CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 562

Pansa, dalla sua Casale una richiesta: intitolargli un premio storico-giornalistico

La morte di Giampaolo Pansa è, al di là del lutto per la famiglia e del termine del suo cammino terreno, una perdita enorme non solo per Casale ed il Monferrato, ma anche per il Piemonte e l’Italia intera

 

Pansa è stato per tutti un maestro di giornalismo e uno storico onesto che ha saputo cogliere con la sua penna, da un lato, le caratteristiche della società italiana e della sua classe politica con il passare dei decenni, dall’altro ha avuto il coraggio di vedere – non coprendosi gli occhi – le brutture della Guerra Civile, da ogni parte. e – soprattutto – del dopo Guerra.

Questo lo ha esposto ad uno strano fenomeno: quelli che prima lo osannavano gli hanno voltato le spalle, criticandolo, e viceversa. Ma così è l’Italia. Credo che, invece, per apprezzarlo, vada valutata la sua opera nell’insieme, dall’inizio alla fine. E in ogni caso c’è sempre uno stile che farà scuola e rimarrà nel tempo. Con questo Concittadino ho avuto un solo contatto telefonico e ci siamo visti pochi minuti tanti anni fa, ma li ho entrambi ben in mente. Era il 1994, l’anno in cui uscì ‘Ma l’amore no’, il suo primo romanzo. Gli telefonai, facendogli una lunga intervista con dei tratti anche toccanti. Mi disse che veniva a Casale poco, perché qui lo assaliva la malinconia, il ricordo dei genitori che non c’erano più. Che quando era venuto per commemorare la Banda Tom aveva fatto una corsa nella nebbia. E un momento per me emozionante fu quando gli chiesi se conosceva Lucia Baù, sua compagna di scuola al Liceo e lui mi disse ‘Certo la ricordo come una bella ragazza’. Al che gli risposi che Lucia era mia madre ed era mancata da diversi anni. Poi lo vidi davanti alla Libreria Giovannacci e mi presentai, ma fu solo un incontro fugace di uno- due minuti al massimo. Però ho sempre continuato a leggerlo e seguirlo. Pansa è stato un figlio di Casale che ha Casale ha dato molto e che a Casale, nonostante successo e notorietà è sempre rimasto legato. Per questo ho apprezzato molto il lutto cittadino proclamato dal sindaco Federico Riboldi. Ma credo che la Città di Casale Monferrato debba fare subito un passo in più per questo suo figlio che se ne è andato: valutare di istituire un Premio letterario–storico a lui intitolato. al di là ed al di sopra di tutto. E’ una proposta che formalizzerà con una lettera al Sindaco ed all’Assessore alla Cultura a strettissimo giro di posta.

Massimo Iaretti

 

“Non voglio ammettere che ti amo”, l’amore non è logica

Barbara Perucca alla Feltrinelli con il suo romanzo di esordio: Non voglio ammettere che ti amo – Edizioni Helicon

Giovedì 30 gennaio ore 18 alla Feltrinelli di Torino in piazza Castello Barbara Perucca presenta il suo primo romanzo, adesso alla terza edizione e vincitore di due premi letterari. La scrittrice fiorentina di piemontese ha solo il cognome: il suo bisnonno era il famoso Eligio Perucca, titolare della cattedra di Fisica al Politecnico di Torino e autore di diverse pubblicazioni. Già il titolo del romanzo Non voglio ammettere che ti amo ci suggerisce una contraddizione interna: questo è l’amore che, nella sua irrazionale imprevedibilità, semplicemente accade. E le vicende dei personaggi del libro si sviluppano nella dicotomia tra ragione e sentimento dove “il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce” (Pascal). Tutto nasce da una separazione tra due dei personaggi principali: Elena e Giuseppe, dopo due anni di convivenza ed un tradimento con una collega di ufficio. Sembrerebbe una trama banale, in realtà nel corso della narrazione entrano in scena diversi personaggi, e niente è come sembra. L’autrice ama Pirandello ed il suo relativismo. Le maschere e la società da palcoscenico. La difficoltà di vivere i sentimenti in maniera autentica, le scelte di vita e le sorprese dell’amore: non siamo noi a cercarlo, ma è lui a trovare noi. Separazioni, matrimoni, nascite, partenze e traslochi, una madre invadente, un vicino di casa sui generis e un mix di emozioni.

 

In questo romanzo di formazione alla fine l’ultima parola nelle vicende dei diversi personaggi spetta proprio all’amore vero: non quello ovvio e scontato, ma quello sentito e vissuto nella sincerità del cuore. L’autrice spera di realizzare presto un film da questo suo primo libro, nel frattempo ha già un secondo romanzo nel cassetto, non collegato con il primo e ancora inedito. La strada è lunga. Intanto questo è un altro tassello della sua carriera letteraria.

