CALEIDOSCOPIO ROCK USA ANNI 60
Tra le moltissime etichette statunitensi del rock surf, garage e psichedelico degli anni ‘60 si è notato finora un carattere talvolta eterogeneo, con compresenza di svariati generi e stili all’interno di una stessa etichetta discografica. In altri casi la singola casa discografica decideva di creare espressamente proprie sotto-etichette dedicate a generi di nicchia, meno “commerciali”, ma poi rivelatisi fondamentali per la storia e la documentazione sonora; erano poco frequenti i casi di etichette fondate a partire da generi musicali con scarse fette di mercato. Tuttavia a più riprese emersero eccezioni interessanti e significative; si tratterà in questo articolo di un’etichetta assolutamente “sui generis”, la “Fleetwood Records”. Nata nel 1958 nell’area di Revere (Massachusetts) da un’idea “fuori scala” (e di vera nicchia) dei cugini Richard I. Blake e Raymond G. Samora, che un bel giorno vollero documentare su incisioni sonore un quantità oceanica di competizioni ed esibizioni delle cosiddette “Drum and Bugle Corps” (formazioni bandistiche del tipo “marching band” con ottoni e percussioni, accompagnate da “color guards” di ballerini) di quel periodo in U.S.A. e Canada, incluse le performances ad eventi sportivi; addirittura vi furono prese di suono “on field” delle esibizioni musicali e degli eventi connessi, soprattutto gare automobilistiche, con i relativi cerimoniali. Blake fondò persino un tabloid dedicato (“Drum Corps News”) ma col passare degli anni i generi toccati dall’etichetta si ampliarono ed inevitabilmente a metà anni ‘60 si estesero al surf, garage e poi psych rock. Purtroppo nel 1975 un vasto incendio distrusse i “masters” originali, ma la “Fleetwood Records” intraprese un’instancabile opera di riconversione e rimasterizzazione su CD di tutte le incisioni del passato fino agli anni Ottanta, con fedeli riproduzioni di copertine e relative note (l’etichetta è tuttora attiva col nome “Fleetwood Sounds”). Nel nostro caso ovviamente evidenzieremo i soli 45 giri di surf, garage e psych rock (alcuni di non facile datazione) qui di seguito:
– THE BONNEVILLES “See If I Care / You Just Can’t Tell Her” (FL-4551) [1964];
– LITTLE JOHN AND THE SHERWOODS “Rag Bang / Long Hair” (FL 001) [1965];
– THE SHADOWS FOUR “Follow Me / Heart Of Wood” (FL4553) [1965];
– THE GABLES “Ready / Chuck Wagon” (FL 4555) [1965];
– THE MEDICS “Snowman / Just Say Just Say” (FL-4558) [1965];
– J. GOON AND THE BELVEDERES “Linda Lou / Beware” (FL 4562) [1965];
– THE LEVIS “Hear What I Say / That’s Not The Way” (FL 4563) [1966];
– THE BONDSMEN “No Longer Mine / I Don’t Want Your Lovin Anymore” (FL 4564) [1966];
– LORD AND HIS BARONS “Foolish Lies / Guys Theme” (FL 4566) [1966];
– THE FURY’S “I Walk Away / Gone In The Night” (FL 4569) [1966];
– THE WHAT FOURS “Basement Walls / Eight Shades Of Brown” (FL 4571) [1966];
– BOSS TODES “Sally The Pollywog / Have Certainty” (FL 4580- Sound City) [c. 1967];
– THE FORBIDDEN “How Do You Prove / My Silent Prayer” (FL-4585) [1968];
– THE SHAGGS “My Pal Foot Foot / Things I Wonder” (FL 4584) [c. 1969];
– THE SOUND MACHINE “In The Night / Backroads Of Your Mind” (FL 4599).
Gian Marchisio









Ho letto un’interessante intervista con l’editore Antonio Sellerio il quale sorprende soprattutto per due affermazioni che danno un’idea non particolarmente esaltante del presente della casa editrice che fu di Leonardo Sciascia. La prima riguarda il mandante dell’omicidio Calabresi, Adriano Sofri, che viene considerato “un amico, una persona di straordinaria cultura e sensibilità“, a cui Sellerio ha dedicato la sua tesi di laurea. Sofri viene definito in modo apodittico “innocente” , malgrado le condanne passate in giudicato e il fatto che non ha mai neppure ottenuto la grazia che il presidente Ciampi non firmò. Ma dell’intervista colpisce anche l’elogio sperticato di Luciano Canfora e la critica malevola nei confronti di Alessandro Barbero che “non vive benissimo la sua enorme popolarità“, anche se Sellerio gli riconosce “rigore sabaudo e passione come pochi sanno fare”. Sono frasi che non necessitano di particolare commento. Solo oggi ha trovato smentita la bufala della sostituzione di Barbero dalla direzione di Rai Storia con il giornalista Mario Sechi. Nei giorni scorsi sui social è scoppiata l’indignazione per la cacciata di Barbero, noto per le sue idee nettamente di sinistra (ebbe la tessera del Pci firmata da Berlinguer, come lo storico di Vercelli ama orgogliosamente evidenziare). Ho delle riserve sul fatto che Barbero scorrazzi in tutte le età storiche con molta disinvoltura, ma è difficile disconoscergli capacità affabulatorie che piacciono tanto alla gente semplice che ama le solite vulgate. Barbero è infatti un grande divulgatore – come vide tanti anni fa Piero Angela – anche se è anni luce distante dalla profondità e dalla chiarezza non semplicistica di Paolo Mieli che, allievo di Renzo De Felice, fa trasmissioni esemplari proprio su Rai Storia in cui c’è sempre un confronto a più voci. Sechi non può neppure essere lontanamente paragonato a Mieli, ma non può neppure essere demonizzato per ragioni ideologiche: la sua simpatia politica non è legata ad un partito (fu persino candidato con Monti), ma il giornalista sardo si può considerare un moderato dotato di una certa cultura rispetto a tanti giornalisti di destra un po’ troppo ruspanti. Non sarebbe stato sicuramente adatto a dirigere Rai Storia con la quale per altro già collabora in una trasmissione economica. Il fanatismo politico oggi tende ad esaltare in modo acritico o a ghigliottinare in modo altrettanto aprioristico. In realtà la notizia era falsa, ma l’occasione per fare baccano è stata presa al volo. Se vogliamo rimanere su temi leggeri, leggo con sorpresa che a Racconigi, in provincia di Cuneo, il principe Emanuele Filiberto di Savoia parteciperà ad un convegno sul nonno Umberto, insieme allo storico che ha fondato e presiede una Consulta dei Senatori del Regno (sic) che sostiene il ramo Aosta della dinastia che contesta la legittimità storica dell’attuale pretendente e soprattutto di suo padre Vittorio Emanuele. E‘ un piccolo fatto di trascurabile entità che rivela anch’esso la confusione che regna dappertutto. La prima a farne le spese è la storia usata in modo strumentale come una clava per tutti i fini, anche quelli più impensabili, a sinistra e a destra.