CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 6

Giugno 1855, Baudelaire e l’eresia dei fiori del male

 

Ma jeunesse ne fut qu’un ténébreux orage, traversé çà et là par de brillants soleils; le tonnerre et la pluie ont fait un tel ravage, qu’il reste en mon jardin bien peu de fruits vermeils ” (Non fu che fosca tempesta la mia giovinezza, qua e là solcata da rilucenti soli;il tuono e la pioggia ne han fatto un  tale strazio da lasciare nel mio giardino solo qualche vermiglio frutto). Versi potenti, tratti da L’ennemi, il nemico, una delle poesie che Charles Baudelaire raccolse nei suoi Les Fleurs du Mal. Era il 1°giugno 1855 quando, per la prima volta, la Revue des Deux Mondes pubblicò, con tanto di nota cautelativa per violenza, diciotto poesie di Baudelaire dal titolo I Fiori del Male, opera che subito destò scalpore e fu censurata. Ma la censura e la critica de Le Figaro non bastarono a celare l’opera e, infatti, il grande pubblico fu subito attirato dal lavoro.  Così I Fiori del Male sbocciano in quel lontano primo giugno, per poi essere pubblicati in prima edizione il 25 giugno del 1857, con 100 poesie suddivise in 5 sezioni e messi in vendita in circa 1100 esemplari, dagli editori Poulet-Malassis et De Briose. Le liriche di Baudelaire conobbero nuovamente e con più vigore l’asprezza della censura dei benpensanti, conseguenza naturale dello scalpore sollevato dall’audacia dei componimenti e dall’anticonformismo dei temi trattati che sconvolsero l’intero mondo letterario europeo. Il 20 agosto si celebrò a Parigi il processo penale contro l’autore e l’editore, accusati di pubblicazione oscena. Pubblico ministero era Ernest Pinard, lo stesso che qualche mese prima aveva pronunciato la requisitoria contro Madame Bovary di Flaubert. Baudelaire e Poulet-Malassis furono condannati a pene pecuniarie e alla soppressione di sei poesie. Negli appunti scritti per il suo avvocato per la difesa, Baudelaire diceva: “Il libro deve essere giudicato nel suo insieme: solo così si può coglierne la terribile moralità”. Il 30 agosto Victor Hugo gli scrisse: “I vostri Fiori del male risplendono e abbagliano come stelle […]”. E pensare che Baudelaire voleva intitolare la sua opera Les lesbiennes, le lesbiche, allo scopo di provocare quella gente che tanto disprezzava. Nonostante la censura e le critiche feroci che subì a quel tempo, il capolavoro di Baudelaire si diffuse in tutta Europa e ancora oggi i Fiori del Male è considerata una delle opere più innovative e influenti dell’Ottocento. Colpito da ictus, parzialmente paralizzato e divorato dalla sifilide ormai all’ultimo stadio morì ancora giovane a 46 anni il 31 agosto 1867 a Parigi dove venne sepolto nel cimitero di Montparnasse. E’ in quella tomba di famiglia senza alcun particolare epitaffio, insieme al detestato patrigno detestato e alla madre, morta quattro anni dopo, che riposa uno dei più famosi poètes maudits. Non mancano mai un fiore o un biglietto per l’autore dello Spleen di Parigi e vale sempre la pena di brindare al talento di Baudelaire, accompagnando il tutto con gli ultimi versi de Le osterie di Alda Merini che, ricordandolo, scriveva che in quei luoghi popolari “ci sta il nome di Charles scritto a caratteri d’oro”. À votre santé!

Marco Travaglini

Casa Cavassa. Una scatola magica per l’arte

A Carmagnola, nel secolare Palazzo nobiliare, espongono “in trasferta” 37 artiste/i “Amici di Palazzo Lomellini”, oggi chiuso per lavori di restauro

Fino al 29 giugno

Carmagnola (Torino)

Subito, al centro del grande Salone al primo piano della quattrocentesca “Casa Cavassa”(dal 1867 sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso “Francesco Bussone”) ci imbattiamo nella complessa installazione “Prove di Speranza”, opera di Pippo Leocata , pittore, scultore, allievo del grande Carlo Mollino che in lui trasmise a vita quel benefico virus dell’“ars costruendi” che ancora oggi l’artista siculo-torinese si porta addosso come insostituibile stilema del suo “fare arte”. Ebbene proprio quella sua “Prove di Speranza”mi piace ritenere, (oggi più che mai alla luce degli ultimi tragici e terrifici “venti di guerra” mediorientali) il fulcro centrale della ricca Collettiva “Una scatola magica per l’arte”oltre 70 opere a firma di ben 37 artisti – organizzata dall’Associazione “Amici di Palazzo Lomellini”, sotto la curatela di Elio Rabbione ed ospitata, fino a domenica 29 giugno, nella storica (1438) “Casa Cavassa”di via Benso a Carmagnola. Articolata in cinque elementi-opere, l’installazione di Pippo Leocata presenta (in riferimento al “Giubileo della Speranza” di Papa Francesco) due poderose, silenti “Porte Sante” (in legno di pallet, catramina e olio) che, al loro aprirsi, non possono far altro che restituirci sgomento, cumuli di macerie, frammenti di antichi simboli di fede, bianchi sudari di morte e oceani di lacrime di donne, uomini, bambini (quanti bambini!) per i quali la vita è stata solo, o quasi, guerra.

