova canzone di Carmen e soltato dopo averlo affrontato potremo continuare la nostra vita in una maniera più serena.

La vita corre veloce, siamo già arrivati a natale e durante le festività natalizie si realizza l’amara realtà “E’ già Natale, il tempo vola’”, “Ho sepolto il desiderio intrepido di averti affianco”, “Com’è preziosa la tua assenza in questa beata ricorrenza” scrive Carmen. E ancora: “Ed irrompe irruenta la vita, nell’urgenza di prospettiva”.

Siamo ineducati alla perdita, al “lasciare andare”, che si tratti di morte o si tratti di abbandonare un’impresa. Dovremmo invece riflettere sul fatto che siamo di passaggio e la perdita di cose, persone, momenti ci trasforma, si, ci rende nuovi, ma non deve ucciderci, semmai far rivivere in noi aspetti che non avevamo considerato.

“Il vero amore deve sempre fare male. Deve essere doloroso amare qualcuno, doloroso lasciare qualcuno. Solo allora si ama sinceramente.È nella separazione che si sente e si capisce la forza con cui si ama.”

Ascoltatelo, Carmen per me è un riferimento musicale importante, una donna nel cui dolore spesso mi ritrovo, una medicina…forse…la cura.

Buon ascolto

https://www.youtube.com/watch?v=cA6jk6QPVJY

Chiara De Carlo

***

Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!

La nuova stagione dell’Orchestra Rai celebra Beethoven

L’ Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai presenta il cartellone 2019/2020, che si preannuncia ricco di grandi nomi, importanti debutti, festeggiamenti nel 2020 per i 250 anni dalla nascita di Beethoven
La Stagione prevede 22 concerti. L’inaugurazione l’11ottobre, sarà affidata al direttore principale James Conlon mentre la chiusura vedrà protagonista Valerij Gergiev il 26 maggio. Debutti molto importanti saranno quelli dei direttori Daniele Gatti e Daniel Harding. Grandi nomi saranno protagonisti nella nuova stagione dell’Orchestra Rai. Tra questi i violinisti Vadim Repin, Alena Baeva, Leonidas Kavakos, Renaud Capucon, Frank Peter Zimmermann. Veronika Eberle. Tra i pianisti Emanuele Arciuli, Andrea Rebaudengo, Mariangela Vacatello, Federico Colli ( solista nel concerto n.3 di Rachmaninov). Tra i direttori oltre a Gatti e Harding, saranno protagonisti, Myung Whun Chung, Fabio Luisi, Valery Gergiev. Tanto spazio sarà dedicato a Beethoven. Verranno eseguiti tutti e 5 i concerti per pianoforte e orchestra sotto la guida di Rudolf Buchbinder, nel doppio ruolo di direttore e solista. Verrà eseguito il concerto per violino e orchestra due volte con i violinisti Kavakos e Zimmermann. Nel “Festival di Primavera” Luisi, Chung, Gimeno , Yamada, eseguiranno le sinfonie dalla prima all’ottava. Spazio anche per “Rai NuovaMusica” e “Classica per tutti”. Tutti i concerti sono trasmessi da Radio3. Una volta al mese vanno in tv su Rai 5.
 

Pier Luigi Fuggetta

Torna al teatro Regio "L'italiana in Algeri"

L’opera di Gioachino Rossini, per la regia di Vittorio Borrelli,  secondo Stendhal dal perfetto equilibrio tra genere serio e buffo

