CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 576

Con la Magna Charta Libertatum sulle orme di Guala Bicchieri

Nel 2019 ricorreranno gli ottocento anni della possa della prima pietra della bellissima Abbazia di Sant’Andrea a Vercelli (che risale appunto al 12 febbraio 1219), uno dei primissimi esempi di arte gotica in Italia

Per questa importante ricorrenza la giunta comunale ha deliberato un evento di richiamo mondiale: l’esposizione, dalla seconda metà di marzo della Magna Charta Libertatum dal prossimo mese di marzo, e sarà ospitata all’Arca. Si tratta della sua prima esposizione italiana di un documento che ha lasciato il suolo britannico pochissime volte nel corso dei secoli. E c’è anche un legame attraverso il cardinale Guala Bicchieri legato pontifici presso la corte inglese e figura tra le più eminenti nella storia vercellese. Grazie alla sua abilità e all’acume diplomatico, il cardinale Guala Bicchieri contribuì a salvare la monarchia inglese e a modificare le sorti della storia europea. Ai primi di novembre 1216 fu convocato un consiglio dei sostenitori del re e, pochi giorni dopo, Henry III concesse una nuova edizione della Magna Carta, fortemente voluta da Guala Bicchieri perché era l’unico strumento in grado di porre fine alla guerra civile. Il documento, seppur con qualche piccola modifica, venne ratificato da Guala Bicchieri anche l’anno successivo. Nel novembre 1217, Henry III, in cambio del sostegno ricevuto, donò al cardinale l’abbazia di Saint Andrew di Chesterton, a nord di Cambridge. Di ritorno a Vercelli, sul finire del 1218, Guala impiegò le rendite per finanziare l’edificazione dell’abbazia di Sant’Andrea,  uno dei primi esempi di costruzione gotica in Italia .  La nomina a primo abate del filosofo e teologo francese Tommaso Gallo, fece in modo che intorno alla chiesa si sviluppasse un fertile clima culturale in grado di attirare in città numerosi intellettuali e di favorire la fondazione di uno studium scholarium, prima università italiana a introdurre la cattedra di teologia. Per questo evento si è costituito un comitato tecnico di cui fanno partela Fondazione Istituto di Belle Arti e Museo Leone, la Fondazione Museo del Tesoro del Duomo e Archivio Capitolare, la Fondazione Museo Francesco Borgogna, l’Arcidiocesi di Vercelli e i Missionari Oblati di Maria Immacolata, la Società Storica Vercellese, l’Università del Piemonte Orientale Amedeo Avogadro con il Comune di Vercelli e l’Arcidiocesi eusebiana a fare da capofila. L’iniziativa ha inoltre il patrocinio e la collaborazione operativa dell’Assessorato alla Cultura della Regione Piemonte, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le Province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Novara e Vercelli e della Soprintendenza bibliografica e archivistica del Piemonte e Valle d’Aosta.” Il Sindaco Maura Forte afferma che “Questo progetto, costituisce un importantissimo momento di valorizzazione del Sant’Andrea, ma anche e soprattutto della Città di Vercelli, con l’intenzione di portare all’attenzione della popolazione e dei media locali e nazionali l’importanza dell’evento che verrà celebrato nel migliore dei modi possibili. Oggi, con grande orgoglio, posso annunciare che avremo a Vercelli la Magna Charta, il documento che è l’icona della democrazia. E’ la prima volta che viene esposta in Italia e ne siamo veramente orgogliosi. Un ringraziamento particolare va alla professoressa Gianna Baucero che ha reso possibili i contatti per avviare questa bella avventura”.

 

Massimo Iaretti

 

 

L’isola del libro

Panoramica settimanale sulle novità librarie

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Raffaello Mastrolonardo “Gente del Sud. Storia di una famiglia” –Tre60- euro 22,00

Sullo sfondo la Storia e al centro le vicende della famiglia Parlante: quella del giovane autore pugliese che si è immerso nei documenti di casa sua, risalenti addirittura al Regno delle Due Sicilie. Una grande saga familiare che è anche affresco storico e umano appassionante. Mastrolonardo ha lavorato per anni sulle carte, mescolando amori e passioni, lotte politiche e imprese, ambizioni, guerre e ostinazione del suo ramo materno e di quello paterno, dosando abilmente fantasia e realtà. Il libro è corposo –più di 700 pagine- che però ci stanno tutte per dipanare i destini dei vari personaggi, a partire dall’agosto 1895 in cui a Napoli il colera è tornato a mietere vittime. Il giovane dottore Romualdo Parlante, che corre da un malato all’altro, ha ben chiaro il senso del pericolo ed impone alla moglie, incinta del loro 4° figlio, di allontanarsi dai miasmi velenosi. La rispedisce nel loro paese di origine in Puglia, dai genitori di lui, Bastiano e Checchina. Ed ecco accendersi i riflettori sulla famiglia Parlante, epicentro del romanzo fluviale in cui si avvicendano personaggi memorabili. A partire dalla coraggiosa intraprendenza del patriarca Bastiano, poi via via le vite di uomini e donne della famiglia. C’è l’affresco degli albori del 900, l’avventura coloniale e la prima guerra mondiale. Una tragedia che trascinerà nelle trincee non solo i giovani della famiglia “…partiti ragazzi e tornati uomini….qualcosa di cambiato nei loro sguardi che non sapevano più di gioventù ma d’esperienza, consapevoli ormai della vita e della morte”, ma segnerà anche la dolorosa attesa di mogli, madri e sorelle. Altre pagine di storia con il fascismo, la seconda guerra mondiale, per arrivare al boom economico del dopoguerra. Allontanamenti e ritorni nella dura ma magica terra del sud.

 

Jonathan Coe “Middle England” – Feltrinelli- euro 19,00

Dell’autore inglese abbiamo amato molti libri, a partire da”La famiglia Winshaw” (1995). Ora, in questo romanzo ambientato nell’Inghilterra dell’ultimo decennio, ritroviamo alcuni personaggi de “La banda dei brocchi” (2002) e “Circolo chiuso” “(2005). Coe, con abilità, incrocia vita pubblica e privata in Gran Bretagna dal 2010 al 2018 e racconta -con verve a tratti anche comica- lo stato della nazione e personaggi messi all’angolo da Brexit e insicurezze varie Della storia pubblica narra gli anni di transizione che vanno dal primo governo di coalizione del paese fino al terremoto del Referendum per rimanere o meno nell’Unione Europea, passando per le rivolte, le Olimpiadi… arrivando all’oggi …che mica si sa ancora bene cosa comporti e dove condurrà la Brexit. Come tutti questi avvenimenti pubblici incidano sul privato ce lo racconta seguendo le vite dei Trotter, tipica famiglia delle Midlands inglesi. Ed ecco reazioni, sentimenti, desideri, ambizioni e frustrazioni dei personaggi attraverso i quali racconta il ”sentire del tempo”. Torniamo ad appassionarci alle vicende di Benjamin e Lois Trotter, dei loro amici e dei parenti più giovani. Spicca soprattutto Sophie (figlia di Lois Trotter), storica dell’arte, progressista, alle prese con la sospensione dall’insegnamento per un “misunderstanding” con un’allieva e il difficile . matrimonio con Ian, belloccio appassionato di golf. Alla base della loro separazione anche la divergenza di opinioni sulla Brexit. A nulla varranno gli incontri con la terapeuta che conferma come anche altre coppie siano saltate sulla spinosa questione. A Sophie proprio non va giù che Ian abbia votato per l’uscita; mentre per lui, lei avrebbe voluto restare, ma più che altro per ingenuità e un atteggiamento di superiorità morale. A voi gustarvi le vicende degli altri personaggi.

