CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 626

L’isola del libro. Speciale Amos Oz

L’appuntamento di oggi è dedicato ad Amos Oz, un grande della letteratura che ci ha lasciati nel 2018 e di cui resteremo orfani nel futuro; unica consolazione leggere o rileggere i suoi capolavori

Il grande scrittore israeliano se n’è andato a 79 anni stroncato da un male bastardo ma ci ha lasciato migliaia di pagine da leggere, tra romanzi e saggi. Era nato a Gerusalemme il 4 maggio del 1939, figlio unico, segnato dal suicidio della madre quando aveva solo 12 anni. Poi la sua vita spesa a lavorare in un kibbutz, insegnare all’università e soprattutto… scrivere. Per la risoluzione del conflitto arabo-israeliano caldeggiava l’idea dei due Stati e il suo paese travagliato è lo sfondo dei suoi scritti.

Qualche suggerimento di lettura in ordine sparso tra i suoi libri, pubblicati in Italia da Feltrinelli:

 

“Una storia di amore e di tenebra” è il romanzo autobiografico in cui racconta la sua infanzia e giovinezza, la storia della sua famiglia, la nascita dello Stato di Israele, gli attacchi terroristici dei Feddayin e la vita nel kibbutz. Soprattutto, qui affronta la tragica morte della madre, che si tolse la vita proprio alla vigilia del suo bar mitzwah nel 1952, elabora il lutto e narra dei contrasti col padre che lo spingeranno fuori casa. Considerato il suo capolavoro, è davvero un grande affresco familiare e storico.

“Una pace perfetta” è ambientato alla vigilia della Guerra dei Sei Giorni, nel 1967, nel Kibbutz Granot, e ruota intorno alla coppia formata da Yoni e Ramona. Lei amareggiata dagli aborti e dall’insoddisfatto desiderio di maternità; lui lavora in officina dove ripara trattori, ma sogna l’ampio orizzonte del deserto e la fuga. Intorno alla loro malinconia un avvicendarsi di altri personaggi e la vita nel kibbutz, perfettamente incastonata nella storia israeliana.

 

“Michael mio” è il secondo romanzo scritto da Oz nel 1968, quando non era ancora famoso, e pubblicato in Italia nel 1975. Ambientato nella Gerusalemme degli anni 50 è il racconto in prima persona del matrimonio di Hannah e del suo fallimento. Una narrazione al femminile, dolce-amara, in cui lo scrittore sonda e svela emozioni, sentimenti e passioni della protagonista con delicatezza e sensibilità fuori dal comune.

 

“Conoscere una donna” è uno dei capolavori della letteratura israeliana e racconta una storia d’amore sorprendente. Yoel, uomo dei servizi segreti israeliani deve affrontare la morte della moglie fulminata in un incredibile incidente. Ripercorrendo a ritroso il suo matrimonio si trova a fare i conti non solo con l’assenza di Ivria, ma anche con piccoli dettagli che svelano ombre nel loro rapporto. Chi era la donna che aveva sposato e quale mistero racchiudeva? Poi c’è anche il complicato rapporto con la loro figlia Neta.

 

“Tocca l’acqua, tocca il vento” racconta la fuga degli ebrei dallo sterminio nazista. In Polonia nel 1939, mentre i tedeschi avanzano inesorabilmente, Elisha Pomerantz, piccolo orologiaio ebreo, appassionato di matematica e musica, fugge nella foresta per mettersi in salvo. Invece sua moglie Stefa, insegnante di filosofia in un liceo, sottovaluta il pericolo e resta nel suo appartamento. Anche lei finirà per essere travolta dalla guerra, deportata in Unione Sovietica e trasformata in spia al servizio di Stalin. Intanto c’è il vagare di Elisha tra boschi, Grecia e infine l’approdo in un kibbutz in Israele dove si mette a riparare orologi. Il romanzo è la storia della separazione dei due personaggi e il loro sogno di potersi ritrovare.

 

“Scene dalla vita di un villaggio” ovvero misteri, segreti, amori e sparizione nel pittoresco villaggio israeliano Tel Ilan. Amos Oz -a cui piacevano le storie che restavano irrisolte come la vita stessa- ci conduce nei meandri dell’anima in questo romanzo inquietante, suddiviso in otto capitoli o “scene” indipendenti tra loro, ma accomunate dal senso di solitudine che avvolge il villaggio.

