La nuova libreria Borgopo’ festeggia il primo compleanno con la mostra fotografica di Giuseppe Caldarella
Dal 31 ottobre al 20 novembre 2020 la Libreria Borgopo’, in via Luigi Ornato 10 a Torino, ospita la mostra fotografica #noicisiamo – La fotografia come documentazione sociale di Giuseppe Caldarella, a cura di Marco Gennaro: un’occasione per celebrare il primo compleanno della nuova gestione, che ha riportato a nuova vita la storica libreria della Gran Madre.
Fin dalla sua fondazione negli anni Novanta, la Libreria Borgopo’ è stata un vero e proprio salotto culturale, amata e frequentata da molti intellettuali torinesi come Nico Orengo e Carlo Fruttero. Dopo una lunga chiusura, nel 2019 è stata rilevata da Alberta Vovk, laureata in ingegneria gestionale, già consulente per diverse multinazionali in Italia e all’estero, che ha visto in questo progetto la possibilità di realizzare un sogno: unire la passione per i libri e la lettura con la voglia di fare impresa. Un sogno alimentato da una storia familiare legata strettamente al quartiere Borgo Po, dove sia i nonni che i bisnonni lavoravano come artigiani, e dalla frequentazione della libreria fin da bambina, quando l’acquisto di un libricino in compagnia del papà era un rito quasi settimanale.
Con il supporto della libreria Luxemburg, che ha accompagnato l’avvio della nuova attività, Libreria Borgopo’ è tornata quindi ad essere un punto di riferimento del quartiere e della città, diventando un vero e proprio salotto culturale dove fare cultura a 360 gradi. Il nuovo allestimento, progettato dall’architetto Marco Gennaro, dà spazio alla narrativa italiana e straniera, ai libri per bambini e ragazzi, ad arte, fotografia, design, giardinaggio, luxury books, senza dimenticare un’area dedicata a Torino, e le sezioni dedicate ai Tarocchi e ai temi della spiritualità. Inoltre, la libreria e il suo suggestivo giardino hanno già ospitato, in un solo anno di esercizio, numerose presentazioni, incontri, mostre, talk e laboratori, con la partecipazione di intellettuali, studiosi e scrittori come Bruno Segre, Mario Vattani, Fabiola Palmieri, Alessandro Avataneo e molti altri. Gli eventi, attualmente sospesi in ottemperanza alle disposizioni vigenti, riprenderanno appena possibile con un ricco calendario di presentazioni di narrativa, saggistica e spiritualità.
A confermare la vocazione di salotto culturale una serie di mostre d’arte curate dall’architetto Marco Gennaro, che attraversano le discipline della pittura, del disegno, della scultura e della fotografia. Dal 31 ottobre al 20 novembre, la libreria ospita la mostra fotografica #noicisiamo – La fotografia come documentazione sociale di Giuseppe Caldarella. Siciliano, classe 1976, il fotografo ritrova i suoi riferimenti estetici nell’opera di Franco Fontana, Robert Mapplethorpe e Guido Harari. Gli scatti in mostra nascono da un lavoro di indagine sul mondo del commercio e dell’artigianato, alla ricerca di quelle storie e quelle relazioni umane che animano «un mondo lontano dai grandi centri commerciali e intimamente connesso al tessuto umano che popola quelle isole urbane chiamate quartieri».
In un momento storico come quello che stiamo vivendo, segnato da una profonda crisi economica e minacciato dallo sfilacciamento dei rapporti umani, #noicisiamo nasce per promuovere le attività commerciali che animano i diversi quartieri della città di Torino: un modo, per tenere i fili legati, attraverso foto di persone, di volti umani, di interni, di progetti di vita. Un documentario che guarda verso il mattino.
Scrive Caldarella: «Le città si aprono. Si aprono le finestre dei palazzi, le porte delle case, le serrande delle botteghe, i banchi del mercato, i cancelli delle scuole, gli sportelli degli uffici. Conchiglie che la notte deposita sulla spiaggia, e che la luce del nuovo giorno fa schiudere. Tantissime storie, che attendono il mattino per riprendere il loro filo.
