CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 647

Una storia d’amore, il diario del re

A partire dal 31 ottobre 2017 la Biblioteca dei Musei Reali di Torino si arricchisce di un nuovo pregiato manoscritto contenente le memorie private di Vittorio Emanuele III, grazie alla donazione di Vittoria de Buzzaccarini il cui padre Brunoro fu per quattro anni aiutante di campo del re. L’Itinerario generale dopo il 1° giugno 1896, l’unico diario ad oggi ritrovato del sovrano, è una sorta di tributo, un atto d’amore del re a sua moglie, la regina Elena. Iniziato il giorno in cui i due futuri sposi si incontrarono e terminato il 24 ottobre 1946 in occasione delle loro nozze d’oro, si tratta di un’estrapolazione dai diari originali redatta dallo stesso Vittorio Emanuele III che raccoglie, oltre ai giorni trascorsi con la consorte, i numerosi impegni istituzionali del sovrano. Vittoria de Buzzaccarini sostiene che la decisione di donare il diario alla Biblioteca Reale dipende da più ragioni: “Prima di tutto credo che i libri, le pubblicazioni, le carte, soprattutto quelle così importanti, non vadano tenute o dimenticate nei cassetti, ma che debbano essere a disposizione degli studiosi per interrogarsi, ricercare e tramandare il pensiero di chi ci ha preceduto”. La scelta non poteva che cadere su un’istituzione che raccoglie già numerosi documenti riguardanti la famiglia reale. “Nella donazione ho coinvolto anche i miei figli” aggiunge “perché è un bene della nostra famiglia che ora diventa di tutti”. A seguito della consegna l’opera sarà inserita nel registro del patrimonio della Biblioteca Reale e sarà collocato nel fondo Casa Savoia quale “ex libris Vittoria de Buzzaccarini e figli”, a disposizione degli studiosi che vorranno approfondire gli studi sul cimelio. Il fondo Casa Savoia, di recente costituzione, riunisce materiali diversi relativi alla famiglia reale e reperiti nelle collezioni della Biblioteca. Tra i documenti si ricordano i diari di Carlo Felice e della consorte Maria Cristina, quelli di Maria Teresa, moglie di Carlo Alberto e autografi dello stesso sovrano, oltre a una raccolta denominata Archivio segreto di Carlo Alberto 1832-1833. Per l’occasione sarà allestito nel Salone monumentale della Biblioteca un percorso con documenti fotografici d’epoca riguardanti i viaggi del Vittorio Emanuele III, registrati dal re di suo pugno nel diario. La Casa editrice Nova Charta, fondata e diretta da Vittoria de Buzzaccarini, nel 2013 ha pubblicato una tiratura limitata facsimilare del diario e ha dedicato al prezioso documento il volume Sì è il re – memorie private di un sovrano, che contiene una serie di importanti contributi fra i quali un appassionante racconto storico intitolato La forza dell’amore, dedicato a Vittorio Emanuele III e a Elena di Montenegro.

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MUSEI REALI TORINO www.museireali.beniculturali.it Orari I Musei Reali sono aperti dal martedì alla domenica dalle 8,30 alle 19,30 Ore 8,30: apertura biglietteria, Corte d’onore di Palazzo Reale, Giardini Ore 9: apertura Palazzo Reale e Armeria, Galleria Sabauda, Museo di Antichità La Biblioteca Reale è aperta da lunedì a venerdì dalle 8 alle 19, sabato dalle 8 alle 14. La Sala di lettura è aperta da lunedì a mercoledì dalle 8,15 alle 18,45, da giovedì a sabato dalle 8,15 alle 13,45. Biglietti Musei Reali Torino Intero Euro 12 Ridotto Euro 6 (ragazzi dai 18 ai 25 anni). Gratuito per i minori 18 anni / insegnanti con scolaresche / guide turistiche / personale del Ministero per i Beni e le Attività Culturali / membri ICOM / disabili e accompagnatori / possessori dell’Abbonamento Musei, della Torino+Piemonte Card e della Royal Card. Le mostre comprese nel biglietto di ingresso ai Musei Reali sono: – Confronti/3: Pittura come scultura. Cerano e un capolavoro del Seicento lombardo – Prima del bottone: accessori e ornamenti del vestiario nell’antichità (fino al 15 novembre) – Le bianche statuine. I biscuit di Palazzo Reale (fino al 14 gennaio 2018) – Scoperte/2: Le invenzioni di Grechetto (fino al 21 gennaio 2018) Ingresso e orario biglietteria presso Palazzo Reale, Piazzetta Reale 1 dalle ore 8,30 fino alle ore 18.

Arriva Napoleone a Palazzo Cavour

Lunedì 30 ottobre alle 12 a Palazzo Civico verrà presentata alla stampa la mostra I CINQUE VOLTI DEL TRIONFO.  Incontrato sui banchi di scuola, approfondito attraverso la letteratura ed il cinema, Napoleone Bonaparte ha un legame particolare e profondo con la città di Torino: ecco che la mostra J’Arrive. Napoleone Bonaparte, i cinque volti del trionfo, in collaborazione con la Fondation Napoléon, dopo aver conquistato tutto il mondo arriva in Piemonte a Palazzo Cavour, splendida dimora storica che con questo appuntamento si rilancia come punto di riferimento museale e culturale.Interverranno ALBERTO SACCO Assessore commercio e turismo Città di Torino LUIGI PIGNOCCA Sindaco del Comune di Loano LARA MARTINETTO responsabile pubbliche relazioni di Next Exhibition PIERRE BRANDA  curatore internazionale della mostra “J’Arrive” GIANNI OLIVA storico ed esperto dell’età napoleonica CHARLES BONAPARTE, Presidente di Destination Napoléon.

