CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 55

Alba Jazz Festival 17^ edizione

Al via la diciassettesima edizione dell’Alba Jazz Festival dal 27 al 30 giugno prossimi nell’Arena Estiva del Teatro Sociale di Alba

 

Alba Jazz Festival, per la direzione artistica di Fabio Barbero e l’organizzazione dell’Associazione Amici di Alba Jazz, è giunto alla sua diciassettesima edizione e si svolge  presso l’Arena Estiva del Teatro Sociale dal 27 al 30 giugno.

Saranno quattro giorni in cui il pubblico potrà godere di un’edizione brillante, solare e vitale per i suoi interpreti, capace di coniugare divertimento, giovani, energia e creatività.

Giovedì 27 giugno hanno aperto il festival edizione 2024 i giovani, i musicisti di Erios Jazz Orchestra, alle 21, con il loro omaggio a Duke Ellington, nel cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. Giovani talentuosi che hanno cominciato proprio da bambini in orchestra e si sono fatti poi apprezzare a livello internazionale. Un repertorio ellingtoniano importante, che fa riscoprire la preziosa suite Mood Indigo e quanto sia attuale la musica di un musicista intramontabile, del quale pare non si sia ascoltato ancora abbastanza.

Venerdì 28 giugno Gegé Telesforo presenterà il suo nuovo disco Big Mama Legacy, coinvolgendo il pubblico con note blues, black music e jazz anni Cinquanta, riviste in chiave contemporanea. Sul palco accanto all’artista un quintetto di giovani talenti della nuova generazione jazz, quali Matteo Cutello alla tromba, Giovanni Cutello al Sax alto, Christian Mascetta alle chitarre, Vittorio Solimente all’organo e alle tastiere, e Michele Santoleri alla batteria.

Un’anteprima per l’Italia sarà sabato 29 giugno con Vincent Garcia, giovane bassista spagnolo, virtuoso dello strumento con le sue composizioni originali jazz, funky. I suoi video in rete lo hanno fatto conoscere in tutto il mondo. Ora è un musicista affermato a livello internazionale e i suoi concerti sono praticamente sold out. Nel concerto di Alba presenterà il suo nuovo album dal titolo “Ventura “. Con Vincent Garcia sul palco il fantasioso e strepitoso batterista Jay Kalo, che era già a 17 anni batterista della Lincoln Jazz Orchestra di New York con Wyonton Marsalis, Antonio Narvaez alla chitarra, Manu Pardo alla tromba e David Cases al sassofono.

A chiudere la diciassettesima edizione di Alba Jazz Festival sarà domenica 30 giugno Jeremy Pelt, uno dei trombettista più celebrati del momento e protagonista del concerto finale. Il disco che questo musicista presenterà ad Alba con il suo quintetto si intitola “Tomorrow’s another day”. Si tratta di un jazz sperimentale, coinvolgente, energetico, ipnotico. Suoneranno con lui ad Alba Jazz Festival Jalen Baker, vibrazioni, Misha Memdelenko, chitarra, Leighton Harrell, basso, e Jared Spears, batteria.

Ingresso giovedì 27 giugno ore 21 gratuito.

Venerdì 28, sabato 29 e domenica 30 giugno ore 21 10 euro.

Info 3483351660.

MARA MARTELLOTTA

Film Music Concert. Le più belle colonne sonore

Cortile d’Onore Palazzina di Caccia di Stupinigi (TO)

Venerdì 28 giugno, ore 21

Film Music Concert

Le più belle colonne sonore eseguite dall’Orchestra e Coro Magister Harmoniae, con un tributo a Ennio Morricone, special guest Carlo Romano, oboista del Maestro

 

 

L’ultimo spettacolo della stagione del Teatro Superga, in programma venerdì 28 giugno nel Cortile d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, è “Film Music Concert” dell’Orchestra e Coro Magister Harmoniae con la direzione del M° Elena Gallafrio.

Da Ennio Morricone ad Hans Zimmer, da John Williams ad Astor Piazzolla, passando da Adele, Luis Bacalov e altri: il concerto ripercorre le musiche e le colonne sonore di alcuni film entrati nella storia.

Ospiti: l’armonicista internazionale Alberto Varaldo, le cantanti Marta Lauria, Antonia Piccirillo e Julie Blax, con la partecipazione straordinaria del coro The White Gospel Group di Grugliasco. Special guest: Carlo Romano, oboista del Maestro Morricone nel brano “Gabriel’s Oboe” dal film “The Mission”.

L’Orchestra Magister Harmoniae di Grugliasco è formata da giovani professionisti e vanta collaborazioni con musicisti internazionali, come Stefano Bollani, e una straordinaria esibizione nel 2023 nel tempio della musica mondiale, il “Musikverein di Vienna” dove è stata invitata nuovamente a partecipare a luglio 2024 per il prestigioso “Summa Cum Laude International Youth Musica Festival”.

