CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 511

Fondazione Cosso: “Concerto d’estate da Steve Reich”

Al Castello di Miradolo, aspettando l’alba. Domenica 21 giugno, ore 4,30. San Secondo di Pinerolo (Torino)

Alle prime luci dell’alba, l’estate arriva rincorrendo la magia di “rimbalzanti” note musicali al Castello di Miradolo, sede della Fondazione Cosso.

L’appuntamento (udite, udite!) in via Cardonata 2 a San Secondo di Pinerolo è nientemeno che alle 4,30 della prossima domenica 21 giugno, allorché su invito della Fondazione pinerolese si celebrerà la festa del solstizio (primo giorno) d’estate, con il consueto Concerto en plein air di inaugurazione della programmazione estiva e, idealmente, della nuova stagione. Dopo i ripetuti sold out delle precedenti edizioni, saranno ancora le note (ma quest’anno eseguite in una veste totalmente nuova) di “Music for 18 musicians”, composta dal musicista americano Steve Reich – fra i padri della corrente minimalista – a invadere il grande spazio aperto del prato centrale del Parco storico. La performance, come sempre, verrà affidata ai musicisti di “Avant-dernière pensèe”, singolare format musicale nato nel 2009 da un’idea di Roberto Galimberti, che vede il pubblico al centro della scena grazie a un inedito e innovativo sistema di ripresa e diffusione del suono, tale da permettere ai musicisti di esibirsi senza vedersi, fra di loro lontani nello spazio.

La fruizione dell’esecuzione avverrà grazie alle cuffie silent system luminose, che diverranno delle autentiche “stanze d’ascolto” in cui il pubblico potrà, in solitudine e raccoglimento, cogliere le relazioni tra lo sviluppo della partitura e i mutamenti che la natura offre all’arrivo dell’alba. “Il ruolo della tecnologia e le possibilità legate al suo utilizzo come mezzo espressivo – sottolineano gli organizzatori – possono rappresentare, in questo tempo e in continuità con la sperimentazione e la ricerca sviluppata in oltre dieci anni di attività, un importante spunto di riflessione sulle prospettive di fruizione dei linguaggi performativi offerte al pubblico”.

Al termine del Concerto sarà possibile fare colazione con le dolcezze dell’Antica Pasticceria Castino, su prenotazione. A seguire, avrà luogo una guida all’ascolto curata dallo stesso Roberto Galimberti, che dialogherà con il pubblico.

Gli esecutori: Roberto Galimberti, violino e direzione; Francesca Lanza, voce; Laura Vattano, pianoforte; Marco Pennacchio, violoncello; Alberto Occhiena, marimba.
I tecnici: Marco Ventriglia, audio e supervisione tecnica ed Edoardo Pezzuto alle luci.
Non sono disponibili sedie e il pubblico è invitato a portare un plaid da casa.
Prenotazione obbligatoria allo 0121/ 502761 o prenotazioni@fondazionecosso.it

San Giovanni “al cubo”: una festa diversa con Genova e Firenze

Il prossimo 24 giugno i festeggiamenti di San Giovanni, a causa delle misure di contenimento dell’emergenza sanitaria Covid-19, non saranno organizzati in modo tradizionale, come nelle passate edizioni, bensì come un vero e proprio palinsesto TV e digitale su scala nazionale.

Le celebrazioni dedicate al patrono, infatti, si triplicano coinvolgendo tre tra le più belle città d’Italia: Torino, Genova e Firenze.

Nel rispetto del distanziamento sociale e del divieto di assembramento, gli spettacoli saranno fruibili attraverso TV e web e grazie a una piattaforma dedicata per coprire capillarmente tutte le iniziative delle città.

San Giovanni al cubo potrà contare anche sulla media partnership con la RAI.

L’evento vedrà per la prima volta insieme, in un’unica piazza virtuale, le tre città unite dallo stesso santo protettore e rappresentate dai loro personaggi culturali, musicali e istituzionali.

I cardini di San Giovanni ‘al cubo’ saranno festa, cultura e innovazione. La regia è affidata una firma eccellente a livello nazionale, Duccio Forzano, già autore di programmi e spettacoli di assoluto valore. A lui spetterà rendere armonico il ricco programma che toccherà alcuni tra i luoghi più iconici delle tre città. A Torino la Mole Antonelliana – sede del Museo Nazionale del Cinema e luogo di riferimento della manifestazione ‘Torino Città del Cinema 2020’ – e il Lingotto; a Genova i Palazzi dei Rolli – già patrimonio UNESCO – e il teatro Carlo Felice e a Firenze il Palazzo Vecchio – Salone dei Cinquecento – e l’Abbazia di San Miniato.

