CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 521

Librerie Antiquarie di Montagna in mostra

23^ Mostra Mercato Internazionale

Quincinetto (To) – Auditorium “Dante Conrero”
28 e 29 settembre 2019
Sabato dalle ore 10,00 alle ore 19,00
Domenica dalle ore 10,00 alle ore 18,00
Ingresso libero.

Dopo 16 anni in Valle d’Aosta, a Verrès, la mostra delle librerie antiquarie di montagna torna in Piemonte, a Quincinetto nell’Auditorium Dante Conrero , salone delle feste e delle tradizioni, a 200 metri dal casello autostradale TO-AO. Questa sarà la 23^ edizione dalla sua nascita ad Ivrea.
L’ampio salone ben si adatta ad ospitare 26 librerie antiquarie e studi bibliografici italiani, francesi, svizzeri e tedeschi, altamente specializzati sulla montagna: libri antichi sulle prime scalate, stampe, affiches e “memorabilia” cartacei, guide alpine, escursionistiche e di arrampicata, alpòinismo extraeuropeo, esplorazioni polari, storia locale delle località alpine, turismo alpino, artigianato, gastronomia e perfino guerra di montagna.
Molto simpatiche , tra l’altro, le piccole pubblicità riguardanti la montagna, con scritte che ora magari ci fanno sorridere.
La montagna è una delle tematiche più collezionate, in passato si è scritto e pubblicato tantissimo, numerose le stampe che raffigurano paesaggi montani, o cime con i primi scalatori.
Ogni anno numerosi visitatori e appassionati affollano la mostra, per cercare -nell’ampia scelta di materiale- il pezzo che ancora manca in collezione, o semplicemente per curiosare.
Questa mostra è indirizzata a tutti gli appassionati della montagna e non solo a collezionisti esperti ed anche facoltosi! A Quincinetto ci saranno pezzi straordinari, ma anche tantissimi libri e pubblicazioni non facili da trovare (e certamente non in una simile quantità e scelta) ma alla portata di tutti.

ELENCO ESPOSITORI 2019

RAFFAELE SITZIA (Libreria Lorenzo Garda- Ivrea)
Libreria antiquaria GILIBERT di M. Gilibert – Torino
Studio bibliografico “IL PIACERE E IL DOVERE” di A. Donati – Vercelli
Studio bibliografico “ITINERA ALPINA” di A. Recalcati – Milano
Antichità BEGGI – Biella
“I LIBRI DI COLOMBO” di F. Ghersi – Genova
VIGLONGO Sez. Libreria Antiquaria – Torino
LE COLONNE Libri – Torino
Studio Bibliografico CORDERO – Priocca (Cn)
Studio Bibliografico PAOLO TONNARELLI – Milano
Libreria FERRARESI Lucio & F. – Rotzo (Vi)
Libreria BORGOBOOKS – Genova
Libreria antiquaria COENOBIUM – Asti
DEDALO BOSIO Libri – Torino
Studio bibliografico ATLANTIS – Torino
LE MILLE E UNA CARTA – San Germano Chisone (To)
Studio bibliografico PERA – Lucca
Libreria Antiquaria IL CARTIGLIO – Torino
Studio Bibliografico ADIGE – Trento
DE ANTIQUIS LIBRIS – Cantavenna (Al)
TRIPPINI Stampe Antiche – Gavirate (Va)
DARIS Libri e stampe –Lucca
Libreria Antiquaria PIEMONTESE – Torino

HARTEVELD Livres Anciens – Fribourg – Svizzera
QUAND MEME – Grenoble – Francia
Antiquariat AXEL STRASSER – Irsee – Germania

Per altre informazioni:
www.librerieantiquariedimontagna.org

“Eroica!” di scena alle Ogr

DOMENICA 29  IL CONCERTO DELL’ORCHESTRA TALENTI MUSICALI DELLA FONDAZIONE CRT
Per la prima volta, in occasione del ‘compleanno’ delle Officine Grandi Riparazioni, la giovane formazione orchestrale si esibisce in veste sinfonica.

Torino, 23 settembre 2019 – Con il titolo “Eroica!”, prende il via domenica 29 settembre (ore 17.30), alle OGR di Torino, il ciclo di concerti dell’ Orchestra Talenti Musicali (OTM) della Fondazione CRT, per la prima volta in veste sinfonica con una quarantina di elementi tra i 18 e i 35 anni, sotto la direzione del giovane Marco Alibrando, già elogiato dal New York Times per la sua Adina di Rossini.

Le maestose ex Officine dei treni, rinate grazie a Fondazione CRT come Officine della cultura contemporanea e dell’innovazione a vocazione internazionale, proporranno al pubblico, in occasione del proprio compleanno, la Terza Sinfonia di Beethoven. Accanto a un genio del passato, un monumento vivente alla musica contemporanea: il programma prevede, infatti, anche le opere del compositore torinese Azio Corghi, Accademico di Santa Cecilia, Grande Ufficiale al Merito della Repubblica.

I biglietti sono disponibili on line su www.accademiaperosi.org.

“I pescatori di perle” al Regio sessant’anni dopo

L’opera di Bizet inaugura la stagione lirica 2019/2020

 

 

Inaugura la stagione lirica 2019/20 del Teatro Regio di Torino un’opera che mancava dal palcoscenico lirico torinese da sessant’anni, “I pescatori di perle” di Georges Bizet, che andrà in scena giovedì 3 ottobre prossimo alle 20, per la prima volta nell’edizione in lingua originale francese. A firmare la regia due giovani registi, Julien Lubek e Cecile  Roussat, formatisi alla scuola dei mimi di Marcel Marceau. Alla guida dell’orchestra e del coro del Teatro Regio di Torino il direttore statunitense Ryan McAdams.