 

PROGRAMMA

Caruso (Lucio Dalla 1943–2012)

Pirates of the Caribbean (Hans Zimmer 1957-*)

Jurassic Park (John Williams 1932-*)

C’era una volta in America (Ennio Morricone 1928-2020)

Libertango (Astor Piazzolla 1921-1992)

Skyfall (Adele 1988-*)

Il Postino (Luis Bacalov 1933-2017)

Mission Impossible (Lalo Schifrin 1932-*)

Stand by Me (Ben E. King 1938-2015)

Medley Morricone (Ennio Morricone 1928-2020)

Gabriel’s Oboe dal Film “The Mission” (Ennio Morricone 1928-2020)

The Avengers (Alan Silvestri 1950-*)

The Greatest Showman (Pasek & Paul)

Chevaliers de Sangreal (Hans Zimmer 1957-*)

Music (John Miles 1949–2021)

 

INFO E BIGLIETTI

Palazzina di Caccia di Stupinigi, piazza principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino

Biglietti su Ticketone

Prezzo: da 23 a 34,50 euro

www.teatrosuperga.it

L’artista iraniana Bahar Heidarzade tra fughe e dolori e ricordi

Dieci anni” alla Galleria Riccardo Costantini Contemporary

Ha abbandonato il proprio paese a ventisei anni Bahar Heidarzade, quell’Iran in cui non può esprimere una propria opinione, in cui le è impedito un accenno di trucco o un abito, in cui le è proibito studiare musica o ballare o cantare, dove non può togliere l’hijab, anzi più volte è arrestata per il modo in cui lo indossa. Nel 2007 si trasferisce in Armenia e successivamente in India: ma è l’Italia che raggiunge sei anni dopo, scegliendo Torino per quelle montagne – dice – “che alle spalle della città ricorda i luoghi dove sono nata e ho vissuto”, s’iscrive all’Accademia Albertina frequentando il corso di Pittura. Sperimentando differenti tecniche pittoriche e linguaggi differenti d’espressione, tra pittura installazioni fotografia e performance dà il via a una produzione artistica che la porterà a esporre al torinese Palazzo Barolo, a Venezia e Genova, alla Fondazione Sandretto e al Castello di Govone, a Paratissima e al Castello Scaligero di Malcesine.

Sino al 22 settembre (con chiusura per l’intero mese di agosto), Heidarzade espone alla Riccardo Costantini Contemporary di via Goito 8 a Torino, la mostra s’intitola “Dieci anni”, dieci anni incastonati in una vita, accompagnata dalla cura di Elena Radovix. Che introduce e parla nel nome dell’artista: “Può la memoria riemergere da un passato mai raccontato? Quasi fosse materica e onnipresente alla vita di ognuno. Taci, non racconti, sembra che tutto passi… ti illudi che tutto passi e mentre continui il cammino della tua vita, improvvisamente nel lacerante silenzio, qualcosa in te urla.” E allora sono ricordi e visi e momenti che affiorano lentamente e poi si spalancano, sono immagini ed esperienze che ritornano, che sono antidoto ai dolori, sono fantasmi che si ripresentano alla mente e ai quali tu devi con impellenza restituire un luogo e un tempo. Prendi coscienza di una consapevolezza, la necessità d’esprimere un ricordo attraverso gli acrilici e la tecnica mista, attraverso il leggero magma cromatico che s’imprime, il colore e il gesso e la cera, il colore che si libera in estrema libertà, finché la tela si riempie, grande o quasi impercettibile nella vasta parete, senza più ritegno, dentro una liberazione ricercata per anni. Ma sono anche ricordi difficilmente tollerabili, facce su cui è meglio stendere un largo tratto di colore blu, a nascondere, a dimenticare, a fuggire; non soltanto dipinti ma fotografie in bianco e nero (ma sono anche anfratti forse d’abitazioni: altro tempo, altro ricordo, altra dolorosa suggestione) di donne e bambini (“Memorie”), sono personaggi giovanili che sembrano materializzarsi e prendere consistenza, sono frazioni, frammenti inseriti nella tela, sono visi che si fa di tutto per camuffare, incappucciati e divenuti anonimi, centrati con il loro colore in una cornice bianca.

Non sempre di facile lettura, il lavoro di Heidarzade tuttavia affascina, ti conduce per mano, senza forzature ma con garbo, come è garbata Bahar quando si presenta, si fa ricerca all’occhio di chi guarda e ti spinge al convincimento, lavoro rarefatto, sospeso, evanescente e senza tempo, anche se per l’artista quel tempo è ben determinato. Ci sentiamo obbligati a confrontarci, per un attimo a entrare in quelle immagini e in quei ricordi, tutti e senza distinzione, pensare a una terra e a un affetto abbandonati, partecipi di una verità (troppo?) lontana da noi, un lavoro che necessita “della nostra empatia, di silenzio, di ascolto”. Arte e vita s’incrociano, l’uno entra nel territorio dell’altra, mentre “in questo processo di condivisione l’artista si espone in tutta la sua fragilità e forza enigmatica coinvolgendoci in una profonda riflessione umana, a noi il compito di continuare la narrazione con profondo rispetto”.

