CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 488

Leo accademico d’onore dell’Albertina

Ieri si è tenuta la cerimonia per il conferimento del titolo di Accademico d’onore dell’Accademia Albertina a Giampiero Leo. Pubblichiamo di seguito la “laudatio”  pronunciata dal Direttore dell’Accademia Albertina Prof. Edoardo Di Mauro

Con il titolo di Accademico d’Onore l’Accademia Albertina conferisce un riconoscimento a chi ha dimostrato interesse per le problematiche dell’istruzione artistica ed ha speso la sua esistenza, in vari modi e maniere, a sostegno dell’arte e della cultura, ed in difesa dei valori sociali e dei diritti civili.

Caratteristiche che sembrano calzate apposta per una personalità come quella di Giampiero Leo.

Ho conosciuto Giampiero Leo nel 1985 quando, giovane operatore culturale interessato all’arte contemporanea ed alla nuova creatività giovanile, cercavo spazio e sostegno per le mie iniziative, piuttosto innovative per l’epoca e non sempre comprese, anche da chi avrebbe dovuto farlo.
Trovai in Giampiero, da poco diventato Assessore alla Gioventù , primo in Italia, un interlocutore attento e partecipe, al punto che l’avvio della mia carriera deve molto alla sua lungimiranza, fatto questo che condivido con molti colleghi perché Leo, allora come adesso nel corso di questi trentacinque anni, è stato un punto di riferimento insostituibile per tutti coloro che nella cultura credono e per la cultura vivono.


La sua carriera inizia prima, nella natia Catanzaro, dove consegue il diploma di Liceo Scientifico con il massimo dei voti ed inizia il suo impegno politico.
La natura controcorrente di Leo si manifesta fin da allora, perché applica una pratica di impegno politico militante non schierandosi con la sinistra, come era da prassi in quei tempi, anche se dialogherà costantemente ed in maniera costruttiva con quest’ultima, ma iscrivendosi al movimento giovanile della Democrazia Cristiana, occupandosi come sua consuetudine di cultura, istruzione e diritti umani.

Trasferitosi a Torino, dove conseguirà la laurea in Giurisprudenza, Leo vive la dimensione del cattolicesimo sociale tramite una militanza attiva nel movimento studentesco, convinto che quei valori incarnino pienamente l’ansia di rinnovamento e giustizia sociale che animano con grande generosità la gioventù di allora, diventando capolista dell’aggregazione universitaria degli studenti cattolici ed aderendo a Comunione e Liberazione, subendo per il suo impegno varie peripezie, in anni animati da una grande carica ideale, ma anche attraversati da tensioni e violenze.
Il percorso di Giampiero Leo dal 1985 in avanti è cosa nota a tutti gli operatori culturali, che non hanno mai smesso di seguirlo, trovando in lui un amico sempre pronto a comprendere ed a sostenere le ragioni di chi opera in questo settore.

Eletto in Regione nel 1990, ricopre subito il ruolo di Presidente della Commissione Cultura, per poi diventare Assessore in varie Giunte, dal 1994 al 2005.In quegli anni concorre alla realizzazione di innumerevoli iniziative, tra cui si ricorda il restauro della Sacra di San Michele, la realizzazione dell’Università di Pollenzo e del Museo Nazionale del Cinema, la nascita della Film Commission ed il recupero di molti beni architettonici, fino allo straordinario intervento di restauro e valorizzazione della Reggia di Venaria.
Più volte sollecitato a candidarsi al Parlamento ed a ricoprire importanti incarichi nazionali, ha sempre declinato l’invito preferendo occuparsi della sua Città e della sua Regione, fatto che gli fa indubbiamente onore.

In questi ultimi anni Giampiero Leo si è occupato di diritti civili e tolleranza religiosa, giocando sempre un ruolo attivo nello scenario cittadino e nazionale.
Dal 24 ottobre 2017 è consigliere di indirizzo della Fondazione CRT. Le fondazioni bancarie giocano un ruolo fondamentale, in un’epoca di scarse risorse, per la sopravvivenza di molte realtà culturali e Leo è attento coadiuvatore del Presidente Giovanni Quaglia nell’opera di sostegno ai progetti delle Associazioni Culturali.
Quella di Giampiero Leo è stata, e continuerà ad essere, una vita spesa a sostegno della cultura e del sociale.
L’Accademia Albertina è fiera di conferirgli, per questi motivi, il titolo di Accademico d’Onore.

Il Direttore dell’Accademia Albertina
Prof. Edoardo Di Mauro

Play with Food, il primo festival di teatro e arti performative dedicato al cibo

A Torino, da lunedì 28 settembre a domenica 4 ottobre 2020, è in programma la nuova edizione di Play with Food – La scena del cibo, in Italia il primo e unico festival teatrale interamente dedicato al cibo e alla convivialità, con la direzione artistica di Davide Barbato. Il festival è realizzato grazie al sostegno di Torino Arti Performative e Camera di commercio di Torino, con il Patrocinio della Città di Torino.

Un’edizione importante, che sarà l’occasione per festeggiare il decimo compleanno del festival, nato nel 2010 da un’idea di Davide Barbato per i Cuochivolanti, creato da Davide Barbato e Chiara Cardea (che lo ha co-diretto fino a marzo 2019), e organizzato da Associazione Cuochilab.

Dieci anni di musica, performance, arti visive, cinema, ma soprattutto tanto teatro, intorno al cibo e alla convivialità; un viaggio condiviso con centinaia di affezionati spettatori e tantissimi artisti da tutta Italia, attraverso pensieri, sensi ed emozioni, e ben riassunto dal sottotitolo di questa edizione: Il cuore nello stomaco.