 

Golnaz Hashemzadeh Bonde “Un popolo di roccia e vento” –Feltrinelli- euro 16,00

Titolo bellissimo per raccontare una storia drammatica. Quella della protagonista Nahid, sullo sfondo dei tormenti dell’Iran. E’un caso editoriale questo secondo romanzo della 35enne scrittrice iraniana fuggita in Svezia con i genitori quando era ancora bambina; un libro che vi afferra, vi fa conoscere una realtà durissima e non vi molla più. Voce narrante è quella di Nahid che, al capolinea della vita, con pochi mesi concessi da un cancro, rivive le drammatiche tappe della sua esistenza. L’incontro a 18 anni, nel 1978 a Teheran -quando la rivoluzione sta infiammando gli animi- con il coetaneo Masood. Lei è l’unica tra7 sorelle che pensa di studiare ed è appena stata ammessa alla facoltà di Medicina; lui a quella di agraria. S’innamorano, ma per loro nulla sarà facile. Sono giovani, passionari, inneggiano a libertà democrazia, parlano di rovesciare lo Scià. Rischiano di essere ammazzati nelle rivolte in cui la polizia spara sulla folla, giustizia i dissidenti ed imprigiona Nahid. Terrorizzata nel corso dell’interrogatorio, per salvarsi la vita, firma di giurare fedeltà alla rivoluzione islamica…e la lasciano andare. Ma non è solo la politica a rovinarle la vita; c’è anche la dannazione di essere donna in Iran. Una realtà durissima: sua madre è andata in sposa a solo 9 anni al padre 27enne, e a 12 partoriva la prima figlia. Lei che sembra camminare verso l’emancipazione finisce per essere ripetutamente picchiata in modo selvaggio da Masood che, divorato da una rabbia senza fondo, arriva quasi a strangolarla davanti alla figlia di pochi anni. Una vita d’inferno in cui solo sua piccola Aram le dà la forza per sopportare tutto. Una vita da esule perché dovranno scappare dall’Iran e, dopo lo squallore di un campo profughi, arriveranno in Svezia. Rifugiati politici in fondo alla scala sociale, anche se finalmente in un paese di pace, democrazia e libertà. Ma è solo un nuovo indirizzo dell’inferno. Per Nahid, le angherie familiari e le botte continueranno nei tristi casermoni destinati a chi è in fuga ….come sabbia trasportata dal vento.

 

Federica Bertino, il colore invade la tela tra la Natura e la Storia

Ha detto una volta Federica Bertino: “Mentre il lavoro che faccio sulla fotografia e sui disegni mi spinge all’organizzazione, allo studio, alla necessità di inquadrare un’opera in ogni suo momento di nascita e di svolgimento, il lavoro della pittura è quanto di più casuale ci possa essere”. Un ordine messo a confronto con quello che può sembrare un disordine, un’avventura che non sai dove possa portarti. Da un lato la cognizione prestabilita, vorremmo quasi dire il geometrico, la regola, l’imposizione fredda, dall’altro la libertà, la suggestione prepotente, il racconto inventato, il caldo ardito ma rassicurante del colore. Sono i pensieri che immediati ti tornano alla mente non appena entri nelle sale del MIIT di corso Cairoli 4 dove Federica sta esponendo (sino al 6 gennaio), Federica Bertino. Emozioni è il titolo della mostra, da un lato le fotografie (i ricordi dei suoi viaggi) e i disegni (per tutti, una parte della raccolta Disegni per Nives, del 2009, con cui vinse il primo premio del pubblico a “Grafò” l’anno successivo) e gli acquerelli dai tratti morbidi, dalle dimensioni contenute. Dall’altro la presenza forte, importante, felicemente prepotente delle sue tele, dalle grandi dimensioni, queste masse di colore – pastelli a olio e acrilici – che invadono le stanze, moderni affreschi su tele bianchissime pronte a essere riavvolte una volta terminata la mostra e riposte negli scaffali dello studio, sulle colline dell’Astigiano.

Sono immagini costruite sulle emozioni, sul sentimento dell’attimo (Mi devi rassicurare), sulla lacrima e sul sorriso, su di una spinta istintiva che irrompe; ma anche sulla riflessione, su di un pensiero protratto a lungo, sulla realtà trasfigurata. Bertino, come perdendosi in quei colori che riempiono la tela, gioca con la fiaba (giunge persino a servirsi di titoli che provano a lambire il ritornello pubblicitario o la narrazione fumettistica, In questo bosco è nascosto il mio amore, con quel piccolo cuore giallo difficilmente rintracciabile dentro un oceano di blu e verdi e intermittenze violacee), con la natura innocente e da salvaguardare, nella sua unicità e nella irruenza (uno degli angoli più belli e convincenti della mostra è quel Ruscello dorato che attraversa in obliquo la tela e fregandosene di ogni misura sembra inoltrarsi sul pavimento della sala d’esposizione), con i tanti animali che qua e là compaiono (strappa un sorriso al canguro rappacificato o laicizza il messaggio francescano, Laudato si’, 2017, con A noi due – 132 x 185 cm – invade la tela di animali, quasi immersi in un sogno chagaliano), con il verde che favolisticamente (ma neppure troppo) fatica a riscoprire una manciata di serenità (I giardini di Roma, 2018 o La luce te la devi cercare del 2014), laddove pare che le invasioni e le fasce di colore diventino ancora più presenti, in questa necessità della natura di affermarsi; e ancora si pone di fronte alla realtà, al mondo con cui ci ritroviamo ogni giorno a confrontarci, alla Storia da cui una umanità impoverita si vede sconvolta, trafitta, insanguinata – “quasi un reportage sulla società contemporanea”, sottolinea il curatore Guido Folco -, e qui maggiormente t’accorgi di quanto il tratto sia forte e trascinante, drammatico, di quanto voglia reclamare una ribellione, una propria personale ribellione. Nascono – sono opere recenti, datate 2018 – Pace in Siria e Pace a Gerusalemme, di grande impatto visivo, dove ancora una volta i colori e le grandi dimensioni accrescono l’emozione, il pathos dell’immagine e del ricordo, dove l’artista s’immerge e maggiormente si svela, lanciando simboli a chi guarda (una colomba bianca, una sagoma umana imperfetta) in una decifrazione dell’opera che in Federica non si visualizza mai al primo istante. L’esplosione di emozioni e di colore che è sulla tela non si tramuta soltanto in un “quadro ben fatto”, è qualcosa di molto più personale, un viaggio intimo, vuole essere una partecipazione, la consapevolezza di quanto “posso fare io” per quella pace che il mondo da anni va inseguendo.

Nel discorso che Federica Bertino ha proseguito, verso il mondo asiatico e i suoi conflitti, intorno alla Storia, bene ieri si era inserita quell’opera, Maelbeek, del 2016, che rimane una delle prove più convincenti dell’artista, un’opera che non era stata la risposta immediata, dettata dalla rabbia e dallo sconforto, ad un atto delittuoso, ma che aveva dovuto attendere alcuni mesi per essere realizzata, come a lasciar decantare l’orrore, l’insulto, i corpi martoriati, il sangue, il pugno nello stomaco: e la partecipazione anche, fortunatamente della durata di poche ore, ma disperata, dal momento che in quella prima mattina del 22 marzo di due anni fa, nell’attentato alla metropolitana di Bruxelles, il secondo vagone che sta viaggiando tra le stazioni di Maelbeek e Schuman e rimane sventrato, trentadue morti di tredici nazionalità diverse, sarebbe potuta esserci sua nipote, come ogni altra mattina, per il tragitto verso la scuola. Cinque mesi e Federica, scaricata dello choc, delle incertezze, del terrore, pone sulla tela una grande tela di 370 x 210 cm, quei corpi che paiono l’appendice moderna e altrettanto dolorosa della “Guernica” picassiana, accumulati sulla sinistra, uniti in quella richiesta d’aiuto che ha il proprio simbolo in quel braccio levato, al centro, rossastro. Al di sopra, come in un vortice dantesco, tre corpi ricercano un angolo di pace: e l’artista non solo fissa sulla tela la frantumazione di quei corpi, la tragicità di quelle morti, ma se ne fa interprete, vive l’accaduto, cerca l’immedesimazione con le vittima, in un momento di grande maturità e di passione, capace di renderci appieno quella disperazione che troppo spesso avvolge certi angoli del mondo.