L’imbarazzo della corte inglese davanti alla vecchia sovrana: come lo spettatore di oggi

“Vittoria e Abdul” di Stephen Frears con Judi Dench

 

Fin dalle sue origini cinematografiche (My Beautiful Laudrette), ci aveva dato opere di ben maggior spessore Stephen Frears e aveva certo continuato, confezionando titoli che hanno pur detto qualcosa nella storia del cinema, non soltanto britannico. Da Le relazioni pericolose a Mary Reilly, da The Queen a Philomena. A Natale dello scorso anno ci era arrivato Florence reclamizzato oltre modo grazie all’etichetta Meryl Streep ma riconoscibilmente inferiore rispetto allo stesso soggetto francese firmato da un po’ meno pomposo Xavier Giannoli, oggi la programmazione fa scadere Vittoria e Abdul che vorrebbe essere ancora una picconata contro la indistruttibile muraglia della casa reale inglese, contro la lotta ai pregiudizi oggi tanto di moda (aver scoperto sette anni fa i diari – sinceri o no, non ha per nulla importanza, di quella dose d’opportunismo che ci potesse essere nella storia non se ne fa parola – del giovanotto indiano è stato per qualcuno una manna: e lo schermo sembrava essere già lì bell’e pronto, l’urgenza politica è un ottimo lasciapassare) ma che irrita soltanto per quell’aria di operetta e di inconsistenza affatto necessaria che il regista ha disseminato lungo tutto il film.

Partendo dall’arrivo a corte nel 1887 del ventiquattrenne Abdul Karim inviato a consegnare una medaglia, il mohur, che onori la sovrana e il suo regno, passando attraverso i primi sguardi e i primi sorrisi che fanno dire a Vittoria sessantenne “attraente” e che danno il via ad una amicizia tra colei che governa mezzo mondo e colui che da semplice impiegato delle carceri indiane passa al ruolo di “mushti” (maestro), di confidente, di importatore della cultura indiana, di membro di corte con moglie e suocera nerovestite al seguito, di insegnante di Indi e di Hordu, di sconosciute prelibatezze culinarie, di amico intimo, forse di innamorato, di colui che per la gran vicinanza ha sempre le orecchie tese anche per quel che riguarda la politica (ma pure di colui che un giorno fu beccato con le mani nel sacco a rubarsi gioielli dell’amata: “basato su fatti veri”, siamo avvisati all’inizio, “per lo più”). È chiaro che l’erede Bertie e la corte intera, servitù compresa, faccia aria di sommossa salvo poi ritirarsi nelle proprie stanze al primo urlo della vegliarda. Tutto suona sì simpatico, da svagato intrattenimento, a tratti ridicolo tuttavia, si preme sulla solitudine di lei che – sia detto tanto per sfatare per quel che si può il quadretto di vedova inconsolabile e timorata e puritana – già dopo la morte dell’amatissimo Albert aveva cercato e trovato conforto tra gli ardori di John Brown, già avvinazzato uomo di fiducia dello scomparso principe consorte e ti rendi conto che la passata incisività era tutta ben altra cosa, che il quadro della discendente all’indomani della morte di Lady D era dipinto con colori e con tratti personali ben più profondi. Va da sé che la rivolta non può avvenire che con il trapasso della sovrana, che ogni documento che possa ricordare “l’unione” (quanto mai allargata?) viene distrutto e Abdul cacciato, salvo poi ritrovarlo in patria, pochi anni dopo, davanti alla statua della “sua” regina a ricordare i giorni che furono.

Tutto è sontuoso, visivamente bello, i palazzi scelti per l’ambientazione, gli abiti, i particolari, le inquadrature, tutto è ricostruito con l’aiuto delle fotografie d’epoca (e chi lo voglia può anche fare il debito paragone tra l’originale Abdul e l’attore Ali Fazal che oggi lo impersona) ma tutto tremola come quel budino che viene servito a tavola e che tanto interessa a Frears, come i primi piani, come gli occhi ripetutamente “descritti”, come i visi della corte genuflessi e spaventatissimi. Chi resta ben salda in piedi è la prova superba di Judi Dench (per la seconda volta veste gli abiti e la corona di Vittoria, era già stata La mia regina con John Madden nel ’97), testarda, irascibile, rattristata e sola contro tutti, sognante, capricciosa, una gamma tutta da vedere d’espressioni che unica cerca di rimetterti un po’ in accordo con un film per altri versi davvero zoppicante, di pura illustrazione e quasi non necessario (dove persino il nostro Puccini, canterino con la Manon Lescaut, suona imbarazzante, come la sovrana: ma forse Frears è convinto di doversi qui omaggiare guardando al precedente Florence).

FORMA 4! Design&Image

Con Fabrizio Giugiaro la seconda edizione del master in “Immagine, Design e Comunicazione” ideato da Forte di Bard e Montura Editing

Al via la seconda edizione di “FORMA 4! Design and Image”, progetto ideato da Forte di Bard insieme a Montura Editing (azienda italiana leader nel settore dell’abbigliamento e delle calzature per la montagna e l’outdoor) e   rivolto ad appassionati dell’immagine nei campi del design, della fotografia e ricerca della forma.Il Master, in programma sabato 11 e domenica 12 novembre prossimi, sarà curato dal noto architetto e designer Fabrizio Giugiaro, style-director di “Giugiaro Design”, azienda che dal 1981 sviluppa e segue progetti non-automotive (treni, aerei, barche e moto), nonché fondatore della “Giugiaro Architettura”, società che si occupa di progetti nazionali e internazionali riguardanti tutti gli aspetti del design, della quale è presidente e direttore creativo.

Grazie al coinvolgimento di docenti di fama internazionale – designer, fotografi, professionisti della comunicazione e architetti – il Master avrà modalità residenziale con l’opportunità di vivere un’esperienza full immersion e consentirà a studenti di design, architettura, fotografia, comunicazione, creativi, artisti, imprenditori, designer, artigiani, e a tutti coloro che coltivano la passione della fotografia, di incontrare grandi professionisti ed entrare in contatto con il loro bagaglio di esperienze, confrontandosi con una case study sul campo per scambiare opinioni e suggestioni utili per le proprie creazioni amatoriali e/o professionali. Partner del progetto, per il secondo anno, è la Chambre Valdôtaine attraverso la concessione di dodici Borse di partecipazione ad imprese valdostane cui viene offerta una preziosa opportunità per la crescita e l’aggiornamento professionale. Obiettivo del Master, infatti, è stimolare la creatività e fornire nuovi possibili spunti nell’attività lavorativa valorizzando le imprese del territorio e le loro professionalità in un percorso formativo molto importante. Ai fini della partecipazione si richiede la dotazione di apparecchio fotografico digitale anche amatoriale.

g.m.

