CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 633

L’assassinio dell’inquisitore

L’assassinio dell’Inquisitore“, uscito in libreria per i tipi dell’Araba Fenice di Boves, è un romanzo storico ambientato in Valle di Susa nel XIV secolo, costruito attorno a un fatto realmente accaduto, l’assassinio di un inquisitore domenicano, padre Pietro Cambiani da Ruffia, che venne a morte da mano ignota

Il padre domenicano fu rinvenuto esanime una gelida mattina del lontano febbraio 1365 mentre si trovava a Susa, ospite della locale comunità francescana di Frati Minori Conventuali. Il grave fatto di sangue, oggi ricordato da una lapide collocata nel punto dove si consumò la barbara uccisione, in uno dei due chiostri del convento segusino di San Francesco, destò scalpore non solo nella Valle della Dora, com’era chiamata al tempo la Valle di Susa, ma anche a Chambéry, residenza principale del conte di Savoia, ed a Torino, all’epoca rientrante nei domini del ramo cadetto dei Savoia-Acaia. Qui aveva sede il tribunale presieduto dal beato Cambiani da Ruffia, protomartire degli inquisitori piemontesi, le cui spoglie mortali oggi riposano nel convento torinese di San Domenico.

Le indagini, condotte in precario equilibrio tra potere secolare, rappresentato dai Savoia, e potere ecclesiastico, incarnato dall’Inquisizione,vengono affidate al successore della vittima, padre Antonio Pavonio, che nel romanzo di Pamparato indossa i panni di “detective” prudente e saggio il quale, illuminato e guidato dalla fede, si addentra tra i meandri di un vero e proprio giallo medioevale, in cui, sullo sfondo di uno scenario politico e religioso tormentato, si agitano personaggi equivoci e talora misteriosi, che potrebbero nascondere, dietro la maschera rassicurante della rispettabilità, inconfessabili e crudeli propositi.

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Padre Pavonio, giunto a Susa da Torino, si confronta così con il rappresentante locale del potere secolare, il Balivo del conte di Savoia, destreggiandosi abilmente in un contesto travagliato da rivalità politiche, in particolare quelle che dividono il conte di Savoia dai principi d’Acaia, signori di gran parte del Piemonte occidentale, sospesi tra fedeltà al ramo comitale e spinte centrifughe, e da crescenti infiltrazioni ereticali, che minacciano l’ortodossia della fede cristiana, soprattutto attraverso la predicazione delle teorie del lionese Valdo.

L’autore tratteggia in modo documentato la situazione politica, sociale e religiosa che caratterizzava questa porzione di Piemonte alpino nella seconda metà del Trecento, facendo agire su questo palcoscenico un ampio parterre di attori, tutti potenzialmente sospettabili d’aver avuto movente e interesse ad uccidere l’inquisitore: bande di venturieri, armati prezzolati che combattevano al soldo del miglior offerente, gruppi di misteriosi cavalieri, forse legati al disciolto Ordine monastico-militare dei Templari, che si radunavano in casolari isolati per celebrare l’inquietante culto del Bafometto, adoratori del diavolo, sospettati di darsi ritrovo di notte in radure appartate o nel fitto della foresta, luoghi dell’oscurità e del mistero, e comunità di eretici, che s’insinuavano con i loro adepti tra le pieghe della società, alimentando insicurezza e reciproca diffidenza.

Dietro alle persone in carne e ossa si cela, però, il volto del vero nemico che padre Pavonio combatte nelle duplice veste di guardiano della fede cristiana e investigatore sulle tracce d’un criminale, il diavolo: è lui l’avversario del progetto salvifico di Dio, che allontana uomini e donne dalla retta via, per trascinarli nel baratro della perdizione e del delitto…

Il romanzo di Pamparato, assai accattivante e scorrevole nello stile di scrittura, è anche un invito a conoscere Susa, città d’antica e nobile origine, con significative testimonianze architettoniche e artistiche dei fasti medioevali, ed in particolare il complesso conventuale di San Francesco, eretto nel primo quarto del Duecento, che la tradizione collega al passaggio del Santo, recatosi a Susa dopo aver ottenuto in donazione da Beatrice di Ginevra, moglie del conte di Savoia Tommaso I, i terreni edificabili in cambio d’una manica del suo saio, oggi venerata come reliquia a Annecy.

