CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 519

Da Trieste a Lampedusa, “Premio Lattes Grinzane 2020”

Martedì 5 maggio, l’annuncio dei cinque finalisti e del Premio Speciale.  Oltre venti Giurie scolastiche

Monforte d’Alba E’ in dirittura d’arrivo il “Premio Lattes Grinzane” edizione 2020. Promosso dalla Fondazione Bottari Lattes, sede a Monforte d’Alba, voluta e presieduta da Caterina Bottari Lattes in memoria e omaggio al grande marito Mario Lattes (fra i più importanti intellettuali del secolo scorso), il Premio “nasce dalle ceneri del Grinzane Cavour” travolto dai noti scandali del 2009 ed è rivolto alle opere di narrativa italiana e internazionale pubblicate in Italia, per quanto riguarda l’odierna edizione, fra il gennaio 2019 e il gennaio 2020.

Cinque, anche quest’anno, i romanzi finalisti. Quali? Lo si saprà il prossimo martedì 5 maggio. Annullata, causa emergenza sanitaria, la cerimonia di designazione già prevista nel mese di aprile in un appuntamento aperto al pubblico presso lo “Spazio Incontri” della Fondazione CRC di Cuneo, l’annuncio dei magnifici cinque e del vincitore del “Premio Speciale” ( assegnato a un’autrice o autore internazionale che, nel corso del tempo, si sia dimostrato meritevole di un condiviso apprezzamento di pubblico e di critica) avverrà a mezzo stampa e sulla pagina Facebook della Fondazione Bottari Lattes, sull’account Twitter @BottariLattes, oltre che sul sito www.fondazionebottarilattes.it. Dopo la selezione dei cinque romanzi finalisti da parte della Giuria Tecnica (presieduta da Gian Luigi Beccaria, linguista, critico letterario e saggista), la scelta del libro vincitore sarà affidata al giudizio degli studenti delle oltre venti Giurie Scolastiche diffuse in tutta Italia (a Torino, saranno impegnati gli studenti del Liceo Classico Statale “Massimo D’Azeglio”), da Trieste a Lampedusa. Continua dunque, nonostante tutto, l’affascinante viaggio del “Lattes Grinzane”. E in proposito afferma la presidente Caterina Bottari Lattes: “L’emergenza sanitaria ha costretto la Fondazione a sospendere gli appuntamenti culturali rivolti al pubblico, ma non a bloccare i progetti in corso, come appunto il ‘Premio Lattes Grinzane’, che continua il suo percorso e rimane in contatto con lettori, studenti, appassionati di libri e affamati di cultura”.
I vincitori delle passate edizioni del “Premio Lattes Grinzane” sono stati: Alessandro Perissinotto (Mondadori) nel 2019; Yu Hua (Feltrinelli) nel 2018; Laurent Mauvignier (Feltrinelli) nel 2017; Joachim Meyerhoff (Marsilio) nel 2016; Morten Brask (Iperborea) nel 2015; Andrew Sean Greer (Bompiani) nel 2014; Melania Mazzucco (Einaudi) nel 2013; Romana Petri (Longanesi) nel 2012 e Colum McCann (Rizzoli) nel 2011.

Per quanto riguarda invece il “Premio Speciale”, le precedenti edizioni sono state vinte da: Haruki Murakami (Giappone; Einaudi) nel 2019; António Lobo Antunes nel 2018 (Portogallo; Feltrinelli); Ian McEwan nel 2017 (Inghilterra; Einaudi); Amos Oz nel 2016 (Israele; Feltrinelli); Javier Marías nel 2015 (Spagna; Einaudi); nel 2014 Martin Amis (Gran Bretagna; Einaudi); Alberto Arbasino nel 2013 (Adelphi); Patrick Modiano) nel 2012 (Francia – Premio Nobel 2014; Guanda e Einaudi); Enrique Vila-Matas nel 2011 (Spagna; Feltrinelli).
Le giornate dedicate agli scrittori e alla loro premiazione sono previste per venerdì 9 e sabato 10 ottobre nelle Langhe.