La nuova immagine, opera dell’illustratore Cesco Rossi, racconta perfettamente questa storia: una pietanza fantastica, allo stesso tempo primordiale e futuristica, deliziosa e repellente, enigmatica ed emozionante, così come sono l’arte, il teatro, il cibo; un cuore pulsante, colorato e complicato, come i dieci anni di Play with Food, che hanno visto la partecipazione di artisti come Lella Costa, Frosini / Timpano, I Sacchi di sabbia, Cuocolo / Bosetti, Abbiati / Capuano, Collettivo PirateJenny, Daniele Ninarello, Claudia Caldarano, Irene Russolillo, Fabio Bonelli, Didie Caria, Enrico Ascoli, Fabio Castello, Stivalaccio Teatro, e molti altri.

Sette giorni di spettacoli dal vivo, performance on line, cene teatrali, colazioni cinematografiche, eventi segreti e, come di consueto, molti appuntamenti conviviali: il tutto, naturalmente, rimodulato e organizzato per la più sicura partecipazione del pubblico.

Il festival inizia lunedì 28 settembre alle 19 in un modo davvero inconsueto, con una prima assolutaQuesto non è un tavolo di Chiara Vallini (TO), produzione originale Play with Food, è una performance interattiva per soli 20 spettatori, fruibile esclusivamente on line. Nata dalle sperimentazioni dell’artista durante il lockdown, l’esperienza inizia come una “normale” web chat in cui gli spettatori, come invitati a un aperitivo virtuale, si ritroveranno inaspettatamente coinvolti in un evento misterioso, partecipando alla creazione di un racconto nel quale, gradualmente, presente e passato, finzione e realtà si intrecciano. Un esperimento che permetterà al festival, inoltre, di superare i propri confini cittadini aprendosi potenzialmente al pubblico di tutto il territorio nazionale, e non solo.   Repliche tutte le sere fino al 4 ottobre.

Si torna dal vivo martedì 29 settembre alle 20 al Teatro Astra con la prima regionale di Racconti di zafferano di Maria Pilar Peréz Aspa e ATIR / Teatro Ringhiera (MI). Durante lo spettacolo, in un’atmosfera intima e suggestiva, l’attrice cucinerà una paella di carne, secondo la ricetta dell’epoca cervantina, che sarà poi servita agli spettatori. Tra i fornelli e i profumi della cucina, prenderanno vita pagine memorabili di Cervantes, Proust, Vicent, Montanari, Scarpellini, Montalbán, Fernando de Rojas, pagine che parlano di cibo, di fame, di nutrimento, di ritualità. Appuntamento in collaborazione con TPE – Teatro Piemonte Europa.

Sempre al Teatro Astra va in scena, mercoledì 30 settembre alle 20, un celebre testo di Annibale Ruccello, Anna Cappelli, qui interpretato da Carlo Massari / C&C Company (BO) in un insolito allestimento che, letteralmente, farà entrare il pubblico nella casa della protagonista, per assistere alla sua comica e grottesca parabola, e scoprire inaspettate e macabre declinazioni del cibo. Prima dello spettacolo, Chiara Cardea legge uno dei racconti pubblicati nel numero speciale di Crack Rivista dedicato a Play with Food, esito della call Abbiamo fame di storie! che conferma la volontà del festival di sostenere e incoraggiare la creatività di scrittori e drammaturghiAperitivo a cura dei food partner del festival. Appuntamento in collaborazione con TPE – Teatro Piemonte Europa.

Giovedì 1 ottobre alle 20 il festival prosegue al Qubì, un luogo di arte e cucina caro al festival e che lo ha molte volte ospitato nel corso degli anni. In scena Claudio Morici (Roma) con la prima regionale de Il grande carrello, tratto dal libro di Fabio Ciconte e Stefano Liberti. Un’indagine comica e serissima che scompone e mette a nudo la realtà nascosta dietro la distribuzione organizzata: da dove arriva il cibo che vendono i supermercati? Chi ne decide il prezzo e la disposizione sugli scaffali? Perché c’è un certo prodotto piuttosto che un altro? Aperitivo a cura dei Cuochivolanti e dei food partner del festival. L’appuntamento è in collaborazione con Teatro della Caduta e fa parte anche della programmazione di Concentrica 2020.

L’intenso fine settimana del festival inizia venerdì 2 ottobre alle 21 all’Unione Culturale Franco Antonicelli, con un graditissimo ritorno: il Teatro delle Ariette (BO) e il loro storico Teatro da mangiare?, che la compagnia porta a Torino in occasione dei 20 anni dal debutto. Al Teatro da mangiare? si mangia davvero e bene, si mangiano le cose che i contadini-attori del Teatro delle Ariette fanno dal 1989, da quando è cominciata la loro vita in campagna. Seduti attorno a un tavolo, consumando un vero pasto, gli spettatori ascoltano un’appassionante esperienza di teatro fatto fuori dai teatri. Replica sabato 3 ottobre alle 21. L’incontro con le Ariette continuerà domenica 4 ottobre dalle 10 alle 14, sempre all’Unione Culturale, con la masterclass La memoria del cibo, a cura di Per+formare e Progetto Zoran, aperta a tutti, attori professionisti e non.

Anche in questa strana stagione segnata dal distanziamento sociale, non mancherà un appuntamento della serie delle Underground dinner, svolto in piena sicurezza: un evento performativo e conviviale, che si terrà sabato 3 ottobre alle 19 e alle 21.30 in un luogo segreto il cui indirizzo sarà svelato ai soli partecipanti. Protagoniste Patrizia Menichelli (FI) – artista che, dal 1996, fa parte della storica compagnia Teatro de los Sentidos di Barcellona – e la food stylist Claudia Guarducci (FI), con la prima nazionale di The Poetic Dinner: Amalia, ricette senza ingredienti: un’esperienza sensoriale, un viaggio intimo che coinvolge un piccolo gruppo di persone alla scoperta della vera storia di Amalia Moretti Foggia, giornalista e scrittrice nata nel 1872 e nota con lo pseudonimo di Petronilla. Gli ospiti, invitati in un luogo sconosciuto, sono accompagnati a incontrare la storia di Amalia attraverso i cinque sensi, scoprendo memorie, ricordi, impressioni, sogni, oggetti, profumi e piccoli sapori.

