

Ventitre anni fa, nell’aprile del 1996, usciva per Baldini & Castoldi , “Il pesce elettrico” di Enrico Fovanna, il primo e forse unico romanzo scritto da un italiano sul popolo curdo (premio Stresa 1996 e premio Festival Romanzo Esordiente, Salone del Libro di Torino 1997). Un mese prima dell’uscita del libro, Fovanna – all’epoca trentaseienne, nato a Premosello in Val d’Ossola, nel nord del Piemonte – era stato arrestato dalla polizia turca a Diyarbakir. Curiosamente il libro racconta proprio la vicenda di Pietro, un reporter incarcerato da Ankara perché sospettato di collaborare con il Pkk, il Partito dei Lavoratori delKurdistan, movimento che si batte per la liberazione del popolo di quella che è stata definita “la più grande nazione al mondo senza stato”. In uno dei rari casi in cui la fantasia letteraria precede la realtà, il protagonista de “Il pesce elettrico” – inviato di guerra italiano – scompare nel momento in cui viene liberato – cinque anni dopo l’arresto – e lo fa mentre tre colleghi del suo giornale (due uomini e una donna: Stefano, Alfredo e Barbara ) sono partiti con lo scopo di rintracciarlo.
In una Turchia meridionale, bruciata dal sole d’agosto, dopo cinque anni di assoluto silenzio, chi cercano ognuno dei tre? L’amico d’infanzia, il grande reporter o l’unico uomo mai amato? Inizia così una settimana di misteri nel Kurdistan. Lettere, enigmi, messaggi da decifrare e strane figure. Ogni incontro appare casuale, ma introduce al mistero di una realtà, quella curda, che sopravvive alla guerra più dimenticata del pianeta. La storia vira in giallo e si dipana davanti al lettore come un road-movie tra le strade e le coste della Turchia, fino a un finale a sorpresa. Il libro affronta un tema caldo, ora come ventitre anni fa. Anzi, ora più che mai dopo che curdi si sono battuti coraggiosamente contro i terroristi fondamentalisti dell’Isis ed oggi subiscono gli attacchi e le violenze della Turchia di Erdogan. I circa trenta milioni di curdi costituiscono uno dei più grandi gruppi etnici privi di un territorio nazionale. Per oltre un secolo molti di loro hanno lottato per un Kurdistan indipendente o perlomeno autonomo, con mezzi sia politici che militari. Tuttavia i governi degli stati che li ospitano si sono sempre opposti all’idea di uno Stato curdo e perfino alla concessione di un autonomia politica e culturale. Un territorio immenso, che si sviluppa nella parte settentrionale e nord-orientale della Mesopotamia, la terra fra i due fiumi Tigri e Eufrate. Il territorio abitato dai curdi si trova prevalentemente in Turchia ma comprende vaste zone in Siria, Iraq, Iran, e in misura minore Armenia. Il Kurdistan turco, che i curdi chiamano Bakur, protagonista del libro di Fovanna, è un vasto territorio che comprende la parte sud orientale della Turchia dal confine siriano fino all’Iran, dove vivono circa venti milioni di persone e ha il suo centro culturale e politico nella città di Diyarbakir, una vera e propria capitale simbolica del Kurdistan che conta quasi due milioni di abitanti. Ed è proprio lì che vene arrestato l’inviato de “Il Giorno”. La polvere del tempo, sui bei libri, non si posa mai e men che meno su “Il pesce elettrico” che Fernanda Pivano descrisse così: “Questi dialoghi sono maledettamente belli, sarebbero piaciuti a Hemingway”. E se lo disse lei, traduttrice di tutti i grandi scrittori americani, amica personale di Hemingway e musa dei poeti e dei cantanti della beat generation, non c’è ragione alcuna per farsi rodere dal dubbio.
Marco Travaglini
Di Massimo Gaggero
17-20 OTTOBRE
SAN MAURO TORINESE
SALA “ILARIA ALPI”
Via Martiri della Libertà, 150
Verrà inaugurata il 17 ottobre, alle 17.30, presso la sala “Ilaria Alpi” di via Martiri della Libertà, 150, a San Mauro Torinese, con il patrocinio del Comune, la mostra “Essenza di donna” dell’artista Massimo Gaggero. Curato dal critico d’arte dottoressa Carla Bertone, l’allestimento, con ingresso gratuito, resterà visitabile fino al 20 ottobre dalle 14 alle 19.