Per info: tel. 0173/789282 – eventi@fondazionebottarilattes.it – WEB fondazionebottarilattes.it / TW @BottariLattes /YT FondazioneBottariLattes

g. m.

Nelle foto
– Caterina Bottari Lattes consegna il “Premio Speciale”, vinto nel 2018 dallo scrittore portoghese Antonio Lobo Antunes
– Il Castello di Grinzane Cavour

L’arte, i bambini e il Coronavirus

LA VITA DELLE NUVOLE  In viaggio con la fantasia, grazie al potere dell’arte di Andrea e Ancilla Bianconi

“Anci – così chiamo mia figlia – dove andiamo oggi?”
Mi risponde … “voglio fare il giro del mondo”.
“Da dove partiamo” le chiedo.

“Da Vicenza – mi risponde – dallo scivolo del parco giochi e poi andiamo a trovare il sole con tutte le nuvole.
E poi andiamo a salutare tutti gli abitanti delle nuvole”.

Abbiamo lavorato tre giorni, disegnando, tagliando, costruendo nuvole e ho scoperto che una nuvola può essere un lago per un’oca ed anche per una pecora.
Continueremo questo viaggio alla scoperta di altri mondi per incontrare il sole.

  Andrea Bianconi

Andrea Bianconi con la fantasia viaggia insieme alla figlia, la piccola Ancilla, e insieme sorvolano il mondo sulle nuvole. In questi giorni di permanenza a casa, per rispettare le misure di contenimento del Coronavirus, la creatività dell’artista contagia la fantasia della figlia e, insieme, realizzano grandi opere d’arte ispirate dalla condizione attuale. Non ci si può muovere, bisogna stare a casa, ma la mente no, lei può viaggiare e con essa la creatività che oltrepassa ogni limite, ogni barriera, ogni confine. Non aerei, ma soffici nuvole, su cui viaggiare in un fantastico giro del mondo. È la forza dell’arte che vince anche in questi difficili giorni e che diventa fattore di contagiosa positività.

L’idea di Andrea Bianconi verrà rilanciata da Casa Testori, invitando anche altri artisti a lavorare con i loro figli per regalare a tutti la loro freschezza, e spontaneità.

Sognando Venezia

Non possiamo andarci per il momento e non possiamo neanche specchiarci nell’acqua miracolosamente cristallina e pulita dei suoi canali, come abbiamo visto in televisione, sgombri da motoscafi, gondole piene di turisti, mercati galleggianti, melma e rifiuti ma, in attesa di tornarci, possiamo leggere qualche bel libro su Venezia

Uno di questi, pubblicato di recente, è “La splendida. Venezia 1499-1509”, di Alessandro Marzo Magno, Laterza. Alla fine del Quattrocento Venezia è una superpotenza europea, più o meno come oggi gli Stati Uniti o la Russia. Tutti la temono ma il suo essere tra i grandi d’Europa segna anche l’inizio della fine. Gli altri Stati italiani decidono di correre ai ripari alleandosi tra loro. Venezia sarà sconfitta dalle potenze europee della Lega di Cambrai nel 1509 e ridimensionata. La Serenissima è in lacrime, abbattuta dagli Stati europei che si sono coalizzati contro di lei.

