CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 485

L’isola del libro: #IoRestoALeggere

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria / In questi difficili giorni di coprifuoco causa Corona Virus l’occasione da non perdere è scoprire o rispolverare pagine che ci aiutino a trasportarci oltre l’emergenza

Ben venga allora l’iniziativa della Nave di Teseo e di Baldini+Castoldi #IoRestoALeggere, che vi segnalo.

Gli autori di queste case editrici sono stati invitati a registrare una clip in cui leggono un brano da un proprio libro. Brevi filmati che, giorno dopo giorno, sui canali social degli editori ci terranno compagnia, ricordandoci che i libri costruiscono ponti e legami che trascendono i limiti di una stanza e di casa. Quotidiane pillole di lettura che dal nostro divano ci catapulteranno in viaggi, mondi e vite infiniti e affascinanti. Perché questa è una delle tante meraviglie della lettura. Un’ancora di salvezza in tempo di reclusione forzata. Un’occasione da non perdere. Fate volare il tempo con un libro che  può salvarvi la vita … in più sensi, e regalarvi emozioni nuove.

 

Ed ora alcuni spunti …..

 

Sandro Veronesi  “Il colibrì”   -La nave di Teseo-  euro 20,00

Questa è la bellissima storia di una vita raccontata con la profondità a cui ci ha abituati l’autore di “Caos calmo”, con cui vinse il Premio Strega nel 2006. L’esistenza è quella dell’oftalmologo Marco Carrera, soprannominato “il colibrì” -come il piccolo uccello, apparentemente fragile-  perché la sua statura sembrava aver segnato una battuta d’arresto; salvo poi ripartire in altezza dopo i 15 anni grazie ad una prodigiosa cura ormonale. Nasce nel 1959 in una classica famiglia borghese fiorentina, e finisce i suoi giorni (in pagine che vi lasceranno il segno) in un ipotetico futuro 2030. In mezzo a questi poli opposti c’è la sua avventura umana, con gli sgambetti che il destino può fare,  e ci sono i personaggi che abiteranno la sua vita. Sullo sfondo i genitori, l’ingegnere Probo e l’architetto Letizia, che lui assisterà con abnegazione negli anni della malattia; il fratello Giacomo con cui la distanza da colmare non è solo quella dell’oceano che ha attraversato per costruirsi una nuova vita in America. Poi c’è lo strazio mai completamente metabolizzato della morte della sorella Irene; il difficile matrimonio con una hostess slovena che non finirà bene, l’amore platonico ed epistolare per Luisa, la vicina di casa delle estati da ragazzini nel paradiso di Bolgheri. I dolori nella vita di Marco sono una costante, ma lui è un colibrì e nella tempesta resiste tenacemente in volo sbattendo forsennatamente le ali. E’ con questa insospettabile resistenza che attraversa le nuvole della morte della figlia Adele che da piccola era convinta di avere un filo legato dietro la schiena: il loro era un rapporto strettissimo interrotto dal destino beffardo (e leggendo capirete anche quanto simbolico). Poi una nuova e fortissima ragione di vita incarnata dalla nipotina orfana Miraijin, che lui cresce con amore infinito e che diventerà una leader e concreta speranza di una nuova era per l’umanità. E dopo tanto peregrinare la fine che Marco coraggiosamente sceglie per se, orchestrando la scena in un modo che già da solo vale tutto il romanzo.

 

 

Patricia Cornwell  “Quantum”   – Mondadori-  euro  22,00

Non aspettatevi un’altra avventura dell’anatomopatologa Kay Scarpetta perché questa volta la regina del best seller abbandona la sala autopsie per gettarsi a capofitto nel mondo del cyber crimine e inventa una nuova eroina. E’ Calli Chase, una pilota della Nasa e vanta carattere combattivo e tenacia. La sua missione è indagare sul possibile  boicottaggio di una missione strategica che potrebbe vedere coinvolta la sua gemella omozigote, Carme. Calli inizia un’affannosa corsa contro il tempo perche vuole salvare il programma spaziale e riabilitare la sorella. Siamo catapultati nel mondo dello spionaggio, e il romanzo è frutto anche di un’approfondita ricerca che la Cornwell ha dovuto fare per addentrarsi in un universo di cui sapeva poco. “Quantum” è il primo di una nuova serie di romanzi che la scrittrice americana ha in mente; seguirà “Spin”, e spera di replicare lo straordinario successo dei precedenti 24 libri con Kay Scarpetta.Curiosità: l’idea di “Quantum” è nata dal tour che l’autrice fece nel 2001 alla Nasa, durante il quale conobbe due gemelle. Due anni fa è tornata per una nuova visita ed ha saputo che una delle due era morta di cancro. Ha voluto incontrare quella superstite, Christina, che le ha raccontato come una volta vedendosi riflessa nello specchio ha avuto la sensazione di vedere la gemella. Da lì e dall’affascinante tema del doppio, la Cornwell è partita per questa nuova avventura.

