CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 487

La verità di Craxi in un romanzo più vero dei saggi

Parigi – Hammamet”, thriller sino ad oggi inedito, pubblicato recentissimamente da Mondadori, a cura della Fondazione Craxi, è un romanzo di finzione narrativa, ma che presenta per certi versi fatti veritieri o comunque verosimili…

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La verità di Craxi in un romanzo più “vero” dei saggi

Cavalli, costumi e dimore

“La riscoperta della ‘Fiera di Saluzzo’ (sec. XVII)’ di Carlo Pittara

In mostra alla GAM di Torino, l’opera maestosa dell’artista torinese che fondò la Scuola di Rivara. Fino al 13 aprile 2020


Imponente. Magnifica. Di straordinaria e minuziosa resa realistica, dopo trentotto anni dall’ultima esposizione, nell’estate del 1981 a Palazzo Madama (nell’ambito della mostra “Alfredo D’Andrade. Tutela e restauro”) torna a mettersi in mostra la maestosa “Fiera di Saluzzo (sec. XVII)”, presentata per la prima volta da Carlo Pittara (Torino, 1835 – Rivara, 1891) nel 1880 alla IV Esposizione Nazionale di Belle Arti di Torino, acquistata in allora dal barone Ignazio Weil-Weiss e solo nel 1917 donata da uno dei figli del barone alla GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino. Dalle dimensioni monumentali ( 4,08 metri di altezza per 8,11 di larghezza), la tela – una sorta di grande affresco, “se non addirittura la premonizione di una visione da cinemascope” – aveva richiesto circa due anni di lavoro e un lungo processo creativo, di cui purtroppo non si conoscono studi preparatori né bozzetti. Tema della composizione, è l’affollata rappresentazione di una fiera seicentesca ambientata poco fuori le mura di Saluzzo, dove assoluti prim’attori ( accanto ai soggetti umani, al paesaggio montano con quello stupendo Monviso sullo sfondo e agli edifici cittadini) sono in ispecie gli animali, molteplici e curiosi e perfino stravaganti nell’immagine e nella postura scelta dall’artista. All’indomani dell’esposizione a Palazzo Madama, il dipinto fu immediatamente avvolto su rullo e riposto nei depositi della GAM, che oggi (e fino al 13 aprile 2020) la ripropone alla visione pubblica in una mostra davvero eccellente, curata da Virginia Bertone e che vuole essere un’occasione di riscoperta, studio e approfondimento per indagare ancora una volta sulle motivazioni della grande raffigurazione.

In più “l’esposizione del dipinto – dicono gli organizzatori – ha permesso di verificare le sue condizioni conservative e a tale scopo è stato realizzato un nuovo telaio in sostituzione di quello non più utilizzabile del 1981”. Torinese (da molti ricordato come “pittore animalista” e seguace fedelissimo della “prosa del vero”), sicuramente fra i maggiori artisti dell’Ottocento piemontese, “narratore pacato, di bel respiro” secondo il grande Marziano Bernardi, Pittara si formò inizialmente alla scuola di Giuseppe Camino, per perfezionarsi in seguito nell’atelier ginevrino del “pittore di animali” Jean Charles Ferdinand Humbert e a Parigi, dove strinse forti rapporti di amicizia con artisti della Scuola di Barbizon, come Charle Jacque e Constant Troyon. E in mostra alla GAM, troviamo una ventina di opere del Pittara, che ben documentano questa sua formazione inderogabilmente improntata all’assoluta fedeltà al vero naturale, alla pittura d’impronta francese en plein air – non di rado accompagnata alla proposta di tematiche sociali mai gridate ma profondamente sentite, come ne “Le imposte anticipate” del 1865 – fino agli anni della Scuola (o piccolo Cenacolo) di Rivara, in Canavese, dove ogni estate, per un ventennio, si trovò a lavorare fianco a fianco con artisti come Ernesto Bertea e Vittorio Avondo insieme a quelli della cosiddetta Scuola Grigia Ligure, primi fra tutti Ernesto Rayper e il portoghese Alfredo D’Andrade. Fulcro centrale della mostra, capace di stregarti e immobilizzarti lì davanti a tempo pressoché indeterminato, resta comunque la sua sorprendente “Fiera” saluzzese del Seicento: una grande parata a scala naturale di cavalieri, personaggi in costume e moltissimi animali dalle specie più strane e diverse, dalle capre ai bovini, dai cavalli di razza a quelli da tiro, dagli animali da cortile ai cani, fino alla scimmietta asiatica ritratta sulla spalla di un giovane con lo scopo di attrarre l’attenzione sulla merce di un pittoresco venditore di chincaglieria. Al dipinto è stato affiancato anche un grande grafico che permette di individuare gli edifici e le dimore saluzzesi del tempo.