Si tratta di una ventina di quadri che rappresentano la donna nelle sue diverse espressioni e con profonda intensità. Il corpo femminile, nel tratto stilizzato e veloce di Gaggero, diventa, di volta in volta, dramma, sensualità, gioia, sogno, sentimento o incubo. Persino quando l’artista decide di toccare le corde più profonde della seduzione, la figura femminile, che fissa dritto negli occhi chi osserva il quadro, non è mai trattata con superficialità o volgarità. Essa resta protagonista consapevole del suo universo. Quasi la materializzazione di un sogno che si fa realtà proprio grazie alla capacità interpretativa del pittore.
Spiega Massimo Gaggero: “Le donne che ritraggono sono immagini che vengono a me dal mondo delle idee per prendere corpo e comunicare il loro messaggio, la loro emozione. La fase creativa, ogni volta, è come se fosse un rapporto d’amore con il soggetto che sto ritraendo. Mi abbandono a sensazioni e ispirazioni che sono loro stesse a suscitare. Le mie modelle immaginarie mi parlano, mi dicono con la voce dell’anima come vogliono essere dipinte. La figura di donna che ricorre nei miei quadri, seppure nelle più diverse interpretazioni, è sempre esile ma profondamente femminile. Con forme procaci, evidenti, ma mai rifatta. Non amo e non ritraggo la femminilità artificiosa”.
Nato a Torino il 12 giugno 1957, residente a Pino Torinese dall’età di sei anni, Massimo Gaggero, dopo la maturità scientifica, si forma frequentando per qualche tempo l’Accademia Albertina per poi passare alla scuola di Arte applicata e Design di Torino presso cui si diploma con il massimo dei voti. L’artista, nei primi anni ’80, ha frequentato i corsi del Royal College University of Arts di Londra che, all’epoca, rappresentava un unicum a livello internazionale. Designer di fama, dopo varie esperienza anche nel mondo della pubblicità, Gaggero, all’incirca dal 2011, ha deciso di trasformare completamente il suo stile rivolgendo la sua ricerca alla bellezza femminile quale ideale di umanità e amore universale.
Il suo tratto ricorda la forza onirica di Vincent Van Gogh o le atmosfere vive e vivaci della pop art. Lo stile veloce e l’uso sapiente delle macchie, a volte istintuale concretizzazione di un’arte che nasce dall’io più profondo, possono far pensare ad una rielaborazione dello stile impressionista in chiave moderna. L’angoscia e il dolore in alcune delle opere più drammatiche può far pensare allo stile di Edvard Munch. Del resto è l’artista stesso a raccontare, con profonda consapevolezza ed empatia, di aver conosciuto, passeggiando di notte attraverso le vie cittadine, il lato oscuro della dimensione metropolitana con tutti i drammi e le più tristi condizioni di alcune fasce della società.
In molte opere la tecnica mista è una sapiente alchimia artistica per portare l’osservatore all’interno del sogno dell’autore che, di volta in volta, può suscitare una gamma di emozioni sempre diverse e sorprendenti. Gaggero, che ha iniziato a dipinge a soli sedici anni, utilizza, di volta in volta, acquerello, pastelli, pennarelli, colori ad olio e tutte le possibili soluzioni pittoriche.
Visitare la mostra prevista a San Mauro significa affrontare un viaggio nell’animo femminile. Essa offre la possibilità di leggere sguardi ed emozioni che passano direttamente dagli occhi dei soggetti dipinti all’animo di chi osserva.
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Dice l’Assessore comunale alla Cultura Giulia Guazzora: 《Ospitiamo con entusiasmo una mostra che ha come filo conduttore il complesso mondo femminile in tutte le sue declinazioni, sottolineando l’attenzione e la sensibilità del nostro Comune nei confronti di un tema, già al centro di altre iniziative, di cui non si parla mai abbastanza, un mondo fatto di sfumature e continue evoluzioni. Agli organizzatori porgo un sentito ringraziamento per questa proposta culturale, con l’augurio di una buona riuscita di questa esposizione》.