 

 

Sam Kasnher e Nancy Schoenberger  “Jackie e Lee” –Mondadori-  euro 19,00

Il sottotitolo di questa sorta di biografia a due recita: due sorelle, una vita splendida e tragica. Sono Jacqueline e Caroline Bouvier: la prima diventerà first lady d’America sposando John Fitzgerald Kennedy, la seconda principessa Radziwill… e questo splendido libro mette a fuoco il loro complesso rapporto. Un legame che conoscerà alti e bassi, gelosie, prevaricazioni, rivalità in amore, costante ricerca di mariti estremamente ricchi che possano pagare i loro salatissimi conti. Un rapporto strettissimo e complice in certe fasi delle loro vite, alternato da scontri e malumori in altri frangenti. Fino alla crepa finale con l’inspiegabile testamento di Jackie: non lasciò neanche una briciola del suo ingente patrimonio alla sorella Lee, che invece di soldi avrebbe avuto bisogno.In queste pagine scorrono le loro vite quasi parallele, tra jet set, politica, miliardi, matrimoni, vedovanze e divorzi, funestate entrambe da grandi lutti. Scopriamo che Lee forse andò a letto con JFK e che Jackie la ripagò più tardi soffiandogli il magnate greco Aristotele Onassis. Entrambe adoravano il padre, che però preferiva Jackie, crebbero con tutti gli agi grazie al ricco patrigno ed ebbero caratteri molto diversi. Lee era esuberante, ribelle e amava distinguersi; Jackie era più schiva e riservata. Eppure il destino mise al centro della scena mondiale proprio lei, la first lady che sopportava i tradimenti del Presidente in silenzio e a testa alta; madre attenta e protettiva, laddove Lee invece fu più distratta e patì parecchio stare nel cono d’ombra dell’ingombrante sorella. Tutta la vita di Lee, i suoi interessi e il suo stile furono dettati in parte dalla costante competizione con Jackie della quale fu anche succube. La summa finale è il tracciato di due vite privilegiate costellate da lutti devastanti: ebbero davvero molto, ma persero anche figli e mariti. Come se la vita avesse loro regalato glamour, successo e soldi a palate, ma anche preteso in cambio pesanti tributi di dolore. In questo libro che scivola via con la scorrevolezza di un romanzo, gli autori raccontano fatti privati e inediti che ci aiutano a capire meglio due icone del XX secolo con i loro pregi e ….parecchi difetti.

Jacqueline morì nel 1994 per un linfoma non Hodgkin a soli 64 anni; Lee le sopravvisse a lungo. E’ morta a 85 anni il 15 febbraio 2019 nel suo appartamento a Manhattan.

Nel 2000 pubblicò “Happy Times” (Assouline). Metà diario e metà album fotografico in cui celebra e ripercorre gli anni 60: periodo della sua vita particolarmente felice e ricco di incontri esaltanti.

Nel 2015 mandò in stampa “Lee”(Assouline) che più che un’autobiografia è un’altra “miniera di fotografie” che immortalano case, luoghi, viaggi e personaggi dorati e famosi.

Entrambi i volumi sono in lingua inglese, ma le immagini parlano da sole e ci danno un’idea più precisa di questa donna bellissima ed elegante fino all’ultimo. Decisamente la più bella delle sorelle Bouvier.

Teatro Stabile, #stranointerludio con gli artisti live

Riceviamo dal Teatro Stabile Torino e pubblichiamo / Le disposizioni introdotte dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri hanno avuto e avranno, purtroppo, pesanti ripercussioni sulla nostra programmazione e sullo svolgimento delle nostre attività

Siamo al fianco di tutti gli artisti, autori, programmatori, collaboratori che hanno lavorato e continuano a lavorare insieme a noi per fronteggiare questa situazione complessa.
Durante questa pausa forzata, il Teatro Stabile di Torino sta accumulando e conservando idee e energie per il futuro. E per non interrompere la connessione empatica con l’amatissimo pubblico ha deciso, insieme alla Community dei suoi artisti, di condividere una serie di clip video che faranno assaporare testi, autori, personaggi che sono l’anima del nostro teatro.