 

Elio Rabbione

 

 

 Le immagini

“Mi devi rassicurare”, acrilici e pastelli ad olio, 2014

“ Pace in Siria”, acrilici e pasteli ad olio, 184 x 210 cm, 2018

“Pace a Gerusalemme”, acrilici e pastelli ad olio, 166 x 208 cm, 2018

L’Adorazione dei pastori al grattacielo Intesa

L’opera arriva in prestito dal Museo Hermitage di San Pietroburgo nel quadro dell’accordo triennale di collaborazione

 

 Intesa Sanpaolo espone dal 22 dicembre al 6 gennaio 2019, l’Adorazione dei pastori del pittore spagnolo Juan Bautista Maíno. L’opera è stata concessa in prestito dall’Hermitage di San Pietroburgo nel quadro dell’accordo triennale di collaborazione tra la Banca e il museo russo, una delle più autorevoli istituzioni artistiche. È questa opera quindi l’Ospite illustre che la Banca accoglie e offre a cittadini e turisti, insieme all’opportunità di accedere al 36esimo piano, nel cuore della serra bioclimatica del grattacielo, in un allestimento inusuale che integra l’arte classica in un contesto di grande modernità. L’iniziativa è realizzata in sinergia con la Fondazione Torino Musei. Prenotazione obbligatoria su www.grattacielointesasanpaolo.com/news. Juan Bautista Maíno (1581-1649), uno dei maestri del Barocco spagnolo, è stato definito “caravaggista freddo”. Ha soggiornato in Italia dove ha conosciuto e seguito nella sua ricerca artistica Caravaggio, di cui Intesa Sanpaolo ha in collezione il Martirio di sant’Orsola esposto nella sede napoletana delle Gallerie d’Italia, Palazzo Zevallos Stigliano. In questo capolavoro l’artista, seguendo fedelmente il Vangelo di San Luca, raffigura il momento in cui un gruppo di pastori e angeli adorano il Bambino Gesù. Nella tela abbondano elementi riferibili alla cultura figurativa italiana, recepiti dall’autore durante gli anni della propria formazione. La presenza del paesaggio crepuscolare nello sfondo ricorda la pittura bresciana e, in particolare, alcune opere di Giovanni Gerolamo Savoldo; il pastore che volge le spalle mostrando le piante sporche dei piedi rimanda al naturalismo di Caravaggio; gli angeli nella parte superiore richiamano in modo puntuale quelli de L’Assunta di Orazio Gentileschi, custodita a Palazzo Madama-Museo Civico d’Arte Antica di Torino e proveniente dalla chiesa di Santa Maria al Monte dei Cappuccini; dallo stesso maestro deriva anche lo splendido colore chiaro e smaltato.

 

Quella con l’Adorazione dei Pastori di Maíno è l’ottava edizione de L’Ospite illustre, la rassegna curata e promossa da Intesa Sanpaolo che propone un’opera di rilievo in prestito temporaneo da prestigiosi musei italiani e stranieri ospitata nelle sedi espositive della Banca, le Gallerie d’Italia di Milano, Napoli e Vicenza e il grattacielo di Torino.L’accordo triennale con il museo di San Pietroburgo prevede collaborazioni sul piano dei contenuti scientifici, prestiti e scambi di opere delle rispettive collezioni, iniziative culturali e sostegno a mostre. In particolare, il 6 dicembre 2018 ha aperto a San Pietroburgo la grande mostra su Piero della Francesca di cui Intesa Sanpaolo è main partner italiano.È un onore ospitare nella nostra Città un’opera così prestigiosa quale è L’adorazione dei pastori di Juan Bautista Maìno. Un’opera che richiama alle tradizioni cristiane del Natale e che, proprio sotto questa luce, leggiamo come un dono di Intesa Sanpaolo alla comunità che potrà goderne.Questa rassegna di Intesa Sanpaolo – che ringrazio – è un esempio virtuoso di come pubblico e privato possano guardare nella stessa direzione, impegnandosi all’unisono per arricchire le opportunità del nostro territorio” dichiara Chiara Appendino, Sindaca di Torino.

 

La presenza al grattacielo di Torino di un ospite illustre nel periodo di Natale è diventato ormai un appuntamento fisso e atteso. Dopo il dipinto di Bronzino da Capodimonte, che lo scorso anno ha avuto uno straordinario successo di pubblico, protagonista di questa nuova edizione è il capolavoro di Maino dall’Hermitage di San Pietroburgo. L’iniziativa è in piena sintonia con il Progetto Cultura della nostra Banca, sempre più inserito in un contesto di relazioni internazionali con i principali musei del mondo. Si inserisce in questa visione la partnership con il prestigioso museo russo, che pochi giorni fa ha prodotto la mostra a San Pietroburgo dedicata a Piero della Francesca, che ha permesso oggi di portare a Torino un dipinto meraviglioso e, il prossimo anno, di organizzare alle Gallerie d’Italia una grande esposizione su Canova e Thorvaldsen. La mostra di Maino è strettamente legata anche a Torino e a Palazzo Madama, a conferma dell’impegno che ci siamo assunti di realizzare, in città, momenti espositivi importanti e originali che promuovano conoscenza, approfondimento e bellezza dei patrimoni d’arte custoditi nei musei italiani e stranieri” commenta Michele Coppola, Direzione Centrale Arte, Cultura e Beni Storici, Intesa Sanpaolo.

 

Il tempo del Natale è il tempo dei regali che noi tutti aspettiamo e quel rituale risale proprio al miracoloso evento in cui i Re Magi hanno portato al bambin Gesù i loro doni. E’ il valore di questo gesto che ha fatto sì che Intesa Sanpaolo abbia scelto questo quadro dell’Adorazione dei pastori per fare un regalo ai cittadini e alla città di Torino, attraverso un dipinto che raffigura il miracolo che noi tutti attendiamo in questo periodo di festeggiamenti, Per me è un grande piacere che sia stato scelto un quadro dell’Hermitage del pittore spagnolo del Seicento, Juan Batista Maino, perché questo può evidenziare la stretta relazione che esiste tra Intesa Sanpaolo ed il Museo. Intesa Sanpaolo, con la sua partecipazione all’evento più significativo dell’anno del Museo Statale Hermitage, ossia la mostra dedicata a Piero della Francesca, ha già fatto un grande dono al nostro Museo e a tutti i nostri visitatori e questa vuol essere la nostra risposta che speriamo avrà tante conseguenze nel futuro” afferma Irina Artemieva, Conservatrice Dipartimento di Pittura Veneta del Museo Hermitage.

Oggi al cinema

LE TRAME DEI FILM NELLE SALE DI TORINO

A cura di Elio Rabbione

 

7 uomini a mollo – Commedia. Regia di Gilles Lellouche, con Mathieu Amalric, Guillaume Canet, Benoît Poelvoorde e Jean-Hugues Anglade. Sotto i cieli di Grenoble, un gruppo di quarantenni nel pieno di una crisi di mezza età (uno è diviso dalla moglie, un imprenditore cui gli affari non vanno certo bene, un musicista emblema di ogni fallimento), fisici non certo in piena forma, decide di formare la prima squadra di nuoto sincronizzato maschile della piscina che frequentano. Affrontando lo scetticismo e la vergogna di amici e familiari, allenata da una campionessa ormai tramontata e alla ricerca di conferme, il gruppo si imbarca in un’avventura fuori dal comune per riscoprire un po’ della propria autostima e imparare molto su se stessi e sugli altri. Durata 122 minuti. (Centrale V.O., Eliseo Rosso, GreenwichVillage sala 1 e 2)

 

Amici come prima – Commedia. Regia di Christian De Sica, con Massimo Boldi, Christian De Sica e Lunetta Savino. Non è più il classico, vecchio cinepanettone cui per anni ci avevano abituati. I due comici tredici anni fa sembravano essersi detti addio, invece rieccoli inossidabili a reinventarsi un’altra storia. De Sica è un direttore d’albergo che di punto in bianco viene licenziato, troverà una nuova occupazione divenendo in abiti femminili la badante di quel proprietario che gli ha dato il ben servito per passare il tutto in mani cinesi. Quindi una nostrana Mrs Doubtfire, in Brianza. Sotto lo sguardo attento e forse calmante di Brando De Sica, a sorvegliare papà e ritrovato compagno. Durata85 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

La Befana vien di notte – Commedia. Regia di Michele Soavi, con Paola Cortellesi e Stefano Fresi. Di giorno Paola è una maestrina che svolge il proprio ruolo tra le verdi montagne dell’Alpe di Siusi, in un preciso periodo dell’anno, naso più che aquilino, unghioni poco tranquillizzanti e acciacchi immancabili dovuti all’annuale logorio, si trasforma nella vecchietta che a cavallo di una scopa distribuisce doni ai bimbi buoni. Chi gli sta davvero antipatico è quel Babbo Natale che sponsorizza la bevanda più famosa del mondo mentre lei non è mai stata incaricata di sponsorizzare neppure un lassativo. E se un bel giorno venisse rapita da un brutto tipaccio che non vede l’ora di rubarle le letterine che i bambini le hanno inviato? E se sei dei suoi allievi le corressero in aiuto? Tra divertimento e un pizzico di horror. Durata 98 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci)

