CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 530

Giorgio Rava, poliedrico artista del lago d’Orta

Giorgio Rava, omegnese purosangue e poliedrico artista, è un autodidatta per formazione che, nel tempo, ha collaborato dal punto di vista grafico e progettuale con alcune delle “celebrità” del casalingo come Alessi, Bialetti, Irmel, Lagostina. 

Su proposta di Alessandro Mendini ( il famoso architetto e designer italiano, scomparso nel febbraio quest’anno) ha realizzato uno dei cento vasi prodotti da Alessi-Tendenze con altri novantanove artisti internazionali. Con la sua impronta grafica ha ideato e illustrato manifesti, locandine, loghi. Scrive poesie ( quelle dialettali sono dei veri gioielli), racconti, novelle. Ha collaborato con alcune delle più conosciute riviste del territorio come “Le Rive”, diretta dallo storico Lino Cerutti. Ama cucinare e reinventare ricette di una cucina che definisce anarchica e che ha raccolto nel suo libro “Ricette anarchiche. Tra Lago d’Orta Maggiore e oltre” (Tararà edizioni, 2014). Più indietro nel tempo ha illustrato, per le edizioni Il Punto, il volumetto di Giovanni Solaro “C’è un mostro in giardino” (con la prefazione di Ersilia Zamponi), “Il re del ghiaccio,la carpa Policarpa e altre storie e per le edizioni Galleria Spriano di Omegna i preziosi e quasi introvabili “Uomini pesci… e altre storie” e “La comunità dei quattordici, memorie di una vecchia lampreda, dei quali ha scritto anche i testi; per le edizioni Città di Omegna “Proverbi e modi di dire del dialetto omegnese”, di Maria Nicolazzi e “Omegna paese di pentole e caffettiere”, di Daniela Samarelli. Nel 2001 ha pubblicato dall’editore verbanese Alberti, Il lusc. Itinerari tra genti e luoghi nel territorio del Cusio Mottarone”, con tanto di schede e dvd. E non è finita.

Ha pubblicato anche una serie di racconti editi da “Fare Notte”: “Sogni ed isole” , “Ortelius. Storie di lago e dintorni”, “Compagni avanti il gran partito” ( del quale ho curato una breve introduzione). Nel 2012 “Terre d’acqua e di favole” e, a cura dell’Anpi, “Sorrisi di resistenza”. C’è anche la silloge di poesie “Lago Etiliko”. Giorgio Rava è autore di alcune opere di interesse pubblico quali “La Luna” in Piazza a Crusinallo,il quartiere omegnese dove abita; la stele allo stadio “Liberazione” di Omegna dedicata a Pippo Coppo, comandante partigiano e primo sindaco della Liberazione; il Monumento alla Donna posto di fronte alla Casa della Resistenza a Fondotoce. Ci sarebbero molte altre cose da dire su di lui, dall’appuntamento quasi settimanale che ha curato per molto tempo pubblicando le sue poesie sulle pagine del settimanale della stampa diocesana L’Informatore ( firmandosi “Zòrz Rava” ) alle tante mostre, alle opere di scultura, alle installazioni e incisioni.Giorgio è davvero un artista eclettico e qualcosa della sua personalità ricorda i “poeti maledetti” per eccellenza del lago d’Orta, Ernesto Ragazzoni e Augusto Mazzetti. Ascoltare le sue storie equivale a pesare, grammo dopo grammo, l’incanto delle sue parole, il piacere della narrazione quando nel racconto appare il lago, con il sole o con la nebbia; quando le avventure degli uomini e delle donne prendono corpo tra le righe, rendendo vivi i ricordi, i luoghi, i fatti. Quando si parla di Giorgio Rava è naturale immaginarlo accanto al Cusio, a questo lago sulle cui rive è nato Gianni Rodari, al suo essere artista del popolo e “anarchico solare”, come emerge prepotentemente dai versi del suo “Blues del lagh”: “ Ostaria dòpo ostaria,circol dòpo circol,bicér dòpo bicér, gh’hò mia vòja dë nàa cà, ‘sta nòcc…Bastard d’on lagh,grand’acqua piéna ‘d vin. Brasciam su cuma una sposa a magg..”. L’artista omegnese è tra coloro che,applicando l’intramontabile regola “racconta di ciò che conosci se vuoi parlare all’universo mondo”, rendono conto di quanto sia contemporaneo fare letteratura con il cuore ben saldo nella propria terra.

Ricorda Nico Orengo e la sua Liguria perduta, Piero Chiara e la sponda magra del lago Maggiore, Sebastiano Vassalli e lo sguardo narrativo che dalle risaie risale verso il monte Rosa. La parola di Rava deriva da un sillabario d’antan, parla di mondi che oggi non ci sono più o che sono nascosti dalla velocità, dalla foga, dall’incedere chiassoso e caotico di questo mondo un po’ più imbastardito e molto più meschino di quello di un tempo. Basta guardare i profili del Mottarone ma anche semplicemente l’onda del lago o annusare l’aria prima e dopo un temporale per percepire il forte legame di Giorgio con la sua terra. E si capisce perché tutto parta da lì, da quelle rive del lago, dalla Nigoglia con le sue acque che defluiscono verso nord, caso più unico che raro e inequivocabile segno d’indole ribelle, dai sentieri di montagna, dalle osterie e da piazze e vie dove, una volta alla settimana, si “mettono giù” i banchi del mercato. Qualsiasi storia verrà raccontata o dipinta da Giorgio Rava avrà questi profumi, odori, colori. E non deluderà. Non potrà deludere perché le sue storie, i personaggi dei suoi racconti, i soggetti delle sue chine, i disegni e   gli acquerelli, gi stessi suoi pensieri sono un tutt’uno con questa terra di acqua e di monti che si trova all’estremo nord del Piemonte.

Marco Travaglini

Trekking della memoria sui sentieri dei partigiani di Filippo Maria Beltrami

Il 16 e il 17 agosto si svolgerà tra il Cusio e la bassa Val d’Ossola la 19a edizione del Sentiero Beltrami, manifestazione escursionistica sui luoghi della Resistenza.

Il sentiero ripercorre la storia del comandante partigiano Filippo Maria Beltrami e vuole essere un contributo a mantenere vivo il ricordo e il patrimonio della lotta di Liberazione e degli ideali che l’hanno animata. Beltrami e i suoi uomini furono protagonisti di alcune delle più importanti vicende della Resistenza: dall’occupazione di Omegna il 30 novembre del 1943, insieme a Cino Moscatelli, alla battaglia di Megolo in Val d’Ossola dove, il 13 febbraio 1944, rifiutata l’offerta di resa dei tedeschi, il capitano Beltrami morì in battaglia insieme ad altri undici partigiani tra i quali figuravano Gaspare Pajetta, Gianni Citterio e Antonio Di Dio. L’intero tracciato è accompagnato da bacheche illustrative e un’apposita segnaletica che documentano gli eventi della Resistenza e fu reso possibile grazie all’impegno e alla realizzazione dei lavori di sistemazione e segnalazione del “Sentiero Beltrami” dalle allora Comunità Montane Cusio Mottarone e Monte Rosa, con il contributo della Regione Piemonte. Il programma prevede, nella prima giornata di venerdì 16 agosto, il ritrovo alle 8 del mattino a Cireggio di Omegna (Vb) presso il monumento che ricorda Beltrami e da lì i partecipanti saliranno a Quarna Sopra seguendo al mulattiera del Fontegno e poi l’Alpe Camasca dove si terrà l’orazione ufficiale della sindaca di Pieve Vergonte, Maria Grazia Medali. La camminata proseguirà nel pomeriggio fino a Strona di Valtrona. Il giorno successivo, sabato 17 agosto, da Omegna verrà raggiunta – con un servizio di trasporto gratuito – la località di Campello Monti, insediamento walser in alta valle Strona e da lì, passando dal lago di Ravinella e dall’alpe Orcocco, i camminatori sosteranno nel tardo pomeriggio al Cortavolo per un omaggio al monumento che ricorda i caduti della battaglia di Megolo e, infine, la frazione del comune di Pieve Vergonte dove terminerà la manifestazione.

