CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 562

Sulla via dei kami

Rotazione di dipinti giapponesi su rotolo verticale al MAO di Torino
Da martedì 5 novembre 2019 a lunedì 9 marzo 2020
Prosegue al MAO – Museo d’Arte Orientale di via San Domenico, a Torino, la saggia consuetudine di mettere a riposo periodicamente le opere più delicate, come quelle in carta o in seta, così da offrire al pubblico, in modo integro e a rotazione, tutta la ricca collezione del Museo. In quest’ottica, torna a rinnovarsi, da martedì 5 novembre e per quattro mesi, fino a lunedì 9 marzo del prossimo anno, l’esposizione dei cosiddetti kakemono, classici dipinti giapponesi su seta, cotone o carta eseguiti su rotolo verticale destinato ad essere appeso. Il piccolo nucleo ( sei opere, di cui un trittico) che oggi possiamo trovare in esposizione si ispira a figure tratte dalla simbologia e dai caratteri tipici della cultura del Paese del Sol Levante, come divinità della Fortuna, leggende del folklore, animali messaggeri divini e numerosi kami, ovvero le divinità venerate nella fede shintoista.
Di particolare interesse, in quest’ottica, l’eterea “Veduta del Monte Fuji” di Tsukioka Sessai (1761? – 1839) e il ritratto di “Sugawara no Michizane che cavalca un bufalo” di Utagawa Sadakage (attivo fra il 1818 e il 1844): opere – in cui si leggono “cifre artistiche” occidentali elaborate nell’Arcipelago in modo assolutamente originale – che rendono omaggio alle espressioni della natura nella sua bellezza più maestosa e agli illustri personaggi del passato venerati come kami dallo shinto.


A proseguire, le lievi pennellate del “Matrimonio delle volpi sotto la pioggia” del pittore di Nihonga, fra i primi a visitare Stati Uniti ed Europa – con la partecipazione nel 1878 alla Mostra Internazionale di Parigi – Watanabe Seitei (1851-1918), che fotografano di nascosto un evento raro quanto propizio: in Giappone si dice infatti che, quando piove con il sole, da qualche parte una coppia di volpi si stia unendo in matrimonio, lontano dagli occhi indiscreti degli esseri umani. Anche il celebre regista Akira Kurosawa si è ispirato a questo tema per uno degli otto episodi del film “Yume” (“Sogni”, 1990).
Un omaggio a Ebisu, una delle Sette divinità della Fortuna, venerato come protettore dei pescatori e dei pescivendoli, è invece il dipinto “Daikoku e Ebisu” di Nakajima Raisho (1791-1827), dove la divinità è ritratta mentre sfila l’amo dal pesce tai (simile a un’orata), elemento a lui associato e considerato di buon auspicio grazie al gioco di omofonia con tai (“grato”, “fortunato”).
Nel corridoio che ospita al MAO le stampe policrome è infine presentata una selezione di ukiyo-e (genere di stampa artistica giapponese su carta, impressa con matrici di legno e fiorita nel periodo Edo fra il XVII e il XX secolo), il cui nucleo centrale è costituito dalla prima metà della serie “Nelle 53 stazioni della Tokaido” di Utagawa Hiroshige (1797-1858), fra i principali paesaggisti giapponesi dell’Ottocento, cui viene anche attribuita una notevole influenza sulla pittura europea del periodo, in particolare su impressionismo e post-impressionismo, da Monet a Van Gogh. A lui è stato anche intitolato il cratere “Hiroshige”, sulla superficie di Mercurio.

g. m.

“Sulla via dei kami”
MAO – Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it
Da martedì 5 novembre 2019 a lunedì 9 marzo 2020
Orari: da mart. a ven. 10/18; sab. e dom. 11/19

***

Nelle foto
– Tsukioka Sessai: “Veduta del Monti Fuji”
– Utagawa Sadakage: “Sugawara no Michizane che cavalca un bufalo”

 

Il Vangelo perduto. Un mistero a Valmadonna

Il Vangelo perduto è un romanzo che all’apparenza riprende temi noti e filoni di scrittori di fama, dai vangeli apocrifi ai Templari, ma si rivela assolutamente originale. Innanzitutto è scritto a più mani, da tre autori accomunati dalla passione per la storia antica e per i misteri irrisolti. Ma soprattutto è ispirato a fatti realmente accaduti. L’ipotesi che in Piemonte, a Valmadonna, pochi chilometri da Alessandria, sia celato un mistero è lo sfondo del racconto che vede i protagonisti – un giornalista curioso come il primo giorno in cui ha iniziato a scrivere, un medico dalle passioni insospettabili e una borsista universitaria esperta di manoscritti apocrifi – impegnati nella ricerca di un documento che farebbe parte di una collezione unica al mondo, creata da Joseph Adler, un mercante d’arte. Perché il facoltoso collezionista l’ha chiamata con l’antico nome di un’apparentemente anonima frazione di Alessandria? E davvero l’intera raccolta di antichi papiri, libri e pergamene è stata acquistata da Israele? Forse Valmadonna nasconde ancora qualche documento misterioso, fra le cui pagine si nasconde un segreto per il quale l’umanità non è ancora pronta. Un segreto difeso per centinaia di anni dagli eredi dei Templari e racchiuso in un antico manoscritto che in molti hanno cercato invano. Ma che esiste. E un giorno c’è chi lo scopre…