Rischia perfino di scomparire dalla mappa geografica, sopravvive a fatica. Ma a quel punto risorge e inizia un fase di splendore che durerà tre secoli. Venezia tornerà potente e soprattutto splendente, e, come scrive l’autore, “riuscirà a mantenere un ruolo centrale nel mondo utilizzando l’arte e l’architettura e riuscirà a meravigliare con il tintinnare delle monete. La Venezia del Cinquecento è quella del mito arrivato fino a noi: la città dei palazzi di Sansovino, della celebrazione del governo perfetto e della rivoluzione del colore che influenzerà tutta la pittura successiva”. Nel grandioso decennio narrato nel libro Venezia diventa il cuore del mondo. Le storie e gli eventi che si intrecciano in pochi anni sono tanti. Da un breve soggiorno in laguna nel 1500 di un famoso Leonardo da Vinci a un giovane di belle speranze chiamato Tiziano che, lasciata la natia Pieve di Cadore, nel 1503 comincia a dipingere nella bottega dei Bellini, Gentile e Giovanni, la più importante di Venezia. Nel 1507 muore, a 78 anni, Gentile Bellini, il ritrattista della nobiltà veneziana e non solo. È autore del celebre ritratto di Maometto II, oggi esposto alla National Gallery di Londra. Il sultano lo chiama a Costantinopoli e il doge lo invia sul Bosforo dove si fermerà due anni. Un tal giorno il dipinto arriva a Venezia, non si sa come e quando, forse venduto a qualche mercante veneziano perchè il figlio e successore del Conquistatore, Bayazid II, disprezzando l’arte figurativa, aveva spedito al bazar gli oggetti preziosi del padre, quadro compreso. Sono anche gli anni in cui Gorgione dipinge la misteriosa Tempesta mentre il primo libro tascabile della storia viene pubblicato da Aldo Manuzio, il “portatile”, come lo chiamava lui. Mentre Ottaviano Petrucci stampa il primo libro musicale a caratteri mobili, il fòndaco dei tedeschi, il magazzino-locanda dei mercanti tedeschi, brucia e viene ricostruito in appena tre anni. Nel frattempo, i portoghesi circumnavigano l’Africa e interrompono il monopolio veneziano nel commercio delle spezie. Nella città lagunare risiedono Albrecht Durer e il filosofo Erasmo ma l’inizio del Cinquecento è anche il periodo veneziano di Caterina Corner, l’ex regina di Cipro, divenuta signora di Asolo che crea l’unica corte mai esistita sul territorio della Serenissima, una delle più colte del Rinascimento italiano. E poi la battaglia che rischia di cancellare la Serenissima dalla carta geografica, combattuta ad Agnadello, presso Cremona, il 14 maggio 1509, tra le forze della Lega di Cambrai e la Repubblica di Venezia con la vittoria di Luigi XII che costringe i veneziani a rinunciare alle mire espansionistiche sul resto della penisola.

Filippo Re

L’isola del libro

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Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Emmanuelle De Villepin  “Dall’altra riva”    -Longanesi-    euro 18,60

“Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”. Questo incipit di Tolstoj ad “Anna Karenina” potrebbe applicarsi perfettamente all’ultimo bellissimo romanzo della scrittrice francese Emmanuelle De Villepin che, ancora una volta, dedica la sua sensibilità ai meandri affettivi di una famiglia che vi resterà nel cuore.

Inizia con un funerale, punto di arrivo ma anche di partenza. Siamo in Normandia e davanti al feretro del padre -che non vedeva da 40 anni- arriva Nora, la figlia che se n’era andata non sopportando più il dolore cha aveva attanagliato la sua famiglia.

Approdo che è anche l’avvio di una resa dei conti con chi non c’è più, preludio a chiarimenti e scoperte. L’autrice si addentra con la sua consueta grazia in una vicenda familiare attraversata da abbandono, lutti, amore, solitudine, inadeguatezza rispetto agli impegni affettivi, senso della vita e della morte. Convinta che la letteratura sia una grande indagine sull’animo umano, la De Villepen racconta senza mai giudicare, ed è abilissima nello scandagliare i fondali. Lo fa attraverso una sorta di gioco di specchi in cui si alternano le voci dei due personaggi femminili centrali.

Una è quella di Nadege, donna tormentata che ha lasciato senza più voltarsi indietro marito e tre figli piccoli; non tanto per seguire la passione travolgente per il figlio di amici che ha 15 anni meno di lei, quanto piuttosto per sfuggire a una vita che non sembra le appartenga e a un marito che trova noioso. Uno strappo netto e senza ritorno che lei spiegherà in un diario destinato alle figlie.