Si continua domenica 4 ottobre alle 10.30 con la Cinecolazione, un appuntamento ormai classico per gli spettatori di Play with Food. Anche quest’anno, la colazione cinematografica sarà organizzata in collaborazione con Les Petites Madeleines e ospitato in una delle storiche bocciofile torinesi, l’ASD La Tesoriera.

Il festival chiude in una sede e con un artista di assoluto rilievo: domenica 4 ottobre alle 17.30, al Teatro ColosseoGabriele Vacis (TO) proporrà una Meditazione sul cibo, accompagnato dalle scenofonie di Roberto Tarasco (TO). A partire dal racconto di Karen Blixen Il pranzo di Babette, reso celebre dal film di Gabriel Axel premiato con l’Oscar, Vacis delinea un intenso percorso attraverso miti e ricette, economie e speculazioni, giudizi e pregiudizi su ciò che ci nutre. In occasione dell’evento, un inconsueto Aperitivo Fuorisede, in ironica ma rispettosa applicazione delle normative vigenti: non potendo proporre al pubblico un aperitivo nel foyer del teatro, a causa del distanziamento sociale, i food partner offriranno a tutti gli spettatori una degustazione “in differita” presso i loro punti vendita. L’appuntamento è in collaborazione con Teatro Colosseo e Earthink Festival, ed è sostenuto da Torino Spiritualità.

Non mancano nemmeno quest’anno, per il festival, novità ed eventi speciali.

Sabato 19 settembre alle 21, all’Imbarchino del Valentino, un appuntamento in collaborazione con Associazione Tékhné all’interno dell’edizione 2020 di Earthink festival: in scena L’Impollinatore della compagnia Avatar.

Sabato 3 ottobre dalle 14.30 alle 18, al Circolo dei lettori, un momento di approfondimento e confronto: il convegno Play at Home, a cura del critico e organizzatore Alessandro Iachino, dedicato al teatro d’appartamento, sarà l’occasione per riflettere sulle esperienze nazionali più rilevanti dedicate a questo formato spettacolare, insieme a operatori, artisti e studiosi. Parteciperanno Paola Berselli Stefano Pasquini del Teatro delle Ariette, Patrizia Menichelli e Claudia GuarducciChiara ValliniLaura Valli di Qui e Ora Residenza Teatrale, Rossella Tansini di Stanze, Barbara Ferrato e Lorenzo Barello del Teatro Stabile di Torino. Chiuderà l’incontro un approfondimento di Francesca Serrazanetti, critica e docente al Politecnico di Milano.

Continua inoltre il progetto Abbiamo fame di storie!, condiviso con Crack Rivista e Torino Fringe Festival: la open call, conclusa a luglio, ha portato alla selezione di 5 racconti e 2 monologhi inediti a tema cibo, che sono pubblicati nel numero speciale della rivista in distribuzione digitale durante il festival, e di cui l’attrice Chiara Cardea leggerà un “assaggio” durante la serata del 30 settembre al Teatro Astra. Inoltre, in occasione di Play with Food, parte la seconda call del progetto, per la selezione della compagnia a cui verrà affidata la messa in scena dei due monologhi durante l’edizione 2020 del Torino Fringe Festival (www.tofringe.it/partecipa).

Un’importante azione che ha coinvolto il festival durante il lockdown, in risposta all’emergenza Covid-19 e alla forte incertezza che accomuna molti enti del terzo settore ancor prima della pandemia, è stata la costituzione di una rete informale fra le Associazioni operanti nell’ambito del teatro e delle arti performative e beneficiarie del contributo annuale Torino Arti Performative, oltre ad altri soggetti attivi nello stesso ambito. Le finalità condivise si concretizzeranno in azioni realizzate dai soggetti afferenti la rete che, beneficiari del TAP 2020, si impegnano alla realizzazione di tavoli di lavoro che rafforzino il dialogo con le Istituzioni, oltre alla creazione di un fondo di sostegno solidale ed emergenziale a favore delle realtà torinesi.

Come sempre gli spettacoli saranno accompagnati da momenti conviviali realizzati con la collaborazione dei food sponsor del festival, il “cuore culinario” di Play with Food: alcuni dei Maestri del Gusto Torino e Provincia 2019-2020 (Birrificio San Michele, Boutic Caffè, Green Italy, Enoteca Rabezzana, Pastificio Bolognese), da Agrisalumeria Luiset e dai Cuochivolanti. Per il terzo anno consecutivo, si conferma main sponsor del festival Pastiglie Leone.

L’edizione 2020 è realizzata con il sostegno di Torino Arti Performative e Camera di commercio di Torino, il Patrocinio della Città di Torino e la collaborazione di numerosi partner, tra cui Casa Fools, CMC / Nidodiragno produzioni, Concentrica Spettacoli in Orbita, Crack Rivista, Fondazione Circolo dei Lettori, Earthink Festival, Les Petites Madeleines, Progetto Zoran, Qubì Associazione Culturale, Teatro Colosseo, Teatro della Caduta, Torino Fringe Festival, Torino Spiritualità, TPE Teatro Piemonte Europa, Unione Culturale Franco Antonicelli.

Tutti gli eventi si svolgeranno in ottemperanza delle disposizioni vigenti in tema di contenimento del Covid-19.

Il programma completo e tutte le info sui biglietti sono su www.playwithfood.it.

Rivers, un progetto multimediale alla Gam

Martedì 29 settembre 2020 Ore 17.00 e ore 18.00 Collezione del ‘900 – GAM Torino

CasaBottega e GAM Torino presentano Rivers, progetto dell’artista multimediale, musicista e compositore Yuval Avital.