Il libro è ispirato a fatti realmente accaduti. Pietro Luigi Garavelli riceve davvero nel 2016 la visita di alcuni israeliani che ispezionano e scandagliano il giardino e i dintorni di casa sua, quella Villa Vitale co-protagonista della storia. E Alessandria è innegabilmente stata un’importante città templare, come dimostrano alcuni luoghi e reperti che gli stessi alessandrini tendono a dimenticare. Certo le invenzioni a fini romanzeschi non mancano, ma il fascino di sognare che in Piemonte, nella frazione di Valmadonna, si nasconda un segreto antico lascerà il lettore con la curiosità e la volontà di approfondire la conoscenza della storia locale. E questa è proprio una della finalità che si sono prefissati gli autori: ispirare la riscoperta del nobile ed antico passato di questa terra

Gli autori.

Pietro Luigi Garavelli (Alessandria, 1961), medico. Specialista in Malattie Infettive e pediatria, dirige la Divisione di “Malattie Infettive” dell’ospedale universitario “Maggiore della Carità” di Novara. Autore di oltre 500 pubblicazioni scientifiche, si occupa anche di numismatica, esoterismo, genealogia e storia locale, argomenti a cui ha dedicato saggi e racconti.

Enrico Sozzetti (Alessandria, 1961), giornalista professionista. Si occupa di economia e ha scritto per “Il Sole 24 Ore”, “Il Corriere della Sera”, l’agenzia Agi di Torino. È stato responsabile della pagina di Economia & Lavoro del giornale “Il Piccolo” di Alessandria. Ha curato otto volumi sull’economia alessandrina e ha realizzato reportage su Cina e Israele. È autore del blog 160caratteri.wordpress.com.

Erica Bonansea (Pinerolo, 1970), scrittrice e insegnante. Laureata in Lingue e Letterature Straniere a Torino, è autrice dei due romanzi a sfondo storico “La casa oltre le mura” e “Una terra ai piedi dei monti” che ripercorrono il Settecento pinerolese. Oltre a insegnare tedesco al Liceo Porporato di Pinerolo, è docente a corsi di scrittura creativa e si interessa di storia e cultura locale.

Il libro è in vendita ad Alessandria (Mondadori Bookstore, Via Trotti 58; Il Libraccio, Via Milano 32; Libreria Berardini, Via S. Giacomo della Vittoria 87; Libreria L’Atheneo, Via Teresa Michel 8; L’edicola dell’angolo, Via Mazzini 18; Tabaccheria Ferracuti, Strada comunale 26 Valmadonna), a Valenza (Mondadori Bookstore Libraria, Viale Dante Alighieri 9) e a Casale Monferrato (Libreria Mondadori Bookstore, Via Roma 36C; Libreria Il Labirinto, Via Benvenuto Sangiorgio 4; Libreria Coppo, Via Roma 85). Presto anche ad Asti e a Torino.

Si può acquistare direttamente a Lar Editore (ordini@laredit.it), sulla libreria online ‘Ibs’ e sul sito ‘La Feltrinelli’.

 

Antonmario Semolini vince il Premio Pertinace edizione 2019

Il direttore d’orchestra è di origine senese, ma torinese d’adozione

 

Si terrà a Treiso nel Cuneese, sabato 9 novembre prossimo alle 16, presso il Centro Culturale,  ex Chiesa dei Battuti, la cerimonia di assegnazione del Premio intitolato a “Publio Elvio Pertinace”, giunto quest’anno alla sua ventottesima edizione.

Il M° Semolini con Letizia Ortiz, regina di Spagna

La commissione preposta all’individuazione del destinatario di questa edizione del Premio ha scelto il direttore d’orchestra Antonmario Semolini, musicista conosciuto a livello internazionale per la qualità delle sue interpretazioni. Il Maestro di origine senese, ma torinese da sempre, si trova in buona compagnia con gli illustri assegnatari del premio che lo hanno preceduto. Infatti, tra i prescelti delle precedenti edizioni, spiccano i nomi di uomini di lettere, di scienza e di arte, tra cui si distinguono il professor Gianluigi Marianini, antesignano dei “tuttologi” TV, i pittori Gianni Chiostri, Ugo Nespolo, Ezio Gribaudo, il mitico editore di Alpignano Tallone, i medici Massimo Foglia, Pino Rosso, Pierluigi Baima Bollone, il filosofo Vittorio Mathieu, il pioniere del jazz Renato Germonio ed il celebre violinista Salvatore Accardo. Il premio è  stato ideato da Bruno Labate con il contributo di diversi intellettuali ed è stato dedicato alla nobile figura dell’unico imperatore romano di origine subalpina, non presenta finalità politiche e si pone in antitesi ai tanti premi ufficiali e di palazzo, continua a vantare una organizzazione su base volontaria, che ne ha rappresentato anche il gruppo fondatore, al di fuori delle logiche partitiche e di potere.