Marco Travaglini

Gli appuntamenti estivi del Centro Pannunzio

VENERDI’ 16 AGOSTO 2019 alle 21.30 – ALBENGA

Conferenza su Giovannino GUARESCHI

a cura del prof. Giuseppe PARLATO

VENERDI’ 16 agosto alle ore 21.30 in piazza San Domenico (centro storico) ad Albenga, il prof. Giuseppe PARLATO terrà una conferenza con diapositive su Giovannino GUARESCHI.

LUNEDI’ 19 AGOSTO 2019 ALLE ORE 21.30 – ALASSIO

Anni di piombo e di tritolo

di Gianni OLIVA

LUNEDI’ 19 agosto alle 21.30 alla Biblioteca civica sul mare di piazza Airaldi e Durante di AlassioGianni OLIVA presenterà il suo nuovo libro “Anni di piombo e di tritolo“ ed. Mondadori.

MARTEDI’ 20 AGOSTO 2019 ALLE ORE 21.15 – ANDORA

Mario Soldati. La gioia di vivere”

di Pier Franco QUAGLIENI

MARTEDI’ 20 agosto ore 21.15 nell’Anfiteatro di Palazzo Tagliaferro ad AndoraBruna BERTOLO e Maria Luisa ALBERICO presenteranno, in dialogo con Pier Franco QUAGLIENI, “Mario Soldati. La gioia di vivere” edito da Golem per il ventennale della morte dello scrittore e regista che fu presidente del Centro “Pannunzio” per vent’anni.

Nella foto Pier Franco Quaglieni

Il reggae è patrimonio Unesco, la musica più lenta e felice del mondo

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Non è un caso se il reggae è patrimonio Unesco, nel bel mezzo della lista dei Beni immateriali dell’umanità: è la musica più lenta e felice del mondo. La felicità è un affiorare interiore; è un risveglio delle tue energie è un risveglio della tua anima , diceva Osho .

E la sera di lunedì 5 agosto nell’Arena Villa Peripato di Taranto, di energia positiva ce n’era tanta.

Mitchell Brunings, amatissimo protagonista di talent come The Voice, dall’Olanda alla Francia, con la “voce” di Bob Marley, si è esibito nello spettacolo “Il mito del reggae”, accompagnato dall’Orchestra della Magna Grecia diretta da Roberto Molinelli, e da una voce narrante, quella di Claudio Salvi, autore anche dei testi da lui letti su Bob Marley.

Il ritmo in levare, quel divertimento percussivo a volte veloce, altre lento o lentissimo, determina uno degli aspetti che maggiormente colpisce e stupisce del reggae.

È la forza del coinvolgimento emotivo, fisicamente tangibile, che suscita nello spettatore energia, contrapposto all’estrema semplicità dei mezzi musicali impiegati.

Si parte dal basso – come ci dice Salvi e l’orchestra ci ha fatto ascoltare eseguendo questa successione praticamente – poi si inseriva la chitarra in levare, quindi si aggiungeva anche l’organo in levare, poi la batteria componente essenziale, in rim shot ovvero un colpo dato prendendo con la stessa bacchetta sia la pelle del rullante sia il bordo in metallo del rullante stesso. Infine ovviamente la voce……e che voce in questo caso : quella di Mitchell Brunings.

Tutti sanno che la voce di Bob Marley è unica, ma Mitchell Brunings, ormai noto, va stupendo gli ascoltatori con la sua voce molto simile.

E alla fine del concerto, si è raggiunto il culmine. Nella serata “Bob Marley”, ultimo spettacolo della rassegna “Magna Grecia Festival”, la rassegna a cura di ICO Magna Grecia e del Comune di Taranto, c’è stato un crescendo di sensazioni sublimi e irrefrenabili.

Tutti coinvolti, voce, anima e corpo, tutti presi dal ritmo. Sul palcoscenico il sempre più trainante Mitchell Brunings, il maestro Roberto Molinelli, Claudio Salvi, il direttore artistico Piero Romano e l’assessore alla Cultura Fabiano Marti, che alla fine rompendo tutti gli schemi, hanno aggiunto le loro voci a quelle delle coriste, i musicisti tutti dell’Orchestra della Magna Grecia, e giù il pubblico in un divertimento unico e prolungato, in piedi, a ballare saltellando, a invocare le canzoni che vengono più volte rieseguite.

È uno spettacolo nello spettacolo. Battimani e coro arrivano dalla platea, e Brunings rompe il rituale scendendo fra la gente in un tripudio di eccitazione finale, non può farne a meno.

Il reggae sinfonico, una grande orchestra, una voce incredibile, una direzione sapiente. Sono alcuni degli elementi che hanno fatto dello spettacolo musicale “Il mito del reggae”, uno dei momenti più affascinanti della Stagione dell’ICO, l’istituzione concertistica orchestrale della Magna Grecia.

Mitchell Brunings, aveva già conosciuto il calore del pubblico di Taranto, essendo   stato già protagonista con successo, venerdì 12 aprile al teatro Orfeo, sempre con l’Orchestra della Magna Grecia diretta dal maestro Roberto Molinelli e con Claudio Salvi e le coriste.

Ma sia lui, che Molinelli, Salvi,il pubblico e tutti gli intervenuti sul palco e non, in Arena Villa Peripato e c’è da pensare magari anche nelle aree esterne prospicienti, si sono scatenati più della volta precedente, approfittando degli spazi aperti che offre l’Arena Villa Peripato, pieni all’inverosimile.

L’altra sera, Bob Marley è stato celebrato da tutti i presenti in modo magistrale, semplice e immediato, ascoltando, cantando e ballando, alcune delle sue canzoni più belle, quelle che hanno contribuito in maniera sostanziale a farne crescere il mito e la leggenda.

Brani come No Woman No Cry, o Is this Love, o Get Up Stand Up, o Lively Up Yourself, e altri. Sono tante le canzoni memorabili di Bob Marley che sono entrate a far parte della cultura popolare, canzoni senza le quali la nostra vita sarebbe stata peggiore, sarebbe ancora peggiore, fino ad arrivare alla nostra serata, toccata dal fascino di questi brani e dall’atmosfera magica che si è creata.