Dopo la mostra a San Mauro, Gaggero proporrà un ulteriore evento artistico da non perdere che si terrà dall’8 al 23 novembre presso la biblioteca “Angelo Caselle” di Pino Torinese, dal lunedì al sabato, secondo gli orari della biblioteca. In quel caso si tratterà una antologica dei diversi periodi artistici e avrà come titolo “Visioni”. Per informazioni sulle opere contattare i numeri 333/8540529 oppure 334/1181435.
Al via il Fisad, Festival Internazionale Scuole d’Arte e Design Fisad Building a new world, eventi promossi dal Miur. Esposte le opere degli allievi di 56 scuole d’arte universitarie da tutto il mondo, nelle sedi dell’Accademia Albertina. La giuria del PNA assegnerà un premio per ognuna delle 10 sezioni, la giuria FISAD assegnerà 3 premi ai migliori artisti e l’Assessorato alle politiche giovanili della Città, il premio Torino Creativa ad un giovane artista. Infine, a cura della Fondazione Cecilia Gilardi ONLUS, sarà attribuita una residenza d’artista ad un promettente giovane dell’Accademia di Torino.
Mercoledì 16 ottobre alle ore 17 a Palazzo Cisterna di Via Maria Vittoria 12 il Generale franco Cravarezza , Direttore del Museo Pietro Micca, terrà una conferenza di presentazione del museo Pietro Micca e del suo patrimonio dal titolo “La città sotterranea di Pietro Micca. Ieri e oggi” propedeutica anche alla visita guidata dello stesso museo , delle sue gallerie e dell’Area archeologica della Cittadella. L’incontro si colloca in concomitanza con il 313 ° Anniversario dell’assedio di Torino del 1706 ,conclusosi con la battaglia del 7 settembre, nella quale le truppe austro-piemontesi, guidate da Vittorio Amedeo II e dal principe Eugenio di Savoia, respinsero definitivamente gli assedianti francesi e spagnoli. La conferenza, organizzata dall’Associazione culturale Cromie ,ha il patrocinio della Città Metropolitana di Torino. L’ingresso è libero.
Associazione Amici Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino
Giovedì 17 ottobre alle 18,30, nella cornice della mostra internazionale di fotogiornalismo World Press Photo, in corso fino al 17 novembre all’Ex Borsa Valori di piazzale Valdo Fusi, è in programma la conferenza “La lezione di Bruno Segre”. Nell’occasione verrà presentato il volume “Non mi sono mai arreso” di Nico Ivaldi, Editrice il Punto, alla presenza dell’autore, dell’avvocato Segre, nato a Torino il 4 settembre del 1918, e di Gianni Da Ronco, chiamato a moderare l’incontro (a ingresso gratuito).
Il libro racconta Bruno Segre, 101 anni, figura tra le più limpide e coraggiose dell’antifascismo italiano, avvocato protagonista di tante battaglie e decano dei giornalisti del Piemonte. Combattente partigiano nelle valli del cuneese – dopo aver rischiato la fucilazione nel carcere di via Asti e la deportazione per mano dei repubblichini – nel dopoguerra ha condotto battaglie civili per il riconoscimento dell’obiezione di coscienza (nel 1949 difese il primo obiettore in Italia) e a favore del divorzio. «Vorrei essere ricordato come una persona che si è sempre opposta a tutti i tentativi di prevaricazione, d’imposizione forzata in sede politica o religiosa. Sul mio sepolcro vorrei il motto di Saul Bellow: “Qui giace un vinto – dalla morte – che non si è mai arreso».
L’autore del volume è Nico Ivaldi, laurea in Lettere Moderne e tante collaborazioni con giornali, radio e tivù. Nei suoi libri ha raccontato le sue grandi passioni: i viaggi, il calcio, la sua Torino, gli anni Settanta, il giornalismo. È presente con racconti e brevi storie in alcune antologie e blog. Dirige Piemonte Mese e si occupa di uffici stampa
“Guerriere dal Sol Levante” – una mostra dell’Associazione Culturale Yoshin Ryu in collaborazione con il MAO Museo d’Arte Orientale di Torino, rende omaggio alle donne guerriere in Giappone.