L’amore non è logica, non segue la ragione, ma imprevedibilmente accade

 

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Margaret Storm Jameson  “Company parade”  – Fazi Editore – euro  18,00

 

Inghilterra 1918, la 24enne Hervey Russel punta lontano e vuole diventare scrittrice. Fa armi e bagagli, lascia il suo piccolo Richard alle cure di una vicina e spicca il volo da un paesino dello Yorkshire alla volta di Londra. Nessuna esperienza, pochi soldi, ma tanta buona volontà e doti letterarie ancora da scoprire e mettere bene a fuoco. Nella metropoli inizia come copywriter pubblicitaria: non esattamente quello che ambiva, ma deve mantenere se stessa e il suo pargoletto, tanto più che si trascina la zavorra di un marito spocchioso, velleitario e pure traditore. Poi riesce a mettere timidamente un piede nel mondo letterario e culturale della capitale. Uno scenario declinato soprattutto al maschile, in cui però brilla l’intellettuale e critica Evelyn Lamb. Raffinata, snob, abilissima nel gestire un salotto letterario, in cui ha la pecca di favorire soprattutto i maschietti con ambizioni smodate. Hervy riesce a entrare quasi di straforo in questo cerchio magico, ne entra e ne esce a seconda degli umori altalenanti di Evelyn; ma con tenacia finisce per mettere le ali e volare per conto suo con una serie di romanzi di successo.

“Company parade” è il primo romanzo di un ciclo, “Lo specchio nel buio”. E quello di Hervey è un personaggio a tutto tondo, che non è un caso, sia scaturito dalla penna di Margaret Storm Jameson, la cui biografia è folgorante. Nata nel 1891 nello Yorkshire, nel villaggio di pescatori di Whitby, morta nel 1986. Un genio dalle mille sfaccettature e con coraggio a tonnellate. Ha fatto svariati lavori, ha inanellato due matrimoni, è stata la prima donna a laurearsi in inglese all’università di Leeds, la prima a presiedere l’English Pen. Primati femminili in un’epoca in cui per le donne nulla era facile o alla portata di mano. Tant’è che la scrittrice pubblicò i suoi due primi libri sotto pseudonimi maschili, James Hill e William Lamb. Quando uscì”Company parade” nel 1934 lei era sia un’attivista antinazista e pacifista, che un’intraprendente scrittrice. La sua eroina Hervey racchiude  in sé lo stesso nocciolo duro dell’autrice. E’ una giovane donna fragile e al contempo d’acciaio che attraversa vita, svolte, ostacoli e ambizioni con forza titanica.

 

Ildefonso Falcones  “Il pittore di anime”   -Longanesi-   euro  22,00

Romanzo storico che si affaccia sulla Barcellona del 1901 con le esplosive tensioni sociali che portano in piazza la povera gente a manifestare contro il lusso delle classi più agiate. E’ la povertà dei molti lasciati indietro dalla rivoluzione industriale. E sullo sfondo di quest’epoca convulsa si muovono i personaggi indimenticabili di Falcones. A dibattersi in cerca di giustizia ci sono il giovane Dalmau Sala, artista talentuoso della ceramica che lavora nella prestigiosa bottega di un maestro di Azulejos, dove apprende tutti i segreti dell’arte e a soli 19 anni diventa primo disegnatore e progettista. Vive con la madre Josefa che si ammazza di fatica per sopravvivere dopo che il marito, anarchico imprigionato e torturato, è stato ucciso dalle autorità. A condividere la loro miseria c’è anche la combattiva sorella di Dalmau, la fiera e indomita Monteserrat, catturata anche lei durante una delle tante rivolte che infiammano le strade della città. Poi c’è il grande amore di Dalmau, la voluttuosa Emma Tàsies, bravissima in cucina e impiegata in una trattoria. Un destino tragico sta per abbattersi di nuovo sulle difficili vite di tutti loro. Ribellioni, tentativi di fuga dalla miseria, morti e speranze si alternano in una girandola di eventi che vi appassionerà trascinandovi per 681 pagine. Un affresco che racconta come a inizi 900 la capitale catalana fosse divisa tra la ricca borghesia che spingeva per il sorgere di edifici imponenti ispirati al modernismo e, d’altro canto, la miseria più nera della classe operaia travolta dalla rivoluzione industriale. Sorprendente è il ruolo che le donne, all’epoca quasi senza diritti, ebbero nella lotta operaia. Donne con la tempra di Emma che incarna alla perfezione il loro carattere battagliero.

 

 

Simonetta Agnello Hornby – Mimmo Cuticchio  “Siamo Palermo”  -Mondadori-  euro  18,00

E’ un inno di amore verso la loro città quello scritto a 4 mani da due palermitani Doc, Simonetta Agnello Hornby e Mimmo Cuticchio, erede della tradizione palermitana dell’Opera dei Pupi. Due personaggi che a Palermo affondano le loro radici più profonde e scrivono anche sul filo dei ricordi. Se avete in programma un viaggio alla scoperta di questa città, affascinati dalla sua storia e dalla sua anima, fatta di mille sfaccettature, ecco un libro che potrebbe farvi perfettamente da guida.

