CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 506

Sant’Agostino luogo del cuore

La Chiesa di Sant’Agostino di Carmagnola è tra “I luoghi del cuore” del FAI e può essere votata online entro il 15 dicembre per portare a termine il suo progetto di recupero e di riapertura al pubblico

 

Scheda informativa e voto online a questo indirizzo sino al 15 dicembre:

www.fondoambiente.it/luoghi/chiesa-di-sant-agostino-e-complesso-monastico?ldc

 

Sito internet del Comune: www.comune.carmagnola.to.it

Pagina facebook: https://www.facebook.com/riapriamoinsiemesantagostino

 

Rimane poco più di un mese di tempo per votare la Chiesa di Sant’Agostino di Carmagnola a “I luoghi del cuore”, campagna nazionale di sensibilizzazione sui luoghi italiani da non dimenticare, promossa dal Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

Votandola online sino al 15 dicembre 2020, il Comune di Carmagnola potrebbe ottenere un importante sostegno per il progetto di recupero e riapertura al pubblico di questo monumento nazionale, importante patrimonio della città piemontese e del nostro Paese attualmente inaccessibile per motivi di sicurezza.

 

 

L’amministrazione comunale di Carmagnola, città di circa 29000 abitanti situata 30 chilometri a sud di Torino, nel mese di gennaio 2020 ha avviato la campagna di civic crowdfunding “Riapriamo insieme Sant’Agostino” per sostenere il progetto di recupero della bellissima chiesa, monumento nazionale inaccessibile dal 2014 per motivi di sicurezza.

In seguito all’emergenza epidemiologica da Covid-19, le energie sono state totalmente impegnate in attività che potessero aiutare la cittadinanza e la campagna di crowdfunding è stata abbandonata.

 

Terminata la proima fase di grande emergenza, il Comune ha deciso di portare avanti il suo progetto iscrivendo la Chiesa di Sant’Agostino a “I luoghi del cuore”, campagna nazionale per i luoghi italiani da non dimenticare, promossa dal Fondo Ambiente Italiano in collaborazione con Intesa Sanpaolo.

È il più importante progetto di sensibilizzazione sul valore del patrimonio del nostro Paese che permette ai cittadini di segnalare al FAI, attraverso un censimento biennale, i luoghi da non dimenticare. Dopo il censimento il FAI sostiene una selezione di progetti promossi dai territori a favore dei luoghi che hanno raggiunto una soglia minima di voti.

 

Andando direttamente all’indirizzo www.fondoambiente.it/luoghi/chiesa-di-sant-agostino-e-complesso-monastico?ldc si trova la scheda informativa ed è possibile esprimere il proprio voto sino al 15 dicembre 2020.

In alternativa, ci si può recare online all’indirizzo www.iluoghidelcuore.it, digitare “Chiesa di Sant’Agostino” in cerca un luogo, scegliere la chiesa di Carmagnola e cliccare clicca su “vota con 1 clik”.
È necessario registrarsi al sito in maniera molto semplice, utilizzando direttamente il proprio profilo facebook o inserendo il proprio nome e il proprio indirizzo di posta elettronica.

 

Votare la Chiesa di Sant’Agostino è un modo concreto di aiutare il Comune di Carmagnola ad ottenere un importante sostegno per il suo progetto di recupero e riapertura al pubblico di questo monumento nazionale, importante patrimonio della città piemontese e del nostro Paese.

 

L’edificio storico si affaccia sull’omonima piazza e insieme al convento è il complesso monumentale più rappresentativo della Città, fulcro della vita sociale della comunità sotto ogni aspetto, religioso, artistico e storico, luogo in cui vennero emessi i voti alla Vergine dell’Immacolata Concezione in seguito alle epidemie di peste del 1522 e del 1630 e nel quale si sono svolti innumerevoli importanti fatti storici.