Francesco Cordero di Pamparato, laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino, è docente di Storia delle Crociate e di Storia di Bisanzio all’Università Popolare di Torino, scrive articoli per varie riviste di carattere storico, tiene conferenze in circoli e associazioni e alcuni corsi tematici di storia al Centro Pannunzio di Torino. Ha già pubblicato libri dedicati ai grandi ammiragli italiani, alla pirateria e guerra da corsa nel Mediterraneo, al Conte Verde Amedeo VI di Savoia, a Bisanzio, a Corrado di Monferrato e all’Arca dell’Alleanza.

Paolo Barosso

Francesco Cordero di Pamparato

L’assassinio dell’Inquisitore

Editore Araba Fenice Boves – 2017 – 160 pagg. – 16:00 €

 

 

Frank Sinatra come non l’avete mai ascoltato

Le canzoni del grande artista a Le Musichall attraverso l’inconfondibile voce di Matteo Brancaleoni, il crooner italiano per eccellenza, che da giovedì 8 a sabato 10 marzo porta in scena Frank Sinatra, una voce. Una leggenda

È più di un concerto live: il nuovo, suggestivo e coinvolgente show di Brancaleoni, da vedere e ascoltare, immerge il pubblico, anche attraverso immagini proiettate, nella vita e negli amori, nella musica e nella carriera di Sinatra, “The Voice”, la Voce che il mondo intero ancora ascolta e ama dopo oltre un secolo dalla sua nascita. A interpretare i brani di Frank Sinatra, anzi a reinterpretarli in chiave personale, è Matteo Brancaleoni, insieme all’Italian Swing Band composta da Nino La Piana (pianoforte), Gianpaolo Petrini (batteria), Roberto Chiriaco (basso e contrabbasso), Simone Garino (sax e clarinetto), Stefano Coco (tromba). In un viaggio che si snoda attraverso immagini, racconti e sulle note di quei brani di Sinatra considerati ormai grandi classici intramontabili (da I’ve Got You Under My Skin a Fly Me To The Moon, da Strangers In The Night aNew York New York, fino al marchio di fabbrica My Way), la voce di Matteo Brancaleoni e la musica dal vivo dell’Italian Swing Band rendono omaggio a un’artista entrato ‘nel mito’. Nato nel 1915 da una famiglia di immigrati italiani a Hoboken, un sobborgo di New York, Frank Sinatra è uno degli artisti più celebrati e influenti del XX secolo, una vera leggenda americana, poi diventato un’icona mondiale della musica swing.

 

Matteo Brancaleoni

Milanese di nascita, ma piemontese di adozione, Matteo Brancaleoni è ritenuto uno degli interpreti italiani più giovani e di spicco del songbook americano. Classe 1981, Brancaleoni è sin da piccolo appassionato di musica e ascoltatore curioso di ogni genere. Scopre la musica di Frank Sinatra attraverso una registrazione di quell’epico concerto al Palatrussardi di Milano in cui The Voice si esibì nel 1986 e attraverso una cassetta che gli regalò sua nonna in cui era incisa New York, New Yorkinterpretata da Liza Minelli. Da qui la folgorazione: Frank Sinatra e la sua musica entrano nella vita di Matteo Brancaleoni per non lasciarla più. Una passione che lo porta a studiare canto, chitarra classica, a fare un percorso al Conservatorio e ad avvicinarsi al jazz e allo swing. L’incontro con Renato Sellani e Franco Cerri lo convincono poi a intraprendere la carriera di cantante. Nel 2008 viene premiato come Miglior Nuovo Talento ad Elba Jazz, mentre il suo debutto discografico “Just Smile” viene stato accolto entusiasticamente dalla critica e dal pubblico che lo consacra con l’uscita di “Live in Studio”, suo album del 2010. Ha collaborato con artisti del calibro di Franco Cerri, Renato Sellani, Gianni Basso, Fabrizio Bosso, ma anche con Renzo Arbore e Fiorello (presenti nel suo album del 2015 “Made in Italy”) e Michael Bublè, che nel 2007 al Roma, lo ha invitato a duettare con lui dal vivo e a cui spesso viene paragonato.