Canzoni di libertà, di pace, di ribellione, di amore. Canzoni di verità e di sogno, di spirito e carne, di storia e leggenda, che ancora oggi risuonano senza sosta.

La musica ha il potere di cambiare le coscienze di chi l’ascolta, di unire la spiritualità e la fisicità, la politica e l’amore, la passione e la rabbia, la protesta e l’immaginazione, il sogno e la realtà.

E a fine serata si può ben dire che il sogno reggae di Bob Marley, che conquistò il mondo, il suo spirito libero portatore di messaggi di pace e uguaglianza al ritmo di roots e dub, si è sentito vibrare, ancora vivo!

Vito Piepoli

In un libro il delitto Codecà

Lo storico biellese Roberto Gremmo (che è anche padre fondatore dell’idea dell’autonomia piemontese) torna ad occuparsi della Valsusa nel suo ultimo libro ‘Il delitto Codecà’, edito per i tipi delle Edizioni ArabaFenice.

L’autore tiene due conferenze in Valle, una a Bardonecchia, mercoledì 7 agosto, alle ore 16 a Bardonecchia nella Biblioteca di viale Bramafam 17, la secondaad Oulx sabato 10 agosto, alle ore 16.30 nella ‘Casa delle culture’.

La sera del 16 aprile 1952 un sicario uccideva a Torino in via Villa della Regina Eleuterio Codecà, ingegnere, uno dei più importanti dirigenti della Fiat.

Vennero invano ricercati i colpevoli finchè i carabinieri accusarono del delitto l’ex partigiano, Giuseppe Faletto, ‘Briga’, già conosciuto come il ‘Boia della Valsusa’.

Il 6 marzo del 1956, al processo in Corte d’Assiste, Codecà venne assolto sia pure per insufficienza di prove..

Il ‘delitto della collina’ fece epoca perché, più che un’azione irresponsabile di una scheggia impazzita dell’estremismo antipadronale, sembrava nascondere ben più pericolose vendette di oscure forze eversive, implicate nei lucrosi traffici commerciali con l’Est Europa.

La ricerca di Gremmo, basata su documenti inediti dell’archivio centrale dello Stato, non si limita a ripercorrere le tappe della vicenda giudiziaria ma scandaglia anche per la prima volta il mondo torbido ed opaco dei traffici tra Italia ed Oltrecortina, con la consueta capacità di analisi e di approfondimento dell’autore.

Alla Valsusa, invece, Gremmo aveva già dedicato, sin dal 1995, edito per i tipi di Edizioni Elf Biella il libro ‘Il separatismo in Valsusa’ incentrato sulle rivendicazioni francesi verso la Valle al termine della seconda guerra mondiale e negli anni seguenti.

Massimo Iaretti

Gli ultimi appuntamenti di Occit’Amo

LA VALLE STURA, LA VALLE GRANA, LA VAL CHISONE IN UNO SPECIALE FUORIPORTA, SONO PRONTE AD ACCOGLIERE GLI EVENTI CONCLUSIVI

In attesa del grande concerto finale dei Lou Dalfin a Castelmagno il 15 agosto, il festival propone musica, danze, incontri, trekking e stage musicali.

 

 

Occit’amo #fuoriporta in VALLE CHISONE

 

Venerdì 9 agosto 2019 – ore 18.00

Comune di Usseaux – Pian dell’Alpe

Rifugio Lago delle Rane

BANDA BRIGA

Sergio Berardo e Roberto Avena

 

Una nuova proposta #fuoriporta, una nuova proposta per incontrare un territorio occitano che va oltre le Vallate delle Terres del Monviso. Dopo la Val Susa eccoci nella bellissima Usseaux, in Valle Chisone.

In scena, la storia di Briga lo violaire, la ghironda e le genti delle alte valli.

 

Briga aveva una ghironda, una grancassa sulla schiena che batteva con una mazza, dei piatti sopra la grancassa, dei sonagli sul cappello e alle caviglie. Suonava contemporaneamente tutti gli strumenti. Di Briga lo violaire si sono potuti ricostruire alcuni viaggi attraverso i “carnets de route” (raccolta di autorizzazioni rilasciate dai Comuni francesi nei quali si fermava a suonare). La lingua materna di Briga era l’occitano. Occit’amo Festival ne narra le gesta, ovviamente in musica. E lo fa con giovanissimi l’alfiere della musica occitana, Sergio Berardo.

Il suonatore di ghironda si inserisce nel filone dei mestieri ambulanti delle persone delle alte terre, migranti per necessità, alla ricerca di lavoro e storie da narrare. Genti assolutamente non stanziali, ma girovaghe, e il loro viaggiare ha fatto sì che la stessa musica occitana potesse essere oggetto di comunicazione, cambiamento, lasciandosi permeare da tempi e luoghi differenti.

*Briga, a discapito di ciò che si può pensare, camminò molto, allietò le notti di migliaia di persone, percorse l’intera Francia, oltre che le sue vallate, e visse davvero a lungo, sino ad 85 anni (1850 + 1935).

 

 

VALLE STURA

 

Sabato 10 agosto 2019 – ore 17.30

Argentera

LA FABBRICA DEI SUONI

“Breve conferenza introduttiva al concerto: popolo ebraico e musica klezmer nelle valli alpine piemontesi”

Maria Teresa Milano – Relatrice – Ebraista

Davide Graffino – operatore in supporto per audio / video

 

“Shalom Cuneo” è il racconto delle migrazioni e dei passaggi degli ebrei dalla Francia alla nostra provincia, attraverso le montagne. E in ogni valigia si trovano una fotografia, un libro di preghiere, una storia personale e una melodia da intonare.

 

 

Sabato 10 agosto 2019 – ore 21.30

Argentera

BAKLAVA KLEZMER SOUL

 

Baklava Klezmer Soul è un gruppo giovane formatosi a maggio 2017, su iniziativa di Isacco Basilotta e Roberto Avena.

Il gruppo, partendo da una ricerca melodica, propone arrangiamenti di musica Klezmer in chiave Balcanica con richiami Gipsy;

L’obbiettivo è quello di divulgare un genere musicale pressocchè sconosciuto alla nostra cultura.
La formazione è tipica del genere, ed è composta da cinque musicisti: clarinetto (Isacco Basilotta), fisarmonica (Roberto Avena), voce e percussioni (Michela Giordano), percussioni (Lorenzo Armando) e basso elettrico (Nicolò Cavallo).

 

Domenica 11 agosto 2019 – ore 17.00

Borgata Ferriere – Argentera

CORIANDRE

 

Una delle band più rappresentative della musica occitana d’oltralpe. Parlano di musica “trad’attuale”, due termini apparentemente agli antipodi ma che ben rappresentano le loro sonorità: alleanza di codici coreografici e strumenti tradizionali in chiave contemporanea. Non rinnegano inoltre i loro inizi da musicisti di strada.

 

 

VALLE GRANA

 

Lunedì 12 agosto 2019 – dalle ore 7.30

Per i matinè di Occit’amo

Rifugio Fauniera

LHI DESTARTAVELÀ

 

Occit’amo, dopo la bellissima esperienza del concerto più alto d’Europa con una ghironda sul Monviso, ritorna in rifugio, in un luogo che guarda ad un crocevia di tre Valli. Rocca la Meja, colle della Bandia, Colle Valcavera: tre vallate occitane si incontrano in un pianoro dalla vista mozzafiato.

