CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 488

I Cimbri dei sette comuni dell’Altopiano di Asiago

ISOLA GERMANOFONA NELLE ALPI. INTERVISTA CON GIANCARLO BORTOLI PRESIDENTE DELL’ISTITUTO DI CULTURA

 

Quando si parla di ‘cimbri’, soprattutto in chi ha fatto studi classici, la memoria rimanda a quella tribù di origine celtica o germanica che, assieme ai Teutoni ed agli Ambroni invase il territorio della Repubblica di Roma alla fine del II secolo a.C. ma venne annientato definitivamente nella battaglia di Vercelli, alla confluenza del Sesia con il Po nel 101 a.C. Ai giorni odierni, però, c’è un termine il ‘Cimbro’ che contraddistingue una lingua parlata  nei Sette Comuni Vicentini dell’Altopiano di Asiago, nei Tredici Comuni Veronesi e a Luserna in Provincia di Trento che vanno a contraddistinguere una realtà che nulla ha a che vedere con le popolazioni germaniche sterminate dalle legioni romane. I Cimbri sono una realtà di boscaioli e contadini che dopo l’anno Mille lasciarono il territorio dell’attuale Baviera per insediarsi nel Nord Est, popolazione germanofona che nel corso dei secoli si integrò con i vicini di lingua romanza pur preservando tradizioni e lingua. Durante il Novecento subì una serie di discriminazioni che portarono ad una drastica riduzione di coloro che la parlavano e solo negli anni Settanta è iniziato un processo di ricoperta dell’identità cimbra. Su quest’onda è stato fondato nel 1973 a Roana l’Istituto di Cultura Cimbra di Roana, fondato e fortemente voluto da Sergio Bonato, attuale vice presidente dopo esserne stato per anni il dinamico propulsore. Oggi è presieduto da Giancarlo Bortoli. Nato ad Asiago in Contrada Cuba il 16 febbraio 1951, alle ore 3.30, come si legge sul duo profilo in internet, già vice presidente della Provincia di Vicenza e presidente della Comunità Montana dei 7 Comuni, Bortoli è anche autore di diversi studi ed articoli sui Cimbri e sui Sette Comuni dell’Altipiano di cui è un profondo conoscitore. Lo abbiamo incontrato nella sua casa di Asiago in un pomeriggio di fine agosto ed è stato uno di quei colloqui che ti arricchiscono dalla prima all’ultima parola.

Cosa c’entrano i Cimbri dei 7 Comuni con quelli che vennero sterminati da Caio Mario ?

Non c’entrano nulla. Tutto è nato da un equivoco dei colti del Trecento che non si spiegavano che negli attuali 7 Comuni dell’Altipiano e nei 13 del Veronese si parlasse una lingua che somigliava al tedesco e che i tedeschi non capivano. Si era pensato che il nome dei cimbri si fosse radicato anche nella nostra popolazione, ma con alla base un equivoco sul significato di ‘Tzimbar’. A questa opinione se ne sono aggiunte altre sulla derivazione gotica. L’abate Agostino Dal Pozzo,, nato a Castelletto di Rotzo nel 1732 fece una lunga dissertazione nella sua opera fondamentale ‘Memorie storiche dei Sette Comuni vicentini’ e dice che i documenti più antichi risalivano agli Ezzelini.

Rimane il fatto che la lingua è un vernacolo germanico ….

Nell’Ottocento l’Altopiano venne visitato, per curiosità, dal filologo Andreas Schmiller, ricercatore e studioso delle antiche lingue tedesche. Egli ritenne che gli abitanti dell’Altipiano fossero popolazioni di origine bavarese, trovando un punto di collegamento con un documento del 1050 proveniente dal ‘Benediktbauer’ (monastero) benedettino, in Baviera, famoso perché sono raccolti i manoscritti dei ‘Carmina Burana’. La pergamena in questione dice che ‘in tempore famis’ molte famiglie fuggirono dal Monastero. La conclusione è che diverse famiglie incomente la carestia, fuggirono in Italia, dove le campagne erano state abbandonate.