Torna in scena dal 22 al 28 maggio prossimi, sul palcoscenico del teatro Regio di Torino l’opera rossiniana “L’italiana in Algeri”, in cui Orchestra e Coro del Teatro Regio saranno diretti da Alessandro Demarchi.
Accanto al nome di questo direttore, affermato in campo internazionale, apprezzato alla Philarmornie di Parigi come al Festival di Salisburgo, figura un cast di interpreti di assoluto livello, tra cui la mezzasoprano Martina Belli nel ruolo di Isabella, il tenore Xabier Anduaga in quello di Lindoro, il basso Carlo Lepore in quello di Mustafa’, il basso Paolo Bordogna in quello di Taddeo, compagno di Isabella, e la soprano Sara Blanch in quello di Elvira, moglie di Mustafa’. La regia è di Vittorio Borrelli. Presenting partner Leonardo. Dramma giocoso in due atti, L’italiana in Algeri riprendeva un fatto di cronaca, la bizzarra vicenda di una signora milanese, Antonietta Frapolli, rapita nel 1805 e portata alla corte del bey di Algeri, Mustafa’-In-Ibrahim. Questa rappresenta la fonte più attendibile del libretto che Angelo Anelli appronto’ per l’opera di Luigi Mosca (teatro alla Scala, 1808), libretto che Gioacchino Rossini riutilizzo’ cinque anni dopo, quando l’impresario del Teatro San Benedetto di Venezia lo incaricò di comporre un’opera buffa. L’harem, il serraglio, la donna o l’uomo europei catturati e ridotti in schiavitù per ordine di un sultano, i tentativi di fuga conseguenti e la libertà finale conclusiva, grazie alla magnanimita’ del sultano, rappresentano delle costanti narrative del filone turchesco, che vengono rette da altrettante costanti musicali. Stendhal, “rossinista del 1815” per sua stessa definizione, incantato ammiratore del Rossini della “Pietra del paragone” e del “Tancredi”, anche nell’opera dell’Italiana riconosceva l’eredità del Cimarosa e della tradizione del canto italiano. A proposito dell’Italiana egli parla di “perfezione del genere buffo”. Stendhal si riferisce, con questa definizione, al perfetto equilibrio dei registri sentimentale, buffo e serio, riconosciuto anche dalla moderna critica come uno dei fattori della grandezza di questa opera lirica. La commistione tra genere serio e buffo nell’opera di Rossini è stata spesso sottolineata nel senso della trasmigrazione di materiale dell’opera buffa in opere serie. Nell’Italiana questa relazione avviene in senso contrario, nell’adozione di stilemi dell’opera seria entro l’opera buffa, non sempre nel senso della caricatura o della parodia. L’importanza attribuita ai ruoli vocali, la loro distribuzione, le loro dimensioni, l’impegno compositivo sono fattori che situano L’italiana in una posizione ben diversa da quella occupata dalle opere precedenti. Per quasi due secoli questo lavoro rossiniano ha proseguito, così, il proprio fortunato ed ininterrotto cammino.
 

Mara Martellotta

L'isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità in libreria
***
Camilla Läckberg “La gabbia dorata” -Marsilio Farfalle- euro 19,00
 
Cambia decisamente registro la regina del thriller svedese Camilla Läckberg, autrice dal successo planetario, tradotta in 42 lingue e pubblicata in 66 paesi. Bellissima come una top model, arriva dai fiordi con un noir dai connotati femministi in cui racconta un inferno coniugale, ma anche la capacità di riscatto e vendetta delle donne. Questa volta non ci narra le avventure della sua coppia vincente -la scrittrice Erica Falk ed il marito ispettore Patrick Hedström- ambientate a Fjällabacka, l’(apparentemente) idilliaco borgo di pescatori in cui l’autrice è nata. Però state tranquilli perché questo libro non delude le aspettative. Protagonista de “La gabbia dorata” è Faye che ha messo al primo posto il suo affascinante marito Jack. Ha interrotto gli studi per lavorare e mantenerlo, l’ha aiutato a costruirsi un patrimonio. Poi si è adagiata nell’idillio di una famiglia perfetta, una figlia splendida, casa lussuosa e stile di vita glamour, un marito di successo e lei che si è lasciata dietro talento e ambizioni. Peccato che il castello di carte venga improvvisamente spazzato via dal tradimento di Jack. Ed ecco venire a galla la sua vera natura di traditore seriale. Peggio ancora: si rivela uomo spietato che ama sottomettere e sminuire le sue donne, sottoponendole a violenze verbali e a perversioni che sono costrette a subire, sempre alla ricerca di quello che non ha, arrogante e abilissimo nel girare a suo favore gli eventi. Non solo tradisce Faye con una sua versione più giovane e più magra, ma la lascia senza nulla: la butta fuori di casa, la umilia e la tratta come se la colpevole del disastro fosse lei. Dapprima annientata e depressa, Faye, si rivela poi piena di risorse. Ha un passato oscuro e turbolento di violenza domestica che l’ha temprata, due amiche che tutte vorremmo avere, e una figlia da proteggere. Soprattutto è intelligente e machiavellica. Il suo è un piano geniale per risollevarsi; è stata lei la vera artefice del successo della società miliardaria di Jack e certo non ha dimenticato come si costruisce un impero dal nulla. Di più non va svelato, vi basti sapere che Faye ha ormai un solo obiettivo: la vendetta. Che va consumata con calma e pazienza, inducendo Jack ad abbassare la guardia per meglio intrappolarlo in una ragnatela di mosse che non gli lascino scampo. E preparatevi alle sorprese…
 
