CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 493

I libri più letti e commentati a gennaio

Gennaio di letture per gli iscritti al gruppo Facebook più frequentato della rete: tante proposte, tante discussioni e tanti titoli da scoprire o riscoprire

Primo posto, tra i libri più letti e commentati di questo mese, per La ragazza del Sole, romanzo di Lucinda Riley, sesto capitolo della saga delle Sette Sorelle, saga amatissima dalle lettrici del gruppo; secondo posto per L’Architettrice, romanzo di Melania G. Mazzucco, molto apprezzato da chi vorrebbe interessarsi all’arte; ultimo gradino del podio per Dolcissima Abitudine, di Alberto Schiavone, romanzo che ha per protagonista una prostituta e ha suscitato una vivace discussione.

 

Inauguriamo una nuova piccola rubrica, con i consigli delle librerie: per il mese di gennaio, la libreria Bookstore di Roma vi consiglia:

Salvare le ossa di Jesmyn Ward, NN editore.

Il tempo di morire, di Eduardo Savarese, Wojtek edizioni.

Fisica della malinconia di Georgi Gospodinov, Voland edizioni.

 

Libri diversi per ogni tipo di lettore.

Per la serie: Time’s List of the 100 Best Novels, ovvero i cento romanzi più importanti del secolo XX, scritti in inglese e selezionati dai critici letterari per la rivista Times, questo mese noi abbiamo discusso de L’urlo e il furore, classico di William Faulkner, il caustico Money, di Martin Amis e il malinconico Sportswriter, di Richard Ford: entrambi, presentano un disincantato e lucido ritratto dell’America degli anni 80.

Per questo mese è tutto, ci rileggeremo il mese prossimo!

 

Podio del mese

La Ragaza del Sole, di L. Riley (Giunti) – L’architettrice, di M. Mazzucco (Einaudi) – Dolcissima Abitidine, di A. Schiavone (Guanda)

 

I consigli del libraio:

Salvare le ossa di J. Ward (NN editore) – Il tempo di morire, di E. Savarese, (Wojtek) – Fisica della malinconia, di G. Gospodinov  (Voland)

 

Time’s List of the 100 Best Novels:

L’urlo e il furore, d W. Faulkner (Einaudi), Money, di M. Amis (Einauidi) –  Sportswriter, di R. Ford (Feltrinelli).

 

Testi di Valentina Leoni, grafica e impaginazione di Claudio Cantini 

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

A febbraio è tempo di cinema dedicato alla montagna

Il Banff Mountain Film Festival, rassegna cinematografica internazionale dedicata al mondo della montagna e degli sport outdoor, tornerà anche quest’anno a Torino con ben 3 tappe consecutive, dal 17 al 19 febbraio

Sarà proprio una delle protagoniste delle pellicole in proiezione l’ospite tanto atteso delle serate torinesi. Nouria Newman, la kayaker francese di The Ladakh Project, sarà presente alla proiezione del 18 febbraio insieme al regista David Arnaud, che si è occupato del montaggio della pellicola.

Il 17 febbraio sarà invece ospite del Banff l’alpinista Federica Mingolla, entrata da qualche anno nelle cronache verticali per essere la prima donna italiana ad esser salita in libera sul Tom et Je Ris (Verdon), il Digital Crack, sul massiccio del Monte Bianco e in giornata sulla Via Attraverso il Pesce in Marmolada.

Ad aprile il Banff Centre Mountain Film Festival farà nuovamente tappa in Piemonte, con le proiezioni di Novara (1 aprile), Cuneo (7 aprile) e Biella (8 aprile).

Le tappe di piemontesi del Banff Centre Mountain Film Festival World Tour Italy fanno parte di un tour nazionale che prevede 41 proiezioni in 35 città tra febbraio e aprile 2020.