La chiesa e il suo campanile sono stati dichiarati Monumento Nazionale attraverso il vincolo monumentale attribuito con nota Ministeriale del 6 aprile 1910.
Edificata tra il 1406 ed il 1437 con abside, lato est e campanile di marcata connotazione gotica, presenta all’interno sovrapposizioni barocche, affreschi del ‘400 e del ‘500, iscrizioni, stemmi nobiliari, un organo del ‘500 con registri a funzione timbrica, un’elegante bifora a sesto acuto, un coro ligneo del 1457 rimaneggiato nel XVI e XVII secolo, una stele funeraria romana del I secolo d.C. e una lastra tombale del ‘400 scolpita da Amedeo di Francesco da Settignano, detto anche Meo del Caprino.

Il convento venne popolato dagli agostiniani sino al 1858, anno in cui l’intero complesso venne acquistato dall’amministrazione comunale che lo chiuse al culto per ricavarne uno spazio espositivo nel totale rispetto della sua integrità e del suo valore artistico.

 

Il progetto di recupero non prevede che la Chiesa venga adibita al culto, non vuole limitarsi al recupero di un patrimonio artistico e storico, ma vuole recuperare uno spazio da vivere, nel rispetto della memoria storica della città. Sono cominciati nel mese di luglio 2020 i lavori per il restauro della facciata e i prossimi passi prevedono la messa in sicurezza degli interni e il restauro del tetto, con opere che hanno ottenuto il parere favorevole della Soprintendenza per i Beni culturali.

 

 

La pagina facebook:

In https://www.facebook.com/riapriamoinsiemesantagostino si trova la pagina facebook che era stata creata per il lancio della campagna di crowdfunding e che viene ora utilizzata per promuovere la campagna “I luoghi del cuore”

 

 

Video della Chiesa

Su YouTube all’indirizzo https://youtu.be/G__9QYeBz9Y è possibile vedere un bellissimo video che descrive la Chiesa nel suo stato attuale.

 

Arte povera e sogni rivoluzionari ai tempi di Merz e Calvino

In via Santa Giulia 57 c’era una vecchia trattoria La Rosa di Francia. Quante serate passate a metà anni ’70. Ora c è un centro estetico. In questo caso il tempo è stato impietoso

E rimane il ricordo con quella vena di nostalgia compagna inseparabile del ricordo. Prima era  una piola con pessimo vino ed al massimo uova sode al bancone, talmente vecchie , diventate dure ed immangiabili e noccioline americane a go-go. Arrivò Carlo dando una nuova anima al locale.

La moglie in cucina e l’avventura cominciava. Carlo ex operaio Fiat e sessantottino. Ogni tanto arrivavano suoi vecchi amici: si autodefinivano Comontisti. Gente strana. Barba e capelli lunghi, l’ immancabile eschimo, rigorosamente verde,  e ventre sfondato dalle troppe lattine di birra tracannate. Carlo li sopportava per amicizia. Diceva sempre: non sono un revisionista ma questi si sono bevuti il cervello. Era sempre in un angolo della sala. Mangiando e bevendo aspettava i clienti. Finiva, poi sempre si sedeva con noi nel fare ore piccole parlando e raccontando  improbabili rivoluzioni. Ed a volte ci impegnava a fare l’alba perché voleva andare a fare i picchetti alla Fiat. Crollava e la moglie lo accompagnava sopra nel loro appartamento e soffocava nel sonno le sue velleità rivoluzionarie. Centrale per il quartiere Vanchiglia. Tra i quartieri più eclettici di Torino. Tutti i ceti sociali rappresentati.

La Contessa proprietaria di diversi palazzi tra via Vanchiglia e corso San Maurizio. Operai e piccolo borghesi o bottegai e partigiani. E non mancavano gli intellettuali ed artisti. Come Mario Merz, un gigante nel suo genere. Uomo sicuramente affascinante e decisamente anarchico visionario. Cominciammo a dormire a casa sua per fare compagnia alla figlia Beatrice. Iscritta alla Fgci e studentessa del liceo scientifico Segrè. I genitori erano molte volte fuori per lavoro. Faticosamente ma inesorabilmente si stava affermando l’ arte povera. Gianni Agnelli e Marella Caracciolo in Agnelli ne erano estimatori e volevano comprare un opera. Più volte lo invitarono a cena per comprare una sua opera. Il Maestro annuiva. Cambiava discorso. Sicuramente era estemporaneo. Solo dopo 25 anni gli Agnelli riuscirono ad acquistare una sua opera. Trent’anni dopo ebbi l’avventura di lavorare per la Fondazione Merz aiutando la figlia nel predisporre mostre oltre oceano. Argentina e Brasile. La Rosa di Francia era il nostro covo. Stavamo ad ascoltare Merz e tutti fumavano le Stop senza filtro, non penso che siano ancora in commercio. Le ore diventavano piccole, ed il giorno dopo era dura svegliarsi per andare al liceo. Indubbiamente uomo di grande fascino.