La Hornby, discendente di un’illustre casato –poi volata a Londra dove ha creato una famiglia e fatto l’avvocato- ci conduce nell’intrigante labirinto della città e nel mondo, in gran parte tramontato, delle classi sociali privilegiate e il loro rapporto con Palermo.

Ripercorre le tappe storiche del capoluogo che nei secoli è stato terra di conquista –dai fenici agli arabi, dai normanni alla cristianità sotto l’Impero Romano d’Oriente- dimostrandosi sempre aperta alle trasformazioni e capace di accogliere altre genti. Ma ci sono anche la Palermo della seconda guerra mondiale, le metamorfosi dei suoi quartieri e del tessuto sociale: con la decadenza dei nobili, le piaghe secolari della mafia e della prostituzione in case e vicoli. Poi alcuni suoi illustri personaggi, dall’artista Giacomo Serpotta del 1600 al coraggioso Padre Pino Puglisi.

Altri profili li traccia Mimmo Cuticchio, che ha saputo cogliere la preziosa eredità del padre,  (fondatore del suo primo teatro palermitano nel 1933) e negli anni settanta ha iniziato l’attività di puparo con spettacoli itineranti. Anche lui sciorina storie antiche e recenti, tra ville, chiese, palazzi e castelli, denuncia dell’abusivismo selvaggio; ma anche preziosi interventi di restauro, e personaggi in ordine sparso, vario  e assortito.

 

 

Tempo di Vitamine Jazz al Sant’Anna

I concerti avranno inizio dalle ore 10.00 nella sala Terzo Paradiso in via Ventimiglia 3 aperta al pubblico, dedicata alle pazienti e ai loro cari

 

Gli appuntamenti della settimana all’Ospedale Sant’Anna per la rassegna“Vitamine Jazz” già arrivata al centocinquantaduesimo concerto e alla sua terza stagione, organizzata per la “Fondazione Medicina a Misura di Donna” e curata da Raimondo Cesa.

Martedì 14 gennaio “Duo Giachino Blasioli”

Fabio Giachino pianoforte
Simone Blasioli sax
Grande Jazz con grandi protagonisti

Fabio Giachino


Fabio Giachino, classe 86’, è considerato tra i maggiori talenti apparsi sulla scena musicale italiana.
Artista eclettico, si muove dentro i confini del linguaggio jazzistico e della musica improvvisata come pianista, ma è molto attivo nel campo della musica elettronica come producer (live e studio) e come organista classico. Nato ad Alba (CN), la sua formazione musicale avviene in conservatorio conseguendo laurea in Jazz, Organo e C.O. Ha inoltre approfondito gli studi in italia e all’estero (Zurigo, New York, Detroit) con: Fred Hersh, Dado Moroni, Antonio Faraò, Stefano Battaglia, Franco D’andrea, Joey Calderazzo, Jean Guillou. Si è aggiudicato numerosi riconoscimenti a livello internazionale tra cui il Premio M.Urbani 2011, Premio C.Bettinardi 2011, Barga jazz Contest 2012, premio come miglior gruppo (TRIO) al Bucharest international Competition 2014. Nel 2016 vince una Residenza artistica di tre mesi presso l’Ambasciata italiana in Danimarca indetta dall’Associazione nazionale musicisti di Jazz (MIDJ).Si esibisce regolarmente in italia e in numerosi paesi stranieri tra cui: U.S.A., Russia, Messico, Canada, Giappone, Nepal, Germania, Danimarca, Norvegia, Finlandia, Polonia, Spagna, Inghilterra, Turchia, Libano, Romania, Francia, Belgio. Ha suonato e collabora con numerosi artisti tra cui: Randy Brecker, Dave Liebman, Fabrizio Bosso, Javier Girotto, Furio Di Castri, Flavio Boltro, Paolo Fresu, Rosario Giuliani, Maurizio Giammarco, Gavino Murgia, Marco Tamburini, Dino Piana, Luca Aquin, Miroslav Vitous, Emanuele Cisi, David Pastor, Benjamin Koppel. In ambito Pop e R&B, ha lavorato a produzioni originali ed inciso tra gli altri con: Roy Paci, Motel Connection, ENSI, Karima, Mariella Nava.

Simone Blasioli

Simone Blasioli inizia a studiare pianoforte e fisarmonica all’età di quattro anni sotto la guida del padre. All’età di 15 anni viene ammesso al Conservatorio L. D’Annunzio di Pescara dove si diploma brillantemente in Sassofono. Contemporaneamente studia Jazz presso l’Accademia Musicale Pescarese e presso la Fonderia delle Arti a Roma. Successivamente si laurea in Composizione per la musica applicata alle immagini con la votazione di 110/110 Lode e Menzione D’Onore e subito dopo in Direzione D’Orchestra presso il Conservatorio “A. Casella” dellʼAquila. Nel 2010 vince la Borsa di studio Erasmus in Composizione presso il Conservatorio di Castellón, in Spagna. Subito dopo vince una seconda borsa, (SMP), come Professore assistente di Composizione e Supervisore dell’Orchestra presso il RIAM di Dublino.
È primo sassofono alto della Big Band del Conservatorio dell’Aquila; suona in molte formazioni che spaziano dal duo al sestetto. Nel 2010/11 è stato quattro volte in tournée a Minsk con l’Italian Chansonnier.Vince numerosi concorsi nazionali e internazionali tra cui il 1° premio assoluto del 5° Concorso Stand Together: con la musica in Città Sant’Angelo e il 1° premio del Concorso Internazionale di Sassofono Città di Atri.  È stato segnalato al Concorso: Composizione musicale, Creazione e Critica, SUONOSONDA, Genova. Arriva in semifinale al concorso Premio Massimo Urbani  2019.