“Fuori – Classe”, una sfida per i libri

Dopo la fase eliminatoria, le due scuole si incontrano sulle pagine di “Nessuno può portarti un fiore” di Pino Cacucci

LE CLASSI 3° E 5° DEL LICEO SCIENTIFICO CAIROLI SI SFIDANO AL TORNEO DI LETTURA PER LE SCUOLE SUPERIORI

 

Arriva al dunque la “sfida per i libri”. È il momento della finale cittadina di “Fuori-Classe”, il torneo di lettura nazionale ideato da “Prima Effe. Feltrinelli per la scuola”.
L’appuntamento è per giovedì 30 gennaio, alle ore 10, alla Feltrinelli Stazione Porta Nuova
Protagonisti della sfida sono le classi 3 e 5 del Liceo Scientifico Cairoli.

“Fuori-Classe. Sfida per i libri” è un gioco a quiz che vede protagonisti gli studenti delle classi superiori. La contesa, pacifica e tutta letteraria, prevede una fitta serie di domande intorno a un grande romanzo contemporaneo.
Per la finale torinese le ragazze e i ragazzi dei due istituti si dovranno cimentare sulla conoscenza di “Nessuno può portarti un fiore”, romanzo di Pino Cacucci edito da Feltrinelli: sette racconti di altrettante vite ribelli, personaggi realmente esistiti accomunati da una sfrenata passione senza mediazione per la libertà.

Grazie a “Fuori-Classe” studentesse e studenti si mettono in gioco. Il quiz letterario rivolto alle classi del triennio delle superiori è basato sulla lettura di classici del nostro presente. Un modo originale e divertente per avvicinarsi ai romanzi che hanno fatto la storia della letteratura. Le finali cittadine del torneo coinvolgono 11 città: Bari, Bologna, Firenze, Genova, Lecce, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Verona. I vincitori delle finali cittadine si sfideranno nella finalissima in programma l’11 maggio 2020 presso la sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli in viale Pasubio a Milano.

Le finali delle altre città
Bari, lunedì 10 febbraio: Liceo Classico Flacco vs Liceo Linguistico Romanazzi
Bologna, giovedì 30 gennaio: 4T Liceo Fermi vs 4S Liceo Fermi
Firenze, giovedì 30 gennaio: 4 Liceo Scientifico Scuole Pie Fiorentine vs 4BLA del Vasari di Figline Valdarno
Genova, giovedì 30 gennaio: 5A Liceo Mazzini vs 4H Scienze Umane Liceo Sandro Pertini
Lecce, giovedì 30 gennaio: 1D Liceo Classico Palmieri vs 3N Liceo Scientifico Banzi
Milano, giovedì 30 gennaio: 2 Liceo classico Don Bosco di Borgomanero vs 4 MB Istituto Galileo Galilei.
Napoli, giovedì 30 gennaio: 5C Liceo Carducci di Nola vs 4D Liceo Cantone di Pomigliano d’Arco
Palermo, giovedì 10 gennaio: Liceo Linguistico Ninni Cassarà vs Liceo Scientifico S. Cannizzaro
Roma, lunedì 24 gennaio: 3A/E Liceo Scientifico Ettore Majorana di Latina vs 4L Liceo Scientifico Louis Pasteur
Verona, 30 gennaio: 4H Liceo Scientifico Angelo Messedaglia vs 4E Liceo Scientifico Angelo Messedaglia

Piccolo capolavoro intorno alla violenza

Repliche fino al 31 gennaio negli spazi della Galleria Franco Noero

Gérard Watkins, che ha oggi superato i cinquanta, è nato a Londra ma dal 1974 vive a Parigi. È drammaturgo con una decina di testi teatrali, regista, musicista e attore (al cinema, tra l’altro, ha lavorato con Julian Schnabel ne Lo scafandro e la farfalla), è rappresentato in ogni tipo di spazio scenico, è stato nominato miglior drammaturgo francofono vivente ai premi Molières del 2017.