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Per info e prenotazioni, rivolgersi a Associazione Forte di Bard, tel. + 39 0125 833886eventi@fortedibard.it | www.fortedibard.it

 

 

 

 

Fotografare la natura selvaggia

Mostra a cura di Paola Colombari e Valerio Tazzetti Dal 27 ottobre al 24 novembre 2017 Spazio espositivo Ersel ! Piazza Solferino 11, Torino Orario di apertura: dal lunedì al venerdì, ore 10.00 -18.00

Lo Spazio Ersel ospiterà a Torino dal 27 ottobre al 24 novembre la prima esposizione italiana dell’artista scozzese David Yarrow, il più importante fotografo al mondo di fotografie Fine Art di animali e natura selvaggia. La mostra “Nella Natura Selvaggia” di David Yarrow è stata realizzata in collaborazione con Valerio Tazzetti di Photo & Contemporary e Paola Colombari che rappresenta l’artista in Italia. David Yarrow Fotografo tra i più originali, Ambassador UK per Nikon, è supportato dalla Tusk Foundation del Principe William d’Inghilterra ed ha partecipato all’Asta di Gala della Fondazione di Leonardo Di Caprio da sempre in prima fila per tutelare e salvaguardare il Pianeta attraverso l’adozione e la diffusione di comportamenti ecosostenibili. David Yarrow indaga in modi inaspettati e sorprendenti il “Regno Animale” facendoci sentire quell’oscura sensazione libera che vive al di fuori della nostra percezione umana. Le trasposizioni delle sue grandi immagini in bianco e nero mostrano la forza, la bellezza e la potenza di tigri, leoni, zebre, elefanti, rinoceronti con una tecnica del tutto personale, nell’approcciare l’animale nella sua naturalezza, senza sorprenderlo e immortalandolo con l’obiettivo nella sua essenza selvaggia. Soggetti ripresi spesso frontalmente per interagire più profondamente con la bellezza dei loro sguardi, animali che diventano personaggi surreali e onirici, sospesi per sempre nel tempo.

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Fotografo internazionale presente in alcuni Musei come il Perot Museum di Dallas, il New Museum of Natural History del Missouri e Bührle Museum di Zurigo, è presente anche in molte prestigiose gallerie in America ed in Europa. Case d’asta internazionali come Sotheby’s hanno recentemente fatto registrare record importanti per le sue fotografie. La mostra “ Nella natura selvaggia” è composta da una quindicina di straordinarie opere in formato Small, Standard e Large con appassionanti scatti realizzati nei suoi ultimi viaggi in Nigeria, Kenia, Yellowstone, Congo e non ultima la sua esperienza in Corea del Nord. Cacciatore di anime feline e arcaiche e di paesaggi reconditi nel tempo, David Yarrow non sfida l’immagine, ne’ la costruisce ma interagisce con essa portando lo spettatore in quel misterioso mondo che diventa una vibrazione costante tra realtà e metafisica. David Yarrow è attratto non solo dalla fauna selvatica ma le sue indagini fotografiche spesso immortalano anche città fantasma, tribù o comunità “tribali”, come Green Bay o Dortmund o grandi uomini come Arnold Palmer ad Augusta. Per l’artista” un’immagine è un momento poetico e non ripetibile e trascende ogni livello richiedendo una quantità di tempo nella preparazione, coraggio creativo e fluidità tecnica”. David Yarrow attraverso le sue opere fotografiche narra anche la vita dell’uomo e delle società lontane dal nostro mondo occidentale, sospese nel tempo come le ultime bellissime immagini fotografiche di Makoko, detta anche la “Venezia nera o Venezia D’Africa”. Si tratta di una baraccopoli situata alla periferia di Lagos in Nigeria, un villaggio di pescatori dove dal XVIII secolo vivono quasi centomila persone su palafitte di legno collegate tra loro da dei canali e percorse dagli abitanti in canoa. David Yarrow s’immerge in questa realtà e crea un set naturale, immergendosi nell’acqua e fotografando da angolature estreme immortala le tradizioni ed i visi del Togo e del Benin. A Febbraio David Yarrow ha scattato le sue prime impressioni sul suolo dello Zaire, il paese che era chiamato la Repubblica Democratica del Congo. “Rimane l’eredità pesante ed infame del Belgio – la lingua francese, l’architettura belga e un modesto appunto di cucina francese, ma questa non è una “Valle Felice” coloniale – la RDC è stata una violenta “Valle della Morte”, così David Yarrow sente che la povera popolazione di 67 milioni di persone ancora subisce l’influenza del colonialismo. Nel Congo ci sono i meravigliosi scimpanzè. “Imporsi nell’habitat delle foreste pluviali di Silverbacks, più di 10.000 piedi, richiede rispetto e talvolta un approccio abbastanza brusco, per questi ritratti volevo lavorare con una lente corta quanto tecnicamente pratica. Questo significa arrivare il più vicino possibile senza incorrere nella collera del Silverback o del ranger di piombo”. Nascono così i meravigliosi ritratti di “Silverbacks”, “Guhonda” “Congo” e “All Our Yesterdays” in cui i volti sembrano antichi quadri non di primati ma di antenati delle nostre radici, eleganti e intensi nel loro bianco e nero. Un colore arcaico che ci riporta alla nostra natura cosmica. Possiamo definire David Yarrow l’artista della luce, che attraverso la sua tecnica e la potenza delle sue immagini ci fa sentire la bellezza degli animali quasi accarezzandoli da vicino.In occasione della mostra “Nella Natura Selvaggia” David Yarrow presenterà una Lecture con alcuni video che illustreranno il suo approccio con la fauna selvatica e illustrerà i suoi viaggi avventurosi in continenti estremi dove la natura è ancora incontaminata. La mostra sarà corredata dal bellissimo libro “ Nella Natura Selvaggia” edito da Rizzoli Libri.