 

Ben is back – Drammatico. Regia di Peter Hedges, con Julia Roberts e Lucas Hedges. Ben (Lucas, figlio del regista, magnifica presenza di Manchester by the sea) soffre di gravi problemi di droga, sta tentando la disintossicazione presso un centro di recupero, torna a casa inatteso per le feste di Natale. La madre Holly si accorgerà ben presto del reale stato del suo ragazzo e dovrà fare di tutto perché anche il resto della famiglia non venga coinvolto nel dramma. Durata 98 minuti. (Ambrosio sala 3, Centrale V.O., GreenwichVillage sala 3 anche V.O., The Space, Uci)

 

Bohemian Rhapsody – Commedia musicale. Regia di Bryan Singer, con Rami Malek. La vita e l’arte di uno dei più leggendari idoli musicali di tutti i tempi, Freddie Mercury, leader dei britannici Queen, il rapporto con i genitori di etnia parsi, l’amore (sincero) per la giovane Mary, la trasgressione e l’omosessualità, i vizi privati e il grande successo pubblico, la sregolatezza accompagnata al genio musicale: il ritratto completo di un uomo e della sua musica, sino al concerto tenuto nello stadio di Wembley nel luglio del 1985. Durata133 minuti. (Ambrosio sala 1, Classico, Massaua, Eliseo Grande, F.lli Marx sala Harpo anche V.O., Ideal, Lux sala 1, Reposi, The Space)

 

Bumblebee – Avventura. Regia di Travis Knight, con Hailee Steinfeld e Pamela Adlon e John Cena. Alla fine degli anni Ottanta, in fuga dal pianeta Cybertron, Bumblebee, simpatico robot, capita in un piccolo centro della California, dove sfigurato e pressoché inutilizzabile viene scoperto da Charlie, circa diciottenne, tuttavia sotto le forme di un bel Maggiolino giallo. A contrastare la loro amicizia ci si metterà persino il governo americano, che ha pensato ad un’alleanza con i cattivi del pianeta, sicuro che l’aliena rappresenti una minaccia per tutti. Durata 114 minuti. (Massaua, Ideal, Lux sala 3, Reposi, The Space, Uci anche 3D)

 

Capri-Revolution – Drammatico. Regia di Mario Martone, con Marianna Fontana, Antonio Folletto e Reinhout Scholten van Aschat. Nel 1914 l’Italia sta per entrare in guerra. Una comune di giovani nordeuropei ha trovato sull’isola di Capri il luogo ideale per la propria ricerca nella vita e nell’arte. Ma l’isola ha una sua propria e forte identità, che si incarna in una ragazza, una capraia di nome Lucia. Il film narra l’incontro tra Lucia, la comune guidata da Seybu, un giovane pittore, e il giovane medico socialista del paese. E narra di un’isola unica al mondo, la montagna precipitata nelle acque del Mediterraneo che all’inizio del Novecento ha attratto come un magnete chiunque sentisse la spinta dell’utopia e coltivasse ideali di libertà, come i russi che, esuli a Capri, si preparavano alla rivoluzione. Durata 122 minuti. (Eliseo Blu, Massimo sala 1)

 

Cold War – Drammatico. Regia di Pawel Pawlikowski, con Tomasz Kot, Joanna Kulig e Agata Kulusza. Premio per la miglior regia a Cannes ed ora presentato agli Oscar come miglior film straniero. Girato in bianco e nero, è un omaggio del regista ai suoi genitori. Nella Polonia degli anni Cinquanta, dove la Storia è occupata dal grigiore quotidiano dell’occupazione sovietica, la giovanissima Zula viene scelta per far parte di una compagnia di danze e canti popolari. Tra lei e Viktor, un pianista che segue i provini, nasce un grande amore, ma nel corso di un’esibizione a Berlino est, lui sconfina e lei non ha il coraggio di seguirlo. Si incontreranno di nuovo, nella Parigi della scena artistica, con nuovi amori ma essi stessi ancora innamorati l’uno dell’altra. Ma stare insieme è impossibile, perché la loro felicità è perennemente ostacolata da una barriera di qualche tipo, politica o psicologica. Un film capolavoro, una storia d’amore che andava raccontata esattamente così, il bianco e nero a riempire le giornate e i sentimenti, gli attimi bui a suddividere letterariamente l’intera storia, un’interprete femminile guidata in tutta la sua bravura, capace di essere splendida e allo stesso tempo di divenire insignificante, un regista che concentra in una scena sola pagine e pagine di quel racconto che potresti leggere su di una pagina scritta, annotando ogni particolare, ogni sguardo, ogni sorriso e ogni incertezza, ogni decisione, sotto le luci e le ombre della Polonia e di Parigi. Assolutamente da vedere. Durata 85 minuti. (Eliseo Rosso, Nazionale sala 1)

 

Colette – Biografico. Regia di Wash Westmoreland, con Keira Knightley e Dominic West. Gran successo al recente TFF. Nata e cresciuta in un piccolo centro della campagna francese, Sidonie-Gabrielle Colette (la futura scrittrice di Chéri e di Gigi: sarà lei stessa a imporre a Broadway per quest’ultimo ruolo, portato in palcoscenico, il nome di una pressoché sconosciuta Audrey Hepburn) arriva nella Parigi di fine Ottocento, piena di fermenti non soltanto letterari e artistici, dopo aver sposato Willy, un ambizioso impresario letterario. La donna è attratta da quel mondo così variopinto ed è spinta dal marito a scrivere, reinventando sui personali ricordi il personaggio di Claudine, pubblicandoli in una serie di volumi tutti pubblicati con il nome di Willy. I quattro romanzi, distribuiti lungo le varie età della protagonista, diventano ben presto un fenomeno letterario nonché l’immagine della emancipazione femminile. Mentre cresce insieme alla sua Claudine e afferma la propria personalità nella società del tempo, Colette decide di porre fine al suo matrimonio e inizia una battaglia per rivendicare la proprietà delle sue opere. Tra le pagine dei romanzi, tra le avventure nei letti non soltanto maschili, tra i personaggi storici che prendono posto man mano attorno a lei, tra le sue prove teatrali condite di coraggioso e sfrontato erotismo, nei bellissimi costumi inventati per la vicenda, la Knightley, pur supportata dalla regia eccellente nella descrizione di un’epoca, non sempre riesce a farci “amare” il personaggio, a rendercelo in ogni sua componente, positiva o negativa. Appare con ben altra dimensione Dominic West, eccentrico, infedele, sperperatore, ingannatore della povera consorte, quel Henry Gauthier-Villars che si firmava Willy e metteva alle sue dipendenze, come un negriero, i poveri scrittori più o meno alle prime armi ma pur sempre nella zona buia del suo studio/officina. Durata 111 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

La donna elettrica – Drammatico. Regia di Benedikt Erlingsson, con Halidora Geirharosdottir. Produzione islandese. Protagonista è Halla, direttrice di un coro, ma pure nei momenti di libertà un’arciera infallibile pronta a sabotare le linee elettriche del proprio paese, danneggiando con dei blackout l’intera industria. Ricercata, rimane ben ferma nelle proprie idee di rivolta, una cosa soltanto può fermarla: l’approvazione ad una sua richiesta di adozione. Come potrebbe continuare nella sua lotta personale sapendo che nella lontana Ucraina una bambina l’attende per potersi unire a lei e alla propria vita? Durata 101 minuti. (Massimo sala 3 anche V.O.)