Lo ascolti e ti viene dritto dritto il desiderio di conoscerlo di più, di vederlo maggiormente messo in scena. Lucido, duro, modernissimo. Sembra un medico che nel chiuso di una camera chirurgica sia pronto a scoprire tutto di quel corpo che gli sta davanti. Usciti da Scene di violenza coniugale. Atto finale, che lo Stabile torinese propone (con il Teatro di Dioniso), sino a venerdì 31 gennaio, con significativo ardore, per la regia di Elena Serra, in una sala della Galleria Franco Noero (piazza Carignano 2) dove ogni sera fanno corona un gruppo di una quarantina di spettatori, hai la esasperata certezza di quanta autenticità, reale, crudele, quotidiana, l’autore metta nella frammentata vicenda, di quanto i suoi dialoghi riescano a coinvolgerti, amaramente, con rabbia addirittura, di come lo svilupparsi di un rapporto a due possa – e le cronache pressoché di ogni giorno sono lì a testimoniarlo – nascere e deteriorarsi, scivolare attimo dopo attimo verso la tragedia.

Due coppie nella Parigi di oggi, un accadimento senza importanza è pronto a farle incontrare, un innamoramento e il desiderio di vivere insieme, la ricerca di un appartamento, un episodio che unico le farà incontrare. Pascal è un fotografo, una rabbia lanciata in faccia al mondo intero, cinico e aggressivo, al culmine di una prepotenza incontrollabile, Annie una ragazza madre di due figli in perenne ricerca di lavoro, segnata dalla debolezza e dalla remissione. Liam è un ragazzo di colore, il vizio della droga e l’abitudine allo spaccio, un passato non certo facile alle spalle ma neppure il desiderio di correggerlo, un altalenante percorso di tranquillità e scatti d’ira, Rachida è musulmana, in fuga da una famiglia chiusa e oppressiva, studia e lavora, avverte a più riprese il buio a cui va incontro ma di quel ragazzo qualcosa la spinge a prendersi cura. Già le loro note iniziali non ci hanno messo a nostro agio, i tanti episodi narrativi (alcuni, cruenti, urlati, “riferiti” nel chiuso di un’altra stanza, nascosti al publico) fanno piombare i due uomini in una discesa di violenza che si riversa sulla fisicità come sulla psicologia già malata o debole delle donne.

Una violenza senza più argini, costante, non più gestibile, che nasce dalle parole, da una risposta non data o da un pensiero frainteso, da un desiderio di paternità allontanato nel tempo o da un attimo d’amore negato: le occasioni nella vita di una coppia che già scricchioli non mancano, di piombo o futili, anche l’incapacità a preparare una mayonese può diventare il pretesto per una scarica di botte. Tutto è maledettamente vero, il luogo non-teatrale (la realtà di una casa, una scrivania, una lampada, qualche sedia e qualche piccolo divano) pur nella propria signorilità ti immerge in uno spazio chiuso e asfissiante, i tratti autentici del testo fuoriescono da ogni azione, da ogni parola. La regia di Elena Serra non fa sconti, agguanta il testo e ne ricava con un ritmo eccellente tutta la violenza verbale e fisica di cui è impregnato, quelle cesure tra scena e scena sono il gong verso le tappe inevitabili di una lotta che ha già previsto con grande anticipo il suo vincitore, con un’esattezza tutta geometrica e raggelante si compongono senza ripensamenti le immagini  della vittima e del carnefice; le interpretazioni di Roberto Corradino (Pascal), Clio Cipolletta (Annie), Aron Tewelde (Liam) e Annamaria Troisi (Rachida) testimoniano appieno le sopraffazioni e le debolezze di uomini e di donne del mondo contemporaneo, perfette nell’immergersi nei diversi comportamenti: per tutti una prova di grande maturità.

 

Elio Rabbione

 

Le immagini dello spettacolo sono di Luigi De Palma

Vitamine Jazz per pubblico e pazienti. I nuovi concerti

Gli appuntamenti della settimana all’Ospedale Sant’Anna per la rassegna“Vitamine Jazz” già arrivata al centocinquantaquattresimo concerto e alla sua terza stagione, organizzata per la “Fondazione Medicina a Misura di Donna” e curata da Raimondo Cesa

I concerti avranno inizio dalle ore 10.00 nella sala Terzo Paradiso in via Ventimiglia 3 aperta al pubblico, dedicata alle pazienti e ai loro cari.