A concludere il percorso è una sezione dedicata all’Esposizione Nazionale del 1880 che propone i diversi acquisti della Città di Torino per il Museo Civico, come “La deposizione di Papa Silverio” del senese Cesare Maccari, fino a quadri facenti oggi parte delle collezioni GAM quali la “Fiera di animali a Moncalieri” di Felice Cerruti Bauduc, il singolare soggetto dell’ormai anziano Francesco Gonin, “Il primo cavallo domato dall’uomo” e “Le nubi”, ultima fatica di Antonio Fontanesi, ignorato ed escluso dalle premiazioni.

Gianni Milani

“Cavalli, costumi e dimore. La riscoperta della ‘Fiera di Saluzzo (sec. XVII)’ di Carlo Pittara”
GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 0114429518 o www.gamtorino.it
Fino al 13 aprile 2020
Orari: da mart. a dom. 10/18, lun. chiuso

 

Nelle foto

– Carlo Pittara: “Fiera di Saluzzo (sec. XVII)”, olio su tela, 1880
– Felice Cerruti Bauduc: “Fiera di animali a Moncalieri”, olio su tela, 1880
– Francesco Gonin: “Il primo cavallo domato dall’uomo”, olio su tela, 1880
– Antonio Fontanesi: “Le nubi”, olio su tela, 1880

 

Al via i lavori di costruzione a Omegna del museo dedicato a Gianni Rodari

Sono iniziati mercoledì 26 febbraio i lavori di sgombero dei locali situati in via Carrobbio a Omegna, destinati ad ospitare la sede del  primo Museo in Italia dedicato a Gianni Rodari, del quale ricorre quest’anno il centenario della nascita

Così come annunciato dall’amministrazione del capoluogo del lago d’Orta e dallo studio di architettura  Bianchetti, che ha in carico il progetto “Omegna Città della Creatività” finanziato dalla Fondazione Cariplo, i lavori sono partiti come da cronoprogramma e termineranno in tempo per l’allestimento e l’inaugurazione della struttura, che avverrà il prossimo 23 ottobre, nel giorno esatto del compleanno di Gianni Rodari. Per Sara Rubinelli, assessore alla Cultura e all’Istruzione di Omegna “l’inizio di questi lavori segna un momento davvero importante per la città. Questo Museo, infatti, può rappresentare il primo passo perché da Omegna si dipani una “cultura” di rilevanza nazionale, non solo locale. Sono certa che gli omegnesi sapranno cogliere con orgoglio questo momento storico, reso possibile dal sostanziale apporto economico di Fondazione Cariplo e dal nostro impegno a favore di tutta la comunità”. 

M.Tr.

La “Biblioteca” di Mario Lattes

In mostra al Polo del ‘900 di Torino, gli acquerelli e i disegni realizzati da Lattes per la sua indimenticata Antologia scolastica

Fino a domenica 8 marzo / Fra i vecchi e impolverati armamentari scolastici che da anni custodisco su in soffitta, credo di averne ancora alcune copie. Parlo di “Biblioteca”, l’Antologia in tre volumi– utilizzata dal sottoscritto in anni, e per più anni, inesorabilmente (ahimè) trascorsi come docente di Materie Letterarie arruolato nella scuola media torinese – scritta dalle bravissime colleghe Rosanna Bissaca e Maria Paolella con fantasiose ma rigorose illustrazioni di Mario Lattes, raffinato pittore scrittore ed editore, pubblicata dal 1992 ( e in uso fino al 2010) dalla stessa casa editrice diretta da Lattes, negli anni immediatamente successivi al secondo conflitto mondiale e fondata dal nonno Simone nel 1893.

Oggi scopro che quelle tavole – per la maggior parte mai esposte prima – fresche, delicate, semplici ma legate a filo doppio all’esigenza d’essere filologicamente aderenti al brano letterario interpretato con segni e colori, la Fondazione Bottari Lattes (nata nel 2009 proprio per tenere viva la memoria dell’artista), in collaborazione con S. Lattes & C. Editori, sotto la curatela di Francesco Poli, ha ben pensato di metterle in mostra, fino a domenica 8 marzo, al Polo del ‘900, in Palazzo San Daniele, via del Carmine 14, a Torino. Il che mi sembra assolutamente importante per cogliere i profondi legami che saldamente tenevano fermo Mario Lattes (Torino, 1923 – 2001) “fra l’anima letteraria e quella pittorica della sua ricerca creativa”.

Dal verde passo passo graduale de “L’infinito” leopardiano (riprodotto come “impresa sfrontata – scriveva lo stesso Lattes – da non aver quasi coraggio, poi, di metterci sotto il titolo di quei quindici versi”) all’inquietante (almeno un po’) nonsense di “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carrol fino a Mark Twain con “Le avventure di Tom Sawyer”, impegnato con l’amico di sempre Huck a scoprire il tesoro nascosto all’interno di una labirintica caverna e “Alla ricerca del tempo perduto” di Marcel Proust o agli “Scacchi” che sono a volte memoria perturbante di Primo Levi: numerosi sono gli argomenti e i testi dei grandi autori classici cui Lattes ha saputo imprimere, attraverso l’originalità di un linguaggio pittorico e grafico profondamente istintivo e singolare, “una forte e originale anima visiva”.