“La musica de “I pescatori di perle” – precisa il direttore McAdams – è  davvero meravigliosa e Bizet dimostra la sua capacità di portare alla risoluzione un conflitto. Accanto alle bellissime arie figurano i grandi duetti dei due atti, che risultano i brani più importanti e significativi”.

Con questa opera di Bizet, in scena al teatro Regio dal 3 al 20 ottobre prossimi, si confronta un duo di mimi francesi, Lubek -Roussat, che si sono già cimentati nel corso della loro carriera nell’allestimento di altre opere liriche.

“L’opera è una creazione completamente artificiale – spiega Julien Lubek – ed è stato proprio quest’aspetto ad avermi colpito, in quanto l’arte del mimo è molto simile, anch’essa rappresentata da un artificio. Noi dilatiamo spazio e tempo. Lo stesso realismo dell’opera racchiude in sé un aspetto contraddittorio, in quanto esistono convenzioni, quali quella presente nella frase che il personaggio pronuncia “io muoio”, per due minuti prima di morire in scena; insomma è presente un momento di sospensione, capace di attribuire il vero senso a ciò che i protagonisti cantano nell’opera”. Interpreti della storia del tormentato triangolo amoroso e di amicizia di Leila, Nadia e Zurga, saranno Hasmik Torosyan, Kevin Amiel, Fabio Maria Capitanucci ed Ugo Gagliardo.

“I pescatori di perle” ( Les pecheurs de perles), opera in tre atti, è considerata il primo capolavoro di Bizet, all’epoca della sua composizione non ancora venticinquenne, ed importante quanto la più celebre Carmen. Nel comporla Bizet fu ispirato dalla Vestale di Cherubini e dalla Norma di Bellini. L’opera non ebbe da subito una spiccata fortuna, nonostante la presenza di un’aria famosa “Je crois entendre encore”,  “Mi par d’udir ancor”, cantata da Nadir, che divenne cavallo di battaglia di celebri interpreti quali i tenori Tito Schipa e Beniamino Gigli.

I critici hanno spesso individuato nel libretto un limite dell’opera, che però conobbe la sua fortuna proprio grazie all’interpretazione della celebre aria di Nadir da parte del tenore Tito Schipa. La musica di Bizet, invece, risulta ricca di colori e sfumature, capace di trasmettere allo spettatore vibrazioni e cambiamenti emozionali richiesti dalla trama del racconto, carica di esotismo e sensualità.

 

Mara Martellotta

 

“Buon compleanno, commissario Maigret”

“Caro Maigret, probabilmente si stupirà di ricevere una lettera da me, visto che sono orami passati circa sette anni da quando ci siamo lasciati. Quest’anno ricorre il cinquantesimo anniversario del giorno in cui ci siamo conosciuti. Lei aveva circa quarantacinque anni. Io ne avevo venticinque. Ma lei ha avuto la fortuna, in seguito, di trascorrere un certo numero d’anni senza invecchiare”.

Con queste parole lo scrittore belga George Simenon si rivolgeva all’indimenticabile commissario creato dalla sua penna Jules Maigret per celebrare il 50° anniversario della sua “nascita” come personaggio letterario.

Nel 1929 il personaggio del commissario Maigret compare per la prima volta nel romanzo “Pietr il Lettone” e, nel corso degli anni, diventa il protagonista di 75 romanzi e 28 racconti, una parte importante della vastissima produzione di Simenon, uno autore prolifico che aveva la capacità di scrivere in pochi giorni un testo letterario senza incontrare alcuna difficoltà.

Maigret è qualcosa di più di una creatura cartacea e non soltanto per le numerose trasposizioni televisive e cinematografiche che l’hanno dotato di volti, voci, persino lingue diverse, ma perché con una straordinaria forza demiurgica Simenon è riuscito a trasmettergli, attraverso l’inchiostro, vita propria, staccandolo da sé e rendendolo autonomo.

La figura che esce dalle pagine dei romanzi è estremamente viva: un uomo massiccio e corpulento, con l’inseparabile pipa, percorre a piedi o in taxi o in metropolitana la Parigi dei bistrot e dei locali notturni di Pigalle, del lungo Senna e del Quai des Orfevres dove si trovano gli uffici della polizia giudiziaria, di Montmartre con i suoi alberghi a ore e le sue camere ammobiliate spesso rifugio di disperati, sempre alla ricerca della verità, una verità che raggiunge cercando di capire, mai condannando.

La giustizia di Maigret ha uno sguardo umano nei confronti dei piccoli delinquenti, delle prostitute e di tutti coloro che le difficoltà della vita e gli scherzi di un destino spesso crudele e inclemente hanno spinto sulla strada della colpa, del crimine, del delitto.

In un’intervista al “Corriere della Sera”, rilasciata nel 1985, Simenon dichiarava “Di veramente mio… ho dato a Maigret una regola fondamentale della mia vita: comprendere e non giudicare, perché ci sono soltanto vittime e non colpevoli”.

Il commissario Maigret, insofferente alla burocrazia, alla vita rinchiuso in ufficio, alle pratiche e, alle regole dettate dai superiori, ai giochi e ai compromessi imposti dal potere e dalla politica, è prima di tutto un uomo con le sue debolezze, le sue piccole manie, la sua passione per la cucina, le sue tappe nei bistrot per assaporare una birra, un bicchiere di bianco, un pernod o un calvados.

Vive in boulevard Richard Lenoir da sempre, insieme alla moglie alsaziana della quale soltanto qualche fedele lettore ricorda il nome di battesimo, Louise, perché il commissario, romanzo dopo romanzo, continua a chiamarla “signora Maigret”, un’ottima cuoca, una donna abituata alle assenze del marito, ai folli orari delle inchieste, una presenza attenta e costante che lo attende e lo accompagna nelle semplici uscite di una coppia normale: a cena in qualche ristorante o a casa degli unici amici, il dottor Pardon e signora, al cinema in Boulevard Bonne Nouvelle.