Giovedì 16 gennaio sarà la volta del gruppo “Aura Nebiolo Trio”

Aura Nebiolo, voce
Maurizio Vespa, vibrafono
Enrico Ciampini, contrabbasso

Il trio, formatosi nel 2016 dall’incontro della cantante Aura Nebiolo con Maurizio Vespa al vibrafono ed Enrico Ciampini al contrabbasso, propone musiche riarrangiate per “l’inusuale” formazione che vede il vibrafono protagonista come strumento armonico del gruppo.

Aura Nebiolo

Inizia il suo percorso musicale all’età di tre anni, avvicinandosi allo studio del pianoforte. Intorno ai 14 anni scopre l’amore per il canto ed in particolare per il jazz. Incomincia così, nel 2005, a frequentare l’Istituto G. Verdi di Asti, dove studia Canto Jazz con Paola Tomalino e Armonia Funzionale e musica d’insieme sotto la guida del pianista Jazz Daniele Tione. Prosegue gli studi al Istituto Verdi fino al 2009. Nel frattempo si esibisce in locali nell’astigiano e nell’alessandrino avendo l’opportunità di cantare con musicisti di fama nazionale ed internazionale.Ha studiato, inoltre, con la cantante jazz Sonia Schiavone, musica d’insieme con Matteo Ravizza e Gianni Virone e orchestra e utilizzo della voce in sezione, presso i corsi JAZZ.AT (2012/13/14). Prosegue gli studi presso l’Istituto di Alta Formazione Musicale “Conservatorio G.F. Ghedini” di Cuneo con Danila Satragno e Tiziana Ghiglioni, Luigi Martinale e Luigi Bonafede.
Ha collaborato con i pianisti Lino Mei, Franco Russo, Daniele Tione, Fabio Gorlier, Fabio Giachino, Sergio Di Gennaro, Luigi Martinale; i bassisti Matteo Ravizza, Dino Cerruti, Giorgio Allara, Enrico Ciampini, Mauro Battisti; i batteristi Luigi Bonafede, Paolo Franciscone; i sassofonisti Gianni Virone, Fulvio Albano, Tino Tracanna; i trombettisti  Felice Reggio, Ken Scharf, Alberto Mandarini, Flavio Boltro ed il trombonista  Dino Piana.
Nel Maggio 2016 incide con l’ensemble Vocale Vocal Visions, Tiziana Ghiglioni, Luigi Martinale, Mauro Battisti, Paolo Franciscone e Tino Tracanna, il cd Moods. Moods viene presentato in Giugno a Cuneo, con la partecipazione del trombettista Flavio Boltro.

Maurizio Vespa

Uno dei rari virtuosi del vibrafono. E’ musicista nella Big Band del M° Giampaolo Petrini. Ha partecipato
a manifestazioni e concerti di vari artisti fra cui Antonella Ruggiero.

Enrico Ciampini
Inizia all’età di 14 anni con il basso elettrico e dopo varie esperienze musicali la passione per il jazz lo conduce al contrabbasso. Dopo i primi studi autodidattici si perfeziona a Torino sotto la guida di Furio Di Castri e successivamente frequentando i seminari di Genova con Ray Brown. A partire dai primi anni ottanta è attivo sulla scena Torinese , accompagnando vari solisti come Andrea Pozza, Antonio Faraò, Gianni Basso, Flavio Boltro, Dave Pike, Larry Nocella. Esperienze successive lo portano a collaborare con Bob Mover, Franco Cerri, Sergio Fanni, Renato Sellani, Lars Moller, Massimo Faraò, Carlo Atti, Emanuele Cisi, Walter Bishop Jr., Jimmy Cobb, Bobby Durham, Pascal Michaux e a rappresentare l’Italia al festival di Lubjana con il pianista Gianni Negro. Nel 1994 partecipa all’EuroJazzFestival di Ivrea con la pianista Cinzia Gizzi e il batterista Giuliano Pescaglini. Nel 2004 con il saxofonista Fulvio Albano effettua un tour in Vietnam esibendosi al teatro dell’Opera di Hanoi e di Hue. Attualmente è impegnato in varie formazioni collaborando regolarmente con il trombettista Ken Sharf, con i saxofonisti Fulvio Albano e Claudio Chiara, con i pianisti Roberto Pedroli e Nando De Luca.

Rock Jazz e dintorni: Sinead O’Connor e i Massimo Volume

Gli appuntamenti musicali della settimana

Martedì. Al Jazz Club di Biella si esibiscono i Ragotago. Al Jazz Club è di scena il cantautore Dario Canal.