Complessivamente in rassegna troviamo esposte un centinaio di illustrazioni, cinque dipinti e alcuni taccuini di appunti. Sono essi il frutto di un’ampia selezione fra le tavole originali (oltre cinquecento disegni, acquerelli e tecniche miste su tutti gli argomenti del programma scolastico, dalla poesia all’epica, dalla fiaba ai romanzi) realizzate per “Biblioteca” in diversi anni di lavoro e conservate presso la Lattes & C. Editori e la collezione pittorica e incisoria della Fondazione Bottari Lattes.

Sono immagini libere per essenza evocativa e narrativa – testimonianti l’immensa cultura letteraria e iconografica di Lattes – pur se attente e rispettose ai principi peculiari del testo e alla stessa funzione didattica dell’opera. “La mostra – spiega Francesco Poli – si sviluppa attraverso una serie di sezioni legate alle tematiche che caratterizzano le varie parti dei volumi. Per ciascuna di esse sono esposti gruppi di immagini originali, messi in relazione ad altri disegni su taccuini, incisioni o dipinti di Mario Lattes che si collegano agli stessi soggetti e tecniche pittoriche”; una naturale (pur se faticosa e tribolante) evoluzione del continuo appuntarsi visivo, per mania passione istinto grafico-riproduttivo, dei soggetti che le sue numerose e diversificate letture gli sollecitavano.

 

Scriveva lo stesso Lattes: “Su un album da disegno, su fogli foglietti cartoncini grossi così, sono venuto segnandomi le immagini suscitate dalle letture. Fiabe, racconti, pagine di romanzo, poesie. Per dare una visione figurale al testo scritto, o almeno evocarlo”. Fra parola, realtà e fantasia. In scritti che nel disegno ritrovano verità, altre verità possibili. O improbabili. Sogni. Eventi immaginari. Quelli forse impossibili da intuire e descrivere a parole. Solo a parole. Così com’è nella pagina letteraria.

Gianni Milani

“Biblioteca” di Mario Lattes
Polo del ‘900 – Palazzo San Daniele, via del Carmine 14, Torino. Info: tel. 011/19771755 o www.fondazionebottarilattes.it; le scuole potranno effettuare visite guidate gratuite su prenotazione a segreteria@spaziodonchisciotte.it
Fino a domenica 8 marzo
Orari: dal lun. alla dom. 10/19,30

 

Nelle foto

– “Alice nel paese delle meraviglie”
– “L’infinito”
– “Tom Sawyer e il tesoro nascosto”
– “Alla ricerca del tempo perduto”
– “Scacchi” da Primo Levi
– “Immagini fantastiche”

Un anno di grande cronaca nelle foto dell’Ansa

“PhotoAnsa 2019” Fino al 7 giugno. Bard (Aosta) Dalla tragedia finale del Ponte Morandi alle lotte ambientali di Greta: c’è tutto un anno di “grande cronaca” internazionale nelle foto esposte al Forte di Bard

 

Venerdì 28 giugno 2019, ore 9,37: dopo il suono, ripetuto tre volte, della sirena, bastano 6 secondi per portare a termine l’esplosione delle pile 10 e 11, quanto ancora resta del Ponte Morandi di Genova, tragicamente crollato la vigilia del Ferragosto di un anno prima, portandosi dietro quarantatre vite.

Architettura e presenza simbolo per i genovesi, l’immagine intensa e potente della sua definitiva demolizione, scattata con precisa sapienza tecnica e forte intensità emozionale – nell’accoppiata di occhio e cuore – dal fotoreporter genovese Luca Zennaro (lo stesso che qualche mese prima aveva donato a Papa Francesco, durante il viaggio aereo ad Abu Dhabi, la maglietta con il logo “Genova nel cuore”, insieme alla bandiera con la croce di San Giorgio e ad una lettera firmata dal sindaco di Genova, Bucci) è parte degli oltre cento scatti tratti dalla 15esima edizione del volume fotografico “PhotoAnsa” – che raccoglie 360 immagini, legate ai grandi fatti di attualità in Italia e nel mondo realizzate nel 2019 dai fotografi dell’Agenzia – ed esposte fino al 7 giugno al Forte di Bard, in Valle d’Aosta. La rassegna, proposta al pubblico in anteprima italiana e ideata e prodotta dall’Associazione Forte di Bard in sinergia con ANSA (la più prestigiosa Agenzia di Informazione del nostro Paese) “testimonia – afferma con giusto orgoglio Ornella Badery, presidente dell’ormai più importante polo culturale della Vallée e delle Alpi occidentali – l’autorevolezza che il Forte ha assunto in questi anni nel campo della Fotografia, in particolare nell’ambito del Fotogiornalismo”. Dodici le sezioni, corrispondenti alle tematiche trattate nel volume – presentato nel dicembre scorso al “Maxxi” di Roma – in cui si articola l’allestimento espositivo. Gli scatti spaziano e cavalcano gli eventi di cronaca più eterogenei, quelli che hanno indelebilmente segnato, nel bene e nel male, l’anno da poco trascorso.