 

“Non dire notte” è ambientato a Tel Kedar, piccola cittadina nel deserto del Negev. Vi abitano Theo, urbanista 60enne di successo, e sua moglie Noa, professoressa di lettere che ha15 anni meno di lui, ed è un’idealista sempre pronta a buttarsi con entusiasmo in nuove sfide. Dopo 7 anni di matrimonio il loro è un rapporto che si sta sfilacciando. La storia viene narrata in prima persona dai due protagonisti, che raccontano gli stessi fatti ma decodificati con occhi diversi. E sullo sfondo vite, tragedie e speranze degli altri abitanti della piccola città.

 

“La scatola nera” romanzo epistolare con cui Oz racconta di nuovo un matrimonio, questa volta finito. E’quello di Alec e Ilana che non si parlano da 7 anni. Lui è un apprezzato studioso di fanatismo religioso trasferitosi in America; lei è rimasta in Israele e si è risposata. Hanno avuto un figlio che ora in piena adolescenza mette a dura prova la madre. Non sapendo più cosa fare, Ilana ricontatta l’ex marito chiedendogli aiuto. Il titolo richiama la scatola nera che racchiude le cause degli incidenti aerei, allo stesso modo nelle lettere scambiate dai personaggi il lettore troverà le cause di questa catastrofe familiare.

 

“La vita fa rima con la morte” scritto da Oz quando aveva 69 anni, non rientra nel suo collaudato filone del racconto familiare sullo sfondo della storia israeliana, ma affronta una serie di domande sulla scrittura. Siamo a Tel Aviv in un’afosa serata estiva in cui l’autore è ospite d’onore di un incontro letterario. Annoiato e distante dalle voci dei relatori, punta invece il pubblico e mette a fuoco facce e piccoli dettagli che gli ispirano curiosità. Diventano gli spunti per nuove storie che si diverte ad imbastire e raccontare, dando libero sfogo alla sua immaginazione.

“Finché morte non sopraggiunga” da poco tradotto in Italia, risale al 1971. Narra due storie molto diverse e distanti tra loro. Dapprima i pensieri, i rimpianti e i ricordi di un anziano conferenziere malato che, di fronte all’inesorabile declino, constata le occasioni perdute di una vita. Nella seconda parte invece l’autore ripercorre le avventure di una sgangherata banda di crociati che non arriveranno mai in Terra Santa. Trait d’union dei due capitoli è l’incessante ricerca di un senso da dare alla vita.

L'isola del libro. Speciale Amos Oz

L’appuntamento di oggi è dedicato ad Amos Oz, un grande della letteratura che ci ha lasciati nel 2018 e di cui resteremo orfani nel futuro; unica consolazione leggere o rileggere i suoi capolavori
Il grande scrittore israeliano se n’è andato a 79 anni stroncato da un male bastardo ma ci ha lasciato migliaia di pagine da leggere, tra romanzi e saggi. Era nato a Gerusalemme il 4 maggio del 1939, figlio unico, segnato dal suicidio della madre quando aveva solo 12 anni. Poi la sua vita spesa a lavorare in un kibbutz, insegnare all’università e soprattutto… scrivere. Per la risoluzione del conflitto arabo-israeliano caldeggiava l’idea dei due Stati e il suo paese travagliato è lo sfondo dei suoi scritti.
Qualche suggerimento di lettura in ordine sparso tra i suoi libri, pubblicati in Italia da Feltrinelli:
 
“Una storia di amore e di tenebra” è il romanzo autobiografico in cui racconta la sua infanzia e giovinezza, la storia della sua famiglia, la nascita dello Stato di Israele, gli attacchi terroristici dei Feddayin e la vita nel kibbutz. Soprattutto, qui affronta la tragica morte della madre, che si tolse la vita proprio alla vigilia del suo bar mitzwah nel 1952, elabora il lutto e narra dei contrasti col padre che lo spingeranno fuori casa. Considerato il suo capolavoro, è davvero un grande affresco familiare e storico.

“Una pace perfetta” è ambientato alla vigilia della Guerra dei Sei Giorni, nel 1967, nel Kibbutz Granot, e ruota intorno alla coppia formata da Yoni e Ramona. Lei amareggiata dagli aborti e dall’insoddisfatto desiderio di maternità; lui lavora in officina dove ripara trattori, ma sogna l’ampio orizzonte del deserto e la fuga. Intorno alla loro malinconia un avvicendarsi di altri personaggi e la vita nel kibbutz, perfettamente incastonata nella storia israeliana.
 