Il Premio Pertinace affonda, quindi, le sue radici nella terra piemontese ed è dedicato, infatti, all’imperatore Publio Elvio Pertinace, nativo di Alba Pompeia (l’attuale Alba) nel 126 d.C. sotto il regno di Adriano. Eletto imperatore dai Pretoriani, subito dopo la morte cruenta del figlio di Marco Aurelio, Commodo, Pertinace seppe guadagnarsi la stima del popolo nel suo breve regno, conclusosi con l’assassinio, nel corso di una congiura, da parte dei Pretoriani stessi, che costituivano il corpo di guardia dell’Imperatore. Pertinace può, quindi, essere considerato, per il corso che diede al suo governo imperiale, improntato ad energia e giustizia, il simbolo delle attitudini e del carattere tipici del popolo piemontese, che racchiude le doti della serietà, della onestà  e della tenacia.

Proprio nel comune cuneese di Treiso, nella piazza Leopoldo Baracco antistante il Comune, è stata scoperta ad inizio del 2019 una stele con relativo busto bronzeo dell’imperatore Pertinace, eseguito dallo scultore Fernando Delia. L’iniziativa, voluta e sostenuta dall’amministrazione comunale di Treiso, ha suscitato notevole interesse perché la stele è stata posta nel centro del paese che ha proprio sul suo territorio una località denominata Pertinace.

 

Mara Martellotta

Piemonte Movie gestirà il cinema comunale di Villar Perosa

Attiva dal 2000 nella promozione e diffusione della cinematografia piemontese con il ‘gLocal Film Festival’ (la 19a edizione dal 12 al 16 marzo 2020 a Torino), la rassegna regionale ‘Movie Tellers’ (la cui 3a edizione si è appena conclusa con successo) e i Presìdi cinematografici locali, Piemonte Movie dà un nuovo corso alla sala che prende il nome CINEMA DELLE VALLI forte della propria vocazione glocal del pensare globale e agire locale.

L’obiettivo è di potenziare la sala valorizzando il rapporto con il territorio, rendendola punto di aggregazione socio-culturale non solo per la Val Chisone e Germanasca, ma per tutto il pinerolese.

Il Cinema delle Valli si apre a collaborazioni anche con le più autorevoli istituzioni cinematografiche come Museo Nazionale del Cinema Film Commission Torino Piemonte, per dare vita a progetti ed eventi, affiancando l’abituale programmazione di film in prima visione ad appuntamenti come proiezioni speciali, rassegne, incontri con ospiti, laboratori per le scuole lungo tutta la stagione.

Sabato 9 novembre, alle 21.00, la riapertura del cinema sarà festeggiata con la proiezione a ingresso libero del film Dolcissime, apprezzato titolo della recente stagione cinematografica e diretto dal regista alessandrino Francesco Ghiaccio, che sarà ospite in sala insieme alla giovane interprete Giulia Fiorellino.

Torino e il Canto degli Italiani, tra musica e storia

L’inno nazionale della nostra Repubblica e i suoi storici legami con la città di Torino celebrati al Museo Nazionale del Risorgimento Italiano