Si va dalle elezioni europee che, per la prima volta, vedono una donna, Ursula von der Leyen, alla guida a Bruxelles della Commissione Ue all’ultimo atto del Ponte Morandi (di cui s’è detto), con tutto il carico di angoscia delle famiglie sfollate e della disperazione dei parenti delle vittime, fino a toccare l’orribile tragicità di quello scatto che vede padre e figlia morti abbracciati sul greto di un torrente al confine fra Messico e Stati Uniti nel tentativo di aggirare il muro fatto consolidare dal presidente americano Trump. Tragedia di migranti capace pur anche e per fortuna di trasformarsi nell’immagine giocosa e ironica, scattata il 28 luglio a Ciudad Juarez, da Luis Torres e raffigurante bambini che giocano sulle altalene installate dal designer californiano Ronald Rael proprio fra le sbarre del famigerato muro di Trump. E il racconto prosegue mirando all’Italia, dove dalla romagnola “Papeete Beach” ai palazzi della politica nella Capitale si consuma l’ingloriosa fine del governo giallo-verde e si assiste alla nascita della nuova coalizione Pd-5 Stelle, per poi virare oltralpe fino a una Parigi colpita al cuore in pochi mesi dalle violente manifestazioni dei Gilet gialli e dal terribile incendio della Cattedrale di Notre-Dame. Ma non c’è ombra di dubbio: il volto dominante dell’anno è quello della sedicenne svedese Greta Thunberg, capace di trascinare – con una forza che non capisci dove possa andarla a pescare – folle oceaniche di giovani (e non solo) radunati nelle piazze del mondo a manifestare contro l’immane distruzione perpetrata dall’uomo, dal tempo dei tempi, ai danni dell’ambiente. Di particolare interesse anche la sezione dedicata allo sport, con l’assegnazione a Milano – Cortina dei Giochi Invernali del 2026 e con l’esultanza della squadra di calcio femminile che, pur eliminata ai quarti di finale, vive e fa vivere a tutta l’Italia la sua esperienza ai Mondiali di Francia (7 giugno – 7 luglio) come una vittoria, in uno sport da sempre ritenuto territorio esclusivo dei maschi. Fino alla strepitosa Federica Pellegrini che, il 24 luglio, a quasi 31 anni, strappa la sua ottava medaglia d’oro nei 200 stile libero ai Mondiali di Nuoto di Gwangju in Corea del Sud. E l’Italia torna ad esultare.

Gianni Milani

“PhotoAnsa 2019”

Forte di Bard, via Vittorio Emanuele II 85, Bard (Aosta); tel. 0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 7 giugno

Orari: giorni feriali 10/17 – sab. dom. e festivi 10/18; lun. chiuso. Dal 2 marzo l’apertura è prolungata di un’ora

Nelle foto
– Luca Zennaro, 28 giugno, Genova, demolizione controllata del Ponte Morandi
– Luis Torres, 28 luglio, Ciudad Juarez, bambini che giocano sulle altalene installate fra le sbarre del muro che divide Usa e Messico
– Zakaria Abdelkafi, 9 febbraio, Parigi, manifestazione dei Gilet gialli davanti alla Tour Eiffel
– Ian Langdson, 15 aprile, Parigi, la guglia di Notre-Dame crolla avvolta dalle fiamme

A.A.A. Nuovi Artisti Cercansi

Fondazione Bottari Lattes con Progetto Europeo ETI per immaginare nuovi pubblici e nuovi modi di fare cultura

Monforte d’Alba (Cuneo)  – L’obiettivo, o meglio gli obiettivi, sono importanti e decisamente ambiziosi: aprire le porte a nuovi pubblici, favorire maggiori e diversificate relazioni con i visitatori, sviluppare nelle comunità un maggiore senso di appartenenza e partecipazione, coinvolgere la gente nella creazione di contenuti espressivi e creativi che possano dirsi in linea con le nuove sfide del XXI secolo.

Ce n’è che tanto basta. Per questo la Fondazione Bottari Lattes, con sede a Monforte d’Alba e presieduta da Caterina Bottari Lattes, chiama a raccolta artisti che con la freschezza delle proprie idee sappiano indicare la strada verso nuovo modi di fruire l’arte e la cultura e attirare l’attenzione di nuovi spettatori, visitatori, lettori”.