“Michael mio” è il secondo romanzo scritto da Oz nel 1968, quando non era ancora famoso, e pubblicato in Italia nel 1975. Ambientato nella Gerusalemme degli anni 50 è il racconto in prima persona del matrimonio di Hannah e del suo fallimento. Una narrazione al femminile, dolce-amara, in cui lo scrittore sonda e svela emozioni, sentimenti e passioni della protagonista con delicatezza e sensibilità fuori dal comune.
 
“Conoscere una donna” è uno dei capolavori della letteratura israeliana e racconta una storia d’amore sorprendente. Yoel, uomo dei servizi segreti israeliani deve affrontare la morte della moglie fulminata in un incredibile incidente. Ripercorrendo a ritroso il suo matrimonio si trova a fare i conti non solo con l’assenza di Ivria, ma anche con piccoli dettagli che svelano ombre nel loro rapporto. Chi era la donna che aveva sposato e quale mistero racchiudeva? Poi c’è anche il complicato rapporto con la loro figlia Neta.
 
“Tocca l’acqua, tocca il vento” racconta la fuga degli ebrei dallo sterminio nazista. In Polonia nel 1939, mentre i tedeschi avanzano inesorabilmente, Elisha Pomerantz, piccolo orologiaio ebreo, appassionato di matematica e musica, fugge nella foresta per mettersi in salvo. Invece sua moglie Stefa, insegnante di filosofia in un liceo, sottovaluta il pericolo e resta nel suo appartamento. Anche lei finirà per essere travolta dalla guerra, deportata in Unione Sovietica e trasformata in spia al servizio di Stalin. Intanto c’è il vagare di Elisha tra boschi, Grecia e infine l’approdo in un kibbutz in Israele dove si mette a riparare orologi. Il romanzo è la storia della separazione dei due personaggi e il loro sogno di potersi ritrovare.
 
“Scene dalla vita di un villaggio” ovvero misteri, segreti, amori e sparizione nel pittoresco villaggio israeliano Tel Ilan. Amos Oz -a cui piacevano le storie che restavano irrisolte come la vita stessa- ci conduce nei meandri dell’anima in questo romanzo inquietante, suddiviso in otto capitoli o “scene” indipendenti tra loro, ma accomunate dal senso di solitudine che avvolge il villaggio.
 
“Non dire notte” è ambientato a Tel Kedar, piccola cittadina nel deserto del Negev. Vi abitano Theo, urbanista 60enne di successo, e sua moglie Noa, professoressa di lettere che ha15 anni meno di lui, ed è un’idealista sempre pronta a buttarsi con entusiasmo in nuove sfide. Dopo 7 anni di matrimonio il loro è un rapporto che si sta sfilacciando. La storia viene narrata in prima persona dai due protagonisti, che raccontano gli stessi fatti ma decodificati con occhi diversi. E sullo sfondo vite, tragedie e speranze degli altri abitanti della piccola città.
 
“La scatola nera” romanzo epistolare con cui Oz racconta di nuovo un matrimonio, questa volta finito. E’quello di Alec e Ilana che non si parlano da 7 anni. Lui è un apprezzato studioso di fanatismo religioso trasferitosi in America; lei è rimasta in Israele e si è risposata. Hanno avuto un figlio che ora in piena adolescenza mette a dura prova la madre. Non sapendo più cosa fare, Ilana ricontatta l’ex marito chiedendogli aiuto. Il titolo richiama la scatola nera che racchiude le cause degli incidenti aerei, allo stesso modo nelle lettere scambiate dai personaggi il lettore troverà le cause di questa catastrofe familiare.
 
“La vita fa rima con la morte” scritto da Oz quando aveva 69 anni, non rientra nel suo collaudato filone del racconto familiare sullo sfondo della storia israeliana, ma affronta una serie di domande sulla scrittura. Siamo a Tel Aviv in un’afosa serata estiva in cui l’autore è ospite d’onore di un incontro letterario. Annoiato e distante dalle voci dei relatori, punta invece il pubblico e mette a fuoco facce e piccoli dettagli che gli ispirano curiosità. Diventano gli spunti per nuove storie che si diverte ad imbastire e raccontare, dando libero sfogo alla sua immaginazione.