Il metodo Maigret, così famoso da diventare oggetto di studio da parte dei colleghi stranieri, consiste, in realtà, nella capacità dell’ispettore di immergersi nelle atmosfere del delitto, muovendosi nelle strade, vivendo continuamente a contatto con la gente comune: con le portinaie che, con i loro pettegolezzi, sono in grado di indicargli una via da seguire, con i padroni dei piccoli bistrot, con informatori che vivono nell’anticamera del crimine.

E poi ci sono i momenti morti, quelli in cui Maigret non riesce a trovare il bandolo della matassa, quelli in cui deve “ruminare” dentro di sé le informazioni, notizie, semplici voci fino ad arrivare a capire, a cogliere i motivi, a scoprire l’assassino, a ricostruire la situazione che l’ha spinto al delitto.

Al termine di molte inchieste troviamo un Maigret stanco che cerca nelle abitudini quotidiane, nella vita domestica, nel riposo, l’evasione da un mondo dove, in molti casi, le circostanze assurde della vita hanno spinto un povero disgraziato verso la prigione.

E’ difficile reggere il peso della giustizia.

Camilleri vedrà nel commissario creato da Simenon un punto di riferimento per il suo Montalbano: la ricerca del silenzio, il bisogno di riflettere, la passione per la buona cucina, la necessità di immergersi nell’atmosfera del delitto fino ad esserne avvolto, nauseato persino disgustato e, infine, la ricerca di una catarsi, di una purificazione di se stessi: Maigret con il sonno, Montalbano con un tuffo in mare.

Quest’anno Maigret compie 90 anni. George Simenon è scomparso da 30 anni esatti.

Chissà quale augurio di compleanno l’autore belga avrebbe indirizzato al suo commissario, diventato ormai un amico.

Possiamo fare molte ipotesi, ma non lo sapremo mai.

Quello che è certo è che Simenon a Maigret ha regalato l’immortalità.

Barbara Castellaro

 

 

Restiamo aggrappati al frutto della colpa. Le confessioni di Monica

Lorena Senestro per il Teatro della Caduta
Restiamo aggrappati al frutto della colpa, forse perché nel gusto della proibizione si cela il relitto della nascita. Che i moti dell’anima sempre furono ricerca nel disincanto, da sempre inseguiamo l’ombra che ha preceduto il nostro equinozio e, in seno agli angoli dell’erranza, chiamiamo Dio l’immagine assopita della nostra memoria. Dio, questo eterno sconosciuto, da sempre fu alibi di senso ed il primo uomo al nutrirsi di quel frutto avea, con il suo peccato, cominciato a vedere sé stesso. Allo stesso modo, un die, nel tempo in cui fu il tuo corpo sostanza mortale, dolce Monica il cui sguardo lacrima il tuo sentire, l’animo scapestrato di tuo figlio solcò il palmo elitario nella noia della carne, fece della sua espiazione la sua ispirazione, impugnando il delitto dell’inganno in una conversazione interiore con l’incognito. Potessimo dunque, oh Monica, redire un heden, a quali frutti oggi seguiranno le tue confessioni? Quale peccato sarebbe al centro del più bell’albero, che all’avvento di un tripudio condurrebbe alla tacita congiunzione? Quale, Monica, quale erroneo traguardo sarà la struttura delle nostre considerazioni? “D’ambire”, fu il sussurro delle tue testimonianze. 28 settembre 2019, Lorena Senestro inscena “Le confessioni di Monica a Sant’Agostino”, presso l’Abbazia di Vezzolano (AT). In questa nuova produzione del Teatro della Caduta, Monica, madre di Agostino, rivolge al pubblico il suo atto di cura, di fede in qualcosa che non ci avvicini alla verità quanto piuttosto al significato che vi diamo, alla consistenza del limite, all’enfasi dell’introspezione, dando voce a “un luogo mitico, di un’idea nostalgicamente abbandonata”.
Alessia Savoini

Moving Tff , cinema in movimento

VIII EDIZIONE / 28 SETTEMBRE – 31 OTTOBRE

TORINO, BIELLA, COLLEGNO, SALUZZO

L’ottava edizione di Moving TFF sta arrivando! Dal 28 settembre al 31 ottobre 17 proiezioni ospitate in 12 spazi culturali e aggregativi con la collaborazione di 22 partner.

Moving TFF propone un mese di iniziative “in movimento”, per la città e tra le provincie piemontesi, legate al multiforme universo del cinema e intente a valorizzare la storia del Torino Film Festival. La manifestazione è organizzata da Altera e realizzata in collaborazione con UCCA (Unione Circoli Cinematografici Arci),  Museo Nazionale del Cinema e Torino Film Festival.

L’ingresso alle proiezioni è sempre gratuito. Tesseramento gratuito e contestuale presso la Bibliomediateca Mario Gromo. Nei circoli Arci è richiesta la tessera associativa.

Info:

www.movingtff.it – info@movingtff.it – www.facebook.com/movingtff – www.alteracultura.org

MOVING TFF – IL TORINO FILM FESTIVAL IN GIRO PER LA CITTA’ (e non solo)

Come ormai d’abitudine, nel mese di ottobre Moving TFF animerà quartieri e spazi associativi di Torino, Biella, Saluzzo e Collegno, proponendo film presentati nelle edizioni passate del Torino Film Festival e non sempre abbastanza visibili nei circuiti di distribuzione.