 

Il gioco delle coppie – Commedia. Regia di Olivier Assayas, con Juliette Binoche, Guillaume Canet e Vincent Macaigne. L’editoria di oggi, gli acquisti on line e l’e-book che stanno tentando di cancellare o di affievolire il cartaceo (ah! il piacere della carta, di sfogliare pagina dopo pagina), un editore parigino di successo e uno di quegli scrittori che quel successo l’hanno scritto, la discussione intorno ad un nuovo manoscritto, gli intrecci amorosi, di Selena che è moglie dell’editore e amoreggia con lo scrittore, a sua volta fidanzato con un’assistente di un politico di sinistra. Infine, in questo “girotondo” dei nostri tempi, Laura, la nuova amica dell’editore, assunta con l’incarico di addetta alla transizione al digitale. Le relazioni, quindi, al tempo di internet, con i nuovi mezzi di comunicazione, la scrittura e il suo futuro, la cultura e le differenti maniera di conoscenza: attualissimo. Durata 108 minuti. (Nazionale sala 2)

 

Lontano da qui – Drammatico. Regia di Sara Colangelo, con Maggie Gyllenhaal, Parkel Sevak e Gael Garcìa Bernal. Riproposta americana, di un originale israeliano firmato da Nadav Lapid, ad opera di una regista di origini italiane. Una maestra di scuola materna, una solitudine in mezzo a tanta gente, un marito e due figli, i giorni che si susseguono ai giorni, l’unico suo interesse sono quelle ore trascorse nella scuola dove nascono componimenti poetici, anche se lei stessa a volte si trova fuori posto, impreparata. Incontra Jimmy, un bambino di cinque anni, che inventa piccoli poemi, semplici e bellissimi, li scrive, li sussurra, li recita tra sé e sé, dapprima Lisa tenta di farli passare come suoi, poi dinanzi a quelle parole che racchiudono il mondo di un bambino tenta di spingere i contrari parenti ad apprezzare quelle doti. Durata 96 minuti. (Massimo sala 2 anche V.O.)

 

Macchine mortali – Fantasy. Regia di Christian Rivers, con Hugo Weaving, Hera Hilmar e Robert Sheenan. Co-sceneggiatore e produttore del film Peter Jackson, l’artefice del Signore degli Anelli, la storia ambientata in un futuro apocalittico dove megalopoli vaganti per il mondo distruggono i piccoli centri, dove la identità della giovane Hester, sfigurata e vendicativa contro chi le ha uccisa la madre, verrà svelata da Tom, dove il nemico da distruggere è Thaddheus Valentine, l’archelogo a capo della Corporazione degli Storici. Ogni avventura mentre Londra si innalza di sette piani e i livelli più bassi sono avvolti dai fumi di scarico dei motori. Avvenierismi e grande tecnologie. Durata 128 minuti. (Uci)

 

Moschettieri del re – Commedia. Regia di Giovanni Veronesi, con Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Rocco Papaleo, Sergio Rubini, Margherita Buy e Alessandro Haber. Sono tutti un po’ invecchiati, non tirano più di spada da parecchio tempo, si sono ritirati a vita tranquilla: D’Artagnan s’è ridotto a fare il guardiano ai maiali, Athos vive in un castello tra eccessi erotici e sbornie, Porthos non ci sta più con la testa e Aramis s’è chiuso in convento. Ma è chiaro che se la regina Anna li richiamerà al proprio servizio per sconfiggere una volta per tutte le trame di Mazarino, accorreranno. Durata 109 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi, The Space, Uci)

 

Non ci resta che vincere – Commedia. Regia di Javier Fesser, con Javier Gutierrez e Juan Margallo. Marco Montes è allenatore in seconda della squadra di basket professionistica CB Estudiantes. Arrogante e incapace di rispettare le buone maniere viene licenziato per aver litigato con l’allenatore ufficiale durante una partita. In seguito si mette alla guida ubriaco e ha un incidente. Condotto davanti al giudice, è condannato a nove mesi di servizi sociali che consistono nell’allenare la squadra di giocatori disabili “Los Amigos”. L’impatto iniziale non è dei migliori e Marco cerca di scontare la sua condanna con il minimo sforzo convinto di trovarsi di fronte a dei buoni a nulla dai quali non potrà ottenere dei risultati apprezzabili. A poco a poco i rapporti cambieranno. Durata 124 minuti. (Classico)

 

Old man & the gun – Azione. Regia di David Lowery, con Robert Redford, Sissy Spacek, Danny Glover e Casey Affleck. Il film (che Redford ha giurato essere l’ultimo nelle vesti d’attore, volendosi dedicare esclusivamente a dirigere e produrre) è ispirato alla storia vera di Forrest Tucker, un uomo che ha trascorso la sua vita tra rapine in banca ed evasioni dal carcere. Da una temeraria fuga dalla prigione di San Quentin quando aveva già 70 anni fino a una scatenata serie di rapine senza precedenti, Tucker disorientò le autorità e conquistò l’opinione pubblica americana. Coinvolti in maniera diversa nella sua fuga, ci sono l’acuto e inflessibile investigatore John Hunt, che gli dà implacabilmente la caccia ma è allo stesso tempo affascinato dalla passione non violenta profusa dal fuorilegge nel suo mestiere e da una donna, Jewel, che lo ama nonostante la sua professione. Durata 90 minuti. (Due Giardini sala Ombrerosse, Romano sala 2)

 

Il ritorno di Mary Poppins – Commedia. Regia di Rob Marshall, con Emily Blunt, Colin Firth, Angela Lansbury, Dick van Dyke e Meryl Streep. Forse il film più atteso dell’anno, “la ragazza del treno” come protagonista. Al posto di Julie Andrews, tata non più dimenticata da oltre cinquantanni. Nella Londra del 1930 colpita dalla Grande Depressione, ancora la famiglia Banks con il cresciuto Michael, vedovo, a dover badare ai suoi tre marmocchi, con l’aiuto della sorella Jane. In una simile situazione ecco che Mary Poppins deve tornare, anche questa volta a prendersi cura dei ragazzi. Scenografie e costumi come se ne vedono raramente al cinema, coreografie che sono dei piccoli capolavori (sul finale, il balletto dei lampionai, varrebbe il biglietto) e numeri divertenti (i ragazzini risucchiati con la tata appena ritornata nella vasca da bagno), le musiche niente male (bastano due note per farti andare indietro di mezzo secolo) e due o tre canzoni gradevoli: ma questo “ritorno” appare come la copia un po’ sbiadita dell’originale. Marshall, con Chicago e Nine alle spalle avrebbe dovuto essere assai più sfavillante, ma forse il colpevole vero è lo sceneggiatore David Magee che ha preparato uno script che tenta a fatica di correre dietro alla vecchia avventura, con l’espediente della morte della mamma dei ragazzini che vira tutto quanto in area di commozione e molto meno in quella del divertimento; che scopiazza l’arrivo e l’insediamento nella casa della tata, che inventa un salto prodigioso all’interno di una coppa rotta con un lunghissimo intervallo a cartoni animati, che ripete situazioni. Ma che in primo luogo sembra che inventi di tutto (la storiella delle quote bancarie dei Banks che si capisce fin da subito dove se ne stiano nascoste) per tenere il personaggio di Mary Poppins nelle retrovie, per cui la Blunt, pur moderatamente brava, non può prendersi la scena come faceva la Andrews. Si aggiunga il fatto che il lampionaio Lin-Manuel Miranda è per il pubblico di casa nostra è pur sempre un illustre sconosciuto e non ha certo lo humour di un Dick Van Dike (qui in un cameo che ce lo ridà in maniera tutta felice) e vedrete che il “ritorno” zoppica non poco. Durata 130 minuti. (Massaua, F.lli Marx sala Groucho e Harpo, GreenwichVillage sala 1 e sala 2 anche V.O., Ideal, Lux sala 2, Reposi, The Space, Uci)

 