“Finché morte non sopraggiunga” da poco tradotto in Italia, risale al 1971. Narra due storie molto diverse e distanti tra loro. Dapprima i pensieri, i rimpianti e i ricordi di un anziano conferenziere malato che, di fronte all’inesorabile declino, constata le occasioni perdute di una vita. Nella seconda parte invece l’autore ripercorre le avventure di una sgangherata banda di crociati che non arriveranno mai in Terra Santa. Trait d’union dei due capitoli è l’incessante ricerca di un senso da dare alla vita.

Tessarollo-Strino al Jazz Club e Sinigallia all’Hiroshima

GLI APPUNTAMENTI DELLA SETTIMANA

Lunedì. Al Milk il trio Accordi e Disaccordi.

Martedì. Al Jazz Club suonano i Calembour e le Isole di Neve.

Mercoledì. All’Osteria Rabezzana Lil Darling presenta “”Ella & Louis “, concerto-tributo a Ella Fitzgerald e Louis Armstrong.

Giovedì. All’Hiroshima Mon Amour Riccardo Sinigallia promuove il disco “Ciao cuore”. Al Jazz Club si esibisce il duo chitarristico formato da Luigi Tessarollo e Eleonora Strino. Al Blah Blah suona il duo femminile di Brooklyn Sharkmuffin.

Venerdì. Al Jazz Club è di scena il trio del batterista Manfredi Crocivera. All’Off Topic si esibisce la cantautrice e arpista Cecilia. Al Folk Club è di scena Rhiannon Giddens del gruppo afroamericano Carolina Chocolate Drops, in versione solista solista, per presentare il suo ultimo album “Freedom Highway”. Al Blah Blah suonano i Uochi Toki.

Sabato. Al Jazz Club la vocalist Irene Natale si esibisce con il batterista Anselmo Luisi. Al Blah Blah sono di scena i Legendary Kid Combo. Al Magda Olivero di Saluzzo si esibisce Bianco. Al Wow è di scena il rapper napoletano Luchè.

Domenica. Al Mezcal di Savigliano suona il quartetto punk Casualties.

Pier Luigi Fuggetta

***

Nelle foto.: Tessarollo-Strino, Sinigallia, Rhiannon Giddens

 

Coscia e Trovesi in concerto a Rivolimusica

Il prossimo concerto della Stagione Rivolimusica,  è “La misteriosa musica della Regina Loana”, con due colossi come Gianluigi Trovesi al clarinetto/sax  e Gianni Coscia alla fisarmonica: si tratta di un interessantissimo omaggio a Umberto Eco, reso tra la ripresa di temi della grande musica universale / tracce originali unite a filo doppio con “la misteriosa fiamma della Regina Loana”, e con il  racconto di un’amicizia, quella tra lo scrittore e semiologo alessandrino e Gianni Coscia, compagni di banco e di avventure intellettuali e musicali.  Lo spettacolo diventa un  calembour di racconti, aneddoti di jazz e di vita, ricordi, partiture e poesie musicati atti a creare un doppio parallelismo: tra il romanzo – vedi la perdita di memoria episodica del protagonista Yambo che riesce a ricordare la vita solo attraverso le suggestioni di vecchi dischi ascoltati, fumetti e libri letti, quaderni sui quali lui stesso ha scritto –  e l’operazione di ricordo – di Umberto Eco, come autore ma soprattutto come uomo e intellettuale – attuata da Trovesi e Coscia attraverso la musica. 

 

sabato 12 gennaio 2019 ore 21 presso gli spazi di Ex Maison Musique
intero 10 euro, ridotto 7 (in cartellone condiviso con Scena Ovest) 

“La Bella Addormentata” di scena al Teatro Nuovo

L’eccellenza del balletto russo incontra i capolavori di Čajkovskij
Russian Stars in La Bella Addormentata