La teoria fu che venne seguita la strada dei monasteri benedettini nelle aree del Veneto.

Lei su questo ha delle riserve ?

Non credo che il nostro popolo sia immigrato nello stesso anno. Ad esempio il capostipite dei Bortoli è ad Asiago nel 1437, essendo stato ricostruito l’albero genealogico. Non tutti poi sono arrivati dallo stesso luogo. La Baviera era all’epoca lo stato più grande della Germania. Importante è che tutto questo è avvenuto dopo l’anno Mille.

Poc’anzi ha citato gli Ezzelini, il più famoso dei quali fu Ezzelino Da Romano, fedele alleato dell’Imperatore Federico II di Svevia, perché ?

Gli Ezzelini in contrato con i padovani avevano una presenza forte sull’Atopiano, con Gastaldo e possedimenti a Rotzo, Gallio, Enego, Foza. Ezzelino era tedesco e aveva portato con se parte del suo esercito che si è insediato qui. Si diceva che considerasse la gente di montagna come i suoi scudieri più fedeli.

L’Altipiano è sempre stata una zona a forte connotazione religiosa, ma i 7 Comuni dipendono dal Vescovo di Padova come mai?

Va precisato che la religiosità cristiana era frammista a quella del paganesimo nordico 8così scrive l’Abate Dal Pozzo). Quanto alla Diocesi di Padova e non di Vicenza dipende dall’intenso rapporto che da sempre ha legato i 7 Comuni con Padova, in particolare per la transumanza delle pecore specie lungo l’asse fluviale (la via è conosciuta come L’Arzeron de la Regina) e della vendita di lana all’industria laniera di Padova, che in epoca romana era il più importante centro laniero dell’Impero, nonché dei formaggi cui poi si associò l’ultimo prodotto della filiera lattiero casearia: i salimi.

Certamente la connotazione religiosa è sempre stata forte. Per necessità linguistiche i sacerdoti venivano ricercati austriaci o tedeschi ed effettivamente Asiago e l’Altipiano dipendono dalla Diocesi di Padova e non da quella di Vicenza. Le chiese, poi, erano costruite dal popolo e in diritto canonico chi costruisce la chiesa nomina il rettore e lo deve pagare. Negli anni Quaranta/Cinquanta si è cercato di superare questa situazione ma ad Asiago sono ancora i capifamiglia che hanno il diritto di eleggere l’arciprete. Soltanto ad Asiago il rapporto comunità/parrocchia è oggetto di un contratto simile al concordato.

Cosa è rimasto della lingua e della cultura cimbra ?

Il Cimbro vive ancora nei toponomi, in qualche espressione e nella ripresa della cultura, della ricerca delle origini. L’Istituto di Cultura Cimbra di Roana organizza ogni anno corsi di lingua e cultura cimbra, ha curato la riedizione di diverse pubblicazioni, nonché di specifiche ricerche e traduzioni (come Schmeller), vocabolari, antiche favole e sponsorizzato studi storici e linguistici. Il Museo di Roana è, grazie all’apporto dei volontari, un eccellente punto di riferimento.

Ad Asiago e nell’Altipiano di parla dei ‘profugati’, una storia della Prima Guerra Mondiale spesso ignorata dai libri di storia …

Quando cade la prima bomba ad Asiago, tirata dagli Austriaci, le campane suonano a martello, la gente scappa prima verso Gallio poi verso la pianura e si incrociano con i soldati che stanno salendo. La scena è narrata con drammatica intensità nel libro di Emilio Lussu ‘Un anno sull’Altipiano’. Arrivati a Vicenza sono accolti con malfidenza perché parlano in tedesco, o almeno così pensa la gente. Mussolini sul Popolo d’Italia scrive, ‘quando li vedete sputategli addosso’. Eppure gli abitanti dell’Altipiano erano italiani a tutti gli effetti dalla cessione del Veneto all’Italia. Hanno partecipato alle guerre per l’Indipendenza, con nomi prestigiosi, ed alla spedizione dei Mille (il caso del generale Lobbia) furono valorosi combattenti nella Grande Guerra: molti i decorati ….