 

Martedì 28 gennaio “Duo Guarino Cambursano”

Giorgio Guarino chitarra
Davide Cambursano contrabbasso

Il progetto nasce dalla volontà dei due musicisti di esplorare il più classico repertorio swing e bebop nella loro personale chiave di lettura.
Da Ellington a Miles Davis, da Hammerstein a Charlie Parker passando per Jobim ed i ritmi brasiliani: i brani più celebri ed immediatamente identificabili del grande songbook americano rivisti e reinterpretati per l’occasione.


Giovedì 30 gennaio “Duo Giulia Damico & Giangiacomo Rosso”

Giulia Damico voce
Giangiacomo Rosso chitarra

Giulia Damico

Nata a Torino nel 1989, da sempre attirata dal mondo dei suoni e della voce. Da ragazzina inizia i primi studi musicali e del canto presso insegnanti privati, successivamente si iscrive alle principali scuole di jazz della città per poi conseguire il diploma di laurea al conservatorio “G.Verdi” di Milano sotto la guida di Tiziana Ghiglioni, Attilio Zanchi, Giovanni Falzone, Antonio Zambrini.
Nel corso degli anni ha avuto modo di partecipare a master e seminari con Sheila Jordan, Jay Clayton, Enrico Pierannunzi, Diana Torto, Andy Sheppard e molti altri.
Giangiacomo Rosso
Inizia il suo percorso artistico musicale al Centro Jazz Torino sotto la guida di Matteo Negrin, Pietro Ballestrero e Pino Russo. Successivamente si appassiona alla musica di Django Reinhardt inziando così un percorso autodidatta alla ricerca delle sonorità del Jazz Gitano, apprezzando lo stile di interpreticontemporanei come Bireli Lagrene, Adrien Moignard, Rocky Gresset e Sebastien Giniaux. Seminari e Workshop: Bireli Lagrene, Angelo Debarre, Adrien Moignard, V VI e VII ediazione del Perinaldo Festival. Suona la chitarra Manouche nel quartetto Gipsy Jazz dei Blue Moustache con il quale ha partecipato alle ultime due edizioni del Torino Jazz Festival. Fa parte del progetto Electroswing “The Sweet Life Society” con cui si è esibito in molti festival europei: tra cui Glastombury, Boomtown Fair, Peninsula FelZiget, Jiva Zik. Nel 2014 ha suonato nei Jazz Festival di Torino, Sorrento, Ragusa e Roma. Insegna chitarra Gipsy Jazz (Manouche), Elettrica, Acustica, Ritmica alla Jazz School Torino

L’isola del libro. Speciale Dorothy Parker

Rubrica settimanale sulle novità librarie. A cura di Laura Goria

Gaia de Beaumont “Scusate le ceneri: biografia romanzata di Dorothy Parker” -Marsilio-   euro 9,50

 