Mercoledì. Sempre al Jazz Club suona il sestetto Butterfly Cluster. Al Blah Blah si esibiscono i Deadbeatz.

Giovedì. Per “Novara Jazz” all’Opificio Cucina e Bottega, suona il quartetto del sassofonista Gianluca Zanello. Al Jazz Club è di scena il trio di Alberto Marsico. Al Baretti di Mondovì suonano i Modena City Ramblers. Al Cafè Neruda si esibisce l’InsoliTo Jazz Trio con il batterista Rodolfo Cervetto. All’Off Topic è di scena il gruppo Le Cose Importanti guidato da Giada Sagnelli.

Venerdì. Al Jazz Club suona il trio degli All Done. Al Folk Club per due sere consecutive, si esibisce la cantautrice folk Rhiannon Giddens, in duo con il percussionista Francesco Turrisi. Al Cap 10100 è di scena Demoro. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce il rapper Mecna. Al Blah Blah Nino Azzarà presenta il progetto Cattivomaestro.

Sabato. Al Magda Olivero di Saluzzo suonano i Massimo Volume. Allo Spazio 211 si esibisce il trio Fiori. Al Jazz Club suona il trio del batterista Marco Betti. Al B-Locale si esibisce il chitarrista Joseph Circelli. Al Cap 10100 è di scena la rapper Leslie. Alle Lavanderia a Vapore di Collegno, il Balletto Teatro di Torino, si esibisce con lo spettacolo “Temporal”, basato su musiche composte ed eseguite dalla violoncellista Julia Kent.

Domenica. Al Cafè Neruda va in scena “Il Sogno di Pablo”, viaggio nella canzone d’autore italiana.All’Hiroshima Mon Amour arriva  Sinead O’Connor. Allo Ziggy è di scena Kris Roe coadiuvato dagli Stereo Age e gli Slimboy.

Pier Luigi Fuggetta

Lo straordinario omaggio alla memoria de “Le voci del silenzio”

ll libro “Le voci del silenzio” mi ha fatto volare sulle ali dei ricordi, dei dolci e dolorosi avvenimenti di una lontana collina degli oleandri che guarda con malinconia il viola del mare di Sibari

I ricordi, le persone, le vite vissute intensamente e poveramente che volano, nelle pagine del libro di Barbara Castellaro, nell’aria come le lucciole e non hanno confini geografici, hanno dentro solamente venti a volte gelidi, a volte dolci che ti sfiorano, ti accarezzano il cuore.

Barbara Castellaro, raccontando la sua sua “spoon river” canavesana, ha scritto un libro splendido che persino i cuori più duri, sono sicuro, leggendolo hanno versato almeno cento, mille lacrime. Mentre lo leggevo, vedevo nella mia mente le ombre sorridenti di tutte le mie, le nostre, persone care che nel corso della mia vita mi hanno lasciato, ci hanno lasciato, e che noi con testardaggine continuiamo a ricordare, ad accarezzare come se fossero ancora con noi, tra di noi, come le farfalle che non muoiono mai, come ha ricordato Barbara nel suo esergo. Mi fermo, per riprendere a voce ed elencare anche tutti i pregi letterari di questo suo splendido  diario – libro che mi ha emozionato e non lo nego, anzi ne vado fiero, in alcune pagine ho bagnato le pagine con lacrime calde di ricordi e di pura emozione, perché ha reso un grande omaggio ai nostri nonni, ai nostri genitori, ai nostri amici che non conoscono spazi geografici, anche perché hanno gli stessi volti, forse anche le stesse vite e che ci hanno regalato lo stesso amore, la stessa dedizione.

Franco Esposito

Achille Perilli, tutte le opere nel catalogo generale

Presentato a Torino, nell’evento promosso dall’economista Paolo Turati.  All’artista romano la Galleria dell’Accademia fino a fine gennaio  dedica una personale

È uscito il catalogo generale dei dipinti e delle sculture dell’artista romano Achille Perilli ( Silvana Editoriale), presentato lo scorso 18 dicembre presso la Galleria Accademia a Torino.

Il volume, curato da Giuseppe Appella, articolato in due poderosi tomi, è frutto di intensi anni di studio e di attività dell’Archivio dedicato all’artista e curato dalla figlia Nadja Perilli, studiosa e storica dell’arte. Quest’attivita’ di studio ha condotto all’analisi ed autentificazione della produzione artistica dal 1945, anno in cui prendeva avvio l’avventura creativa di Perilli, proprio all’interno dell’acceso dibattito tra realismo ed astrattismo.

L’analisi, contenuta nel catalogo, si è concentrata non soltanto sull’enorme mole di carte dell’artista, di sua proprietà, ma anche sulla documentazione custodita in biblioteche ed in collezioni pubbliche e private di tutto il mondo, sulle fotografie d’epoca e sulla sua corrispondenza.