 

E, per molti, subito morte. Al centro, un grande olio urla la parola “PACE”. Anche in lingua araba. Così come potrebbe farlo usando decine di altri idiomi, propri degli oltre cinquanta Paesi oggi coinvolti in conflitti internazionali, spesso ignoti. O ignorati. E, dunque, quanto Leocata può offrirci, al di là del suo agire artistico, sono solo “Prove di Speranza” prima ancora che “prove di pace”. Quella “speranza” e quella “pace”, mai come oggi parole e realtà così lontane. Chissà, se allora quel mare di macerie potrà a breve ricomporsi e riprendere le antiche forme? E’ quanto forse vuole farci immaginare (sognare, sperare) il buon Leocata. Così come quella attigua immagine, nitida fra piacevoli giochi di colore de “Lo speziale misterioso”, opera di Andreina Bertolini o gli “Arcobaleni e i giochi fai da te” dei bimbi d’Africa di Giorgio Cestari. Trentaquattro i pittori, raccolti in rassegna e tre scultori: accanto a Leocata, Giancarlo Laurenti con le sue poderose essenziali figure che sfidano la libera lievità del vuoto, così come le eleganti, di classica rinascimentale bellezza, figure femminili di Sergio  Ùnia.

“Piace – annota Alessandro Cammarata, assessore alla Cultura di Carmagnola – l’idea di confronto che nasce nel gruppo, la compartecipazione di scelte e di tecniche, poste a misurarsi in giochi di professionalità in altre occasioni già testimoniata”. In altre occasioni e in tutte le possibili accezioni di tecnica e linguaggio narrativo. Fissate a raccontare figure, ritratti (“Il sole dei vecchi” di “meriniana” memoria di Roberto Andreoli, accanto alle maschere e ai tristi burattini dell’assai poco ilare “Carnevale 1934”dell’indimenticato Guido Bertello e alla “Donna di luce” di Rosella Porrati) o paesaggi (che spesso sono poetiche memorie di un passato incollato agli occhi e al cuore: quelli di Lidia Bracciano, di Graziella Alessiato, di Anna Maria Palumbo, Dario Cornero e Giancarlo Costantino, fino alla geometrica “Carmagnola”– vista dal campanile – di Mariarosa Gaude, al “Porto di Ischia” di Paolo Viola, agli stupendi “Riflessi nell’acqua” di Adelma Mapelli e ancora ai “fiori giganti” di Franco Goia, accanto alla“Passeggiata al Valentino” di Marisa Manis, alle vecchie “barche” di Teresio Pirra e al sobrio “Paesaggio lucano” di Paolo Pirrone o ai delicati “Cardi fioriti” di Luciano Spessot in affaccio da un vecchio rustico della sua goriziana Sagrado o del suo “buen retiro”valsusino di Rubiana che fu anche luogo del cuore dell’amico Francesco Tabusso.

 

Non mancano i più o meno sfacciati “sperimentatori” e trasgressori del “figurativo”: dai teatrali “ritagli” di Angelica Bottari, ai “ventagli grafici” di Anna Branciari, agli intensi giochi cromatici di Maria Brosio e Bruno Molinaro, per arrivare agli inaspettati materici lavori di Ezio Curletto, all’essenzialità espositiva di Lidia Delloste e alle “Selve oscure”  di Cristina De Maria o alle iperrealistiche musicali e portentose “immagini spezzate” di Franco Fasanoaccanto alla simbolica surrealtà di Roberta Fassio e alle pure “astrazioni” di Giuseppe Manolio, così come alle immaginarie giravolte di colore di Luciana Pistone o di Magda Tardon e ai “meccanici” improbabili ritratti di Valentina Rossi che fanno il paio con le “cupe riflessioni” di Christian Sorrentino.

Notevole, per finire, “Il mio angolo” di Eleonora Tranfo: un magico fascio di luce su una vecchia poltrona, pochi libri sparsi, “un chiusoche sembra voler trattenere le suggestioni di un tempo”.