Non era semplice stargli dietro. Stargli dietro nel perché è nel come delle sue opere. Ogni tanto ci veniva in aiuto Bea che lo “traduceva”. Una sera ci presentò Italo Calvino. Faceva da spola con Parigi. Lo conoscevo ma non avevo mai letto un suo romanzo. Rientrati trovai La giornata di uno scrutatore. Tempo dodici ore e lo lessi tutto di un fiato. Poi I sentieri dei nidi di Ragno. Dove resistenza era anche un percorso nella propria anima. Una porta aperta all’universalità di Elio Vittorini, o l’epico Beppe Fenoglio e l’antifascismo dolce e tenero di Cesare Pavese, dentro la sua proverbiale impotenza. Che anni, che anni!  Anni impossibili da dimenticare. Anni tra Arte Povera e Casa Editrice Einaudi passando, naturalmente, per la Trattoria La Rosa di Francia.

Patrizio Tosetto

A Isabella Rossellini il premio “Stella della Mole”

La stella a 12 punte protagonista anche dell’immagine guida del 38 Torino Film Festival

Il Premio Stella della Mole per l’innovazione artistica del 38 Torino Film Festival viene conferito a Isabella Rossellini, poliedrica artista di fama internazionale.

 

“Con questo Premio, che rappresenta non solo la Mole Antonelliana ma tutta la storica tradizione cinematografica della nostra città, il Museo Nazionale del Cinema e il Torino Film Festival vogliono rendere omaggio alla Settima Arte e ai suoi protagonisti – sottolinea Enzo Ghigo Presidente del Museo Nazionale del Cinema. Il nuovo corso del TFF, che coniuga passato, presente e futuro, viene perfettamente sintetizzato dall’immagine della stella, ideale collegamento, simbolo prezioso e ricco di significati. Siamo felicissimi che la prima a riceverlo sia Isabella Rossellini, artista di fama internazionale, antesignana di quel cinema così vicino alla filosofia del TFF e da sempre impegnata nella conservazione della memoria storica”.

Il nuovo simbolo del Torino Film Festival è anche protagonista dell’immagine guida di questa edizione, poiché collega la storica eccellenza tecnologica di Torino con il suo spirito innovativo e una creatività in continua evoluzione. Questa spettacolare stella a 12 punte è originale, universale e senza tempo. Scegliendo la Stella come suo simbolo, il Torino Film Festival vuole celebrare il suo impegno per l’innovazione, la diversità e la collaborazione. La stella della Mole Antonelliana mette in relazione il passato di Torino con il suo futuro, la “culla” del cinema italiano con i nuovi artisti da tutto il mondo che vengono celebrati al festival.

Motivazione

Novità del 38 Torino Film Festival è il Premio Stella della Mole per l’innovazione artistica che sarà attribuito ad artisti il cui contributo al cinema è altrettanto originale, universale e senza tempo.

Il Torino Film Festival ha l’onore di conferire quest’anno il Premio Stella della Mole per l’innovazione artistica a Isabella Rossellini quale riconoscimento per la sua inesauribile creatività, l’esplorazione di ogni forma d’arte e l’incommensurabile capacità di trasformarsi per interpretare con altrettanta efficacia sia Alfred Hitchcock che un ragno.

Con la sua grazia elegante, la sua raffinatezza e intrepida capacità di esplorare nuovi orizzonti ha saputo portare bellezza in ogni forma d’arte in cui si è misurata, dal cinema al teatro, ai video musicali, alla moda. Isabella Rossellini è amata e apprezzata in tutto il mondo per la sua arte originale, universale e senza tempo.