Questo è davvero un libro splendido e vi conduce nei meandri della vita dell’americana Dorothy Parker (1893 – 1967). Un’ icona del XX secolo, emblema di fascino, raffinatezza e snobismo   intellettuale nella New York degli anni 20 e 30. Fu molte cose: giornalista di grido, scrittrice, poetessa, amica di artisti e del bel mondo dell’epoca. Gaia de Beaumont, più che una biografia, intesse “un romanzo liberamente ispirato alla sua vita” ….e che vita!Doroty nasce con l’altisonante cognome Rothschild e, anche se la sua famiglia non ha connessioni con l’omonima banca, conosce e frequenta tutti i posti alla moda. Dottie o Dot (diminutivi con cui è spesso chiamata) è ancora piccola quando la madre muore e lei pensa che la colpa sia sua perché “nascere ultimogenita da una madre 42enne non ha fatto che procurare alla persona che più amava un problema insolubile”. Il padre si risposa e Dottie entra in guerra con la matrigna, poi finisce in un collegio dove ne combina di tutti i colori. Ama follemente New York “soprattutto quando piove e l’asfalto è bagnato”ed è lì che erige la sua indipendenza. A 21 anni è assunta a Vogue come assistente editoriale: ma ha talento, è geniale ed ambiziosa; così da semplice autrice di didascalie fotografiche ben presto diventa firma di punta. Pubblicherà anche su altre riviste blasonate (come “Vanity Fair” e “Il New Yorker”) costruendosi una brillante carriera. Coltiva l’amicizia con scrittori della levatura di Hemingway, Fitzgerald, Dos Passos; mentre con Robert E. Sherwood fonda e diventa l’anima della cosiddetta Tavola Rotonda (nel mitico Hotel Algonquin), celebre anche come “circolo vizioso” dove si incontrano artisti, intellettuali e giornalisti che miscelano lavoro e divertimento. Dottie firma pezzi ferocemente acuti, in cui brillano autoironia, messa in ridicolo dei suoi fallimentari affari di cuore, ma anche la brillante presa in giro dei rapporti umani e del mondo dorato che frequenta. Minor successo ha nella gestione della vita privata: colleziona 2 aborti, 3 mariti e vari amanti bellissimi, vacui e decisamente più giovani di lei. E’ perennemente pervasa da un senso di angoscia che annega nell’alcol o cerca di annullare con ripetuti tentativi di suicidio. La parabola della sua vita è discendente: gli ultimi anni sono intrisi di povertà (risparmiava per lasciare i suoi beni a Martin Luther King), invecchia presto e male, finisce per allontanarsi da tutto e tutti, si rinchiude in un deprimente albergo per anziane signore, dove viene stroncata da un infarto a 73 anni. Le ceneri del titolo sono quello che resta di lei dopo la cremazione. Dispone che sull’urna venga scritto “Scusate le ceneri”… che nessuno reclamò per ben 21 anni.

 

 

Dorothy Parker “Giochi   di società” -Bur- euro 12,00

I racconti di Dorothy Parker sono considerati piccoli capolavori e potete constatarlo leggendo questa raccolta di 20 bozzetti e storie, pubblicati per la prima volta in Italia e tra i suoi pezzi migliori. Regina delle soirée newyorkesi, era in posizione privilegiata per osservare a fondo e poi descrivere l’umanità varia che, tra flute di champagne e tartine, si aggirava in un vortice di mondanità, vizi e virtù. La sua scrittura è corrosiva, la sua penna stilla veleno agrodolce e mette a nudo schizofrenie, contraddizioni, conformismi, assurdità, frivolezze assortite del bel mondo che frequentava. Tanti personaggi immersi in ricchezze, viaggi, lussi e amicizie vere o presunte. Tutti accomunati da una personale solitudine che si schianta contro muri di nonsense, pura parvenza e poca sostanza. Ci sono la coppia di newyorkesi sotto il sole dell’ambita Costa Azzurra che critica tutto e tutti: la moda dello spiritismo e delle tavolette Ouija per comunicare con l’al di là; due amiche squattrinate che fanno il gioco “cosa faresti se avessi un milione di dollari?”; le abitudini di un intero condominio e tante altre spettacolari pagine. Perché la Parker amava scrivere di ciò che la circondava, salvo poi mettere sulla graticola proprio il mondo in cui sguazzava.

 

Dorothy Parker “Dal diario di una signora di New York” -Astoria-   euro14,00

 

Anche in questi 11 racconti scoprirete una Dorothy Parker che osserva e descrive con ironia debolezza umane, vanità inutili, snobismo conformista, relazioni fragilissime e convenzioni sociali.Con il suo sguardo e le sue parole racconta dell’amicizia in “La signora della lampada”, della fine di un amore in “Da New York a Detroit”, o della vacuità della fama in “Alla luce del giorno”. E poi altre pagine che fanno di questo libro un piccolo gioiello.