La Fondazione di Monforte partecipa, infatti, al nuovo Progetto Europeo ETI  (Expérimenter une Transformation Institutionnelle – Sperimentare una Trasformazione Istituzionale), da cui parte la sfida “non procrastinabile” per fare cultura nel nuovo Millennio, seguendo le linee dell’audience engagement, con l’intento molto concreto, per dirla in soldoni, di avvicinare all’arte, alla letteratura, alla musica e ad ogni esperienza culturale anche il pubblico finora meno interessato.

Oltre alla Fondazione Bottari Lattes, unico partner italiano inserito nel progetto ETI, le altre tre realtà europee sono: l’ente ideatore e capofila Ecole Nationale d’Art di Parigi,  Idensitat di Barcellona e Minitremu di Târgu Mureș in Romania. Il bando del Progetto ETI si rivolge ad artisti di ogni forma espressiva (arte figurativa, musica, scrittura, video arte…), a cui si chiede di proporre un progetto di riformulazione istituzionale che “sperimenti l’accesso alla Fondazione Bottari Lattes da parte di nuovi pubblici”.

Il carattere innovativo risiede soprattutto nella richiesta di coinvolgimento di privati e imprese.  Per esprimere la propria candidatura l’artista, infatti, deve affiancarsi a un partner privato (persona fisica o giuridica) che sia espressione di competenze specifiche, radicato in un territorio, impegnato nello sviluppo economico e sociale. Dalla viticoltura al tessile, dall’agroalimentare all’artigianato, dall’ecologia al digitale,  l’artista potrà scegliere tra diversi comparti, facendo perno sulle specificità del settore economico preso in considerazione. Non dovrà creare un’opera unica dalla classica fruizione attraverso il modello della mostra, ma dovrà ideare progetti, metodi, attività innovative che possano essere mobilitati o riutilizzati sulla stregua di un format culturale. Questa sperimentazione permetterà di combinare i modelli tradizionali con modelli operativi, economici, di visibilità e di accessibilità, favorendo così nuove vie di sviluppo dei pubblici di riferimento.

Le candidature dovranno pervenire entro il 5 aprile 2020, compilando il form onlinehttp://eti-europe.eu/it/candidatura.

La selezione sarà effettuata dai quattro enti partner del Progetto ETI.

Per l’artista vincitore sono previsti un contributo alla realizzazione del progetto per un massimo di 2mila euro e la copertura delle spese di viaggio e di ospitalità. L’artista potrà sentirsi libero di ricercare in proprio cofinanziamenti per la realizzazione del suo progetto.

Gli artisti selezionati parteciperanno a un insieme di azioni per una durata di due anni con un primo incontro a maggio 2020 (data da confermare) e una programmazione locale (date in funzione del Paese). Il progetto ETI si concluderà con un Forum organizzato a Parigi a settembre 2021, in cui saranno presentate le sperimentazioni condotte nel corso del biennio. “Sarà l’occasione di proporre a livello europeo un’istanza di consultazione comune, che consenta di accompagnare le istituzioni dell’arte e della cultura nel lavoro di trasformazione dei loro modelli”.

 

Info: 0173.789282 e 011.19771755 – segreteria@fondazionebottarilattes.it

WEB fondazionebottarilattes.it | FB Fondazione Bottari Lattes | TW @BottariLattes | YT FondazioneBottariLattes

g. m.

Nelle foto
– La sede di Monforte d’Alba
– Logo Fondazione Bottari Lattes
– Caterina Bottari Lattes

“Un nemico del popolo”: il potere e la ragione, una lotta ieri come oggi

Quando – cinematograficamente – Steven Soderbergh non indagava ancora con Erin Brokovich sulle falde acquifere attorno a Hinkley, nella California a cavallo dei Sessanta, contaminate dal cromo esavalente o Todd Haynes non tentava di far luce in Cattive acque, attraverso un arco di venti e più anni, con un inespressivo avvocato Mark Ruffalo, sulle nefandezze della DuPont che con sversamenti nei corsi d’acqua attorno a Parkersburg di acido perfluoroottanoico, nella Virginia occidentale, aveva per anni procurato danni fisici irreparabili e tumori alla popolazione e al bestiame (il film recente, documentatissimo, si rifà ad un articolo del “New York Times Magazine” del 2016), nella sua Norvegia di 138 anni fa Henrik Ibsen faceva già opera di denuncia con Un nemico del popolo

Al centro della vicenda il dottor Stockmann, pronto a spalancare una finestra per mostrare quanto di marcio c’è in città, a denunciare la contaminazione delle acque della stazione termale della piccola città in cui vive con moglie e figlia, stazione su cui il nucleo ha poggiato l’intera sua economia, il prosperare, l’afflusso numeroso e continuo dei frequentatori.