Gianni Milani

“Casa Cavassa. Una scatola magica per l’arte”; Casa Cavassa, via Benso 1, Carmagnola (Torino); tel. 011/2386656. Fino a domenica 29 giugno. Orari: giov. e ven. 15,30/18,30; sab. e dom. 10/12,30 – 15/18,30

Nelle foto: Pippo Leocata: “Prove di Speranza”, legni di pallet e tecniche miste, 2025; Guido Bertello “Carnevale 1934”, acrilico su tela, 1976; Sergio Ùnia “Giovinetta”, bronzo, 2010; Luciano Spessot “Cardi fioriti”, acrilico su masonite, 1998; Eleonora Tranfo “Il mio angolo”, acrilico, 2021

Gli appuntamenti della Fondazione Torino Musei

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SABATO 21 GIUGNO

Sabato 21 giugno dalle ore 18:30
SUMMER SOLSTICE II. Luce e gesto performativo
Luci d’Artista – Evento per il Solstizio d’Estate
Arena Paolini

Partecipazione gratuita. Posti limitati con prenotazione obbligatoria per le performance di CANEMORTO e Marcos Lutyens: info@lucidartista.org
programma: https://www.lucidartistatorino.org/

Conversazione con:
John Yau, poeta e critico d’arte, e Nicola De Maria, artista

Performance di:
CANEMORTO, trio di artisti italiani anonimi
Marcos Lutyens, artista, con composizione sonora di Aaron Drake

Accademia della Luce, il Public Program della XXVII edizione di Luci d’Artista – progetto della Città di Torino in gestione a Fondazione Torino Musei – dopo il grande successo dello scorso anno, arriva all’ultimo appuntamento della sua seconda edizione, come sempre durante il solstizio estivo, sabato 21 giugno dalle ore 18:30 alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.
Una serata in cui artisti, musicisti e un grande poeta, realizzeranno una serie di performance all’interno di Anni Luce, il prestigioso spazio all’aperto di Giulio Paolini. Tutto succederà all’imbrunire del solstizio d’estate – il giorno più lungo dell’anno e il programma ruoterà intorno alle performance della triade anonima CANEMORTO e dell’artista Marcos Lutyens, invitati a creare una nuova performance sul tema della luce.
L’evento vedrà la presenza di un angolo bar e food truck.
Comunicato stampa in allegato

MARTEDI 24 GIUGNO

 

SAN GIOVANNI

In occasione della Festa Patronale di San Giovanni martedì 24 giugno Palazzo Madama sarà straordinariamente aperto dalle 10 alle 18 e in tutti i musei della Fondazione i visitatori potranno usufruire della tariffa speciale di 1€ per visitare le collezioni permanenti e della tariffa ridotta a 1€ per le mostre temporanee FAUSTO MELOTTI. Lasciatemi divertire! e le mostre del Contemporaneo ALICE CATTANEO. Dove lo spazio chiama il segno e Giosetta Fioroni alla GAM, Haori. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone al MAO e Visitate l’Italia. Promozione e pubblicità turistica 1900-1950 a Palazzo Madama.

La tariffa a 1€ sarà applicata anche ai titolari di Abbonamento Musei, che non potranno utilizzare le tessere.  Ingresso gratuito per i possessori della Torino Card.

In allegato il comunicato stampa

 

 

Martedi 24 giugno ore 15:00 e ore 16:30
MESSAGGI AD ARTE
GAM – Worshop aperto a tutti

durata 1 ora
In occasione della Festa di San Giovanni la GAM propone un workshop, aperto a tutti, dedicato al collage. L’attività si svolge negli spazi dell’Educational Area, dando la possibilità di creare cartoline dove opere del passato convivono con il contemporaneo diventando luogo di immaginazione e comunicazione.
A partire da diverse immagini che riproducono opere della collezione della GAM, il pubblico è invitato a ritagliare, comporre e ibridare le diverse parti delle opere per creare una personale cartolina da portare via. Questa potrà essere spedita, conservata o donata, come testimonianza della creazione di un messaggio da custodire o donare.
Costo del workshop
: 5 € (+ biglietto di ingresso 1 €)
Info e prenotazioni: 011 5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

Martedì 24 giugno ore 15

DI SETA E DI CARTA. Narrazioni artistiche tra Giappone e Corea

MAO – visita guidata speciale in occasione del 24 giugno

La visita guidata si snoderà tra la mostra temporanea HAORI. Gli abiti maschili del primo Novecento narrano il Giappone e il rinnovato allestimento della collezione permanente di arte dell’Asia orientale del MAO che si arricchisce del nuovo progetto espositivo Adapted Sceneries, in collaborazione con il Gwangju Museum of Art (Corea), una selezione di opere che permetterà ai visitatori di conoscere la tradizione pittorica coreana tra storia e contemporaneità.

Il discorso si focalizzerà sui nuclei di opere che instaurano un dialogo tra la mostra e la collezione, tramite l’approfondimento di affinità espressive tra pittura giapponese e coreana, di manifestazioni artistiche che riflettono memorie collettive, di arte da indossare e tratti pittorici che diventano strumento di racconto e riflessione.
Costo della visita guidata: 7€ a partecipante. Costi aggiuntivi: biglietto di ingresso alla mostra e alle collezioni permanenti alla tariffa speciale di 1€ + 1€.