Alla sua ottava edizione, la rassegna proporrà sedici appuntamenti per altrettanti titoli in dodici spazi, fra loro molto diversi: accanto alle due sale propriamente dette (Magda Olivero a Saluzzo e L’incontro-Suburbana a Collegno), siamo ospitati infatti alla Casa Valdese a Torino, all’interno di circoli e associazioni culturali (Artemuda, Hydro etc) o di spazi aggregativi (CasArcobaleno) e in due luoghi maggiormente inconsueti per delle proiezioni cinematografiche quali la galleria commerciale Area12, al confine fra Torino e Venaria, e la palestra dell’ISEF (Istituto Superiore di Educazione Fisica).

Così come sono variegati gli spazi che ci ospitano, altrettanto lo sono gli interessi dei partner che permettono le proiezioni aprendo le loro porte al cinema: i film proposti riflettono su politica e società (Una scuola italianaPer tutta la vita) anche al di fuori dell’Italia (Santiago, ItaliaHidden photos, Aqui, em Lisboa), ci parlano di arte in diverse forme (La pazza della porta accanto, conversazione con Alda Merini, SEXXX), mostrano interpretazioni alternative del paesaggio urbano, come quelle operate dagli skater in Pro loco, o punti di vista “rovesciati” sulla quotidianità come nella commedia brillante What we do in the shadows, raccontano storie di profonda umanità (Nos bataillesOvunque proteggimi). Accanto a questi, la Bibliomediateca Mario Gromo dedicherà cinque appuntamenti al sessantennale della Nouvelle Vague (Donne facili, Tirate sul pianista, Cléo dalle 5 alle 7, Le petit soldat, Les parapluies de Cherbourg), e grazie alla collaborazione con Torino Factory potremo mostrare i teaser dei prossimi progetti prodotti e il cortometraggio vincitore della prima edizione del concorso, Tempo critico di Gabriele Pappalardo.

La rassegna si apre sabato 28 settembre a CasArcobaleno: prima di spegnere le luci e augurarvi una buona visione, vi aspettiamo dalle 19.00 per l’aperitivo di inaugurazione. Sarà l’occasione per incontrarci, ascoltare un po’ di musica e chiacchierare di cinema ovviamente!

Moving TFF è un progetto culturale che per una scelta precisa mantiene gratuito l’accesso alle proiezioni, coprendo i costi vivi e i diritti d’autore con modalità di finanziamento diverse dallo sbigliettamento come il crowdfunding, la raccolta di donazioni o partnership: la campagna di raccolta fondi online, su Produzioni dal Basso, è attiva fino al 31 ottobre quando si concluderà anche la rassegna. Per chiunque volesse sostenerci, è possibile fare una donazione durante le serate o online a questo link http://sostieni.link/22584

Grazie alla collaborazione con Torino Factory, a introdurre le proiezioni Moving TFF 2019 ci saranno i teaser degli 8 video finalisti della 2a edizione del Glocal Video & Lab Contest per Filmmaker Under 30: GLI SCARAFAGGI di Marco De Bartolomeo e Navid Shabanzadeh HIC SUNT LEONES di Davide Leo, Giorgio Beozzo, Stefano Trucco e Fabrizio Spagna LA RAGAZZA CINESE di Guglielmo Loliva  /MÀ-DRE/ di Stefano Guerri  MANUALE DI STORIE DEI CINEMA di Bruno Ugioli e Stefano D’Antuono  SCHELETRI di Fabiana Fogagnolo e Luigi De Rosa SELENE di Sara Bianchi  THE SONG di Tommaso Valli, Andrea Cassinari e Virginia Carollo.

IL PROGRAMMA

Sabato 28/09 a partire dalle 19.00

APERIMOVING 2019 – APERITIVO DI INAUGURAZIONE DELLA VIII EDIZIONE DEL MOVING TFF

Alle 21.30

PER TUTTA LA VITA  

di Susanna Nicchiarelli, Italia 2014, durata 52’, proiettato al 32° TFF. Proiezione realizzata in collaborazione con Arcigay Torino.

Tre generazioni riflettono sul contratto matrimoniale a quarant’anni dall’introduzione della legge sul divorzio. Attraverso immagini del Paese di allora e testimonianze del presente, il documentario si e ci interroga sui vincoli e sull’ipocrisia di quel “per tutta la vita”.

A distanza di tempo, il referendum del 1974 diviene la materia per ragionare sul dogma della monogamia: scelta volontaria oppure condizione necessaria per l’accettazione sociale?

CasArcobaleno – via Bernardino Lanino 3A, Torino

Giovedì 3/10 alle 15.30

DONNE FACILI

di Claude Chabrol, Francia 1960, durata 105’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

Quattro giovani commesse di Parigi vivono le loro esistenze in un’assordante monotonia, ma ognuna di loro cerca di sottrarvisi rifugiandosi nella speranza di una vita migliore o nel desiderio. Ginette, aspirante vedette dello spettacolo, canta ogni sera in un music hall; Jane si concede a uomini di passaggio; Rita cerca di sistemarsi con un uomo benestante e Jacqueline crede di aver trovato l’amore eterno in un motociclista misterioso.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Venerdì 4/10 alle 21.00

WHAT WE DO IN THE SHADOWS (VITA DA VAMPIRO)

di Jemaine Clement e Taika Waititi, Nuova Zelanda 2014, durata 86’, proiettato al 32° TFF.

Quattro amici dividono una villa a Wellington. La convivenza è piuttosto pacifica e ogni sera in casa c’è una festa. Peccato che si tratti di party che finiscono sempre con spargimenti di sangue: i quattro sono infatti vampiri di diverse età, o per meglio dire secoli, alla costante ricerca di nuove vergini che possano appagare i loro appetiti. E quando la prospettiva è quella della vita eterna sono in pochi a non porgere il collo.