Rivoluzione d’ottobre: la (pseudo) uguaglianza uccise la libertà

DI PIER FRANCO QUAGLIENI

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Secondo il calendario giuliano questi sono i giorni decisivi della Rivoluzione d’ Ottobre , che accadde secondo il calendario russo in novembre e di cui si ricorda il centenario quest’anno e stanno già incominciando le commemorazioni ed, a volte, anche le celebrazioni di un evento che certo ha modificato radicalmente la storia del ‘900 Ricordo che ogni anno il Pci torinese , per tanti anni, celebrò quella data con una grande manifestazione al teatro Alfieri.A Mosca le celebrazioni erano molto solenni con parate militari nello spirito più puro del militarismo sovietico che oggi sopravvive solo nel regime nord coreano.  Non credo che il Pd attuale celebrerà il centenario e mi stupirei se accadesse.  Sicuramente la sinistra cosiddetta radicale e gli ex PD coglieranno l’occasione per ribadire il loro ideologismo che appare particolarmente stantio in un quadro storico nel quale quella Rivoluzione perse “la spinta propulsiva”, come disse Enrico Berlinguer,  già molti anni prima del crollo del Muro di Berlino. Ma oggi quella Rivoluzione che segnò anche la fine dei Romanoff con un bagno di sangue davvero selvaggio,va vista con il distacco dei cent’anni e ne va confutata in primis proprio la spinta propulsiva liberatrice che indusse in errore anche Gobetti il quale parlo ‘ di una rivoluzione liberale riferendosi alla Rivoluzione d’Ottobre .  Sicuramente c’è un tratto che lega la Rivoluzione leninista russa con il giacobinismo della Rivoluzione francese che finì di far naufragare gli ideali della liberté e della fraternitè a colpi di ghigliottina e di terrore,in nome di una egalité che si rivelò già nel 1700 un ‘utopia, se vogliamo ,generosa,ma impossibile da realizzare in una regime liberale. Le parole critiche di Tocqueville sulla Rivoluzione si potrebbero adattare alla Rivoluzione russa.

 

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François Furet ha scritto pagine conclusive sul nesso stretto che lega il terrore robesperriano a quello leninista.Un terrore non meno feroce in Trotzkij e portato alle estreme conseguenze da Stalin che prosegui l’opera di Lenin e non fu invece,come venne affermato erroneamente,colui che fece naufragare la Rivoluzione nel totalitarismo soffocatore di ogni dignità umana e di ogni libertà .Tutta la Rivoluzione, nel suo insieme infatti , fu un che di mostruoso che non trova giustificazione neppure nel regime tirannico zarista che stava ,sia pure molto lentamente, evolvendosi. Il fatto delle sconfitte dell’esercito russo nella Grande Guerra – una sorta di immenso suicidio collettivo europeo -fu l’elemento che consentì ai bolscevichi, guidati da Lenin, la Rivoluzione che travolse anche la Chiesa ortodossa con l’instaurazione di un regime negatore di ogni libertà religiosa: all’”oppio dei popoli “ religioso venne sostituito un oppio politico che impedì ogni libertà e ogni dissenso nell’impero sovietico. L’ateismo di Stato travolse ogni idea di laicità dello Stato propria del liberalismo. L’idea di Lenin e di Stalin non fu solo quella di una rivoluzione sociale,ma di “una purificazione” della Russia in maniera ancora più radicale di quella tentata in Francia dai giacobini. Solo apparentemente in Russia si creò un regime ispirato ai valori della giustizia sociale perché le élites rivoluzionarie si sostituirono al popolo che non sarebbe stato comunque pronto a vivere l’esperienza dei Soviet.La Russia era un paese agricolo arretrato e quell’esperienza sovietica era applicabile solo attraverso l’uso della forza e non certo con l’esercizio della democrazia ,incompatibile con il partito unico.Con l’abolizione della proprietà privata venne anche requisita ogni forma di libertà e la tragedia dei gulag non fu un momento eccezionale di quel regime,ma il naturale sbocco di scelte già annunciate con le cannonate dell’”Aurora” a San Pietroburgo .Non si tratto’ di una cattiva lettura del marxismo ,ma di una applicazione burocratica dei suoi principi.Non ci furono degenerazioni con Stalin se non molto parziali perché tutto era già insito nel marxismo leninista.

 

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Con la Rivoluzione venne travolta con solo la dinastia dei Romanoff,ma anche la grande Russia umanitaria di Tolstoj. Mia moglie, di origini russe, ha avuto il nonno e l’intera famiglia massacrata dai bolscevichi e i racconti di mio suocero sono una testimonianza che lui non volle mai scrivere,ma che invece resta un qualcosa di importante.  In Italia ci fu chi già nel 1917 e soprattutto dopo la fine della Prima Guerra mondiale si lasciò infatuare dalla Rivoluzione russa che portò ad uno spirito sovversivo pseudo rivoluzionario che paradossalmente favorì il fascismo.  Un Paese vittorioso fu preda dell’ingovernabilità e di una vera e propria guerra civile in cui il fascismo prevalse.  Vanno rilette le pagine di Ernest Nolte che collegano la genesi dei fascismi europei con la nascita della Russia sovietica.Il ragionamento di Nolte e’ forse ,diciamo così ,troppo drasticamente teutonico,ma un fondo di verità c’è sicuramente nel vedere l’inizio delle tragedie europee nella Rivoluzione sovietica. > L’utopia collettivistica, imposta con la violenza, che si fa Stato con l’esplicito programma di liberare tutto il mondo del proletariato ,abbattendo gli Stati borghesi oppressivi,ha provocato danni immensi proprio ai valori e ai diritti umani più elementari che sono stati schiacciati in URSS e in tutti i paesi comunisti.  Uno scrittore forse un po’ retorico ha detto che la falce rivoluzionaria ha mietuto più teste che spighe e il martello ha forgiato più spade che aratri.La realtà resta tuttavia quella,malgrado quel simbolo abbia entusiasmato milioni di uomini che lo hanno anche erroneamente identificato, sull’onda della propaganda, come emblema di pace. Con il regime instaurato in Russia cent’anni fa venne compromessa la libertà economica e la libertà politica,quest’ultima garantita almeno parzialmente nelle odiate democrazie occidentali potenzialmente votate al fascismo, secondo una vulgata marxista rimasta in voga per decenni.  