Prenotazione consigliata, disponibilità fino ad esaurimento posti.

Info 011.5211788 – prenotazioniftm@arteintorino.com (da lunedì a domenica 9.30 – 17.30)

 

MERCOLEDI 25 GIUGNO

 

Mercoledì 25 giugno 10.30-17.30

AERAS/CERCANDO CIELI

MAO – performance relazionale con la danzatrice Antonella Usai

Antonella Usai, performer in residenza al MAO, propone una serie di performance relazionali individuali e di gruppo che si concluderanno a settembre con una performance finale negli spazi del museo.

Aeras, parola sarda che significa “aria” o “cieli”, è una installazione performativa di Antonella Usai, nata dal desiderio di onorare la lingua del padre, il logudorese, e di indagare, da una prospettiva decoloniale, il legame tra corpo, memoria e linguaggio. Il progetto intreccia radici sarde e tradizioni indiane, in particolare il teatro-danza bharatanatyam, mettendo in relazione il corpo con il gesto rituale, la parola con il silenzio, il quotidiano con il sacro.

Il processo artistico si sviluppa tra il 21 marzo e il 21 settembre 2025, seguendo il ritmo simbolico degli equinozi che scandiscono il tempo in un percorso creativo e rituale. Durante questo periodo, l’artista sarà in residenza al MAO Museo d’Arte Orientale di Torino, dove si alterneranno momenti di lavoro solitario e momenti di apertura al pubblico.

Il coinvolgimento del pubblico avverrà attraverso una serie di incontri individuali, intimi e dialogici, in cui esplorare insieme memorie corporee, gesti dimenticati, movimenti quotidiani e rituali; e due incontri collettivi, pensati come spazi di scambio e ascolto condiviso, dove le esperienze personali si intrecciano e risuonano in una dimensione corale.

Questi momenti di relazione nutriranno la creazione della performance finale, che prenderà forma il 21 settembre, in occasione dell’equinozio d’autunno, attraverso brevi azioni coreutiche ripetute nel corso della giornata. La performance si svolgerà su un piano rotante, simbolo dell’axis mundi e del moto degli astri, restituendo centralità al corpo come strumento di connessione e risveglio.

Aeras / Cercando Cieli è un invito ad alzare lo sguardo, a riattivare il corpo come memoria viva e luogo di resistenza poetica.

Ingresso libero. Prenotazione obbligatoria. Tutte le info sul sito.

 

Mercoledì 25 giugno 16-18

LIVING SPACE

MAO – Performance per IPAF 2025 a cura di YizhongArt

Mercoledì 25 giugno 2025, in occasione dell’IPAF – International Performance Art Festival promosso dall’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, tornano negli spazi del MAO tre performance del progetto Living Space selezionate per il festival dopo la loro prima presentazione nel 2024.
Le performance sono il risultato di un percorso formativo guidato dal duo artistico YizhongArt (Vincenzo Di Federico e Lanxin Zheng) e si inseriscono all’interno di una ricerca triennale dedicata al tema dello spazio abitato, della relazione tra corpo e spazio pubblico e del dialogo interculturale con la partecipazione di studenti italiani e cinesi dell’Accademia.

I tre lavori scelti intrecciano linguaggi artistici individuali e riflessioni condivise su come abitiamo — e siamo abitati da — i luoghi, riletti attraverso le pratiche della performance contemporanea.

 

25 giugno

Ore 16:00 – Distanza dall’esterno

Yiwen Zheng / Lorenzo Griguoli

Una riflessione sul sé nello spazio pubblico e sul mutamento dei confini tra privato e collettivo.

Durata: 25 min

Ore 16:30 – A volte mangio poco, a volte mangio troppo

Elisa Ripa

Un’intima esplorazione del rapporto con il cibo come specchio di un conflitto interiore.
Durata: 20 min

Ore 17:00 – Il passante in cerca della vita | Metamorfosi

Eleonora Navone

Un attraversamento identitario tra radici e trasformazione, tra ciò che si perde e ciò che nasce.
Durata: 25 min

Ingresso libero.

 

GIOVEDI 26 GIUGNO

 

Giovedì 26 giugno 10:30- 16 – 16:30 – 17:30

IPAF – International Performance Art Festival

MAO – workshop e performance in occasione dell’IPAF – International Performance Art Festival

I ricercatori e i docenti del Dipartimento delle Arti Performative della Sister Nivedita University, India, si esibiranno all’International Performing Arts Festival in collaborazione con l’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, Italia.

Il programma presenta una vivace serie di esibizioni culturali indiane, tra cui:
musica vocale Hindustani, danze classiche indiane (Bharata Natyam, Kathak, Kuchipudi, Odissi), musica e danza di Bollywood, danze popolari indiane e Rabindra Nritya.