Rivers è una composizione-performance nella quale la Voce e il Gesto si intrecciano in un’esperienza spaziale e sensoriale, invitando il pubblico a immergersi e a ricercare un incontro intimo e umano.

I due elementi principali dell’opera sono due fiumi che si intrecciano, il fiume naturale e quello umano: un ensemble vocale (Crowd Music) composto principalmente da rifugiati non-musicisti che usano la loro voce come strumento di espressività e come “testimonianza d’arte”, e altoparlanti che riproducono elaborate registrazioni sonore delle acque correnti locali, registrate da Avital nei luoghi in cui la performance ha luogo.

Rivers è una performance strettamente correlata al laboratorio che la precede, quasi un piccolo percorso di trasformazione attraverso l’azione creativa, che avrà luogo dal 21 al 25 settembre negli spazi di Via Baltea 3 in Barriera di Milano a Torino e sarà condotto dal Dipartimento Educazione della GAM con Cristina Pistoletto(presidente di Responsability) e la supervisione di Yuval Avital.

L’intero progetto è co-prodotto da GAM Torino e da CasaBottega-Barriera in Divenire, e vedrà protagonisti i cittadini del territorio, tra cui rifugiati e richiedenti asilo, con il gentile contributo del resartMole 27. La performance sarà presentata martedì 29 settembre alla GAM negli spazi della rinnovata Collezione del ‘900 e mercoledì 30 settembre alle ore 18 in Piazza Foroni, Barriera di Milano.

In occasione della collaborazione con la GAM Yuval Avital donerà due opere della serie Rivers alla collezione del museo.

Yuval Avital. Nato a Gerusalemme nel 1977 e residente a Milano, è conosciuto per le sue installazioni sonore e visive, performance collettive che coinvolgono masse sonore nella creazione di rituali contemporanei, opere icono-sonore, quadri multimediali complessi e per lo sviluppo di progetti tecnologici, realizzati anche con l’apporto di intelligenza artificiale in spazi pubblici, siti di archeologia industriale, teatri e musei, sfidando le tradizionali categorie che separano le arti. Nelle sue opere totali e performance, nei suoi concerti e progetti immersivi si possono trovare, uno accanto all’altro, portatori di tradizioni rare e antiche, grandi solisti di musica contemporanea, folle di non musicisti, ballerini, strumenti tecnologici elaborati o appositamente creati, multiproiezioni video, stampe fotografiche, disegni e pittura. www.yuvalavital.com

CasaBottega è un distretto dell’arte e della creatività con sede in Barriera di Milano, pensato per giovani creativi e costruito insieme a residenti, commercianti, associazioni, enti artistici e culturali. Un intervento creativo di rigenerazione urbana che trasforma le serrande abbassate in laboratori artistici con annessa residenza: i giovani creativi (artisti/designer/maker) non diventano solo operatori commerciali del quartiere, ma attori strategici di presidio sociale, contribuendo così alla riqualificazione del territorio. Un laboratorio artistico diffuso che sperimenta nuove forme culturali per promuovere convivenza, coesione sociale, cittadinanza, contrasto alle discriminazioni. CasaBottega è anche Barriera in Divenire: un programma di interventi partecipativi di artisti nazionali e internazionali che animeranno con laboratori, performance e azioni il quartiere di Barriera di Milano. Il progetto CasaBottega è realizzato con il sostegno della Fondazione Compagnia di San Paolo nell’ambito del “Bando CivICa, progetti di Cultura e Innovazione Civica”. La Compagnia sostiene iniziative volte alla sperimentazione di nuove pratiche culturali capaci di agire sull’impatto civico: migliorare la convivenza e la coesione sociale, la qualità della cittadinanza, contrastare le discriminazioni, favorire la consapevolezza sui diritti individuali, civili e sociali, disgregare le disuguaglianze nella distribuzione delle opportunità che consentano alle persone di vivere in modo attivo e rispettoso del sé e degli altri.

CasaBottega è un progetto di Sumisura APS, Città di Torino – Area Giovani e Pari Opportunità – Torino Creativa, Circoscrizione 6, Ass. Responsability e Liberitutti s.c.s., realizzato in collaborazione con Italia che Cambia e Polo del ‘900.

PARTECIPAZIONE GRATUITA

Numero limitato di partecipanti solo su prenotazione.

Prenotazione obbligatoria entro lunedì 28 settembre al numero: 011 4429630

(dal lunedì al venerdì 9-12 – 14-16)

Informazioni: infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it

www.yuvalavital.com

Newton, un provocatore alla moda

Non manca molto al termine della mostra temporanea “Helmut Newton. Works”, esposizione con la quale la GAM (Galleria d’Arte Moderna) di Torino ha aperto la stagione del 2020. La retrospettiva è stata promossa da Fondazione Torino Musei ed è stata prodotta da Civita Mostre e Musei con la collaborazione della Helmut Newton Foundation di Berlino.


Le sessantotto fotografie di
Helmut Neustädter, meglio conosciuto con lo pseudonimo di Helmut Newton, dal 30 novembre 2020 lasceranno le silenziose sale della GAM, perciò questo mio articolo vuole essere prima di tutto un consiglio: se non lo avete ancora fatto, andate a vedere da vicino i lavori di uno dei grandi della fotografia.
Helmut nasce a Berlino, il
31 ottobre del 1920, in una famiglia che possiede una fabbrica di bottoni. Il bambino cresce nell’ambiente della borghesia berlinese degli anni Venti-Trenta del Novecento e poi frequenta la Scuola Americana a Berlino.
Fin da piccolo dimostra uno spiccato interesse per la fotografia, tanto che a soli dodici anni possiede già una sua personale macchina fotografica.


Quando vengono emanate le leggi razziali, Helmut è costretto a lasciare la Germania, perché è ebreo. Si rifugia allora a Singapore, dove lavora come fotografo per il “Singapore Straits Times”. In seguito, nel 1940, Helmut è espulso in Australia, qui per due anni lavora come raccoglitore di patate, finché nel 1942 si arruola nell’esercito australiano.
Nel 1945 cambia il suo cognome da Neustädter a Newton.