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Le Musichall

Il teatro delle varietà con la direzione artistica di Arturo Brachetti, nasce dalla collaborazione tra Arte Brachetti srl e l’Opera Torinese del Murialdo, con l’obiettivo di rivitalizzare quelle forma di spettacolo popolare e coinvolgente, di arte varia, teatrale e musicale. Le Musichall si propone come teatro in cui è protagonista un intrattenimento leggero, divertente e di qualità, trasversale per proposte e per discipline, internazionale nell’approccio.

 

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BIGLIETTI (acquisto online su www.lemusichall.com)

Intero platea: 20 € + 1.50 di prevendita

Ridotto platea: 18 € + 1.50 di prevendita (over 65 under 12) e convenzionati (Abbonamento Musei, Torino+Piemonte card e Torino+PiemonteContemporary card)

Intero balconata: 17 € + 1.50 di prevendita

Ridotto balconata: 15 € + 1.50 di prevendita (over 65 under 12) e convenzionati (Abbonamento Musei, Torino+Piemonte card e Torino+PiemonteContemporary card)

L’8 marzo, in occasione della Festa della Donna, tutte le donne hanno l’opportunità di acquistare il biglietto a prezzo ridotto.

 

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Le Musichall

Corso Palestro, 14 – 10122 Torino

Per informazioni 011 1911 7172

www.lemusichall.com – info@lemusichall.com

Facebook: @LeMusichallTorino / Instagram: lemusicahalltorino

 

“Ricordati, Barbara. Pioveva senza sosta quel giorno su Brest…”

“Rappelle-toi Barbara. Il pleuvait sans cesse sur Brest ce jour-là. Et tu marchais souriante. É panouie ravie ruisselante. Sous la pluie”. “Ricordati Barbara. Pioveva senza sosta quel giorno su Brest. E tu camminavi sorridente. Serena rapita grondante. Sotto la pioggia”. Barbara è una delle poesie più famose di Jacques Prévert. Nel 1946, terminata la guerra, non più giovanissimo ( era nato il 4 febbraio del 1900, all’alba del secolo, a Neuilly-sur-Seine) pubblicò la raccolta di poesie Paroles, dove  troviamo anche Barbara , uno dei suoi più straordinari poemi. Dopo il periodo surrealista, i testi delle canzoni, l’attività teatrale con il “Gruppo d’Ottobre” , le collaborazioni  cinematografiche con  Jean Renoir e Marcel Carné e nuovamente l’attività  teatrale, videro la luce queste poesie ( insieme ad altre, raccolte in Histoires) che, nell’edizione curata da René Bertelé per Le Point du Jour, ebbero un enorme successo. In perfetta sintonia con il clima culturale del tempo la silloge poetica si presentò come una novità assoluta, mostrando una potenza evocativa intrisa da quell’ansia bruciante di andare oltre le pagine dei libri per entrare prepotentemente nella vita di tutti i giorni. Già dai primi versi Prévert delineò il luogo in cui l’opera era ambientata: la città di Brest, importante porto bretone nel dipartimento del Finistère. La città  era stata quasi completamente distrutta da un devastante bombardamento nell’estate del 1944. Il padre di Prévert era bretone e proprio in Bretagna il piccolo Jacques trascorse diversi anni della sua infanzia portando con sé per tutta la vita l’impronta di quella terra battuta dai venti e impregnata dall’odore salmastro dell’oceano.Barbara, con il suo lungo testo vide Prévert esprimersi in prima persona, filtrando il ricordo di una ragazza, osservandone gli incontri , i gesti e i movimenti mentre felice correva incontro al suo uomo e lo abbracciava. Emozioni e sorrisi che si traducono in versi che sono diventati immagini indimenticabili e senza tempo, vere e proprie icone per intere generazioni, veloci e brevissime incursioni su un avvenimento tanto doloroso, dove l’intimità di una storia d’amore s’incunea nella più grande storia francese. Così la quasi anonima Barbara venne trasformata da Prèvert da vittima in un potente simbolo, donandogli l’immortalità, contestando l’orrore della guerra che uccide anche gli amori felici come quello di Barbara e dell’uomo che la chiamava al riparo di un portico mentre “pioveva senza tregua su Brest”.