Con Natalino Balasso, Laura Curino, Filippo Dini, Michele Di Mauro, Umberto Orsini, Maria Paiato, Massimo Popolizio, Fausto Paravidino, Fausto Russo Alesi, Francesca Mazza, Milvia Marigliano, Orietta Notari, Deniz Özdoğan, Arianna Scommegna, Elena Gigliotti, Silvio Peroni, Dario Aita, Emmanuele Aita, Ilaria Falini, Andrea Di Casa, Nicola Pannelli (e altri ancora) live per voi, condivideremo un nuovo modo di essere “in contatto” anche adesso che non sono fisicamente sul palco.

Un’occasione per testimoniare che il teatro continua ad abbracciare il suo pubblico, un nuovo modo di stare insieme, di sicuro un messaggio che parla al cuore mentre ci fa guardare negli occhi gli interpreti e i registi della stagione del Teatro Stabile di Torino con la certezza di un arrivederci a presto.

A partire da lunedì 16 marzo 2020, sul sito TST e sulla pagina Facebook ufficiale saranno disponibili brevi clip di pochi minuti che raccolgono brani, commenti, poesie e riflessioni dei protagonisti della scena italiana: un modo per sentirci tutti più uniti, in un momento storico e sociale che impone rigore nei comportamenti.

Alle testimonianze degli artisti si aggiungeranno quiz sulla storia del nostro teatro, e delle nostre più grandi produzioni del passato, per mettersi alla prova come spettatori, magari ricordare uno spettacolo molto amato e riscoprire il patrimonio digitale del nostro Centro Studi.


Lunedì ad introdurre questa nuova iniziativa sul sito e sui social del TST sarà il Direttore del Teatro Stabile di Torino Filippo Fonsatti; nella stessa giornata verrà pubblicata una clip realizzata dal Direttore Artistico Valerio Binasco dedicata all’allestimento di “Uno sguardo dal ponte” di Arthur Miller.

Invitiamo tutti a seguirci tramite gli aggiornamenti che verranno comunicati sul nostro sito e sui nostri profili social!

State con noi!!! Perché abbiamo bisogno della vostra amicizia e della vostra solidarietà… anche attraverso il web.  Uniti riusciremo ad uscire da questo stato di emergenza!

#iorestoacasa

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Il pensiero, l’emozione e l’eleganza

Quando questi elementi si condensano in una unica soluzione, nascono i brani di Guia

Guia Vannucchi, in arte semplicemente Guia, è una Artista di quelle per le quali la “A” maiuscola è d’obbligo.

Una cantautrice che nel tempo libero (nella vita di tutti i giorni è medico chirurgo, quindi specie di questi tempi il tempo libero non è così semplice) prende la chitarra e trasforma i suoi pensieri e i suoi testi in musica, lasciando a bocca aperta chi ha poi la fortuna di ascoltarla.

Il suo talento si sviluppa tra i 6 anni di studio nella chitarra classica, quello del pianoforte complementare e il diploma di canto presso il CPM di Milano.

La sua voce, calda e duttile le permette di esibirsi in brani soul, funky, blues e jazz, questo anche fuori dai confini italiani, e in particolar modo in Germania e Svizzera.

Poi decide di mettere a frutto le sue esperienze dedicandosi anima e corpo al cantautorato.

“G enerose U rgenze I nevitabili A rroganze” è un il primo album, che conferma in maniera convinta il talento di questa straordinaria cantautrice. Per tutti il consiglio è “ascoltatela”.

Guia ora è al lavoro per nuovi brani legati a ambiziosi progetti. Noi la seguiremo e vi terremo informati.

Vezzolano tra fede, storia e atmosfera

E quando si potrà….una gita anche a Vezzolano e alla sua Abbazia, a poca distanza dalla collina torinese. La chiesa di Santa Maria di Vezzolano merita più di una sosta anche se in questi tempi bui e drammatici è sbarrata come tutti gli altri siti storici

La Canonica di Vezzolano, che chiamiamo solitamente Abbazia per l’atmosfera medioevale e misteriosa che si respira quando si entra o si passeggia nei dintorni sorge nel Comune di Albugnano, nel basso monferrato astigiano. In realtà non è mai stata un’abbazia.

