A “Vicenza in lirica” trionfa il maestro Michele Campanella

Il festival  si è  aperto al teatro Olimpico sotto l’egida della musica di Gioachino Rossini

Esistono analogie tra due arti apparentemente diverse quali musica ed architettura, tanto che spesso si ricorre alla sinestesia di “architettura musicale” per un brano e di “ritmi spaziali” per un’architettura. Prova ne è stata il concerto rossiniano che ha aperto la rassegna “Vicenza in lirica”, giunta alla sua settima edizione, sabato 31 agosto scorso, nella straordinaria cornice del teatro Olimpico della città veneta, realizzato dall’architetto vicentino Andrea Palladio.

Questo celebre festival, diretto da Andrea Castello, si è aperto sotto il segno di un famoso brano composto da Gioachino Rossini, la Petite Messe Sollennelle, eseguito da un cast di eccezione, formato dal Maestro Michele Campanella al primo pianoforte ( al suo ritorno sulla scena del teatro palladiano dopo diversi anni di assenza), dal soprano Barbara Frittoli e dal contralto Sara Mingardo, voci note a livello internazionale e per la prima volta ascoltate insieme in un’esecuzione al teatro Olimpico. Accanto a loro il basso Davide Giangregorio, il tenore Alfonso Zambuto, il coro della Schola San Rocco di Vicenza diretto dal maestro Francesco Erle, Silvio Celeghin all’harmonium e Monica Leone al secondo pianoforte.

La Petite Messe Sollennelle, composta da Rossini in Francia nel 1863, si articola secondo le sezioni tradizionali dell’Ordinarium della Messa cattolica con, in aggiunta, il Preludio religioso da eseguirsi nel corso dell’Offertorio (per pianoforte solo ed harmonium) e il Mottetto “O salutaris hostia” per soprano, inserito tra il Sactus e l’Agnus Dei.

Il Kyrie, strutturato nella forma di dialogo tra i Soli ed il Coro, è un Andante maestoso che si apre con un pianissimo di particolare evidenza ritmica, con le ottave staccate che si inseguono sul basso. Il coro della Schola San Rocco di Vicenza ha dimostrato grande maestria nell’entrare quasi sottovoce, con un motivo totalmente indipendente dal pianoforte suonato in modo magistrale dal maestro Michele Campanella. Il cuore della Petite Messe è rappresentato dal Gloria, un edificio sonoro sorprendente e monumentale, capace di occupare più di un terzo dell’intera composizione.

Sicuramente il brano in cui il maestro Campanella ha dato prova di tutta la sua abilità pianistica è stato quello del Preludio religioso, che precede il Sactus per Soli e coro. In esso ha dato vita al tema della fuga, reso in tutta la sua cromaticita’ ed essenzialità. Qui Rossini si richiama alla tradizione che fa capo a Bach e pare anticipare moduli che saranno tipici di un compositore come Cesar Franck. La soprano Barbara Frittoli ha dimostrato l’altezza sopranile che contraddistingue il suo timbro vocale nel Mottetto “O salutaris hostia”, testo che Rossini aveva già affrontato nel 1857 per quartetto vocale senza accompagnamento. Oltre che confermarsi valida interprete in questo concerto rossiniano, da tre anni è anche docente della masterclass che viene realizzata dal festival “Vicenza in lirica”, per iniziativa dell’associazione Concetto culturale, d’intesa con l’archivio storico Tullio Serafin, guidati da Andrea Castello. Anche nel Crocifixus la soprano, ora ormai milanese, ha dimostrato una sintesi di tecnica perfetta e di una fedele interpretazione ad un testo che Rossini chiamò “Petite” solo per modestia, in quanto questa Messa appari’, subito, alla sua prima esecuzione, grandiosa.

Sara Mingardo, contralto di origine veneziana, ha dimostrato unccurata ricerca del suono, unita al timbro inconfondibile della sua voce, che ha avuto il momento più sublime nell’ Agnus Dei, il cui finale è risultato intimo e prezioso. Le due voci maschili hanno mostrato altrettanta bravura, sia quella del giovane tenore Alfonso Zambuto, che ha dimostrato una straordinaria capacità canora e comunicativa, sia quella de l basso Davide Giangregorio,  capace di cantare con grande naturalezza e che ha rappresentato una splendida scoperta. Il coro della Schola di  San Rocco ha seguito benissimo la direzione di Campanella ed i suoi accenni sicuri, uniti alla sua capacità  di suonare in simbiosi con il secondo pianoforte  Monica Leone. Molto valido anche Silvio Celeghin all’harmonium.

 

Mara Martellotta

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