Nel 1948 sposa June Brown, attrice e fotografa meglio nota con l’appellativo di “Alice Springs”.
Terminata la guerra, Helmut lavora per varie riviste, tra cui “Playboy”. È a partire dagli anni Sessanta che l’artista decide di dedicarsi esclusivamente alla sua passione: la moda.

Anche Helmut sa che per realizzare i propri sogni bisogna andare a Parigi, ed è proprio nella capitale più romantica del mondo che inizia ufficialmente la sua carriera da fotografo di moda professionista: in poco tempo i suoi lavori appaiono in molte riviste quali “Vogue”, “L’Uomo Vogue”, “Harper’s Bazaar”, “Elle”, “GQ”, “Vanity Fair”, “Max” e “Marie Claire”.

È da subito evidente che il suo è uno stile inconfondibile: i suoi scatti sono velati da una patina erotica che spesso sfiora i tratti sado-masochistici e feticisti, le sue fotografie non possono passare inosservate, sono eccentriche e lussuriose, ma mai banali o volgari.
Helmut pare sovvertire gli stereotipi di genere, le sue donne sono forti e potenti ma al contempo condannate ad essere oggetti di desiderio, chiuse in composizioni quasi cinematografiche e iper-realistiche.

Sono andata pochi giorni fa, a visitare la mostra Helmut Newton. Works”, ovviamente armata di mascherina, accessorio ormai necessario e onnipresente per quasi ogni tipo di attività.
Era una giornata uggiosa ed erano quasi le 12.30, i momenti dedicati ai pasti sono da sempre i miei preferiti per visitare mostre o vedere un film al cinema: non c’è mai il rischio di trovare calca e, terminata l’attività, c’è sempre la scusante per uno strappo alla regola della dieta.


Una volta entrata alla GAM, alla biglietteria mi invitano con gentilezza a proseguire verso il primo piano, così salgo i gradini marmorei e arrivo in un battibaleno all’esposizione.
È stato Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation di Berlino, a selezionare le sessantotto fotografie esposte, estrapolate dalla assai più vasta produzione del celebre fotografo tedesco, naturalizzato australiano; i lavori sono stati scelti con grande senso critico e con il preciso scopo di fornire una panoramica della lunga carriera dell’artista.


Decisamente un’ardua impresa, lo stesso Harder ha così affermato a proposito di tale progetto: “
La fotografia di Helmut Newton, che abbraccia più di cinque decenni, sfugge a qualsiasi classificazione e trascende i generi, apportando eleganza, stile e voyeurismo nella fotografia di moda, esprimendo bellezza e glamour e realizzando un corpus fotografico che continua a essere inimitabile e ineguagliabile”.

In effetti, appena varcata la soglia della prima sala espositiva, si è subito sedotti dalla potenza degli scatti, alcuni a colori, altri in bianco e nero, tutti intelligentemente provocanti.
Davanti alle opere di Newton la reazione è sempre la stessa: l’osservatore si ferma, si sbigottisce, strabuzza gli occhi e, infine, sorride, magari scuotendo leggermente la testa.
Dei sui lavori colpiscono i corpi spregiudicati, che si mostrano al pubblico privi di pudore, molto spesso nudi, altre volte coperti di latex o PVC.

L’arte del fotografo tedesco è un cassetto con doppio fondo, dietro l’estetica della ricercatezza compositiva, oltre l’abile uso delle luci e ancora al di là del genio che sa come esaltare le forme, si nasconde un messaggio, una riflessione sui tempi e sulla società.
Una società che evidentemente non ha alcuna intenzione di cambiare.
Helmut è un istigatore, la sua sfrontatezza ben si evince dalle sue stesse parole: “Non m’interessa il buon gusto. (…) Mi piace essere l’enfant terrible”, non si fa dunque problemi a utilizzare per i suoi scatti donne succinte, così belle e perfette da essere facilmente confuse con dei manichini.


In mostra sono visibili gli scatti degli anni Settanta, in prevalenza copertine di Vogue; vi sono poi alcuni lavori realizzati per Mario Valentino e per Thierry Mugler, databili al 1998, e altre immagini iconiche, tra cui copertine di riviste di moda internazionali; l’ultima sala è dedicata ai ritratti delle celebrità, tra cui Andy Warhol (1974), Gianni Agnelli (1997), Catherine Deneuve (1976), e Claudia Schiffer (1992).
Tra le star è presente anche una non immediatamente riconoscibile Alba Parietti: la foto è stata scattata a Torino per l’“Espresso”, risale al 1996 e mostra una ricciola e curiosa fanciulla che osserva degli uomini distinti da dietro una bassa siepe. La donna è di spalle ed è visibilmente appena rientrata dalle vacanze: il segno dell’abbronzatura risalta sulla nudità del corpo.
L’esposizione non è poi così grande, così ho potuto fare una cosa che tanto mi piace: tornare indietro e soffermarmi sulle opere che più mi hanno colpito.

Tra le fotografie esposte, una di quelle che ho apprezzato di più è sicuramente il ritratto della bella e antica Marlene Dietrich (1901-1992). La “femme fatale” de “L’angelo azzurro” viene fuori dall’ombra, illuminata da una luce caravaggesca, si intravvede il trucco tipico delle dive dell’epoca, le sopracciglia sottilissime e l’ombretto scuro sulle palpebre, la sua eleganza si dissolve tra l’ingombrante pelliccia e il fumo della sigaretta.

Mi sono anche piaciuti gli scatti in cui i soggetti sono dei manichini: Helmut trasforma la materia inanimata in qualcosa di inquietante, osservando le stampe mi sono sentita prima incuriosita, poi imbarazzata, come se stessi guardando qualcosa che non avrei dovuto vedere.
Assai interessante è “X-Ray with Chain” (1994), una stampa alla gelatina d’argento. L’opera ha l’aspetto di una radiografia medica e mostra la posizione che assume il piede quando si indossano vertiginose scarpe con il tacco. Lo scatto è un monumento alla scomodità, ma d’altronde si sa “chi bello vuole apparire, un po’ deve soffrire”.