Ore 16:00

Performance No. 1 (durata: 20 minuti)

Hindustani Vocal Classical

Danza classica indiana tradizionale: Bharata Natyam, Kathak, Kuchipudi, Odissi & Sattriya

Ore 16:30

Performance No. 2 (durata: 20 minuti)

Musica Bollywood

Danza Bollywood

Ore 17:00 

Performance No. 3 (durata: 20 minuti)

Danza folk dell’India

Rabindra Nritya (Tagore School of Dance)

 

Ingresso libero.

 

Giovedì 26 giugno ore 18:00

ELIO FRANZINI

Il ritmo, la grazia e l’invisibile. Una definizione della pittura

GAM – conferenza del ciclo RISONANZE – Primo ciclo di Conferenze tra Arte e Filosofia

Tra giugno 2025 e marzo 2026 la GAM di Torino organizza un ciclo di incontri, in collaborazione con il Dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione dell’Università degli Studi di Torino, curato da Chiara Bertola e Federico Vercellone. Gli incontri, articolati in singole conferenze, ripercorrono i temi delle Risonanze che attraversano la programmazione espositiva della GAM dall’ottobre il 2023 alla primavera del 2026: luce, colore e tempo; ritmo, struttura e segno; incanto, sogno e inquietudine, e vedono la partecipazione di studiosi e studiose di rilievo internazionale nel campo della filosofia, della storia dell’arte e delle scienze umane, offrendo un’occasione unica di riflessione interdisciplinare, in cui pensiero e visione si intrecciano per generare nuovi livelli di lettura delle opere e dell’esperienza estetica.

Secondo appuntamento:

ELIO FRANZINI Il ritmo, la grazia e l’invisibile. Una definizione della pittura

Il ritmo e la grazia, che nelle arti sono state costitutive di intere stagioni creative e progettuali, si affacciano, nella pittura del Novecento, a esperienze di particolare rilevanza culturale che, per esempio in autori come Klee, Malevic e Kandinskij, aprono l’orizzonte pittorico al grande tema della relazione tra visibile e invisibile. La grazia è allusiva, è una struttura di rinvio. Il ritmo apre alla possibilità di un paradossale movimento di ciò che è statico. L’invisibile dischiude una possibilità metafisica. È ancora possibile un’arte, in primo luogo figurativa, che riesca a mantenere la centralità dell’oggetto pittorico e, al tempo stesso “salvi” i valori della grazia e dell’invisibile? Esiste ancora un linguaggio per l’arte? Anche attraverso autori come Florenskij e Jean Clair si cercherà una strada ipotetica per rispondere a tali domande.

Costo per ogni conferenza: 6€
Abbonamento per le 6 conferenze: 27,96 € comprensivo del diritto di prevendita

Acquisto solo online a questo link: https://www.gamtorino.it/it/evento/elio-franzini/

(comunicato stampa in allegato)


Visite guidate in museo alle collezioni e alle mostre
 di Palazzo Madama, GAM e MAO
a cura di Cooperativa Sociale Mirafiori.
Per informazioni e prenotazioni: 011.52.11.788 – prenotazioniftm@arteintorino.com

https://www.arteintorino.com/visite-guidate/gam.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/mao.html
https://www.arteintorino.com/visite-guidate/palazzo-madama.html

Alcuni critici piemontesi vi accompagnano a godervi i film di prima visione

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Nella Sala Uno del Massimo, a partire dal 18 giugno

Sarà Fabrizio Dividi (firma del Corriere della Sera, inserto di notizie e sapore tutto subalpino), con “La mia amica Zoe” (2024), sceneggiato e diretto da Kyle Hausmann-Stokes, a inaugurare mercoledì 18 giugno, alle ore 18,15, nella Sala Uno del Cinema Massimo, il ciclo di presentazioni cinematografiche che segna la collaborazione tra Museo Nazionale del Cinema di Torino e SNCCI – Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani, lassociazione affiliata alla Fédération internationale de la presse cinématographique nata nel 1971 per valorizzare, difendere e divulgare la funzione culturale della critica cinematografica. Sullo schermo è raccontata una storia vera (le radici affondano già in un corto dal titolo “Merit x Zoe”), l’esperienza nell’esercito statunitense dello stesso autore, arruolatosi un mese prima dell’11 settembre e resosi conto dopo soli dodici mesi che il avvenire era il cinema: pur spinto da un colonnello che, apprezzando il suo lavoro di filmmaker che iniziava a circolare tra i soldati, lo aveva incoraggiato a frequentare una scuola di cinema. Colpito da disturbo post traumatico da stress, al suo ritorno a casa, Hausmann-Strokes ha deciso di raccontare quegli incubi che prendono a tormentare fisicamente e psicologicamente quanti hanno combattuto e l’impossibilità per molti di reinserirsi nella società in cui precedentemente erano vissuti. Il film, interpretato da Sonequa Martin-Green, Natalie Morales, Ed Harris e Morgan Freeman, narra la storia di Merit, appena tornata dall’Afghanistan, dove ha perso la sua migliore amica, Zoe: che ancora continua a vedere attorno a sé, come fosse viva. Merit, spinta a frequentare un gruppo di sostegno in cui continua a vedersi esclusa, deciderà di occuparsi del nonno, veterano del Vietnam e malato di Alzheimer: una convivenza prima difficile che a poco a poco la spingerà verso una serenità in cui non avrebbe più sperato.