 

Marco Travaglini

La donna al tempo dei faraoni

Giovedì 8 marzo, alle ore 16.10, in occasione della Festa della Donna, il Museo Egizio – in via Accademia delle Scienze 6 – organizza la visita guidata “La donna al tempo dei faraoni”, per conoscere e approfondire il ruolo e l’immagine della donna in ogni ambito dell’esistenza di questa affascinante civiltà.

 

A partire dalla dimensione quotidiana fino alla sfera funeraria e attraverso un dettagliato esame dei corredi rinvenuti nelle tombe, il percorso si soffermerà sugli equilibri tra maschile e femminile nelle differenti situazioni della vita di tutti i giorni.

 

Dopo un’attenta analisi dei reperti rinvenuti nella Tomba di Kha – architetto e scriba vissuto circa 3400 anni fa – e di sua moglie Merit, la visita si concluderà nell’affascinante cornice monumentale della Galleria dei Re, al cospetto di Sekhmet: una delle divinità più potenti della civiltà faraonica, simbolo di forza e potere, femminilità e maternità.

 

 

 

INFORMAZIONI UTILI

La donna al tempo dei faraoni
Pubblico: adulti

Data e orari: giovedì 8 marzo 2018, ore 16.10

Durata: 120 minuti

Prezzo al pubblico: € 8,00 (biglietto di ingresso escluso)

Prenotazione obbligatoria: dal lunedì al venerdì, 8:30 – 19:00; sabato, 9:00 – 13:00.

Telefono: 011 4406903 – E-mailinfo@museitorino.it

Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri

I più letti del mese di febbraio confermano la tendenza del gruppo a preferire i gialli o comunque i titoli ad alta tensione

Primo posto per l’ultimo romanzo di Fred Vargas, Il morso della reclusa, mentre al secondo posto troviamo invece Le tre del mattino, ennesimo successo di Gianrico Carofiglio, che però è più focalizzato sui rapporti umani e le relazioni tra genitori e figli. Terzo posto per l’ultimo romanzo di John Grisham, La grande truffa che, anche se non suscita più le centinaia di commenti di qualche anno fa, mantiene la sua affezionata schiera di fan. Sull’onda lunga del Giorno della Memoria, febbraio è stato costellato di proposte sull’argomento della Shoah , dal classico Se questo è un uomo di Primo Levi al sempre commovente Diario di Anna Frank fino al più recente La chiave di Sarah, di Tatiana de Rosnay. Chi frequenta il gruppo da tempo non potrà non aver notato che ci sono una serie di titoli che sfidano il trascorrere degli anni e raccolgono consensi, invogliando lettori, anche dopo anni dalla loro pubblicazione, sebbene non si tratti sempre di classici ma anche di bestseller commerciali: tra gli inossidabili del nostro gruppo possiamo citare La verità sul caso Harry Quebert, dell’autore svizzero Joel Dicker, il più impegnato Trilogia della città di K, di Agota Kristof,  Il buio oltre la siepe, dell’americana Harper Lee. Infine, per gli amanti della saggistica, le proposte del mese riguardano La via della seta, di Franco Cardini e Alessandro Vanoli, Allegro ma non troppo di Carlo M. Cipolla e Il coraggio della verità, di Michel Foucault Se siete appassionati lettori o semplici curiosi in cerca di nuovi titoli, venite a trovarci ed entrate nella comunità di lettori più frequentata di Facebook: Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri .

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Il podio di Febbraio:

Il morso della reclusa, di Fred Vargas (Einaudi) – Le tre del mattino, di Gianrico Carofiglio (Einaudi) – La grande Truffa, di John Grisham (Mondadori)

Inossidabili:

 La verità sul caso Harry Quebert, di Joel Dicker (Bompiani), Trilogia della città di K, di Agota Kristof (Einaudi), Il buio oltre la siepe, di Harper Lee (Feltrinelli).