Iniziò lì la perdita della lingua ?

Se i bambini parlavano in cimbro si prendevano magari una sberletta . Con il fascismo, poi, non si è parlato più ed i nomi sono stati italianizzati come è avvenuto in Alto Adige.

Quando è iniziata la rinascita linguistica ?

Con il secondo dopoguerra sono ripresi l’orgoglio e l’idea di riproporre la lingua cimbra con l’ausilio di persone anziane che ancora lo parlavano. Alla fine degli anni Sessanta, poi, si è ripresa la voglia di identità che non era mai stata smarrita. Così nel 1973 è nato l’Istituto di Cultura Cimbra di Roana con primo presidente Sergio Bonato, mentre Umberto Matello Martalar ha portato a termine e pubblicato il ‘Dizionario della lingua Cimbra dei Sette Comuni vicentini’ a cura dell’Istituto di Ricerca ‘A. Dal Pozzo’ di Roana. A questo va aggiunto il rinato interesse anche da parte germanica da parte del ‘Curatorium Cimbricum Bavarensis’ e l’intervento dello studioso Hogo Resch. Tutto questo non è stato un fuoco di paglia ma ha visto anche il coinvolgimento di un Gruppo giovani che è un’importante risorsa.

Tra i 7 Comuni ed il Piemonte c’è un legame con Fra’ Dolcino ?

Ho scritto un racconto ‘Margareta e Fra’ Dolcino. Amore e Libertà. A.D. 1299’. Dolcino fu a Rotzo nel 1299 e, probabilmente, ha gettato il seme di quello spirito comunitario che è rimasto negli usi civici per boschi e pascoli di proprietà collettiva.

 

Con questo primo articolo abbiamo voluto aprire uno spiraglio su uno dei popoli germanofoni delle Alpi, eppure legati alla storia d’Italia sin da quando i 7 Comuni costituivano la Reggenza della Repubblica sotto la Repubblica di Venezia. Ma questa è un’altra storia, sui cui ritorneremo.

 

Massimo Iaretti

 

 

Festeggia il suo primo compleanno la Gian Giacomo Della Porta Editore

Una  giovane casa editrice attenta e vicina al mondo degli autori

La Gian Giacomo Della Porta editore ha festeggiato il suo primo anno di vita; è, infatti, una casa editrice di nascita recente, avvenuta il 9 novembre 2020, che si è  subito voluta contraddistinguere per la sua capacità e volontà  di porsi più  vicina al mondo degli autori, per comprenderne le difficoltà e per superarle insieme.

Una sfida che è  riuscita perfettamente a affrontare in questo primo anno di attività la casa editrice fondata dal poeta torinese Gian Giacomo Della Porta, che ha dimostrato come editoria e poesia possano costituire un sottile fil rouge, a volte inscindibile. L’amore per la scrittura, infatti, e il suo desiderio di rendere i testi reali e vivi sulla carta si sono accompagnati alla sua profonda passione poetica. Un testo edito dalla casa editrice è  quello intitolato “Salvi a metà”, volume di poesie in cui Gian Giacomo Della Porta ripercorre i miti romantici  letterari legati alla figura del poeta, cercando di smitizzarli. Molti i libri che sono stati editati in questo anno di vita dalla casa editrice Gian Giacomo della Porta Editore, alcuni di narrativa, altri di poesia, altri ancoradi saggistica. Tra i volumi di narrativa, ad esempio, il romanzo dal titolo “Io non ti voglio più “ dell’autrice Mara Antonaccio, e “Il niente che è  tutto” di Marianna Ansaldi. Il primo dei due libri, che si può  ascrivere a generi diversi, riuscendo a racchiuderli in una sintesi perfetta, si potrebbe definire un romanzo di formazione anche a carattere autobiografico per i numerosi riferimenti rispetto alle vicende della vita dell’autrice, biologa di origine pugliese, ma torinese di adozione. Il secondo si pone come la riflessione dell’autrice verso se stessa, il suo desiderio di non abbandonare mai la tenacia e la voglia di combattere che l’hanno contraddistinta in passato.