Arrivano in Italia da Novembre a Febbraio I Russian Stars, stelle della danza classica russa che si aggiungono all’organico del Moscow State Classical BalletAlexey KonkinSergey SmirnovOlga RudakovaAleksandra Troitskaia: artisti eclettici, formati in patria e scelti accuratamente dalla maestra, étoile e produttrice Liudmila Titova, che sarà la loro capofila e impreziosirà il cast con le sue performance. La Compagnia calcherà i palcoscenici italiani portando in scena l’essenza dell’arte coreutica russa con gli intramontabili capolavori di Pëtr Il’ič Čajkovskij: Lo Schiaccianoci, Il Lago dei cigni e La Bella addormentata. Il Moscow State Classical Ballet by Titova è una delle più prestigiose compagnie di giro di balletto classico di tutta la Russia, ed è conosciuta ed apprezzata a livello internazionale. Attualmente diretto da Liudmila Titova, la compagnia si pone come principale obiettivo quello di far conoscere al mondo lo splendore della secolare tradizione russa nel balletto classico, volgendo lo sguardo anche ad un repertorio più contemporaneo, in linea con le esigenze del pubblico odierno. Il Corpo di ballo vanta tra le sue fila non solo le sue 30 talentuose étoile provenienti dalle migliori scuole ed accademie di danza mondiali (come il Teatro Bolshoi, il Teatro Mariinksij e il teatro Stanislavsky and Nemirovich – Danchenko, templi autentici della danza classica), ma si avvale anche della partecipazione di straordinarie star del balletto russo che impreziosiscono la scena ed elevano ulteriormente il profilo tecnico e glamour dello spettacolo. Il Moscow State Classical Ballet di Liudmila Titova è apprezzato dalla critica per la bellezza e l’eleganza dei propri danzatori che, con la fluidità del loro corpo perfettamente unita alla ferrea disciplina, riescono a creare un ensemble coreografico compatto ed armonico, capace di coinvolgere ed ammaliare il pubblico di ogni nazione. Per questo, ciò che distingue questi ballerini, è l’ineccepibile equilibrio con cui armonizzano la tensione alla perfezione del movimento e il rigore stilistico dell’arte del balletto classico. Il risultato è una tecnica pulita e raffinata esibita sul palco con grande naturalezza ed impreziosita dalle eccelse doti espressive dei ballerini che contribuiscono a rendere l’interpretazione impeccabile in tutte le sue sfaccettature.

Lo staff coreografico del Russian Stars – Moscow State Classical Ballet by Titova è fra i migliori possibili e cura con meticolosità le performance della Compagnia coniugando elementi di ricerca e innovazione al repertorio classico, nel rispetto dell’eredità coreografica del balletto russo.

***

Liudmila Titova

A soli 19 anni è protagonista di celebri balletti di repertorio come Cenerentola, Lo Schiaccianoci, La Bella addormentata, Giselle, Bolero e tantissimi altri. Dal 2010 lavora con il Moscow State Classical Ballet e da tre anni ne è a capo come general manager. Con il suo ingresso ha riorganizzato l’intera società ed ha apportato una serie di innovazioni scenografiche, decorative ed un rinnovamento totale dei costumi dei danzatori . Questi ultimi sono tutti professionisti laureati nelle più grandi accademie russe.

***

Ulteriori informazioni su www.russianstars.altervista.org

Pagina facebook: Russian Stars & Moscow State Classical Ballet by Titova

prevendite www.ticketone.it 

"La Bella Addormentata" di scena al Teatro Nuovo

L’eccellenza del balletto russo incontra i capolavori di Čajkovskij
Russian Stars in La Bella Addormentata

Arrivano in Italia da Novembre a Febbraio I Russian Stars, stelle della danza classica russa che si aggiungono all’organico del Moscow State Classical BalletAlexey KonkinSergey SmirnovOlga RudakovaAleksandra Troitskaia: artisti eclettici, formati in patria e scelti accuratamente dalla maestra, étoile e produttrice Liudmila Titova, che sarà la loro capofila e impreziosirà il cast con le sue performance. La Compagnia calcherà i palcoscenici italiani portando in scena l’essenza dell’arte coreutica russa con gli intramontabili capolavori di Pëtr Il’ič Čajkovskij: Lo Schiaccianoci, Il Lago dei cigni e La Bella addormentata. Il Moscow State Classical Ballet by Titova è una delle più prestigiose compagnie di giro di balletto classico di tutta la Russia, ed è conosciuta ed apprezzata a livello internazionale. Attualmente diretto da Liudmila Titova, la compagnia si pone come principale obiettivo quello di far conoscere al mondo lo splendore della secolare tradizione russa nel balletto classico, volgendo lo sguardo anche ad un repertorio più contemporaneo, in linea con le esigenze del pubblico odierno. Il Corpo di ballo vanta tra le sue fila non solo le sue 30 talentuose étoile provenienti dalle migliori scuole ed accademie di danza mondiali (come il Teatro Bolshoi, il Teatro Mariinksij e il teatro Stanislavsky and Nemirovich – Danchenko, templi autentici della danza classica), ma si avvale anche della partecipazione di straordinarie star del balletto russo che impreziosiscono la scena ed elevano ulteriormente il profilo tecnico e glamour dello spettacolo. Il Moscow State Classical Ballet di Liudmila Titova è apprezzato dalla critica per la bellezza e l’eleganza dei propri danzatori che, con la fluidità del loro corpo perfettamente unita alla ferrea disciplina, riescono a creare un ensemble coreografico compatto ed armonico, capace di coinvolgere ed ammaliare il pubblico di ogni nazione. Per questo, ciò che distingue questi ballerini, è l’ineccepibile equilibrio con cui armonizzano la tensione alla perfezione del movimento e il rigore stilistico dell’arte del balletto classico. Il risultato è una tecnica pulita e raffinata esibita sul palco con grande naturalezza ed impreziosita dalle eccelse doti espressive dei ballerini che contribuiscono a rendere l’interpretazione impeccabile in tutte le sue sfaccettature.