Il gruppo di critici è guidato da Carlo Griseri, fiduciario della sezione Piemonte e Valle dAosta, con le collaborazioni di Alessandro Amato, Christian D’Avanzo, Andreina Di Sanzo, Fabrizio Dividi, Giuseppe Gariazzo, Giorgio Manduca, Benedetta Pallavidino, Massimo Quaglia, Davide Stanzione e Fabio Zanello, che si alterneranno in sala per introdurre titoli di prima visione e di particolare valore artistico e autoriale. 

Il calendario degli appuntamenti prosegue il 25 giugno con Davide Stanzione, il 2 luglio con Benedetta Pallavidino e il 9 luglio con Carlo Griseri, per poi riprendere in autunno dopo la chiusura estiva del Cinema Massimo (10 luglio – 3 settembre inclusi). I titoli dei film, essendo in prima visione, verranno comunicati di volta in volta.

e.rb.

Vertigo Summer Festival a Cocconato

Arte e spettacolo a Cocconato con Vertigo Summer Festival 2025 dal 3 al 6 luglio

Sarà il funambolo torinese Andrea Loreni, il funambolo dei record, ad aprire giovedì 3 luglio alle 21 la prima edizione del Vertigo Summer Festival, la kermesse di arte varia organizzata dal Centro nazionale di produzione blucinQue Nice, in collaborazione con la Fondazione Cirrko Vertigo, che invaderà il centro di Cocconato, nell’Astigiano.

In programma dal 3 al 6 luglio prossimi, il Vertigo Summer Festival è realizzato con il sostegno di Combriccola Marchetti, patron della kermesse, di Mic e della Compagnia di Sanpaolo, il patrocinio della Regione Piemonte, della Provincia di Asti e del comune di Cocconato d’Asti, con il sostegno di Cocchi/Bava Molecola, Baladin, San Bernardo,  Locato, BBBell, Azienda Agricola Varesio, Autolinee Giachino.

Saranno quattro giorni intensi di spettacoli che invaderanno le strade del centro della cittadina, con la presenza di Circo contemporaneo, teatro di strada, musica dal vivo, teatro di figura e teatro fisico, che saranno le discipline che animeranno ogni angolo dell’antico borgo.

L’appuntamento più atteso è quello con il funambolo Andrea Lorenzi, uno dei pochi al mondo specializzato in traversate a grandi altezze. Si esibirà il 3 luglio alle 21 in una camminata su di un sottile cavo d’acciaio lungo 80 metri posto ad un‘altezza di circa 20 metri dal suolo. “Tracing the sky” è  il nome della sua prova. A seguire una parata di musiche balcaniche e Klezmer con i Bandaradan.

Venerdì 4 e domenica 5 giugno lo spettacolo Tiramisù con la compagnia ArteMakia. Sabato e domenica presso il Cortile di Casa Fenoglio  si esibirà il mago The Chairming Jayido, mentre il giocoliere Davide Partinico di Accademia Cirko Vertigo sarà in via Roma.

Nel cortile Ferrero il 6 luglio è il turno della Compagnia Milo e Oliva; in piazza Giordano sperimentazioni della scuola del Circo Chapitombolo Academy.

Sabato e domenica  è previsto  un Vertigo Galà nel cortile del Collegio con uno spettacolo condotto da Ivan Ieri con Alexandre Duarte, Vladimir Jezic, Jonnathan lemos, Michelangelo Merlati, Elisa Mutto e Carlos Rodrigo Parra Zavala.

Domenica 6 luglio spazio alle sperimentazioni delle principali discipline del circo contemporaneo con gli istruttori e gli artisti professionisti della Scuola del Circo.

Patron della manifestazione Alberto Marchetti che afferma “portare qui, nel paese della mia infanzia, una kermesse di questa importanza è stata una scommessa davvero funambolica”.

“Cocconato è un borgo che ha sempre fatto dell’accoglienza, della cultura e della bellezza le sue parole chiave”- afferma il sindaco di Cocconato Monica Marello.

Mara   Martellotta

La Festa della musica a Chieri, con undici concerti in tutta la città

A Chieri sabato 21  giugno prossimo si celebra la ‘Festa della Musica 2025’, con un programma di nove concerti e due eventi collaterali ospitati in diversi punti della città, tutti a ingresso libero.