Donne coraggiose che hanno lottato per difendere famiglie e terre: nonostante ciò la loro stessa esistenza è stata minimizzata, sottostimata, nascosta o addirittura negata.
Nella mostra, i molti volti della donna guerriera giapponese: un documentario originale della durata di mezz’ora, oggetti storici e artistici provenienti dalle collezioni del MAO, di Palazzo Madama, del Museo Stibbert di Firenze e da collezioni private italiane: armi e accessori guerrieri, xilografie, dipinti, kimono, arredi. Con i manga e i fumetti, l’animazione, il cinema e la televisione, si assiste alla genesi di una nuova generazione di donne guerriere. Figure che prendono il posto che spetta loro di diritto, sostituendosi finalmente alle “principessine” addomesticate e passive dei primi cartoon, rivelando possibilità, capacità e temperamento pari alle controparti maschili: sono le guerriere “pop”. Disegni originali, animation cel, manifesti, action figures rarissimi, props e abiti creati appositamente. Il percorso espositivo si conclude con 40 ritratti eseguiti da giovani artiste e artisti in omaggio ad altrettante donne che hanno combattuto le loro battaglie in varie epoche e territori.
A corollario della mostra è organizzato un ciclo di conferenze al MAO che offre approfondimenti sul tema, una rassegna cinematografica al Cinema Centrale di Torino dedicata alla figura della donna guerriera nel mondo. Le donne “guerriere” dell’Associazione Yoshin Ryu offrono inoltre le loro competenze nell’uso delle armi usate dalle onna-bugeisha nel lontano passato giapponese con un ciclo di workshop organizzati presso la sede in Lungo Dora Colletta 51/53.
All’interno del bookshop del MAO Museo d’Arte Orientale, è acquistabile il catalogo bilingue (ITA/ENG) della mostra: le fotografie delle opere esposte e interessanti e inediti saggi sulla donna guerriere redatti da esperti nipponisti e collezionisti italiani. |
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La mostra è curata da Daniela Crovella e Fabrizio Modina, con il contributo di Regione Piemonte, Fondazione CRT e Compagnia di San Paolo, con il patrocinio del Consolato Generale del Giappone a Milano. Partner: Basho – Dettagli di Viaggio, Associazione Culturale Leiji Matsumoto, Museo del Cinema, Slow Cinema; Sponsor Tecnici: Trenitalia e Ilti Luce.
MAO Museo d’Arte Orientale – Via San Domenico 11, Torino
ORARIO da martedì a venerdì 10-18; sabato e domenica 11-19
INFO t. 011.4436932
BIGLIETTI Solo mostra Intero € 10 | Ridotto € 8
Mostra+museo Intero € 14 | Ridotto € 12
Gratuito Abbonamento Musei e Torino+Piemonte Card
Il concerto nella chiesa torinese in collaborazione con l’Accademia della Cattedrale di San Giovanni
Il Requiem di Mozart costituirà il tema del concerto in programma lunedì 14 ottobre alle 21, nella chiesa torinese di Santa Giulia, promosso dal coro Eufone’ ed orchestra Amade’ 1791. A dirigere l’orchestra il maestro Alberto Vindrola, solisti il soprano Caterina Borruso, il mezzosoprano Daniela Valdenassi, il tenore Dario Pola ed il basso Riccardo Mattioli. Il concerto è promosso in collaborazione con l’ Accademia della Cattedrale di San Giovanni.
L’Associazione Eufone’, dal greco “bel suono”, rappresenta il nome assunto nel 1993 da un gruppo vocale capace di raccogliere diverse esperienze musicali precedenti, e di operare nell’ambito della diffusione della cultura musicale attraverso conferenze, didattica, registrazioni, pubblicazioni, oltre che di promuovere concerti a scopo benefico.
Quello di lunedì 14 ottobre sarà un concerto dedicato dal maestro Vindrola (nella foto) alla memoria della moglie Paulette.
Alberto Vindrola, torinese, è violinista, pianista, arrangiatore e direttore d’orchestra. La sua formazione è avvenuta sotto maestri famosi quali von Abel, Manghini, Brun, Quaranta e Celibidache, che gli hanno poi permesso di occupare ruoli di rilievo in importanti istituzioni musicali, quali l’Orchestra del Teatro Regio di Torino, il Gruppo di Archi di Torino e la Rai torinese.
