Gatto Panceri ha dato il meglio di sé in un’applauditissima performance dal vivo sul palco del ‘#Parco Dora Live’ a Torino. L’artista, reduce dalla pubblicazione di ‘Pelle d’oca e lividi’, il nuovo album uscito esattamente un mese fa per l’etichetta di Roby Facchinetti dei Pooh ‘Hit Rainbow’ (distribuzione ‘Artist First’), ha eseguito nuovi brani e grandi successi, rileggendo intensamente in versione unplugged voce e chitarra ‘Vivo per lei’, successo da 45 milioni di copie vendute scritto per Andrea Bocelli e Giorgia. Durante il live, Gatto Panceri ha scherzato con il pubblico, e raccontato alcuni episodi legati alla storia della musica che l’hanno visto fortunato protagonista. La prossima settimana, sul palco del ‘#Parco Dora Live’, sono attesti Fubelli & Impastato (29 giugno), Dado (30 Giugno) e Jo Squillo (1° Luglio). Tutte le informazioni sul sito www.parcocommercialedora.it e sulla relativa Pagina Facebook.
“Circolazione di idee, di condivisione, di conoscenza tra persone diverse per cultura, provenienza geografica, età anagrafica, ma tutte accomunate dallo spirito dell’incontro” è questo lo spirito del Festival di Stresa, secondo Giannandrea Noseda, il direttore artistico della manifestazione, che avrà luogo dal 17 al 27 luglio e dal 23 agosto al 9 settembre. Si mettono insieme dunque generi diversi, dal jazz alla musica classica, dall’omaggio a Bernstein, uno dei più grandi direttori d’orchestra di tutti i tempi, all’esecuzione italiana dell’ultimo disco di Frank Zappa, Vinicio Capossela con la Filamornica Arturo Toscanini, Invenzione a due voci con Gianrico Carofiglio e Gianluca Petrella e ancora Ute Lemper, il Quartuor Hermeès con Haydn Sacro e moltissimi altri appuntamenti, 27 in tutto, che avranno uno sfondo magico, una cornice incantata, in luoghi ricchi di fascino come Stresa, Verbania, Isola Bella. Il Festival di Stresa ha una storia di lunga data, Le settimane della musica sono nate nel 1962 grazie a Italo Trentinaglia, un avvocato veneziano amante e cultore della musica perché con la musica era nato e cresciuto. Nella villa di famiglia venivano ospitati musicisti e compositori celebri come Arturo Toscanini, da qui l’idea di fare di quegli incontri musicali un festival vero e proprio che con il tempo è diventato un appuntamento internazionale molto importante. Molti sono i meriti di questo importante evento: l’avvicinamento dei giovani alla musica classica attraverso il coinvolgimento delle scuole, per esempio, e la sua vocazione alla solidarietà, molte sono infatti le donazioni, grazie agli incassi di alcune manifestazioni in particolare, devolute in beneficenza.
Informazioni sul sito www.stresafestival.eu/programma-2018/
Maria La Barbera
“BI – FACE” – FINO AL 3 AGOSTO
Quadri Bifacciali. Otto complessivamente, realizzati (in pvc – plastica e aria, inseparabili materiali a partire dagli anni Sessanta) fra il 2017 e il 2018, che in mostra interrogano il visitatore – con pungente ironia – sul senso stesso dell’arte, ponendogli virtuali domande, le stesse che più concretamente si pone l’artista nell’atto del meditare del concepire e del fare e che suonano pressappoco così: “Qual è il futuro dell’arte?”, “Che senso ha ‘fare’ quadri oggi?”, “Quanto conta oggi l’aspetto decorativo nell’arte?”. E’ questa la chiave di lettura di “Be – Face”, ciclo inedito di opere mai esposto al pubblico, presentate da Franco Mazzucchelli (Milano, 1939) in una personale curata da Sabino Maria Frassà e seconda mostra del ciclo “On Reflection” promosso dal noto brand “Gaggenau” e da “Cramum” (progetto non profit per sostenere l’arte in Italia), all’interno del Gaggenau DesignElementi HUB in corso Magenta 2, a Milano.