Alessia Cagnotto

 

 

Il mito? E’ contemporaneo

E’ la personale dedicata all’opera del giovane artista torinese Edgardo Maria Giorgi, curata da Ermanno Tedeschi e aperta dal 1 ottobre al teatro Paesana di Torino

È  dedicata al mito contemporaneo ed il titolo lo indica esplicitamente  la personale  dedicata all’artista torinese Edgardo Maria Giorgi, curata dal gallerista Ermanno Tedeschi presso il teatro Paesana in via Bligny 2, a Torino. Si inaugurerà il primo ottobre prossimo alle 18 e sarà aperta fino al 25 ottobre.

I personaggi della mitologia sono calati dall’artista nel mondo contemporaneo, esaltandone le stravaganze, i vizi e le virtù e dimostrando attraverso una raffigurazione fantasiosa che nulla è  cambiato in tremila anni di storia. Nelle opere di Edgardo Maria Giorgi emergono in modo evidente gli occhi quasi parlanti e la sinuosita‘ dei corpi delle figure rappresentate.

“I miei studi in architettura e la passione per il fumetto – spiegaEdgardo Maria Giorgi – mi hanno portato ad utilizzare nella mia espressione artistica un linguaggio basato sul contrasto tra il bianco e il nero. Le strutture dell’architetto statunitense  Louis Kahn, caratterizzate da linearità nell’uso dei materiali e pulizia delle forme,hanno influenzato la mia volontà,  di esaltare i giochi di luce che si possono ricavare sulla superficie. I miei disegni sono affiancati da un sistema d’illuminazione esterno, capace di creare contrasti tra luce ed ombra, che cercano di predominare l’una sull’altra per assumere il controllo dello spazio”.

“Il percorso tracciato da Edgardo Maria Giorgi – precisa il curatore della mostra Ermanno Tedeschi – costituisce un unicum in grado di unire passato e presente, attualizzando il mondo della mitologia greca classica, come avviene per personaggi mitologici di estremo interesse, quali il Minotauro (essere dalle sembianze di uomo e toro), Medusa, celebre per il suo potere di pietrificare qualunque soggetto di cui incontrasse lo sguardo, o Eracle, che incarnava la forza per eccellenza”.

Una ventina di disegni dell’artista consentono al visitatore della mostra di immergersi nel mondo mitologico greco, interpretato in chiave attuale e contemporanea. L’iconografia di Edgardo Maria Giorgi risulta a tratti dissacrante, ma sempre capace di stimolare la riflessione  sui temi dei nuovi miti e valori predominanti nella società contemporanea. Un esempio emblematico risulta dalla rappresentazione di Cerbero con i piumini,  in cui il colore evidenzia la simbologia presente; il soggetto è, inoltre, colto in un chiaroscuro ricco di contrasti, metafora delle stesse contraddizioni che dominano la società in cui viviamo.

Mara Martellotta

Per visite: teatro Paesana. Via Bligny 2, Torino.

Dal martedì  al sabato dalle 11 alle 19

Per informazioni  associazione.acribia@gmail.com

Visite guidate alla mostra Transmissions

Giornate Europee del Patrimonio: visite guidate alla mostra “TRANSMISSIONS people-to-people”

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio che quest’anno propongono il tema Imparare per la vita, domenica 27 settembre 2020 alle ore 11 e alle ore 15 il Museo Nazionale del Risorgimento organizza due visite guidate con i fotografi Tiziana e Gianni Baldizzone, autori della mostra TRANSMISSIONS people-to-people, che è stata prorogata fino al 6 gennaio 2021. Curata da Tiziana Bonomo, l’esposizione presenta 60 fotografie di grande formato (di cui alcune inedite) di Tiziana e Gianni Baldizzone sulla trasmissione del sapere e sulla relazione maestro-allievo. Per oltre sette anni i due fotografi hanno viaggiato in Asia, Africa e Europa (senza dimenticare il Piemonte) per documentare l’universalità dell’atto umano di trasmissione e raccontare le storie di uomini e donne di mestiere che trasmettono tradizioni con spirito di innovazione contribuendo a preservare un patrimonio di diversità culturale.

Modalità di partecipazione: è necessario prenotare contattando il numero 011 5621147. La visita guidata ha un costo di 4 € a persona da aggiungere al prezzo del biglietto di ingresso. I possessori dell’Abbonamento Musei e di altre te pagheranno solo i 4 € della visita guidata

Quando a Susa l’imperatore fuggì di notte vestito da servo

Verso la fine di settembre la vendetta del Barbarossa fu drastica e Susa venne rasa al suolo. Nel 1174, di ritorno in Italia per la quinta volta, Federico I valicò il Moncenisio e si fermò davanti alla cittadina ai piedi dei valichi alpini. La guardò dall’alto meditando la vendetta per l’umiliazione subita sei anni prima dai segusini. In realtà sapeva già come comportarsi, con la massima crudeltà.

Ma cosa accadde all’imperatore Federico I, il celebre Barbarossa, di passaggio a Susa, in quella notte ai primi di marzo del 1168? Il sovrano germanico rischiò addirittura la vita, ventidue anni prima di morire annegato in un fiume in Turchia. Si allarmò talmente tanto che sei anni più tardi tornò a Susa e la distrusse. É un episodio poco conosciuto e curioso delle spedizioni militari dell’imperatore in Italia e avvenne alla fine della quarta discesa in Italia.