 

Il Premio ha una componente tecnologica del tutto unica ed è realizzato in alluminio attraverso la tecnologia avanzata dell’Additive Manufacturing, grazie alla collaborazione del Politecnico di Torino e con il coinvolgimento di Competence Industry Manufacturing 4.0, il polo costituito dai due atenei torinesi insieme a 23 partner industriali per la diffusione di competenze legate all’Industria 4.0.

 

L’iniziativa fa parte di Torino Città del Cinema 2020, un progetto di Città di Torino, Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte, con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, in collaborazione con Regione Piemonte, Fondazione per la Cultura Torino www.torinocittadelcinema2020.it

(foto Michele D’Ottavio)

I corpi del culto

“I corpi del culto”  è un disco che nasce durante il lockdown, da un’idea del pianista Andrea Cavallo in collaborazione con il poeta Ivan Fassio, con l’intento di utilizzare l’arte per comunicare in un periodo in cui il mondo sopravviveva grazie a connessioni sì ma senza contatto.

In momenti  e luoghi diversi  un musicista e un poeta hanno performato le poesie contenute nel volume “I corpi del culto” di Ivan Fassio, pubblicato a febbraio 2020 per Rainieri Vivaldelli. Nasce così un lavoro speculare e complementare di versi e note, un disco in cui la voce si unisce alla musica e agli accidenti ritmati e a scenografie sonore improvvisate. Dodici poesie scelte dalla silloge, dodici pezzi, il disco si costituisce di ciò. Ma in più c’è un inizio, un proemio musicale senza indicazione di testo improvvisato e una fine con una poesia non presente su “Il Culto dei Corpi”, un inedito. Essa chiude il lavoro, non c’è musica per lei. “I corpi del culto” è un progetto profondo ed emozionante, lasciato incompiuto e concluso seguendo le disposizioni di Ivan, che ha chiesto agli amici e artisti Davide Bava e Maria Messina di dare voce alle due tracce sospese.

 

Bio di Ivan Fassio
Ivan Fassio (1979-2020). Scrittore, performer, critico d’arte, curatore, organizzatore di  manifestazioni artistiche e letterarie. Dal 2017 ha gestito Spazio Parentesi a Torino, libero  luogo di esposizione, condivisione e presentazione di progetti artistici e letterari  contemporanei.  Collaboratore delle versioni cartacee e digitali di Exibart, Juliet Art Magazine, Verso  l’Arte, AR?, ArticoloTre, Canale Arte, Neutopia, Protagonisti Piemonte.  Gestisce indipendentemente una serie di progetti letterari, curatoriali (per gallerie di  Torino, Asti, Genova), creativi e critici. Il suo primo libro, “Fuori fuoco”, è stato pubblicato per le Edizioni Smasher nel 2012  con una prefazione di Ezio Gribaudo.  Ha pubblicato testi poetici e creativi nell’antologia “Fragmenta” – Edizioni Smasher 2012  e su “Paraboliche dell’Ultimo Giorno. Per Emilio Villa” – Le Voci della Luna Dot.com  Press 2013.  Si è spesso esibito con il pianista Andrea Cavallo in letture e improvvisazioni  poetico-musicali. Ha curato la serie di mostre di arte e poesia contemporanea  presso ERA AURORA con il poeta Davide Bava. Ha collaborato con Ennio Bertrand,  docente di Sistemi Interattivi presso l’Accademia Albertina, per una serie di mostre  nell’ambito del progetto “Spazio Parentesi Itinerante”.

 