La mostra, che sarà inaugurata mercoledì 20 giugno e si protrarrà fino al 3 agosto, segue l’altra grande personale dell’artista milanese (allievo di Marino Marini e docente di “Tecniche della Scultura” nonché coordinatore di “Comunicazione Visiva Multimediale” all’Accademia di Brera) dal titolo “Non ti abbandonerò mai”, tenutasi al Museo del Novecento fino al 10 giugno scorso, e rappresenta una rara se non unica possibilità di conoscere questo ciclo di opere che completa – anche a livello teorico – il fortunato ciclo della cosiddetta Bieca Decorazione: una sorta di manifesto intellettuale e programmatico che Mazzucchelli persegue con tenace ostinazione a partire dagli anni ’90 e che fa della sua produzione artistica una “riflessione – ironica e cinica – sul significato e sul ruolo dell’arte oggi”. Post-avanguardia? Rito concettuale o puro (e per altro piacevolissimo) “divertissement? O ancora arte che diventa arte nel momento stesso in cui si pone al fruitore in termini di domanda sul suo essere per davvero arte? Di tutto un po’. E questo “tutto” vogliono proprio essere i “Bifacciali” presentati in mostra dall’artista milanese e resi possibili dalla collaborazione con la “Tornitura Morella”: quadri-scultura che, scrive bene Sabino Maria Frassà “sono labirinti di forma e contenuto, capovolgendo o azzerando tutte le certezze e i punti di riferimento. “Le opere di Mazzucchelli – prosegue Frassà – sono indiscutibilmente dei quadri, ma non si appendono. Il fronte e il retro finiscono con il fondersi in un’unica dimensione, in
un’unica ‘facciata’ che ha infinite soluzioni di osservazione. Non solo non esistono più il fronte e il retro del quadro, ma non resiste integro nemmeno il confine tra opera d’arte e ambiente esterno: ciò che è sullo sfondo, al di là dell’opera, è portato in primo piano o all’interno dell’opera grazie all’uso del Pvc trasparente. Allo stesso modo le superfici specchianti portano lo spettatore e l’ambiente circostante dentro l’opera. Infine i ‘piani’ sfasati e l’alternanza tra pareti trasparenti e superfici specchianti portano lo sguardo a perdersi ‘dentro’ l’opera, in quel ‘vuoto’ di aria imprigionato nel pvc”.
Gianni Milani
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“Bi – Face”
Gaggenau DesignElementi Hub, corso Magenta 2, Milano; tel. 02/29015250
Dal 20 giugno al 3 agosto – Orari: dal lun. al ven. su appuntamento ore 10/18,30
Made in Minnesota
Nella storia del rock è incalcolabile la quantità di errori, inesattezze e misunderstandings dovuti alle diffuse omonimie tra bands inglesi, statunitensi e non solo. Anche testi “storici” in materia sono caduti in equivoci talvolta clamorosi, a causa di pigrizia nella verifica delle fonti o di errata natura delle fonti stesse, allorquando l’informatore o l’intervistato erano già portatori di fraintendimenti. Il rischio aumentava nel caso di bands il cui nome era pressoché identico e formato da due termini che potevano, a seconda dei casi, risultare uniti o separati (per esempio [The] Night Riders o Nightriders con o senza articolo, che nella sola area anglosassone