Appoggiandosi a rifugi alpini, il Festival Occit’amo farà suonare all’alba ghironda e cornamusa, portando gli appassionati di musica e di montagna ad incontrarsi davanti a un palco naturale incredibile. Passioni a confronto: la montagna e la musica, la bellezza del paesaggio e la curiosità verso un evento insolito. Un’esperienza unica.

 

Si chiamano Lhi Destartavelà, gli “scavezza collo”. Amano farsi trasportare dalla musica e non pensare ad altro! Lhi Destartavelà sono nati “ufficialmente” nel luglio 2008. Si sono conosciuti frequentando le lezioni ed i saggi organizzati da Sergio Berardo, Simonetta Baudino e Simone Lombardo. In comune hanno la voglia e il piacere di suonare la musica tradizionale occitana.

Suonano musica tradizionale occitana con qualche inserzione personale (alcuni pezzi sono di loro composizione) e usano gli strumenti della tradizione – organetto diatonico, ghironda, flauti, galobet, piva, cornamusa – miscelati con strumenti “moderni” come il basso elettrico e il cajon.

 

Martedì 13 e mercoledì 14 agosto 2019

Ex Centrale Gallina

Due giorni dedicati a ghironda, organetto, cornamusa e danza, due giorni per fare e insegnare musica a grandi e piccoli, tutto in modo gratuito.

Così Sergio Berardo, leader dei Lou Dalfin, ha immaginato di chiudere la lunga kermesse estiva, andando oltre la proposta di formazione musicale, offrendo partecipazione e condivisione a suon di note. Un approccio allo strumento attraverso il confronto con alcuni grandi artisti e giovani “maestri”.

Con Sergio Berardo, Rosella Pellerino, Direttore Scientifico di Espaci Occitan, che introdurrà le diverse sessioni di musica raccontando tanto la storia quanto l’attualità occitane.

E non mancherà un premio finale. Partecipare a un momento di musica nel grande concerto del Santuario di San Magno, un “concerto funambolico” con i componenti dei Lou Dalfin.

 

Gli Strumenti:

Ghironda – Davide Bagnis e Simonetta Baudino

Organetto – Luca De Clementi, Gabriele Arnaudo e Loris Giraudo

Galoubet – Jean-Paul Faraut

Cornamusa – Dino Tron

Fisarmonica – Roberto Avena

Flauto – Enrica Bruna

Bodega – Maxence Camelin

 

E chi suona un altro strumento potrà comunque unirsi al gruppo e partecipare alla due giorni!

·         Possibilità di praticare un primo approccio allo strumento

·         Lo stage è rivolto a suonatori a partire dai 6 anni

 

13 e 14 agosto / Ex Centrale Gallina – Pradleves (a seguire Monterosso Grana – Oratorio)

A LECION D’OCCITANIA! Incontri per conoscere l’Occitania

A cura di Espaci Occitan con Rosella Pellerino

 

13 agosto 2019

h 10 | Occitania e occitano

Le identità linguistiche e la ricchezza delle minoranze in Europa, Italia e Piemonte: storia, diffusione e origini della minoranza linguistica occitana.

h 11.00 – 12.30 Musica

 

h 14.30 | Mille anni di letteratura occitana

La lirica dei trovatori occitani, antenati dei giovani musicisti odierni, ha ispirato Dante, il Dolce Stilnovo, la scuola poetica siciliana e quella tedesca. L’occitano può vantare anche un premio Nobel per la Letteratura, attribuito a Mistral nel 1904.

h 15.30 – 18.30 | Musica

 

14 agosto 2019

h 10 | Dalle crociate alle leggi di tutela

Catari e camisards, Felibres e vignaioli: la lunga e tortuosa storia degli occitani e dell’occitanismo.

h 11.00 – 12.30 | Musica

 

h 14.30 | Le feste occitane delle valli

Animali, piante e creature del bosco generate dalla fantasia dei montanari: dal lupo all’orso di segale, piume o ricci di castagne, sono le figure tratte dal mondo naturale, addomesticate per il tempo della festa, le vere protagoniste delle più antiche e celebri feste del Piemonte alpino occidentale, dalla Baìa ai Carnevali.

h 15.30 – 18.30 | Musica

 

Info:

STAGE MUSICALI  Laura 3485121488 – Flavia 331 9101395

A ESCOLA D’OCCITANIA! Gli incontri, gratuiti, sono aperti ai frequentanti lo stage e a tutta la popolazione, e non occorre prenotazione: per informazioni Espaci Occitan, tel. 0171/904075,

segreteria@espaci-occitan.org, www.espaci-occitan.org

Evento organizzato con il patrocinio e la collaborazione dell’Unione montana Valle Grana

 

Martedì 13 agosto 2019

Dalle 9,30 alle 18 circa

GRANDE CACCIA AL TESORO IN VALLE GRANA

 

Grande caccia al tesoro per adulti e famiglie alla scoperta della valle Grana, sulla via del Castelmagno. Degustazioni, leggende, arte e mestieri, tra prove pratiche e indovinelli.

Dalla seconda tappa in poi ci si sposta autonomamente sul territorio. Ad ogni tappa si otterrà l’indizio per raggiungere la successiva. Occorrerà superare una prova legata al luogo, o cercare un indizio intorno a sé.

Sono previsti diversi percorsi, finalizzati a scoprire un angolo diverso, una borgata, una grotta di stagionatura, una struttura ricettiva…

Arrivo verso le 18.00 e, dopo l’aperitivo a base di prodotti tipici della valle Grana, verranno premiate le squadre vincitrici e tutti gli equipaggi riceveranno un omaggio.

NB: Non è una gara competitiva a tempo.

 

Per info sui costi e prenotazione (obbligatoria), fino ad esaurimento posti, entro il 09/08/19: info.emotionalp@gmail.com oppure 334/1316196 – Contattandoci vi verrà inviato il regolamento di gioco con tutti i dettagli.

 

 

Martedì 13 agosto – ore 21.30

Montemale – Piazza Ferrero

ROBY AVENA GROP

 

Roberto Avena, nato il 22 settembre del 1994, ha sempre vissuto in una famiglia di musicisti, di cui faceva parte anche Beppe del duo “Beppe e Severin” suonatori di courente et balet in Val Vermenanha. Papà Dario per puro caso abbraccia il sax abbandonato da suo fratello e successivamente il clarinetto. Inizia un percorso per poi arrivare a formare Dario & Manuel.

Roberto dall’età di 8 anni inizia ad entrare in questo mondo con profonda ammirazione per suo padre e il suo compare tanto che al primo festin del paese suo padre lo invita a suonare il flauto dolce. La fisarmonica però non gli interessa, la categorizza come strumento da liscio, non sapendo quanto sarebbe diventato il suo punto di forza.