Sabato 9 novembre, ore 15,30

La prossima domenica, 10 novembre, compirà la bellezza di 172 anni. E il giorno prima, sabato 9 novembre (ore 15,30) per omaggiarne l’onorato genetliaco, a “Il Canto degli Italiani”, meglio noto come “Fratelli d’Italia” (quello che si canta a tutta voce con la mano destra sul cuore), il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano – da sempre depositario e custode della memoria della nazione – dedicherà un importante evento celebrativo organizzato in collaborazione con la Fondazione Vittorio Bersezio e con il torinese Conservatorio Giuseppe Verdi. “Torino e il Canto degli Italiani, tra musica e storia”, il titolo pensato per un evento che si terrà nella Sala Cinema del Museo di   piazza Carlo Alberto e che nasce anche per ricordare il particolare legame storico che unisce in modo speciale l’Inno Nazionale della Repubblica Italiana alla città di Torino. Era infatti il 10 novembre del 1847, quando proprio nell’allora capitale del Regno di Sardegna, a casa di Lorenzo Valerio (deputato prima del Parlamento Subalpino e poi   del Regno d’Italia), venne recapitato a Michele Novaro, compositore e patriota genovese (che si trovava allora a Torino per lavorare come secondo tenore e maestro dei cori nei teatri Regio e Carignano), il testo de “Il Canto degli Italiani”. A mandarglielo – come ben si sa – era il giovane studente genovese e patriota mazziniano, Goffredo Mameli. Il suo testo commosse e ispirò fortemente il Novaro che, a quasi trent’anni di distanza, ancora ricordava: “Io sentii dentro di me qualche cosa di straordinario, che non saprei definire adesso. So che piansi, che ero agitato, e non potevo star fermo. Mi posi al cembalo, coi versi di Goffredo sul leggio, e strimpellavo, assassinavo colle dita convulse quel povero strumento, sempre cogli occhi all’inno, mettendo giù frasi melodiche, l’una sull’altra, ma lungi le mille miglia dall’idea che potessero adattarsi a quelle parole”. Al contrario, l’immediatezza dei versi e l’impeto della melodia diedero vita a quel miracolo musicale e poetico, in cui neppure il compositore genovese avrebbe mai sperato e che fece dell’Inno il più amato canto dell’Unificazione durante il Risorgimento e nei decenni successivi, tanto che il 12 ottobre 1946 venne riconosciuto Inno Nazionale della Repubblica Italiana da un decreto mai convertito in legge, fino a due anni fa, grazie all’impegno di un parlamentare torinese, Umberto D’Ottavio, promotore della legge 181 del 4 dicembre 2017 che ha reso finalmente ufficiale l’Inno di Mameli. Dalla cui partitura, il cui originale è conservato nel Museo, si avvieranno nel convegno di sabato prossimo le riflessioni di Cesare Chiesa, segretario generale della Fondazione Bersezio e di Mauro Bouvet, coordinatore delle Edizioni del Conservatorio “G. Verdi” di Torino. Verrà poi proiettato il docufilm “Il Canto degli Italiani” del musicista Maurizio Benedetti. L’attore e regista Mario Brusa leggerà alcune poesie di Goffredo Mameli e il professor Paolo Bianchini dell’Università di Torino spiegherà la funzione educativa dell’Inno Nazionale. Umberto D’Ottavio, infine, interverrà per illustrare il tormentato iter legislativo che ha portato alla definitiva consacrazione de “Il Canto degli Italiani”.

  1. m.

“Torino e il Canto degli Italiani, tra musica e storia”

Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, piazza Carlo Alberto 8, Torino; tel. 011/5621147 o www.museorisorgimentotorino.it

Sabato 9 novembre, ore 15,30

La Madonna di Colonna a Crea

Sabato 9 novembre alle ore 16 al Santuario di Crea, presso il Monastero di Maria di Magdala dove nel 2018 si sono stabilite le Suore Domenicane, Gianni Colonna torinese, allievo di Felice Casorati e vissuto molti anni in Monferrato, donerà uno splendido dipinto della Vergine, in aggiunta ad una precedente dolcissima Madonna con Bambino.


Colonna anche in questa occasione si conferma, nel panorama contemporaneo, come l’artista più fedele all’arte figurativa di cui si rende strenuo difensore, mai sedotto dalla dilagante nichilista dittatura della “accademia delle avanguardie” che ripete e banalizza le provocazioni delle avanguardie storiche.
Egli è uno dei pochissimi artisti attuali che trattano temi religiosi, pressoché abbandonati da quando l’arte si è trasformata da trascendente in immanente; il suo intento è non solo di raggiungere risultati estetici ma anche di recuperare il valore dell’unione del ”Bello e Buono” di antica memoria greca che si stanno sempre più affievolendo.
Si nota l’assoluta unicità del suo stile nel sovrapporre i propri dipinti a capolavori del passato attraverso costruzioni mentali che, pur preservando una sedimentata memoria iconografica e la potenzialità del suggerimento ispiratore, si trasformano in una moderna classicità e in un inno alla Bellezza.
Le amate risonanze delle Madonne di George De La Tour sono riprese nella Vergine di Colonna al lume di candela che indossa lo stesso abito rosso ma al posto del Bambino tiene tra le mani un foglio manoscritto che, in un sottile gioco di sostituzione e trasposizione, è lo stesso che sta leggendo il san Girolamo di un altro dipinto dell’artista caravaggesco.
Inoltre sullo sfondo, quadro nel quadro, appare un paesaggio collinare monferrino, tra il calar del sole e l’arrivo della notte, antinaturalistico, metafisico, atemporale, steso a pennellate levigate e setose.Anche in questo caso, come in ogni sua opera intitolata indistintamente “Giorno Notte” i contrari si avvicendano per poi re incontrarsi perennemente nei cicli e ricicli della vita.
Giuliana Romano Bussola

Quando l’infanzia accarezza l’essenza del cuore e dell’arte più incontaminata

Unforgettable Childhood   – Linfanzia indimenticabile –

Artisti italiani e israeliani raccontano linfanzia , a sessantanni dalla Dichiarazione dei diritti del fanciullo

Polo del 900 (via del Carmine 14)

Dal 5 Novembre all1 Dicembre

Tenera, eterea, rappresentativa, essenziale, costruttiva, sorprendente e comune a tutti gli uomini è linfanzia.   Al tempo stesso  anche tramite di dolore, ma anche di gioia, di sperimentazione, di rivincita, di confronto.