avvicinava nella “zona di errore” parecchie bands). Premessa doverosa, in quanto qui si parlerà di una band dello stato del Minnesota che viene spesso confusa con una omonima, coeva e più conosciuta della Florida. I “nostri” si chiamavano The Night Crawlers (diviso) e sorsero nell’estate del 1965 a Northfield. A Marc Reigel (org) e Mark Headington (b) (studenti al Carleton College) si unirono tre liceali di Owatonna: Barry Gillespie (V), Mike Jines (chit) e Bill Redeker (batt); presto l’affiatamento si consolidò anche in relazione alle comuni
influenze musicali, tra cui Byrds, Rolling Stones, Beatles, Hollies e Beach Boys. Come spesso accadeva in quegli anni, la rampa di lancio iniziale fu una “Battle of the bands”, che si tenne in occasione della Steele County Free Fair di Owatonna (evento che fa risalire le sue origini al XIX secolo); sebbene non vincitori, The Night Crawlers emersero per temperamento e coesione, tanto che poterono avviare un nutrito numero di gigs in vari locali e venues della zona. Dall’inizio del 1966 se ne occupò personalmente il manager Donald J. Madison, che seppe gestire le date con abilità tra i classici sock hops dei teenagers, dance halls, eventi sportivi e clubs non solo nell’area sud del Minnesota, ma anche in Nebraska, Iowa, Wisconsin e North Dakota. Il successo live fu immediato e il feeling con il pubblico molto positivo; tuttavia, come spesso accadeva per le bands emergenti in aree periferiche, l’abilità manageriale sul versante organizzativo dei concerti non si manifestava con altrettanta efficacia in ambito discografico, dove l’esperienza e il “saperci fare” contavano notevolmente. Ne è prova il primo (ed unico) 45 giri, inciso nel 1966:“You Say” [B. Gillespie] (MAAD IMP-51166; side B: “Night Crawlin’”), con etichetta MAAD records [Promotions], prodotto a New Ulm (Minnesota) dallo stesso Donald J. Madison. Il singolo “You Say” era, in linguaggio a stelle e strisce, il classico “can’t get it out of my head tune” che con un’adeguata promozione manageriale si sarebbe potuto
trasformare in una hit ad ampio raggio; purtroppo l’operato di Madison lasciò parecchio a desiderare e le copie probabilmente non raggiunsero nemmeno il numero di 400… In seguito si tenne un’altra sessione di registrazione ai Columbia Studios di Chicago, ma le tracce (“Dandelions”’, “Feel So Fine”, “Want Me”, “Chimes Of Freedom”, “Just Like Romeo & Juliet”, “Shoulder Of A Glint”) restarono a livello di acetati; solo in tempi molto recenti l’etichetta svizzera Feathered Apple ha riversato su vinile “Want Me / Feel So Fine” (FA-6510). Nel 1967 il mood generale stava ormai cambiando, passando dal carattere “danceable” allo “psychedelic/heavy” e l’approccio musicale ed esecutivo dei The Night Crawlers non era in grado di rinnovarsi e di affrontare la generale trasformazione di gusto che portò alla Summer of Love di San Francisco e alle sue conseguenze. La band si sciolse entro il 1967, ma seppe occasionalmente riunirsi a più riprese nel 1992, 2004, 2006, 2010 e 2012 (reunion del 45° anniversario della classe ‘67 al Carleton College).