Una denuncia che tutti dicono necessaria, in primis la stampa locale, anche con l’appoggio degli interventi e dei sacrifici (tre anni di chiusura degli stabilimenti, con gli introiti tutti a scendere) che la messa a punto comporta. Insomma, la gratitudine generale ad un passo. Il sindaco tuttavia, spregiudicato quanto ambiguo fratello del guastafeste e presidente degli stabilimenti, inizia la sua opera di persuasione, viscida e forte, anche nella volontà di tenere al riparo i tanti immobili che sull’attività prosperano, raggira, convince (La voce del popolo si dice indipendente: ma quanto?), obbliga, mette a tacere, come troppa gente sbatte in primo piano il bene comune che va salvaguardato, mette i suoi concittadini di fronte ad una nuova quanto falsificata responsabilità, di modo che ognuno gira le spalle al dottore, nella convinzione ancora una volta, passato o epoca attuale poco importa, che la sicurezza economica e la prosperità che poggia sul marciume possa essere ben più significativa dello spauracchio che qualcuno ci vuol mettere davanti. Tutto va tenuto nascosto, perché dare il via ad una insicurezza che finirà con l’avvolgere tutti: il poveretto è letteralmente bandito dalla società, perde il lavoro, anche la propria famiglia ne è colpita. A lui non rimarrà che una solida solitudine (e il bellissimo, rallentato finale, con l’eroe che rimpicciolisce verso il fondo della scena, mentre alcune parti inventate da Marco Rossi cadono, va dritto in questa direzione).

Lo spettacolo (visto la settimana scorsa per la stagione dello Stabile torinese), prodotto dal Teatro di Roma, salutato con i Premi Ubu 2019 – miglior spettacolo dell’anno e miglior attrice protagonista Maria Paiato, grandioso sindaco en travesti, magistralmente in bilico, un blocco ben saldo e tenuto lontano dagli “eccessi”, quadro perfetto e disumano del potere contro cui combatte la ragione -, ha il suo eccellente punto di forza nella regia di Massimo Popolizio, che s’è ritagliato anche il ruolo di protagonista, studioso e scopritore, intellettuale messo a dura prova, simbolo d’onestà, osteggiato ma pronto a continuare la propria battaglia. Nulla gli ha vietato, giustamente, di trasportare in qualche povera zona del profondo sud degli States il suo racconto e il commento di un menestrello/ubriaco di colore (i ritmi del blues sono in sottofondo), come ha adottato per tutti (maschere di voltafaccia in abiti scuri, soltanto lui in camice bianco) un tono recitativo da caricatura, grottesco e artificioso, strettamente legato a quell’ipocrisia che tutti attraversa, esempio sfacciato di intima falsità. Il risultato è alto e godibilissimo, 110’ di ragionamenti e di divertimento (sarebbe sufficiente la scena del pubblico processo per dirci quanto questo spettacolo, per cui è davvero necessario abbinare il termine “civile”, sia importante nell’annata teatrale, quanto Popolizio abbia lavorato con intelligenza e sottigliezza): innegabile che quasi ad ogni singola battuta del testo lo spettatore, partecipe sempre, spinto a fare i conti con “la maggioranza”, si senta in obbligo di porsi a confronto con le tante realtà di oggi, presenti, innegabili, reali.

Elio Rabbione

 

Le foto di scena sono di Giuseppe Distefano

“A tutti piace Fred” 60 anni dopo

A sessant’anni dalla scomparsa dell’indimenticabile Fred Buscaglione Warner Music Italy pubblica il cofanetto

 

E’ uscito il 21 febbraio, “A Tutti Piace Fred”, il cofanetto su etichetta Warner Music Italy che celebra la carriera dell’indimenticabile Fred Buscaglione. Una raccolta di cinque dischi contenenti i suoi grandi classici, alcune fortunate cover interpretate da nomi come Mina, Brunori Sas, Lo Stato Sociale, Dente, Ornella Vanoni, e infine un album speciale con la voce narrante di Leo Chiosso, storico amico e paroliere di Fred.

 

I primi tre cd contengono i suoi grandi successi di Buscaglione con audio rimasterizzato, tra questi Guarda che luna, Che bambolaLove in PortofinoBuonasera (Signorina)Whisky facileTeresa non sparareIl dritto di ChicagoNoi duriEri piccola così e tanti altri.

Segue l’album tributo Lo Ricorderemo Così’, pubblicato postumo dalla Cetra, con la voce narrante di Leo Chiosso, anch’esso con audio rimasterizzato. Un duraturo legame lavorativo e affettivo quello tra Chiosso e Buscaglione che hanno scritto canzoni raccontando una Torino sospesa tra gli strascichi della crisi post bellica e l’affacciarsi della nuova società dei consumi.