Per ricordare e riflettere:

 Se questo è un uomo, di Primo Levi (Einaudi), La chiave di Sarah, di Tatiana de Rosnay (Mondadori), Diario, di Anna Frank (Einaudi)

Per chi ama la saggistica:

 La via della seta, di Franco Cardini e Alessandro Vanoli (Il Mulino), Allegro ma non troppo, di Carlo M. Cipolla (Il Mulino), Il coraggio della verità, di Michel Foucault (Feltrinelli)

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Testi : valentina.leoni@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Grafica e Impaginazione : claudio.cantini@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Bandragola all’”Anatra zoppa”

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In programma  mercoledì 21 marzo, dalle ore 21:30

Anche quest’anno la Bandragola Orkestar apre le porte alle prove d’orchestra – anzi, d’Orkestar – e dà al pubblico una volta al mese la possibilità di seguire come nascono e si sviluppano i famigerati brani dello sconfinato repertorio del simpatico gruppo musicale. A seguire, la jam session più imprevedibile della città, con i musicisti della banda impegnati a fornire l’impalcatura sonora e ospiti a sorpresa, soprattutto per la banda medesima, ad arrampicarsi sopra e volteggiare. Portatevi uno strumento qualsiasi, purché musicale, e lasciate libera la vostra fantasia! Vi copieranno tutte le buone idee.
Ingresso libero con tessera ARCI.

Informazioni:
Anatra Zoppa
Cell. 333/9643834
Email: anatrazoppa@gmail.com
www.facebook.com/anatrazoppa

La cultura non ha confini, l’amore del mostro di del Toro supera la rabbia della McDormand

I giochi sono fatti e tutto quanto è chiaro, senza errori (“quando sentirete il vostro nome – ha detto ad inizio serata il presentatore Jimmy Kimmel rivolto ai futuri premiati – aspettate qualche minuto prima di muovervi”, ricordando la gaffe delle buste scambiate lo scorso anno, colpevoli senza colpa Faye Dunaway e Warren Beatty, “perdonati” e tornati l’altra sera in palcoscenico). La 90ma edizione degli Oscar sarà ricordata come l’affermazione – pur passando dalle tre nomination alle quattro statuette vinte, miglior film e regia, musica e scenografia, e questo nel reparto ridimensionamento ha parecchio spazio – del mostro della Forma dell’acqua e della vittoria dell’amore senza confini, dell’inno alla diversità e all’accoglienza, in chiara lettura anti Trump. “Sono un immigrato come molti di voi”, ha esordito Guillermo del Toro brandendo la prima delle sue due statuette, cancellando in un attimo muri e

Frances McDormand, Sam Rockwell, Allison Janney e Gary Oldman con i loro premi
(ROBYN BECK/AFP/Getty Images)

palizzate e sottolineando ancora una volta come la cultura non debba avere confini. Giustamente. E spalancando ancora di più quella porta che da qualche anno (sia detto a gran voce, con una più che precisa indicazione che ci arriva dalla Mostra di Venezia, ben solida sulla laguna settembrina) si apre sul cinema di origini messicane: nel 2013 con Gravity Alfonso Cuaròn aveva portato a casa 7 statuette, nel 2015 e nel ’16 Alejandro Inàrritu tre con Birdman e altrettante con The revenant. Senza dimenticare, e scendendo giù giù verso l’imbuto dell’America latina, che oggi il miglior film straniero è il cileno Una donna fantastica, interprete Daniela Vega, fiera transgender.

Guillermo del Toro, La forma dell’acqua
(Chris Pizzello/Invision/AP)

Nella ri-distribuzione dei premi ha contribuito certo, tra gli 8500 votanti, l’apporto nuovissimo delle donne e degli afroamericani, delle tante nuove leve chiamate a giudicare, apporto che la dice lunga ad esempio sullo zio Oscar arrivato per la miglior sceneggiatura originale all’horror, sotto cui si camuffanoesplicite implicazioni politiche, Get out, sul vistoso omaggio a Coco come miglior film d’animazione, sulla scelta stessa che ha premiato l’opera di del Toro, che sotto la coperta calda e protettrice del vecchio cinema, sotto i sentimenti spalancati e a tratti imbarazzanti di un tempo, sotto un intreccio che facilmente ti riporta a esempi non più frequentati, ti offre occasioni e spunti e rapporti che affidi senza fatica all’oggi. Ovvero l’Oscar è cambiato, non ha più quelle vittorie grandiose dove trovavano posto in uno stesso titolo una decina di riconoscimenti, l’industria di Hollywood e dei suoi studios è meno forte, forse più autentica, sa guardarsi intorno e dentro: forse è stato detronizzato e cancellato chi per anni ha spadroneggiato, per il primo anno l’onnipotente Weinstein non si è aggirato sul red carpet e nei corridoi prima a decretare vincitori e vinti, forse anche in questa ri-distribuzione le donne come Ashley Judd e Annabella Sciorra e Salma Hayek (ma perché non ha chiesto i danni a chi l’ha vestita come un lampadario della nonna, quasi fastidiosa all’interno delle parole di liberazione pronunciate?), le prime e più implacabili denunciatrici di molestie hanno avuto il loro peso.