Lo staff coreografico del Russian Stars – Moscow State Classical Ballet by Titova è fra i migliori possibili e cura con meticolosità le performance della Compagnia coniugando elementi di ricerca e innovazione al repertorio classico, nel rispetto dell’eredità coreografica del balletto russo.

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Liudmila Titova

A soli 19 anni è protagonista di celebri balletti di repertorio come Cenerentola, Lo Schiaccianoci, La Bella addormentata, Giselle, Bolero e tantissimi altri. Dal 2010 lavora con il Moscow State Classical Ballet e da tre anni ne è a capo come general manager. Con il suo ingresso ha riorganizzato l’intera società ed ha apportato una serie di innovazioni scenografiche, decorative ed un rinnovamento totale dei costumi dei danzatori . Questi ultimi sono tutti professionisti laureati nelle più grandi accademie russe.

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Ulteriori informazioni su www.russianstars.altervista.org

Pagina facebook: Russian Stars & Moscow State Classical Ballet by Titova

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Salemme e il povero cristo con un cuore nuovo

“Anche stavolta vorrei che il pubblico si divertisse molto”, aveva scritto Vincenzo Salemme presentando la sua nuova commedia Con tutto il cuore. Attore, commediografo, regista e sceneggiatore, cresciuto alla scuola di Eduardo e di Luca De Filippo, capocomico, una piccola attenzione in tre titoli di Moretti, e poi i Vanzina e Brizzi, Martone e Tornatore, un altro titolo, “Compromessi sposi”, in arrivo nei prossimi giorni, i successi teatrali e le trasposizioni cinematografiche, volto ormai notissimo, a sprazzi ospite del tavolo di Fazio crocevia di quanto di meglio possa oggi proporre la cultura (e la pubblicità) italiana, magari adesso s’è pure aperto un’altra strada, di romanziere, dando alle stampe per Baldini&Castoldi il giallo “La bomba di Maradona”. Insomma, un gran bel successo. E la gente lo riempie d’applausi, non può fare a meno della lucetta del telefonino ma torna immediatamente a lui, s’accalca sotto il palcoscenico per stringergli la mano, assorbe come una spugna ogni sua battuta.

Lo si è visto l’altra sera all’Alfieri (repliche sino a domenica13), dove Salemme è tornato dopo il successo degli scorsi anni e il divertimento s’è ripetuto. Perché Salemme ha teatralmente il potere della scrittura, fervida, torrenziale, spiritosissima, certo debordante, dove le battute azzeccate lasciano il posto ad altre dello stesso peso nel giro di una manciata di secondi e poi quella faccia che affoga nell’amarognolo anche quando le mani si rimbalzano tiri infuocati di trovate. E in quella faccia il pubblico si riconosce. Questa volta ha inventato un piccolo uomo, in quattro e quattr’otto un povero fesso, un datatissimo professore di lettere che contrariamente a quanto lui dice il preside e i colleghi vedono tutti come una enorme disgrazia, un omino che spaesato è entrato senza capirne nulla in un ingranaggio più grande di lui e pronto a inghiottirlo. Subisce un trapianto di cuore e non sa che quel cuore è quello di un delinquente, morto assassinato, che nelle ultime volontà sussurrate alla feroce genitrice s’è fatto promettere che il suo cuore possa vivere ancora in chi dovrà vendicarlo. Ottavio Camaldoli di carattere, buono, pacifico, remissivo, non ne ha che uno e quello vuol tenersi e non ha nessuna intenzione di trasformarsi in truce assassino. Già ha una moglie da cui vive separato ma che continua a spillargli arredamento e quattrini con l’aiuto del nuovo compagno, non raccoglie nemmeno gli affetti della figlia che vive con lui, si lascia prendere in giro da un tale che ignorando ogni cosa del corpo umano “fa” l’infermiere, si ritrova in casa una budinosa badante indiana che altri non è che Gennaro da Pozzuoli. E altre tristezze di contorno.