Così verranno rappresentate le fiabe  dei bimbi del mondo , interpretate  da oltre 50 artisti italiani e israeliani che caratterizzeranno la mostra Unforgettable Childhood  – Linfanzia indimenticabile, dal 5 novembre al 1° dicembre al Polo del 900 . 

A sessantanni dalla Dichiarazione dei diritti del fanciullo ,celebrati il prossimo 20 Novembre , in concomitanza  alla Giornata mondiale dei diritti dellinfanzia e delladolescenza , questa mostra porta al Polo del 900 una vera e propria esibizione di storia, la più toccante e significativa, che va ad abbracciare linfanzia in tutta la sua essenza, tutelandone la natura , la sua crescita e il suo valore.

La mostra Unforgettable Childhood  – Linfanzia indimenticabile verrà curata da Ermanno Tedeschi , il quale asserisce che tutti siamo stati piccoli ; durante la vita si può non diventare padri, mariti o mogli , e il solo fatto di esistere implica uninfanzia : una frase comune a tutti e come tale indelebile. Ho chiesto agli artisti di fissare questa fase dellesistenza in cui tutto è possibile, quando le azioni del bambino sono continue sperimentazioni in cui si esercita ad essere, con semplicità e naturalezza ladulto di domani. Nasce così il progetto Unforgettable  Childhood, ll risultato sono soggetti, oggetti e momenti della vita quotidiana, testimoni di quanto la nostra vita abbia la necessità di ricordare il passato per vivere il presente e costruire il futuro : questo il criterio delle mie scelte curatoriali.

Nelle parole di Ermanno Tedeschi , sensibile curatore di questa mostra eccezionale, si evidenzia un credo fortemente significativo, reale e spontaneo nella sua conversione nellarte, la più delicata, fantasiosa e profonda. Una scelta la sua davvero realistica che accompagna tutti, grandi e piccini, ad abbracciarne i contenuti, nella curiosità di un credo che accarezza ognuno di noi , nella propria identità, intimità, nella storia che ci appartiene più da vicino e non solo .

Nella mostra da lui curata minuziosamente, si evidenziano le curiosità dei bambini nellappropriarsi degli oggetti che li circondano. Questa ricerca viene riproposta dagli artisti con svariate tecniche  : dal cucito  alla penna  10 colori, dallacquarello ai tessuti, al ferro , alle graffetta dacciaio inox, dal sughero allacciaio lucidato a specchio, dai giornali al nastro adesivo, legno e carta stagnola.  La varietà degli strumenti rispecchia di gran lunga quella dei temi proposti–  Le opere saranno rappresentate da scene dedicate allaffettività, a quelle del gioco, al rapporto genitori-figli, alla fisicità del bambino in tutta la sua evoluzione.

Con questa mostra : Unforgettable Childhood, il Polo del 900, nella persona di Sergio Soave, Presidente di questa Fondazione,  lancia una corda di solidarietà allUnicef in vista di due importanti anniversari storici legati allinfanzia . Il 20 Novembre prossimo infatti , si celebra la Giornata mondiale dei diritti dellinfanzia e delladolescenza che coincide con il sessantesimo anniversario della Dichiarazione dei diritti del fanciullo , redatta dalla Società delle Nazioni già nel 1924, in seguito alle conseguenze che la Prima guerra mondiale produsse in particolare sui bambini e approvata dallOrganizzazione delle Nazioni Unite, nel 1959. Egli interviene sostenendo che : se si considerano le immagini sulla ricorrente tragedia dellinfanzia ,tormentata dalla fame, dalle guerre, e dallo sfruttamento : certo , vorrebbe dire che quelle nobili carte sono state acqua sulla pietra. Ma il nostro dovere civile di memoria rimane intatto. Il Polo del 900 è nato per questo. La mostra curata da Ermanno Tedeschi va esattamente in questa direzione, anche se vi stupirà lessenza della denuncia dello specifico torto che gli adulti continuano a riservare allinfanzia.  Ciò che è stato chiesto agli artisti è rappresentare limmagine non traumatica o drammatica, ma intima e profonda di quelletà della vita.  Perchè se linfanzia è questa , per quale ragione offenderne il corso o la natura ? Perchè avvizzirne creatività e speranze? Queste e tante altre domande la mostra propone. E confidiamo che le risposte siano migliori di quelle che il mondo ci presenta.