Per farla breve, arrivati a Castelnuovo don Bosco da Chieri, si sale verso Albugnano e si vira a sinistra scendendo per un chilometro in una piccola conca dove si staglia l’abbazia, splendido gioiello del Romanico astigiano, circondata da boschi, vigne, leggende, verdi colline, sentieri per escursionisti e da un favoloso panorama che guarda verso Superga, l’imbocco della Val Susa e naturalmente l’onnipresente Monviso. Una suggestiva leggenda è legata alla figura di Carlo Magno. Un giorno dell’anno 773 l’imperatore stava cacciando nei boschi intorno a Vezzolano. D’improvviso gli apparvero di fronte tre scheletri usciti dalla tomba. La paura fu tale che cadde da cavallo, un eremita lo aiutò a riprendersi e lo invitò a pregare Maria Vergine. A quel punto Carlo Magno decise di costruire proprio in quel luogo una grande chiesa. La leggenda del re Franco fu ben sfruttata da un canonico di Vezzolano nel Settecento per raccogliere fondi dai nobili della zona e ristrutturare l’Abbazia decadente. Ma la notizia di questi giorni è straordinaria: il 2019 è stato un anno record per l’Abbazia visitata da quasi 50.000 turisti. Un anno eccezionale che conferma l’interesse crescente dei visitatori per il Romanico, dai monumenti alle chiese, dalle cappelle votive ai castelli. Tutti pazzi per il Romanico astigiano, si direbbe, che conquista sempre più gente e individua nella storica Abbazia il pezzo più pregiato. Secondo l’associazione culturale “In.Collina”, lo scorso anno i visitatori, italiani e stranieri, che hanno apprezzato i monumenti del Romanico astigiano sono stati 46.000, diecimila in più di due anni fa. Un prezioso patrimonio artistico che resta aperto, anche d’inverno, grazie all’impegno di decine di volontari dell’associazione astigiana. L’Abbazia è aperta sei giorni su sette per nove mesi su dodici e i fine settimana nel periodo autunno-inverno. Eretta nel 1095, mentre in Europa ci si preparava alle Crociate, è uno dei principali monumenti romanici medioevali del Piemonte. Quasi mille anni fa sorse come Canonica dell’Ordine di Sant’Agostino e il primo documento a noi noto è l’atto di investimento del 17 febbraio 1095. La chiesa è dedicata allaVergine Maria al cui culto erano dedite le canoniche di Sant’Agostino e molto ricca è l’iconografia mariana conservata nel complesso. L’interno con la sua architettura romanico-gotica è composto da due navate, centrale e sinistra mentre la navata a destra è stata inglobata nel bellissimo chiostro abbellito da numerosi affreschi del Trecento. Di particolare pregio il pontile che suddivide la navata centrale, realizzato in arenaria grigia monferrina, su cui sono raffigurati i Patriarchi e le Storie della Vergine. Nel giardino antistante si può anche ammirare il meleto dell’abbazia in cui si recuperano antiche varietà di mele. Il sito dell’associazione culturale informa che, a causa dell’emergenza virus, la Canonica di Vezzolano rimarrà chiusa fino al 3 aprile.

Filippo Re

Caronte sbarca dall’Eufrate, preghiera per la Siria

Di Alessia Savoini / In un tempo in cui virale è ciò che ci investe e ci rende esili trasparenze, fitte trame di un mondo spartito, ‘indialogato’, quasi non ci accorgiamo di come il silenzio si rende complice di un atto di omertà

Esiste una terra dove i massacri in piazza divengono educazione del popolo e gli infanti, costretti alla quotidie di una costante atrocità, si trovano nell’apatico trauma del gioco a pallone con una testa di cadavere. Uomini e ragazzini esplodono le loro vite ai margini degli innocenti, essi stessi lo furono, e donne vengono ogni giorno stuprate dal veleno del Captagon. Gli omosessuali defenestrati, i cristiani crocifissi, i ladri menomati, lo studio non consentito, dèi violentati dall’oblio, nella distruzione di templi e luoghi di cultura, il popolo giustiziato. Non più case, non più ospedali. Solo macerie e resti di uomo. Riesci ancora a giudicare chi fugge?

 

“Nell’alto silenzio che il miele trasforma

l’amara radice delle amputazioni

nel vero cammino che non richiede cammino

e segna d’impronte il passo che ogni orma cancella

nella palpebra colata a picco per l’assedio del cielo

nella fronte che si spoglia

per cogliere la cima del proprio fuoco.”

Franco Ferrara

 

La poesia

So ham,

in seno all’etere e poi nell’abisso,

non vidi uomo sottrarsi al deserere cavo della domanda;

 

disgiunto è ognuno dalla placenta dei mondi

a plasmare il midollo degli anatemi nell’orgia del credo,

in consumazione all’istanza della ferita.

 

L’ipertrofia della terra è genesi nella lacerazione del cielo.

 

Ma ogni essere è solo nel punto in cui soccombe

e non vi è fiume che converge il suo epilogo in una fonte

come non si vide mai un dio sublimare il suo codice

e secondo misura

il fiume delle cause compone

                                                                                                                              e cancella

nell’alterna discordia che il tallone del cielo

impone alla natura del fuoco

e delle acque.