Mara Martellotta
Chiesa di Santa Giulia, piazza Santa Giulia 7 bis. Ingresso libero
(La foto della chiesa è di MuseoTorino)
Rubrica settimanale a cura di Laura Goria
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Annalena McAffe -“Ritorno a Fascaray” -Einaudi- euro 25,00
Se amate la Scozia, le ricerche storiche e l’introspezione, questo romanzo fa per voi. E’ ambientato nell’immaginaria isola di Fascaray, un piccolo pugno di terra nel nord della Scozia, ammantato di colline, boschi, torbiere, distese di erba machair, alte falesie e grotte profonde, sabbia d’avorio cosparsa di conchiglie. Tutto nel breve raggio di un fazzoletto percorribile a piedi nell’arco di un giorno. In questa terra ancorata alle origini e all’idea dell’indipendenza dalla perfida Albione, arriva la ricercatrice canadese Mhairi McPhail, con la figlioletta di 9 anni Agnes. Un passato da sradicata: ha antiche origini scozzesi, ma la sua famiglia è emigrata in Canada e lei ha vissuto in più angoli del mondo: l’ultimo, New York, dove ha lasciato i cocci del matrimonio con Marco. Ha attraversato l’oceano per ritirarsi a scrivere l’ambiziosa biografia del bardo isolano da poco scomparso, Grigor Mc Watt. Lui è l’autore del monumentale “Fascaray compendium”: 70 anni di diari su folklore, storia, flora e fauna, vita sociale isolana. Raccolti in oltre 8 milioni di parole vergate con la stilografica “…nella sua grafia infinitesimale e precisa come un ricamo, in 276 taccuini”. Ma il romanzo è anche il resoconto delle difficoltà di una giovane madre alla ricerca di se stessa. L’inesauribile passione per tutto quello che riguarda il poeta, ma anche il tentativo di riassemblare la sua vita. Vicende private e storia pubblica dell’isola si intrecciano in modo indissolubile, il ritorno alle radici è l’elemento chiave. Mhaira raccoglie documenti, testimonianze e oggetti appartenuti a Mc Watt, ricostruisce pregi e difetti dell’autore. Sempre più distaccata e lontana dal vorticoso mondo della metropoli americana, immersa in se stessa e nelle pile di carte, lettere, pamphlet, conti, ricette e tutti i cimeli di una vita intera spesa nel perimetro di Fascaray.
E’ un affascinante affresco di vite questo romanzo scritto da Annalena McAfee (nata a Londra nel 1952), dal 1997 sposata con lo scrittore Ian Mc Ewan e intellettuale poliedrica. Laureata a a Essex, è stata responsabile della sezione Arte e Letteratura del “Financial Times”, ha fondato la “Guardian Review, ed è anche autrice di libri per ragazzi.
Un altro libro di questa autrice che vale la pena di leggere è “L’esclusiva” (sempre pubblicato da Einaudi nel 2012) suo primo bellissimo romanzo un po’ trascurato dalla critica.
Annalena McAffe “L’esclusiva” – Einaudi- euro 21,00
“L’esclusiva è ambientato nel mondo del giornalismo, ruota intorno a due personaggi femminili (che più lontani tra loro non potrebbero essere) e mette a nudo i rischi di un mestiere in cui sarebbe sempre bene controllare a fondo le proprie fonti, perché il pressapochismo e la spudorata ricerca del gossip possono stravolgere un’intera vita. E’ quello che succede all’anziana Honor Tait, mostro sacro del giornalismo d’inchiesta britannico. E’ stata una sorta di bellissima Martha Gellhorn (grandissima reporter del XX secolo e 3° moglie di Ernest Hemingway); spregiudicata, ha conosciuto personaggi cult del mondo del cinema e della cultura. Per 50 anni ha girato il mondo, curato reportage dagli scenari internazionali più importanti, e vinto il prestigioso Premio Pulitzer per un articolo sulla liberazione di Buchenwald.