Nel tempo arriva a Lou Dalfin e Gran Bal Dub. La passione per la fisarmonica si trasforma così progressivamente in professione a tutti gli effetti, anche con l’inizio dell’insegnamento dello strumento presso Vernante e Caraglio, con l’opportunità per gli allievi di suonare nella “Grande Orchestra Occitana”, fondata e diretta da Sergio Berardo, dove anche Roberto ha iniziato a “farsi le ossa”.

Nel frattempo il progetto Dario & Manuel big band si è trasformato in “Roby Avena Group”, e infine nei “Sonadors”, con l’abbandono e l’arrivo di alcuni componenti.

Roberto decide di avvicinarsi ad una nuova cultura dell’Est Europa, aderendo così al gruppo “Baklava Klezmer Soul”, insieme a Isacco Basilotta, Nicolò Cavallo, Michela Giordano e Lorenzo Armando.

 

Mercoledì 14 agosto 2019

ore 15.00

Pradleves

MASCATREK – IL TREKKING DELLE STREGHE

 

In occasione del Festival Occit’Amo in valle Grana, Emotionalp organizza una serie di eventi collaterali per scoprire il territorio ed emozionarsi di fronte alle meraviglie e ai sapori unici della più piccola valle occitana del Piemonte.

Ci fu un tempo in cui non era la scienza a guidare i popoli, ma la superstizione e la fantasia. Molto spesso conformazioni geografiche particolari, fenomeni naturali di difficile interpretazione finivano con il favorire la nascita di miti e leggende. A fine tour, per chi lo desidera, una buona “merenda sinoira” conviviale che anticipa il concerto dei “MAXENCE CAMELIN + BATACLAN”.

 

Solo per l’escursione: info sui costi e prenotazione (obbligatoria), fino ad esaurimento posti, entro il 13/08/19: info.emotionalp@gmail.com oppure 334/1316196

 

 

Mercoledì 14 agosto 2019

ore 21.30

Pradleves – Madonna degli Angeli

MAXENCE CAMELIN + BATACLAN

 

Maxence Camelin, Max, Petit Max, Maxounet, Papounet, Francisse Cabrette, Michel Saindoux, Georges Michel, Pépé Roni…ma chi è veramente?

Avendo vissuto in Egitto i primi cinque anni della sua vita, i timbri degli mizmars (oboi egiziani) e degli arghuls (cornamuse primitive senza sacca) dei musicisti del Nilo gli hanno lasciato un imprinting sonoro indelebile, risvegliato più tardi dalle cornamuse e oboi popolari.

Ci furono anche una cassetta di Fela Kuti, ascoltata a loop, e più tardi, verso l’età di 12 anni, John Coltrane, che furono una rivelazione. Il sax ha allora preso il sopravvento, lasciando il pianoforte che lo aveva accompagnato fino a quel momento.

Un percorso artistico molto diversificato: jazz, balkan, funk, rock alternativo, progressive, canzone francese, hip hop, colonne sonore, musica mandinga, musica medievale e rinascimentale, musiche tradizionali dell’Occitania, del centro Francia, dell’Alsazia, della Bretagna, della Spagna, dell’Italia, Bulgaria, Svezia, Grecia. Vive di musica dal 2009 e si è specializzato nelle cornamuse e oboi popolari occitani che insegna al Centre Occitan des Musiques et Danses Traditionnelles di Toulouse.

Bataclan è il nome della fanfara di cornamuse fondata e diretta dal maestro Dino Tron.

 

Giovedì 15 agosto 2019

Dalle ore 9.30 – FERRAGOSTO OCCITANO

 

Dalle 9 TREKKING NEGLI ALPEGGI DI CASTELMAGNO

In occasione del Festival Occit’Amo in valle Grana, Emotionalp organizza una serie di eventi collaterali per scoprire il territorio ed emozionarsi di fronte alle meraviglie e ai sapori unici della più piccola valle occitana del Piemonte.

Dove e come nasce il celeberrimo formaggio Castelmagno? Nella giornata in cui l’alta valle Grana risuonerà di melodie secolari grazie al concerto dei Lou Dalfin presso il Santuario di San Magno, EmotionAlp propone un itinerario che proprio intorno al Santuario, luogo sacro da secoli per i pastori e gli allevatori, tocca alcuni tra gli alpeggi più pregiati del territorio. Il trekking terminerà al Santuario per l’esibizione di Andrea Loreni, il funambolo, e il concerto dei Lou Dalfin alle 16.00 al Santuario di San Magno.

Pranzo al sacco a carico dei partecipanti.

 

Solo per l’escursione: info costi e prenotazione (obbligatoria), fino ad esaurimento posti, entro il 14/08/19: info.emotionalp@gmail.com oppure 334/1316196

 

ore 16.00

Castelmagno

 

Performance del funambolo Andrea Loreni

Un’ascesa lunga 60 metri, con partenza da terra e arrivo al campanile del Santuario di Castelmagno.

Una performance imperdibile a 1800 m di quotaresa ancora più suggestiva dalla musica che da sempre racconta queste terre: sarà infatti Sergio Berardo, con la sua ghironda, ad accompagnare i passi nel cielo di Andrea Loreni.

 

ore 16.30

Castelmagno

LOU DALFIN

 

Come gli antichi “trovatori” erano soliti esibirsi facendo da ambasciatori delle prime culture europee, i Lou Dalfin cantano nella tradizionale lingua “d’Oc” e portano la cultura occitana in giro per il mondo. I Lou Dalfin sono più che un semplice gruppo musicale nella parte Occitana del Piemonte: la band di Sergio Berardo è diventato un fenomeno di costume che ha reso la musica occitana contemporanea, facendola uscire dai ristretti circoli di appassionati perché divenisse fenomeno di massa. All’esterno dell’area occitana Lou Dalfin è stato un anello di congiunzione tra realtà diverse: la pianura piemontese e l’Italia da una parte, le vallate e l’area transalpina dall’altra. Con Lou Dalfin le valli d’Oc non sono più l’estremo lembo di una cultura asettica ma hanno riacquistato la loro funzione storica tradizionale: l’essere ponte.

 

 

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FESTIVAL OCCIT’AMO – COS’È?

«Occit’amo è una grande occasione per affermare, attraverso la cultura e la musica, l’identità e la tradizione della nostra storia. La musica popolare, i balli, la letteratura hanno profonde radici in tutte le regioni italiane e in tutti i paesi del mondo. Queste culture possono convivere e possono arricchirsi reciprocamente: le radici, se condivise, aiutano la propria identità e la propria cultura ad aprirsi al mondo».

Questo è il biglietto da visita della kermesse che alla quinta edizione cresce ancora.

 

Protagoniste assolute sono la musica e la cultura occitana, declinate in molteplici forme d’arte che vanno dalla danza alla rappresentazione, canora e corale, fino al cinema e alla parola, legate tra loro da un vincolo strettissimo con il patrimonio paesaggistico e artistico locale: i sentieri, le baite, i colli, le chiese, le cappelle, i conventi, siti storici e architettonici di pregio saranno palco naturale.

Occit’amo conferma la vocazione di format cultural-turistico che dedica a ogni vallata un intero weekend di spettacolo, si arricchiscono le collaborazioni con importanti Festival italiani e francesi che raccontano la montagna e la tradizione, arrivano grandi ospiti nelle Terre del Monviso.