È probabile che nella narrazione a noi pervenuta non manchi un po’ di fantasia ma la vicenda dimostra che il rientro in patria del Barbarossa fu tutt’altro che semplice e rischiò di trasformarsi in tragedia, proprio a Susa. I segusini stavano per catturare il Barbarossa e mettere in fuga il suo esercito. Nel marzo di quell’anno si stava concludendo nel peggiore dei modi la quarta spedizione di Federico I in Italia. La notizia della caduta del presidio militare di Biandrate, nei pressi di Novara, colpì molto l’umore di Federico che con la sua armata si stava ritirando dall’Italia. La rabbia per quanto accaduto fu talmente grande che, accampato vicino a Susa, ordinò una rappresaglia che scatenò l’ira dei segusini. Fece impiccare a un albero, su un colle poco sopra il borgo, un nobile cittadino di Brescia catturato un anno prima e tenuto prigioniero insieme a tanti altri detenuti che sarebbero finiti nei territori germanici. Il cadavere fu mostrato per giorni, appeso all’albero, agli abitanti di Susa. Appena appresa la notizia i bresciani si vendicarono subito e uccisero alcuni soldati imperiali catturati a Biandrate. La crudeltà dell’imperatore scatenò una rivolta, i segusini si ribellarono e cercarono di impedire la partenza dell’imperatore attraverso le Alpi. Federico, preoccupato di fare una brutta fine, fece ricorso all’inganno. Un cavaliere prese il suo posto: gli assomigliava per il fisico, per il colore rosso della barba e per i capelli ramati. Vestiva l’uniforme imperiale e nessuno si accorse di nulla. Visto da una certa distanza poteva essere proprio l’imperatore. Federico I invece fuggì da Susa di notte travestito da servo e accompagnato da un fedelissimo teutonico, lasciando stranamente l’imperatrice Beatrice di Borgogna a Susa alla quale fu poi permesso dagli abitanti di partire e raggiungere il Moncenisio. Un gesto assai nobile poiché la donna avrebbe potuto essere consegnata alla Lega Lombarda, ai nemici di Federico. Scoperto il raggiro i segusini si misero il cuore in pace e rinunciarono ad attaccare l’esercito germanico. Nella quinta discesa in Italia l’esercito di Federico I giunse nuovamente a Susa negli ultimi giorni di settembre del 1174, sei anni dopo la rocambolesca fuga dal borgo valsusino. L’imperatore non vedeva l’ora di vendicarsi: a Susa era stato umiliato e costretto alla fuga. Colse di sorpresa gli abitanti che, temendo una rappresaglia per quanto avvenuto nel 1168, si rifugiarono nella parte alta della cittadina e da lì scagliarono sulle truppe tedesche massi e pietre in grande quantità ma le conseguenze sui nemici furono molto modeste. A quel punto, vista la situazione, il Barbarossa decise di incendiare Susa dopo aver allontanato la popolazione.

Filippo Re

Gam, Palazzo Madama e Mao a 1 euro

Sabato 26 e domenica 27 settembre 2020 Ingresso a 1 euro alla GAM – Palazzo Madama e MAO Torino

 

Come ogni anno, la Fondazione Torino Musei aderisce alle Giornate Europee del Patrimonio, il più partecipato degli eventi culturali in Europa, promosso sin dal 1991 dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione Europea. L’appuntamento annuale ha l’obiettivo di far conoscere e apprezzare a tutti i cittadini l’enorme patrimonio di arte e storia che appartiene a ciascuno di noi, di incoraggiare la partecipazione attiva per la sua tutela e di riaffermarne la centralità e il valore non solo artistico, ma culturale e identitario.

 

Nelle due Giornate Europee del Patrimonio, sabato 26 e domenica 27 settembre i visitatori potranno quindi beneficiare dell’ingresso al prezzo simbolico di 1 euro alla GAM, a Palazzo Madama e al MAO: uno stimolo concreto a scegliere la cultura e la bellezza, oltre che un’ottima occasione per visitare le mostre in programma e le collezioni permanenti, tra cui il nuovo allestimento del Novecento alla GAM al suo primo giorno di apertura al pubblico.

Di seguito le tariffe speciali per sabato 26 e domenica 27 settembre:

 

  • GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea

Le nuove Collezioni del Novecento “Il primato dell’opera” e del Contemporaneo mostre FORMA/INFORME. La fase non-oggettiva nella fotografia Italiana 1935-1958 (prorogata all’8 novembre) e GIUSEPPE CHIARI (prorogata al 4 ottobre) – 1 euro (chiuse le collezioni dell’Ottocento).

Mostra HELMUT NEWTON. WORKS (prorogata all’8 novembre) – secondo tariffa ordinaria (compresa nel costo anche la mostra CAVALLI, COSTUMI E DIMORE. La riscoperta della “Fiera di Saluzzo (sec. XVII)” di Carlo Pittara (prorogata all’8 novembre)

La tariffa di 1 euro sarà applicata anche agli Abbonati Musei (escluso Newton).

 

  • PALAZZO MADAMA – Museo Civico d’Arte Antica

Collezioni + mostra ARGENTI PREZIOSI. Opere degli argentieri piemontesi nelle collezioni di Palazzo Madama e ArtSite – 1 euro

La tariffa sarà applicata anche agli Abbonati Musei.

 

  • MAO – Museo d’Arte Orientale

Collezioni permanenti + nuova rotazione di kesa giapponesi “Petali e draghi tra i fili di seta” – 1 euro

La tariffa sarà applicata anche agli Abbonati Musei.

 

I musei osserveranno il consueto orario di apertura dalle 10 alle 19 (le biglietterie chiudono alle 18).

 

 

Programma degli appuntamenti:

 

Il Premio Pannunzio alla Presidente del Senato Alberti Casellati

La Presidente del Centro “Pannunzio”, Chiara Soldati, ha conferito il Premio “Pannunzio” 2020 alla Senatrice Maria Elisabetta Alberti Casellati, Presidente del Senato della Repubblica Italiana, prima donna a ricoprire tale incarico nella storia della Repubblica.