I premi per i migliori attore e attrice, e non poteva che essere così, sono andati al potente Churchill tratteggiato da Gary Oldman nell’Ora più buia (nella eccellente performance s’è portato dietro anche gli artefici del trucco e parrucco) e alla superlativa, carica di rabbia e di tentennamento finale, Frances McDormand per Tre manifesti, come è stato premiato miglior attore non protagonista il poliziotto della stessa opera firmata da Martin McDonagh, Sam Rockwell, mammone e violento come nessuno mai. La migliore attrice non protagonista ha i tratti duri di Allison Janney, la madre tutta oppressione e rancore di Tonya: il film uscirà da noi nelle prossime settimane quindi un giudizio ancora non lo possiamo esprimere, ma i giurati avranno pensato molto seriamente a Lesley Manville, sorella di ferro e perfidamente accattivante del protagonista Daniel Day-Lewis nel Filo nascosto, film perfetto, angoscioso e algido che nessuno al di là delle sei nomination ha voluto prendere in considerazione, se non per i costumi – ma s’imponevano – premiati con la statuetta a Mark Bridges? Con la soddisfazione per i riconoscimenti agli aspetti tecnici di Dunkirk, resta una consolazione per il cinema italiano, ma quello “alto”, costruito su un ampio respiro: l’Oscar al novantenne (tanto quanto l’Academy) James Ivory per la miglior sceneggiatura non originale costruita per Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino: un lavoro prezioso, non certo soltanto per la trasposizione dei luoghi diversi da quelli che occupano il romanzo di André Aciman, ma per l’esattezza dei sentimenti, per gli scorci narrativi, per la maestria nel prosciugare anche gli aspetti più duri della vicenda, per la negazione del buco della serratura, per l’eleganza e la continua e profonda schiettezza, per gli sguardi, per i silenzi, per i furori del corpo, per il grande ritratto del giovanissimo protagonista Timothée Chalamet (avrà tempo a portarsi a casa anche lui un futuro Oscar), per il modernissimo messaggio del padre, un ispirato quanto modernissimo Michael Stuhlbarg, che ritroviamo come sensibile spia tra il cast della Forma dell’acqua. E il cerchio degli Oscar per questa edizione si chiude qui.

 

Elio Rabbione

 

I diversi modi di essere donna

Arte contemporanea ed architettura rappresentano un binomio inscindibile, che trova un interessante punto di incontro e confronto nel progetto culturale curato da Giulia Turati e Iole Pellion di Persano, realizzato in collaborazione con Holding 18 Immobiliare e Giaquinto Architetti Associati. Si inaugura nella centrale via Barbaroux 30, a Torino, nel convitto dei Santi Martiri, giovedì 8 marzo, la mostra dal titolo “Presenza/Assenza. Femminilità a confronto”, visitabile dal 9 all’ 11 marzo prossimi. Le artiste che partecipano, Anna Canale, Aurora Paolillo, Grazia Amendola, Lina Fuca’, Stefania Fersini e Susy Gomez, propongono figure femminili in ogni loro accezione. Il risultato dell’esposizione è rappresentato dall’intrecciarsi di nuove interpretazioni, in un luogo ricco di presenze e significati.