 

So ham

 

l’aulico paradigma della pietra

è forse la prima caparbia testimonianza dell’esserci

 

Quale il segreto di questo nostro universo

che appare, scompare

e ritorna nel cielo esterno delle stagioni?

So ham.

 

Conosci il luogo dove del tuo altro non si scorge il volto,

ove menomata la parola

 

resta

l’espiazione della carne;

 

la remissione il suo dazio, il silenzio il sangue di un emendamento scaltro.

 

E anche col favore del silenzio

(e dell’ombra),

per non vedere quanto un uomo è capace di concepire

in fondo al malessere di una disposizione

ad eventi assoluti.

 

So ham

 

 

nelle terre in cui si muore

un giovane traduce nel fuoco il sevizio della libertà

e la sua cenere ne fu il germoglio,

diaspora dell’arabica primavera.

 

Il y a la rebellion contre Phénix et aussi l’affirmation du feu sans lieu ni deuil

 

Ma poi la falla di un credo

incise il suo postulato al dogma amniotico della pelle,

riversò la sua fede nell’impiccagione del popolo

solo

al patibolo del destino.

 

Come potresti non fuggire

se esistesse di te soltanto la reclusione?

 

Il fatuo colosso delle perversioni

collassa

nella tortura di uomini liberi.

 

Il peccato della sorte e la lotta nella terra in cui il sol muore,

l’agio dell’allodola nella sua tana

 

non risparmiano la migrazione di un vento senza anelito

e si compone l’epitaffio

di una stirpe senza voce.

 

Tra le macerie delle cose che non vedi,

la puoi udire, la voce inascoltata dell’esanime

<<Or che il tuo cuor

di me si fa preludio

ed il declino del nudo

è del mio cuor sagitta,

restituisci, fratello,

la tua razza al sepolcro della pelle.

Or che tuo rancor

del mio spirito si fa diletto,

un dio non cede

all’umiliazione del tuo credo.

Or che il sol

una sola volta ride

e l’altra tace,

indicami un dove

in cui silenziosamente proferir

Ave.

Or che della mia pena

fosti sagace,

restituiscimi, fratello,

la mia pace>>.

Questo intendevo dire. E in molti modi. E nelle diverse solitudini

di un’assoluta solitudine

(e intendo la nausea di cinque continenti strappati

al midollo dell’anima).

 

So ham.

.

Immagini di Simone Savoini

F&L, la “ditta” che metteva a nudo vizi e misteri tutti torinesi

C’era una volta Torino / Ricorrendo all’immaginario torinese evocato in letteratura, Carlo Fruttero e Franco Lucentini sono tra gli autori moderni i più idonei allo scopo

Nel loro romanzo d’esordio ” La donna della domenica ” il più conosciuto dai lettori nel mondo ne viene fuori una Torino nebbiosa e avvolta dal mistero, dove il commissario Santamaria attraverso la sua indagine poliziesca in realtà descrive l’animo dei torinesi, il loro volto meno conosciuto e dissimulato.

Gli ambienti sociali e i profili psicologici dei cittadini vengono osservati e descritti in profondità con occhio sociologico attraverso vizi, manie, tic e nevrosi dei personaggi. Un giorno di novembre del 1977 presi per caso da uno scaffale la raccolta di racconti di Ray Bradbury  ”Molto dopo mezzanotte” e scoprii che la collana di fantascienza che la pubblicava ”Urania”, fu diretta da Carlo Fruttero e dal suo suo alter ego Lucentini che lo affiancò dal 1964 portando avanti  la rassegna nei vent’anni successivi, scoprendo e divulgando talenti stranieri come Isaac Asimov e Philip K. Dick. La ‘Ditta’ così prese nome il loro sodalizio si impose anche commercialmente scrivendo giallistica di ambientazione postmoderna e saggi come metafore sociali e di costume. Fruttero si divideva tra la sua famiglia in toscana nella sua casa a Castiglione della Pescaia dove divenne amico dell’attore inglese Roger Moore e l’abitazione di Lucentini in piazza Vittorio Veneto, dove inventavano gli intrecci dei loro romanzi. Il secondo vero ‘bogia nen’ pur essendo romano amava Torino almeno come Fruttero. Franco Lucentini partigiano e antimilitarista durante la leva , ”naja con noia”,  aveva  appreso che i tempi di montaggio e smontaggio del ‘Fucile 91′ erano oggetto di competizione per cui nelle ore libere si dilettò a risolvere il rompicapo, arrivando a perfezionare un metodo completamente diverso per riassemblarlo in minor tempo e venendo così portato trionfalmente in giro per la caserma dai suoi commilitoni. Fruttero era un intellettuale più colto, cosmopolita e sofisticato. Visse a Parigi e tradusse per l’Einaudi molte opere narrative, come fece a suo tempo Cesare Pavese. L’ uno morì nel 2012 e riposa in maremma accanto al suo amico Italo Calvino, il secondo ci lasciò dieci anni prima nel 2002. Malato terminale di tumore polmonare si uccise gettandosi nella tromba delle scale, ricordando nella modalità Primo Levi.  Negli anni settanta di piena crisi industriale e terrorismo brigatista ebbero il coraggio di scrivere di una Torino sofferta e misconosciuta, lontana da quelle cronache violente, ma più vicina al cuore delle persone. Grazie F&L. Grazie della Ditta. Grazie di tutto ciò che scrivendo lontano dai riflettori, avete fatto conoscere della torinesità ai torinesi.