Area12 Shopping Center – Strada Altessano 141, Torino

Giovedì 10/10 alle 15.30

TIRATE SUL PIANISTA

di François Truffaut, Francia 1960, durata 80’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

La fine tragica del matrimonio porta il talentuoso musicista Charlie Kohler ad abbandonare una brillante carriera e a suonare il piano in un locale notturno di Parigi. Nel corso di un tragicomico duello, Charlie uccide il proprietario del bistrò, anch’egli innamorato della cameriera Lena. Il musicista è quindi costretto a fuggire dal locale con l’aiuto della donna. Una volta raggiunta la casa paterna, la vicenda prende nuovamente una svolta drammatica.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Giovedì 17/10

Alle 15.30

CLÉO DALLE 5 ALLE 7

di Agnès Varda, Francia 1961, durata 90’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

L’attesa per la diagnosi di un male incurabile diventa per la giovane cantante Cléo un pretesto per scoprire con occhi diversi il mondo che la circonda e per rivalutare il suo rapporto con gli altri.

Il dramma di Cléo è raccontato attraverso le due ore che suggellano il cambiamento interiore della donna, con la rinuncia a ogni forma di frivolezza e l’inizio di una nuova vita.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Alle 21.30

NOS BATAILLES (LE NOSTRE BATTAGLIE)

di Guillaume Senez, Belgio 2018, durata 98’, vincitore al 36° TFF del Premio per il rispetto delle minoranze e per la laicità, attribuito dalla Giuria Interfedi. V.O. con sottotitoli in italiano.

Olivier è un instancabile lavoratore, a fianco dei suoi compagni nelle lotte sindacali. L’abbandono da parte di sua moglie del tetto coniugale, ormai troppo consumata dalle faccende domestiche, costringe Olivier a confrontarsi con queste nuove responsabilità e a dover cercare un nuovo equilibrio tra casa e lavoro.

Casa Valdese – corso Vittorio Emanuele II 23, Torino

Venerdì 18/10 alle 21.30

TEMPO CRITICO

di Gabriele Pappalardo, Italia 2018, durata 19’, proiettato al 36° TFF. Proiezione realizzata in collaborazione con Torino Factory.

I casermoni che delimitano il quartiere, frutto del periodo dell’espansione urbanistica, fanno da sfondo ai protagonisti del racconto: Luca, cresciuto dalle zie, adesso vive con la nonna e taglia i capelli agli abitanti della zona per “sbarcare il lunario”; Fazza, invece, pensa al suo domani, a “mettere su famiglia”. Il documentario racconta un’intera generazione che ha perso ogni punto di riferimento. Giovani che vivono in un perenne stato di incertezza e utilizzano il rap per raccontare la quotidianità.

A seguire

PRO LOCO

di Tommaso Lipari, Italia 2016, durata 61’, proiettato al 34° TFF.

La linfa vitale di un luogo viene documentata attraverso le acrobazie di alcuni skater, che abitano lo spazio urbano alla costante ricerca del trick perfetto. Lo schema ripetuto, segnato dalle ruote dei loro skate, traccia nuove “coordinate”, alcune già conosciute e altre ancora da scoprire: osservare

gli skater in azione significa cogliere ogni cambiamento nell’esecuzione dei movimenti.

Circolo Hydro – via Serralunga 31, Biella (BI)

Domenica 20/10 alle 21.30

UNA SCUOLA ITALIANA

di Angelo Loy e Giulio Cederna, Italia 2010, durata 75’, proiettato al 28° TFF. Proiezione realizzata in collaborazione con Ecoborgo Campidoglio.

Bambini tra i tre e i cinque anni ci vengono mostrati durante lo svolgimento delle loro attività quotidiane con le maestre. Questi bambini, tutti nati in Italia da genitori stranieri, frequentano la scuola materna Carlo Pisacane nel quartiere romano di Torpignattara. Mentre fuori si intensifica il conflitto sociale per l’incidenza delle comunità straniere sul territorio, la scuola diviene un’isola felice e rappresenta la prova tangibile che l’integrazione è un fatto possibile e concreto.

Associazione dei Sardi in Torino “A. Gramsci” – via Musiné 5/7, Torino

Giovedì 24/10

Alle 15.30

LE PETIT SOLDAT

di Jean-Luc Godard, Francia 1960, durata 88’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

Ginevra, sono gli anni della rivoluzione algerina. Bruno, disertore dell’esercito francese, riceve da un’organizzazione terroristica l’incarico di uccidere un commentatore della radio svizzera che sostiene i ribelli algerini. L’uomo cerca di opporsi, ormai deciso a vivere pienamente la propria storia

d’amore con Veronica. Non solo sarà costretto a ubbidire con la forza, ma questo causerà anche un tragico epilogo.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Alle 21.30

LA PAZZA DELLA PORTA ACCANTO, CONVERSAZIONE CON ALDA MERINI

di Antonietta De Lillo, Italia 2013, durata 50’, proiettato al 31° TFF.

In un racconto intimo e familiare, la scrittrice Alda Merini svela gli aspetti più significativi della sua vita: dall’infanzia agli amori, dalla maternità al suo rapporto con i figli fino alla pazzia e alla sua più chiara concezione dell’arte e della poesia. Una carrellata di immagini evidenzia il volto, i dettagli degli occhi, delle mani e del corpo della poetessa, tratteggiando in modo inedito la figura di una delle più importanti artiste del secolo scorso.

Associazione ArTeMuDa – via Drusacco 6, Torino

Venerdì 25/10 alle 21.30

AQUI, EM LISBOA – EPISÓDIOS DA VIDA DA CIDADE

di Denis Côté, Dominga Sotomayor, Gabriel Abrantes, Marie Losier, Portogallo 2015, durata 88’, proiettato al 33° TFF. V.O. con sottotitoli in italiano. Proiezione a cura dell’Associazione italo – portoghese Tucátulá.

Diverse visioni di Lisbona si uniscono in un percorso attraverso i differenti linguaggi cinematografici utilizzati da cineasti di provenienza canadese, francese, portoghese e cilena. Quattro cortometraggi fanno trasparire lo spirito vivace di una città che mantiene immagini inedite.