I muri del convitto dei Santi Martiri recano ancora i segni del passato e si trovano, per la prima volta, a dialogare con l’universo femminile. Estetica, moda, differenze culturali, violenza nascosta e maternità diventano lenti per osservare universi inesplorati, mostrando la femminilità nei suoi limiti ma anche nella sua grandezza. Anna Canale, artista torinese, con esperienze tra grafica e teatro, presenta un’arte in cui il rigore estetico si affianca all’interazione con il pubblico. La presenza immateriale dei sentimenti compone l’installazione dal titolo “A lei” (2018), in cui le donne protagoniste vengono fotografate con il volto degli altri. Le carte ideate da Lina Fuca’ narrano i segni invisibili della violenza sulle donne. L’artista, scoperta dalla galleria Persanoe, è anche presente in mostra con due video capaci di catturare i piccolo gesti, l’amore materno e l’incontro tra culture diverse. L’ Opera di Susy Gomez, artista spagnola dalla carriera già avviata, comprende gigantografie contraddistinte da intense macchie di colore, che denunciano la smaterializzazione della donna in oggetto. La Gomez si confronta con la bellezza e le sue contraddizioni nei suoi vestiti- sculture pesanti come armature. La scultura è anche il tema ricorrente dell’opera di Stefania Fersini, che sperimenta l’arteIttiri iperealista, realizzando dipinti inconsci, esposti nell’originaria cappella, capaci di amplificare la superficialità dell’immagine femminile nella pubblicità. Il rapporto con il contesto architettonico compare nell’opera di Grazia Amendola che, partendo dai volumi ritrovati nelle librerie dei gesuiti, sviluppa due progetti, di cui il primo presenta una serie di calchi di seni diversi, quali unica testimonianza di una conversazione avvenuta tra l’artista ed alcune donne. Il secondo vede incisi messaggi sulle saponette recuperate nei bagni del convitto. Le opera di Aurora Paolillo, infine, sono dense di metafora, di fiducia e rispetto nella relazione con l’altro.La mostra ” Presenza assenza. Femminilità a confronto” vuole essere una riflessione sui diversi aspetti dell’essere donna. Ricordando le parole di una grande artista, Marlene Dietrich, in fondo la femminilità “è il bene più prezioso di una donna, il campo magnetico nel quale l’uomo viene attratto”. E questa mostra riesce in pieno a dimostrarlo.

 

Mara Martellotta

L’altra faccia del cartone

L’associazione Culturale Galfer20 ospita la mostra di Angelo Lussiana

Dal 7 al 27 marzo 2018 presso l’Associazione Culturale Galfer20 sarà possibile visitare l’esposizione monografica “Angelo Lussiana. L’altra faccia del cartone”.Questa mostra, in cui l’artista espone per la prima volta i suoi oggetti nell’ambito di una personale, è ulteriormente significativa perché rientra tra le iniziative promosse da Comieco (Consorzio Nazionale per il Recupero e Riciclo degli Imballaggi Cellulosici) nell’ambito del Mese del riciclo di carta e cartone.Comieco, in collaborazione con la Federazione della Filiera della carta e della grafica, Assocarta e Assografici, Unirima e il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, promuove la prima edizione di una campagna nazionale ricca di iniziative culturali, appuntamenti educativi e incontri informativi per spiegare agli Italiani (con il coinvolgimento dei cittadini, operatori del settore, artisti) il valore e le potenzialità di carta e cartone e del loro riciclo. Il Calendario, consultabile sul sito www.comieco.org, sarà arricchito da oltre 30 eventi che proporranno iniziative speciali toccando le principali città italiane.

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Affascinato dalle potenzialità intrinseche del cartone, l’artista originario di Giaveno Angelo Lussiana è capace di trasformare questo materiale, povero in origine, in contemporanei oggetti di design, raffinati e funzionali. Praticità ed eleganza: sono questi i due principi a cui l’artista rimane fedele durante le fasi di progettazione e di realizzazione. Ciascun oggetto, infatti, per essere tale deve necessariamente mantenere le sue peculiarità in sede di utilizzo. Borse e accessori dovranno, pertanto, continuare ad essere comodi e morbidi; gli oggetti di arredamento essere necessariamente robusti. Per fare ciò la pratica seguita dall’artista è quella di sezionare il cartone in un’infinità di listarelle aventi uno spessore tra i 7 e i 5 mm che, ruotandole di 90°, vengono accostate une alle altre andando lentamente a comporre la fisionomia dell’oggetto. Quella che Angelo Lussiana sfrutta è l’altra faccia del cartone, quella che mostra le altrimenti nascoste onde: inaspettatamente decorative, vellutate e resistenti agli urti. È un processo di lavorazione lungo e meticoloso, che rende ciascun oggetto un esemplare unico. La mostra “Angelo Lussiana. L’altra faccia del cartone” inaugurerà mercoledì 7 marzo 2018, a partire dalle ore 17,30 fino alle ore 20,30, presso la sede dell’Associazione Culturale Galfer20, a Torino in corso Galileo Ferraris 20.