Gian Marchisio
Al Gru Village grande musica con la PFM
La PFM, Premiata Forneria Marconi, la storica band progressiv-rock italiana, mezzo secolo di storia della musica, dopo il Tour che l’ha portata a girare il mondo tra Giappone, Americhe e Regno Unito, torna in Italia e riparte da Grugliasco, dal palco del GruVillage 105 Music Festival
Franz Di Cioccio e compagni, con il loro travolgente rock, da sempre uno dei migliori in Italia, con la loro calda voce, le loro emozioni, e soprattutto la loro musica hanno, per oltre due ore, riportato un po’ indietro nel tempo chi come il sottoscritto seguiva la band davvero tanti tanti anni fa. Una bella serata nella quale alle “antiche” e più famose sonorità si sono affiancate le altrettanto coinvolgenti note del nuovo album “Emotional Tattoos” che dà anche il titolo a questo nuovo Tour nazionale. La prossima tappa del Tour sarà a Vascon di Carbonera (TV) il prossimo 23 giugno e poi Grado, Roma, Rimini, Roccella Ionica, Bellinzona, solo per citare alcune tappe che, fino al concerto di Ventimiglia del 25 agosto, porteranno la band in giro per lo stivale in questa calda e appassionata estate di grande rock. Invece, per tornare al GruVillage 105 Music Festival… saranno grandi appuntamenti musicali per giugno e tutto il mese di luglio con i concerti, tra gli altri, di Piero Pelù, Francesco De Gregori, Gianna Nannini, Gianni Morandi, ma anche dei giovani Riki, Fabrizio Moro e Lorenzo Fragola, solo per citare quelli che quest’anno sicuramente non ci faremo scappare.Tutte le informazioni e il programma completo su www.gruvillage.it, mentre qui di seguito vi potete gustare le immagini migliori di questo nostro primo appuntamento a bordo palco.
Claudio Benedetto
foto: www.fotoegrafico.net
Oggetti preziosi, gioielli, armi, case, tombe e corredi funerari ci ricordano che a Collegno si trova una delle più belle e interessanti necropoli longobarde presenti in Italia. Un immenso cimitero pietrificato da 1450 anni. Sono trascorsi quasi 15 secoli da quando i Longobardi di Re Alboino invasero nel 568 d.C. con oltre 100.000 guerrieri il nord della penisola italica. Occupato il Friuli, dilagarono in Veneto, entrarono in Lombardia e raggiunsero il Piemonte nel 570. E sono passati sedici anni dalla primavera del 2002 quando nell’ex campo volo di Collegno, durante gli scavi della metropolitana di Torino, vennero alla luce ori, armi e spoglie dei Longobardi che presero la città. I cantieri del metrò riportarono in superficie un intero villaggio con il cimitero dove vissero e furono sepolti i guerrieri di Alboino e i loro discendenti. È una delle più importanti scoperte archeologiche compiute in Piemonte con un interesse storico, economico e sociale che va ben oltre i confini nazionali. Dopo aspre lotte e lunghe peregrinazioni il popolo dalle lunghe barbe attraversò il territorio friulano ed entrò a Cividale del Friuli nella Pasqua del 568. Trovarono una penisola logorata dalle guerre tra Goti e Bizantini e martoriata dalle epidemie. Nelle mani dei Longobardi caddero molte città dell’Italia del nord, tra cui Pavia,
Verona e Milano. Scelsero Torino per la sua posizione strategica vicina ai grandi valichi di confine con la Francia e si stanziarono anche ad Asti e a Ivrea. A Collegno s ono state trovate due distinte necropoli, una necropoli dei goti e un’altra, molto più estesa, dei Longobardi con le rispettive aree destinate alla sepoltura, tutte risalenti al periodo compreso tra il V e VI secolo. Accanto a una
settantina di sepolture del V-VI secolo sono state trovate altre tombe tra cui quella di un cavaliere con un ricco corredo funebre formato da una lancia, una spada con la cintura, uno scudo, due coltelli e uno sperone. Vicino a queste inumazioni è stata individuata una fossa con i resti di un cavallo decapitato. Si tratterebbe di un rituale di cui si è trovata testimonianza in Austria e in Germania con cavalli sacrificati e poi sepolti in fosse accanto a quelle dei loro proprietari. Gli archeologi hanno anche scoperto dei corpi avvolti in una sorta di sudario con le braccia posate sull’addome secondo una prassi di comporre le salme tipica dei cristiani. Le tombe longobarde più antiche, con ricchi gioielli, vesti dorate e cinture con fibbie in bronzo e in ferro, sono ad ampia fossa con pali angolari, sistema già diffuso negli stanziamenti in Pannonia, l’attuale Ungheria da cui i Longobardi sono giunti in Italia. Le sepolture femminili conservano i costumi tradizionali con spille sui nastri delle gonne, fibbie per calze, pendenti di cintura con funzione di amuleti, pettini e vasi.