 

“Nonostante gli ostacoli legati alle particolari contingenze, abbiamo voluto condividere gli sforzi per disegnare un modo nuovo di celebrare il Santo Patrono – dichiarano la Sindaca di Torino, Chiara Appendino e l’Assessore all’Innovazione, Marco Pironti –. Abbiamo voluto trasformare i limiti indotti da questa emergenza in opportunità per valorizzare il patrimonio culturale e artistico torinese, facendo leva sulla vocazione innovativa che caratterizza da anni la nostra città. Siamo convinti che andare oltre la fisicità dei luoghi simbolo, cambiando prospettive e modalità di partecipazione, amplierà l’identità culturale e il senso di appartenenza dei cittadini.”

 

“Genova negli ultimi anni si è ritrovata spesso in piazza a festeggiare eventi di diversa origine e natura – affermano Marco Bucci, Sindaco e Barbara Grosso, Assessore alla Cultura –A San Giovanni non potremo celebrare le nostre ricorrenze in maniera tradizionale ma unirsi a Torino e Firenze con in progetto multimediale darà un nuovo valore ad una giornata importante. Sarà un modo di mostrarci pubblicamente al Paese intero grazie anche alla collaborazione con la Rai. Un momento di grande livello che ci auguriamo possa essere ripetuto già il prossimo anno con il coinvolgimento delle persone nelle piazze. Un ringraziamento sincero ai sindaci e assessori di Torino e Firenze per aver collaborato con noi a questo progetto innovativo!”

Una bella occasione per festeggiare San Giovanni unendo le nostre tre città nel segno della ripartenza e della rinascita – dicono il Sindaco di Firenze Dario Nardella e gli assessori alla Cultura Tommaso Sacchi e al Turismo Cecilia Del Re -. Un modo per rinnovare la tradizione attraverso l’innovazione, superando gli ostacoli legati alla pandemia e le sue limitazioni sociali, ma anche per vivere eventi live di assoluto valore attraverso i nuovi canali digitali. Un viaggio tra i simboli di Firenze e le sue evoluzioni per rilanciare una stagione duramente colpita, ma che può e deve riportare tradizioni e cultura al centro della vita cittadina”.

La festa sarà un grande spettacolo che si trasformerà in un abbraccio virtuale ‘al cubo’, mettendo insieme i contenuti artistici delle tre città che si potranno seguire attraverso un unico collegamento via streaming nel rispetto delle misure di sicurezza anti Covid-19.

Il programma completo sarà presentato nei prossimi giorni in una conferenza stampa dedicata.

La battaglia di Ceresole d’Alba

Sul territorio piemontese giganteggia la lotta tra Francesco I, re di Francia, e l’imperatore Carlo V, reduci dalla grande battaglia di Pavia. Sono le “guerre d’Italia” tra i due grandi sovrani europei che si sfidano per imporsi nella penisola. A Ceresole d’Alba, il 14 aprile 1544, va in scena un altro atto del lungo e straordinario duello tra i giganti d’Europa

Almeno 10.000 caduti tra gli imperiali, circa 2000 francesi tra morti e feriti, un territorio percorso e devastato da 30.000 soldati che causarono lutti e sofferenze nella popolazione locale. In quel giorno di primavera Ceresole d’Alba diventò un immenso campo di battaglia. Nel paese di poco più di 2000 abitanti, a una decina di chilometri da Carmagnola, il Museo della Battaglia, aperto lo scorso autunno, racconta il sanguinoso scontro tra le truppe francesi di Francesco I e l’esercito imperiale di Carlo V che lasciò sul terreno migliaia di morti, feriti e mutilati.