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Nei giorni seguenti all’inaugurazione, la mostra sarà visitabile dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 12 e dalle ore 15 alle ore 18 con ingresso gratuito previa prenotazione (per info e prenotazioni: associazioneculturale@galfer20.com ). Nella serata di mercoledì 14 marzo 2018 l’Associazione Culturale Galfer20 torna a proporre un appuntamento del ciclo “Dialogo con l’Artista”, evento gratuito durante il quale il pubblico avrà la possibilità di confrontarsi con l’artista Angelo Lussiana, ripercorrendo insieme a lui il suo percorso artistico e approfondendo il suo modus operandi. L’incontro si svolgerà presso la sede della mostra dalle ore 18 alle ore 20, previa iscrizione dei partecipanti (per info e adesioni: associazioneculturale@galfer20.com ). Il pubblico interessato  può rimanere aggiornato sulle eventuali iniziative collaterali consultando il sito dell’Associazione (www.galfer20.org) e la relativa pagina Facebook.

ITALIA’S GOT TALENT CERCA TALENTI CON LA SCUOLA DI CIRCO

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Lo staff della nota trasmissione televisiva sarà il 10 e l’11 marzo a Torino nello Spazio FLIC.
Nella sede centrale di via Magenta l’11 marzo ci sarà anche al 7^ Festa dell’Acrobatica


10 e 11 marzo 2018
Spazio FLIC, via Niccolò Paganini 0/200, TORINO
Non si tratta di eventi pubblici. L’ingresso è riservato agli iscritti al casting

11 marzo 2018, dalle ore 16 alle 20 – VII Festa dell’Acrobatica
Reale Società Ginnastica e FLIC Scuola di Circo, via Magenta 11, TORINO
Ingresso gratuito


Il 10 e l’11 marzo 2018 lo staff di Italia’s Got Talent sarà a Torino, dove ha scelto lo Spazio FLIC della FLIC Scuola di Circo per vedere i migliori talenti della penisola in azione.
Per la nuova edizione della trasmissione televisiva si cercano talenti a 360 gradi senza limiti di etàmusicisti, ballerini, acrobati, inventori, comici, giocolieri, arti digitali, arti sceniche, maghi/illusionisti, artisti di strada, atleti dal mondo dello sport, artisti con animali, arti della tradizione e folklore.  

Per iscriversi alle selezioni è necessario scrivere all’indirizzo igtcasting@fremantlemedia.it con oggetto “Torino” e inserendo i propri dati, numero di telefono ed il tipo di esibizione che si intendete presentare.
Gradito, ma non indispensabile, un breve video dimostrativo da allegare
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La VII Festa dell’Acrobatica
Oltre alle selezioni di Italia’s Got Talent, domenica 11 marzo 2018 è in programma la VII Festa dell’Acrobatica “Una Domenica a testa in giù” con apertura straordinaria della Reale Società Ginnastica di Torino (RSGT) e della sua FLIC Scuola di Circo con attività rivolte ad adulti e ragazzi dai 16 anni in su.
Un appuntamento a cadenza mensile che sta riscuotendo un grande successo, offrendo un pomeriggio alla scoperta di tutta l’acrobatica possibile, ad ingresso libero, con molti istruttori disponibili a far praticare l’acrobatica a terra, a coppie e di gruppo, il trampolino elastico, discipline aeree (tessuti, cerchio, corda, trapezio, trapezio ballant), verticali e palo cinese. E’ anche possibile visitare la sala dei trofei, la mostra storica e la sede stessa, una palazzina di 2.500 mq su cinque piani, nel pieno centro di Torino. 
Dalle ore 15 alle ore 19 sono in programma le attività rivolte ad adulti e ragazzi dai 16 anni in su.
Dalle 19.00 in poi ci sarà “Palco Aperto”, un’occasione rivolta ad allievi, amatori e professionisti circensi che vogliono presentare al pubblico il work in progress di un progetto artistico, al termine del quale ci sarà un momento conviviale di condivisione e dialogo con il pubblico.