Roma – Drammatico. Regia di Alfonso Cuaròn, con Yalitza Aparicio e Marina de Tavira. Girato in bianco e nero, Leone d’oro quest’anno a Venezia, il titolo ricorda il nome di un sobborgo della periferia di Città del Messico. Siamo agli inizi degli anni Settanta, è la storia di Cleo, domestica al servizio di una famiglia altoborghese. Rimasta incinta e abbandonata dal ragazzo, condivide con la padrona abbandonata dal marito lo stesso dramma. Cuaron descrive le due donne, appartenenti a due classi sociali diverse, e le loro giornate impiegate nell’educazione dei figli, mentre intorno a loro gruppi militari e paramilitari colpiscono giovani studenti, in quello che verrà ricordato come il Massacro del Corpus Domini, nel giugno del ’71. Opera matura di Cuaròn: il ritmo a tratti (specialmente nella mezz’ora iniziale) troppo lento non impedisce affatto allo spettatore di appassionarsi alle giornate di Cleo, al suo amore per i figli della padrona (in un brano che è un piccolo capolavoro arriverà a salvarne due dalle alte onde del mare), alla fiducia in un ragazzo che l’abbandona su due piedi, alla gravidanza e alle visite in ospedale, a quanto le succede intorno (mentre va in un negozio per comprare la culla alla sua bambina che nascerà morta, assiste dall’alto ai disordini tra studenti e polizia, altro bellissimo momento, raccontato da Cuaròn con una “pietas” davvero indimenticabile. Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) ha designato “Roma” “Film della Critica” con la seguente motivazione: “Con una sontuosa e sensibile messa in scena, resa ancor più efficace dall’uso di un nitido bianco e nero decolorizzato, Alfonso Cuaròn ci guida nella sua epica di ricordi personali, dove i suoi e i nostri occhi sono quelli di una piccola grande donna, vera testimone della formazione esistenziale del regista ma anche della vita di un paese alle prese coi turbolenti travagli di un’epoca”. Durata 135 minuti. (Ambrosio sala 2)

 

Santiago, Italia – Documentario. Regia di Nanni Moretti. Film di chiusura del TFF, l’autore di Habemus Papam” e di “Mia madre”, attraverso materiali documentaristici e le parole dei protagonisti, descrive i giorni che seguirono alla presa di potere di Pinochet nel Cile del 1973 e soprattutto il peso che la nostra ambasciata a Santiago ebbe nel dare rifugio alle centinaia di perseguitati politici alla ricerca di un rifugio sicuro. Durata 80 minuti. (Romano sala 1)

 

Il testimone invisibile – Thriller. Regia di Stefano Mordini, con Riccardo Scamarcio, Miriam Leone, Fabrizio Bentivoglio e Maria Paiato. Adriano Doria, un giovane imprenditore di successo, viene colpito alla testa in una camera d’albergo chiusa dall’interno e si ritrova accanto il corpo senza vita della sua amante, l’affascinante fotografa Laura. Viene accusato di omicidio ma si proclama innocente. Per difendersi, incarica la penalista Virginia Ferrara, famosa per non aver mai perso una causa. L’emergere di un testimone chiave e l’imminente interrogatorio che potrebbe condannarlo definitivamente, costringono cliente e avvocato a preparare in sole tre ore la strategia di difesa e a cercare la prova dell’innocenza. Spalle al muro, Adriano sarà costretto a raccontare tutta la verità. Bell’esempio di giallo d’ambiente italiano, girato tra la Milano da bere e i boschi del Trentino, serrato, inatteso, con una sceneggiatura attenta ad ogni giravolta della vicenda, con il protagonista Scamarcio che non sfigura e un Bentivoglio che è tutto da applaudire nel suo personaggio di padre dolente che nel corso delle ricerche ha capito tutto. Durata 102 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Reposi)

 

Un piccolo favore – Thriller. Regia di Paul Feig, con Blake Lively e Anna Kendrick. Due madri, Stephanie, madre single e vedova, incontra un giorno Emily, la madre di un amichetto di suo figlio, bella e assai sicura di sé, un marito con cui condividere le giornate. Un giorno Emily chiede a Stephanie di prendersi cura per poche ore di suo figlio e sparisce. Emily comincia a indagare sulla donna, sulla madre, sull’amica. Ne nasce una ricerca basata su menzogne, su cose non dette, su un’esistenza sconosciuta. Film che andrebbe benissimo per una sera televisiva, sconcertante nella recitazione della Kendrick, con una sceneggiatura fatta di azioni e di meccanismi già visti cento volte, di quelli che ti aspetti fin dal primo quarti d’ora. Abbandonare subiti se mai ce l’aveste in elenco tra i film da vedere. Dal romanzo di Darcey Bell. Durata 116 minuti. (Reposi, The Space, Uci)

 

Widows – Eredità criminale – Thriller. Regia di Steve McQueen, con Viola Davis, Liam Neeson, Cynthia Erivo, Colin Farrell, Robert Duvall e Michelle Rodriguez. Veronica Rawlins è sposata con Harry che muore durante un colpo compiuto ai danni del gangster Jamal Manning, pronto a entrare in politica. Il colpo di Harry finisce non solo in una strage in cui muore tutta la sua banda ma pure in un incendio che brucia tutto quanto il denaro, tanto che Jamal decide di chiedere un risarcimento a Veronica, cui Harry tra l’altro ha lasciato una ricca cassetta di sicurezza in cui è nascosto il suo quadernetto d’appunti con le note per il prossimo colpo. Veronica decide di realizzare quella rapina e cerca di convincere le altre vedove a essere sue complici. Durata 129 minuti. (Classico)

“Vento Leggero” al Teatro Agnelli

Giovedì 10 gennaio, alle 21, sul palco del Teatro Agnelli di via Paolo Sarpi a Torino, Assemblea Teatro porterà in scena ”Vento leggero”, il nuovo intenso spettacolo della compagnia teatrale guidata da Renzo Sicco, ispirato a “La Buona Novella” di Fabrizio De Andrè e  al libro “In Nome della Madre” di Erri de Luca. I due testi si rifanno ai Vangeli Apocrifi e raccontano il punto di incontro tra l’umano e il divino. Tramite i vangeli apocrifi (e ‘Mistero Buffo’ di Dario Fo), si conobbe l’infanzia di Gesu’ mentre meno note invece, sono le vicende legate all’infanzia di Maria. Quando se ne occupò, nel 1968, venne chiesto a De Andrè il motivo di quella scelta  e lui rispose semplicemente che voleva raccontare “storie poco conosciute in maniera diversa”. E lo fece attraverso delle vere e proprie perle di poesia. Nel 2006 Erri De Luca raccontò ne ‘Il nome della madre” la figura di Maria, emblema della forza femminile, che affronta con determinazione tutte le malevolenze e va oltre il sentire comune, in nome della vita che difende. Portare in scena questi testi rappresenta un atto di coraggio, cosa non nuova nella pluridecennale storia di Assemblea Teatro. Sul palcoscenico ci saranno Cristiana Voglino,Luca Occelli, Angelo Scarafiotti, Elisa Aragno e Roberta Fornier. Musiche di Alberto Poggio, video di Daniele Vergaro e  regia di Giovanni Boni. Ingresso: 10 euro; over 60 – 5 euro. Prenotazioni: 011.3042808.

M.Tr.

All’Egizio alla ricerca dei segreti di maghi ultracentenari

Mercoledì 26, venerdì 28 e domenica 30 dicembre, alle ore 10:10, il Museo Egizio – via Accademia delle Scienze 6 – organizza la visita guidata “Formule magiche, storie e incantesimi sulle sponde del Nilo

Un percorso guidato inusuale propone ai giovani visitatori una scelta intrigante di oggetti della collezione, non appariscenti ma capaci di custodire segretamente un’antica e profonda sapienza. Basta imparare a riconoscerli e a dedicare loro un pizzico di attenzione e si verrà a conoscenza di storie di maghi ultracentenari capaci di prodigi sorprendenti, come trasformare una tavoletta di cera in uno spietato coccodrillo, aprire le acque di un lago oppure riportare magicamente in vita animali dal capo mozzato. Le famiglie hanno l’occasione di ascoltare storie e testimonianze materiali poco note, immersi nella millenaria e affascinante dimensione magica egizia.

INFORMAZIONI UTILI
Formule magiche, storie e incantesimi sulle sponde del Nilo
Pubblico: bambini (6-11 anni) accompagnati dai genitori
Data e orari: 26-28-30 dicembre ore 10:10
Prezzo al pubblico: € 5,00 (biglietto di ingresso escluso)

Al Museo del Risorgimento il Natale è servito!