Nato dalla collaborazione tra i Comuni di Ceresole d’Alba e di Saint Paul de Vence, il “Mubatt” illustra le fasi salienti di una delle più importanti battaglie combattute da eserciti stranieri in Italia. Mentre a Pavia i due monarchi presero parte allo scontro, il 14 aprile del 1544, alle porte di Torino, non c’erano né Carlo V né Francesco I, i due sovrani che hanno segnato gran parte delle vicende europee nella prima metà del Cinquecento, ma i loro condottieri, Francesco di Borbone, conte di Enghien, per i francesi e Alfonso d’Avalos per gli spagnoli-imperiali. Vinsero i francesi, vinse il giovane conte di Enghien che il re trattava quasi come un figlio. Fu grande l’eco della vittoria oltre le Alpi. Le mura che circondano Saint Paul de Vence, il celebre borgo degli artisti, furono fatte costruire da Francesco I proprio per commemorare la vittoria di Ceresole. Il cannone posto davanti alle mura della cittadina provenzale è stato soprannominato Lacan, dal nome dell’artigliere di Saint Paul che lo avrebbe portato come trofeo dopo la vittoria dei francesi in quel 14 aprile 1544. La pace firmata a Crépy sarà solo una tregua di breve durata. Dopo Ceresole d’Alba i francesi dilagarono in Piemonte. Anche Alba, Chieri, Casale, Ivrea e gran parte del Monferrato caddero nelle mani dell’armata transalpina. A metà del Cinquecento un’ampia fetta del Piemonte era stata annessa al regno di Francia ma dopo pochi anni la situazione internazionale mutò drasticamente. Nel 1557 la disastrosa sconfitta dei francesi a San Quintino (Saint-Quentin), nel nord della Francia, annientati dalle truppe imperiali condotte da Emanuele Filiberto, duca di Savoia (battaglia celebrata dal Caval’d brons in piazza San Carlo a Torino) condusse poco alla volta alla pace di Cateau-Cambrésis nel 1559 che pose fine alle guerre d’Italia. Enrico II di Francia abbandonò i territori occupati in Savoia e in Piemonte anche se estese il suo dominio al Marchesato di Saluzzo e mantenne presidi militari nelle cittadelle di Torino, Chieri, Pinerolo e Chivasso. La prematura morte del conte d’Enghien, all’età di ventisette anni, fu causata da un banale incidente durante un gioco in un castello. Quando il Museo di Ceresole verrà riaperto, una volta superata l’emergenza sanitaria, il visitatore potrà seguire le tattiche e i movimenti degli eserciti sul territorio attraverso dei video raccontati da storici ed esperti militari ammirando reperti e cimeli storici.

Filippo Re

Carla Bruni: la diva torinese che incantò il mondo

Bella «come una Diana cacciatrice con gli artigli di velluto», come la definì sagacemente non molti anni or sono Jacques Séguéla, leggendario pubblicitario e collaboratore di quella vecchia volpe di Nicolas Sarkozy, «noiosa», come la ricorda l’arcinota (e ben più trasgressiva) compagna di sfilate Kate Moss.

Carla Bruni, la conturbante Carlà internazionale dalle gambe chilometriche, è ancor oggi una delle top model italiane più amate e conosciute di sempre (seconda solo alla femme fatale per eccellenza, Monica Bellucci, anche lei emigrata in Francia per consolidare la sua fama di vamp ammaliatrice).

Supermodella, cantante, ex Première Dame di Francia, nonché appartenente a una delle famiglie più agiate e potenti della raffinata Torino (proprietaria, tra le altre cose, del castello di Castagneto Po), la giovane Carlà impiega poco a farsi conoscere. A 19 anni abbandona gli studi alla Sorbona di Parigi, città in cui si trasferì alla tenera età di 7 anni, per intraprendere a tempo pieno la remunerativa carriera di modella, sfilando per le più prestigiose case di moda tra cui Christian Dior, Karl Lagerfeld, Yves Saint-Laurent e Chanel, arrivando a sfiorare gli 8 milioni di guadagno all’anno. Nel 1998 calca la sua ultima passerella, preferendo alle estenuanti (senza dubbio) sessioni fotografiche una più tranquilla carriera musicale. Il talento c’è ma non si vede. Intanto a una festa conosce il futuro Presidente francese, Sarkozy, che coglie al volo l’occasione di sponsorizzarsi a livello mondiale chiedendole dopo pochi mesi di frequentazione, tra uno champagne e l’altro, di sposarlo. Carlà sembra accettarlo così com’è, gambe corte incluse. L’unica cosa a cui dovrà dire addio sono i tacchi alti. La ricca ragazzina viziata dell’alta società torinese ha scalato la vetta più alta ed è diventata Première Dame. In barba a tutte noi. A ogni modo, alla fine della fiera, non sono certo stati i suoi anni all’Eliseo a passare alla storia. Che dire di quella femminilità graffiante che esibiva senza remore sulle passerelle più importanti del mondo negli spensierati anni 90? Per rinfrescarvi la memoria, eccovi una carrellata dei suoi momenti migliori nello sfavillante e deliziosamente ipocrita mondo della moda. Un plaisir pour les yeux!

Ilaria Losapio

immortal-beauties.com

Carla Bruni: the diva from Turin who enchanted the world.