Ora, nel 1977 è alla soglia dell’80esima candelina e dopo la morte del 3° marito vive appartata, in una casa piena zeppa di ricordi che raccontano la sua vita. Ed ha un’altissima opinione di se stessa. Non ama concedere interviste, ma si lascia convincere ad accettare quella di una giovane free lance che sta disperatamente cercando di emergere dalla melma dei tabloid popolari. Si chiama Tamara, è un un’ochetta svampita, un bel po’ ignorante, digiuna di storia e cultura e, per quella che pensa sia l’intervista che farà balzare avanti la sua carriera, si prepara in modo approssimativo. Ma Honor è un osso duro e fin da subito capisce con chi ha a che fare. E’ lo scontro tra due modi di fare informazione: quello serio e impegnato della decana e quello superficiale e becero della giovane. Ne uscirà un disastro su più fronti….
Simona Lo Iacono “L’albatro” -Neri Pozza- euro 16,50
Forse è vero che il nostro destino da adulti affonda le radici nei sogni di quando eravamo bambini. O almeno è questa l’idea di partenza del bellissimo libro “L’albatro” che la scrittrice e magistrato siracusano Simona Lo Iacono ha dedicato alla vicenda terrena di uno dei giganti della letteratura, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore de “Il Gattopardo”.
L’albatro che dà il titolo al libro è il più fedele degli uccelli: quello che segue come un innamorato la scia delle navi mercantili, senza mai abbandonare il capitano, neanche se infuria la tempesta. Lo Iacono ripercorre la vita dello scrittore affidando pagine di ricordi al fedele servitore Antonno, affiancato da piccolo all’altrettanto imberbe Giuseppe, che ritroviamo nel 1903, figlio unico della nobile famiglia siciliana. Bimbo silenzioso e solitario che vive nello splendido palazzo di famiglia in via Lampedusa a Palermo.
Antonno è bizzarro perché vive e pensa al contrario: se deve andare avanti cammina all’indietro, se deve leggere inizia dall’ultima pagina. Ma la sua fedeltà è assoluta e il fulcro della sua vita è proprio il giovane Giuseppe.
Ecco allora lo scorrere della vita dello scrittore, alternato a pagine dei suoi pensieri e ricordi durante la degenza nella Clinica romana Villa Angela, dove si sottoponeva a sedute di cobaltoterapia nella speranza di sconfiggere, o almeno rallentare, il tumore ai polmoni che finirà per stroncarlo. Ci sono pagine durissime che testimoniano l’orrore delle due guerre mondiali, i bombardamenti che raderanno al suolo “il gigante” (il sontuoso palazzo nobiliare della sua casata). Una ferita mai rimarginata perché “:..con la casa se ne andava il passato, la mia infanzia, il primo sguardo sul mondo…”.
Poi c’è l’amore della sua vita, la tedesca studiosa di psicoanalisi (conobbe personalmente Sigmund Freud) Alexandra Wolff Stomersee, detta Licy; figlia di una cantante lirica e di un barone lettone (che fu anche maestro di corte dello Zar Nicola II). La sposerà a Riga quasi in sordina, con rito ortodosso, nel 1932. Ma il loro sarà per anni un matrimonio a distanza perché Licy -così moderna e mascolina, coltissima e poco elegante- non verrà mai accettata dalla madre dello scrittore e i brevi periodi di convivenza delle due donne saranno all’insegna della belligeranza.
Poi c’è lo struggente racconto della beffa più nera con cui il destino infierì sullo scrittore. Morire prima di essere riuscito a vedere stampato il suo capolavoro, “Il Gattopardo”. La magnifica e immortale storia del Principe di Salina travolto dal cambiamento di un’epoca e dalla caduta dei privilegi dell’antica nobiltà siciliana. E’ curioso come lo scrittore fece morire il suo Gattopardo in una notte di luglio e come lui stesso spirò nel sonno e fu trovato senza vita all’alba del 22 luglio 1957. E tale è la tenacia dell’albatro che Giuseppe Tomasi di Lampedusa, ormai agonizzante, percepirà anche alla fine la sua presenza pronta ad accoglierlo oltre il mistero della morte.
E giusto per la cronaca…fu lo scrittore Giorgio Bassani, autore de “Il giardino dei Finzi Contini”, a capire che “Il Gattopardo” era un capolavoro assoluto, ancora oggi uno dei libri più letti e tradotti a livello mondiale.