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La storia, con la caduta del Muro nel novembre 1989, ha reso giustizia ed ha fatto risaltare le ragioni ed i torti, senza possibilità di errore, del regime sovietico. Aveva ragione Norberto Bobbio quando scriveva che la caduta del regime socialista in URSS lasciava inalterato ed irrisolto il problema della eguaglianza tra gli uomini e della giustizia sociale più in generale,anche se il socialismo democratico europeo aveva fatto dei grandi passi verso una società libera più giusta in termini sociali. Ad affermare i valori del’eguaglianza in effetti era stato il Vangelo e non Lenin ,anche se l’eguaglianza non può essere intesa come livellamento forzato negatore di ogni libertà individuale,ma va vista come tutela della dignità umana di tutti e come eguaglianza nei punti di partenza nel senso di offrire a tutti eguali potenzialità di sviluppo e di piena realizzazione della propria vita . Nicola Tranfaglia all’indomani dalla caduta del Muro scrisse che il socialismo, dopo l’esperienza sovietica, tornava ad essere un’ utopia: il massimo disconoscimento possibile per un socialismo che Marx definiva scientifico,opponendolo ai socialismi utopistici premarxisti. In effetti fu l’interpretazione leninista del marxismo a rendere la dottrina marxista capace di realizzare una rivoluzione in un paese dove Marx non avrebbe mai pensato che si potesse realizzare. Marx guardava ai paesi industrialmente avanzati, Lenin realizzò la rivoluzione in uno dei paesi più arretrati, così come Mao fece in Cina.Marx in fondo fu un filosofo e un economista, ma non un agitatore politico e tanto meno un rivoluzionario. Pensiero ed azione in lui restarono separati. In Lenin si fusero creando uno strumento politico -rivoluzionario destinato a segnare un secolo considerato “breve” proprio perché collegato con la nascita, lo sviluppo e la fine di quella Rivoluzione del 1917.

quaglieni@gmail.com

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

L’altra metà della storia – Drammatico. Regia di Ritesh Batra, con Jim Broabent, Charlotte Rampling e Emily Mortimer. Tony Webster, con un matrimonio alle spalle e ormai in pensione, conduce una vita solitaria e tranquilla. Una lettera lo avverte di un diario, di un antico amore, di un amico che aveva sconvolto la sua vita. Una notizia che lo spinge a voler recuperare quel dario e a confrontarsi con il proprio passato, tra inganni rimpianti e sensi di colpa. Dal regista che di recente ha riunito due mostri sacri come Jane Fonda e Robert Redford, Leone d’Oro alla carriere ad agosto a Venezia, per il crepuscolare “Le nostre anime di notte”. Durata 108 minuti. (Romano sala 3)

 

La battaglia dei sessi – Commedia. Regia di Jonathan Dayton e Valerie Farsi, con Emma Stone e Steve Carrell. La partita a tennis, con un seguito televisivo di 90 milioni di spettatori in tutto il mondo, che nel 1973 mise l’uno contro l’altra Bobby Riggs, maschilista oltre misura, che aveva fatto dell’istrionismo la legge del suo stare in campo, e Billie Jean King, tutt’all’opposto, gran combattiva per quanto riguardava la libertà in ogni campo delle donne, all’affermazione di ogni loro diritto. Una gara preda dei mass media in un’America ancora in bilico tra conservatorismo e piena trasformazione. Durata 121 minuti. (Ambrosio sala 3, Greenwich sala 1, Uci)

 

Blade Runner 2049 – Fantascienza. Regia di Denis Villeneuve, con Ryan Gosling, Harrison Ford, Jared Leto e Robin Wright. In un’epoca futura, l’agente K va alla ricerca di Rick Deckard, un tempo posto a caccia dei replicanti ribelli, ancora una volta nel desiderio di una vita vera, quella che non può non avere sentimenti e infelicità, sogni. Ma è anche il racconto della sua vita reale, in piena solitudine, senza ricordi o la fittizia ricostruzione di essi, è l’unione con una compagna virtuale che in qualsiasi momento può esser fatta scomparire, è il disordine e la violenza del cieco scienziato Wallace, che tende a eliminare i vecchi replicanti rimasti per poter creare nuovi esempi, è l’incontro con l’antico agente Harrison Ford, rinato dal cult di Ridley Scott, dall’ormai lontano 1982. Un film che occhieggia ancora verso l’autore Philip K. Dick, che s’impone nella grandezza dei propri ambienti scenografici, che non teme i tempi lunghi, che già le critiche inglesi e provenienti da oltre oceano definiscono come un capolavoro. Durata 163 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Chico V.O., Greenwich sala 2, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Brutti e cattivi – Commedia. Regia di Cosimo Gomez, con Claudio Santamaria, Sara Serraiocco e Marco D’Amore. Una banda diversissima da quelle che in passato si possono essere viste sullo schermo. Già i nomi: Papero, Ballerina, il Merda, Plissé Che sarebbe come dire un capo che è senza gambe, la sua donna che si ritrova senza braccia, un rasta strafumato e perdutamente rintronato, un nano rapper. Il tutto concepito come “Freaks” anni 2000 e impaginato come banda dei “Soliti ignoti”. Durata 85 minuti. (The Space, Uci)

 

Cars 3 – Animazione. Regia di Brian Fee. Ancora un’avventura per Saetta McQueen, in piena depressione per la vittoria del giovane rivale Jackson Storm: ma l’idea di abbandonare le corse verrà immediatamente scacciata se all’orizzonte si mostrerà un’angelica Cruz, che ha cancellato l’idea di correre in pista per abbracciare quella di diventare una perfetta istruttrice. Durata109 minuti. (Uci)

 

Come ti ammazzo il bodyguard – Azione. Regia di Patrick Hughes, con Ryan Reynolds, Salma Hayek, Gary Oldman e Samuel L. Jackson. Prendete due tipi che hanno il vizio dietro incarico altrui di far fuori la gente, prendete il fatto che per trascorsi non proprio del tutto felici non si vedano di buon occhio, prendete ancora il fatto che siano messi a proteggersi a vicenda per ripararsi dalle perfide intenzioni e dai fendenti di un tipaccio dell’Est che la corte dell’Aia dovrà processare per crimini di guerra. Aspettatevi battute al vetriolo, fanfaronate all’eccesso, inseguimenti, scazzottate e spari a non finire, il tutto condito con quell’aria di scanzonata commedia che in fondo alla storia brinderà all’amicizia e al lieto fine. Durata 118 minuti. (Uci)