Beautiful like «Diana the huntress with velvet claws», as cleverly claimed few years ago Jacques Séguéla, legendary advertiser and collaborator of that wily old fox Nicolas Sarkozy, «boring», as described by the well known (and far more transgressive) colleague Kate Moss. Carla Bruni, the seductive model with neverending legs, is still nowadays one of the most famous and most beloved Italian top models (along with the femme fatale par excellence, Monica Bellucci, who moved to France to strengthen her fame of charmer vamp). Supermodel, singer, former First Lady of France, also belonging to one of the richest and most powerful families of the refined Turin, in Northern Italy (owner of Castagneto Po’s castle), the young Carla reached fame quite quickly. At 19 she abandoned the studies at the Sorbonne of Paris to start a very profitable modeling career, working for some of the most prestigious couturiers like Christian Dior, Karl Lagerfeld, Yves Saint-Laurent and Chanel, earning millions of dollars per year. In 1998 she walked her last runway, preferring a career in music to the chaotic fashion industry. There’s talent but you can’t see it. Meanwhile, at a party, she meets the future President of France, Sarkozy, who immediately seizes the opportunity to gain global visibility by asking her to marry him. Carla seems to accept him as he is, short legs included. She’s only asked to stop wearing high heels. The rich, spoiled girl from Turin’s high society has finally reached the top of the mountain becoming First Lady. A lesson to us all. Anyway, eventually, she didn’t pass into history for her years at the Élysée Palace. What about that scathing femininity she showed off without hesitation on the most important runways during the carefree 90s? To refresh your memory, we have collected for you some of her best moments in the sparkling and delightfully hypocritical world of fashion.
Un plaisir pour les yeaux!

 

Nelle foto:

Carla by Steven Meisel, 1993

Karen mulder, Linda Evangelista e Carla Bruni con Gianni Versace, primavera-estate 1992. Bertrand Rindoff Petroff/Getty Images

foto di Helmut Newton, agosto 1992 

Condé Nast archive

I vent’anni del museo del cinema di Torino

Il Museo Nazionale del Cinema alla Mole Antonelliana compie vent’anni. Inaugurato il 19 luglio 2000 e realizzato su progetto di François Confino, è diventato uno dei musei più visitati di Torino e di tutto il Paese. Una vera e propria istituzione culturale che ha ottenuto importanti consensi a livello internazionale.

Quella del Museo in realtà è una seconda vita poiché l’idea parte da lontano grazie alla passione di Maria Adriana Prolo, la storica nata a Romagnano Sesia che legò il suo nome alla stagione pionieristica del cinema italiano, immaginando e fondando il museo.

Una storia importante che nasce da una piccola annotazione contenuta in un agenda di questa donna dalla straordinaria intelligenza e dalla vasta cultura cinematografica: “Otto giugno 1941: pensato il Museo”. Per tradurre in realtà quel pensiero di vollero un po’ di tempo e tanto lavoro . Nel settembre del ‘58  il museo venne inaugurato  a Torino in un ala di palazzo Chiablese e la Prolo ne fu nominata direttrice a vita. L’avventura terminò venticinque anni dopo, nel 1983, con le sale costrette a chiudere i battenti per carenza di risorse e l’impossibilità di adeguare la struttura alle nuove disposizioni di sicurezza. Quasi un decennio dopo la scomparsa della Prolo, avvenuta nel 1991, il Museo del Cinema risorse dalle sue ceneri come una moderna araba fenice nella nuova e attuale sede all’interno della Mole Antonelliana, monumento simbolo di Torino e “sogno verticale” del grande architetto che quando venne portato a compimento, con i suoi 167 metri e mezzo di altezza, era  l’edificio in muratura più alto d’Europa. Gli allestimenti del museo si sviluppano  a spirale verso l’alto e su più livelli espositivi, dando vita a una presentazione spettacolare delle collezioni  che ripercorrono la storia del cinema dalle origini ai giorni nostri. In una cornice di scenografie, proiezioni e giochi di luce, arricchita dall’esposizione di fotografie, bozzetti, oggetti e  percorsi di visita interattivi si possono scoprire  i segreti della storia del cinema , dal teatro d’ombre e le prime affascinanti lanterne magiche che hanno costituito la preistoria della “settima arte”, ai più spettacolari effetti speciali dei nostri giorni. Il Museo Nazionale del Cinema è stato visitato in questi anni da più di dieci milioni di persone ed è gestito da una Fondazione – presieduta da Enzo Ghigo, ex Presidente della Giunta regionale del Piemonte, che durante il suo governo (con l’assessore alla cultura Giampiero Leo) fece appunto realizzare la nuova sede del Museo alla Mole –  con lo scopo di promuovere attività di studio, ricerca e documentazione in materia di cinema, fotografia e immagine. Una realtà importante, vanto della città e dell’intera nazione, che annovera tra i soci fondatori la Città di Torino, la Regione Piemonte, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT, l’ Associazione Museo Nazionale del Cinema e la GTT.

Marco Travaglini

In mostra al MAO di Torino spaccati di vita e di tradizioni maghrebine

“Storie dal Marocco. Oggetti testimoni di identità e memoria”. Fino al 30 agosto

“Corredi e bellezza” è il filo conduttore della rassegna. Esposti troviamo oggetti che sono Storia. Memoria e tradizione. Mai rinnegate, né dimenticate. Ma in ogni istante esibite e vissute in tutte le loro particolarità. In luoghi che sono “altro”. Non patria. Ma nuova terra.