La casa editrice ha anche editato saggi, tra cui un testo dal titolo “Social Media”, un’interessante indagine  condotta a due mani dal giornalista Guido Barosio e da Raffaella Cenni sulle modalità  con cui, nell’era della comunicazione, siano i social media guidino il flusso delle informazioni, da quelle private a quelle professionali.

La casa editrice ha poi editato la raccolta “Donne che leggono”, silloge di poesie tutte al femminile, dapprima pubblicate sui social media, composte da donne che hanno trasmesso esperienze di vita e emozioni personali.

Tra i testi poetici editati quello intitolato “Volgar’Arte”, dell’autore Pierangelo Cardia, una silloge che si presenta come il diario speculativo di un uomo capace di riflettere sulla solitudine, con la lucidità propria di chi ha scoperto la strada della saggezza.

In occasione del centenario della nascita, la Gian Giacomo Della Porta Editore ha anche presentato il bando del Premio letterario intitolato a Maria Luisa Spaziani, poetessa, traduttrice e aforista di origine torinese, che a lungo soggiornò in Francia, a Parigi, a  partire dal 1953, anno del conseguimento di una borsa di studio.Dalla conoscenza e dal sodalizio artistico con lo scrittore Eugenio Montale prese avvio la stagione poetica di Maria Luisa Spazianiche, a metà  degli anni Cinquanta, pubblicò la sua prima raccolta di liriche intitolata “Le acque del sabato”, nella collana Lo Specchio.

Alla scrittrice, di cui ricorrerà nel 2022 il centesimo anniversario della scomparsa, è dedicato questo Premio letterario

Mara Martellotta 

Luca Mercalli e Giobbe Covatta ospiti di “CuneiForme” a Bra

“Noi e l’ambiente” /”SCOOP (Donna Sapiens)”  Venerdì 5 e sabato 13 novembre

Bra (Cuneo)

Un climatologo, di quelli che vanno oggi per la maggiore, volto noto della Tv. E un attore comico, anche lui di ampia notorietà e forte richiamo. Luca Mercalli e Giobbe Covatta. Sono loro i prossimi ospiti della rassegna “CuneiForme 2021”, realizzata dall’Associazione Culturale “Progetto Cantoregi” e da “Le Terre dei Savoia”, dedicata quest’anno al tema di assoluta attualità del “riCostruire”.  Primo appuntamento, il prossimo venerdì 5 novembre, con Luca Mercalli, climatologo torinese, classe ’66, presidente della “Società Meteorologica Italiana” e docente di “Sostenibilità Ambientale” (materia che lui stesso sperimenta ogni giorno in prima persona “vivendo in una casa a energia solare, viaggiando in auto elettrica e coltivando l’orto”) presso l’“Università di Torino-SSST”, in Svizzera e in Francia. Mercalli terrà al Teatro “Politeama” di Bra ( piazza Carlo Alberto 23ore 18,30) una lezione dal titolo “Noi e l’ambiente”, incentrata sul tema attualissimo dell’“emergenza climatica”. Com’è cambiata la nostra relazione con l’ambiente? Come “riCostruire” un rapporto sano e rispettoso con l’ambiente, l’ecosistema, il clima? Sono alcune delle domande a cui la lezione di Mercalli darà sicuramente convincenti risposte. L’incontro, aperto al pubblico e gratuito, è realizzato in collaborazione con la Città di Bra.

Ingresso fino a esaurimento posti e consentito ai possessori di Green Pass. Prenotazione consigliata. Info: 349.2459042 – info@progettocantoregi.it.