Bahar da quando ha lasciato l’Iran, non vi è più tornata.

Elio Rabbione

Nelle immagini, alcune opere di Bahar Heidarzade.

Between Good and Evil, tra spirito e forma

Sabato 8 giugno scorso abbiamo assistito a una bella mostra collettiva presso Open ADA, una vivace realtà artistica sita a Torre Pellice in via Repubblica 6, dal titolo “BetweenGood and Evil, TRA SPIRITO E FORMA. Hanno partecipato 33 Artisti, esponenti di arti visive e plastiche che  si sono concentrati su temi che coinvolgono la quotidiana fragilità bifronte del mondo contemporaneo, mai come ora sospeso fra il Bene e il Male.

L’avvenimento è a cura de La Natura torna ad Artecontesto critico dell’esposizione (che si protrarrà con altri avvenimenti culturali fino al 3 agosto) gestito dalla dott.ssa Monica Nucera Mantelli.

Il giorno del vernissage, ci siamo mossi sui due piani dei generosi spazi di OPEN DATA, fruendo la bellezza di dipinti, fotografie, sculture, digital art e installazioni, confermando l’avvenuto successo promesso dalla locandina (che purtroppo non sempre si raggiunge nelle collettive a tema).

Infatti il corpus della ricerca è stato centrato da artiste e artisti che hanno saputo inquadrare secondo stili e sensibilità personali le varie tematiche connesse al tema del Bene e del Male nella natura, sia nel singolo, che nella società.

In un pomeriggio primaverile ma dai toni plumbei per tante nuvole cariche di pioggia, sono stati parimenti apprezzati la partecipazione di un gran Maestro nel settore filosoficonaturalistico di Bonsai, che ha esposto una sua magnifica pianta (prodotto assolutamente in tema con la mostra) e le improvvisazioni al sax del musicista Dario Paone.

L’intelligente titolo della mostra Between Good and Evil è spaventosamente d’attualità e nessuno di noi può considerarsi estraneo da questo dilemma. Infatti tutti ci siamo da sempre immersi, perché il mondo continua ad essere contraltare fra il bene e il male, un male che tutti teoricamente sfuggiamo ma che ci è sempre compagno di banco.

Sant’Agostino di Ippona (recentemente ripreso dal filosofo Paul Ricoeur), con una sorprendente modernità, scrissequasi 1700 anni fa: “Si Deus est, onde malum?”

Già … se esiste un Dio, da dove verrebbe il male?

Si tratta di quesiti che hanno fatto tremare i polsi alle menti più eccelse della teologia e della filosofia, anche se in queste righe non saranno fortunatamente da dibattere.

Il tema però rimane ed è fondamentale per tutti. Possiamo fare il Bene, rispettando ogni essere umano ed animale?

La risposta è retorica, perché indirettamente presente nella domanda. Fare del Bene è un dovere morale, come un attuale dovere è parlare di Ambiente, problematica collettiva dove Good and Evil sono ancora una volta drammaticamente connessi.

Il tema è enorme e la creatività di chi ha esposto i suoi lavori a Torre Pellice non ha purtroppo la bacchetta magica. Molto pragmaticamente, la curatrice dell’evento ha però voluto provocare la fantasia, l’intelligenza, gli stili e i metodi in questi 33 artisti per verificare le loro prese di posizione sull’argomento e soprattutto per portare il pubblico alla riflessione.

Perché l’arte ha un’enorme responsabilità, oltre ad educare al Bello: far crescere le coscienze di chi Arte vedrà e fruirà.

FERRUCCIO CAPRA QUARELLI

 

Tutte le info alla pagina: FB OPEN ADA

Per motivi gestionali lo spazio Open ADA di Torre Pellice rimarrà chiuso il 28 e il 29 giugno ed il 26 e il 27 luglio 2024.

La galleria è APERTA nei consueti giorni e orari di visita: Venerdì e Sabato ore 15 – 18 del 21 e 22 giugno, 5 e 6 luglio, 12 e 13 luglio, 19 e 20 luglio, 2 e 3 agosto.

 

 

Giuseppe Campese, luce poetica. Mostra al castello di Casale

Figlio d’arte, nato da famiglia da più generazioni legata alla pittura e scultura, il padre Nino uno degli allievi più bravi di Giacomo Grosso all’Accademia Albertina, il nonno intagliatore e decoratore di fantastici cavallini in legno per le giostre insieme agli zii, geniali estroversi artigiani, che seppero oltrepassare la sottile linea di demarcazione tra arte applicata e arte vera e propria, Giuseppe Campese ereditò da ognuno amore per il Bello e dedizione al mestiere.

La passione per l’arte fu la stessa senza rimanere influenzato dall’autorità del padre, ancora legato al classicismo novecentista, bensì si avvicinò al movimento Chiarista sorto negli anni trenta a favore di scioltezza della forma svuotata di volume, di colori delicati e tonali escludenti il chiaroscuro e di visioni rarefatte con reminiscenze scapigliate e impressioniste.