Neppur sempre amica ed accogliente. In cui fermare vite sospese fra un presente e un passato, più o meno remoto, trascritto – attraverso gli oggetti della quotidianità, per l’appunto – in quelle “Storie dal Marocco” che è mostra-progetto nata dalla collaborazione di una ventina di famiglie marocchine dell’associazione torinese “Bab Sahara” (fondata nel 2002 a Carignano e oggi attiva nella Casa del Quartiere di San Salvario a Torino) con le responsabili dei Servizi Educativi del MAO, insieme ad alcune curatrici del Museo Egizio, ed ospitata negli spazi del Museo d’Arte Orientale, fino al prossimo 30 agosto. Obiettivo del progetto, risultato finale di un percorso iniziato nell’autunno dell’anno scorso: portare avanti una riflessione sull’idea di “memoria” e “patrimonio culturale”. Come i reperti archeologici e le opere esposte nei musei sono testimoni di un’identità ben precisa e di una specifica cultura, “allo stesso modo – sostengono i responsabili della rassegna– alcuni oggetti, scelti in mezzo a tanti da chi lascia la propria casa per stabilirsi in un altro Paese, assumono un valore differente e si trasformano in veicoli di trasmissione di una memoria viva, diventando un patrimonio imperdibile di cultura materiale”. E tali sono gli abiti tipici esposti (prezioso, quello da sposa della tradizione berbera), i corredi, le raffinate teiere, il necessario per il rituale dell’hammam o le tajine (piatti di terracotta spesso smaltata o decorata in cui cucinare pietanze di carne e pesce in umido) così come i prodotti e i piccoli oggetti adibiti al makeup. Oggetti partecipi di una sorta di “museo ideale”, selezionati dalle famiglie e in particolare dalle donne marocchine per farne memoria viva del loro Paese, curando- con il personale del Museo di via San Domenico- ogni dettaglio della piccola ma suggestiva mostra, dalla scelta dei materiali all’esposizione in vetrina fino alla scrittura delle didascalie. “Nel passaggio dall’oggetto al suo racconto – dicono ancora gli organizzatori – il patrimonio materiale si è così arricchito di un prezioso aspetto immateriale di ‘memoria’ e ‘testimonianza’: la cultura oggettiva e i ricordi personali delle partecipanti hanno in tal modo preso forma in tante narrazioni legate a oggetti iconici”. In cui raccontarsi, in un “mettersi in mostra” che è voglia e desiderio palese di confronto e dialogo. Mano tesa e voce amica. Per davvero bella da ascoltare.

Gianni Milani

 

“Storie dal Marocco. Oggetti testimoni di identità e memoria”
MAO-Museo d’Arte Orientale, via San Domenico 11, Torino; tel. 011/4436932 o www.maotorino.it
Fino al 30 agosto
Orari: sab. e dom. 10/19 – lun. e mart. 13/20

I vincitori del “Videogiro”

Si è svolta domenica 14 giugno la premiazione dei vincitori del contest videociclistico a tappe VIDEOGIRO, la cui prima edizione ha coinvolto 7 città tra Piemonte e Liguria: Almese (TO), Candelo (BI), Carmagnola (TO), Collegno (TO), La Spezia, Malesco (VB) e Saluzzo (CN).

Nel corso della diretta Facebook sulla pagina di Sìnémàh, primo circuito italiano di sale cinematografiche e festival dei territori di provincia, sono stati svelati i nomi dei corti vincitori selezionati dal pubblico attraverso il voto on line e dai gestori delle sale cinematografiche coinvolte.

 
La somma dei voti assegna il primo premio di 1.000€ a Ysangarda di Giacomo Piumatti, girato nella Baraggia di Candelo (BI), il secondo premio di 400€ a  Catene di Gabriele Testagirato a Saluzzo (CN) e il terzo premio di 100€ a Sorridi, tanto è lo stesso di Riccardo Fedelegirato a Carmagnola (TO).

Videogiro è un evento speciale all’interno di Open Cinema, progetto operativo della Compagnia di San Paolo curato da Itinerari Paralleli. Videogiro è stato curato per Open Cinema dall’Associazione Piemonte Movie – che da sempre opera per la promozione e diffusione del cinema realizzato in Piemonte.
 