A chiudere il cofanetto, un quinto disco con le cover degli special guests interpretate da artisti storici del panorama musicale italiano e da alcuni dei nomi più ascoltati della scena indipendente contemporanea. Nella tracklist sono presenti Mina in Che bambola, Brunori Sas in Nel cielo dei barsLo Stato Sociale in Teresa non sparareDente in Guarda che lunaBugo in Eri piccola così, Ornella Vanoni in Una sigaretta (feat. Gil Evans & Ron Carter), Paolo Benvegnù in Love in portofino, Statuto in Noi duriPaolo Belli in Whisky facileLouis Prima in Buona sera (signorina)Rino Gaetano, Il dritto di Chicago (Live)Naim Porfirio Villarosa.

L’isola del libro

Rubrica settimanale dedicata alle novità in libreria

A cura di Laura Goria

 

Lucia Berlin “Welcome home” -Bollati Boringhieri- euro 20,00

E’ stata una vita nomade, tra alti e bassi, quella della scrittrice Lucia Berlin, nata in Alaska nel 1936 e morta a Marina del Rey, in California, nel 2004. In mezzo a questi due punti fermi si sono concatenati 3 mariti, 4 figli, 33 traslochi, racconti, alcol e momenti finanziariamente difficili, una miriade di lavori, anche modesti, insomma …un’esistenza fuori dall’ordinario. Se avete amato i suoi “La donna che scriveva racconti” e “Sera in paradiso”, questa volta viaggiate in una sorta di memoir arricchito da foto, lettere e scritti, messi insieme dal figlio Jeff. Entrate nel mondo di questa donna bellissima, illuminata da incredibili occhi blu, sempre precaria, madre single che cresce i suoi bambini tra roulotte, capanne e appartamenti gelidi.

Figlia di un ingegnere minerario e di una madre alcolista trascorre un’adolescenza agiata a Santiago del Cile, studia all’Università del New Mexico e a 19 anni sposa lo scultore Paul Suttman, dal quale ha due figli nel giro di due anni, che finirà per abbandonarla.

Conosce il pianista jazz Race Newton col quale si trasferisce a New York, nel Greenwich Village e sprofonda nella povertà più nera: riscaldamento a singhiozzo, lei costretta a scrivere addirittura con i guanti e a inventarsi stratagemmi per tenere i bambini al caldo. Poi arriva il sassofonista eroinomane Buddy Berlin con 4 biglietti aerei, destinazione Acapulco, e lei lo segue in capanne e altra miseria. Mentre lui si fa l’ennesimo buco Lucia partorisce il terzo figlio e ancora una volta si ritrova sola; dopo la nascita del quarto prende i bambini e vola a ricostruirsi una vita in California. Farà di tutto: donna delle pulizie, centralinista, infermiera.. nel frattempo scrive i suoi magnifici e spesso autobiografici racconti, entra ed esce dagli Alcolisti Anonimi. Vale la pena soffermarsi sul capitolo che riassume i problemi di tutti i luoghi in cui ha vissuto, perché lì è scandito il suo continuo peregrinare tra Alaska, Montana, Idaho, Texas, Arizona, Santiago del Cile, Acapulco, e poi ancora altre mete fino alla California, alle prese con valanghe, alluvioni, scorpioni, sporcizia, topi e termiti…e via così in un percorso difficile e spesso al limite dell’inimmaginabile.

 

Cristina Cattaneo “Corpi, scheletri e delitti” -Raffaello Cortina- euro 16,00

Lei è l’anatomopatologa più famosa d’Italia: ha raccolto e analizzato i resti di Yara Gambirasio, è docente universitaria di Medicina Legale e direttrice del Labanof, il laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense. Tra i mille impegni la Cattaneo riesce anche a ritagliarsi il tempo per scrivere e raccontare il suo lavoro, come nel precedente “Naufraghi senza volto”; una sorta di reportage della complessa identificazione dei migranti morti in mare, in particolare dei naufraghi di Lampedusa. Ora in “Corpi, scheletri e delitti” ci aiuta a fare chiarezza sul suo mestiere difficile e affascinante che restituisce ai cadaveri un nome e ai familiari la possibilità di metabolizzare un lutto.

Siamo in un’epoca in cui “Il delitto ormai è inflazionato” e lei sottolinea come “..corpi martoriati, testimonianze raccapriccianti e i volti di chi soffre siano dati in pasto a chiunque per mero spettacolo….Avvocati, investigatori, criminologi si azzuffano davanti ai telespettatori tessendo teorie di ogni tipo e interpretando liberamente indizi e testimonianze”. Come non darle ragione!