La Presidente Casellati è avvocato ed è stata per due volte sottosegretario di Stato e componente del Consiglio Superiore della Magistratura. E’ il terzo Presidente del Senato insignito del Premio “Pannunzio” dopo Giovanni Spadolini e Marcello Pera.

La Presidente ha aperto l’anno scorso, l’11 ottobre 2019, il 52° Anno Accademico del Centro “Pannunzio” con una lectio magistralis sul tema “Donne e politica” nell’Aula Magna del Rettoraro dell’Università di Torino.

E’ tempo di “CuneiForme”

Da Racconigi a Bra, da Fossano a Cavallermaggiore Nuova rassegna culturale in Granda a firma di “Progetto Cantoregi”

Dal 26 settembre al 27 novembre Racconigi (Cuneo)

Dalle attrici Lella Costa ed Eliana Cantone insieme a Saverio La Ruina, agli storici Giovanni De Luna e Aldo Agosti, dal meteorologo Luca   Mercalli alla Compagnia di danza “Abbondanza Bertoni” fino all’alpinista che ha scalato tutti i quattordici Ottomila del pianeta, senza ossigeno né portatori d’alta quota, Nives Meroi: tra letteratura, teatro, danza, musica e sport atterra in Granda, da sabato 26 settembre e fino a venerdì 27 novembre, la prima edizione di “CuneiForme”. L’evento che si presenta all’insegna della “pluralità” – più discipline e linguaggi artistici contemplati, più luoghi attraversati, più varietà nella scelta degli ospiti, più tematiche su cui riflettere e varianti di anno in anno, nonché più soggetti pubblici e privati coinvolti – è ideato ed organizzato dalla Compagnia Teatrale “Progetto Cantoregi” e idealmente intende impugnare il testimone del Festival “La Fabbrica delle idee” che la stessa Compagnia (guidata da Marco Pautasso) ebbe a realizzare fino al 2017 nell’ex Ospedale Psichiatrico di Racconigi. “Il nome scelto, ‘CuneiForme’, ospita in sé diverse suggestioni – tengono a precisare gli organizzatori- perché richiama il territorio del Cuneese, ma anche le forme espressive delle diverse discipline artistiche, rimanda inoltre a uno strumento incisivo come il cuneo (perché incisiva intende essere la rassegna) e a una scrittura, quella cuneiforme, usata dai Sumeri e dagli Assiro-Babilonesi, innovativa per quei tempi, così come innovativo intende essere il nuovo progetto culturale”. Innovativo e itinerante. In giro per la terra di Langa. Il palcoscenico dell’iniziativa vedrà infatti coinvolte tante piazze del cuneese, con Racconigi (e con la Soms, sede di “Progetto Cantoregi”, come quartier generale), ma anche, per questa prima edizione, con il coinvolgimento delle Città di Bra, Cavallermaggiore e Fossano. Al centro del programma e fil rouge dei molti eventi, sarà un tema di stretta attualità. E diverso ad ogni edizione. Tema di quest’anno: “Re(L)azioni”, giocando sul doppio lemma “relazioni” e “reazioni”. “Il mondo in cui viviamo – dicono ancora i responsabili – è, infatti, continuamente plasmato da relazioni e reazioni sul piano sociale. Oggi, per giunta, largamente rivoluzionate a seguito della crisi sanitaria che attraversiamo e che ha dettato nuove regole per l’espressione degli affetti. Molti legami si sono stretti, in modo imprevisto, altri sono svaniti. Si indagherà quindi a tutto campo sul mondo relazionale: dai rapporti famigliari a quelli amorosi, da quelli con il diverso a quelli di amicizia (virtuale o digitale), dalle relazioni e dagli scambi tra comunità, paesi e civiltà, al rapporto tra il singolo e la natura e l’ambiente, dal rapporto con le passioni, la morte, la sessualità e la vecchiaia, fino alla relazione con se stessi”. Sette gli appuntamenti con ospiti e spettacoli di grande interesse e programmati per circa due mesi, secondo questo calendario:

  • Sabato 26 settembre, ore 21, Soms di Racconigi: l’attrice Eliana Cantone, de “Il Mutamento Zona Castalia, porta in scena “Favola di un’altra giovinezza”
  • Venerdì 2 0ttobre, ore 21, Soms di Racconigi: gli storici Giovanni De Luna e Aldo Agosti indagheranno sulla passione per il calcio e la propria squadra, l’unica relazione che dura una vita
  • Mercoledì 30 settembre, ore 21, Soms di Racconigi: l’attore Saverio La Ruina si esibisce in “Mario e Saleh”
  • Sabato 3 ottobre, ore 21, Cinema-Teatro “I Portici” di Fossano: l’attrice e scrittrice Lella Costa in “Questioni di cuore”
  • Mercoledì 4 novembre, orario da definire, Teatro “Politeama” di Bra: il meteorologo Luca Mercalli parlerà della nostra relazione con ambiente e clima, com’era e come sarà dopo la pandemia
  • Novembre, giorno e ora da definire, Soms di Racconigi: la Compagnia di danza “Abbondanza Bertoni” in “La morte e la fanciulla”
  • Venerdì 27 novembre, orario da definire, Teatro “San Giorgio”, Cavallermaggiore: l’alpinista Nives Meroi metterà a nudo il rapporto dell’uomo con la montagna e con la natura estrema.

Gli appuntamenti con gli autori sono a ingresso gratuito. Prenotazione consigliata 335.8482321 –– info@progettocantoregi.it

Gli spettacoli sono a ingresso a pagamento. Info: 335.8482321338.3157459 – www.progettocantoregi.it – info@progettocantoregi.it Fb ProgettoCantoregi – Tw @cantoregi – IG progettocantoregi

g.m.

 

Nelle foto

– Lella Costa
– Giovanni De Luna
– Eliana Cantone
– “Abbondanza Bertoni”
– Nives Meroi