Tutti i corti partecipanti sono disponibili al pubblico a questo link: http://sinemah.net/videogiro/ 

Il torinese Santero tra i finalisti del “Calvino”

XXXIII edizione del Premio Italo Calvino. Annuncio delle opere finaliste / Giardino San Leonardo di Gian Primo BrugnoliOceanides di Riccardo CapoferroTrash di Martino CostaLingua madre di Maddalena FingerleSchikaneder e il labirinto di Benedetta GalliSei colpi al tramonto di Vanni Lai, La sostanza instabile di Giulia LombezziI martiri di Alessio OrgeraMa’ di Pier Lorenzo PisanoVita breve di un domatore di belve di Daniele SanteroIl valore affettivo di Nicoletta Verna

Da martedì 16 a domenica 21 giugno Presentazione online dei finalisti sul sito del Premio

https://www.premiocalvino.it/i-finalisti-2020/

 

lunedì 22 giugno, ore 17.30. Proclamazione del vincitore e delle menzioni speciali in diretta streaming

sulla pagine Facebook del Circolo dei lettori di Torino (@ilcircolodeilettori)  e del Premio (@premio.calvino)

con la partecipazione dei Giurati Omar Di MonopoliHelena Janeczek,  Gino RuozziFlavio SorigaNadia Terranova

Il Comitato di Lettura del Premio Italo Calvino ha scelto, tra gli 889 manoscritti  partecipanti al bando, undici opere finaliste, che sono state sottoposte

al giudizio della  Giuria della XXXIII edizione composta da Omar Di MonopoliHelena Janeczek, Gino  RuozziFlavio SorigaNadia Terranova.

I testi inediti, di autori esordienti, tra i quali i Giurati decreteranno il vincitore e le  menzioni speciali sono:  Giardino San Leonardo di Gian Primo Brugnoli,

Oceanides di Riccardo CapoferroTrash di Martino CostaLingua madre di Maddalena FingerleSchikaneder e il labirinto di Benedetta Galli,

Sei colpi al tramonto di Vanni LaiLa sostanza instabile di Giulia LombezziI martiri di Alessio OrgeraMa’ di Pier Lorenzo Pisano,

Vita breve di un domatore di belve di Daniele SanteroIl valore affettivo di Nicoletta Verna.

Nell’impossibilità di organizzare una Cerimonia di Premiazione pubblica a causa  dell’emergenza sanitaria, il Premio ha predisposto un finale alternativo, che si

svolgerà  online e si articolerà in più fasi per far conoscere nel modo migliore al pubblico e alle  case editrici i finalisti di questa edizione e i loro testi.

A partire da martedì 16 fino a domenica 21 giugno, sul sito e sulla pagina Facebook del  Premio, verrà pubblicato un video di presentazione per ciascun finalista,

con un  commento dei Giurati, la lettura di un estratto del testo e la voce dell’autore. I video  compariranno, due al giorno, in una sezione dedicata del sito

(https://www.premiocalvino.it/i-finalisti-2020/) in ordine casuale e senza alcuna gerarchia di  merito, e saranno accompagnati da una sinossi del testo

e una breve biografia dell’autore.

 

Lunedì 22 giugno alle 17.30, sulla pagina Facebook del Circolo dei lettori di Torino  (@ilcircolodeilettori) e su quella del Premio (@premio.calvino), si terrà

in diretta  streaming, con la partecipazione dei Giurati, la proclamazione del vincitore, delle  menzioni speciali della Giuria e della menzione speciale Treccani,

assegnata dall’Istituto  della Enciclopedia Italiana a un’opera che si distingua per originalità linguistica e creatività  espressiva.

Nel corso della diretta sarà inoltre  attribuito un Premio speciale del Direttivo  (composto da Franca CavagnoliAnna ChiarloniMario MarchettiLaura Mollea,

Carla Sacchi Ferrero)  a un’opera particolarmente meritevole sotto il profilo  dell’innovazione della forma romanzesca, scelta tra quelle non finaliste.

I testi finalisti e i loro autori

Come sempre, il lavoro del Comitato di Lettura del Premio, che con gli 889 manoscritti partecipanti  al bando ha registrato il numero più alto di iscrizioni

degli ultimi anni, non è stato facile: i testi  meritevoli o interessanti erano parecchi. Si è puntato, quindi, a una scelta che fosse insieme  rigorosa e rappresentativa

di tendenze, temi e stili diversi.

Ha preso così consistenza una rosa di autori suddivisi fondamentalmente tra Italia settentrionale (5)  e Italia centrale (4); c’è un solo finalista del Sud, precisamente

di Napoli, un altro è del sassarese,  confermando la produttività narrativa della Sardegna sempre ben rappresentata al Premio Calvino.  Quest’anno compaiono tre

dei tanti giovani italiani residenti all’estero per lavoro. Simili dati non  fanno che certificare il carattere nazionale del Premio e anche la sua capacità attrattiva sulle

nuove generazioni cosmopolite per scelta o per necessità.