Il pacchetto di proposte cultural-spettacolari messo in piedi per le prossime festività natalizie è sicuramente allettante

Fatti salvi i giorni di chiusura (comprensibili) di lunedì 24 e martedì 25 dicembre, nonché di martedì 1° gennaio 2019, il Museo Nazionale del Risorgimento, in via Accademia delle Scienze 5 a Torino, propone anche quest’anno per i torinesi che trascorreranno il Natale e dintorni in città e per i turisti (si spera, molti) che decideranno di soggiornare nei prossimi giorni di festa sotto la Mole, motivazioni più che interessanti per visitare il più antico e importante Museo dedicato al nostro Risorgimento, dal 1938 – dopo vari trasferimenti – ubicato in quel sontuoso Palazzo Carignano, opera barocca del Guarini, già sede del Parlamento Subalpino e, dal 1861 al 1865, sede del primo Parlamento dell’allora Regno d’Italia. In orario 10/18, da mercoledì 26 a lunedì 31 dicembre e da mercoledì 2 gennaio a domenica 6 gennaio 2019, sono essenzialmente tre gli appuntamenti da annotare e, se possibile, da non perdere. Eccoli:

1) Fino a domenica 6 gennaio 2019, mostra “Nathlie Provosty”

L’arte contemporanea prosegue negli spazi del Museo con la mostra personale di Nathlie Provosty, artista americana dalla vistosa visionarietà astratto-concettuale, che per la prima volta in Europa espone in un museo. L’evento è realizzato in collaborazione con “APALAZZOGALLERY” di Brescia. La mostra sarà aperta al pubblico, in un suggestivo allestimento realizzato in Sala Plebisciti, dove le opere dell’artista si pongono in dialogo con l’ambientazione sonora realizzata dal musicista Andrea Costa. Info: www.museorisorgimentotorino.it

2) Sabato 29 dicembre ore 15 e 16.30 – MUSEIAMO: visita teatrale “L’Italia: una magica Storia”

Ancora una volta il Museo torna ad ospitare il progetto MuseiAmo, uno spettacolo diffuso, ispirato dal patrimonio artistico e culturale piemontese. Lo scopo è quello di valorizzare e presentare l’esposizione suggerendo climi, percorsi e suggestioni, che ne favoriscano la conoscenza e la fruizione. Accompagnati dai più noti e riconoscibili personaggi risorgimentali e guidati dal condottiero Giuseppe Garibaldi, il pubblico potrà rivivere la storia dell’unificazione italiana visitando e ripercorrendo le sale e le collezioni del Museo attraverso aneddoti e curiosità, in un modo nuovo, inconsueto e divertente. Insieme si farà l’Italia! Costo: 5€ per la visita teatrale da aggiungere al prezzo del biglietto di ingresso. I possessori della tessera Abbonamento Musei, Torino Piemonte Card e Royal Card pagheranno solo la visita.Per informazioni e prenotazioni: Ufficio Turismo Torino di Ivrea dal lunedì al sabato 9/13 e 15/17,00; tel. 0125.618131 o  info.ivrea@turismotorino.org

www.museiamo.it  - www.museorisorgimentotorino.it

3) Domenica 30 dicembre 2018 e sabato 5 gennaio 2019 – Visita virtuale “La Storia tra tecnologia, scienza e illusione” dalle ore 15 alle ore 17

Un viaggio virtuale alla scoperta del Parlamento Subalpino: grazie alla tecnologia e alla scienza i visitatori vivranno l’illusione e la magia di essere protagonisti della Storia dell’800, entrando letteralmente in una nuova dimensione e scoprendo uno dei luoghi più suggestivi di Torino. Potranno muoversi e toccare virtualmente gli scranni e gli oggetti utilizzati dai deputati del Regno di Sardegna. Una vera magia resa possibile dal progetto di TIM nell’ambito delle attività di sperimentazione della rete 5G, che consente di applicare le capacità della virtual reality in modalità totalmente immersiva. 

L’evento è compreso nel prezzo del biglietto di ingresso al Museo.

Info: www.museorisorgimentotorino.it

g.m.

Foto
– Mostra Nathlie Provosty
– MuseiAmo
– Visita virtuale al Parlamento Subalpino

 

 

Santo Stefano: le musiche dell’antico organo

Il maestro Roberto Cognazzo suonerà l’organo storico di Montanaro il 26 dicembre, per il concerto di Santo Stefano. Holidays for organ è il concerto di musica leggera su organo previsto per il 26 dicembre a Montanaro, in provincia di Torino. Unico nel suo genere, primo fra gli eventi musicali per organo del Canavese, il concerto di Santo Stefano di Montanaro avrà come titolo, nell’edizione 2018, Holidays for organ e, come musicista, il maestro Roberto Cognazzo. Roberto Cognazzo, classe 1943, nato a Montiglio, in provincia di Asti, è organista, musicista e compositore.L’iniziativa è a cura di Antichi Organi del Canavese, collana discografica fondata da Adriano Giacometto e Roberto Ricco, in collaborazione con la Pro Loco di Montanaro.

L’isola del libro. Speciale Natale

Panoramica settimanale sui libri

Natale è alle porte e tra i tanti regali perché non infilare anche dei libri? Ecco qualche spunto…

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Donato Carrisi “Il gioco del suggeritore” –Longanesi- Euro 22,00.

 

Il re del thriller italiano Donato Carrisi, torna con un’altra storia mozzafiato “Il gioco del suggeritore”. Fresco di stampa e a distanza di 10 anni dal successo internazionale “Il suggeritore” Rispunta la poliziotta cacciatrice di persone scomparse Mila Vasquez, che ha lasciato il lavoro e con la figlioletta Alice si è rifugiata in una vita più tranquilla sulle rive di un lago. Ma l’incubo ricomincia con questa nuova indagine, a cui non può sottrarsi, perché la riguarda da vicino più di quanto immagini. Questa volta il male viaggia al limite tra mondo reale e quello virtuale, perché oggi l’avvento di Internet ha sparigliato le carte della comunicazione planetaria e spalancato la porta su un terreno di caccia che può rivelarsi pericolosamente insidioso. Dunque uno scenario decisamente contemporaneo che ci riguarda un po’ tutti. Nel thriller compare un killer subliminale che usa la rete per manipolare le emozioni altrui. Di più non vi dico per non togliervi la suspense che la lettura vi garantirà. Però, per chi ancora non avesse letto i suoi libri, vale la pena ricordare che Carrisi -specializzato in criminologia e scienza del comportamento- maneggia con estrema abilità le sue trame e mette a frutto la sua esperienza di sceneggiatore (per cinema e serie tv) scrivendo con ritmo e verve quasi cinematografiche. Non è un caso che abbia debuttato anche come regista e vinto il David di Donatello con il film “La ragazza nella nebbia” tratto dal suo romanzo omonimo (del 2015) interpretato da Tony Servillo, Alessio Boni e Jean Reno.

 

Alberto Angela “Cleopatra. La regina che sfidò Roma e conquistò l’eternità” -HarperCollins-

Euro 20,00.

Di Alberto Angela siamo tutte un po’ innamorate: pochi sanno raccontare immensamente bene e in modo accattivante storia, scienza, cultura ad ampio spettro come lui e suo padre Piero Angela. Bella riscossa della cultura in TV. L’esempio più recente? Il suo programma di altissimo livello “Meraviglie, la penisola dei tesori”(prime time di oltre 5 milioni e mezzo di telespettatori). E’ il divulgatore per eccellenza: che lo faccia dallo schermo o nei libri…..riesce sempre ad appassionare. (C’è anche chi lo vorrebbe Ministro dei Beni Culturali: sarebbe una gran bella mossa perché finalmente ecco chi ne capisce …).In “Cleopatra” racconta –tra saggio e romanzo- luci ed ombre di una delle sovrane che hanno fatto la storia. Vissuta in un’epoca storica cruciale. Nata tra il 69 e il 70 a C., salita sul trono dei faraoni a soli 18 anni. Morirà poco prima di compierne 40, dopo aver regnato per 21 anni e conquistato nuove terre e ricchezze. Ultima regina d’Egitto, destinato al tramonto sotto il giogo di Roma (nuova potenza del mondo, in via di trasformazione da Repubblica ad Impero).Chi era questa gran donna, alta solo 1 metro e 55, sinuosa, esperta di profumi e veleni, sensualissima? Alberto Angela cerca di capire come questa figura “…minuta e sola, in un mondo dominato dagli uomini, sia riuscita a portare il Regno d’Egitto a una delle sue massime espansioni di tutti i tempi”. E come abbia conquistato alcuni tra gli uomini più potenti di Roma, come Cesare e Marco Antonio. Non è stata solo abilità ammaliatrice da alcova…Cleopatra fu incredibilmente moderna, intelligente, audace, coltissima, forte e indipendente, una stratega eccezionale che sapeva come muoversi sullo scacchiere internazionale. Regina, moglie, amante e madre capace di grandi innamoramenti e sfuriate di gelosia. Alberto Angela (con la cognizione di chi ha puntigliosamente consultato documenti e fonti attendibili) entra nei palazzi del potere e cerca di descrivere anche gli stati d’animo dei protagonisti. Ed ecco un grandioso affresco storico che diventa piacevole racconto; a partire dal 44 a.C sul viale del tramonto della Repubblica romana …fino alla morte di Antonio e Cleopatra (la cui tomba non è mai stata ritrovata).