 

Dorothy Parker “Eccoci qui”   -Astoria-   euro 15,00

 

10 racconti introvabili ormai da anni, altre brevi perle da leggere. A partire dal primo, “Composizione in bianco e nero” in cui mette impietosamente a fuoco il razzismo della buona società, cogliendo a fondo le più nascoste sfumature dell’animo americano dell’epoca. Poi c’è quello che è considerato un piccolo capolavoro “Una bella bionda”. Ovvero la storia della formosa Hazel Morse, veleggiante tra i 30-40 anni. Ha un nostalgico passato da modella, poi diventa la mantenuta di molti uomini, ed infine considera l’opzione del suicidio. Tema particolarmente caro alla Parker che lo accarezzò più volte e scrisse la famosa frase: ”I rasoi fanno male, i fiumi sono freddi, l’acido lascia tracce, le droghe danno i crampi, le pistole sono illegali, i cappi cedono, il gas è nauseabondo…..tanto vale vivere”.

Un’astronave “d’acciaio e di luce” per la stralunata Loretta

Repliche da martedì 28 nello spazio del teatro Marcidofilm!

 

Copi ricordava spesso con affetto le proprie origini italiane, quel paese di Diano Marina da cui il bisnonno paterno era partito per l’America del Sud negli ultimi decenni dell’Ottocento: del resto quel suo vero nome, Raùl Damonte Botana, era lì a testimoniarle.

Di idee anarchiche i genitori, spirito libero e sfrenata genialità lui, omosessuale, Copi fuggì dalla chiusa Argentina per trovare nella Parigi degli anni Sessanta, sempre alla ricerca di nuovi stimoli, il luogo più ospitale e protettivo. Autore di testi teatrali (tra gli altri Eva Peron, Loretta Strong – debutto nel 1974, prima proposta italiana dieci anni dopo, a Roma -, Le frigo e Une visite inopportune ovvero un sarcastico dialogo con la Morte di un malato di Aids prossimo alla fine, interprete l’autore), romanziere, fumettista eccelso nelle pagine di Le Nouvel Observateur, sbarcò pure da noi, lo pubblicò Linus e Mario Missiroli, con enorme successo, lo invitò nel 1980 allo Stabile torinese per ricoprire il ruolo di Madame nelle Bonnes di Genet, complici Adriana Asti e Manuela Kustermann.

Proprio di Loretta Strong, come terzo appuntamento della loro stagione, omaggio alla “costruzione di un Repertorio e al suo mantenimento nel tempo, impegno fondamentale per la Compagnia”, i Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa propongono da martedì 28 a venerdì 31, ore 20,45, nel miniaturizzato spazio del loro teatro Marcidofilm! (corso Brescia 4) un nuovo allestimento, la rivisitazione di un successo partito nel 2011 e che oggi, balzando al di là delle mode e della contingenza, ha ben fermi gli aspetti del classico. Al centro dello spettacolo, non soltanto la convinta interpretazione di Paolo Oricco, che s’immerge in tutta l’ironia di cui era capace Copi e ne ricava una folle quanto stralunata Loretta, ma bensì l’apparato scenografico pensato e realizzato da Daniela Dal Cin, che proprio per questo suo lavoro si aggiudicò nove anni fa la nomination al prestigioso Premio Ubu. Una vera astronave, “uno strabiliante oggetto cinetico, abbagliante d’acciaio e di luce, un “disco volante” che in qualche segreto modo, sembrerà venir catapultato effettivamente verso le lontananze dello spazio profondo”, scriveva al debutto nelle note di regia Marco Isidori. A fianco di Oricco, a rivestire i ruoli di “topi, granchi, pappagalli, serpenti ed altro vociante ciarpame celeste”, ci saranno Maria Luisa Abate, Batty La Val, Vittorio Berger e Gabriele Scianka, voci non contemplate nella commedia, ma forgiate dall’inarrestabile fantasia del gruppo, un cumulo di stilettate teatrali che vanno ad aggiungersi all’energia verbale dell’autore nonché presenze che “serviranno a dare alla versione-Marcido di questo gioco della dismisura e del grottesco il suo esatto “passo” ritmico”.