I testi dei finalisti – le cui età variano dai 27 agli 81 anni con una netta prevalenza di  trenta/quarantenni (sette) – compongono un panorama variegato, che affronta

nodi esistenziali  o tematici di rilievo e si caratterizza per stili e scritture di buon livello, per coerenza e capacità di  evocazione.

La storia del Premio

Il Premio Italo Calvino è stato fondato a Torino nel 1985, poco dopo la morte di Italo Calvino, per iniziativa di un gruppo di estimatori e di amici dello scrittore, tra cui Norberto BobbioCesare CasesAnna ChiarloniNatalia GinzburgMassimo MilaLalla RomanoCesare Segre. Ideatrice del Premio e sua animatrice e Presidente

fino al 2010 è stata Delia Frigessi, studiosa della cultura italiana tra Ottocento e Novecento. Calvino, com’è noto, ha svolto un intenso e significativo lavoro editoriale

per l’Einaudi; l’intenzione è stata, quindi, quella di riprenderne e raccoglierne il ruolo di talent scout di nuovi autori: di qui, l’idea di rivolgersi agli scrittori esordienti e inediti, per i quali non è facile trovare un contatto con il pubblico e con le case editrici. Il Premio ha impostato la propria attività seguendo gli stessi criteri che hanno

guidato Calvino: attenzione ed equilibriogusto della scoperta e funzione critica. Attuale Presidente del Premio è Mario Marchetti.

Come funziona il Premio

Il Premio Italo Calvino segnala e premia opere prime inedite di narrativa. Il Premio non ha mai  voluto – consapevolmente – definire una propria linea critica,

né privilegiare stili, forme e  contenuti. L’interesse è unicamente per la qualità della scrittura e per l’emergere di nuove  tendenze.

Ogni anno, alla scadenza del bando, i manoscritti pervenuti vengono ripartiti all’interno del  Comitato di Lettura, composto da una sessantina di  persone

qualificate al compito per i loro  studi o per la loro attività professionale (specializzati o dottori di ricerca in discipline  umanistiche, traduttori, redattori editoriali,

 docenti universitari e medi, critici e saggisti). Ognuno  comincia la lettura in solitaria e redige una scheda di lettura, libro per libro, sulla base di criteri di  valutazione oggettivi e condivisi. Al termine del primo giro di letture, si svolge una serie di  riunioni, durante le quali si discutono e si scambiano i manoscritti. Infine, si arriva

a emettere un  giudizio su  ogni testo e a individuare mediamente una decina di opere finaliste da inviare alla  Giuria, composta da cinque personalità del mondo culturale (scrittori, critici, letterati).  È questa  Giuria, ogni anno diversa, a scegliere il vincitore e a segnalare eventualmente altre opere degne di  interesse.

Nelle settimane successive alla proclamazione del vincitore e delle menzioni, il Premio  invia un giudizio dell’opera presentata a tutti i concorrenti iscritti al bando.

In questo modo, la  partecipazione al Premio assume un carattere non soltanto di competizione ma anche di valutazione  e orientamento per l’autore, grazie alle indicazioni tecniche e stilistiche fornite dalla scheda di  lettura.

I vincitori e le Giurie delle passate edizioni

Le Giurie del Premio, ogni anno diverse, sono sempre state costituite da critici letteraristorici della  letteraturascrittori e operatori culturali tra i più rappresentativi

della scena culturale italiana dagli anni  ‘70 ad oggi: Natalia Ginzburg, Cesare Segre, Ginevra Bompiani, Vincenzo Consolo, Edoardo Sanguineti,

Ernesto Ferrero, Gianluigi Beccaria, Dacia Maraini, Angelo Guglielmi, Marino Sinibaldi, Michele Mari,  Tiziano Scarpa, Nicola Lagioia, Carlo Lucarelli,

Antonio Scurati, Valeria Parrella, Michela Murgia, Mario  Desiati, Marco Missiroli, Luca Doninelli, Teresa Ciabatti, Vanni Santoni, Davide Orecchio, Giuseppe Lupo,

Sandra Petrignani, solo per citarne alcuni.

 

Il Premio Calvino può ormai contare un notevole numero di autori affermati, che hanno iniziato il loro  percorso editoriale proprio partendo dalla partecipazione

al concorso. Tra gli altri: Marcello Fois (Picta,  Marcos y Marcos), Francesco Piccolo (Diario di uno scrittore senza talento), Paola Mastrocola (La gallina

volante, Guanda), Fulvio Ervas (La lotteria, Marcos y Marcos, con Luisa Carnielli), Flavio Soriga (Diavoli  di Nuraiò, Il Maestrale), Peppe Fiore (L’attesa di un figlio

nella vita di un giovane padre, oggi, Coniglio),  Errico Buonanno (Piccola serenata notturna, Marsilio), Paolo Di Paolo (Nuovi cieli, nuove carte,  Empirìa),

Rossella Milone (Prendetevi cura delle bambine, Avagliano), Giusi Marchetta (Dai un bacio a  chi vuoi tu, Terre di Mezzo), Mariapia Veladiano (La vita accanto, Einaudi Stile Libero), Letizia Pezzali  (L’età lirica, Baldini Castoldi Dalai), Simona Baldelli (Evelina e le fate, Giunti) ,  Francesco Maino  (Cartongesso, Einaudi), Domenico Dara (Breve trattato sulle coincidenze, Nutrimenti).