Un chiarismo, il suo, del tutto particolare poiché non escludeva la realtà affidandosi a visioni oniriche ma teneva sempre presente il vero, anche se evanescente, guardato tra le ciglia socchiuse.

Da uomo sensibile, mite, intimista, raffinato, i suoi dipinti rappresentano la compenetrazione di stile di vita e stile artistico.

Affascinato dalla natura negli aspetti fuggevoli, al pari del mondo fluttuante giapponese, da cogliere nell’immediatezza prima che svaniscano, godeva con spirito epicureo delle piccole cose quotidiane, senza pretese che gli davano felicità; bastava una piccola diafana rosa immersa in un umile bicchiere di vetro per essere invogliato a dipingerla; scorci sommessi di periferia destavano in lui la stessa considerazione data a prestigiosi monumenti storici mentre gli imponenti castelli sulla collina, visti in lontananza ed appena accennati, suggerivano memoria dell’incanto di fiabe e leggende del suol d’Aleramo.


La timidezza che gli viene attribuita in realtà non era dovuta ad insicurezza bensì al temperamento gentile, educato, rispettoso, eppure pronto ad imporre coraggiosamente la propria onestà quando notava ingiustizie e strumentalizzazioni nel campo dell’arte.

Intimista, non amante di mondanità, mai approfittò delle occasioni di accrescere la notorietà grazie agli elogi di critici al pari di Leonardo Borgese e di Raffaele De Grada che lo ritenevano il più grande chiarista italiano.

Dava l’impressione di voler dipingere per se stesso.

Da sottolineare la sua cultura attraverso tante letture di libri e saggi sull’arte e il grande interesse per la musica, in particolare la settecentesca, nell’atelier risuonavano le Quattro Stagioni di Vivaldi che, essendo prevalentemente a carattere descrittivo, lo accompagnavano nel lavoro.

Gli piacevano anche le ariette metastasiane dai sentimenti leggeri come sospiri mentre gli adagi di Benedetto Marcello e di Tomaso Albinoni gli comunicavano emotività e nostalgia nel dipingere magici angoli di Venezia.

Essendoci stata fra noi una fraterna amicizia e avendogli organizzato e presentato diverse mostre, ho potuto constatare la sensibilità di uomo puro, genuino, rinchiuso nella propria interiorità, umile ma nobile artista che non deve essere dimenticato.

La mostra esposta nel castello di Casale si propone proprio questo scopo.

Giuliana Romano Bussola

Nel Pinerolese gli appuntamenti di “Bellezza tra le righe”

Ne  parliamo con uno dei protagonisti

 

Anche quest’anno il Pinerolese potrà vantare la rassegna della ‘Bellezza tra le righe’, ciclo di incontri letterari che si terranno nelle giornate del 30 giugno, 14 luglio e 13 ottobre nella dimora storica del Palazzo dei Conti di Bricherasio e, contemporaneamente, al castello di Miradolo e a casa Lajolo a Piossasco ( che si terranno nei mesi da giugno a ottobre, con inaugurazione il 30 giugno)

“Se la parola chiave dell’edizione dello scorso anno è stata “cura”, quella di quest’anno – spiega Guido Calleri di Sala, proprietario del palazzo dei Conti di Bricherasio, – è “coraggio”.

L’appuntamento del 30 giugno avverrà, seppure in ore diverse, in tutte e tre le dimore storiche; il 14 luglio verrà presentato a Bricherasio il libro dell’autrice Claudia Raffino, dal titolo “Una vita in dono “ (99 edizioni), il 16 ottobre sarà una giornata dedicata alla lettura per ragazzi”.

“Il Pinerolese non ha nulla da invidiare ad altre zone del Piemonte, come il Monferrato o le Langhe – spiega Guido Calleri di Sala – forse ha avuto nel passato un atteggiamento piuttosto sabaudo a causa del quale si è promosso in maniera minore, ma vanta il più alto numero di dimore storiche del Piemonte, pari a undici. Le valli del Pinerolese sono la val Pellice, la val Germanasca, la Val Chisone, accanto alla val Noce, a paesini incantevoli che sono veri e propri gioielli, quali Roletto e Cantalupa.

In val Germanasca meritano una visita le miniere del talco, che si trovano in una località che si chiama Gianna, che apparteneva alla famiglia di mia mamma e che ne riporta il nome. Nel 1999 sono state vendute a concorrenti francesi ma recuperate, poi, nella loro bellezza, per diventare un ecomuseo. Ora le miniere sono due, Gianna e Paola (il nome di mia zia), luoghi dove si tengono concerti, spettacoli teatrali e utilizzati anche da una cantina locale per far riparare il loro vino.

L’anno scorso sono stati festeggiati i 45 anni di attività dell’Ecomuseo.