Ma non sarà l’unica disperazione che schianta questa famiglia. Un altro tipo di abbandono, irreparabile, coinvolge il figlio 12enne, Mathieu. Tragedia che finirà per dilaniare quello che resta del padre scivolato nella depressione e delle due figlie: la responsabile e matura Apolline e la sorella minore Nora. E’ sua la seconda voce narrante, con la sua versione dei fatti e il suo bagaglio di vissuto. Nora, che non aveva retto il carico di sofferenza all’interno delle pareti domestiche e se ne era andata via dopo il diploma, un taglio netto del cordone ombelicale.

Ecco la tela di questo affresco familiare che tocca corde intime e profonde, senza sdolcinature né pregiudizi. E su tutto aleggia l’opera “L’isola dei morti” del pittore svizzero Anold Böcklin, di struggente bellezza.

 

Hamilton Basso  “La vista da Pompey’s Head”  -Nutrimenti-  euro 22,00

Questo è uno dei capolavori dimenticati della letteratura americana, pubblicato nel 1954 dal giornalista del New Yorker Hamilton Basso (nato a New Orleans nel 1904, morto nel Connecticut nel 1964), finalista al National Book Award dell’epoca, e diventato un film diretto dal regista Philip Dunne nel 1955.  Davvero un peccato l’oblio per tanto tempo e un applauso all’editore Nutrimenti che ce lo  riconsegna.

E’ la bellissima storia del ritorno di un avvocato di New York al suo paese natio, nel South Carolina, per risolvere un’oscura vicenda che anticipa il tema del celebre “Il buio oltre la siepe” di Harper Lee del 1960 (diventato anche un film interpretato da uno strepitoso Gregory Peck).

Anson Page è il brillante avvocato socio di uno studio newyorkese che rappresenta case editrici prestigiose, felicemente sposato e con due figli. Deve chiarire e chiudere una vertenza scottante: Lucy Wales, moglie del famoso scrittore Garvin Wales, ormai anziano e cieco, accusa  lo scomparso e stimato editore Philip Greene di aver  prelevato ingenti somme dai diritti d’autore del marito. I Wales vivono isolati dal resto del mondo su un’isola del South Carolina che Anson conosce bene perché è nato a due passi da lì. Eccolo tornare a Pompey’ Heard, in quel Sud da cui era scappato da giovane, disgustato dalla mentalità retrograda e razzista, che aveva visto cadere in disgrazia il padre per aver difeso un uomo di colore in un processo contro un illustre cittadino bianco. Deve incontrare la dispotica e diffidente Lucy Wales, strenua protettrice della privacy del marito che nessuno vede più da anni, e chiudere il caso. Sarà l’occasione per Anson di fare un complesso tuffo carpiato all’indietro, nelle amicizie e negli amori di un tempo, nelle contraddizioni di una terra bellissima, ma soffocata da pregiudizi, ottusità e pettegolezzi. Un romanzo corposo ed elegante, uno spaccato del Sud – forse più attuale di quello che pensiamo-che vi trascinerà per oltre 500 pagine fino a un epilogo emblematico.

 

Amitav Gosh  “L’isola dei fucili”  – Neri Pozza-   euro 18,00

Cambiamento climatico e migrazioni sono al centro dell’ultimo libro di uno dei più importanti  scrittori  indiani contemporanei, che veleggia tra saggio e romanzo. Narra la straordinaria avventura del commerciante di libri rari e oggetti di antiquariato Deen Datta, nato nel Bengala, che vive e lavora a Brooklyn.