Tra gli ultimi vincitori pubblicati: Cesare Sinatti (La Splendente, Feltrinelli), Emanuela Canepa  (L’animale femmina, Einaudi Stile Libero),

Filippo Tapparelli (L’inverno di Giona, Mondadori), Gennaro  Serio (Notturno di Gibilterra, L’orma).

Occit’amo, il festival del mondo d’Oc si fa “dal vivo”

Un patrimonio ricco di musica, tradizioni e cultura riletti in una chiave contemporanea, che sotto la direzione di Sergio Berardo, anima dei Lou Dalfin, diventa un percorso lungo 5 settimane (dall’11 luglio al 15 agosto) di concerti, appuntamenti, antiche chiese, camminate, rifugi, castelli, scoperte dei borghi alpini, anche in orari inconsueti che rendono le esperienze ancora più uniche. Protagoniste assolute sono le valli alpine ai piedi del “Re di Pietra”, il Monviso, riunite in un unico progetto di promozione territoriale che va sotto il nome di Terres Monviso: Valle Stura, Valle Maira, Val Varaita, Valli Po Bronda e Infernotto, Valle Grana e tutta la pianura che si estende intorno a Saluzzo, capitale dell’antico marchesato…

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Occit’amo, il festival del mondo d’Oc si fa “dal vivo”

I nuovi workshop della Pinacoteca Albertina

Alla Pinacoteca Albertina nuovi  workshop artistici con gli insegnanti Giulia Gallo e Enrico Partengo

Un nuovo format su misura a partire dal 19 Giugno e per tutto il mese di Luglio:

“SCEGLI LA PROPOSTA CHE PREFERISCI E DECIDI TU I GIORNI E L’ORARIO. Avrai sempre un Maestro a tua disposizione!”

È possibile seguire le lezioni durante l’orario di apertura della Pinacoteca Albertina: il venerdì, il sabato, la domenica e il lunedì dalle 10 alle 18.

Per garantire la sicurezza, gli iscritti saranno al massimo due per fascia oraria e ciascuno userà esclusivamente il proprio materiale personale. Come sempre, le proposte si rivolgono a tutti, anche ai principianti assoluti.

 

1) Dalla carta alla tela – 12 ore

Un focus sulla tecnica della pittura ad olio, a partire dalla copia dal vero di dettagli tratti dalle opere della collezione della Pinacoteca Albertina.

Saranno affrontate le varie modalità di stesura del colore e di preparazione dei diversi supporti.

4 lezioni da 3 ore

euro 195 (Abbonati Musei) / euro 200 (NON Abbonati).

2) Le forme del disegno – 6 ore

Un approfondimento sul disegno, tramite le tecniche della sanguigna, del carboncino e dell’inchiostro.

Particolare attenzione sarà data alle diverse tipologie di carta che si potranno sperimentare, dalla carta spolvero alla colorata, in varie grammature e texture.

2 lezioni da 3 ore

euro 120 (Abbonati Musei) / euro 125 (NON Abbonati).

Chi fosse interessato a partecipare o desiderasse avere ulteriori informazioni, può contattare l’indirizzo mail pinacoteca.albertina@coopculture.it o telefonare al numero 0110897370 (orario 10 – 18 dal venerdì al lunedì).

La  Pinacoteca è sottoposta a una pulizia costante. Il personale garantirà il distanziamento tra i visitatori ed eviterà qualsiasi forma di assembramento.

L’accesso è previsto dal numero civico 6 di via Accademia Albertina, dove verrà rilevata la temperatura corporea. I partecipanti dovranno obbligatoriamente indossare la mascherina.

Inoltre che saranno in programma per l’estate degli en plein air ai Giardini Reali e al PAV – Parco Arte Vivente.

Accanto alle collezioni dell’Accademia di Belle Arti e alla straordinaria sala dei cartoni gaudenziani, recentemente restaurata, sarà visitabile la mostra Incanti Russi. Opere pittoriche di tradizione dell’Accademia Glazunov di Mosca, prorogata fino al 27 settembre 2020.

Pinacoteca Albertina

Via Accademia Albertina 6

10123 Torino

tel: +39 011 0897370

e-mail: pinacoteca.albertina@coopculture.it

www.pinacotecalbertina.it