Arci Torino – via Giuseppe Verdi 34, Torino

Sabato 26/10 alle 21.30

SEXXX

di Davide Ferrario, Italia 2015, durata 72’, proiettato al 33° TFF. Alla proiezione sarà presente un rappresentante del “Balletto Teatro di Torino” diretto da Loredana Furno.

Ispirato dalla visione dello spettacolo di danza Sexxx, coreografato da Matteo Levaggi e andato in scena alla Lavanderia a Vapore di Collegno, il regista Ferrario “radiografa” da vicino i corpi di sei ballerini che riflettono con la loro danza sulla sessualità: il risultato è un documentario che riprende in maniera inedita la performance artistica, focalizzandosi sulla tensione vitale dell’esecuzione, composta dalla matericità carnale di quei corpi marmorei e dalla tecnicità dei movimenti.

ISEF – piazza Bernini 12, Torino

Lunedì 28/10 alle 21.00

SANTIAGO, ITALIA

di Nanni Moretti, Italia 2018, durata 80’, proiettato al 36° TFF. Proiezione realizzata in collaborazione con il Circolo Ratatoj.

Attraverso le testimonianze dei protagonisti e le immagini di repertorio, il documentario racconta il periodo successivo al colpo di stato che pose fine al governo democratico di Allende nel 1973. Il ruolo dell’ambasciata italiana a Santiago fu fondamentale per offrire rifugio a centinaia di richiedenti asilo.

Cinema Teatro “Magda Olivero” – via Palazzo di Città 15, Saluzzo (CN)

Martedì 29/10 alle 21.00

OVUNQUE PROTEGGIMI

di Bonifacio Angius, Italia 2018, durata 90’, proiettato al 36° TFF.

Alessandro, un cantante cinquantenne con un pubblico sempre più esiguo, lascia trascorrere la propria esistenza attraverso l’abuso di alcolici e il gioco alle slot machine. Durante il suo ricovero in ospedale conosce Francesca, una giovane donna che lotta per riottenere l’affidamento di suo figlio. Quell’incontro darà un nuovo senso alla sua vita.

Circolo L’incontro – Suburbana – via Bendini 11, Collegno (TO)

Giovedì 31/10

Alle 15.30

LES PARAPLUIES DE CHERBOURG

di Jacques Demy, Francia 1963, durata 92’, proiettato al 2° Festival Internazionale Cinema Giovani.

Il film narra la storia di un amore impossibile tra due giovani: Geneviève, figlia di un’ombrellaia di Cherbourg e, Guy, garagista richiamato alle armi in Algeria. Durante l’assenza di Guy, Geneviève scopre di essere incinta e viene convinta dalla madre a sposare Roland Cassard, un giovane e ricco mercante di diamanti. Ferito, Guy rientra dalla guerra e trova conforto sposando Madeleine. Tre anni più tardi incontra per caso Geneviève, ma entrambi scoprono di non aver più niente da dirsi.

Bibliomediateca “Mario Gromo” – via Matilde Serao 8A, Torino

Alle 18.30

HIDDEN PHOTOS

di Davide Grotta, Italia 2016, durata 68’, proiettato al 34° TFF. V.O. con sottotitoli in italiano. Alla proiezione sarà presente il regista.

Il giovane fotografo cambogiano Kim Hak, sta cercando di cambiare la rappresentazione iconografica del proprio Paese nell’immaginario collettivo, distaccandosi dai “soliti” Angkor Wat e Khmer rossi. Nhem En, fotografo del regime dei Khmer rossi e autore di circa 14.000 fotografie delle vittime del regime, sta cercando di entrare nel business del turismo macabro. Quale immagine è dunque la migliore per restituire l’identità e la storia di un luogo?

Arci Torino – via Giuseppe Verdi 34, Torino

Il Museo Accorsi-Ometto ha un nuovo Direttore

Il 26 settembre 2019 si è riunito il consiglio d’amministrazione della Fondazione Accorsi-Ometto che ha ratificato le ultime volontà del Cavaliere Giulio Ometto, nominando Direttore del Museo e del Consiglio artistico Luca Mana, attuale responsabile delle collezioni museali.

L’incarico sarà effettivo dal I ottobre 2019.

Luca Mana, 38 anni, è storico dell’arte. Ha studiato a Torino e a Bologna. Vincitore nel 2009 della borsa di studio CRT “Master dei Giovani Talenti della Società Civile”, dal 2015 è responsabile delle collezioni del Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto di Torino, del quale, in questi ultimi anni, ha curato il riallestimento delle sale e gli allestimenti delle mostre.

Curatore e co-curatore di esposizioni dedicate alla cultura figurativa italiana tra Seicento e Ottocento, è autore di saggi e di articoli che spaziano dall’evoluzione dei repertori ornamentali alla storia delle arti decorative.

“Sentieri e narrazioni espressive” a “La Scuoletta”

Collettiva degli allievi di Franco Raga  in via Bagetti a Torino. Da sabato 28 settembre a venerdì 18 ottobre

Otto pittrici e un pittore. Sono nove gli artisti in mostra. Tutti allievi di Franco Raga, artista e docente di lungo corso, essi raccontano attraverso opere realizzate con le tecniche più varie ( dall’olio all’acrilico alla grafica, indirizzata soprattutto all’uso di pastelli, acquerelli, chine e carboncini) esperienze di avvicinamento all’arte – quella praticata in concreto – di estremo interesse sotto l’aspetto di tecniche e linguaggi espressivi mutuati dalle parole e dalle “dritte”, che sono sempre atti d’affetto e di amicizia, del Maestro, ma che non di meno lasciano spesso e volentieri campo libero a voli fantastici indirizzati a singolari sperimentazioni stilistiche e concettuali, assolutamente incoraggiate e aiutate nel loro processo di germinazione. Processo meditato, mai casuale, avvicinato, tentato (forse a lungo con ostinata perseveranza) compiuto e perfezionato all’interno de “La Scuoletta”, il Laboratorio d’arte – dal nome assolutamente “grazioso” e accattivante – aperto una ventina d’anni fa dallo stesso Raga (allora docente di Educazione Artistica alla Scuola Media “Pascoli” di Torino), nei locali dell’Associazione Musicale Artistica e Culturale “erremusica”, fondata nel ’96 da Marisa Rivera, in via Bagetti 27, a Torino.

