CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 575

“Soldati’s day” al Tff

 IL 37° TORINO FILM FESTIVAL RICORDA MARIO SOLDATI NEL VENTENNALE DELLA SUA SCOMPARSA  CON UNA GIORNATA DI TESTIMONIANZE, INCONTRI E PROIEZIONI


Lunedì 25 novembre il Torino Film Festival dedica una giornata a Mario Soldati che si articolerà in una successione di proiezioni e interventi dalle ore 13.00 fino alla sera, nella sala 3 del Cinema Massimo che, dallo scorso anno, si chiama appunto “Sala Soldati”.

Un “Soldati’s Day” per ricordare a vent’anni dalla scomparsa lo scrittore, regista, sceneggiatore, autore televisivo e viaggiatore che si sviluppa come racconto della sua fisionomia complessa e completa di autore: oltre a tre dei suoi film maggiori (Malombra, Fuga in Franciae La provinciale), verranno proiettati spezzoni ed episodi delle sue serie televisive, delle sue inchieste giornalistiche, delle sue interviste.
Si inizia alle 13.00 con la proiezione de La provinciale, lungometraggio sceneggiato insieme a Giorgio Bassani e primo film ispirato a un romanzo di Moravia: un melò modernista che rappresenta una delle vette del cinema di Soldati. La giornata continua con Viaggio nella valle del Po alla ricerca di cibi genuini, la trasmissione a puntate del 1957 nella quale in pratica Soldati inventò la “televisione culinaria,” cui sono abbinati lo “spin-off” Pranzo di Natale, nel quale l’autore interroga amici non romani sui loro usi alimentari natalizi, e il montaggio realizzato da Rai Movie che rievoca la popolarità del Soldati televisivo. Poi, due puntate dell’irresistibile serie Chi legge? (ancora un viaggio, da sud a nord, chiedendo agli italiani, ancora talvolta analfabeti, le loro letture preferite) e il bellissimo documentario Un’ora con Mario Soldati, dove l’autore si racconta, tra ricordi, amici e luoghi del cuore. Alle 19.45 verrà proiettato Fuga in Francia, che racconta le vicende di un gerarca fascista durante i giorni della caduta del regime. Chiude la giornata la proiezione alle 22.15 di Malombra, ispirato dal romanzo di Fogazzaro: un’incursione nel fantastico che rimanda alla tradizione gotica, quasi un ghost story girata sulle rive del lago di Como.

Le proiezioni sono intervallate dagli interventi di familiari, amici, studiosi, esponenti del mondo della cultura che porteranno la loro testimonianza sull’autore. Interverranno nel corso della giornata: Anna Cardini Soldati (Archivio Mario Soldati), Emiliano Morreale (Sapienza università di Roma), Carlo Petrini (Slow Food), Mariapaola Pierini (DAMS Torino), Pier Franco Quaglieni (Centro Pannunzio) e Sergio Toffetti.

La Giornata è organizzata in collaborazione con Rai Teche, Rai Movie, Cristaldi Film, Museo Nazionale del Cinema di Torino e Dams dell’Università di Torino, nella cui sede si terrà, il giorno dopo, un convegno di studi sull’autore e con Sapienza Università di Roma: presso l’Auditorium G. Quazza, infatti, martedì 26 novembre dalle ore 9.00, avrà luogo il seminario di studi “Mario Soldati: letteratura, cinema e dintorni” al quale interverranno Steve Della Casa, Bruno Falcetto, Giuliana Galvagno, Emanuela Martini, Paolo Mereghetti, Emiliano Morreale, Mariapaola Pierini, Franco Prono, Gabriele Rigola, Sergio Toffetti e Federica Villa.

Il premio “Adriana Prolo” a Lorenzo Ventavoli

Sabato 23 novembre al Cinema Massimo l’Associazione Museo Nazionale del Cinema ha assegnato il Premio Adriana Prolo a Lorenzo Ventavoli, uomo di cinema a tutto campo : esercente, distributore, produttore, sceneggiatore, attore, critico, storico del cinema e organizzatore culturale.