 

Dove non ho mai abitato – Commedia. Regia di Paolo Franchi, con Fabrizio Gifuni, Emmanuelle Devos e Giulio Brogi. Dall’autore di “Nessuna qualità agli eroi” con Elio Germano. Dove un anziano architetto riesce a riunire, in occasione della costruzione di una villa, la figlia che vive a Parigi dopo aver sposato un ricco finanziere e l’allievo in cui ha sempre maggiormente creduto, ambizioso. Un nuovo rapporto, nuovi sentimenti. Girato a Torino. Durata 93 minuti. (F.lli Marx sala Harpo, Massimo sala 1)

 

Emoji, accendi le emozioni – Animazioni. Regia di Tony Leondis. Protagonisti gli emoticon, ovvero quelle belle faccine gialle che vi compaiono sugli smartphone. I quali non riescono ad entrare nelle connessioni del giovane Alex con la propria ragazza; inoltre uno di questi emoji, Gene, non riesce a mantenere l’unica espressione che gli è consentita. Servono aggiustamenti. Durata 86 minuti. (Uci)

 

Good Time – Azione. Regia di Benny e Joshua Safdie, con Robert Pattinson, Jennifer Jason Leigh e Benny Safdie. Connie e Nick, due fratelli, una rapina in banca per sottrarre alla cassa 65mila dollari. L’uno è l’asse portante della coppia, il motore che fa girare la vita dell’altro e le differenti storie tutte intorno, Nick è il ragazzo più debole, che si fida ciecamente del fratello, quello fuori di testa che va sorretto ad ogni istante. La rapina non è proprio un successo e Nick ci casca, carcere e ospedale, anche con il tentativo di Connie di rapirlo e strapparlo alla struttura, con il risultato di portarsi l’uomo sbagliato. Intorno la notte, la New York dei Queens, gli altri sbandati incontrati per strade: con la critica unanime a ripetere che Pattinson, nella gran voglia di scuotersi di dosso il personaggio di “Twilight”, sta sulla scena con la verità di un consumatissimo e maturo attore. Durata 100 minuti. (Classico anche in V.O.)

 

IT – Horror. Regia di Andrés Muschietti, con Bill Skarsgård, Sophia Lillis, Jeremy Ray Taylor e Jaeden Lieberher. Tratto dal romanzo del “maestro” Stephen King, perla rara nel genere ai recenti botteghini Usa. Durante un temporale, il giovanissimo George guarda la sua barchetta di carta scendere giù per i rivoli d’acqua e scomparire nella fogna di Derry, piccola città del Maine che sembra il ricettacolo di ogni male. Là è nascosto IT, che si nasconde sotto gli abiti e il viso colorati di Pennywise, vero orco per le giovani vittima che scoverà in città. Sette ragazzini pieni di paure, molestati, dalla debole salute, grassi e spaventati, con grosse lenti poggiate sul naso, neri ed ebrei. Tutti pronti a unirsi pur di distruggere il Male. Salvo rimandare la conclusione delle gesta ad un prossimo capitolo, buttato al di là di una trentina d’anni, in un’età più che matura. Durata 135 minuti. ((Centrale V.O., Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Lego Ninjago – Il film – Animazione. Redia Charlie Bean, Paul Fisher e Bob Logan. Terzo episodio a ruotare attorno ai mattoncini della gloriosa ditta danese. Qui Loyd in compagnia dei suoi amici Lego dovrà difendere Ninjago City dagli attacchi del feroce Garmadon sotto la guida di un vecchio saggio: tra assalti e combattimenti compare pure – inspiegabilmente – un gatto in carne e ossa. Durata 101 minuti. (Ideal, Uci)

 

Nemesi – Thriller. Regia di Walter Hill, con Sigourney Weaver e Michelle Rodriguez. La storia di Frank, assassino su commissione, che una vendicativa operazione chirurgica ha reso uomo. Spetterà al nuovo essere fare vendetta. Durata 95 minuti. (Uci)

 

Nico, 1988 – Drammatico. Regia di Susanna Nicchiarelli, con Tryne Dyrholm e Thomas Trabacchi. L’ultimo anno di vita della cantante Christa Päffgen, in arte Nico, voce dei Velvet Underground, la sua volontà di riconciliarsi con il figlio unico che per anni ha dimenticato. Premio Orizzonti per il miglior film a Venezia. Una storia che corre tra Parigi e Norimberga, tra Manchester e il litorale romano, è anche il riappropriarsi da parte della cantante della propria più autentica personalità, quando inizia la sua carriera da solista. Durata 93 minuti. (Massimo sala 2, anche V.O.)

 

Nove lune e mezza – Commedia. Regia di Michela Andreozzi, con Claudia Gerini, Lillo, Giorgio Pasotti, Stefano Fresi e Michela Andreozzi. Opera prima. Due sorelle, diversissime tra loro, l’una è violoncellista, l’altra un più comune vigile urbano, c’è chi vorrebbe un giglio ma non riesce ad averlo e c’è chi può ma non vuole. Poi c’è la coppia gay, che è sposata e che il figlio pure ce l’ha. Durata 90 minuti. (Reposi)

 

Il palazzo del viceré – Drammatico. Regia di Gurinder Chadha, con Gillian Anderson, Hugh Bonneville e Manish Dayal. Il nipote della regina Vittoria, Lord Mountbatten, come ultimo Viceré, ha il compito di accompagnare l’India nella transizione verso l’indipendenza. Ma la violenza esplode tra musulmani, induisti e sikh, sfociando in quella che è definita la “Partition” tra Pakistan e India, coinvolgendo anche gli oltre 500 membri dello staff che lavorano al Palazzo. La storia d’amore tra due giovani, musulmana lei, induista lui, rischia di essere travolta dal conflitto delle rispettive comunità religiose. Durata 106 minuti. (Eliseo Blu, Romano sala 1)

 