Un’altra attrazione di Pinerolo è sicuramente il Museo della cavalleria, che ha un’estensione di 55 mila mq, tanto che la cittadina è incentrata sulla Scuola di Cavalleria. Fu il re di Sardegna Carlo Felice, il 15 novembre 1823, a disporre la costituzione della Regia Scuola Militare di Equitazione nella Venaria Reale, al fine di istruire nell’equitazione i giovani allievi dei corpi di Cavalleria, gli ufficiali di ogni arma nonché i componenti della corte. La scuola nacque nel 1849 a Pinerolo come Scuola Militare di Cavalleria allo scopo di istruire il personale dell’arma della Cavalleria e dare un indirizzo univoco alla preparazione equestre dei quadri. Nel 1891 venne costituita la sede distaccata di Tor di Quinto per lo sviluppo dei corsi complementari di Equitazione di campagna. Un personaggio rimane legato alla scuola di cavalleria, Federico Caprilli, l’uomo che rivoluzionò l’arte del cavalcare, il brillante ufficiale che fu tra gli idoli della Belle Epoque. Entrato, a spese del patrigno, all’Accademia di Modena, Caprilli conobbe quello che sarebbe divenuto il suo amico fraterno, Emanuele Cacherano di Bricherasio, anche’egli destinato a una vita straordinaria quanto breve. Fu per seguire Emanuele che, una volta diventato sottufficiale, Federico chiese di essere assegnato al Reggimento Piemonte Reale, di stanza a Saluzzo, e di lì a poco alla scuola di Cavalleria di Pinerolo.

Nacque così un binomio indissolubile tra il giovane semisconosciuto e la Città della Cavalleria.

“Quando sciamavano per la cittadina i quattrocento militari con i loro ufficiali- scrive Lami – [Pinerolo] diventava una propaggine della caserma. La società stessa era pervasa dalla Cavalleria”.

A Pinerolo quello che era stato considerato un mediocre studente dell’Accademia di Modena divenne un personaggio di fama internazionale per merito del suo talento e per le doti non comuni che dimostrò nell’arte equestre. Perfezionò un modo di cavalcare che divenne noto a livello mondiale come “metodo naturale”. Non era più il cavallo a doversi adattare al cavaliere, ma il contrario e questo consentiva di ottenere dall’animale prestazioni inimmaginabili fino a quel momento.

Per apprendere il metodo Caprilli giunsero a Pinerolo ambiziosi cavalieri provenienti da tutta Europa. Federico divenne celebre, apprezzato dagli uomini per le sue doti sportive e dalle donne per le sue doti amatorie, si fece un nome nella buona società dell’epoca, conquistando gli onori delle cronache e rivaleggiando con Gabriele d’Annunzio.

“Per aumentare le potenzialità rappresentate da alberghi, dimore storiche e bed and breakfast – precisa Guido Calleri di Sala – è nato il Consorzio turistico del Pinerolese delle sue valli. La Scuola di Cavalleria ha festeggiato il suo bicentenario e le giornate d’autunno del FAI sono state un grande successo.

A Bricherasio è poi venuta la troupe che è impegnata nel registrare una fiction su Leopardi, regista Sergio Rubini. Aprire le porte di palazzo dei conti di Bricherasio alla troupe è stata una vera gioia”

Guido Calleri di Sala è molto legato al territorio di Bricherasio, di cui suo padre, il conte Edoardo Calleri di Sala fu sindaco, per poi divenire primo presidente della Regione Piemonte. Nel 2022 è stato celebrato dal Comune di Bricherasio il ventennale della scomparsa di Edoardo Calleri di Sala. Il figlio oggi segue le orme del padre, candidandosi a sindaco della cittadina in una lista Civica che si trova all’opposizione.

Mara Martellotta

Al via la rassegna estiva di “Cinema nel Parco” al “Castello di MIradolo”

“Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli”

Giovedì 27 giugno, ore 21,30

San Secondo di Pinerolo (Torino)

Sette maxi schermi, cuffie silent system, plaide, tutt’intorno, i suoni di una meravigliosa natura: prende il via, nel prato centrale del “Castello di Miradolo” a San Secondo di Pinerolo (Torino), in un’arena di oltre 2mila metri quadri, la rassegna “Cinema nel Parco”, promossa dalla “Fondazione Cosso”.

Un’avvertenza. Per non disturbare l’equilibrio del parco, l’audio sarà udibile solo attraverso cuffie silent system luminose. I film si potranno inoltre ascoltare anche in lingua originale, multilingua e/o sottotitolati in italiano per ampliare le possibilità di fruizione. Attenzione! Non ci sono sedie, né posti assegnati: ogni spettatore dovrà portare da casa un plaid per sedersi sul prato e assistere alla proiezione dal proprio angolo preferito. Meglio di così!


Sette gli appuntamenti
, da giovedì 27 giugno a giovedì 8 agosto. Sempre di giovedì, ad iniziare dalle 21,30.

Giovedì 27 giugno è in programma “Ruby Gillman, la ragazza con i tentacoli” (“DreamWorks Animation”, 2023), film d’animazione diretto da Kirk DeMicco e Faryn Pearl. “DreamWorks Animation” si tuffa nelle turbolente acque del liceo con una “commedia d’azione” esilarante e commovente. Protagonista  una timida adolescente che scopre di far parte di una leggendaria stirpe reale di mitici “Kraken”, che hanno giurato di proteggere gli oceani dalle vanitose ed ambiziose sirene e che il suo destino, nella profondità degli oceani, è più grande di quanto abbia mai immaginato.