 

Aldo Colonna

Rinviato a ottobre il Torino Jazz Festival

Come molti altri eventi rinviati in tutto il Paese a causa della situazione determinata dall’emergenza epidemiologica da Covid – 19 e, in seguito all’annullamento dei tour da parte di artisti, provenienti soprattutto dall’estero, il Torino Jazz Festival in programma dal 25 aprile al 2 maggio, sarà posticipato in autunno, dall’1 all’8 ottobre 2020.

Al momento resta confermato l’appuntamento del 27 aprile al Teatro Regio.    Il concerto, realizzato in collaborazione tra la Filarmonica del Teatro Regio Torino e il Torino Jazz Festival, ha come protagonisti il trio di Gianluigi Trovesi, Fabrizio Bosso e la Filarmonica TRT diretta da Stefano Montanari.

“Siamo certi che il pubblico comprenderà questa difficile scelta – affermano gli organizzatori -. Stiamo già lavorando per riprogrammare i concerti che ci rivedranno insieme a ottobre”.

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

 

Petunia Ollister  “Cocktail d’autore”  -Slow Food Editore-  euro 22,oo

L’idea di comporre un tavolo con libri, tazzine, piatti ed altri oggetti sparsi –tutti con un perché- e poi fotografarlo dall’alto, è stata un vero colpo di genio. L’idea folgorante di Petunia Ollistar è piaciuta tantissimo, è seguitissima sui social e ha dato la stura a una nutrita serie di imitatori che però difettano in genere del suo buon gusto. E’ lei la creatrice del fenomeno virale #bookbreakfast, ovvero abbinare alla grafica della copertina di un libro oggetti collegati, e poi li ha pubblicati sul suo profilo Instagram @petuniaollister. Dopo il libro precedente “Colazioni d’autore” (foto di libri sul tavolo della colazione) ecco i “Cocktail d’autore” in cui è raccontato visivamente come si beve nella letteratura. Una serie di scatti inediti che sposano le cover dei libri con i suggerimenti di cosa shakerare nel bicchiere. Ovviamente l’ ispirazione per le composizioni fotografiche arriva dalle pagine dei libri e filo conduttore sono i cocktail citati in opere famose. Dalle atmosfere in cui si beve molto e un po’ di tutto, palpabili nelle pagine di Hemingway a quelle della Duras; dagli alcolici anni folli narrati da Francis Scott Fitzgerald ai “Giochi di società” di Dorothy Parker; passando per le miscele di Steinbeck e di tanti altri scrittori. In tutto 70 magnifici libri e altrettante ispirazioni, in immagini che celebrano ad hoc colori e sapori al alto tasso alcolico.

 

 

Elizabeth Jane Howard  “Le mezze verità”   -Fazi Editore-  euro 18,50

Spesso sotto una patina di comune boriosità, che parrebbe innocua, può nascondersi un subdolo calcolo e un pericoloso mostro. Di più non anticipo, però posso dirvi che questo libro di Elizabeth Jane Howard, pubblicato la prima volta nel 69, è un’autentica chicca dell’autrice della famosa saga dei Cazalet. E’ la storia di una famiglia allargata nella seconda metà del 900 e mescola invenzione pura con alcuni elementi estrapolati dalla biografia dell’autrice. C’è l’insicura vedova May Browne-Lacey, madre di Elizabeth e Oliver, che finisce per sposare l’arrogante e odioso colonnello Herbert. Anche lui ha seppellito ben due mogli ed ha cresciuto –opprimendola- la giovane Alice, che appena può si sposa andandosene di casa, anche se finisce per cadere dalla padella alla brace, fagocitata da altra infelicità. Il fulcro è racchiuso nel matrimonio di May. Il nuovo marito l’ha praticamente  costretta ad  investire il suo capitale nell’acquisto di una casa che è un vero e proprio obbrobrio tardo vittoriano: spropositatamente immensa e paradossalmente claustrofobica. Non piace a May e tanto meno ai suoi ragazzi che emigrano a Londra: Oliver alla ricerca di una moglie ricca che lo mantenga, mentre Elizabeth invece finirà  per trovare l’amore.