 
 
Lidia Ravera   “L’amore che dura” -Bompiani-   euro 18,00
 
La scrittrice torinese che aveva raggiunto uno strepitoso successo nel 1976 con “Porci con le ali”, (storia diventata manifesto della ribellione di un’intera generazione) da allora ha lavorato per cinema, televisione e teatro, e scritto una 30ina di romanzi. Cosa tiene legati due giovani innamorati che il tempo e le scelte hanno geograficamente diviso? Qual è e cos’è l’amore che dura tutta una vita? Per rispondere anche ad altre domande difficili sui massimi sistemi dell’esistenza, l’amore in primis, l’autrice usa come strumento d’indagine la scrittura e lo fa con un magnifico montaggio cinematografico. Imbastisce la storia di Emma e Carlo (ricordano un po’ i protagonisti di “Porci con le ali”, Rocco e Antonia) che s’innamorano giovanissimi, a 16 anni, quando sono ancora in quell’età terra di nessuno in cui si è informi fisicamente e ancor più interiormente. Sono attratti l’uno dall’altra come ferro e calamita, però le loro vite prendono tangenti diverse man mano che caratteri e ambizioni si delineano meglio. Lei è nata per aiutare i più deboli, diventa insegnante di borgata, e vorrebbe risolvere tutte le vite disgraziate in cui s’imbatte. Carlo invece sogna in grande: cinema, gloria e carriera lo attendono oltreoceano, a New York. Si amano fin dall’adolescenza, si sposano, ma nessuno dei due è disposto ad accantonare il suo progetto di vita per quello dell’altro. Finiranno per divorziare e rifarsi ognuno una nuova vita. Lei, che non ha voluto annullarsi per lui, resta in Italia; avrà una figlia e un nuovo compagno che di lavoro fa il sindacalista. Ormai Carlo è newyorkese da 20 anni, ha avuto un certo successo ed ha un’altra compagna. Viene invitato al Festival del cinema di Roma per presentare il suo ultimo film ispirato proprio alla love story adolescenziale tra lui ed Emma. Peccato che lei l’abbia stroncato su una rivista online. Si crea così l’occasione per un loro incontro anche chiarificatore, in cui lei progetta di rivelargli un segreto che lo riguarda e che si è tenuta dentro in tutti quegli anni. Ma quando stanno per rivedersi, il destino spariglia le carte ed Emma viene coinvolta in un incidente che la farà scivolare tra la vita e la morte. E’ la scheggia impazzita con cui Carlo, il nuovo compagno di Emma e la figlia Franny dovranno fare i conti, ricomponendo le tessere del passato e affrontando la portata dei loro sentimenti.
 