Bio di Andrea Cavallo

Andrea Cavallo (Torino, 1974). Pianista, tastierista e compositore italiano. Dopo aver fatto parte di varie band giovanili, forma nel 1995 i Contrappunto, gruppo di rock progressivo di cui è cantante oltre che musicista. Nel 2001 ha pubblicato sempre con i Contrappunto ma in una formazione diversa il secondo album Lilith, edito anche questo per PRW, dove anche in questo secondo lavoro tutte le composizioni sono di Andrea Cavallo. In seguito ha scelto di dedicarsi solo al pianoforte registrando una serie di concerti dal vivo, da è scaturita la pubblicazione di un live in piano solo, Racconti piano e forte. L’album è uscito per l’etichetta americana Eroica Classical Recordings, nel 2008. Si tratta di un disco costituito da improvvisazioni estemporanee. Questa è la prima volta che il musicista utilizza questo approccio, abbracciato spesso nelle esibizioni live a seguire. Giunge anche l’inserimento nel database di Allmusic.
Prosegue la carriera di pianista/compositore con l’album Desire, uscito nel 2009, sempre per Eroica, si tratta questa volta di un ritorno alla composizione. Oltre alle interviste, arrivano anche i primi articoli retrospettivi sulla carriera dell’artista ed il primo servizio TV, oltre alla segnalazione dell’emittente MTV. Nel 2010 si dedica alla scrittura, elabora e scrive dunque il libro di critica musicale “51 Dischi per vivere meglio” pubblicato per Ananke, cui allega un nuovo album del Contrappunto Project, Come balle di fieno. Il libro ed il disco costituiscono ad oggi la penultima fatica dell’artista, che diviene dunque oltreché musicista anche saggista. Importante risulta anche la collaborazione con la produzione tra il magazine finlandese Colossus e la casa discografica francese Musea in relazione ad alcune compilation, cui l’artista ha collaborato con composizioni pianistiche.

L’associazione Vitaliano Brancati a Malta con tre scrittori torinesi

GIORGIO VITARI, GIANNI OLIVA E ANDREA MONTICONE AL MALTA FESTIVAL BOOK.

 

Sono tre i torinesi che partecipano al Malta Book Festival 2020 dal 11 al 15 novembre. Gianni Oliva, Giorgio Vitari e Andrea Monticone infatti  saranno presenti all’evento organizzato dal National Book Council, l’IIC La Valletta che presenterà un ricco programma rinnovando, anche quest’anno, la sua partecipazione alla manifestazione.

L’edizione del Festival sarà interamente online. L’Istituto Italiano di Cultura La Valletta vi partecipa con un nutrito programma di presentazioni di libri italiani, alla presenza degli autori, che si potranno seguire sui social Facebook e Instagram dell’Istituto e del Festival. Verranno presentati romanzi, saggi, libri d’arte e sarà annunciata la nuova edizione della Divina Commedia in maltese che uscirà nel 2021, anno in cui si celebrano i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri.

I titoli che verranno presentati sono:

“VADO A VIVERE A MALTA” di Carlo Morrone – 2019 – Morrone Editore

Giovedì 12 novembre ore 16:00 Conversazione con l’autore, Carlo Morrone, e Massimo Sarti, Direttore IIC | La Valletta.

LA CIRCONFERENZA DELL’ALBA” di Federica Brunini – 2020 – Feltrinelli

Giovedì 12 novembre 2020 ore 16:30 | Conversazione con l’autrice, Federica Bruinini, e Massimo Sarti

CROSSROADS: UN TUFFO NELLA VITA DI ALICE PASQUINI2020Drago

Venerdì 13 novembre ore 16:30 | Conversazione con l’artista, Alice Pasquini, e l’editore, Paulo von Vacano                                                                                                                                                                                                                                                                  LA GUERRA FASCISTA. DALLA VIGILIA ALL’ARMISTIZIO, L’ITALIA NEL SECONDO CONFLITTO MONDIALEdi Gianni Oliva 2020 – Mondadori

Sabato 14 novembre ore 14:30 – Conversazione con l’autore, Gianni Oliva e Giovanni Firera, Presidente Associazione Vitaliano Brancati.

IL PROCURATORE E LA BELLA DORMIENTEdi Giorgio Vitari – 2020  – Neos Edizioni

Sabato 14 novembre ore 16:30 – Conversazione con l’autore, Giovanni Vitari, e Giovanni Firera.

CARNE MANGIA CARNEdi Andrea Monticone – 2020 – Buendia Books

Sabato 14 novembre ore 16:00 – Conversazione con l’autore, Andrea Monticone, e Giovanni Firera.