Nei suoi libri, sopralluoghi sulle scene dei delitti, cadaveri, autopsie e analisi di laboratorio sono sempre narrati col rispetto della scienziata che non si sofferma sull’orrore per stupire, ma per spiegare la professione importantissima che svolge e i sentimenti che la collegano alle vittime. E queste pagine sono consigliate soprattutto a chi vuole andare oltre la superficiale spettacolarizzazione delle morti violente, per capire meglio come si arriva a risultati spesso decisivi.

 

Martha Batalha “Il castello di Ipanema” – Feltrinelli- euro 16,50

Se amate le atmosfere del realismo magico sudamericano questo libro fa per voi. E’ scritto da una delle autrici più geniali dell’America Latina, la brasiliana Martha Batalha, nata a Recife nel 1973, giornalista e fondatrice della casa editrice Desiderata, che dopo un periodo newyorkese oggi vive in California con il marito e due figli. Ci coinvolge in un romanzo travolgente, una sorta di saga familiare in cui si inanellano destini, tradimenti, segreti, amori e rancori che partono da lontano. Dall’origine di Ipanema, spiaggia favolosa in cui nel 1904 il console svedese Johan Jansson (tutto ossa) costruisce per la moglie Brigitta (70 kg di donna in un metro e mezzo di altezza, e strane voci nella testa inutilmente curate da Freud) un castelletto moresco con tanto di torre: una delle prime case della zona sud di Rio de Janeiro. Martha Batalha ricrea l’atmosfera di quel lido favoloso, attingendo anche a fonti storiche, ma soprattutto alla sua fantasia. Il risultato è fantastico e cresce di pagina in pagina, man mano che il castello si ammanta di tanti stili fino ad ottenere una fisionomia pasticciata e unica. Qui nascono i 3 figli della coppia e scorrono gli anni movimentati da feste spettacolari dai ritmi carioca. Poi Johan viene inghiottito da mare e scogli, il castello va in rovina e niente sarà mai più come prima. A portare aventi la dinastia sono i giovani eredi, soprattutto Nils che riemerge dalla malinconia, sposa la strabica e rancorosa Guiomar, e mettono al mondo Tavinho. E’ soprattutto la storia del suo matrimonio con Estela che viene messa a fuoco. Anni di cene in famiglia insopportabili, rimbrotti continui di Guiomar verso le delizie culinarie della nuora, tutto condito da sentimenti altalenanti, apparenze, disorientamenti sessuali e amanti. Traiettorie di vita sullo sfondo della dittatura e delle torture dei prigionieri politici, poi della democrazia condita dal boom economico. Con un epilogo in qualche modo annunciato.

Se amerete questo libro vi suggerisco pure “La vita invisibile di Euridice Gusmão” (Feltrinelli), romanzo di esordio della Batalha, che ha ispirato anche l’omonimo film vincitore del premio “Un Certain Regard” al Festival di Cannes 2019. E’ la storia di due sorelle, ambientata a Rio de Janeiro negli anni 40, quando il raggio di azione femminile era decisamente corto. La scrittrice precisa che “Euridice e Guida sono basate sulla vita delle mie e delle vostre nonne”. Ed ecco allora la ribelle e bellissima Guida che fugge di casa seguendo il suo grande amore, rampollo di una ricca famiglia che di lei non vuol saperne. Invece Euridice è una figlia, madre e moglie modello, ma alle prese con un’infelicità profonda e devastante che la rende appunto “invisibile”.

Leonardo pittore: tutto in un corso

Il corso “LEONARDO DA VINCI. PITTORE”  si terrà presso il Polo Culturale Lombroso16 a Torino nei giorni di Mercoledì 26 febbraio, 4 e 11 marzo, dalle ore 19.00 alle 20.30

La natura, la scienza, il moto, il fiato. Tre incontri interattivi alla scoperta dell’anima e dell’opera del geniale studioso e artista formatosi a Firenze, ma che Milano rese famoso.

Il corso, organizzato dall’Associazione di Promozione Sociale WhatsArt?, si articolerà in tre serate interattive e tratterà i seguenti argomenti

Mercoledì 26 febbraioLo studio della natura
L’adorazione dei magi, il cartone della Sant’Anna

Mercoledì 4 marzo : I ritratti
La dama con l’ermellino, la Gioconda

Mercoledì 11 marzoLeonardo a Milano
La Vergine delle rocce, il Cenacolo

Una visita al Cenacolo a Milano potrà essere organizzata con i partecipanti.
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WhatsArt? con le sue proposte formative e laboratoriali si mette in prima linea nel donare e diffondere strumenti utili perché l’arte sia inserita in una interdisciplinarietà che va dal mondo della scuola e dell’educazione a quello del lavoro, dove il capitale umano rimane sempre il maggior investimento.
La Metodologia utilizzata riprende le Strategie di Pensiero Visivo (VTS) e usa il potere di sensi che deriva dalle arti, secondo la Teoria delle Intelligenze multiple.

A cura di:
Monica Fasan, Storico dell’Arte e Art Educator

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