 
Shifra Horn    “Quattro madri”    -Fazi Editore- euro17,50
 
E’ un affresco tutto al femminile quello tratteggiato dalla scrittrice israeliana Shifra Horn nel romanzo “Quattro madri”, storia di 4 generazioni di donne nel corso dell’ultimo secolo a Gerusalemme. La scrittrice 68enne, nata a Tel Aviv nel 1951, da madre sefardita e padre russo, infanzia trascorsa a Gerusalemme, Laureata in Studi biblici e Archeologia, è stata anche corrispondente dal Giappone per 5 anni. Ma il suo cuore e i suoi libri sono per lo più ambientati in Israele, terra travagliata e divisa, di cui lei narra e assembla vicende storiche e drammi privati. Il romanzo è una saga in cui le donne sono protagoniste sullo sfondo delle vicende storico-politiche del paese. Un affresco epico e appassionante che s’intreccia con la tormentata storia della Palestina e dello Stato di Israele. E si percepiscono un affascinante realismo magico da fiaba, la forza delle tradizioni e dei riti che si perpetuano da tempi antichi; ma anche una buona dose di mistero e fantastico. E’ la storia di 4 madri sulle quali pesa una maledizione: crescere le figlie senza l’aiuto di un marito. Le loro vite sono ricostruite da Amal (5° generazione), che viene al mondo nel 1948, nella morbidezza del letto di ottone della bisnonna Sarah. E’ l’ultima delle madri, quella che dando alla luce un figlio maschio spezza la catena maledetta che aveva pesato sulle antenate. Anche suo marito si dilegua dopo il parto, ma a diluire la disperazione c’è la gioia delle anziane di casa perché finalmente non ci sarà un’altra femmina ad ereditare la sventura. La prima della stirpe di cui si racconta la vita è Mazal, poi c’è sua figlia Sarah dalla travolgente bellezza che incantava tutta Gerusalemme. Lunghi capelli biondi e tempra da guerriera; da sola, senza il suo grande amore, ha cresciuto i suoi figli tra mille difficoltà. E’ lei la bisnonna di Amal, ed è un’ anziana longeva, pilastro della famiglia, che lascia col sorriso sulle labbra questa vita, dopo aver visto il neonato. Figlia di Sarah è Pnina Mazal, il cui marito David è morto in guerra; a sua volta dà alla luce Gheula, che non si sposerà mai, cova un odio profondo per gli uomini e non vuol sentirsi chiedere notizie dell’uomo con cui ha concepito Amal. Una carrellata di donne molto diverse tra loro, ognuna con il suo personalissimo modo di affrontare la vita e le sfide durissime che impone, soprattutto a certe latitudini del mondo.
 

Enrico Ruggeri e il sax di Evan Parker

Gli appuntamenti musicali della settimana

Lunedì. Al Jazz Club si esibisce la cantautrice Giulia Mei.
Martedì. Al Blah Blah gli Earthset musicano dal vivo il film muto “L’uomo meccanico” di Andrè Deed ovvero Cretinetti.
Mercoledì. Al Jazz Club suona il duo folk L.A Woods. Allo Spazio 211 si esibisce il trio americano Messthetics, con la sezione ritmica dei Fugazi. Al cinema in città per tre sere consecutive, viene proiettato il documentario “ Asbury Park lotta,redenzione, rock’n’roll” dedicato a Bruce Springsteen.
Giovedì. Al Blah Blah si esibisce il duo californiano The Acharis. Al teatro Colosseo è di scena Cristiano De Andrè. Al Jazz Club l’organista Alberto Marsico suona in coppia con la cantante Sabrina Oggero Viale. All’Arteficio si esibisce Sarah Carlier. All’Opificio Cucine e Bottega per “Novara Jazz”, suona il quartetto di Andrea Marchetti.
Venerdì. Al Teatro Colosseo arriva Enrico Ruggeri, per presentare in concerto il nuovo album “Alma”. A San Pietro in Vincoli inaugurazione di “ Jazz is Dead” con i The Necks, Lino Capra Vaccina e il duo Tomaga. Al Blah Blah si esibisce il quartetto femminile Go Go Ponies. All’ Hiroshima Mon Amour suonano i Cockney Rejects assieme ai Truzzi Brothers. Per “Novara Jazz” alla Cascina Bullona di Magenta, si esibisce il quintetto Travelers.
Sabato. Al Blah Blah suonano i Dobermann e Stop Stop. Al Pala Alpitour arriva il duo Raf e Umberto Tozzi. Per “Jazz is Dead” a San Pietro in Vincoli, suonano i Winstons, Al Doum & The Faryds , Indianizer e Ariel Kalma. Per “Novara Jazz” al Museo Civico di Oleggio, sono di scena i NoTongues.
Domenica. Al Blah Blah si esibiscono Il Senato. Chiusura della rassegna “Jazz is Dead” a San Pietro in Vincoli, con l’ex Sonic Youth Thurston Moore in trio con il Jooklo Duo e il funambolico sassofonista inglese Evan Parker in associazione a setola di Maiale Unit, con di contorno il colletivo Grams , Fabrizio Modenese Palumbo, Renato Fiorito e Antonio Raia.
 

Pier Luigi Fuggetta

 
.