E’ stato in particolare il fondatore del Cinema Romano e dell’ Eliseo, le cui sale furono le prime ad essere riconosciute come sale d’essai a livello nazionale; inoltre è stato Presidente del Museo Nazionale del Cinema, l’artefice della riapertura del Cinema Massimo nel 1989, nonché Presidente dell’Associazione Cinema Giovani, che ha fondato e gestito per molti anni il Torino Film Festival. Il premio è stato consegnato dal laudatore Sandro Casazza, ex Presidente del Museo del Cinema. “Uomo generoso, eclettico, un po’ sabaudo, un po’ dandy, un po’ stile bella époque. Mi ha sempre stupito di lui la sua naturalezza, ad esempio quando lo vidi strappare personalmente i biglietti al botteghino di uno dei suoi cinema […] Tra i suoi luoghi preferiti il Cerea, dove ha praticato e pratica tuttora il canottaggio e il Rocciamelone, ma io, genovese e amante del mare, non condividevo la sua passione per la montagna. Ha rappresentato una delle più importanti figure di riferimento per il Cinema di Torino e non solo “. Nel corso della premiazione è stata presentata la rivista Mondo Niovo, a cura di Caterina Taricano, Vittorio Sclaverani e Matteo Pollone, che ha dedicato l’ultimo numero al premiato. Una particolare e sentita dedica l’ha mandata attraverso un video Nanni Moretti. Riproduciamo di seguito le sue affermazioni. “ Se tutti in Italia avessero la memoria di Lorenzo Ventavoli, non sarebbe questo un Paese tramortito da un’amnesia collettivache impedisce di ricordare la nostra storia e le nostre radici. Se tutti gli sportivi fossero tenaci e costanti come Lorenzo Ventavoli, alle Olimpiadi vinceremmo più medaglie d’oro della Cina e degli Stati Uniti. Se tutti i cittadini fossero come il cittadino Lorenzo Ventavoli, il nostro sarebbe un Paese migliore e le persone avrebbero coscienza dei loro doveri ma anche dei loro diritti.

 

Se tutti gli esercenti cinematografici fossero come Lorenzo Ventavoli, beh, il cinema sarebbe un luogo non contro il pubblico ma per il pubblico e non ci sarebbero crisi del cinema e crisi delle sale. Se tutti avessero la cultura di Lorenzo Ventavoli, non ci sarebbe in Italia il trionfo compiaciuto dell’ignoranza. Lunga vita e tanti premi a Lorenzo Ventavoli ! “ Tra il pubblico Steve Della Casa, autore con Ventavoli della pubblicazione “ Una passeggiata di 100 anni di Cinema “, Mimmo Calopresti , regista di “ Preferisco il rumore del mare “ in cui recita lo stesso Ventavoli, Fiorenzo Alfieri, Paolo Manera . Lorenzo Ventavoli ha poi preso la parola, dicendosi imbarazzato per questa sorta di celebrazione a lui dedicata, “che francamente penso eccessiva, ma allo stesso tempo mi occorre ringraziare doverosamente così tanti amici e conoscenti ”. Alla premiazione è seguita la proiezione del film “ Troppo tardi l’ho conosciuta” (1939), unico film di Emanuele Caracciolo, ucciso alle Fosse Ardeatine. La pellicola, che si riteneva perduta , è stata ritrovata casualmente nel 2003 a Cuneo dallo stesso Ventavoli.

Mauro Reverberi

L’affaire Dreyfus, un dramma per raccontare non soltanto il passato

“L’ufficiale e la spia” di Roman Polanski

 

Pianeta Cinema a cura di Elio Rabbione

 

 

La macchina da presa, avanzando lentamente, racchiude in uno sguardo totale il vasto spiazzo dell’Ecole militaire di Parigi, nella mattina fredda del 5 gennaio 1895, per racchiudersi sull’ufficiale che strappa i gradi dall’uniforme di Alfred Dreyfus e ne spezza la sciabola. È la condanna di un tribunale e di una classe politica nei confronti di un capitano dell’esercito francese, alsaziano di Mulhouse, di origini ebree, per alto tradimento nell’aver trasmesso informazioni militari ad un corrispondente tedesco, è il suo invio all’isola del Diavolo, tra abbandoni e soprusi: è l’inizio bellissimo dell’ultimo film di Roman Polanski, J’accuse, che nel titolo italiano – L’ufficiale e la spia – riprende quello del romanzo di Robert Harris (già felice collaboratore del regista polacco una decina di anni fa per L’uomo nell’ombra) che con lui firma la sceneggiatura: ponendo al centro del dramma non il condannato, bensì il tenente colonnello Georges Picquart, all’inizio dalla parte dell’accusa poi colui che, nella ricerca continua di una verità che sempre più scricchiolava con il verdetto nella quotidiana certezza del continuare dell’invio di notizie al “nemico”, cercherà in ogni modo di ristabilirne l’innocenza.