Durante uno dei suoi periodici viaggi a Calcutta incontra un lontano parente che per sfidare la sua nomea di profondo conoscitore di folklore indiano, gli racconta una storia affascinante. E’ quella del ricco “mercante di fucili” Bonduky Sadagar che aveva scatenato l’ira della dea dei serpenti Manasa Devi, perché si era rifiutato di diventare un suo devoto. Per  ritrovarne traccia, Deen Datta  intraprende un avventuroso viaggio a spasso nei secoli, in miti e leggende, e attraverso vari confini, dall’India a Los Angeles fino a Venezia.

Archetipo di queste pagine è la dea dei serpenti alla quale è dedicato un tempio nelle Sundarbans, in India, tra Bangladesh e Bengala occidentale, frontiera naturale in cui si scontrano natura e profitto. La più grande foresta di mangrovie al mondo, brulicante di serpi e creature velenose, una delle aree più povere del pianeta, funestata da cicloni devastanti, cambiamenti climatici e classificata dal WWF come eco regione. E’ in questo scenario -perfetto per incarnare il disastro- che Amitav Gosh intreccia i suoi sogni, le sue ossessioni, cronaca e storia, simboli e metafore, ed incrocia vissuto personale con il futuro possibile del globo, tra cambi di scena ecologici e culturali.

In vista della Giornata Unesco della Danza

29 aprile 2020 /Da domenica 26 aprile iniziative online per celebrare questa festa: dal Sacre du Printemps di Lavanderia a Vapore al Gala di EgriBiancoDanza

 

Ogni anno la Lavanderia a Vapore di Collegno, casa europea della danza, dedica alla Giornata Unesco della Danza un progetto collettivo sui temi della memoria e del repertorio contemporaneo, coinvolgendo scuole e gruppi di danza in un percorso formativo e performativo.

A causa dell’emergenza sanitaria, il progetto ideato per il 2020 non potrà svolgersi come immaginato, cioè con un gruppo di 400 danzatori nel parco della Villa La Tesoriera di Torino sulle note della celebre Le Sacre du Printemps di Igor Stravinsky.

Il progetto, immaginato dalla Lavanderia a Vapore a partire da un’idea del celebre coreografo belga Alain Platel, ha visto tutti i partner della RTO della Lavanderia a Vapore di Collegno (Piemonte dal Vivo, Mosaico Danza, Zerogrammi, Coorpi e Didee Arti e Comunicazioni) unire le proprie forze in vista di un evento molto speciale, che in questo momento è in attesa di riprogrammazione, appena le condizioni lo renderanno possibile.

 

Un video – disponibile sulla pagina Facebook di Lavanderia a Vapore e sul canale YouTube di Piemonte dal Vivo a partire da domenica 26 aprile alle ore 12, giorno in cui era previsto l’evento live– racconterà per la prima volta al pubblico le specificità di questo progetto, che ha visto dall’autunno scorso diverse sessioni di lavoro con i tre tutor e con circa 20 gruppi di danza coinvolti.

 

Elena Rolla di Egri Bianco Danza, Viola Scaglione di BTT e Stefano Mazzotta di Zerogrammi sono gli artisti che stanno accompagnando in questo percorso oltre 400 danzatori, provenienti da scuole e gruppi di danza molto eterogenei per età e formazione: insieme andranno a costruire un grande spettacolo di danza, sperimentando e improvvisando sul brano di Igor Stravinsky.

I gruppi che partecipano sono: Arte in Movimento a.s.d., Artédanza a.s.d., Il Gabbiano a.s.d., APID, Artemovimento Centro di Ricerca Coreografica, Asd + Sport 8, Centro Ricerca Danza a.s.d., Associazione Italiana Giovani Parkinsoniani, Centro Aziza a.s.d., Centro Danza Robilant , Danzarea, Eclectica, Emozione Danza, Fondazione Egri per la Danza, Ginger Company a.s.d., Tango Prosec, LAB22 a.s.d.p.s., Nuovo steps a.s.d., Scuola del Balletto Teatro di Torino, Sowilo.