La dolce e imbranata sedicenne Ruby Gillman(doppiatrice originale: Lana Condor, “Tutte le volte che ho scritto ti amo”) cerca disperatamente di integrarsi alla “Oceanside High”, ma si sente invisibile. Fa da tutor di matematica al ragazzo che le piace (doppiatore originale: Jaboukie Young-White, “Ralph spacca Internet”), che sembra apprezzarla solo per i “frattali”; Ruby non può frequentare i ragazzi più fighi della spiaggia perché la sua supermamma iperprotettiva (la candidata all’“Oscar” Toni Collette, “Knives Out”) le ha proibito di avvicinarsi all’acqua. Ma quando Ruby infrange la regola numero 1 di sua madre, scoprirà di essere una discendente delle regine guerriere “Kraken” e di essere destinata a ereditare il trono della nonna (la vincitrice di un “Premio Oscar”, Jane Fonda), la Regina Guerriera dei Sette Mari. C’è però un grosso e inatteso problema: la bella e popolare nuova ragazza della scuola, Chelsea (la vincitrice Emmy Annie Murphy, “Schitt’s Creek”) è proprio una sirena. Ruby dovrà alla fine accettare chi è e affrontare grandi imprese per proteggere chi ama di più.

Biglietti: 8,50 Euro a persona, ridotto 0 – 5 anni 3 Euro.

Per info: “Castello di Miradolo”, via Cardonata 2, San Secondo di Pinerolo (Torino); tel. 0121/376545 o www.fondazionecosso.it

g. m.

Nelle foto: “Cinema nel Parco” e “Castello di Miradolo”

“Love Difference”. In nome della “Pace”

Dopo i “Grandi” del G7, la Puglia rilancia, con il nostro “grande” Michelangelo Pistoletto

Fino al 20 ottobre

Fasano (Brindisi)

Sempre lì, nella pugliese Fasano. A pochi giorni dalla conclusione del 50° vertice del G7 (tenutosi dal 13 al 15 giugno nel resort di Borgo Egnazia),  la cittadina, che nel XIV secolo fu feudo dei Cavalieri di Malta, al confine fra il Salento e la Terra di Bari, continua ad ospitare, fino a domenica 20 ottobre, la significativa (per il messaggio politico e sociale di cui è portatrice) installazione luminosa “Love Difference” realizzata nel 2005 da Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) ed appositamente esposta, lungo la litoranea fra Torre Canne e Savelletri, in occasione del recente “Forum Intergovernativo” fra i “Grandi” della Terra. Promosso dalla “Fondazione San Domenico Onlus”, con il patrocinio di “Ministero della Cultura”, “Regione Puglia” e “Città di Fasano”, l’evento fa da apripista al progetto di recupero dell’ ex marmeria “IMARFA” (adibita in passato alla lavorazione di marmi e graniti), nell’ottica della sua trasformazione, dopo i lavori di restauro affidati a Mimmo Palladino, in “Centro per la cultura e l’Arte Contemporanea”. “Questo progetto di recupero persegue le intenzioni di Sergio Melpignano – dichiara la presidente della ‘Fondazione’, Marisa Malpignano – che anni fa, con lungimiranza, aveva visto lo straordinario potenziale di quest’area”. Il piano di riutilizzazione urbanistica della struttura, attualmente inaccessibile, prevede la riqualificazione dell’intera area e un importante intervento di risanamento degli edifici esistenti, che verranno riconvertiti in un centro con 1250 mq di spazi espositivi e una vasta area all’aperto, che sarà adibita anche a eventi dal vivo, come concerti e spettacoli teatrali.

 

Ad anticipare le grandi prospettive messe in gioco dalla “Fondazione San Domenico”, di concerto con altri Enti operativi sul territorio, si è ben pensato a “Love Difference”, una monumentale e variopinta installazione luminosa composta da 20 scritte al neon, in cui la frase “amare le differenze” è tradotta nelle lingue più diffuse al mondo. L’opera, concepita per la prima volta dal biellese Maestro dell’“Arte Povera” nel 2005, come parte di “Luci d’Artista” a Torino, nasce nell’ambito del più ampio e articolato progetto, datato 2002, “Love Difference – Movimento Artistico per una Politica InterMediterranea”, nato per promuovere il rispetto e la comprensione reciproca tra le diverse culture attraverso l’universalità dell’arte. A più di vent’anni dalla sua ideazione, il messaggio di Pistoletto è oggi più attuale che mai. E più che mai attuali le sue parole di allora nel “Journal 7” della sua “Cittadellarte”:“Da una parte la differenza tra etnie, religioni e culture è, oggi, causa di terribili conflitti; dall’altra vi è una drammatica situazione prodotta dalla supremazia dei poteri che producono l’uniformità e il livellamento delle differenze […] Uniformità e differenza sono i due termini antagonisti che rappresentano la massima tensione conflittuale nell’attuale realtà planetaria. Una politica che porti ad ‘amare le differenze’ è vitale per lo sviluppo di nuove prospettive nell’intera compagine sociale”. Parole sacrosante. E quanto attuali in un mondo che rischia oggi la disgregazione!