A ruota di Luca Mercalli, sarà l’attore comico Giobbe Covatta l’ospite successivo di “CuneiForme”. L’appuntamento è per sabato 13 novembre, alle ore 21, sempre al Teatro “Politeama” di Bra, dove l’attore tarantino presenterà il suo nuovo spettacolo “SCOOP (Donna Sapiens)” realizzato insieme alla moglie Paola Catella e che vuole dimostrarci, col suo linguaggio irriverente e provocatorio, la superiorità della donna sull’uomo. Altro tema che più attuale non si può. E per convalidare il quale, il comico spazia dalla storia, alla sociologia, alla medicina e da ogni punto di vista il maschio della razza umana esce sempre perdente e ridicolo rispetto alla donna. Non mancano interviste impossibili con personaggi importanti che supportano tale tesi: da Dio stesso, che svela gli esilaranti retroscena della creazione dell’uomo e della donna, fino a un improbabile uomo del futuro che ci mette in guardia sui rischi di un mondo assoggettato all’arroganza maschile, passando per Nello, il povero membro maschile che chiede aiuto per le sue pessime condizioni di vita, schiavo dei ridicoli appetiti sessuali del suo padrone. Giobbe Covatta dimostra in una narrazione divertente  e surreale il proprio amore e rispetto per le donne, a cui dedica nel finale un poetico omaggio. “Donna Sapiens: il maschio è una specie animale o una specie di animale?” é anche un libro, edito da Giunti nel 2020, scritto sempre da Giobbe Covatta e Paola Catella. Un racconto intelligente ed esilarante: perché “per cambiare il mondo non c’è nulla di meglio che ridere di noi stessi, dei luoghi comuni a cui troppo spesso non ci ribelliamo”.

L’ingresso è consentito ai possessori di Green Pass.

Biglietti: 10 euro intero / 8 euro ridotto.

Prenotazione consigliata. Info: 349.2459042 – info@progettocantoregi.it.

  1. m.

Nelle foto

–         Luca Mercalli

–         Giobbe Covatta: Photo da sito “AgenziaMismaonda creazioni”

Il cucchiaio di Teodorico

Teodorico, Ravenna e il mausoleo del re ostrogoto. A scuola, almeno ai miei tempi, si studiava velocemente quel periodo storico per arrivare in fondo a tutti i costi al programma di studio dell’anno in corso e di strada da fare per i prof ce n’era tanta.

Si trascurava l’Alto Medioevo forse per non perdere troppo tempo con dei barbari sanguinari che uccidevano solo e si comportavano in modo selvaggio, per esempio strappando con le mani la carne da mangiare, divorando il cibo come animali, un po’ come si vede nei film. Ebbene, oggi sappiamo qualcosa di più. Teodorico e la sua corte gota erano tutt’altro che barbari e già 1500 anni fa mangiavano a tavola con forchette, cucchiai e coltelli. Usavano le posate, perbacco, come noi.
La “scoperta” è stata fatta a Ravenna, mitica città, la Bisanzio sull’Adriatico, tre volte capitale d’Italia. Le posate degli Ostrogoti sono state trovate durante un campagna di scavi nella zona di Classe di Ravenna, sede della flotta romana e porto commerciale che rese la città una potenza mediterranea, e ora sono esposti nel nuovo Museo Classis vicino alla basilica di Sant’Apollinare. I preziosi reperti emersi dal fango non erano gioielli e monete d’oro ma una coppa e sette cucchiai d’argento con disegni, dorature e soprattutto un monogramma speciale, il sigillo di Teodorico. Nato in Pannonia, parte dell’attuale Ungheria, Teodorico si allea con i romani, assedia Ravenna occupata da Odoacre e la conquista. Governerà l’Italia per una trentina d’anni e morirà a Ravenna nel 526. Le stoviglie del sovrano ostrogoto sono state rinvenute nel 2005 ma inizialmente non si pensava che appartenessero a un personaggio così importante.
Secondo gli archeologi il ritrovamento del “tesoretto” di Classe va fatto risalire all’arrivo dei Longobardi che nel 751 cacciano i bizantini da Ravenna. Le truppe di Liutprando occupano la città e molta gente fugge e tra loro ci sono anche i discendenti dei goti che fanno in tempo a mettere al sicuro in una buca l’argenteria da tavola. Passano i secoli, il territorio subisce profonde trasformazioni, il porto di Classe sparisce e tra le rovine gli studiosi trovano anche sette delicatissimi cucchiai insieme a un piccolo piatto. Inizialmente si parla di “tesoretto bizantino” ma ulteriori più dettagliati studi datano quel prezioso materiale all’epoca di re Teodorico che sigla il manico di un cucchiaio. Una firma reale tutta speciale con una croce e sei lettere.
Tutto ciò si può vedere nel museo Classis di Ravenna (un ex zuccherificio) che presenta al visitatore la storia millenaria della città, dalle origini etrusco-umbre fino all’Alto Medioevo con centinaia di reperti archeologici. Un viaggio che spazia dall’epoca romana a quella gota, dai bizantini al medioevo ravennate. Oltre ad anfore, vasi e lucerne emersi dagli scavi del porto di Classe si vedono statue, mosaici, lapidi funerarie, un mosaico pavimentale del Palazzo di Teodorico, ricostruzioni 3D e filmati. Gli orari per visitarlo: da martedì a venerdì 10-17, sabato e domenica 10-18, lunedì chiuso.
Filippo Re