Un atto unico, un lungo atto unico, un’ora e cinquanta minuti di risate senza sosta. Un pubblico fragoroso e osannante. Se poi la prima ora è spesa dall’autore per stra/inquadrare la vita la morte e i miracoli del protagonista, se uno svolgimento che segua l’antefatto ammazzatorio che abbiamo visto davanti ad un antico sipario del “Barbiere” di Rossini tarda a venire, se il povero attore che interpreta lo pseudo infermiere è messo lì a far proprie quasi in pieno mutismo anche le vicende del nonno del pover’uomo, mentre Ottavio racconta e racconta e racconta ancora, non fa nulla. Prevalgono quelle risate, che a volte sono capaci di contagiare anche gli attori in scena. Insomma una grande festa. E se l’autore difetta nello stiracchiare una penna che non gli sta ferma tra le dita, l’attore non demorde, viene in suo soccorso alla grande, la vince su tutti i fronti. Per il resto della serata si tirano le fila del racconto e teatralmente il gioco s’aggiusta. Ma il pubblico non se n’è nemmeno accorto.

 

Elio Rabbione

Daniel Oren dirige Madama Butterfly al Regio

Atteso ritorno, dopo oltre vent’anni di assenza, sul podio del teatro Regio di Torino del maestro Daniel Oren, che dirigerà da stasera la “Madama Butterfly” di Puccini, opera in tre atti su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica. Sarà in scena fino a domenica 20 gennaio prossimo

L’opera è stata definita nel libretto e nello spartito “tragedia giapponese”, dedicata alla regina Elena del Montenegro, ed ideata dal maestro lucchese mentre si trovava a Londra, nel giugno del 1900, in occasione di alcune recite di Tosca. Una sera Puccini si recò al Duke of York’s Theatre per assistere al dramma intitolato “Madama Butterfly ” che David Belasco aveva tratto dal racconto di John Luther Long. Pur non conoscendo l’inglese, Puccini rimase affascinato dalla vicenda della giovane giapponese suicida per amore e, una volta tornato in Italia, si mise al lavoro sull’opera che debuttò nel 1904, il 17 febbraio, al teatro La Scala di Milano, dapprima rivelandosi un insuccesso e poi riscuotendo, invece, grandissimi consensi. Si assistette ad una sua vera e propria rinascita, in un ambiente meno saturo di odi e di passioni, come fu il Teatro Grande di Brescia, il 28 maggio 1904, con l’apporto di alcune modifiche, l’eliminazione di diverse macchiette e del colore locale nel primo atto, la divisione in tre atti e l’inserimento di una nuova aria per Pinkerton, “Addio, fiorito asil”. E fu il suo trionfo. Quello che non piacque della Butterfly al pubblico ed alla critica che assistettero alla prima rappresentazione scaligera del 1904 fu proprio ciò che dell’opera oggi apprezziamo di più. Sul soggetto e sul dramma di Belasco il compositore lucchese espresse tutto il suo entusiasmo. All’editore Giulio Ricordi , con qualche mese di anticipo rispetto alla prima del 1904, scrisse che “l’opera deve essere in due atti. Il rammarico deve correre fino alla fine senza interruzioni, serrato, efficace, terribile”. Il ruolo di Cio Cio San è stato nel corso della storia della lirica reso celebre dal tratto di puro espressionismo di Maria Callas e da un’altrettanto nota interprete, Mirella Freni. Qui risultano musicalmente impeccabili le arie “Vogliatemi bene”, “Un bel di’ vedremo” fino al tragico suicidio per amore, introdotto dal rabbrividente ” Con onore muore”. Si alterneranno nel ruolo di Cio Cio San le soprano Rebeka Lokar e Karan Son, in quello del tenente statunitense Pinkerton i tenori Murat Karahan e Massimiliano Pisapia, mentre Suzuki, la servente di Madama Butterfly sarà interpretata dal mezzosoprano Sofia Koberidze.