LA DIVINA COMMEDIA“: nuova edizione in maltese, rivista e aggiornata con illustrazioni, traduzione di Alfred Palma – 2021, Midsea Books Ltd editore – Sabato 14 novembre ore 17:00

LELI DI CASAL PICCOLO2020 – Morrone Editore

Domenica 15 novembre ore 16:30 Conversazione con Isabella Ellul Cefai (traduttrice), Carlo Morrone Editore, Charles Briffa -Università di Malta – Arnold Cassola – Università di Malta.

 

Il programma “italiano” al Festival, reso possibile dalla collaborazione fra Istituto Italiano di Cultura La Valletta e il National Book Council, gode del patrocinio dell’Ambasciata d’Italia a Malta e si è avvalso del contributo dell’Associazione Vitaliano Brancati e delle case editrici Feltrinelli, Drago, Mondadori, Buendia Books, Neos Edizioni, Morrone Editore, Midsea Book Ltd.

Maria La Barbera

Per il programma completo del Festival: http://bit.ly/MaltaBookFestivalProgramme

 

Per maggiori informazioni: segreteria.iiclavalletta@esteri.it, +356 21 221462, www.iicvalletta.esteri.it

Luci, voci e colori di “Novembre”

Le poesie di Massimiliano Giannocco sono state pubblicate per i tipi di Europa Edizioni.

Il libro, intitolato “Novembre” a ricordo del mese di nascita del Poeta e disponibile su carta stampata e in formato e-book, contiene anche alcune poesie già pubblicate in precedenza. L’attuale raccolta di poesie è coerente con i “baluginii” che caratterizzano tutte le opere poetiche di Giannocco, un Poeta che ci fa scoprire, in modo accattivante, il suo variegato mondo fatto di nobili sentimenti, di paesaggi, di colori, di odori, di luci e di voci.

Queste ultime, le voci, accompagnano, come una colonna sonora, sentimenti e visioni tratteggiati con sapiente scrittura. Dalla “pioggia che bussa sui muri” alla grandine sul “vetro ferito di una finestra sul tetto, dalle “urla del mare” all’ondeggiare “delle dita sul vibrante pianoforte”, fino al “grido costante soffocante delle cicale nel meriggio d’estate”. È sempre difficile commentare un libro di poesie perché la poesia è come la musica che commuove ed emoziona in modo indescrivibile. Così, i pensieri e i sentimenti profondi del Poeta pulsano come i battiti del cuore. Giannocco tocca delle note che si spingono fino alla descrizione, in modo mirabile, di una coinvolgente “estasi” e di una bellissima “Venere all’alba”. E non manca di parlare del suo “timore di creare” e della sua timidezza. Ho il privilegio di essere amico di Massimiliano e di conoscere da vicino una buona parte del suo mondo. Un mondo nel quale intravedo tante esperienze (e preferenze) comuni. Ecco perché non vado oltre a queste mie brevi considerazioni. Mi limito a concludere con un cenno alla sua bella composizione che parla della “gustosa passione” di fumare il sigaro toscano. Il fumo e il singolare profumo dell’antico toscano mi hanno accompagnato a lungo, fin da bambino perché lo fumava anche mio Nonno.

Antonio Pileggi

Marcore’ e Tirabassi girano “Tutto qua” a Torino e nell’Astigiano

Con Marcorè e Tirabassi il cinema non si ferma nonostante tutto e riparte da Torino e dall’astigiano

Nel capoluogo piemontese sono infatti cominciate le riprese di “Tutto qua”, il nuovo film musicale e nostalgico di Davide Ferrario, produzione Lumiere con Rai Cinema, che racconta la storia di un gruppo di amici che negli anni Settanta avevano messo in piedi una band, tutti uniti da una grande passione per la musica. La band “The boys” ebbe, a quell’epoca, grande successo con un disco. Nella loro routine quotidiana, tra vicende amorose e familiari, fa irruzione una nuova possibilità per tornare al professionismo ma gli amici del gruppo dovranno fare i conti con i sogni e le ambizioni del tempo passato e la realtà odierna. Al fianco di Neri Marcorè e Giorgio Tirabassi figurano anche Marco Paolini e Giovanni Storti. Le riprese dureranno fino a metà dicembre. Il film viene girato a Torino e in altre località del Piemonte. Una delle prime scene del film è stata girata sulle colline del basso monferrato astigiano, nel paese di Schierano di Passerano Marmorito, a pochi chilometri da Castelnuovo don Bosco e dall’abbazia di Vezzolano.