Nel video, oltre alle immagini delle prove che si sono svolte nei mesi scorsi in Lavanderia e che restituiscono la dimensione collettiva del progetto, viene presentato un intervento di Susanne Franco, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia, che in passato ha collaborato con la Lavanderia proprio in relazione al tema “Danzare la memoria, ripensare la storia”. A tutti i gruppi di danza, inoltre, è stato chiesto un contributo – una parola – per definire il progetto in questo tempo “sospeso”: attraverso semplici termini, il video cerca di restituire anche questa dimensione corale, completamente annientata dall’emergenza sanitaria.

 

A seguire, alle ore 21 un’altra sessione online permetterà di partecipare al consueto appuntamento con il Gala di Fondazione Egri, inserito nella stagione IPUNTIDANZA 19/20, originariamente previsto alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino. L’iniziativa è programmata attraverso il canale You Tube Compagnia EgriBiancoDanza, con alcune produzioni video di rilievo (Coorpi e Zerogrammi) e nuove produzioni espressamente concepite per l’occasione (Balletto Teatro di Torino e EgriBiancoDanza).

 

Mercoledì 29 aprile, inoltre, la Lavanderia a Vapore aderisce all’iniziativa “continuiAMO a DANZARE”, promossa dal Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa con il progetto Dance Well, che da un paio d’anni ha al suo attivo un gruppo anche a Collegno. L’appuntamento “virtuale” è sulla pagina Facebook del progetto Dance Well per condividere contributi di artisti e comunità che vogliono celebrare la forza della danza al di là dell’isolamento.

Da alcune settimane, inoltre, gli insegnanti della Lavanderia a Vapore insieme ai dancers hanno deciso di continuare la pratica Dance Well online, con #CitofonareDanceWell, ogni sabato mattina dalle ore 10.30 alle ore 12 (per info: info@parkinsongiovani.com).

 

Dance Well è una pratica artistica rivolta principalmente a persone affette dal Parkinson; il fine è l’arte attraverso l’espressione del proprio corpo, i partecipanti sono “dancer”, e proprio come danzatori – non come “persone con il Parkinson” – affrontano le classi di danza. Le classi sono gratuite e aperte a tutti, familiari, amici, danzatori, anziani, cittadini, studenti, in un vero momento inclusivo, poiché la “classe mista” permette la crescita collettiva, il sostegno reciproco e non emargina nessuno dei partecipanti.  Dal 2018 la Lavanderia a Vapore di Collegno accoglie questa avvincente progettualità con la collaborazione e il supporto dell’Associazione Italiana Giovani Parkinsoniani e della Fondazione Torino Musei. Contribuisce alla crescita dell’esperienza artistica facendola seguire dalla pratica di filosofia, condotta da Propositi di Filosofia. Un momento dedicato al dialogo, grazie al confronto sui contenuti generati dalla pratica di danza contemporanea.

 

La Giornata Mondiale della Danza, decretata dall’Unesco nel 1982, viene celebrata in tutto il mondo per richiamare l’attenzione sull’arte della Danza, linguaggio universale che unisce i popoli al di là di confini e differenze di qualsiasi natura. Durante la giornata, tradizionalmente celebrata il 29 aprile, si attivano e si moltiplicano eventi e manifestazioni di ogni genere, a dimostrare che la danza ha molti aspetti e declinazioni, sia nell’ambito dello spettacolo sia nella tradizione popolare e sociale.

Cinema delle Valli, vince Papetti

La scorsa settimana, sulla pagina Facebook del Cinema delle Valli di Villar Perosa (TO) si è tenuto un contest che ha sottoposto alla votazione degli utenti i 9 video-teaser partecipanti al progetto Torino Factory, promosso dall’Associazione Piemonte Movie (che gestisce la sala comunale) con la direzione artistica del regista Daniele Gaglianone e con il sostegno di Film Commission Torino Piemonte.