Achille Perilli, uno dei più grandi protagonisti dell’arte pittorica contemporanea, nasce a Roma nel 1927 ed ancora adolescente disegna, dipinge e frequenta lo studio del pittore Aldo Bandinelli insieme a Dorazio e Guerrini, con i quali organizza la prima mostra di studenti pittori romani presso il liceo Giulio Cesare. Quindi seguono gli studi di letteratura e storia dell’arte all’Università di Roma ed il successivo incontro, nel 1946, con Renato Guttuso. Del maestro nativo di Bagheria, Perilli frequenta il suo studio, in cui ha la possibilità di entrare in contatto con artisti quali Accardi, Consacra ed Attardi, costituendo con loro, nel ’47, il gruppo “Forma 1”, di cui avrebbe diretto il manifesto a favore di un’arte “della forma pura”. “Forma1” diventava, così, un gruppo che riprendeva il termine di “”arte aniconica”, derivante dalla parola greca “eikon”( immagine) che, preceduta dalla preposizione negativa ‘a’ ( alfa privativa) esprime una forma espressiva non figurativa, non referenziale e non rapportabile ad alcuna immagine conosciuta.

In forte polemica con il neorealismo, in espansione in quegli anni, Achille Perilli avrebbe aderito al MAC ( Movimento Arte Concreta) nel 1948, con Soldati, Monnet, Bruno Munari, Gillo Dorfles, collaborando poi, nel 1952, alla Fondazione delle riviste “Arti visive” ed “Origine”.

Prendendo le mosse dal dadaismo, l’artista romano ha costruito, in oltre settant’anni di produzione artistica, un proprio universo compositivo elaborando una materia complessa e ricercando un “segno più comunicante”, da riproporre con codici pittorici e strumenti di conoscenza innovativi. La sua prima intuizione parte dal disegno, negli anni Cinquanta, e diventa grammatica delle idee e dispositivo di analisi, capace di condurlo ad un lento avvicinamento alla forma primaria generatrice di una architettura nuova, in cui percezione e visione preparano una vera metamorfosi dei sistemi dei corpi geometrici, in equilibrio con l’universo. È così che nasce nell’arte di Perilli una variegata espressione artistica, che ingloba anche le tavole degli alfabeti, la scultura, la performance, l’happening, l’incisione ed il linguaggio della stampa. Tutte espressioni che trovano unitarietà in un corpus artistico, capace di evidenziare la base che questi diversi linguaggi hanno in comune nel loro originale messaggio comunicativo.

 

Mara Martellotta

Al Polo del ‘900 “Il potere dei senza potere”

La mostra che intervista Václav Havel a otto anni dalla sua scomparsa

A cura di Ubaldo Casotto e Francesco Magni

Presso Polo del ‘900, Via del Carmine 14. Dal 10 al 29 gennaio

Il 29 dicembre del 1989, Václav Havel – da dissidente e perseguitato politico sotto il regime comunista – viene eletto Presidente della Cecoslovacchia e, in seguito, della Repubblica Ceca (1993). A trent’anni da quel giorno, la vicenda umana e politica di Havel rivive nella mostra “Il potere dei senza potere. Interrogatorio a distanza con Vaclav Havel”, dal 10 al 29 gennaio, presso il centro culturale Polo del ‘900 di Torino. A cura di Ubaldo Casotto e Francesco Magni.

PERCHE’ UNA MOSTRA SU HAVEL

A otto anni dalla morte di Václav Havel, a trent’anni dalla Rivoluzione di Velluto e quaranta dalla pubblicazione del suo libro-manifesto “Il potere dei senza potere”, la mostra esplora l’attualità del pensiero di Havel.

  Temi conduttori della mostra sono il ruolo politico della verità, il protagonismo della società, la forza dell’individuo contro le logiche replicanti del potere, la democrazia intesa come una rivoluzione esistenziale. Per scoprire, oggi come allora, cosa può segnare la storia di un popolo.

L’INTERROGATORIO A DISTANZA

A dar risalto al pensiero di Havel, la struttura della mostra che procede sotto forma di intervista (Havel, con indubbio humor, le chiamava “interrogatori a distanza” per distinguerli da quelli numerosi, che ha subito nelle carceri ceche).

Le domande sono state poste oggi, da un gruppo di giovani lettori e conoscitori delle sue opere, provenienti da diversi paesi europei: sul perché sia diventato un dissidente, che cosa pensa della vita e della politica, dell’ideologia e della verità, dell’Est europeo e dell’Occidente, della crisi dell’uomo moderno e del suo rapporto con Dio, della fine del Patto di Varsavia e dell’adesione all’Unione europea, della fede e dell’esperienza dell’assurdo, della dignità dell’uomo e della speranza. Le risposte sono tutte rigorosamente di Havel, tratte dai suoi libri, dalle sue lettere dal carcere, dai suoi discorsi.

  32 pannelli compongono l’esposizione che, in una prima sezione, procede fra aneddoti e fatti biografici, con contributi video dell’epoca e testimonianze di chi ha collaborato e conosciuto Havel durante la Primavera di Praga, il carcere, l’esperienza di Charta ‘77, la Rivoluzione di velluto ecc., cui si aggiunge una sezione dedicata all’attualità e alle contrapposizioni con l’oggi.