Dal 1982 il World Music Day rappresenta la giornata dedicata a promuovere la musica dal vivo, aprendo le porte a tutti i musicisti che si vogliano esibire, professionisti e non, in un caleidoscopio di generi musicali. La Festa della Musica è organizzata in più di 46 nazioni e promossa dal Ministero della Cultura in collaborazione con la SIAE, Società Italiana degli Autori e Editori.

“ Dal 2017 la Città di Chieri organizza questa manifestazione,  riscontrando la soddisfazione de pubblico e degli artisti – dichiara l’Assessora alla Cultura del Comune di Chieri Antonella Giordano – Anche quest’anno proponiamo un ricco programma di eventi diffusi sul territorio cittadino aperti a tutta la cittadinanza, con l’obiettivo di promuovere la pratica dell’arte musicale, a qualsiasi livello, in qualsiasi forma di espressione, stile, genere e tradizione.

Anche quest’anno sono protagoniste le scuole di musica e le band del territorio. Tra le novità il festival Open Street a cura dei giovani del servizio di educativa di strada.

Quest’anno i punti musicali sono il Cortile del Palazzo Municipale, l’Auditorium Leo Chiosso, la biblioteca Civica, piazza Trento, via Vittorio Emanuele  II angolo piazza Umberto I, piazzetta della Meridiana, piazza Cavour, la chiesa di San Giorgio e la chiesa dei Santi Bernardino e Rocco, il parco Pa.T.Ch.

Sabato 21 giugno  in programma dalle ore 15 alle ore 23  “Infinite Art”, con esibizione degli allievi della scuola di musica presso la Biblioteca Civica “Nicolò e Paola Francone”, in via Vittorio Emanuele II 1. Si terrà poi l’Open Street Festival al Parco Patch, un evento musicale “dalla strada per la strada”, pensato per valorizzare il protagonismo giovanile.

Partecipano i giovani del servizio Bro Out, insieme ad associazioni e realtà giovanili chieresi. L’iniziativa vuole celebrare la musica e promuovere la collaborazione tra le associazioni locali e la cittadinanza attiva.

Dalle 16.30 alle 18 saggio degli allievi della scuola di musica della Filarmonica Chierese APS E.T.S in piazzetta della Meridiana.  Nel Cortile del Palazzo Comunale, dalle 16.30 alle 23, sarà  la volta dell’Officina Musicale con, prima l’esibizione degli allievi più piccoli, e alle 21 il concerto della band degli allievi, che spazia dal pop al rock, al jazz.

Tra gli altri appuntamenti si annoverano quelli ospitati nelle chiese, alle 21 nella chiesa di San Giorgio si esibirà la Corale Pinese, composta da circa venti elementi, che proporrà brani a cappella di polifonia sacra e profana, dal Cinquecento a oggi, provenienti da tutto il mondo. Si tratta di un viaggio nella tradizione vocale, con brani anche in lingua originale e armonizzazioni originali.  Dalle 18.30 alle 21, in piazza Cavour, nella chiesa dei SS Bernardino e Rocco si terrà un concerto dell’associazione artistico musicale NonSoloGospel, che proporrà un programma eclettico  sul tema del rapporto tra l’uomo e Dio, inteso come lode, amore, attesa e speranza.

Mara  Martellotta

L’arte di Marina Monzeglio, dai vetri artistici agli acquerelli

Mostra ad Avigliana, sino al 20 luglio

Oltre cinquanta opere, tra vetri artistici e acquerelli, dell’artista Marina Monzeglio ospitate sino al 20 luglio nella mostra “Percorsi”, organizzata da Luigi Castagna e Giuliana Cusino, della Associazione Culturale “Arte per Voi”, nell’ex chiesa di Santa Croce, nel suggestivo scenario medievale della piazza Conte Rosso ad Avigliana. Il desiderio di sperimentare, la curiosità a percorrere strade nuove, il mettersi a confronto con materiali inusitati, il disegno e il colore che rafforzino un’idea: questo e altro ancora sono gli “affetti” non soltanto umani che sorreggono l’attività di un’autentica “artista”, reclamando appieno quell’antica radice che è in “artifex”, il portatore di un’ars capace di raccogliere in sé l’eccellenza di un mestiere e di una tecnica innegabile, strettamente legata a un’azione e a un sentimento di valore intellettuale sempre costanti e immersi in quella stessa curiosità. Questa è Marina Monzeglio, questo è il sentimento che di lei continuiamo a conservare, da quando l’abbiamo conosciuta. Curiosa e instancabile. Capace di mettere da parte, all’occorrenza, dietro una spinta inavvertita o in tempo diverso meditata, certi terreni in precedenza attraversati e coltivati. Disposta a guardare sempre verso altri mondi. Verso un “altrove” che è la parte più intima di quei “percorsi”. “Dobbiamo andare e non fermarci finché non siamo arrivati. Dove andiamo io non lo so, ma dobbiamo andare”, scriveva Kerouac in “Sulla strada”, un sentire e uno stile di vita, una religione laica per Monzeglio. Una incessante ripartenza, d’obbligo, quotidiana e temporale, di occasione in occasione.