Installata come una delle grandi insegne luminose che si incontrano di frequente ai margini delle strade, “Love Difference” (altra cosa, altri intenti, altri valori!) si affaccia per la prima volta su quel “Mare Nostrum” che è crocevia di culture ed elemento che congiunge terre e popoli diversi, in un momento storico che, nello stesso luogo, ha appena visto riunirsi i “Grandi” che governano il mondo. “Questa particolare cornice spaziale e temporale – sottolineano i responsabili – amplifica il messaggio di pace e comunione tra i popoli di cui l’opera è portavoce, ricordandoci che il dialogo, la tolleranza e l’accettazione dell’altro sono i principi fondamentali su cui fondare la nostra odierna società”.

Non solo. A rafforzare il senso dei contenuti di “Love Difference”, Michelangelo Pistoletto ha concepito anche una delle sue celebri “opere specchianti”, donata a ciascuno dei membri del G7. Ispirandosi alla celebre “Creazione di Adamo” della “Cappella Sistina”, “conTatto” (questo il titolo) riproduce una mano che riflettendosi ne crea un’altra virtuale, “a ricordarci la necessità di trovare un equilibrio tra il mondo naturale e quello artificiale”, restituendo all’arte, che Pistoletto definisce “demopratica”, anche il suo significato religioso, politico e scientifico. L’arte non come elemento che sovverte “ma che genera, armonizza e interconnette ogni forma di governo esistente”.

Per info“Fondazione San Domenico Onlus”, Contrada Cerasina, Savelletri di Fasano (Brindisi); tel. 080/4827769 o www.fondazionesandomenico.it

Gianni Milani

Nelle foto di Cosimo Rubino: Michelangelo Pistoletto “Love Difference”, neon, Courtesy l’artista e “Galleria Continua”, 2005-2024

Venerdì Santo al Sacro Monte Calvario di Domodossola

 

 

Domenica 30 giugno, dalle 15, al Sacro Monte Calvario di Domodossola si svolgerà la rappresentazione del Venerdì Santo di Romagnano Sesia, inizialmente prevista per domenica 23 giugno e rinviata per il maltempo.

Punto di partenza alle 14.15 presso la prima cappella, via Matterella, all’altezza del numero civico 72. Processione alle 14.30 e avvio della rappresentazione alle 15.

Spiega la presentazione : “Dopo l’edizione speciale al Sacro Monte di Varallo, le scene della passione di Cristo prendono vita nella scenografica cornice del Sacro Monte Calvario di Domodossola.  Gli attori del Venerdì Santo rappresenteranno undici quadri tra i più significativi,  in un percorso itinerante tra le magnifiche cappelle del Sacro Monte. Si concretizza, in questo modo, la collaborazione tra due territori, la val d’Ossola e la Valsesia, anche grazie all’Ente gestore dei Sacri Monti.

“La rinomata Sacra Rappresentazione di Romagnano Sesia- ricorda la presidente dell’Ente di Gestione dei Sacri Monti Francesca Giordano – si giova quest’anno del sostegno di importanti fondazioni da sempre attente alla promozione e valorizzazione del territorio.  L’evento, realizzato nell’ambito del bando degli Emblematici minori della Fondazione Cariplo, per il tramite della fondazione comunitaria del Verbano Cusio Ossola, è stato reso possibile grazie al sostegno dei fondi del Ministero del Turismo del bando di Valorizzazione dei Comuni a vocazione turistico culturale  nei cui territori sono ubicati siti riconosciuti dall’Unesco”.

Altre realtà di rilievo hanno contributo alla realizzazione della rappresentazione e tra essi il Comitato del Venerdì Santo, i padri Rosminiani, la città di Domodossola, il Consorzio per il restauro delle cappelle del Sacro Monte Calvario di Domodossola, la città di Varallo e la Pro Loco di Domodossola, e l’associazione Europassion per l’Italia.

L’azione sinergica e solidale delle realtà locali, sostenute dal ruolodelle Fondazioni e delle Associazioni, risulta fondamentale per continuare a promuovere e migliorarne la fruizione, mantenendo un forte legame con la comunità che li ha voluti e realizzati.