  In mezzo tra le due sezioni, come trait-d’union, compare il negozio dell’ortolano di Praga, immagine emblematica descritta nel “Potere dei senza potere” dell’uomo simbolo della vita nella verità – tanto cara ad Havel – che un giorno decise di non esporre più tra frutta e verdure il cartello “Proletari di tutto il mondo unitevi” come prescritto dal regime.

Un piccolo gesto di libertà, “una palla di neve” – scrive Havel – che diverrà “una valanga”.

Dopo essere stata esposta a Roma presso la Camera dei deputati e aver ricevuto il riconoscimento della “Targa del Presidente della Repubblica”, la mostra inaugura al Polo del ‘900 di Torino, venerdì 10 gennaio alle ore 18. Aperta al pubblico ad accesso gratuito fino al 29 gennaio, dalle 9 alle 21.

La mostra è promossa dalla Fondazione Costruiamo il futuro, in collaborazione con la Václav Havel Library Foundation (Praga); Fondazione Polo del ’900 (Torino), Centro Ceco (Milano), DRFG Foundation (Brno), Consolato generale della Repubblica Ceca (Milano).

 

Programma inaugurazione

Polo del ‘900 – Sala ‘900

Venerdì 10 gennaio, ore 18 – Via del Carmine, 14

 

SALUTI ISTITUZIONALI

Massimo Giovara, Città di Torino

Alberto Cirio, Regione Piemonte*

Francesco Profumo, Compagnia di San Paolo

Sergio Soave, Fondazione Polo del ‘900

Modera

Maurizio Lupi, Fondazione Costruiamo il Futuro

Intervengono

Maurizio Molinari, La Stampa

Pavel Fischer, Presidente della Commissione Esteri del Parlamento Ceco

Anna Maria Poggi, Università di Torino

Ubaldo Casotto, curatore della mostra

Seguirà la visita alla mostra a cura di Ubaldo Casotto e Francesco Magni

 

Oliviero Toscani. Il “terrorista della pubblicità”

Il grande fotografo milanese in mostra alla Fondazione Cosso

Fino al 3 maggio 2020

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Fu lui stesso, un bel giorno, a dire di sé: “Mi considero un terrorista della pubblicità”. Provocatore. Anticonformista. Dirompente e irriverente, per qualcuno fin quasi alla blasfemia. Esagerato. Sempre. E più che mai, con l’avanzare del tempo. Ancora lui: “Esagerare è una forma di creatività che appartiene all’arte… esagerare fa bene, è un esercizio delle passioni dalle quali veniamo sempre più allontanati dalla realtà analgesica in cui viviamo”. Altra pillola (ce ne sono a decine), buttata lì con il sarcasmo di un sorriso disarmante, del “Toscani – pensiero”, che sta alla base dell’inusuale forza creativa di immagini fotografiche diventate ormai eredità, più o meno contestata e contestabile (per i metodi pubblicitari di shockvertising) dell’immaginario collettivo. Immagini che, in gran parte, ritroviamo assemblate nella grande mostra – curata da Nicolas Ballario, Susanna Crisanti e Roberto Galimberti – organizzata dalla Fondazione Cosso nella sua sede storica del Castello di Miradolo, a San Secondo di Pinerolo, fino al 3 maggio del prossimo anno.

Milanese, 77 anni portati con istrionica baldanza, fra i grandi della fotografia mondiale, Oliviero Toscani (figlio di Fedele, primo fotoreporter del “Corriere della Sera” e studi di Fotografia all’Università delle Arti di Zurigo) viene raccontato in mostra attraverso centinaia di stampe, manifesti e migliaia di immagini proiettate, gravitanti attorno ad un centinaio di opere che ripercorrono la sua carriera, dagli esordi alle più famose campagne per brand come Esprit, Chanel, Robe di Kappa, Fiorucci, Prenatal, Jesus (con i jeans “scandalosi”- era il ’73 – del “Chi mi ama, mi segua” trascritto sul tondeggiante fondoschiena di Donna Jordan), fino, passando per altre innumerevoli strade, a Benetton, per cui Toscani lavora dal 1982 al 2000, creando l’immagine e l’identità di United Colors of Benetton con una strategia di comunicazione orientata verso messaggi di pace e tolleranza e i riflettori ben accesi su problemi sociali quali AIDS e pena di morte, anoressia, integrazione ed uguaglianza. Dopo una pausa forzata (per una delle tante querele che hanno costellato nel tempo l’attività di Toscani), solo nel 2017, il fotografo riprende a dirigere la comunicazione del noto marchio di Ponzano Veneto. Accanto alle immagini iconiche, cariche di una genialità intuitiva e di una forza creativa non comune (Toscani è stato, dal 2008 al 2009, il presumibilmente primo assessore al mondo con delega alla “Creatività” al Comune di Salemi, sindaco un altro campione di originale estrosità come Vittorio Sgarbi), in rassegna al Castello di Miradolo troviamo anche esposte fotografie inedite, perfino quelle realizzate da studente, uscite per la prima volta dall’archivio e dal suo studio in Toscana, dove oggi l’artista vive, produce vino e olio d’oliva e alleva cavalli.