L’affaire, nato e sviluppatosi in un clima di distruttivo antisemitismo (i roghi dei libri, le vetrine con le scritte “morte agli ebrei” mandate in frantumi legano strettamente quanto accadde a cavallo tra la fine di quel secolo e l’inizio e l’espandersi del successivo, tra gli anni Trenta e Quaranta), spaccò la nazione francese fino al 1906 in colpevolisti ed innocentisti, tra revisioni e processi, i primi soprattutto rappresentanti dell’esercito, le alte sfere e i ministri legati ad esse, ormai consapevoli dell’errore compiuto ma ben decisi a non lasciar distruggere il castello di menzogne costruito, alimentandolo semmai con altre false prove, con connivenze, con una drammatica farsa; gli altri appartenenti al mondo degli scrittori (non soltanto Èmile Zola con il suo J’accuse pubblicato su L’aurore nel ’98, che lo costrinse a fuggire in Inghilterra per evitare un anno di carcere, ma pure Gide e Proust) e degli artisti (Manet), il mondo che è quello di Picquart, deciso a mettersi contro i suoi stessi superiori, a rischiare la carriera e anche la vita, a subire il carcere pur di riportare totalmente allo scoperto la verità. La ristabilirà: ma ad un Dreyfus, reintegrato nel proprio ruolo, negherà il riconoscimento di un grado maggiore e quegli anni trascorsi sull’isola, pedine entrambi di un meccanismo che ha le proprie leggi e le mantiene.

 

È un’opera davvero bella, estremamente matura, solidamente costruita L’ufficiale e la spia, il film dell’ebreo polacco Polanski più avvincente di questi ultimi anni, struggente nella ricchezza del racconto, bruciante per la forza con cui affronta temi che ancora oggi ci toccano da vicino, costruisce con perfetto realismo l’intera vicenda e ci lascia scoprire tutti i simboli di cui l’arricchisce (la polvere e la sporcizia che invadono gli uffici di cui Picquart prende possesso, la disattenzione del vecchio custode). Affronta il pubblico e il privato, Polanski, arrivato agli 86 anni di età, e si pone con le proprie origini e con la sua storia al centro della vicenda come individuo avversato dal destino, come per un attimo, in alta uniforme, lo si scorge tra un elegante gruppo di militari, facendosi allo stesso tempo accusato e accusatore. Costruisce un’epoca perfettamente nelle scenografie di Jean Rabasse (le tante stanze, i tavolini dei caffè, c’è anche spazio per un soleggiato dèjeuner sur l’herbe), sceglie dalla Comedie Française un gruppo di attori cui affida i volti dei militari ed il risultato è splendido, sfaccettato, la fotografia di Pawel Edelman cerca sapientemente i colori grigi di Parigi. Dispone di due attori in grado di offrire due alte prove di recitazione, Jean Dujardin (Picquart) che esprime in maniera umana e solida tutta la caparbietà della propria ricerca e Louis Garrel (un esempio perfetto di trucco e di invecchiamento) che è un Dreyfus pronto a raccogliere in sé non soltanto la propria tragedia ma quella di un popolo intero.

Gli eventi culturali del “Pannunzio”

Venerdì 29 novembre alle ore 18 al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35H, Renato Piccolo parlerà sul tema: “Arte presepiale nella realtà napoletana del XVII e XVIII secolo”.

MARTEDI’ 3 DICEMBRE ALLE ORE 17 NELL’AULA MAGNA DELLA SCUOLA DI APPLICAZIONE DELL’ESERCITO ( PALAZZO ARSENALE, VIA DELL’ARSENALE 22), VERRA’ RICORDATO IL GEN. GIUSEPPE PEROTTI, M.O. AL VALOR MILITARE, FUCILATO DAI FASCISTI AL POLIGONO DI TIRO DEL MARTINETTO 75 ANNI FA. INTERVERRANNO IL GEN. D. SALVATORE CUOCI, COMANDANTE DELLA SCUOLA DI APPLICAZIONE, IL PROF. PIER FRANCO QUAGLIENI, STORICO E LA DR. LAURA MARRUCCELLI, NIPOTE DEL GEN. PEROTTI.

Prenotazione obbligatoria a: info@centropannunzio.it

 

Mercoledì 4 dicembre alle ore 18 al Centro “Pannunzio” in via Maria Vittoria 35H, Mara Antonaccio, Bruna Bertolo e Tito Giraudo parleranno sul tema: “La storia del cibo dall’antichità ad oggi e la nascita dell’enogastronomia”.