40 anni sono i nuovi 20 – Regia di Hallie Meyers-Shyer, con Reese Witherspoon, Candice Bergen e Michael Sheen. Ovvero quando una bionda e ancora avvenente signora californiana, di fresco divorzio, due amorose bimbette a carico, forse inserito qualche tratto autobiografico se il padre stato un regista affermato e la madre un’attrice, incrocia sulla sua strada un aitante ventisettenne che riprende per lei una gran bella cotta. Ma ecco che ricompare l’antico consorte e le idee non saranno più chiare come erano sembrate all’inizio della nuova relazione. Durata 97 minuti. (Uci)

 

La ragazza nella nebbia – Thriller. Regia di Donato Carrisi, con Toni Servillo, Alessio Boni, Galatea Renzi, Michela Cescon e Jean Reno. Lo scrittore Carrisi passa dietro la macchina da presa, adattando per lo schermo un suo romanzo di successo. Narrando del detective Vogel inviato in un piccolo paese di montagna, vittima sotto choc di un incidente, incolume ma con gli abiti sporchi di sangue, un mite e paziente psichiatra che tentati fargli raccontare quanto è accaduto. Vogel è lì per occuparsi della sparizione di una ragazzina di soli sedici anni, avvenuta alcuni mesi prima: un groviglio di segreti che arriva dal passato, un piccolo paese dove nulla è ciò che sembra e nessuno dice tutta la verità. Durata 127 minuti. (Ambrosio sala 2, Eliseo Rosso, Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space, Uci)

 

Ritorno in Borgogna – Drammatico. Regia di Cèdric Klapisch, con Ana Girardot, François Civil, Pio Marmaï. Dieci anni fa Jean ha lasciato la famiglia, proprietaria di un grande vigneto in Borgogna, per trasferirsi all’estero. A causa della malattia terminale del padre, lascia l’Australia, dove vive con moglie e figlio, e torna a casa per rincontrare la sorella Juliette e il fratello Jérémie. Ma c’è la morte del padre, c’è la ricerca di una forte somma di denaro per pagare le tasse di successione: sarà l’occasione per i tre fratelli i legami che li hanno tenuti vicini un tempo. Durata 113 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Nazionale sala 2, Uci)

 

Terapia di coppia per amanti – Commedia. Regia di Alessio Maria Federici, con Ambra Angiolini, Pietro Sermonti e Sergio Rubini. Tratto da un romanzo di Diego De Silva, narra di Viviana e Modesto, un tempo vivaci amanti ormai in definitivo tempo di crisi. Un aiutino per salvare la loro situazione, se possibile, e con essa quella delle rispettive famiglie: ed ecco allora che non si può far altro che rivolgersi ad un terapeuta che ha la faccia di Rubini. Pure lui non privo di qualche piccolo problema da risolvere in campo sentimentale. Durata 97 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Groucho, Greenwich sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Thor: Ragnarok – Fantasy. Regia di Taika Waititi, com Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Cate Blanchett e Tom Hiddleston. Il verde Hulk a dare una mano al dio del tuono, questa volta privato del suo fantastico martello e in lotta con Hela, la dea della morte, che vorrebbe prendersi il trono di Asgard, e ancora prigioniero in una terra lontana dove è costretto a combattere per il piacere di un tiranno amante del rischio e pronto a manipolare le deboli vite altrui. Durata 130 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space anche in V.O., Uci anche in V.O. e 3D)

 

Una donna fantastica – Drammatico. Regia di Sebastiàn Leilo, con Daniela Vega. Marina è una donna giovane e attraente, innamorata di un uomo di vent’anni maggiore di lei. All’improvviso l’uomo muore: è in quel momento che la sua natura transgender la metterà di fronte ai pregiudizi della società in cui vive. Ma lei è una donna forte e coraggiosa, pronta a battersi contro tutto e contro tutti per difendere la propria identità e i propri sentimenti. Durata 104 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Nazionale sala 1)

 

L’uomo di neve – Thriller. Regia di Tomas Alfredson, con Michael Fassbender, Rebecca Ferguson e Charlotte Gainsbourg. Trasposizione cinematografica del settimo appuntamento tra Jo Nesbø ed il suo Harry Hole, detective della polizia sporco e traumatizzato, troppe volte attaccato alla bottiglia, che coltiva in sé drammi persi in anni passati, dedicandosi allo stesso tempo a districare le matasse che hanno all’interno delitti e vittime. Qui un killer perseguita e cancella donne separate con figli, le riduce a pezzi, lasciando sul luogo del delitto un inconfondibile pupazzo di neve. I delitti avvengono tra una nevicata e l’altra, nella fredda terra della Norvegia, è necessaria la materia prima per quei pupazzi posti dinanzi alle abitazioni delle vittime. Un trascorrere continuo tra passato e presente, angosce in cui trovano spazio una collega di Hole e la ex moglie. Una vera delusione per chi abbia letto le pagine del libro, il protagonista non è messo a fuoco e avanza stancamente nella storia, colpa maggiore la storia è costruita con un accavallarsi o un viaggiare caotico e controproducente di azioni in parallelo, con un disordine che non fa nulla per riporsi nel campo della ordinata stabilità. Meglio di gran lunga tornare al libro. Durata 125 minuti. (Ambrosio sala 3, Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Vittoria e Abdul – Drammatico. Regia di Stephen Frears, con Judy Dench, Ali Fazal, Michael Gambon e Olivia Williams. Nel 1887 Abdul lascia l’India per Londra, per poter donare alla regina settantenne, sul trono da oltre cinquant’anni, una medaglia, proprio in occasione del suo Giubileo d’Oro. La sovrana è attratta dalla cultura che l’uomo porta con sé, dalla sua giovinezza e dalla prestanza, contro lo scandalo che il suo nuovo amico semina in tutta la corte, che non esita a bollarla come pazza. Durata 112 minuti. (Ambrosio sala 1, Centrale V.O., Eliseo Grande, Reposi, The Space, Uci)

Nerone firma “Max”

GIOVEDI’ 26 OTTOBRE ALLE ORE 15.00

 

Acquista il cd “Max” presso il Mondadori Bookstore indicato e riceverai il pass per avere accesso prioritario al firmacopie con Nerone

 

Nerone, classe 1991 è noto per essere il vincitore del programma televisivo Mtv Spit edizione 2014.