E proprio qui verrà inaugurata, sabato 28 settembre (ore 17), la collettiva o mostra – saggio dei nove “Raghiani” – mi si passi l’amichevole termine – dal titolo, perfetto che di più non si può, “Sentieri e narrazioni espressive”. La rassegna si rivela, infatti, come itinerario estremamente suggestivo e articolato in percorsi (anche inusuali e inaspettati) che portano alla luce “una ricchezza straordinaria – racconta Raga – di forti personalità e capacità estetiche”. Il tutto facilitato da un’atmosfera di “collaborativo sodalizio che fa della nostra ‘Scuoletta’ un luogo dove ritrovarsi, soprattutto come amiche e amici– continua Raga – uniti da una comune passione per l’arte e in cui ciascuno trova subito l’opportunità di collocarsi e identificarsi secondo le proprie linee personali, approfondendo le singole attitudini espressive insieme alle tecniche più adatte ad esprimerle”. Nel complesso sono una quarantina le opere assemblate in via Bagetti e tutte si fanno osservare con piacevole attenzione, accompagnate dalle paterne parole del Maestro. Le firme sono quelle di: Maria Vittoria Crosazzo, Maria Gangemi, Valentina Giarlotto, Rosalinda Guida, Carla Guidi, Matteo Marinacci, Valentina Miola, Anna Maria Raga e Loredana Vergini.

g.m.

“Sentieri e narrazioni espressive”

La scuoletta – Associazione erremusica, via Bagetti 27, Torino; www.erremusica.it

Dal 28 settembre al 18 ottobre

Visita su appuntamento: tel. 349/5763141

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Nelle foto
– Franco Raga
– Allieve al lavoro

Il Ninja. Ti aspetto dove il tempo si è fermato

LIBRI / Incontro con la scrittrice Stefania Panetta

“Il Ninja” è un romanzo che racconta di come sia sufficiente un attimo a cambiarti la vita.

E’ stata proprio l’autrice, Stefania Panetta, classe 1991 di Torino, laureata in Scienze della Comunicazione, a spiegarci il perché:

Il Ninja viene considerato un romanzo d’amore. In realtà oggi, dopo averlo riletto più o meno un centinaio di volte, penso che sia più la storia di una crescita personale, quella della protagonista. E’ un invito a imparare a conoscere se stessi, ma soprattutto a capire che tipo di persona desideriamo affianco a noi.
Il libro parla di una ragazza, Serena, che ha deciso di percorrere una strada “lineare”: ha studiato all’università, ha trovato un lavoro ed è fidanzata da circa otto anni con il suo primo amore. Nessun ostacolo sembra interrompere il suo cammino, finché un giorno cambia tutto e le sue certezze si sgretolano una dopo l’altra sotto i suoi occhi. E’ a questo punto che Serena comincia a crescere e a chiedersi se quella che aveva vissuto fino a quel momento, fosse davvero la vita che desiderava. In questo percorso incontra Matteo, un uomo più grande di lei che le fa guardare il mondo da un’altra prospettiva. Inutile dire che tra i due inizia un rapporto decisamente particolare, che sarà ricco di colpi di scena!

Perché questo titolo, Il Ninja?

“In effetti potrebbe essere fuorviante, ma se ci pensate bene, ognuno di noi è stato un po’ Ninja nella vita. Nella concezione che abbiamo noi di questa figura, il ninja è un personaggio chiave nei film perché arriva nel momento in cui la situazione sembra disperata, la risolve e scompare in una nuvola di fumo. Credo che ognuno di noi si sia comportato così o abbia incontrato qualcuno così almeno una volta nella vita.”

Quanto c’è di te in questo libro?

“Molto. Chiaramente tante cose sono state romanzate, ma considero Serena (la protagonista del libro) come la parte più nascosta di me, quella più vera, che può permettersi di essere pessimista o di vedere il mondo da una prospettiva diversa da tutti gli altri.”

Anche la tua famiglia ha avuto un ruolo importante nella pubblicazione del libro, giusto?

“Assolutamente. E’ grazie a loro se mi sono convinta a mandare il manoscritto alle case editrici ed è grazie a loro se ho coltivato la mia passione per la scrittura fin da bambina. La mia famiglia mi ha insegnato che sognare è giusto ed è un dovere anche se i giovani della mia età vengono educati ad accontentarsi.”

Ci sarà un seguito del romanzo?

“C’è una nuova storia in cantiere e posso anticiparvi che parlerà sempre d’amore, in fondo è quello il motore che fa muovere il mondo, no?”