Gli utenti si sono espressi in favore di Tommaso Papetti, autore del video-teaser LITTLE NOIR. Sarà quindi tra le vie della cittadina della Val Chisone che si svolgeranno le improbabili indagini di Chico Pipa, giovane e precario aspirante detective. Le altre troupe partecipanti ambienteranno i propri lavori nelle 8 circoscrizioni torinesiQuando i lavori saranno conclusi, la giuria di Torino Factory decreterà il vincitore del glocal video & lab contest.

Tommaso Papetti, classe 1993, si è formato all’Albe Steiner di Torino e successivamente si è laureato in produzione e regia presso la Scuola Internazionale di Cinematografia di Cuba, nata negli anni ’70 da un’idea di Gabriel García Márquez, il grande scrittore colombiano scomparso nel 2014.

 

Nei prossimi mesi, compatibilmente con l’emergenza sanitaria in atto nel nostro Paese, è previsto un incontro sul territorio con il regista e la sua troupe per pianificare la realizzazione del lavoro.

Terragni, quando l’architettura italiana era internazionale

Il 18 aprile del 1904 nasceva a Meda, in Brianza, Giuseppe Terragni, universalmente riconosciuto come il principale esponente del Razionalismo Italiano, vale a dire la corrente architettonica sviluppatasi in Italia nella prima metà del secolo scorso in stretto collegamento con il Movimento Moderno internazionale, seguendo i principi del Funzionalismo.

Quella che in Italia viene banalmente considerata come “architettura fascista” era in realtà la risposta ad una tendenza ovunque diffusa che trovava le sue radici teoriche nella romanità del De Architectura di Vitruvio e nel Rinascimento con le teorie di Leon Battista Alberti. Allo stesso tempo rappresentava il desiderio dei giovani architetti di superare il periodo del Neogotico e dell’Art Nouveau che ormai avevano fatto il loro tempo…

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Terragni, quando l’architettura italiana aveva un ruolo internazionale

“La Benedicta – Pasqua di sangue del 1944” online al Polo del ‘900

La Benedicta – Pasqua di sangue del 1944”è il titolo del video-spettacolo in due tempi che Gian Piero Alloisio, collaboratore storico di Giorgio Gaber e Francesco Guccini, ha registrato a casa e che si può vedere sul sito del Polo del ‘900 (https://www.polodel900.it/25-aprile-2020-festa-della-liberazione/).

 Lo spettacolo, realizzato con il sostegno del Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte, in collaborazione con il Polo del ‘900, ricostruisce gli avvenimenti che portarono al più grande eccidio di partigiani combattenti della lotta di Liberazione.

La storia è ambientata nel 1959 e racconta del musicista partigiano Angelo Rossi, che nel dopoguerra divenne direttore dell’orchestra di Don Marino Barreto Junior, cantante cubano di grande successo. Angelo Rossi ricorda di quando era il partigiano “Lanfranco” e, alla Cascina Grilla, scrisse la sua prima canzone, nell’aprile del ‘44. Una sera in cui aveva il turno di guardia, il Comandante “Cini” gli diede un testo da musicare. Così nacque una delle poche canzoni partigiane interamente originali nel testo e nella musica: “Dalle belle città” o “Siamo i ribelli”, inno della Benedicta. Il video-spettacolo è diviso in due tempi per facilitarne la fruizione agli studenti e comprende testi scritti da Gian Piero e Giorgio Alloisio, canzoni partigiane e canzoni d’autore, testimonianze di partigiani (Pasquale “Ivan” Cinefra, Giuseppe Merlo) e di ex deportati (Gilberto Salmoni).Riprese e montaggio di Chiara Alloisio. Si ringrazia l’Associazione Memoria della Benedicta. Gian Piero Alloisio parteciperà anche alla grande Maratona Web del 25 aprile con il video della canzoneDalle belle città. La diretta social (#Torino25aprile) potrà essere seguita a partire dalle ore 10.00 sui sitiwww.comune.torino.it,www.cr.piemonte.itwww.lastampa.it.