“Il mio viaggio” al Gobetti
Nell’ambito della XII edizione del Festival Nazionale Luigi Pirandello, al teatro Gobetti è prevista la prima nazionale dello spettacolo “Il mio viaggio”, della scrittrice e giornalista Sabrina Gonzatto, testo liberamente ispirato a “Il viaggio” di Luigi Pirandello. L’appuntamento è per il 26 giugno, ore 20.45, in via Rossini 8 a Torino. Cast d’eccezione composto dal Balletto Teatro Torino diretto da Viola Scaglione, sotto la direzione artistica di Loredana Furno, con Carlo Simoni e Carlotta Micol De Palma. Le scene sono dell’artista Ugo Nespolo, la regia è a cura di Giulio Graglia, che ha dichiarato in una recente intervista: “Personalmente amo le storie a lieto fine, quelle che ti fanno sorridere e ti alleggeriscono dalle preoccupazioni del quotidiano. Quando Sabrina Gonzatto mi ha proposto l’adattamento della novella pirandelliana, lì per lì ero perplesso. Poi mi ha consigliato di vedere il film di Vittorio De Sica dal titolo omonimo e mi sono ricreduto. Senza voler rivelare nulla, vale la pena seguire la vicenda che ti tiene in sospeso fino alla fine. Nulla è scontato, ma tutto è emozionante, avvincente, umano. Uno spettacolo da non perdere!”Per info e prenotazioni: prevendite@linguadoc.it, 3397153321. Segui tutti gli aggiornamenti del Festival sulla pagina facebook e sul sito www.linguadoc.it
E’ stata presentata ieri una nuova sezione museale delle fortificazioni della Cittadella di Torino, l’imponente struttura difensiva di forma pentagonale fatta erigere da Emanuele Filiberto nel 1564. Quest’area archeologica di 300 mq risale a decenni diversi del Seicento ed è venuta alla luce durante gli scavi per i parcheggi di Corso Galileo Ferraris iniziati nel 2015. Francesca Leon, assessora alla Cultura della Città, Stefano Benedetto , dirigente area Cultura della Città, Franco Cravarezza, direttore del Museo Pietro Micca e dell’assedio di Torino del 1706, Fabrizio Zannoni, presidente dell’Associazione Amici del Museo Pietro Micca hanno presentato con orgoglio un prezioso tassello del percorso culturale della “Torino militare”, nel quale rientrano il Mastio, il Museo di Pietro Micca e
il Pastiss. Domenica 24 giugno, in concomitanza con la festa patronale, l’Assessorato alla Cultura della Città di Torino sarà lieto di aprire al pubblico questi importanti resti della Cittadella di Torino dai tempi della sua demolizione, iniziata nella seconda metà del XIX secolo. Attraverso un ingresso autonomo in corrispondenza del civico n. 14 di Corso Galileo Ferraris si accede all’Area archeologica del Revellino degli Invalidi, a circa 6 metri di dislivello dal manto stradale. Segue la struttura muraria più antica fra quelle rinvenute e unica testimonianza visibile delle difese della prima espansione della Città, iniziate da Ercole Negro di Sanfront nel 1619 e terminate da Carlo di Castellamonte negli anni ’80 del XVII secolo. Un ponticello metallico poi conduce all’unica polveriera delle
mine trovata tra quelle dell’epoca e alla galleria di collegamento tra la polveriera e la cittadella, risalenti entrambe agli anni ’80 del XVII secolo. Un dettagliato apparato illustrativo di 17 pannelli, creato da Ecplus Architects e dal Polo della Cittadella in collaborazione del Museo Civico Pietro Micca, guiderà i visitatori lungo il suggestivo percorso. La gestione dell’Area archeologica è affidata al Museo Civico Pietro Micca e dell’assedio di Torino 1706. L’apertura e le visite guidate, sperimentalmente a titolo gratuito, sono gestite dall’omonima Associazione e garantite tutte le domeniche con accesso a ogni inizio di ora dalle 15 alle 18 comprese e su prenotazione anche in altre date e orari per gruppi di almeno 10 persone (tel. 011546317 – mpm@biblioteche.ruparpiemonte.it)
Giuliana Prestipino
Un riconoscimento al teatro del Piemonte
In questi giorni sono stati pubblicati sul sito web della Direzione Generale dello Spettacolo dal Vivo del MiBACT i punteggi della qualità artistica assegnati dalle commissioni consultive ex DM 27 luglio 2017 che regola l’erogazione del contributi del Fondo Unico per lo Spettacolo per il triennio 2018-2020.