 

“Il Ninja” lo trovate in tutti gli store online e su Amazon:

https://www.amazon.it/ninja-aspetto-dove-tempo-fermato/dp/8885529453/ref=sr_1_1?__mk_it_IT=%C3%85M%C3%85%C5%BD%C3%95%C3%91&crid=2G1TNXUVV0AVH&keywords=

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“In una limpida e attonita sfera” al Collegio San Giuseppe

Il tema della “luce” nelle opere di ventidue artisti. In mostra  fino al 18 ottobre

Il titolo della rassegna graffia la suggestione dei versi ungarettiani di “Preghiera” (da “L’Allegria”, ultima edizione 1942) e ci introduce da subito al filo conduttore che lega le oltre sessanta opere assemblate, fino al prossimo 18 ottobre, negli spazi del Collegio San Giuseppe di Torino: il tema della “luce”, simbolo frequente nell’arte e nella letteratura d’ogni tempo. Qui, nelle sale espositive del prestigioso Istituto di via San Francesco da Paola, lo ritroviamo come cifra stilistica e messaggio portante nei lavori di ventidue artisti assemblati nella quarta mostra della terza serie di esposizioni d’arte organizzate e curate da Alfredo Centra (direttore del Collegio), Francesco De Caria e Donatella Taverna. Opere tutte accompagnate da attinenti citazioni liriche – soprattutto di grandi poeti del ‘900– selezionate e ripescate nella memoria, con paziente e saggia indagine ricognitiva, dalla stessa Taverna.

Arte figurativa e grande poesia. Insieme. Luce come sacralità di vita, soprattutto, ed immagine simbolica del Divino, di un esistere e ritrovarsi fra le cose finite del mondo, in virtù di un “Oltre” – infinito ed eterno – cui tendere ed ispirarsi in ogni secondo di esistenza terrena. In un viaggio di ampio, totalizzante e accogliente respiro culturale e fideistico che s’apre con la gestualità astratta di Helen von Allmen (svizzera di Basilea) fortemente ispirata ad antiche tradizioni religiose collegate al “Mandala”, così come alle vivide informali esplosioni di luce create dagli impasti di carta con foglio d’oro di Isidoro Cottino o dall’olio (“Astrazione”) di Susanna Fisanotti e dai delicati ma corposi pastelli di Elsa Lagorio (Torino, 1930– 1992).

Ai simboli islamici della luce si rifanno invece le ceramiche di Elvio Arancio (origini tunisine e profonda praticata fede musulmana), accanto agli stupendi vetri della chierese Monica Dessì: entrambi, a modo loro, autori di una “Fenice” che è fuoco di colore per il primo, tenuto a freno in una sottile poetica iridescenza del vetro fuso per la seconda. L’iter espositivo prosegue, attraverso riferimenti più o meno espliciti alle Scritture, con un dipinto grandioso come la candida “Figura femminile” di Luigi Rigorini Jr. (moderna Samaritana, accanto alla fonte – pozzo di Giacobbe?), sconvolta dal messaggio di luce accecante che l’investe e che tanto s’avvicina alla drammatica “Ultima luce” di Ottavio Mazzonis (Torino, 1921 – 2010), essenza spirituale del Cristo morto, “aurora radiante – recitano accanto i versi di Neruda – coi suoi bei colori” che “annuncerà alle anime che l’Amore è venuto”. Grande famiglia d’arte, quella dei Rigorini è rappresentata in rassegna anche da un armonico disegno déco del nonno Luigi Rigorini Sr. (Novara, 1879 – Torino 1956) e dai paesaggi di forte impronta turneriana del padre Antonio Rigorini (Torino, 1909 – 1997).

Superbo nella sua struggente malinconica bellezza l’“Autoritratto rosso e oro” di Pino Mantovani, critico d’arte e pittore, fra i più interessanti esponenti dell’innovazione figurativa novecentesca. Il viso segnato dal tempo emerge dallo spazio rosso di un taglio astratto, protetto da tre angeli (o spettri?), realizzati nell’imponenza delle ampie informi tuniche su tela grezza che lascia filtrare misurate impronte di luce. A seguire la cupa grafia, interrotta da minimi barbagli luminosi, di Mario Gomboli (Firenze, 1946 – Torino, 2014), l’ansiogeno surrealismo dell’alessandrino Vito Oliva e la prorompente   informalità della canavesana Rita Scotellaro. Composta e solare è di contro la “Venezia” di Anna Maria Palumbo, come splendida e “scientifica” la “Montagna di luce” di Eugenio Gabanino; tutt’altro dai tormentati “miraggi” di Valeria Carbone e dell’esile cometa che fatica a spezzare il buio infinito in cui viaggiano i “Magi” dell’oristanese Ilio Burruni (Ghilarza, 1917 – Torino, 2016). Simboli di luce perfetta, sono infine i geometrici “acciai” di Massimo Ghiotti, accanto alla tenera malinconia de “L’addio” di Carla Parsani Motti e alle sospese essenziali atmosfere dell’alsaziano Jean Louis Mattana (Reims, 1921 – Torino, 1990). A chiudere il percorso, la stupenda “Crocifissione” di Laura Maestri (Alessandria, 1919 – Torino, 1986): blu e nero, corpi grevi e senza volto, abbandonati alla morte e al dolore, ma sorvegliati dall’alto da una grande sfera di luce. La certezza dell’“Oltre”. A commento, dall’“Apocalisse” (22, 3-5): “Nella città vi sarà il trono di Dio e dell’Agnello; i suoi servi lo adoreranno; vedranno il suo volto e porteranno il suo nome sulla fronte. Non vi sarà più notte e non avranno più bisogno di luce di lampada né di luce di sole, perché il Signore Dio li illuminerà. E regneranno nei secoli dei secoli”.

Gianni Milani

“In una limpida e attonita sfera”

Collegio San Giuseppe. Via San Francesco da Paola 23, Torino; tel. 011/8123250 o www.collegiosangiuseppe.it

Fino al 18 ottobre

Orari: dal lun. al ven. 10,30/12,30 e 16/18; sab. 10,30/12. Ingresso libero

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Nelle foto

– Monica Dessì: “La Fenice”

– Luigi Rigorini Jr.: “Figura femminile”
– Ottavio Mazzonis: “Ultima luce (XIV Stazione Via Crucis)”
– Pino Mantovani: “Autoritratto rosso e oro”
– Jean-Louis Mattana: “Tramonto”
– Laura Maestri: “Crocifissione”