 

FESTIVAL OCCIT’AMO – DOVE E QUANDO?

Le Valli Stura, Maira, Po-Bronda e Infernotto, la Pianura del Saluzzese, le Valli Varaita e Grana dal 4 luglio al 15 agosto 2019 (con una serie di appuntamenti in anteprima) sono pronte ad accogliere oltre 20 gruppi musicali provenienti da tutta Italia e Francia, scrittori e cantanti che fanno letteratura.

Un focus su sonorità che vedranno rappresentate Provenza e Lengua Doc, visione plastica di un arco latino dove sono emigrate le nostre genti.

 

www.occitamofestival.it

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I segreti del Testamento di Marco Polo

In mostra al MAO-Museo d’Arte Orientale di Torino

 

Lontana l’immagine epica e leggendaria dell’impavido viaggiatore ed esploratore (nonché mercante ed ambasciatore alla corte del Gran Khan) più famoso della storia. Al suo posto, si legge quella intima e inedita dell’uomo reso fragile dalla malattia, che sente accanto il soffio della morte e rivive nella memoria – in un nostalgico ma sereno flashback di quasi settant’anni di vita – affetti, amori, avventure, generosità non sempre forse assecondate nel tempo terreno e trepide comprensibili paure. E’ questa l’immagine “segreta” che emerge da “Ego Marcus Paulo volo et ordino”, la replica scientificamente conforme del Testamento di Marco Polo, presentata il 14 giugno scorso in Palazzo Madama ed esposta, fino al 15 settembre, al MAO- Museo d’Arte Orientale di via San Domenico a Torino. Scritto su una pergamena di pecora nel 1324 e pubblicato, dopo un lungo e minuzioso lavoro, da Scrinium (organizzazione veneziana, nata nel 2000, che ha fatto della conservazione del patrimonio culturale mondiale la sua autentica mission), il Testamento racchiude l’anima – per certi versi – inaspettata di Marco Polo, nato a Venezia il 15 settembre 1254 e a Venezia scomparso l’8 gennaio 1324. Un uomo ricco, generoso e profondamente attento agli affetti famigliari (al punto di ignorare volutamente le “regole” allora in vigore rispetto ai passaggi ereditari), un uomo che anche in punto di morte volle stupire con le proprie disposizioni testamentarie: questo ci racconta il documento in cui appare, in primis, la volontà di elargire cospicue elemosine e donazioni alle chiese e alle congregazioni religiose cittadine, quasi a volersi meglio assicurare la salvezza dell’anima nell’aldilà. Per sua esplicita volontà, si dovrà inoltre provvedere a restituire la libertà al suo fedele schiavo di origine tartara, Pietro, e a rimettere alcuni importanti debiti. Ma non solo. Stando sempre alle disposizioni testamentarie, Marco destina la parte più consistente della sua eredità alla moglie Donata Badoér e alle tre figlie Fantina, Bellela e Moreta in un momento storico in cui gli eredi venivano scelti esclusivamente fra i membri maschili della propria discendenza. E davvero strabiliante è l’elenco delle proprietà e degli oggetti favolosi lasciati alle donne di casa, preziosa conferma fra l’altro delle sue straordinarie imprese in Cina e del viaggio (compiuto attraverso la “Via della Seta” e tutto il continente asiatico) narrato nel “Milione”: dai bottoni di ambra alle stoffe traforate in oro, ai drappi di seta e alle redini di foggia singolare, fino al pelo   di yak e ad una “zoia” in oro con pietre e perle del valore di “14 lire di danari grossi”. Questo, almeno in parte, quanto si evince dal documento la cui ricerca è iniziata alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia, dove si conserva fin dalla prima metà dell’Ottocento la pergamena su cui Marco Polo, dal letto di morte, dettò le sue volontà al prete-notaio Giovanni Giustinian e che venne ritrovata all’interno del Codice Marciano che raccoglie anche i testamenti del padre Niccolò e dello zio Matteo, compagni di Marco nel lungo viaggio alla corte di Kublai Khan (il più illustre discendente di Gengis Khan) del 1271. Documento che il mondo accademico si è conteso per anni, ma il cui studio avrebbe comportato seri rischi di danni per l’usura dell’originale. Di qui l’idea, maturata nel 2016, da parte del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, insieme alla Biblioteca Nazionale Marciana e a Scrinium di avviare un progetto congiunto per realizzare un clone (in tutto sono oggi 185, per un valore di 5mila Euro l’uno, già tutti venduti nel mondo) perfettamente corrispondente all’originale stesso. “La prima fase è stata quelle delle indagini bio-chimico-fisiche sulla pergamena”, spiega Ferdinando Santoro, presidente di Scrinium che continua: “Contestualmente, il professor Attilio Bartoli Langeli, paleografo di fama internazionale, ha realizzato la prima edizione diplomatica corretta e completa del testo. Il Testamento è stato quindi consegnato per il restauro all’Icrcpal, Istituto Centrale per il Restauro e la Conservazione del Patrimonio Archivistico e Librario di Roma. Quindi è intervenuta Scrinium per le fasi di rilievo e le successive riprese ad altissima definizione sui documenti”. Un iter durato tre anni, contrassegnato da ricerche altamente impegnative che portano infine alla realizzazione per la Biblioteca Nazionale Marciana della prima replica conforme del Testamento (quella esposta oggi al MAO), di impressionante perfezione e certificato con firma autografa del direttore della Biblioteca, insieme alle preziose edizioni diplomatica e interpretativa, curate dal professor Attilio Bartoli Langeli, e ad un volume di approfondimento storico-scientifico a cura di Tiziana Plebani, con contributi di illustri storici e specialisti della materia.

Gianni Milani

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“I segreti del Testamento di Marco Polo”

MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11; tel. 011/4436927 o www.maotorino.it

Fino al 15 settembre

Orari: dal mart. al ven. 10/18, sab. e dom. 11/19; chiuso il lunedì

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Nelle foto
– Testamento di Marco Polo
– Ferdinando Santoro, presidente Scrinium
– Testamento di Marco Polo, edizione diplomatica e certificato di conformità

 

 

Dal Sessantotto ad oggi, “Come cambia lo sguardo”

In libreria per ‘Armando Curcio Editore’ il nuovo, appassionante romanzo della scrittrice bolognese Susanna Trippa, con la doppia prefazione del senatore Ignazio La Russa e del giornalista Maurizio Gussoni.

 

Arriva in libreria per ‘Armando Curcio Editore’ ‘Come cambia lo sguardo’ – dal significativo sottotitolo ‘Gli inganni del Sessantotto’ -, il nuovo romanzo autobiografico di Susanna Trippa, classe 1949, bolognese naturalizzata bergamasca, con prefazioni del senatore Ignazio La Russa e del giornalista Maurizio Gussoni, edito da Armando Curcio.