Mara  Martellotta

Cristina di Francia, i torinesi la chiamavano Madama Reale

Ma chi era costei? Come la piazza con il suo tradizionale mercato, anche la via, in zona San Salvario Valentino, signorile e commerciale al tempo stesso, amata dai torinesi, trae il nome dalla famosa Madama Cristina, la prima “Madama Reale”. Cristina di Francia (Parigi 1606 -Torino 1663), figlia di Enrico IV re di Francia e di Maria de’ Medici sposò nel 1619, appena tredicenne, Vittorio Amedeo I di Savoia. Rimasta vedova nel 1637 le venne affidata la reggenza dello Stato e per mantenere il potere si scontrò prima con il cognato Tommaso I, principe di Carignano, e poi con il cardinale Richelieu che intendeva annettere il Piemonte alla Francia. Dopo undici anni di reggenza Cristina di Francia consegnò i domini sabaudi al figlio Carlo Emanuele II. Fin qui, in sintesi, le tappe principali della sua vita, ma quello che oggi ci interessa è capire perché i torinesi le erano molto affezionati pur non essendo torinese né italiana. Bella, intelligente e colta, un carattere vivace, l’ingresso di Cristina in Piemonte è a dir poco spettacolare. Cala infatti in Piemonte in modo pirotecnico nel 1619 per sposarsi. Sul lago del Moncenisio, a 2000 metri di altezza, viene organizzata in suo onore una “battaglia navale” con zattere trasformate in galee mentre i fuochi di artificio simulano il fragore del combattimento. Un grande spettacolo che la principessa segue da un palazzo di legno eretto sulle montagne innevate, in fretta e furia, dall’architetto Amedeo di Castellamonte.
“La spettacolarità della scenografia e la suggestione del luogo, osserva Gianni Oliva, studioso dei Savoia, rappresenta l’esordio di una presenza esuberante e dispendiosa, che trasforma la corte di Torino in un continuo palcoscenico sul modello del Louvre”. L’ingresso a Torino non è da meno, anzi è trionfale. Archibugieri a cavallo, battaglioni di fanti e squadroni di cavalieri scortano il corteo nuziale tra ali di folla entusiasta verso il Duomo e poi al palazzo ducale in piazza Castello. Sono giorni di grandi festeggiamenti con ricevimenti, banchetti, balletti e spettacoli teatrali, neanche tanto inferiori a quelli parigini. Comincia così la vita torinese di Cristina di Francia, la prima “Madama Reale”. Erano nozze combinate quelle tra Cristina e Vittorio Amedeo, come accadeva a quei tempi tra famiglie nobili, ma nonostante fossero organizzate e malgrado la differenza d’età è stato un matrimonio sereno. Feste e passeggiate nei parchi cittadini, visite a palazzi e castelli e la caccia nei boschi a cui Cristina partecipava insieme al marito. Le giornate trascorrevano tranquillamente e la giovanissima Madama Reale si muoveva a suo agio in un ambiente festaiolo che le ricordava gli anni dell’adolescenza trascorsa a Parigi. Sono sei i figli che Cristina dà al marito ma la loro vita insieme dura poco. Vittorio Amedeo muore nel 1637, forse febbre malarica o avvelenamento, resta il dubbio. Cristina aveva solo 31 anni, tutto il tempo per sposarsi di nuovo e vivere tante altre avventure sentimentali. Che dire allora degli amori veri o presunti della Madama Reale? Anche con il consorte vivo la duchessa ebbe varie relazioni extraconiugali e ciò accadeva soprattutto quando il marito era lontano, impegnato sui campi di battaglia. Ambasciatori, cardinali…alcune relazioni sono vere, tante altre sono inventate. Ma il suo grande amore, l’unico della sua vita, è stato il conte Filippo San Martino di Agliè, appartenente a una delle più importanti famiglie della nobiltà piemontese. Un amore a prima vista, da romanzo.
Tutti sapevano a corte, anche il marito di Cristina, ma si preferì tacere per evitare uno scandalo. Filippo, 24 anni, rinuncerà per lei perfino alla carriera militare e sceglierà di restare vicino alla donna amata nei difficili anni della Reggenza. Filippo viene descritto dalla stessa Cristina come “un gentiluomo bello e spirituale con l’aria di un ragazzo di 18 anni”. Sta di fatto che lui si legò a lei per tutta la vita diventando non solo il suo amante ma anche il suo consigliere politico e consulente artistico. Una vita spesa al servizio di “Madama Reale”, come sempre la chiameranno i torinesi. La duchessa Cristina morirà nel 1663, quattro anni prima del conte Filippo che si spegnerà il 19 luglio 1667 all’età di 63 anni a Palazzo Madama. Filippo visse oltre metà della sua esistenza al fianco della donna più potente di Torino. Prima della chiusura il fratello inserì nella bara alcuni oggetti cari al conte come due piccoli fornelli da pipa regalati da Cristina. Ebbene, durante una serie di restauri al Monte dei Cappuccini nel 1989 la sorpresa e l’emozione furono grandi. D’improvviso venne alla luce uno scheletro con, di fianco, due fornelli da pipa: sono i resti di Filippo d’Agliè le cui spoglie sono state collocate nella chiesa di Santa Maria al Monte dei Cappuccini. Il conte guarda dall’alto Torino e poco più sotto, nella chiesa di Santa Teresa, nella via omonima, in una piccola nicchia riposa la sua Madama Reale.
Filippo Re
Nelle foto,
Cristina di Francia, la “Madama Reale”
Vittorio Amedeo I
conte Filippo d’Agliè
Torneo in piazza Castello per le nozze tra Vittorio Amedeo I e Cristina di Francia  (Galleria Sabauda, Torino)