Torino capitale dell’arte contemporanea internazionale, torna Artissima

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Artissima torna con la sua ventottesima edizione, rassegna diretta ormai da cinque anni  da Ilaria Bonacossa

La kermesse di arte contemporanea e ‘in programma all’Oval di Torino da venerdì 5 a domenica 7 novembre.

Esporranno 154 gallerie da 37 Paesi, il 56% saranno espositori stranieri, 9 i premi assegnati in fiera con oltre 50 curatori e direttori di giurie. All’Oval   le quattro sezioni storiche: Main Section, New Entries, DialogieMonologue e Art Spaces & Editions. Online dal 4 al 9 novembre e fisicamente in tre mostre collettive nel padiglione fieristico saranno visitabili le tre sezioni di Artissima XYZ, la piattaforma digitale che propone le tre sezioni PresentFuture, Back to the future e Disegni.

Grafica ed ex Libris a Casale

Grande successo di pubblico e critica sta ottenendo, nel Castello Paleologo di Casale Monferrato, la XIV biennale °Grafica ed ex Libris° organizzata dal gruppo ° Arte Casale° di Antonio Barbato, Pio Carlo Barola e Gian Paolo Cavalli.

La rassegna, che valorizza gli spazi adibiti a mostre, in particolare la splendida Sala Chagall, si avvale di cinquecento opere provenienti da ogni parte del mondo attraverso tutte le tecniche di incisione. Si tratta di una bella occasione per avvicinare ad una disciplina,.considerata di nicchia, anche il grosso pubblico.
GRB

“La famiglia”: l’opera di Theo Gallino al club Ronchiverdi

Sarà esposta dal 4 novembre prossimo, in occasione di Artissima

 