 

 

 

“Me Elton John. L’autobiografia”  – Mondadori-  euro 24,00

Questo libro non è solo per i fan della star, ma anche per quei lettori curiosi di vita che amano capire come si riesca a costruire una carriera tanto strepitosa, partendo da un sobborgo londinese e un difficile rapporto con due genitori tutt’altro che perfetti. Reginald Dwight –questo il vero nome del cantante- si mette a nudo fino al midollo raccontando della sua timidezza di bambino, con madre e padre che litigavano spesso ed avevano anche idee strampalate sui metodi educativi. Eppure riconosce che “..se non fosse stato per mamma e papà, avrei avuto una tipica noiosa infanzia da anni 50”. Reginald ha il dono di un orecchio portentoso per la musica e accarezza la presenza del pianoforte in casa della nonna. Crescendo viene folgorato dal rock’n’roll che esplode come una bomba ed ha un effetto rivoluzionario, con il retroterra di cultura, vestiti, film e atteggiamenti che travolgono letteralmente il giovane. Entra a lavorare nel cuore dell’industria musicale, fa parte di una piccola band, i Bluesology, e sogna di diventare una stella del pop. A 23 anni tiene il primo concerto in America: si presenta sul palco in salopette giallo canarino, maglietta di stelle e scarponi con le ali. Singolari la tenuta, il suo stile… e nasce così Elton John, un uragano nel mondo musicale. Il resto è storia pubblica e dietro c’è il privato più intimo che scoprirete in queste 352 pagine. Una parabola di alti e bassi, tra tossicodipendenza e tentati suicidi, tosta disintossicazione e impegno nella lotta contro l’Aids, passando per i grandi personaggi che hanno costellato la sua incredibile vita. Dall’amicizia con Lady D a quella con Gianni Versace, da quella con John Lennon ai balli nientemeno che con la regina Elisabetta II. Poi l’incontro con il vero amore e la decisione di diventare padre….

Diretta teatrale sul web ai tempi del virus

Oggi a partire dalle 17:00, il centralissimo teatro di Torino Casa Fools – Teatro Vanchiglia invita tutti a sintonizzarsi sulla propria pagina Facebook per la prima diretta di teatro a distanza interattivo

Quarantena streaming
 uno spettacolo di varietà per non fermare il teatro
Per assistere al live show, costruito in 48 ore grazie al contributo dei tanti artisti amici di Casa Fools che hanno risposto alla chiamata, è sufficiente accendere il pc o lo smartphone, andare sulla pagina di Casa Fools  e, dalle 17:00, seguire la diretta di “Quarantena Streaming”
Sul palco:
  • Luigi Orfeo, con Oreste Forestieri e Michele Salituro, in un estratto di Varietyl, cabaret anni ’50
  • Stefano Sartore e Roberta Calia con alcune pillole di Assaggi d’Assurdo, storico spettacolo di varietà di Casa Fools
  • Dario Benedetto con un estratto di stand up comedy
  • intermezzo di Paola Bertello, cantante e attrice
  • un sagace monologo della bravissima Augusta Balla
Il pubblico potrà interagire con gli artisti in scena che chiederanno di dire/fare alcune azioni nel corso dei 30 minuti di spettacolo.
Chi volesse sostenere Casa Fools in questo momento di estrema difficoltà può supportarla attraverso:

Nicola Galante. Mite animatore di paesaggi silenti

A cinquant’anni dalla scomparsa, una lodevole retrospettiva alla Fondazione Giorgio Amendola di Torino

Mostre e musei sono sottoposti alle limitazioni previste dal decreto del presidente del Consiglio dei ministri relativo all’emergenza sanitaria. Per le visite future seguire gli aggiornamenti legati all’evolversi della situazione

Fino al 15 marzo

Di elementare, imbarazzante semplicità l’impaginazione grafica. Pochi, essenziali elementi. I colori puri, accesi e improbabili in campiture nette di rigorosa trama disegnativa, “addirittura ‘gridati’ – scriveva negli anni Sessanta il grande Marziano Bernardi in quegli squilli dei rossi, dei verdi, dei turchini”. E’ il periodo della completa e definitiva libertà creativa, guadagnata dall’ormai settantenne (nel decennio Cinquanta – Sessanta) Nicola Galante, quella ben espressa nella“Bottiglia verde”, olio su tela del ’53 che fa da esemplare immagine-guida alla mostra e che, insieme ad un’altra significativa serie di opere, testimonia il definitivo traguardo fauve-espressionistico di un percorso operativo multiforme e curioso ma sempre attento alla pacata e lirica artigianalità del racconto pittorico.