I soggetti torinesi e piemontesi, pubblici e privati, grandi e piccoli, si distinguono in ogni ambito disciplinare del teatro, della musica, della danza e del circo contemporaneo per l’eccellenza delle valutazioni, con risultati in forte progresso rispetto agli anni precedenti, a conferma della vivacità culturale, della qualità artistica dei progetti e della capacità di sviluppare un’offerta sempre più competitiva anche su scala nazionale. Il Teatro Stabile di Torino consolida il proprio primato al vertice dei Teatri Nazionali, con 31 punti su 35 rispetto ai 26 dello scorso anno. Stessa posizione per il festival Torinodanza, che si conferma in testa ai festival di danza con il punteggio massimo di 35/35. In forte crescita la Fondazione Piemonte Europa, che fa un balzo da 13 a 27 punti, scalando la classifica dei Teatri di Rilevante Interesse Culturale fino al terzo posto, mentre Palcoscenico Danza, la rassegna organizzata dallo stesso TPE, viene premiata con 25,5 punti. Anche la Fondazione Piemonte dal Vivo segna un progresso notevole tra i Circuiti multidisciplinari passando dai 18 punti del 2017 ai 28 punti del 2018. Ottimi giudizi ottengono anche e il centro di produzione Fondazione Casa del Teatro Ragazzi che sale a quota 27, il festival di danza Interplay di Torino, che con 34,5 punti sfiora il punteggio massimo e il festival multidisciplinare Cross Festival del Verbano-Cusio-Ossola, a quota 26 punti. “In attesa dei punteggi artistici delle imprese, delle associazioni musicali e del circo contemporaneo, si può già fare un bilancio molto positivo in merito alle valutazioni ministeriali che premiano le strategie e gli interventi a sostegno della cultura da parte delle amministrazioni locali, capaci di rendere competitive a livello nazionale le nostre istituzioni – dichiarano congiuntamente le Assessore alla Cultura della Regione Piemonte Antonella Parigi e della Città di Torino Francesca Leon –. La partecipazione della Città di Torino e della Regione Piemonte quali Soci in diverse fondazioni, le leggi regionali 68 e 58 a sostegno dello spettacolo dal vivo, il bando cittadino di Torino Arti Performative, oltre all’intesa con le due fondazioni di origine bancaria Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt, creano nel loro insieme un ecosistema integrato e fertile per lo spettacolo dal vivo – aggiungono Parigi e Leon -. Siamo liete e orgogliose che commissioni ministeriali terze, composte da studiosi, esperti e critici autorevoli e indipendenti, abbiano riconosciuto al nostro territorio la capacità di offrire le condizioni più favorevoli per lo sviluppo della creatività, il sostegno del talento, l’incremento dell’offerta– concludono le due Assessore – con l’obiettivo di ampliare l’accessibilità e la diffusione dello spettacolo di vivo, dal centro alle periferie, dai capoluoghi alle province, e di migliorare l’attrattività turistica e la qualità della vita dei residenti”.
Music tales, la rubrica musicale

Chiara vi segnala i tre eventi da lei scelti per la settimana…mancare sarebbe un sacrilegio!