Prima di questa grossa vetrina che lo ha portato nelle case di tutti, Nerone gira per anni il nord Italia, partecipando a innumerevoli battle di freestyle battendo tutti i più forti freestyler e collezionando diversi titoli importanti come, Tecniche perfette Lombardia, Battle Arena, Mtv Spit Venaria Edition ecc. Oltre alla brillante carriera di freestyle ci sono alle spalle produzioni discografiche degne di nota come “Numero Zero Ep” insieme a Biggie Paul, ”Mcf Army Ep” coi Microfili, “100K EP”, “N Mixtape” e innumerevoli featuring negli album e mixtape dei colleghi. Il primo album ufficiale “Max”, pubblicato a fine maggio in digitale, è ora disponibile anche in formato CD e verrà presentato alla Games Week di Milano esattamente il giorno dell’uscita.

http://eventi.mondadoristore.it/it/event/2017/10/26/nerone-incontra-il-pubblico-e-firma-le-copie-dellalbum-max/2209/

“O’ Rey” sovrano galantuomo

Anche con l’ultimo saggio “ Umberto II” Maria Enrica Magnani Bosio si conferma valida studiosa e storica di Casa Savoia di cui narra le vicende umane e politiche attraverso seria documentazione, passione e commozione. Il “ Re Galantuomo” quarto ed ultimo Re d’Italia, esiliato ma non dimissionario, rimpianto da molti, amato e rispettato in Portogallo come” O’ Rey” è ricordato dalla scrittrice in pagine avvincenti su episodi privati poco conosciuti con una penetrazione psicologica e comprensione umana. La bella introduzione di Riccardo Garosci, Ispettore Nazionale dell’Istituto per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon dà l’avvio ad una lettura che cancellerà equivoci e inesattezze su un personaggio “magnanimo di animo buono, grande, generoso” che scelse la via dell’esilio semplicemente e modestamente col titolo di “ Conte di Sarre” ma che rappresentò la storia del nostro paese.

 

GRB

Antiquari in mostra alla “Promotrice”

Da mercoledì 25 a domenica 29 ottobre

 

Dopo le Biennali di Stupinigi e Venaria che ebbero vasta risonanza in campo internazionale e dopo la positiva esperienza dell’evento “ANTICHE EMOZIONI” tenutosi l’anno scorso a “Palazzo Saluzzo Paesana”, l’“Associazione Piemontese Antiquari” (A.P.A.) propone quest’anno, da mercoledì 25 a domenica 29 ottobre nelle sale della storica Palazzina della “Società Promotrice delle Belle Arti” al Valentino di Torino, “APA/RT – Un viaggio nell’Arte”, con contenuti profondamente rinnovati e attualizzati.A testimoniarlo, la stessa scelta del titolo della Mostra teso a richiamare l’arte nel senso più alto del termine e ad evocare, nella grafica ideata dall’architetto Arianna Rocca, una sorta di viaggio a/r nell’arte stessa.L’evento, cui partecipano 36 noti galleristi italiani ed internazionali (che esporranno le loro migliori opere d’arte antica, moderna e contemporanea, tutte sottoposte ad un vetting rigoroso da parte di esperti nominati dalla F.I.M.A. – Federazione Italiana Mercanti d’Arte – al fine di comprovarne l’autenticità) “si colloca – sottolineano gli organizzatori – in un periodo estremamente interessante per la città di Torino, introducendo la settimana dedicata alle arti; il visitatore avrà quindi modo di seguire con calma tutti gli eventi e godere di iniziative più diluite nel tempo”.L’allestimento, curato da Arianna Rocca, si presenta arricchito dagli arredi di design progettati da Emanuele Re Rebaudengo, mentre nel salone d’ingresso é presente un’installazione di sculture in vetro di grandi dimensioni realizzate da Silvio Vigliaturo, artista di fama internazionale, ospite di questa prima edizione di APA/RT.La manifestazione è inoltre inserita in un progetto di “Alternanza Scuola – Lavoro” che prevede la collaborazione fra l’“Associazione Piemontese Antiquari” ed il Liceo torinese “Alessandro Volta”. In quest’ottica, venti ragazzi, opportunamente seguiti dai loro Docenti di Storia dell’Arte, hanno approfondito la conoscenza degli aspetti artistici e architettonici della “Società Promotrice delle Belle Arti”, location della rassegna, e hanno avuto l’opportunità di entrare in contatto con il mondo dell’arte attraverso visite guidate nelle gallerie torinesi presenti in mostra. Gli stessi ragazzi accoglieranno quindi i visitatori illustrando loro la storia della Palazzina ed alcune delle opere esposte.La mostra prevede anche due appuntamenti particolarmente ghiotti per gli appassionati d’arte:

  • – Venerdì 27 ottobre, alle ore 17, Silvio Vigliaturo, affiancato dal critico d’arte Anselmo Villata, tratterà il tema dell’ “equilibrio”, non solo riferito alle sue opere esposte (di notevole altezza ed apparente delicatezza), ma anche come spunto di riflessione per le mutevoli condizioni psicologiche umane
  • – Sabato 28 ottobre, a partire dalle 16, è invece in scaletta un’imperdibile appuntamento con Philippe Daverio.

“Siamo particolarmente soddisfatti – riflette il presidente degli antiquari piemontesi Marco Lombardodi come si sia riusciti a realizzare questa prima edizione di ‘APA/RT’, rassegna in cui tutti i settori vengono adeguatamente rappresentati, dall’antiquariato d’alta epoca all’arte moderna storicizzata fino al design, in un percorso che consentirà un’ampia fruizione estetica in un contesto di assoluto prestigio, quale la ‘Promotrice’, nei cui spazi l’evento tornerà a ripetersi anche nel prossimo biennio”.

 

Gianni Milani

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“APA/RT. Un viaggio nell’arte”

Società Promotrice delle Belle Arti, viale Balsamo Crivelli 11, Torino, tel. 011/6692545

Fino al 29 ottobre

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Nelle immagini:

– “Deposizione dalla Croce”, scuola cretese, XVI-XVII sec., tempera su tavola, Galleria Laura Rocca – Torino

– “Vajradora”, Tibet, XV sec., rame dorato e pietre semipreziose, Galleria Dalton Somaré – Milano