Un messaggio quindi positivo quello di Sergio Soave affigliato alla cura della mostra di Ermanno Tedeschi. Un connubio di bellezza e meraviglia che nonostante la storia racconti essere anche molto contaminato dallesatto opposto, caratterizza uninsieme di valori e di speranze che al contrario ci fanno ben sperare di essere proiettate nella luce di una miglioria assai più matura di unumanità invece molto più attenta, più preparata e più generosa, nello sviluppare, come in questo caso tramite larte , argomenti assolutamente odierni che le opere darte degli artisti italiani e israeliani sottolineeranno  , al fine di meglio interpretare il mondo che ci circonda e i fenomeni che lo popolano. Uno strumento di educazione alla diversità , alla complessità e allinclusione. 

Cosa meglio dellarte, nella sua libertà di esporre e interpretare può trasmettere ciò 

Federica Tabbò, coordinatrice dei Servizi Educativi  Polo del 900, durante il periodo espositivo, sarà infatti lideatrice di attività educative da associare alla mostra, proprio in merito alle osservazioni sopra citate.

Durante il periodo espositivo infatti sarà possibile effettuare, su prenotazione, visite guidate rivolte a famiglie e bambini, accompagnati dal raccontastorie Davide Toscano (23 Novembre, 30 Novembre, 7 Dicembre) . Per le scuole del territorio è possibile fare richiesta per visite guidate dedicate ai gruppi classe. Per prenotazioni : 011-01120780.

Altri appuntamenti in programma sono : Il curatore racconta” che consente al pubblico di visitare la mostra accompagnati dal curatore Ermanno Tedeschi (19 novembre 3 dicembre. Prenotazioni: 011-01120780) e la presentazione in anteprima del libro Mi chiamo Nelson Grisù”, di Marco Benadi, autore e artista coinvolto nella mostra (24 novembre). 

Per la prima volta a Torino la mostra Unforgettable Childhood – ha viaggiato da Matera a Tel Aviv , da Ravenna a Bologna e dopo lapprodo al Polo del 900 di Torino conclude il suo viaggio al Museo Billotti di Roma.

La mostra è visitabile al Polo del 900  (via del Carmine, 14 – Torino) da venerdì 6 novembre a domenica 8 dicembre, dalle h. 10 alle h. 18. Accesso gratuito.

Inoltre si ringraziano gli sponsor che hanno partecipato attivi a questa bellissima iniziativa. La mostra Unforgettable  Childhood – lInfanzia indimenticabile, è stata realizzata con il contributo di Fondazione CRT e Camera di Commercio , con il sostegno di Banca Patrimoni  Sella & C. 

La mostra è sponsorizzata da Reale Mutua Assicurazioni , Fondazione De Benedetti Cherasco Onlus, Chiusano & C. Immobiliare.

Uniniziativa davvero unica nel suo genere questa, che ci coglie preparati ma anche impreparati ,perchè laddove c’è bellezza e lo spunto costruttivo di unevoluzione dellessere  davvero innovativa, non c’è che da rimanerne più che sorpresi se non emotivamente coinvolti.

Monica Di Maria di Alleri Chiusano

Tutti i numeri di Piemonte dal Vivo

Oltre 900 repliche, più di 70 Comuni in oltre 140 spazi, 350 compagnie: questi i numeri di Piemonte dal Vivo presentati in conferenza stampa dall’assessore Vittoria Poggio, dal direttore della Fondazione Matteo Negrin e dalla presidente Angelica Corporandi d’Auvare.

Piemonte dal Vivo promuove un progetto sulle arti performative, con uno sguardo sempre attento al presente e alla multidisciplinarità dei linguaggi. In quest’ottica, la Fondazione ha assunto un ruolo di snodo e di raccordo all’interno del comparto dello spettacolo dal vivo in Piemonte e in ambito nazionale. La Fondazione si vede oggi riconosciuto un ruolo importante di competenze e di innovazione, che si concretizza nelle linee strategiche e progettuali promosse dalla direzione nel triennio 2018/2020.

Novità di quest’anno sono gli AbbonamentiPlus che Piemonte dal Vivo ha immaginato per ampliare il sistema-rete del circuito per premiare gli abbonati dei teatri più piccoli consentendo di assistere a spettacoli nei teatri più grandi.

Nell’ottica di una sempre più ampia inclusione di pubblici e comunità ai linguaggi del teatro d’arte, della danza, della musica e del circo contemporaneo, la Fondazione ha messo in campo una serie di dispositivi innovativi che, adeguatamente testati nella prima parte del triennio, vengono ora disseminati su larga scala sulla massima parte del Circuito.

Molti sono i progetti rivolti alle comunità con cui Piemonte dal Vivo dialoga: è il caso di Performing+ è un progetto triennale – lanciato lo scorso anno dalla Compagnia di San Paolo e dal Piemonte dal Vivo con la collaborazione dell’Osservatorio Culturale del Piemonte

Novità di quest’anno Hangar Lab in Tour, in partenza il 24 ottobre ad Alessandria, che mette insieme da una parte l’affiancamento alle organizzazioni culturali (Hangar Point) e il laboratorio permanente diffuso sul territorio (Hangar Lab).