Mostra sicuramente fra le più “complesse” (come l’ha definita lo stesso Toscani) per la ricchezza e la varietà del materiale esposto; innovativa anche per il Castello di Miradolo che, per la prima volta, oltrepassa il limite delle sale interne per aprirsi nel percorso espositivo agli spazi naturali del grande Parco ottocentesco. Qui, infatti, ad accogliere il pubblico, sono le fotografie del Progetto “Razza Umana”, portato avanti da Toscani a partire dal 2007 (immagini di persone, di occhi, di solo apparente banalità di gesti ritratti in ogni dove del pianeta per ricordare l’esistenza di un’unica razza, quella umana) e i grandi manifesti 6 X 3 che lo hanno reso celebre in tutto il mondo. Come i due bimbi che s’abbracciano, l’angioletto bianco tutto boccoli dorati e il diavoletto nero o i tre cuori del ‘96, del tutto simili e battenti all’unisono, pur se uno White, l’altro Black e l’altro Yellow; fino ai due occhi, uno verde e uno nero, sul volto di un africano, immagine diventata logo di “Fabrica”, il suo centro di ricerca di creatività nella comunicazione concepito nel ’93 o il “sacrilego” bacio fra la modella-suora e il modello-prete. Esagerare. Stupire.

Per raccontare senza mezzi termini e la benché minima perplessità la sua idea di mondo e quel concetto di vita che “ha senso solo se si vive ‘contro’”. “Il conformismo uccide la creatività e finisce per annientare l’uomo”. Ancora una pillola (fatene buon uso) del “Toscani – pensiero”.

Gianni Milani

Oliviero Toscani

Castello di Miradolo, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (Torino); tel. 0121/502761 o www.fondazionecosso.it

Fino al 3 maggio 2020

Orari: lun., ven., sab. e dom. 10/18,30

Nelle foto

– “Angelo e diavolo”, 1992
– “Cuori”, 1996
– “Mano con riso”, 1996
– “Suora e prete”, 1992
– “Mick Jagger”, 1973
– Manifesti ospitati nel Parco storico del Castello

 

 

 

 

Daniele Gatti e Philipp Kopachevsky le “stelle” di gennaio

Note di Classica

Giovedì 9 alle 20.30 e venerdì 10 alle 20, all’Auditorium Toscanini l’Orchestra Rai diretta da Daniele Gatti, eseguirà la Sinfonia n. 9 di Mahler.

Domenica 12 alle 16.30 al Teatro Vittoria, per la Stagione dell’Unione Musicale, Philipp Kopachevsky al pianoforte, eseguirà musiche di Schumann, Liszt, Chopin.

Martedì 14 alle 20 sempre al Teatro Vittoria, “ L’Integrale dei Lieder di Schubert” ,progetto a cura di Erik Battaglia.

Mercoledì 15 alle 20 al Teatro Regio, debutto de “Il Matrimonio Segreto”, melodramma giocoso in 2 atti. Musica di Domenico Cimarosa. Repliche fino al 24 gennaio.

Mercoledì 15 alle 21 al Conservatorio, per la Stagione dell’Unione Musicale Lilya Zilberstein, Daniel Gerzenber, e Anton Gerzenberg, pianoforte solo a 4 e 6 mani, eseguiranno musiche di Schubert, Beethoven, Czerny, Rachmaninov.

Giovedì 16 alle 20.30 e venerdì 17 alle 20, all’ Auditorium Toscanini, l’Orchestra Rai diretta da James Conlon e con Matthias Goerne baritono e Luca Ranieri viola, eseguiranno musiche di Schreker, Bartòk Mahler.

Lunedì 20 alle 20 al Teatro Vittoria, “L’Estro di Orfeo”. Musiche di Pandolfi Mealli, Falconiero, de Selma y Salaverde.

Martedì 21 alle 20 al Teatro Regio, debutto di “Violanta”.  Opera in un atto. Musica di Erich Wolfgang Korngold. L’Orchestra del Teatro sarà diretta da Pinchas Steinberg. Repliche fino a martedì 28.

Giovedì 23 alle 20.30 e venerdì 24 alle 20, all’Auditorium Toscanini, l’ Orchestra Rai diretta da James bConlon, eseguirà la Sinfonia n. 2 di Mahler.

Giovedì 23 alle 21 al Conservatorio per l’Unione Musicale, il Trio Metamorphosi e Monica Bacelli mezzosoprano, eseguiranno musiche di Haydn, Beethoven.

 

Mercoledì 29 alle 21 al Conservatorio, per la Stagione dell’Unione Musicale Emmanuel Tjeknavorian violino e Aaron Pilsan  pianoforte, eseguiranno musiche di Schubert, Schumann, Brahms, Kreisler.

Pier Luigi Fuggetta