Marco Travaglini

Il “messaggio d’amore” di Silvia Mezzanotte

La voce storica dei Matia Bazar regala una versione inedita del brano con cui il gruppo vinse per la seconda volta Sanremo nel 2002.

“Voglio darti un messaggio d’amore di poche parole/ Resta a casa è la cura migliore/ migliore che c’é…Sai quanto bene fai/ In fondo, puoi/posso farlo anche io/Uniti per vincere/Dai, forti più che mai/Che male fa non toccarti più/Chiunque tu sia/Questo è un messaggio d’amore per te”.

Sono queste le parole nate al tempo del Coronavirus della nuova versione di ‘Messaggio d’amore’ disponibile su YouTube al link https://youtu.be/vFyx9oEH2ro), canzone con la quale Silvia Mezzanotte e i Matia Bazar vinsero per la seconda volta nel 2002 il Festival di Sanremo.

Un invito in musica rivolto alle persone di cuore a restare a casa, e unirsi alla raccolta fondi “Manfredonia Anti-Covid19” disponibile sulla piattaforma di crowdfunding Gofundme.com e promossa da ‘Pop Officine Popolari’ a supporto dell’Ospedale cittadino ‘San Camillo’. Che al momento, grazie alla consueta generosità dei pugliesi, ha superato quota 13mila euro, garantendo già quattro forniture di DPI e strumenti per l’operatività del nosocomio sipontino.

“Felice di aver dato il mio contributo al più bel ‘Messaggio d’amore’ che ci sia: un inno alla vita, una coccarda al petto per chi lotta con coraggio ogni giorno in prima linea, donando instancabilmente tutto sé stesso per il bene della collettività”, esordisce la voce storica dei Matia Bazar. “La musica è un linguaggio universale, e ha come fine quello di parlare a ogni cuore, indistintamente. Oltre a teatri e palasport, esistono palcoscenici ben più importanti, che anche a luci spente e senza ribalta possono contribuire invece ad accendere i riflettori su iniziative degne di nota, come in questo caso”, prosegue Silvia Mezzanotte.

“In quest’ultimo mese e mezzo, da Nord a Sud, ho ricevuto una pioggia di richieste di aiuto: ho pronunciato subito il mio sì, come nel più importante dei matrimoni, a tutti coloro che mi hanno contattata. Un modo per restare vicina al pubblico, anche quello più bisognoso, in una ideale tournée fatta di mani che si stringono e corpi che si abbracciano dal valore ancora più prezioso, specialmente in vista di una stagione estiva dalle piazze mute per artisti e pubblico”.

Per poi concludere: “Ringrazio l’amico medico, il Dottor Matteo Vairo, impegnato in prima linea contro il Covid-19 per avermi coinvolta in questo progetto e per avermi fatto conoscere Alessandro Di Lascia e Simona Paciello che hanno dato vita a questa intensa rilettura di una fra le canzoni più importanti del mio percorso umano e artistico. E, con loro, anche il Collettivo Artisti di Manfredonia si è unito al mio canto: Anna Miucci, Monica Paciello, Jole Virgilio, Simona Paciello, Cristina Bisceglia, Michele Bottalico, Amon e Gianpio Notarangelo al violino, incluso il videomaker Claudio Antonio Perrino.

E, in particolar modo, i miei fidati quattro moschettieri con cui condivido da anni la scena: Riccardo Cherubini alle chitarre, Lino De Rosa Davern al basso, Claudio Del Signore alla batteria e Michele Scarabattoli alle tastiere per aver completamente risuonato e riarrangiato gratuitamente il brano”.

Torino non è Buenos Aires. Ballario racconta i bassifondi subalpini

L’autore è ancora Giorgio Ballario e il titolo “Torino non è Buenos Aires” già intriga fin dalla copertina, sulla quale compare una bella immagine delle Porte Palatine in notturna…

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Torino non è Buenos Aires. Ballario racconta i bassifondi subalpini