Dopo l’apprezzamento dell’opera prima ‘I racconti di CasaLuet’ (Lampi di Stampa Editore), è seguito l’episodio letterario dal titolo “Pane e cinema”, che le è valso il 1° premio Albero Andronico “Cinecittà – l’occhio del cinema sulla città” (2009), e il romanzo ‘Il viaggio di una stella’, pubblicato in forma di book crossing soltanto sul web. Ora l’autrice si inerpica su strade più difficili e complesse, con lo sguardo attento rivolto al passato e, in special modo, a quei richiami che esso esercita con piena attualità anche sul presente. Perché, come dicono gli antichi, la storia si ripete, ed è un percorso circolare fatto spesso di corsi, ricorsi e ritorni.

La sua è una testimonianza: bambina negli anni Cinquanta e ragazza in quel Sessantotto che prima sconvolse e poi deluse. Le varie fasi di formazione della protagonista – dall’infanzia all’età adulta – si legano strettamente ai forti cambiamenti di sguardo che accompagnarono il periodo dagli anni Cinquanta a quelli “di piombo” nella rossa Bologna.

Nel Sessantotto ci fu un comune denominatore, che idealmente unì i ragazzi di destra con quelli di sinistra. Fu lo spasmodico desiderio di cambiare la società, di farla approdare a un diverso equilibrio tra le classi sociali. Quei ragazzi di sinistra che, nel segreto della propria stanza, sentivano Lucio Battisti, il poeta «fascista». E quelli di destra che, nel medesimo modo, sentivano Fabrizio De Andrè, il poeta «comunista»”, scrive nella propria prefazione Maurizio Gussoni Giornalista, già presidente di Croce Rossa Lombardia.

Ma c’è di più. “Il Sessantotto visto oggi con gli occhi di una ragazza di allora che si era abbeverata ai miti dell’egualitarismo e si ubriacava, sia pur da «cane sciolto» come si autodefinisce, alle promesse del comunismo. La critica della scrittrice non solo al Sessantotto italiano ma anche al mondialismo e alla genesi dei «poteri forti» appare assolutamente condivisibile. La scelta di un patriottico sovranismo (che non va confuso con un indistinto populismo) come rimedio ai guasti di cui il Sessantotto è il germe iniziale, fanno del suo libro un monito e una speranza”, gli fa eco Ignazio La Russa, Vice Presidente del Senato.

Nel romanzo le vicende della protagonista/autrice sono narrate con la freschezza di una scrittura che fluisce con naturalezza dai “cassettini della memoria”: anni Cinquanta e Sessanta, l’ubriacatura del boom economico, il Sessantotto, i viaggi, l’Oriente e i bui anni ‘di piombo’, sino ad approdare infine all’età adulta.

Tra le righe di questo raccontare spontaneo, un’attuale rivisitazione dell’autrice individua proprio nel Sessantotto – con il suo desiderio di uccidere il padre – un filo che lo collega a quanto del globalismo più esasperato minaccia la nostra società.

Un’opera che trasuda presente da tutti i pori denunciando, con le sue annotazioni, soprattutto l’antidemocraticità sotterranea che, a livello italiano ma anche europeo, avvelena la nostra società. Quell’antifascismo “archeologico”, come da definizione pasoliniana, non è ancora morto e impedisce ogni ricomposizione civile con il suo disprezzo per la volontà popolare, quando questa si esprime con un voto non gradito come appena accaduto.

Il corpo principale del libro “Come cambia lo sguardo” è la narrazione dei miei primi trent’anni di vita”, confida l’autrice Susanna Trippa. Che prosegue: “Dai primi anni Cinquanta, quasi un dopoguerra, quando ancora a Bologna, negli inverni freddi, sentivo odore di frittelle impastate con farina di castagne e cotte per strada, le ’mistocchine’, fino ad arrivare al marzo del 1977 con ‘Radio Alice’ e gli Anni di piombo come una nube scura. Infine l’approdo a Bergamo e all’età adulta. In mezzo, riaprendo i cassettini della memoria, stanno l’ubriacatura del miracolo economico, il Sessantotto e quanto poi ne derivò. Un percorso di vita in quegli anni, da bambina a donna, in cui cambia lo sguardo“.

Recentemente la voce autorevolissima di Benedetto XVI, Joseph Ratzinger pontefice emerito, suffraga tali riflessioni, individuando nel Sessantotto – e nel suo conseguente relativismo – “il decadimento morale non solo della Chiesa ma di tutto l’Occidente” (Catholic News Agency). “Quando Dio muore in una società, essa diventa libera, ci è stato assicurato. In realtà, la morte di Dio significa anche la fine della libertà perché scompare la bussola che ci indica la giusta direzione insegnandoci a distinguere il bene dal male. Per questo è una società in cui la misura dell’umanità è sempre più perduta”. Benedetto XVI completa però la sua riflessione con un monito di speranza: “Anche oggi Dio ha i suoi testimoni nel mondo. Dobbiamo solo essere vigili per vederli e ascoltarli”.

 

L’isola del libro

Rubrica settimanale sulle novità librarie

A cura di Laura Goria

Thomas Harris  “Cari Mora”  -Mondadori-  euro 18,50

 

Thomas Harris, scrittore e giornalista americano, è l’autore dello strepitoso thriller “Il silenzio degli innocenti” (1988) e il creatore dell’inquietante cannibale Hannibal Lecter; protagonista del romanzo e dell’omonimo film -vincitore di ben 5 Premi Oscar- interpretato da Anthony Hopkins e da una giovane, brillante, Jodie Foster. Harris è uno scrittore che centellina le sue opere; in 30 anni di carriera ha pubblicato solo 5 romanzi che hanno ispirato film di successo. Dopo 13 anni di silenzio ecco “Cari Mora”, suo 6° libro che, con  la maestria di sempre, ci conduce  sulle tracce di efferati delitti ambientati a Miami e nelle Everglades, tra sangue e cadaveri ingurgitati dai coccodrilli.  Questa volta il cattivissimo non è un cannibale, ma un mostro comunque spietato che semina morte. E’ il trafficante di esseri umani, Hans-Peter- Schneider che si arricchisce fornendo ragazze al tritacarne delle depravate fantasie di uomini ricchi e malati. Scioglie le sue vittime –tutte giovani donne- in un’allucinante cremazione liquida, eliminando infine il succo di una vita nello scarico del water. E vi assicuro che l’accurata descrizione del procedimento vi farà accapponare la pelle. Perché, al di là della trama, Harris è un maestro nell’imbastire pagine con dettagli agghiaccianti. Schneider è pericoloso, perverso, senz’anima, ed è ossessionato dalla bella Cari Mora. Lei è una colombiana 25enne con alle spalle un passato travagliato. Travolta dalla guerra civile scoppiata nella seconda metà degli anni 60 nel suo paese, è stata arruolata nel movimento di resistenza creato dai contadini poveri. La sua famiglia era stata sterminata dai paramilitari e lei si è ritrovata bambina-soldato a soli 12 anni: addestrata nelle file della Farc, la cui missione era dare la caccia ai paramilitari e rispondere ai loro massacri con altrettanta morte, case e villaggi  bruciati, sequestri di persona. E’ riuscita a scappare dal suo paese martoriato e si ritrova in America, semiclandestina che deve arrangiarsi per sopravvivere. A Miami fa la custode nella villa che era stata del trafficante Pablo Escobar -nel posto sbagliato al momento sbagliato- perché finisce per trovarsi al centro dell’ossessione di Schneider per l’oro che sarebbe nascosto tra quelle mura. Dalla prima pagina in poi è un susseguirsi di colpi di scena, assassinii efferati, con tanto di decapitazione e orrori vari assortiti. Ma Cari Mora non è una facile preda perché la vita le ha insegnato a difendersi… anche da un mostro come Schneider.