Come se la notte fosse una pausa sullo spartito, un attimo di silenzio che tutti i musicisti devono rispettare, prima di riprendere il dialogo orchestrale. In questo rituale che è l’apertura, rituale antico come le nostre città, come la nostra civiltà, come i luoghi del Mito, io ho cercato di essere un viandante, un narratore, un occhio attento e discreto, curioso e appassionato. Ho allora cercato le serrande. Quelle membrane di ferro, o di lamiera, che scorrono su un varco aperto al pubblico. Ho cercato chi apre quelle serrande. Ho cercato le mani che tirano su quelle serrande ogni mattino. Ho cercato gli occhi e la bocca di chi appende la propria vita a quella soglia, sperando che la gente arrivi, che la gente compri, che la gente ritorni. E intanto, si creano amicizie e legami di fiducia, si raccontano cose e si tramandano economie umane che sono fatte di gesti, di abitudini, di desideri, di fatica quotidiana e di quotidiana bellezza.»
Cambia look la “Galleria Giappone” del MAO – Museo d’Arte Orientale di Torino. E lo fa, mandando a riposo, per alcuni mesi e per ragioni di tutela e conservazione, i delicatissimi “kakemono” e gli “ukiyo-e” (stampe su carta periodicamente sostituite con altre opere delle collezioni) offrendo così ai visitatori la possibilità di ammirare esposizioni costantemente rinnovate.
Al primo gruppo appartengono un dittico di Kanō Chikanobu (1660-1728), che raffigura due samurai a cavallo, e un ramo di ciliegio fiorito di Kawamura Bunpō (1779-1821). Le due opere si ispirano all’antico detto “Tra i fiori, il ciliegio. Tra gli uomini il samurai” facente riferimento alla bellezza e alla caducità della vita terrena: così come il ciliegio fiorisce e sfiorisce in brevissimo tempo, la vita del guerriero può rivelarsi intensa ma fugace.
“Samurai, poeti e uomini d’ingegno”
Stephen King e il covid-19. Sembra che Mirko Vercelli abbia intercettato felicemente e con precisione quel filo rosso che lega il terrore narrativo dell’horror thriller alla realistica paura del coronavirus

A pronunciarle Andy Warhol, padre universalmente riconosciuto della Pop Art, che di fama ne ha invece macinata in quantità indescrivibile nei suoi cinquantotto anni di vita, continuando tutt’oggi, a poco più di trent’anni dalla scomparsa, ad esserne compagno fedele, al di là dei tempi, delle mode e in barba ai flussi implacabili dell’oblio. Secondo artista, pare, più comprato e venduto e quotato al mondo dopo Pablo Picasso, a Andy Warhol (Pittsburgh 1928 – New York, 1987, ultimogenito dei tre figli di modesti immigrati originari di Mikovà, paese dell’odierna Slovacchia), la “Palazzina di Caccia” di Stupinigi dedica, fino al 31 gennaio del 2021, la mostra evento “Andy Warhol é…Superpop”, promossa da “Next Exhibition” e “Ono Arte”, con il patrocinio della “Città Metropolitana Torino”.


Fra diario intimista, documento storico e biografia, è un libro intenso vissuto sulla propria pelle e nel profondo della propria carne, quello scritto – alla luce di rigorose indagini storiche – da Bruno Avataneo sulla sua famiglia materna di origine, i Castelletti di Mantova. Torinese, classe ’51 e cuneese d’adozione, lo scrittore (che ha lavorato a lungo nel settore della formazione professionale e da tempo si dedica, sollecitato da particolari eventi e situazioni famigliari, allo studio della presenza ebraica a Mantova nel corso dei secoli) presenterà il libro, dal titolo “Le ossa affaticate di Salomon Castelletti”, il prossimo venerdì 30 ottobre, alle 18, nei locali della Soms, ex Società operaia di mutuo soccorso oggi sede dell’Associazione culturale “Progetto Cantoregi”, in via Carlo Costa a Racconigi. A dialogare con lui sarà Alberto Cavaglion, storico e letterato, docente di “Storia dell’ebraismo” all’Università di Firenze e fondatore nel 2015 a Cuneo della Biblioteca e Centro Studi sugli ebrei in Piemonte “Davide Cavaglion”. L’incontro sarà accompagnato dalle letture di Irene Avataneo. Ed è lo stesso Cavaglion a precisare nella Prefazione: “Non è un libro di memorie, anche se è costruito sulla memoria…Se mai ci troviamo davanti a una ‘autobiografia riflessa’, fondata su una rigorosa ricerca archivistica. E’ a suo modo un (copioso) diario intimo compilato con voci (e carte) altrui, per interposte (e assai numerose) persone”.