Tre sono essenzialmente quei percorsi, che guardano all’interpretazione di elementi quali il segno, il colore e la forma. Laddove il primo è simile a un viaggio che tenda a ricollegare l’individuo verso l’infinito, dove coabitano oscurità e squarci di colore, la memoria e la poesia, “valore simbolico ed estetico della civiltà del tempo”. Il secondo è il voler ricavare un nuovo aspetto della materia, una dinamicità che nasca prepotente nell’immaginazione e che rintracci la propria corposità nello spazio, documento non secondario della presenza umana. Nella brochure che è presentazione alla mostra, ci soccorre Alessandro Baricco: “Bisogna cercare di capire lavorando di fantasia, dimenticando quel che si sa, in modo che l’immaginazione possa vagabondare libera correndo lontana dentro le cose fino a vedere come l’anima non è sempre diamante ma, alle volte, velo di seta trasparente.” L’ultimo percorso segna l’indagine “sul significato del segno come la forma di identificazione più antica”, avendo nella mente quello stesso segno come il mezzo più abituale e preciso per collegarsi e confrontarsi, per allargare gli ambienti della nostra comunicazione, nel mondo antico come in quello più prossimo a noi, il segno che si fa appartenenza e civiltà, un mosaico variopinto “di piccoli elementi staccati dall’insieme, piccole visioni e micromondi”, frammenti d’oggetti pronti a ricomporsi.

Possiede un fervente laboratorio, un personalissimo Studio d’arte, “una stanza tutta per sé”, a Nichelino, Marina Monzeglio (le sue mostre più recenti: “Viaggio nell’universo femminile”, galleria Venti, Torino, 2017; “Compagni di viaggio” (2017), “Lo sguardo degli altri” (2018) e “Allegri, gente…” (2022) presso il palazzo Lomellini a Carmagnola; “L’altra metà degli angeli” (2017) e “Frammenti” (2018) presso Arte per Voi ad Avigliana; “Emozioni d’Artista” (2022) presso la galleria La Conchiglia e “Leggerezze” (2023) al MIIT di Torino; ancora al MIIT “Fabbricatori di favole” e “Fabbricatori di favole 2”, entrambe nel 2024) – diplomata in scenografia presso l’Accademia di Belle Arti torinese -, per dare vita ai suoi universi, immaginifici e geometrici (il proseguire e lo spezzarsi delle linee, l’intrigo di certi profili, le linee ondulate che sfuggono e vengono in seguito ricomposte) al tempo stesso, la vitalità e i cromatismi più tenui e belli. Una discrezione, un passo dopo l’altro senza alcun disturbo, un farsi avanti senza troppo apparire. Ma anche un’irruenza che ti convince appieno nell’arditezza della forma. Mentre t’incantano quei toni sommessi. Una dicotomia poi, l’area laboriosa e faticosa del vetro, inteso come scultura, intessuta di morbidezze e di sinuosità, tra i margini e le intelaiature di stagno che fanno da legatura e sono lì, ad esempio, ad accompagnare verso l’alto (il ricordo è lo splendido “Sinuosità, in un’altezza di 120 cm) una foglia o un lembo di spazio socchiuso, con le sue suddivisioni e i tanti piccoli quasi impercettibili pezzi vitrei che la compongono.

Una raffinatezza, un liberty elegante e antico. Il susseguirsi, con l’avanzare della superficie, di colori che sono bruni e un variegare composito di azzurri e di blu più o meno intensi, e di verdi variamente intesi, e di forme ancora, che s’esprimono in circolarità e in corni sfuggenti, in porzioni appena carezzate dal colore e in altre nelle quali quello s’insinua con forza. Forze che non perdono certo tutto il loro status ma che si stemperano – dicevamo, un altro “altrove”, le superfici senza delimitazioni dei cieli e degli astri, gli incanti di Orione, frammenti sognati e reinventati, miti e suggestioni, realtà lontanissime posizionate sul foglio di carta, l’abbandono di nature morte e di paesaggi e di volti: ancora una volta, il sempre identico desiderio a spingersi oltre, a inventare giorno dopo giorno un linguaggio nuovo – in acquerelli filosoficamente astratti, grumi di colore che riprendono e riassumono all’interno di leggi tutte proprie le composizioni precedenti.

Elio Rabbione

Nelle immagini, vetri artistici (“Tabit”, diametro cm 50, 2007, vetro dipinto grisaglie e smalti cottura gran fuoco e legatura stagno) e acquerelli di Marina Monzeglio in mostra nell’ex chiesa di Santa Croce ad Avigliana.

The essence of water

È in corso a Casale Monferrato la bella mostra, curata dall’associazione ArtMoleto, incentrata sul rapporto inscindibile tra arte e natura, attraverso affascinanti opere di artisti che si confrontano, ognuno con il proprio stile, su questa importante tematica.

GRB