 

Elio Rabbione

Dieci piccoli neuroni per dieci grandi libri

Un approccio investigativo-scientifico per far conoscere i neuroni, con le loro problematiche e i  danneggiamenti dovuti all’invecchiamento. Questo il fil rouge degli incontri promossi dal professor Luca Bonfanti alla libreria Bardotto

 

“Dieci piccoli neuroni per dieci grandi libri” è il titolo emblematico del ciclo di eventi di divulgazione scientifica promossi dal professor Luca Bonfanti, presso la libreria bistrot Bardotto,  in via Giolitti 28 a Torino.

Si tratta incontri strutturati sotto forma di esperimento investigativo -scientifico ideati da Luca Bonfanti, ricercatore presso l’Università degli Studi di Torino e il NICO – Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi di Orbassano. In questo laboratorio vengono studiati i cosiddetti “neuroni immaturi”, cellule nervose giovani che rimarrebbero allo stato di immaturità nella corteccia cerebrale, sin dalla nascita, costituendo una preziosa riserva in attesa di essere utilizzata per prevenire i danni dell’invecchiamento cerebrale.

“Il settimo appuntamento di questo ciclo che ha preso avvio lo scorso autunno – spiega il professor Bonfanti – sarà martedì 28 gennaio prossimo alle 18.30 presso la Libreria Bardotto, e avrà come titolo “Il neurone fantasma”, tratto dal celebre romanzo “Sette storie gotiche” di Karen Blixen.

Ogni incontro vede protagonista un neurone morto, uno scienziato, un coroner misterioso ed un romanzo; a capo dell’indagine il noto scrittore di gialli Enrico Pandiani. Con l’aiuto di alcuni romanzi si chiamano a testimoniare i maggiori esperti sulla materia cerebrale per capire cause ed indizi nascosti dentro al romanzo, riferiti alla morte di un piccolo neurone. Il libro diventa, così, spunto e, al tempo stesso, luogo in cui si cela sia l’identità dell’assassino, sia l’invisibile collegamento tra la vita dell’uomo e la scienza”.

Nel corso dell’appuntamento sul “neurone fantasma” sarà testimone Angelo Bifone del Dipartimento di Biotecnologie molecolari e Scienze della Salute dell’Università di Torino. Lo scorso 14 gennaio l’evento proponeva l’esperimento investigativo scientifico dal titolo “Il neurone suicida”, con la partecipazione, in qualità di testimone, di Marina Bodo, del Dipartimento di Neuroscienze dell’ Università degli Studi di Torino e del NICO. Federico Luzzati, del Dipartimento di Scienze della Vita e Biologia dei Sistemi dell’ Università degli Studi di Torino e del NICO, è stato il testimone dell’appuntamento del 10 dicembre scorso, dal titolo “Il neurone travestito”, ed il 26 novembre scorso lo è stato il professor Luca Bonfanti, ideatore di questo ciclo, nell’evento dal titolo “Il neurone drugo”.

“Questi appuntamenti – spiega l’ideatore di “Dieci piccoli neuroni per dieci grandi libri “, il professor Luca Bonfanti  – rappresentano dei flash di carattere scientifico-letterario in chiave noir, strutturati in interrogatori ai ricercatori e con la partecipazione attiva del pubblico presente. Si tratta di un format agile, capace di destare interesse in un pubblico eterogeneo nei confronti di una materia, quale quella scientifica che, ancor oggi, spesso, stenta a trovare un’adeguata divulgazione al di fuori delle sedi accademiche o dei circoli di addetti ai lavori. L’aver scelto una libreria come sede degli incontri e, in particolare, l’aver creato una connessione tra scienza e letteratura con il coinvolgimento di un romanzo, vuole dimostrare l’importanza di rafforzare i legami tra il mondo umanista e quello scientifico nella società contemporanea “.

 

Mara Martellotta

Analogia del volo

Poesia / a cura di Alessia Savoini

“Vedi? Ci arricchisce la veglia di un altrove attiguo e lo specchio riflesso dalle nostre ore nel riflesso d’una terra altrimenti immobile.”