“Al di là del film in sé, iniziarne le riprese tra ottobre e novembre con un nuovo lockdown, ha chiaramente un significato simbolico, osserva il regista Davide Ferrario, il cinema deve andare avanti con tutte le precauzioni del caso, con le mascherine e con il rispetto di tutte le altre regole, ma non può fermarsi”. Il film è prodotto da Lionello Cerri e Cristiana Mainardi, la colonna sonora e le canzoni dei “The Boys” sono scritte ed eseguite da Mauro Pagani.

Filippo Re

Cultura in diretta streaming al Centro Congressi UI

 

UNO SPETTACOLO D’AUTUNNO – II SERIE
Lunedì 9 novembre, eccezionalmente alle ore 18.00 in diretta streaming sul canale Facebook del Centro Congressi e sul sito www.ccui.it, Giuseppe Salvaggiulo – giornalista e scrittore – con la professoressa Elsa Fornero, presenterà “Io sono il potere” edito da Feltrinelli. Modera il giornalista Luigi La Spina.
Nel tempo delle dirette social, dei leader iperconnessi, della comunicazione come sostituzione dell’ideologia, c’è un angolo del potere che resta sconosciuto, evocato talvolta ma inaccessibile nei suoi meccanismi. La giuntura che lega le grandi burocrazie pubbliche alla classe politica. I politici vorrebbero e provano, in ogni stagione, a farne a meno. Ma non riescono a emanciparsene perché non possono. Una burocrazia ostile, o semplicemente non collaborativa, è in grado di impedire, confondere, rallentare qualsiasi decisione. In Italia la selezione dei capi di gabinetto avviene attraverso canali diversi di cooptazione. Ci sono i magistrati del Consiglio di Stato. Quelli della Corte dei conti. I professori universitari. I funzionari parlamentari. I burocrati di carriera, che agivano per decenni nelle pubbliche amministrazioni. Ciascuna categoria ha un suo codice di comportamento, regole di affiliazione, baronie, gelosie, ritualità, scandali, ricatti, mele marce, figure leggendarie. Ogni stagione segna una diversa forma di convivenza tra politica e burocrazia. Dalla Prima Repubblica a Berlusconi, da Renzi ai grillini. La connivenza e la lusinga si alternano alle epurazioni e alle minacce. Ma questo accade sulla scena pubblica. Sotto traccia va in scena uno spettacolo diverso. Fatto di relazioni, alleanze, trasversalismi, compromessi. E continuità. Questo libro raccoglie sotto forma di diario-confessione la testimonianza di un ‘grand commis’ che ha lavorato per diversi ministri di diverso colore politico.

MARTEDI’ SERA – III SERIE
Il primo appuntamento del nuovo ciclo de I Martedì Sera digitali, martedì 10 novembre in diretta streaming alle ore 18.00, vedrà protagonisti due figure di spicco del mondo economico e di quello giornalistico. Carlo Cottarelli, economista e editorialista italiano, si troverà a dialogare con Marco Zatterin, giornalista specializzato in temi economici e vicedirettore de La Stampa, in un incontro virtuale dal titolo “Va tutto bene?”.
Il titolo introduce un tema centrale in questo periodo, caratterizzato dalla difficoltà – sia a livello nazionale sia a livello internazionale, a ridosso delle elezioni americane – di poter prevedere il nostro futuro e il nostro destino, tanto in campo sanitario quanto economico e occupazionale. Grande incertezza caratterizza il nostro tempo, tanto da ritenere fondamentale l’intervento di esperti del settore che –pur non potendo cancellare i problemi – possono avere il grande potere di fare chiarezza.

“Compagni”, il libro in cui rivive la storia dei Pajetta

“Come si poteva tenere vivo nel ricordo quel mondo di persone generose, attive che avevano ispirato la loro vita a ideali forti e vi erano rimaste sempre coerenti?”