 

Tara Westover “L’educazione” –Feltrinelli- Euro 18,00

Opera prima della giovane scrittrice americana narra le vicende di una singolare famiglia mormone che vive sulle montagne dell’Idaho, i cui capisaldi sono la religione, l’isolamento, l’autosufficienza e l’attesa della fine del mondo. Il padre, mormone fino al midollo, è rigido al confine della follia; la madre fa quello che può, ma non riesce a smarcarsi dalla sottomissione femminile ancestrale. I figli Tara, Audrey, Luke e Richard non sono stati registrati all’anagrafe, non si sono mai seduti sui banchi di scuola, né hanno mai visto un medico. Niente libri e nessuna cognizione della storia o di tutto il mondo che sta fuori. Il padre esaltato ed opprimente ha instaurato una vita autarchica in cui i figli fin da piccoli vengono arruolati nei mille lavori (anche pesanti) della fattoria. Lui recupera metalli: la madre diventa, suo malgrado, ostetrica della comunità, abilissima nel preparare medicamenti a base di erbe. Un microcosmo lontano 1000 miglia dalla vita a cui noi siamo avvezzi. Inimmaginabile, eppure esiste davvero e la Westover lo racconta benissimo, con una notevole capacità di introspezione. Poi ecco lo spiraglio e la salvezza: Tara scopre l’educazione e con essa gli strumenti per emanciparsi, per svoltare e riannodare i nuovi fili del suo futuro. Un romanzo che parla di legami familiari, atteggiamenti borderline, volontà di cambiamento e la forza per attuarlo.

 

Giorgio Caponetti “Riccardo Gualino” – UTET – Euro 17,00

Soprattutto per i torinesi è affascinante leggere la biografia che racconta vita, imprese, raffinatezza, spregiudicatezza…e tutto quello che ha costellato la vita dell’imprenditore e principesco mecenate Riccardo Gualino e di sua moglie Cesarina. Il libro ripercorre l’incredibile avventura terrena di uno dei più ricchi e visionari uomini italiani del 900. Nato a fine 800 in una ricca famiglia di imprenditori biellesi, si lancia giovanissimo in un’ascesa vertiginosa in cui acquisisce aziende, banche, tantissime altre imprese, fonda la Snia in società con Giovanni Agnelli (che però poi gli farà un bello sgambetto). Nel 1928 la sua fama è alle stelle, tra i 5 uomini più ricchi d’Europa. Perché vede lontano, sogna in grande e anticipa i tempi, si occupa di Radio, cinema, trasporti, commerci vari ….di tutto un po’. Per lo più ha successo; a volte invece cade rovinosamente. Come quando acquista un immenso terreno sulla Nieva per costruire di sana pianta una nuova San Pietroburgo ispirata a Manhattan. Peccato non abbia avvertito le folate della Rivoluzione di Ottobre che gli sequestra tutto. Ma se c’è una cosa in cui Gualino è maestro è saper bypassare le sconfitte. La sua sarà una parabola tra ascesa, caduta e risalita. Ascendente: tra affari di successo, viaggi, amicizie importanti con i massimi personaggi del 900 (tra cui i Kennedy), ricchezza e mecenatismo a dismisura, dall’arte alla danza, al teatro. Poi discendente: con l’arresto nel 1931 “per aver nuociuto all’economia nazionale”, il sequestro di tutti beni, il carcere e il confino a Lipari decretato da Mussolini. La risalita: quando negli anni 50 lo ritroviamo a capo della Lux che produce i film nientemeno che di Visconti, Lattuada…. Tra alti e bassi avrà sempre al fianco la moglie Cesarina. La viziava comprandole tutto quello che voleva, soprattutto quadri -di Cimabue, Tiziano, Giotto….e poi Renoir, Modigliani e via così- creando la famosa e pregiatissima collezione Gualino. A stroncare quest’uomo unico è un ictus, a 85anni, il 6 giugno 1964. Cesarina gli sopravvive per 28 anni. Muore centenaria (a quota102) dopo aver vissuto da gran signora e sperperato abbondantemente nel periodo della vedovanza. Ai nipoti preoccupati rispondeva “Non mi importa quello che ho. Mi basta quello che avuto”.

 

E poi, in ordine sparso ecco i libri più belli dell’anno, da leggere se ancora non l’avete fatto.

 

Joël Dicker “La scomparsa di Stephanie Mailer” – La nave di Teseo – Euro 22,00

In realtà sono appassionanti tutti i suoi libri, a partire da quello che l’ha lanciato nell’Olimpo dei migliori giovani scrittori oggi sulla piazza “La verità sul caso Harry Quebert” (2013). Personalmente ho amato soprattutto “Il libro dei Baltimore” (2016).“La scomparsa di Stephanie Mailer” ruota intorno alle indagini per scoprire chi, nella cittadina di Orphea, nello stato di New York, ha massacrato la famiglia del sindaco, mentre vicino alla casa viene ritrovato anche il cadavere di una ragazza. Ma il mistero è ben più fitto…..

 

Mary Lynn Bracht “Figlie del mare” – Longanesi – Euro 18,60

Romanzo di esordio della scrittrice americana, di origine coreana, che vive a Londra. Nel 2002 ha voluto visitare il villaggio dov’era nata sua madre e scoperto la drammatica storia delle “comfort women”. Le donne che in Corea nel 1943 venivano catturate dai soldati giapponesi, deportate in Manciuria e rinchiuse in bordelli gestiti dall’esercito. Una brutale pagina storica rimossa dalla memoria dell’Occidente, ma che ha distrutto intere vite.

 

 

Pierre Lemaitre “I colori del’incendio” – Mondadori – Euro 20,00

E’ il secondo romanzo della trilogia inaugurata con “Ci rivediamo lassù”che è valso allo scrittore francese il Premio Goncourt nel 2013. In “I colori dell’incendio” il dramma si scatena nel 1927, giorno del funerale del banchiere Marcel Pericourt, che lascia le redini del colossale impero finanziario alla figlia Madeleine. Ma proprio durante le esequie il suo piccolo di 7 anni sembra compiere un gesto inspiegabile che cambierà per sempre le loro vite. Lemaitre con la sua maestria mette a fuoco la difficile lotta contro le avversità e ci racconta un indimenticabile personaggio femminile.

 

Christopher Bollen “Orient” – Bollati Boringhieri – Euro 20,00

Semplicemente splendido questo romanzo scritto dal talentuoso americano 43enne. Un thriller di altissimo livello ambientato negli Hamptons, dove molti artisti newyorkesi hanno comprato case- rifugi per i week end e c’è una certa tensione tra i nuovi arrivati e chi da sempre vive ad Orient. Gli abitanti guardano con sospetto gli stranieri, in modo particolare l’arrivo di un giovane orfano appena uscito dalla dipendenza dalla droga. Da quando c’è lui la tranquillità del paesino viene completamente sconvolta da una serie di omicidi. Ed ecco un magnifico affresco e un’indagine dell’animo umano. Bollen si destreggia abilmente tra segreti, frustrazioni, oscurità della vita interiore, sorrisi, lacrime e aggressività repressa.

 

Jeffrey Archer i primi 2 libri della sua saga dei Clifton. “Solo il tempo lo dirà” e

”I peccati del padre” – HarperCollins

L’autore è un personaggio poliedrico. Scrittore, saggista, drammaturgo, per 25 anni deputato della Camera dei Lord e membro del Parlamento Europeo. Nella sua trilogia (aspettiamo con ansia il 3° volume) narra l’epica storia di Harry Clifton e dei suoi discendenti a partire dal 1920. Tra Inghilterra ed America sullo sfondo della grande Storia ecco il dipanarsi di vite avventurose, privilegiate ma anche difficili, con oscuri segreti, scandali, avventure che emozionano e drammi familiari.