 

Giovedì 5 dicembre al Circolo della Stampa (c. Stati Uniti 27), dopo un incontro conviviale su prenotazione, il Presidente del Centro “Pannunzio” Chiara Soldati consegnerà il Premio “Pannunzio” 2019 ad Ernesto Ferrero.

I premi del Torino Short Film Market 2019

Si conclude con successo la quarta edizione della manifestazione con più di 600 accreditati provenienti da cinquanta Paesi

 

  

Si è conclusa con successo e soddisfazione degli organizzatori e dei partecipanti la quarta edizione del Torino Short Film Market, organizzata dal Centro Nazionale del Cortometraggio in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema – Torino Film Festival, che si è svolta a Torino dal 21 al 23 novembre nella cornice aulica di Palazzo Graneri della Roccia, sede del Circolo dei Lettori.

Fra i momenti più attesi la consegna dei premi previsti per il 2019.

Il premio Fondazione Sardegna Film Commission – Oltrecorto, del valore di 5.000 euro, è stato vinto da Siege di Istvan Kovacs. Il premio consiste in un viaggio esplorativo attraverso l’isola per tre membri del gruppo del progetto che saranno accompagnati da un location manager del territorio. Una straordinaria opportunità per scoprire una delle terre più affascinanti, misteriose e film-friendly d’Europa. La menzione speciale è stata assegnata a The shape of snow di Andrea Brusa e Marco Scotuzzi.

Il premio Tk4K@ProximaMilano – Oltrecorto, che consiste in una sessione di color correction presso gli studi Proxima Milano, è stato vinto da A Siege di Istvan Kovacs.

All cats are grey in the dark di Lasse Linder (Some Shorts Distribution) si è aggiudicato il premio Sub-Ti – Market Screenings, che consiste nella sottotitolazione del cortometraggio in inglese, italiano, spagnolo, tedesco, portoghese o polacco.

Guy proposes to his girlfriend on a mountain di Bernhard Wenger (Lemonade Films Distribution) ha vinto il premio Sub-Ti Access – Market Screenings, che consiste nel creare una versione accessibile per i non udenti e non vedenti sia in inglese sia in italiano del film vincitore.

I film vincitori del premio Radiator IP Sales – Short film video library, che consiste in un training sulla distribuzione festivaliera sono stati, invece, Dabur di Saeid Nejati, Vinegar Baths, di Amanda Nell Eu e Child di Talia Zucker.

Infine, il vincitore del premio When East Meets West Award – Pitch Your Fest! è il Bruxelles Short Film Festival presentato da Romane Pangrazzi.

Prosegue il percorso di crescita del Torino Short Film Market anche quest’anno – commenta Jacopo Chessa direttore del Centro Nazionale del Cortometraggio – e il suo successo è determinato dal numero dei partecipanti, dalla qualità dei progetti presentati, dal respiro internazionale e dai feedback dai professionisti presenti. In tre giorni, il TSFM ha riunito i principali protagonisti internazionali della scena del cortometraggio e non solo, con circa 600 accreditati. Questa è la fotografia di un mercato in piena espansione di cui Torino è ormai e a pieno titolo uno dei principali attori internazionali”.

Il 4° Torino Short Film Market – unica manifestazione dedicata al corto, oltre al Festival Internazionale del Cortometraggio di Clermont-Ferrand, ad aver vinto nel 2019 il bando di Creative Europe – MEDIA “Accesso ai mercati” – è realizzato anche con il sostegno di: MiBACTRegione PiemonteUnifrance, Culture IrelandScreen Ireland, Ambasciata d’Irlanda in Italia, Istituto LUCE – CinecittàFilm Commission Torino PiemonteCamera di Commercio di Torino e Compagnia di San Paolo.

 

TSFM fa parte di Torino Film Industry, iniziativa organizzata da Film Commission Torino Piemonte – che la coordina insieme Torino Short Film Market, TorinoFilmLab e Torino Film Festival – e promossa dal Museo Nazionale del Cinema, dalla Direzione Generale Cinema, insieme alla Regione Piemonte e alla Città di Torino, con il sostegno di Compagnia di San Paolo.