S’intitola “Compagni” il libro scritto da Elvira Pajetta , pubblicato dall’editore Macchione. Il racconto di una “giovinezza tenace” e coraggiosa, vissuta nel desiderio di una libertànegata dal fascismo e nell’impegno politico comunista, un riferimento ideale mai venuto meno nella famiglia Pajetta e incarnato nei giovani Gian Carlo, Giuliano e Gaspare, i tre figli di Elvira Berrini (la nonna dell’autrice) e Carlo Pajetta, avvocato del banco San Paolo di Torino, emarginato per non aver voluto prendere la tessera del Partito nazionale fascista. A loro si aggiunge il ritratto, al tempo stesso forte e delicato, della madre di Elvira, Claudia Banchieri. “ Come si poteva tenere vivo nel ricordo quel mondo di persone generose, attive che avevano ispirato la loro vita a ideali forti e vi erano rimaste sempre coerenti?”, scrive Elvira Pajetta. Aggiungendo: “Questi fogli rappresentano i giorni di un calendario che per me era necessario comporre”.Quella raccontata in “Compagni” è una storia intima e pubblica allo stesso tempo che si gioca su più scenari. Sullo sfondo ci sono la Francia, pronta ad accogliere i tanti rifugiati politici italiani, la guerra civile in Spagna, l‘Unione Sovietica e l‘Italia di Benito Mussolini. Una storia che in parte si svolge anche a Taino, in provincia di Varese, sulla sponda lombarda del lago Maggiore, dove Elvira Berrini e Carlo Pajetta hanno abitato fin dagli anni ’20 e luogo che terrà a battesimo la militanza comunista dell’adolescente Giuliano. Lo scoppio della Seconda Guerra Mondiale mise a dura prova i destini dei giovani Pajetta. Giuliano ,che si trovava Oltralpe, venne arrestato dai gendarmi francesi e trasferito, dopo la condanna, al carcere di Nimes da dove evase con un’azione degna di un romanzo di Dumas.

La figlia Elvira ripercorre molti anni dopo lo stesso cammino fatto dal padre verso l’Italia, un vero pellegrinaggio dove antiche ferite si riaprono per far scorrere la storia. Gaspare e il cugino Piero ( Nedo) cadono in combattimento: il primo il 13 febbraio del ’44 , al Cortavolo di Megolo, con altri undici partigiani guidati dal Capitano Beltrami ; il secondo un mese dopo in uno scontro in montagna con i fascisti. A sua volta Giuliano, dopo essere rientrato in Italia per partecipare alla Resistenza, conoscerà sia il carcere di San Vittore che il lager di Mauthausen, dove verranno internati migliaia di italiani.Nel racconto di Elvira c’è posto anche per molto altro: la felicità del 25 Aprile, giorno della liberazione dall’occupazione nazifascista, l’impegno di Giuliano Pajetta e del figlio Gian Carlo nel Pci del dopoguerraaccanto a Enrico Berlinguer, i rapporti con l’Urss, i fatti tragici di Ungheria, i ricordi di Roma e Firenze. Belle foto, in parte inedite, e un nutrito numero di documenti testimoniano tutti questi passaggi pubblici e privati. Un lavoro lungo, non facile, durato ben otto anni. “Negli ultimi anni tutto il mio mondo si era modificato”, dice Elvira Pajetta. “ Molte cose erano sparite del tutto e molte avevano cambiato posto o dimensione. Mio padre Giulianoera morto nel 1988. Il muro di Berlino, smantellato nell’anno successivo, era diventato un monumento alla Germania unificata. Il Partito Comunista Italiano, dove avevo abitato da sempre, aveva cambiato nome e ora avrebbe dovuto cambiare forma. Mi rendevo conto, certo, che da vent’anni le crepe nei muri di “casa mia” erano diventate sempre più visibili. La mia famiglia, “I Pajetta”, non era più quella che, come in un disegno infantile, mi ero tenuta dentro per tanto tempo: mia nonna Elvira e i suoi tre figli, Giancarlo, Giuliano e Gaspare, i comunisti. Raccontarla era necessario”.

 

Marco Travaglini