Dal 4 novembre prossimo, in occasione di Artissima, il club RonchiVerdi, in corso Moncalieri 466/16, propone l’esposizione dell’opera di Theo Gallino dal titolo “La famiglia”.
L’Associazione Alessandro Marena presenta questa installazione, in concomitanza con la personale “La valle dei pollini” a Villa Sassi. L’artista Theo Gallino ha allestito una delle sue opere più suggestive nello spazio antistante il Club Ronchiverdi. Oltre alla pittura, l’artista si è dedicato alla grafica, alla fotografia e alla ceramica.
Nativo di Poirino, attualmente egli vive e lavora a Chieri. La ricerca di tecniche, mezzi e nuovi materiali per sperimentare idee e progetti innovativi rappresenta la peculiarità dell’arte di Theo Gallino, che negli ultimi anni si è concentrato sul fumetto. Ha utilizzato un procedimento in base al quale ha stampato su carta speciale e poi trasferito su floc, o importando direttamente su tela fotografica, protetta dal pluriball, che è diventato un materiale simbolo di una salvaguardia più intima e personale.
La rappresentazione plastica dei fragili e impalpabili piumetti globosi del tarassaco in sculture esili creano un impatto visivo e emotivo estremamente sorprendente, tanto più se si considera che i filiformi stelo in ferro emergono da accumuli di mattoni con calchi di pluriball.
L’opera intitolata “La famiglia” mostra un chiaro riferimento alla natura, che si mescola alla materia artificiosa e tecnologica, a sua volta richiamando il potere taumaturgico dell’uomo, partecipe e al tempo stesso ideatore di mondi e installazioni ambientali, che raccontano nuove vite possibili e universi immaginifici da contemplare da diversi punti di vista.
Gallino, con i suoi gusti filiformi che si allungano verso l’alto e i cumuli di mattoni da cui si generano nuove possibili vite, risponde all’indifferenza del mondo, utilizzando una geniale e stimolante capacità narrativa, che è alla base della sua creatività.

Mara Martellotta

Coro Edelweiss – 70 anni di canti! 

Il Coro Edelweiss, in accordo e con il supporto del CAI Torino di cui fa parte, intende celebrare questo importante evento, pur con un anno di ritardo, in una sede prestigiosa realizzando un concerto che coinvolgerà gli appassionati di canti popolari e di montagna.

Il coro intende festeggiare tale ricorrenza, che pochi cori possono vantare in Italia, con varie manifestazioni tra cui la più importante sarà un concerto che si terrà il 13 novembre 2021 presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino. E’ importante ricordare che il coro Edelweiss ha realizzato nel corso della sua lunga storia centinaia di concerti in Italia ed all’Estero di cui una parte significativa in Torino e regione anche a sostegno di attività di carattere benefico e registrato numerosi CD e DVD. Inoltre ha partecipato in collaborazione con la Biblioteca Nazionale del CAI ed il Museo della Montagna a manifestazioni artistiche e culturali come “Leggere la Montagna” e “La Montagna InCantata” ed ha preso parte anche ad altre importanti manifestazioni del CAI, l’ultima lo scorso 2 ottobre con un evento memorabile “Walter Bonatti – Sognare ancora” eseguito sempre al Conservatorio. Si celebrerà questa importante tappa del nostro percorso con un programma ricco di sorprese per il nostro pubblico ed il Coro La Grangia, che sarà ospite, darà un magistrale contributo all’evento. Il Coro Edelweiss intende continuare a portare il proprio contributo non solo alla salvaguardia ed alla valorizzazione del patrimonio artistico qual è il canto popolare e di montagna ma anche alla promozione della cultura di montagna intesa come rispetto e difesa dell’ambiente e delle tradizioni. A tutti i partecipanti al concerto verrà dato in omaggio un cd del coro festeggiato. Per rispettare l’emergenza Covid verrà richiesto all’ingresso l’esibizione del green pass ed il controllo della temperatura.

  • costo biglietto: € 10,00
  • punti di pre-vendita:
    • Segreteria CAI Torino – Via Barbaroux 1 (tel. 54.60.31)
    • Ristorante Monte dei Cappuccini (tel. 011-66.00.302)
    • Libreria della Montagna – Via Sacchi 26 bis (tel. 011-562.00.24)

“Libera Chiesa in libero Stato”: conferenza su Cavour in memoria del prof Levra

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Lunedì 8 novembre alle ore 17 nella sala Consiglieri della Città Metropolitana a Palazzo Cisterna (via Maria Vittoria 12), il Centro “Pannunzio” organizza un incontro sul tema:

Il prof. Quaglieni

“CAVOUR, LA LAICITA’ DELLO STATO, LA LEGGE DELLE GUARENTIGIE” in occasione dei 150 anni dalla promulgazione della legge che regolò i rapporti tra Stato e Chiesa fino al 1929, data del Concordato fascista. Nell’incontro verrà ricordato il prof. Umberto Levra, recentemente scomparso, che avrebbe dovuto essere uno dei relatori, in quanto storico risorgimentalista illustre. L’ex Sindaco di Torino Valentino Castellani, che collaborò con lui quando Levra era Presidente del Museo Nazionale del Risorgimento, lo ricorderà. Lo storico risorgimentalista prof. Pier Franco Quaglieni, autore di molti saggi sulla laicità e curatore del volume “Cavour tra Stato e Chiesa”, parlerà di Cavour, del “libera Chiesa in libero Stato” e delle Guarentigie. Introdurrà Federica Albano, Dottore di ricerca ed ex allieva del prof. Levra. Verranno letti dall’attore Bruno Pennasso alcuni passi di un saggio di Umberto Levra sui temi dell’incontro.

La rassegna mensile dei libri di ottobre

Torniamo a occuparci dei libri più letti e commentati dai membri del gruppo FB Un libro tira l’altro ovvero il passaparola dei libri nel mese di ottobre 2021.

Speciale Nobel 2021

Nel mese che ha visto assegnare il premio Nobel a Abdulrazak Gurnah il post più cliccato dai nostri lettori è proprio Il Disertore (Garzanti, 2021); il nuovo premio Nobel per la fisica è invece italiano e autore di un interessante saggio divulgativo, La Chiave, La Luce e L’Ubriaco di Giorgio Parisi (Di Renzo Editore, 2021); infine, rimanendo in tema, una discussione molto interessante ha riguardato Anna Politkovskaja e vi rimandiamo all’approfondimento su dei lei, a cura della nostra redazione Dmitrij Muratov, NOBEL PER LA PACE 2021, dedica il suo premio alla scrittrice Anna Stepanovna Politkovskaja;

Andar per libri e non solo

Attraverso i romanzi vincitori del premio Strega, raccontare l’Italia e i cambiamenti sociali e di costume che l’hanno segnata negli anni, per promuovere la conoscenza della nostra narrativa più recente: è l’obiettivo di Nel nome della Strega – Su e giù per un’Italia letteraria, ciclo di incontri presso la Biblioteca di Busto Garolfo, a cura di Cristina Costa e Maria Grazia Farollo . Calendario completo e informazioni sul sito della biblioteca o sulla pagina FB de Il Passaparola dei libri.

Speciale scrittori emergenti

In collaborazione con Novità in libreria, vi invitiamo a conoscere con noi il collettivo letterario Lulu che fa storie (www.luluchefastorie.it), fondato nel 2018 da Cristiana Danila Formetta: il collettivo offre interessanti opportunità per gli autori esordienti senza dimenticare l’etica che dovrebbe sostenere ogni iniziativa editoriale.

Incontri con gli autori

Da poco Claudio Piersanti ha vinto il Premio Boccaccio: questo mese vi presentiamo l’intervista che ha gentilmente rilasciato alla nostra redazione l’autore di Quel Maledetto Vronkj (Rizzoli).

In ottobre, novitainlibreria.it ha incontrato Marco Ferrentino, scrittore al suo esordio con il romanzo fantasy May Tomorrow Never Come, (Bookabook); Katia Calandra é una scrittrice urbinate, autrice di romanzi come La vita fra i capelli (Altromondo, 2015), Lo chiamavano Geronimo (Aras, 2016) e Scodì (Monetti 2018) : da poco è tornata in libreria con La Cucitrice (Bookness, 2021) e noi l’abbiamo intervistata; Annalisa Coluzzi e Marco Muscarà sono gli autori di Non fidarti di Cappuccetto Rosso pubblicato da Edizioni Efesto: la nostra redazione ha fatto una chiacchierata con loro e potete leggerla sul nostro sito.

Leonardo Alessandro Tridico è l’autore di Namowal, un romanzo ambientato nell’antica Cina: scoprite il suo autore leggendo l’intervista che ha rilasciato alla nostra redazione.

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