Il ruolo delle comunità è, inoltre, centrale in tutte le attività promosse alla Lavanderia a vapore di Collegno che, come casa europea della danza, realizza e accoglie progetti transdisciplinari: dal progetto Dance Well alla rassegna per le scuole Media Dance; e ancora Convergenze Creative o Mindset, per citarne alcuni.

Altre sperimentazioni pensate per nuove fruizioni culturali sono anche Scena Ovest (Collegno, Grugliasco, Rivoli e Venaria), per la cui promozione è stato attivato un accordo di co-marketing con Confesercenti Torino e provincia; A teatro? questa sera non ti dico no! realizzato in provincia di Cuneo in collaborazione con la Fondazione CRC e dedicato agli under 30; e ancora, Comunicare il teatro attraverso i social, un percorso formativo sull’uso delle piattaforme social. Con Agis Piemonte è, inoltre, in via di definizione il progetto Coppia vincente, per abbinare cinema e teatro in un unico abbonamento.

Piemonte dal Vivo ha individuato nella mobilità internazionale un motore di sviluppo e di crescita per la creatività emergente. Per questo motivo è stato istituito Move! il fondo annuale per il sostegno alla mobilità internazionale degli artisti piemontesi o residenti in Piemonte.

Inoltre, sono nate importanti relazioni internazionali che valorizzano progettualità articolate, a partire dalle eccellenze regionali. Un esempio recente è Dialogues Fragments and Stream’s Gestures, con EgriBiancoDanza e Balletto Teatro Torino per un programma di scambio con il prestigioso Scottish Ballet di Glasgow.

La relazione con la Scozia è stata particolarmente intensa nel 2019 grazie anche a un focus dedicato alla musica, a partire dal Torino Jazz Festival Piemonte (prima edizione aprile 2019) che ha permesso l’instaurarsi di un legame con Edimburgo, per la mobilità di artisti scozzesi in Italia e piemontesi in Scozia. Sempre sul tema della danza, forte è il rapporto con l’Europa grazie a EDN – European Dancehouse Network, di cui la Lavanderia fa parte.

L’italoamericano che voleva fermare la Grande guerra

Mercoledì 6 novembre la presentazione a Torino del libro “Io, pacifista in trincea”

 

Mercoledì 6 novembre sarà presentata al pubblico, all’Università di Torino, l’edizione italiana del libro del 1931 in cui l’italoamericano di Palermo Vincenzo D’Aquila raccontò la sua conversione da volontario a pacifista al fronte della Prima guerra mondiale

 

Mercoledì 6 novembre alle ore 18.00, nella Sala Lauree ex Facoltà di Lettere (Palazzo Nuovo, via Sant’Ottavio 20, piano terra), si svolgerà la presentazione del libro “Io, pacifista in trincea. Un italoamericano nella Grande guerra” (Donzelli Editore, Roma 2019), a cura di Claudio Staiti, con la prefazione di Emilio Franzina. Il volume, che gode del patrocinio dell’Assemblea Regionale Siciliana, è l’edizione italiana di Bodyguard Unseen. A true autobiography, scritto da Vincenzo D’Aquila (Palermo, 1892 – New York, 1975), pubblicato per la prima volta in inglese a New York nel 1931, e sinora mai arrivato in Italia.

 

Alla presentazione, introdotta e moderata dal prof. Mauro Forno, vice direttore per la Didattica del Dipartimento di Studi Storici dell’Università di Torino, prenderanno parte gli storici Gian Luigi Gatti (Università di Torino), Marco Scavino (Università di Torino) e Fabio Milazzo (Istituto Storico della Resistenza di Cuneo) che dialogheranno con Claudio Staiti, giornalista e dottorando in Storia Contemporanea all’Università di Messina, che ha curato e tradotto il volume.

 

Il libro, arricchito da due saggi introduttivi, da un ricco apparato di note e da una sorprendente appendice documentaria, racconta la storia vera di Vincenzo D’Aquila che, scappato di casa nel luglio 1915 per arruolarsi volontario nelle file dell’esercito italiano e iscritto nel 25° reggimento della brigata Bergamo, davanti alla cruda realtà del fronte e all’atrocità del conflitto, fu spinto a imbracciare il fucile, ma con la ferma volontà di non sparare neanche un colpo, per tutta la guerra. Questa fu la sua «chimerica promessa»: piuttosto che uccidere un altro uomo sarebbe morto lui stesso, fiducioso che Dio, la sua «invisibile guardia del corpo», lo avrebbe protetto. Tra complicate strategie messe in atto per tener fede alla sua promessa e l’avversione dei suoi superiori che lo consideravano un pazzo più che un profeta, D’Aquila fu allontanato dal fronte e internato in alcuni ospedali psichiatrici.