Al Lingotto la Russian National Orchestra

domenica 24 novembre 2019 ore 20.30

Auditorium Giovanni Agnelli
Via Nizza 280, Torino
RUSSIAN NATIONAL ORCHESTRA

KIRILL KARABITS

direttore

MIKHAIL PLETNEV

pianoforte

PËTR IL’IČ ČAJKOVSKIJ (1840-1893)

Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore op. 23

NIKOLAJ RIMSKIJ-KORSAKOV (1844-1908)

Shéhérazade. Suite sinfonica op. 35

 

Prima orchestra russa non governativa finanziata privatamente, la Russian National Orchestra è stata fondata nel 1990 dal grande pianista e direttore Mikhail Pletnev, con l’assenso dell’allora presidente dell’Unione Sovietica Mikhail Gorbaciov, e dopo 11 anni di assenza torna ospite dei Concerti del Lingotto con un programma di sicuro impatto dedicato a due grandi capolavori del repertorio nazionale tardoromantico. Ospite regolare delle più prestigiose sedi internazionali e protagonista di una pluripremiata discografia – memorabile, tra le altre, l’incisione di Pierino e il lupo di Prokof’ev sotto la direzione di Kent Nagano con le voci recitanti di Sophia Loren, Bill Clinton e Mikhail Gorbaciov – domenica 24 novembre 2019 alle 20.30 sarà sul palco dell’Auditorium Giovanni Agnelli guidata dal direttore Kirill Karabits, classe 1976, direttore principale del Deutsches Nationaltheater e della Staatskapelle di Weimar, nonché della Bournemouth Symphony Orchestra. Insieme a loro non poteva mancare Mikhail Pletnev il padre fondatore della formazione, già molte volte ospite di Lingotto Musica sia in veste di direttore che di solista, unanimemente considerato tra i grandi maestri della tastiera del nostro tempo.

Il programma della serata prende il via con il Concerto per pianoforte e orchestra n. 1 in si bemolle minore op. 23 di Pëtr Il’ič Čajkovskij. Scritto negli ultimi mesi del 1874 e più volte rivisto negli anni successivi fu dedicato al celebre pianista e direttore d’orchestra Hans von Bülow – tra le altre cose primo direttore stabile dei Berliner Philharmoniker – che lo tenne a battesimo a Boston nell’ottobre del 1875. La critica accolse l’opera con prevalente scetticismo, contrastata da un entusiasmo del pubblico vieppiù crescente, che ha portato l’opera nel suo secolo e mezzo di vita ad essere uno dei lavori più noti ed amati dell’intero repertorio classico, usato, e talvolta abusato, nei più svariati contesti.

Meno di quindici anni dopo, nel 1888 il connazionale Rimskij-Korsakov iniziava la stesura della Suite sinfonica Shéhérazade op. 35, che sarà eseguita nella seconda parte del concerto, attingendo «all’inesauribile serbatoio di immaginazioni orientali» costituito da Le mille e una notte. Il lavoro, secondo le parole dello stesso autore «chiude un periodo della mia carriera, al termine del quale il mio modo di trattare l’orchestra aveva raggiunto un grado ragguardevole di virtuosità e di pienezza sonora, pur senza influenze wagneriane e limitandomi all’orchestra normale così come l’aveva usata Glinka».

La biglietteria è aperta nei giorni 21, 22, 23 e 24 novembre 2019 in via Nizza 280 interno 41, dalle 14.30 alle 19, e un’ora prima del concerto, dalle 19.30. Poltrone numerata da 27 a 54 euro, e ingressi non numerati da 20 e 13 euro (ridotto per i giovani con meno di trent’anni) in vendita un quarto d’ora prima del concerto secondo disponibilità. Vendite on line su www.anyticket.it. Informazioni: 011.63.13.721

Il Teatro Carignano apre le porte alle Mattinate Fai d’inverno

Per la prima volta il Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale apre le porte del Teatro Carignano, la sua sala più antica e prestigiosa, per accogliere le Mattinate FAI d’Inverno 2019, l’iniziativa che il FAI – Fondo Ambiente Italiano dedica ai ragazzi delle scuole primarie e secondarie di I e II grado, accompagnandoli alla scoperta di luoghi meravigliosi, approfondendo la conoscenza della propria città, ma soprattutto dell’affascinante passato che i luoghi custodiscono.

Per cinque giorni, dal 25 al 29 novembre 2019, gli spazi dello storico Teatro Carignano (piazza Carignano 6, Torino) saranno animati da Apprendisti Ciceroni, studenti preparati dai docenti e dai volontari FAI, e supportati dal personale del TST, un’opportunità per avvicinare i giovani alla storia di uno dei gioielli dell’architettura teatrale del nostro Paese, che nei suoi 300 anni di vita ha ospitato gli artisti più importanti della scena italiana e internazionale.