Dalle prime xilografie (realizzate nel 1912 per illustrare il prezioso libro “Torino mia. Impressioni di uno straniero” dell’amico e critico d’arte Kurt Seidel, che gli aprirà le porte attraverso un proficuo contatto con Ardengo Soffici, alla collaborazione con la rivista “Lacerba”), alle opere pittoriche prodotte dagli anni Venti di chiara infatuazione per le “modernità” di Cézanne e Braque, attraverso gli “erramenti momentanei” (Soffici dixit) per il Futurismo, fino all’esasperata semplificazione delle forme ispirate ai “Valori plastici” di un Rosai o di un Morandi o di un Carrà, così come alla breve avventura “europeista” (dal gennaio del ’29 al maggio del ’30) all’interno del Gruppo dei Sei di Torino in quella fruttuosa “enclave” d’intellighenzia subalpina dominata dall’influenza didattica di Felice Casorati e morale di Piero Gobetti – nonché dalla generosa e provvidenziale presenza amica di Lionello Venturi, Edoardo Persico e Riccardo Gualino – la rassegna, ospitata fino al 15 marzo negli spazi della Fondazione Giorgio Amendola di Torino, assembla in tutto una sessantina di opere (alcune mai esposte) fra xilografie, disegni e dipinti messi a disposizione da gallerie e collezionisti privati. Curata da Luca

Motto e impreziosita da un acuto testo di Pino Mantovani, la retrospettiva nasce dalla volontà di ricordare il cinquantenario dalla morte di Nicola Galante, abruzzese di Vasto (dove nasce il 7 dicembre 1883), ma torinesissimo d’adozione, se si pensa che, sotto la Mole, Galante si trasferisce nel 1907 (dove intraprende una pregevole attività di artigiano – xilografo, dopo aver studiato ebanisteria alla Scuola di Arti e Mestieri di Chieti) per scomparirvi il 5 dicembre del 1969. Lodevole dunque l’iniziativa della Fondazione di via Tollegno presieduta da Prospero Cerabona, tanto più se si pensa che più di quarant’anni sono ormai passati dall’ultima, davvero esauriente, mostra torinese dedicata nel ’77 a Galante e tenutasi nel Foyer del Regio, con la curatela di Renzo Guasco, fra i massimi studiosi ed estimatori dell’artista abruzzese. Così coraggioso da affidarsi in toto, negli ultimi anni di un lungo e meticoloso percorso artistico ben sintetizzato in mostra, all’accensione di colori rubati agli spazi imprevisti e imprevedibili dell’immaginifico.

Suoi e solo suoi. Che lo portano, in maniera convinta, a passare dalle prime lievi e delicate vedute torinesi o dalle solide corpose narrazioni paesistiche della “Campagna di Pavarolo” come delle “Case” del ’30 a inventarsi nature morte con “Pere blu su piatto rosso” o con “uccelli e bottiglie” fino ai pensosi bizzarri autoritratti “con i capelli azzurri” o “verdi”. Opere che, finalmente – dopo tanto peregrinare per le strade più impervie e fascinose dell’arte del Novecento – qualificano la singolarità di un pittore di razza “che al prestigio di essere artisti – scriveva, all’indomani della sua scomparsa, Luigi Carluccio chiedono soltanto una cosa: servire con profonda umiltà, con religiosa devozione e quindi con assoluto disinteresse la naturale vocazione”.

Gianni Milani

 

“Nicola Galante. Mite animatore di paesaggi silenti”

Fondazione Giorgio Amendola, via Tollegno 52, Torino; tel. 011/2482970 o www.fondazioneamendola.it

Fino al 15 marzo

Orari: dal lun. al ven. 10/12 – 15,30/19, sab. 10/12,30

Nelle foto:

– “Bottiglia verde”, olio su tela, 1953
– “Piazza San Giovanni”, xilografia, 1912
– Campagna di Pavarolo”, pastello su carta, s. d..
– “Case”, olio su tela, 1930
– “Pere blu su piatto rosso”, olio su tela, 1961
– “Autoritratto con i capelli verdi”, olio su tela, s. d.