 

Sopravvissuto al conflitto, D’Aquila rientrò negli Stati Uniti, dove anni dopo scrisse il racconto della sua esperienza. Il libro, nonostante le critiche positive, cadde presto nell’oblio. In Italia rimase inedito, probabilmente perché il fascismo non gradì l’implicito inno alla pace che racchiudeva. Nato come sintesi introspettiva di una personale «odissea di guerra e pazzia», il racconto di D’Aquila costituisce oggi non solo un prezioso documento, utile agli storici e agli studiosi, ma anche un racconto avvincente di come sia possibile sopravvivere alla guerra, senza sparare un solo colpo.

 

Anteprime e proiezioni speciali: si inizia con la copia restaurata della “Strategia del ragno” di Bertolucci

Tesseramento e proposte per i soci

 

C’è voglia di rinascita nel circuito AIACE, dopo tre anni di mari burrascosi all’interno e di difficoltà economiche che ne hanno fiaccato successi e intenti. Già una conferenza stampa per dare voce alle varie iniziative suona tra gli addetti ai lavori quasi come una novità; come la campagna di tesseramento 2020 e il fil rouge ricollegato alla fedeltà dei soci danno la certezza di un futuro non trascurabile. E allora ecco la disponibilità della nuova tessera (al prezzo intero di € 12, ridotto € 9), valida fin da subito, con la possibilità per i nuovi soci e per coloro che rinnoveranno l’iscrizione di usufruire, fino al 31 dicembre del prossimo anno, del 25% di sconto nei cinema del circuito AIACE, cittadino e regionale, di ingressi ridotti a musei e a festival, mostre, spettacoli organizzati da associazioni ed enti convenzionati. Nell’intento di agevolare e incentivare, anche tra le nuove generazioni, la fruizione del cinema sul grande schermo, occasione per avvicinarsi a luoghi di condivisione e di confronto, e la diffusione di film di qualità, vengono promossi per i soci anteprime, proiezioni speciali, rassegne, corsi e incontri.

Il primo appuntamento è venerdì 8 novembre (alle ore 21 al cinema Ambrosio) con la proiezione della Strategia del ragno di Bernardo Bertolucci, tratto da un racconto di Borges, nella versione restaurata dalla Fondazione Cineteca di Bologna e da Massimo Sordella, un lungo quanto approfondito lavoro rallentato per questione di diritto, di cui il regista non potè vedere nemmeno l’inizio. La serata, introdotta da Stefano Francia di Celle, co-curatore della sezione “Venezia Classici”, offrirà l’opportunità di vedere sul grande schermo, a quasi cinquant’anni dal suo debutto, e nel technicolor di Vittorio Storaro riportato al proprio originale splendore, l’opera di Bertolucci ventottenne, distribuita all’epoca per pochi giorni e trasmesso poi dalla Rai in bianco e nero. Il film sarà preceduto dal breve documentario Rane, culatelli e lucciole, diretto nel 1996 dal regista torinese Guido Chiesa e dedicato ai luoghi in cui Bertolucci girò i film della sua trilogia padana: Prima della rivoluzione, Strategia del ragno e Novecento. In concomitanza con la mostra che Camera – Centro Italiano per la Fotografia dedica a Man Ray, il 12 dicembre AIACE e Camera dedicano un doppio appuntamento al cinema sperimentale dell’artista statunitense. Alle 18,30, nella sede di Camera in via delle Rosine, la visione e l’analisi di estratti dei suoi film più importanti (Retour à la maison, Emak Bakia, L’étoile de la mer e Les mystères du Chateau de Dé) ad opera di Alessandro Amatucci, mentre alle 21,15 al cinema Centrale i quattro cortometraggi muti saranno proposti con la sonorizzazione dal vivo del compositore e chitarrista Paolo Spaccamonti.

Da segnalare ancora “Visioni dal Ponte”, il ciclo di incontri organizzato per il secondo anno consecutivo da AIACE Torino in collaborazione con la libreria “Il ponte sulla Dora” e dedicato alle più recenti uscite editoriali di argomento cinematografico. Il primo appuntamento è fissa per martedì 12 novembre, alle ore 18, con il volume I maestri della luce. Conversazioni con i più grandi direttori della fotografia, scritto dagli statunitensi Dennis Schaefer e Larry Salvato, nella traduzione pubblicata da Minimum Fax. Il volume verrà presentato dal direttore della fotografia Luciano Federici, cui si devono tra l’altro le luci e le ombre del recente “Rocco Schiavone”.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini, una scena della “Strategia del ragno” di Bernardo Bertolucci, con Giulio Brogi e Alida Valli, e Man Ray, “Electricité”, 1931, Courtesy Fondazione Collezione MAST Bologna.