Paola Calvetti   “Elisabetta II. Ritratto di Regina”  – Mondadori-  euro 20.00

 

La giornalista e scrittrice Paola Calvetti ha dato un taglio inedito a questa nuova biografia della Regina più longeva della storia Britannica: perché racchiude anche dettagli insoliti e meno noti, raccontati seguendo il percorso delle fotografie che più rappresentano la vita eccezionale di Sua Maestà. Elisabetta II è una sovrana da Guiness. I Windsor sono la più antica istituzione politica dopo il papato e durante il regno di Elisabetta II si sono dati il cambio 15 premier britannici (ha da poco “battezzato” l’ultimo inquilino del 10 di Downing Street, Boris Johnson), 7 pontefici e 13 presidenti americani… lei li ha surclassati tutti ed è ancora lì, con le sue 93 primavere. Salda sul trono da 67 anni, ha sorpassato anche i 63 della regina Vittoria che segnò addirittura un’epoca. La fotografia è stata fedele compagna della sua vita, ed è lei stessa un’appassionata fotografa fin dall’adolescenza, quando il padre re Giorgio VI le regalò la sua prima macchina. Da allora ha seguito sempre, anche con competenza, il lavoro dei ritrattisti ufficiali della Corona. Nei decenni è stata immortalata da mostri sacri come Cecil Beaton, Lord Snowdon, Annie Leibovitz, Harry Benson (tanto per citarne alcuni). Ed  è proprio dalle immagini che la Calvetti prende spunto per ripercorrere le tappe più importanti della vita della sovrana, finendo per tracciarne anche un  profilo personale e quasi intimo. Ogni capitolo inizia con una foto. Da quella di Elisabetta infante di appena 8 mesi, poi attraverso infanzia, gioventù come erede al trono, per arrivare al ruolo di moglie e madre. Nata duchessa, non era destinata al trono, ma la prematura morte del padre ha cambiato la traiettoria della sua vita. Diventata regina ha svolto il suo compito con un senso del dovere encomiabile, quasi una missione, un impegno totalmente dedito ai sudditi e al Regno. Donna unica, sempre risoluta anche di fronte alle avversità che hanno costellato il suo cammino. Oltre alle tappe che sanciscono il ruolo storico e ufficiale di Elisabetta, il libro sfiora anche immagini che ne ritraggono la solitudine, o la gioia a bordo del Britannia in uno dei suoi tanti viaggi intorno al mondo. E ancora…l’amore per Filippo o l’ironia sublime come Bond Girl piovuta dal cielo durante le Olimpiadi londinesi del 2012…Allora sorprese tutti dicendo: “Una controfigura? Solo io posso essere me stessa e, come set, non immagino nulla di più adatto di Buckingham Palace!” La Calvetti si addentra anche in coni di ombra come i problemi con le nuore Lady D e Sarah Fergusson sfociati in divorzi clamorosi, o l’“annus horribilis” segnato pure dall’incendio del Castello di Windsor (novembre 1992). Miliardi di sterline letteralmente in fumo, e lei sgomenta sul luogo del disastro in impermeabile e stivali di gomma. Insomma, 255 pagine che raccontano a tutto tondo una sovrana e una donna, a dir  poco, unica e ineguagliabile.

 

George Simenon  “Il mediterraneo in barca”   -Adelphi – euro 16,00   

Il papà del commissario Maigret, George Simenon, è stato un narratore prolifico come pochi, autore di innumerevoli romanzi, che forse sono la sua produzione migliore, e comunque delineano lo spessore di questo autore. Adelphi che da anni ristampa tutti i suoi libri, ora in “Il mediterraneo in barca” raccoglie gli articoli che Simenon scrisse nel 1934, durante una crociera nel Mediterraneo. Da Porquerolles alla Tunisia, passando dall’isola d’Elba, Messina , Siracusa e Malta. Tante tappe e  tanti approdi che hanno ispirato l’inesauribile immaginazione dello scrittore. Tutto è iniziato con la sua idea di affittare una barca a vela per una crociera di 6 mesi. Vento, mare, cielo e salsedine accarezzano i suoi pensieri e gli ispirano pensieri, ricordi, emozioni, ragionamenti sulla vita e sul Mare Nostrum. Tutto correlato da foto in bianco e nero, scattate durante la traversata: testimoniano un tempo lontano, la fatica e la gioia del mare, incontri con pescatori dalla pelle incartapecorita dal sole. Ma anche cartoline di volti e popoli diversi, dei paesi in cui la goletta ha attraccato, permettendo a Simenon di scoprire e immortalare, con immagini e parole, anfratti e scorci di vita esotici, come per esempio Tunisi. Su tutto il viaggio impera lui, con la sua inseparabile pipa e il cappello da marinaio, assorto sul pulpito di prua della barca mentre osserva la distesa di vita davanti a sé. Non vi resta che veleggiare con lui….e fare buone vacanze.

Macugnaga Pianotrail, le vette della musica

Il festival pianistico ai piedi del monte Rosa

La musica classica e l’incanto delle montagne possono diventare un connubio assolutamente vincente. Questo accade all’interno del Macugnaga PianoTrail, festival pianistico ai piedi del monte Rosa, dove quattro giovani interpteti internazionali si esibiranno in quattro recital pianistici.

Per il concerto di apertura, in programma domenica 4 agostoprossimo, alle 18, al Kongresshaus di Macugnaga, scelto come sede di tutti gli appuntamenti, sarà presente un ospite speciale, Vadim Shishkin, che aprirà la rasssegna eseguendo dei bellissimi pezzi al vibrafono. Al suo recital, nello stesso concerto, seguirà l’esecuzione al pianoforte della pianista Serena Costa, direttore artistico del Festival.  

Sabato 10 agosto, alle 18, sarà poi la volta del concertodell’Orchestra torinese dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni, istituzione nata all’interno del Duomo di Torino, per favorire la diffusione del sacro nelle arti. Diretta dal maestro Antonmario Semolini, l’Orchestra, la cui fama ha travalicato da tempo i confini regionali, accompagnerà al pianoforte il giovanissimo pianista Chou Hung Tse nello splendido concerto in la maggiore K 488 diWolfgang Amadeus Mozart.

Terzo appuntamento del Festival sarà quello con il pianista di Taiwan Li Mingyang, che lo vedrà protagonista di un recital in programma mercoledì 14 agosto prossimo alle 21 e, a conclusionedella rassegna, sabato 17 agosto alle 18 si terrà il concerto che vedrà l’esecuzione pianistica del polacco Mikolaj Sikala, su musiche di Schubert e Rachmaninov.

 

Mara Martellotta 

 

Al centro della fotografia il sostenitore, negli anni passati, del Festival al suo nascere, Marco Giovannetti, recentemente scomparso a soli 59 anni