Emanuele Sartoris & Massimiliano Génot
Rilettura dell’opera di Franz Liszt alla luce dell’improvvisazione
Domenica 13 ottobre – ore 17:00
COLLETTO IN MUSICA
Chiesa del Colletto
Via Raffaello, 10 – Pinerolo
Sempre più interessante e ad ampio raggio artistico l’attività “live” di Emanuele Sartoris.
Per questa particolare occasione insieme al Maestro Massimiliano Génot rileggono l’opera di Franz Liszt alla luce dell’improvvisazione crossover.
Uno straordinario duo con un programma ricco di fascino, dove la musica scritta da Liszt incontra l’improvvisazione tipica del jazz.
Il concerto rientra nel programma di “Colletto in Musica” ed è stato selezionato dalla Compagnia di San Paolo per l’iniziativa “Luoghi della cultura”.
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Emanuele Sartoris
Avviato allo studio dello strumento dall’età di 10 anni, rapidamente inizia ad interessarsi al Blues e a tutta la musica nera e successivamente alla tradizione classica e alla musica moderna.
Approda alla musica jazz frequentando seminari di improvvisazione e orchestrazione, fino al diploma sotto la guida di Dado Moroni presso il Conservatorio di Torino dove consegue anche la Laurea in Composizione ed Orchestrazione Jazz con il massimo dei voti sotto la guida di Furio Di Castri e Giampaolo Casati.
Suona in numerosi festivals tra cui Torino Jazz Festival, Open Papyrus Jazz Festival, Novara Jazz Festival, Moncalieri Jazz Festival, Narrazioni Jazz 2017, Joroinen Music Festival in Finlandia.
Unisce un’intensa attività concertistica a quella didattica, da seminari come “Piano Experience” presso la Fiera Internazionale del pianoforte di Cremona insieme al Maestro Massimiliano Gènot fino all’insegnamento presso lo stesso Conservatorio di Torino.
Ospite musicale stabile nella trasmissione “Nessun Dorma” su Rai 5, condotta da Massimo Bernardini ha modo di collaborare tra i tanti con ospiti del calibro di Eugenio Allegri, Enrico Rava, Tullio De Piscopo ed Eugenio Finardi.
Massimiliano Génot
nato nel 1968 a Pinerolo, inizia precocemente lo studio della musica presso diplomandosi in pianoforte a sedici anni col massimo dei voti segue il diploma in composizione e il Diploma di Eccellenza al termine del primo periodo di perfezionamento, prosegue gli studi presso il Conservatorio Superiore di Ginevra, dove ottiene il “Premier Prix de Virtuosité avec distinction” ed il “Prix Filipinetti”.
Premiato in numerosi e prestigiosi concorsi, nazionali ed internazionali, ha suonato per il Maggio Musicale Fiorentino, per Settembre Musica e il Teatro Regio di Torino, la Sagra Musicale Malatestiana, l’Accademia di Musica del Montenegro, per l’Università Bocconi di Milano, il Politecnico di Torino, la Scuola Normale di Pisa, in Brasile per l’“Oficina de Musica de Curitiba”, l’Università di Coimbra, per la Mushashino Foundation di Tokyo, il Mittelfest, il Teatro La Fenice di Venezia, alla Musikhalle di Amburgo, al Gasteig di Monaco, alla Konzertsaal di Friburgo, al Museo Chopin di Varsavia e all’Accademia Musicale di Cracovia, e di recente in Vietnam, in Argentina, Ecuador, Cina.
Come solista con orchestra con l’Orchestra Sinfonica “Arturo Toscanini” di Parma, l’Orchestra del Festival Internazionale di Brescia e Bergamo “A. B. Michelangeli”, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, la Savaria Orchestra, la Sinfonica Nazionale dell’Ecuador, l’Orchestra Bruni di Cuneo.
Insegna attualmente Pratica pianistica presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino, affiancando corsi specialistici di Tecnica Pianistica. Ha tenuto lezioni-concerto al Dams di Torino e, nell’ambito del programma Erasmus, master class e concerti al Conservatorio Reale di Bruxelles, all’Accademia Nazionale Jan Paderevsky di Poznan, all’Accademia Nazionale di Danzica e all’Università Yldiz di Istanbul.
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