Mara Martellotta

Holden Academy si presenta

Il diploma sarà equipollente ad un corso di laurea triennale
Il 23 Gennaio alle ore 11 presso il General Store della Scuola Holden Alessandro Baricco presenterà Holden Academy, un nuovo percorso di studi attivo dall’ autunno prossimo il cui diploma sarà equipollente ad un corso di laurea triennale.
Interverranno, oltre ad Alessandro Baricco, anche:
Sergio Chiamparino – Presidente della Regione Piemonte
Chiara Appendino – Sindaca della Città di Torino
Antonella Parigi – Assessore alla Cultura della Regione Piemonte 
Francesca Leon – Assessore alla Cultura della Città di Torino

Musica e amore assoluto

“C’è chi crede che amare sia giurarsi l’eterno

Per lasciarsi appassire quando arriva l’inverno

Dire tante parole e non capirne mai il senso

Tenersi la mano e non pensarsi un momento

Ma l’amore per me è nei piccoli istanti

In un bisogno sospeso

In uno scambio di sguardi

Sarà ricordarci con degli occhi diversi

Che la pazienza e il calore non li abbiamo mai persi

Non interpreto amore, ma lo vivo con te

Non saprò mai mentirti, puoi fidarti di me”

.

Pare che questo brano sia stato scritto anche per me… parla di amore assoluto, di fiducia, di quanto certi legami “scritti” possano valere davvero niente di fronte a emozioni, sensazioni indescrivibili che, spesso, un anello e bollette da condividere uccidono sotto l’ascia dell’abitudine. Per questo ritengo si dovrebbe essere cosi onesti da non sposarsi….a volte. Perchè la fiducia si guadagna goccia a goccia ma si perde a litri! Ogni giorno per andare al lavoro, per mangiare, per muoverci, per vivere, noi compiamo una serie infinita di atti di fiducia. Ci affidiamo agli altri, al medico che ci cura, al muratore che ha costruito la nostra casa, al pizzaiolo che ci fa mangiare, al pilota che ci deve portare lontano. Diamo fiducia non perché lo vogliamo, perché davvero ci fidiamo, ma perché non possiamo farne a meno. E non è vero che la fiducia si dà solo alle cose serie, la fiducia si dà a tutto e tutti, per obbligo, perché la fiducia ci fa vivere. E morire. Fidarsi è un consegnarsi all’altro, è sfidarlo ad essere all’altezza del dono. L’amore, quello vero, dovrebbe avere alle sue fondamenta fiducia ed onestà ma l’amore è spesso disonesto…ma è, come cita Caccamo, (scoperto da Franco Battiato e divenuto noto con Sanremo 2015 n.d.r.)  

nei piccoli istanti
In un bisogno sospeso
In uno scambio di sguardi
Sarà ricordarci con degli occhi diversi
Che la pazienza e il calore non li abbiamo mai persi

perchè per amare davvero, in modo onesto, unico, totale e spregiudicato, servono fiducia ed onestà, cose rare ma non utopiche…questo vorrei augurare a tutti voi lettori all’inizio di questo anno: un 2019 ricco di vecchi valori mai passati di moda, perchè certo,fa bene al corpo buttarsi in un letto con una donna,farci l’amore o buon sesso per ore e andarsene lasciando due lenzuola stropicciate. Ma provate a vederla quando si fa bella per voi o a sorprenderla quando esce dal lavoro. Provate a vederla quando si sveglia al mattino,con i capelli spettinati e senza trucco,quando canta vicino ai fornelli per prepararvi un piatto prelibato o quando si prende cura di voi per lenire i vostri dolori. Provate a sentirla parlare di voi con un’amica,mentre gli occhi le luccicano di gioia,o quando piange di nascosto per la paura di perdervi. Beh,io credo che non ci sia nulla di piu’ appagante per un vero uomo,perche’ alla fine, un letto disfatto fa bene al corpo, ma non ti lascia niente…o poco più di niente. Date un’occhiata….vi farà piacere e…sbirciate anche il film “puoi baciare lo sposo” vi farà sorridere

https://www.youtube.com/watch?v=HF-NSelhEV4

Chiara De Carlo

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Chiara vi segnala i prossimi eventi… mancare sarebbe un sacrilegio!