Franco Ferrara
D’erranza
e analogia nel volo,
sul crinale instabile del vuoto,
rondini migrano l’amen
di un promiscuo eterno ritorno,
l’eloquio d’un eco
che non s’estingue
nel fatuo ciglio galattico delle ossa.

La Fontana dei Mesi. Febbraio è un soffio

Nella storia delle correnti artistiche l’Impressionismo ha un primato quello di essere iniziato e concluso nell’arco di un solo, seppur abbondante, decennio (1874-1886) e ha più di un record:

guardando dal passato al futuro, quello di essere stato il movimento più atteso, più inaspettato e a tutta prima peggio criticato, mentre se ne aggiudica un altro guardando dai giorni nostri al passato quello di essere la tendenza più significativa e più utile, per raccontare la velocità del cambiamento tipico dell’età contemporanea.

La statua di febbraio della Fontana dei Mesi al Parco del Valentino, mi fa pensare a questa corrente artistica l’Impressionismo. Ritengo che le associazioni di idee non abbiano un solo buon motivo per essere spiegate tuttavia se i miei lettori dopo aver ben guardata la statua in questione, volessero sapere qualcosa di più sull’Impressionismo si trovano nel posto giusto. Sempre che anche il momento sia opportuno vi racconto qualcosa di più sull’Impressionismo e sul perché mi pare che parlare di febbraio e di impressionismo non fa cascare la mela troppo lontana dall’albero, altrimenti segnatevi la pagina web tra i preferiti del telefono e tornate appena potete. Vi ricordo che la rubrica mensile sulla Fontana dei Mesi di Torino è strutturata dieci in uscite e che a dispetto dell’anno in corso iniziato da poco, volge già al termine.

 

Dallo scorso giugno ad oggi abbiamo parlato dei Caravaggisti dello stile Liberty, del Naturalismo, delle inferenze tra il Bizantino e lo stile italiano del XIV secolo, del Verismo e del Realismo, abbiamo approfondito su storie che si sussurrano intorno alla fontana con il mito di Fetonte e abbiamo davanti il mese di marzo in cui in programma abbiamo il Barocco e infine la decima uscita, dedicata al Neoclassico. Tornando a noi, perché la statua allegoria del mese di febbraio mi ricorda l’Impressionismo? Questi impressionisti in realtà erano dei maledetti, degli sfacciati, delle ruspe a cui pareva dipingere la realtà come gli pareva che piacesse o dispiacesse al gusto dell’epoca. Insomma credo che la correlazione sia nella visione storiografica dell’arte. A me lei ricorda l’Impressionismo perché sembra affacciarsi appena, una che si mostra un attimo e poi si ritrae, butta un occhio e è tutto. Proprio come fa l’Impressionismo nella storia dell’arte.

I quadri degli impressionisti sono stati criticati malamente all’indomani del 15 aprile 1874, data di apertura della mostra indipendente di questo gruppo di amici che frequentava il quartiere parigino delle Batignolle a Parigi e che sul far della sera, chiuso il cavalletto e riposti i colori, si ritovava al caffè Guerbois per discutere sulla realtà e la sua rappresentazione. I critici che pomposi si aggiravano per l’indipendente si ritenevano offesi, come di fronte a qualcosa di osceno; asserivano che le tele sembrassero dipinte a chiazze e che mancassero del tutto di prospettiva, insomma si potrebbe dire, credevano che fossero una carnevalata. A proposito buon carnevale a tutti, giovedì grasso 2020 è fissato all’8 febbraio, e arrivederci con la prossima uscita in cui parleremo del mese di Marzo, del Barocco e naturalmente della bella piccola Parigi.

 

Elettra Nicodemi

 

Elettra Nicodemi è una giornalista italiana esperta d’arte, moda e design; sull’Impressionismo a cui accenna in questa uscita dedicata alla Fontana dei Mesi di Torino, in passato ha scritto https://insidethestaircase.com/2017/02/17/manet-monet-renoir-degas-cezanne-pissarro/