Un modello di “educazione alla pari” che coinvolge centinaia di studenti delle scuole di Torino e Provincia, invitati a scoprire gli ambienti e le funzioni della sala teatrale nata nel XVIII secolo, che lega la sua storia al passato dei Savoia e della Repubblica italiana.

Nello scopo esclusivo del FAI – l’impegno di far conoscere e proteggere le straordinarie bellezze di cui l’Italia è ricca, i monumenti, i paesaggi, le opere d’arte, i siti archeologici – il Teatro Stabile di Torino ha riconosciuto una corrispondenza con il proprio mandato di teatro pubblico, in particolare nel conservare e valorizzare il Teatro Carignano, edificio di pregio storico e architettonico, e nella necessità di promuovere nelle nuove generazioni la cultura teatrale e l’immagine di Torino.

 

Maria La Barbera

Un premio per non dimenticare Gian Franco Bianco

Monica Dogliani, presidente dell’associazione Nomen Cultura,  con l’amministrazione di Borgo San Dalmazzo, promuove la seconda edizione del  Premio Gian Franco Bianco, intitolato al giornalista Rai scomparso alcuni anni fa. L’iniziativa si terrà presso l’auditorium civico del comune del Cuneese, il prossimo 29 novembre alle ore 21.

(nella foto la precedente edizione)

 

Il “Pannunzio” 2019 a Ernesto Ferrero

Il Centro “Pannunzio” ha conferito ad Ernesto Ferrero il Premio “Pannunzio” 2019.

Ernesto Ferrero ha lavorato per anni in editoria,  ha diretto il Salone del libro di Torino dal 1998 al 2016. Scrittore affermato, è autore di saggi e romanzi tra i quali ricordiamo “N”, “I migliori anni della nostra vita”,”Primo Levi, la vite e le opere”, “Francesco e il Sultano”. Ha vinto il Premio Strega ed il Premio Campiello.

Quel viaggio di 80 anni fa da Ginevra a Kabul

Il lungo straordinario viaggio è iniziato con una vettura anni Trenta, ottanta anni fa. Era il 6 giugno 1939: due donne giornaliste, scrittrici e fotografe, partivano da Ginevra in auto dirette a Kabul.

Con le loro macchine fotografiche e una cinepresa. Un lunghissimo avventuroso itinerario documentato con due libri, filmati e centinaia di fotografie. Alcune di queste si possono vedere nella sala Athenaeum del Rettorato di via Po 17 a Torino fino al 13 dicembre (dal lunedì al venerdì ore 14-18). Le fotografe sono Ella Maillart e Annemarie Schwarzenbach, già famose per aver scritto in quegli anni inchieste in vari Paesi. Ma questa volta dovevano realizzare servizi fotografici per importanti quotidiani e riviste. E c’è di più perchè il loro viaggio vuole essere anche una fuga spirituale da un’Europa che si stava avvicinando a passo veloce verso un’altra catastrofica guerra mondiale. Scriverà la Maillart: “volevamo andare in luoghi dove la parola divino avesse ancora un senso”. Le foto scattate sono almeno trecento insieme a un filmato su popoli e luoghi visitati utilizzando una pellicola che l’Agfa aveva dato alle due fotografe da sperimentare. Ciò che risalta è un mondo che in gran parte non esiste più, un Afghanistan arcaico, attraversato da tribù nomadi e capi tribali che accolgono le due donne con ospitalità.

Ella Maillart e Annemarie Schwarzenbach documentano il tramonto del mondo antico con le sue tradizioni immutabili da centinaia di anni e l’arrivo della modernità fatta di modesti autocarri, dighe in costruzione, vecchie auto e fabbriche nascenti. Tradizioni che finiscono per far risaltare la stessa condizione miserevole in cui vivevano le donne che peraltro ancora oggi resta un problema irrisolto. Le fotografie, su licenza della Biblioteca Svizzera di Berna, sono riprodotte in grandi pannelli che illustrano anche le figure delle due viaggiatrici con le loro storie personali. In sala vengono proiettati i filmati originali della cineteca Rts, Radio Television Suisse. Per l’Italia si tratta di una prima assoluta mentre le due protagoniste del viaggio sono state negli anni riscoperte con eventi e documentari in Svizzera e in Germania.

Filippo Re

La mostra, organizzata dal Centro Federico Peirone di studi sull’islam, intitolato alla memoria di Federico Peirone, docente universitario a Torino, eminente arabista e sacerdote, è visitabile fino al 13 dicembre al Rettorato di via Po 17, dal lunedì al venerdì ore 14-18.