CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 470

La guerra fascista. Il nuovo libro di Gianni Oliva

Il 19 giugno scorso è stato presentato al Circolo dei Lettori di Torino, in collaborazione con l’Associazione Vitaliano Brancati, il libro di Gianni Oliva “ La Guerra fascista. Dalla vigilia all’armistizio, l’Italia nel secondo conflitto mondiale”. Erano presenti, oltre all’autore, Gianni Firera, presidente dell’Associazione V. Brancati e Nino Boeti, già presidente del Consiglio Regionale del Piemonte.

DALLA VIGILIA ALL’ARMISTIZIO, L’ITALIA NEL SECONDO CONFLITTO MONDIALE 

Conoscere il passato per non commettere gli stessi errori,  tramandare la memoria perché non sopraggiunga l’oblio, è questo l’obiettivo del libro. Ottanta anni, praticamente tre generazioni,sono tanti, c’è il rischio che quello che è successo in quei 3 anni drammatici, dal 1940 al 1943,  venga dimenticato. “I giovani  sono privi di testimonianze dirette sul quel periodo, mentre la mia generazione attraverso quei racconti è cresciuta imparando un sistema di valori. Abbiamo appreso cosa è la pace sentendo parlare della paura delle  bombe, abbiamo compreso cosa è il benessere, abbiamo imparato cosa è la libertà sentendo ricordare una stagione in cui, prima di parlare, bisognava guardarsi attorno per vedere se c’era qualcuno di troppo che ascoltava” dice Oliva.

L’8 aprile 1940 Mussolini annuncia orgogliosamente che “la dichiarazione di guerra è già stata

consegnata agli  ambasciatori di Gran Bretagna e di Francia”, l’8 settembre 1943 Badoglio bisbiglia l’amara e prevedibile disfatta. “Dal  vitalismo aggressivo alla mestizia silenziosa”, mezzi sproporzionati contro giganti imbattibili,  baionette contro carri armati, illusorie mire imperialiste del regime e di quell’Italiaultima arrivata tra le nazioni industrializzate. L’autore, nel lavoro di sintesi proposto in questo volume, segue tre direttrici per tracciare il profilo di quel periodo; in primo luogo le scelte politiche di Mussolini condizionate dalle accelerazioni strategiche di Hitler, dai limiti dell’economia nazionale e dal peso di una autocelebrazione ventennale sfaldatasi alla prova del conflitto. In secondo luogo le fallimentari operazioni militari degli anni successivi come la “guerra parallela” e la “guerra subalterna”. Infine il consenso al fascismo che in Italia che si sgretola fino alla caduta silenziosa.

La vocazione di questo libro sta nella “trasmissione generazionale di memoria” ai più giovani, a coloro che non c’erano. Ciò che abbiamo conquistato e consolidato nel tempo, la libertà, e tutti quei valori legati alla democrazia ci sembrano scontati e immutabili, ma come afferma Oliva “l’umanità ci insegna che nulla è dato per sempre e che le conquiste vengono conservate solo se si ha la consapevolezza del loro significato”.

Lo studio della storia, soprattutto di quella recente deve costituire il punto di partenza, la fortezza della coscienza e della conoscenza critica, perché “il presente è figlio del passato prossimo, non del passato remoto”.

Maria La Barbera

Ritorna il Macugnaga Piano Trail

Nell’edizione 2020 dalle sale storiche di Villa Clerici / La montagna e la musica possono costituire un binomio estremamente felice. Le montagne , definite dal celebre scrittore John Ruskin “cattedrali della terra”, ed in questo caso, in particolare il Monte Rosa, da alcuni anni risuonano della musica del Festival pianistico di Macugnaga, diretto artisticamente dalla pianista Serena Costa.

ll Macugnaga Piano Trail anche quest’anno sarà protagonista di una nuova edizione, la terza, seppure sotto una veste nuova, online, ma sempre arricchita, come le precedenti, dalla partecipazione di musicisti di respiro internazionale.

Il festival pianistico internazionale, nato nel 2018 da un’idea del musicista e direttore del Conservatorio Donizetti di Bergamo, Marco Giovannetti e della pianista Serena Costa, che ne è anche direttore artistico, è in parte patrocinato dal Comune di Macugnaga, in parte dall’Associazione AMVA Promozione e sviluppo Macugnaga e Valle Anzasca.

A causa delle misure per il contenimento del Covid 19, quest’anno il Festival potrà essere seguito non dal vivo, ma sui canali Instagram e Facebook del Macugnaga Piano Trail dal 22 al 27 giugno prossimi. I musicisti potranno esibirsi, con la versatilità delle loro esecuzioni e con la pluralità delle nazionalità di appartenenza, dal giovanissimo pianista Marco Drufuca ( diciassettenne pluripremiato in diversi concerti nazionali), al duo pianistico sino-tedesco Wang-Koltun, alla nota violinista Irene Abrigo ed alla pianista Albertina Dalla Chiara, interprete insigne che si è esibita in concerti significativi sia in Italia sia in Europa, oltre alla pluripremiata orchestra dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni, diretti dal Maestro Antonmario Semolini.

Lunedì 22 giugno prossimo, alle 18, il Festival prenderà il via con il concerto per pianoforte di Serena Costa, direttrice artistica del Festival Macugnaga Piano Trail, ideato insieme al compianto maestro e mentore Marco Giovanetti, un festival capace di unire alla passione per la musica quella per le montagne, cui lei da sempre appartiene.

Martedì 25 sarà la volta dell’esibizione al pianoforte del duo di Xin Wang e Florian Koltun. Mercoledì 24 giugno, sempre alle 18, si esibirà al pianoforte Albertina Dalla Chiara, che si è formata artisticamente grazie all’incontro delle insigni scuole pianistico russa ed austriaca, perfezionandosi sotto la guida del noto pianista e didatta russo Neuhaus, di cui ha seguito i corsi di perfezionamento in Italia ed a Mosca, incontrando poi la tradizione austriaca all’Accademia Chigiana, dove ha seguito i corsi sotto la guida del pianista Buchbinder. Giovedì 25 giugno alle 18 sarà la volta dell’esecuzione concertistica del duo formato da Massimo Baio ed Anna Barbero, ripsettivamente al violino e pianoforte, e venerdì 26 giugno, sempre alle 18, del concerto del giovane e talentuoso pianista Marco Drufuca.

Concluderà il ricco programma del Festival, con il suo atteso concerto, sabato 27 giugno prossimo sempre alle 18, l’Orchestra dei Virtuosi dell”Accademia di San Giovanni, attiva anche nel Duomo di Torino, sotto la direzione del Maestro Antonmario Semolini, orchestra cui l’anno scorso, ad agosto a Macugnaga, era spettato l’onore di aprire il Festival Magugnaga Piano Trail, con grande successo di pubblico, con il concerto inaugurale. Quest’anno il concerto di chiusura del Festival vedrà la partecipazione, accanto all’Orchestra dei Virtuosi dell’Accademia di San Giovanni,  anche della violista di fama internazionale Irene Abrigo e di Jung Dahler alla viola.

I concerti si terrano nella sala di Villa Clerici, dotata di uno storico pianoforte a coda, villa che si trova ad Erba, a circa una ventina di km da Como e da Lecco. Edificata nella metà del Settecento come setificio, venne trasformata nel corso dell’Ottocento in residenza estiva sempre di proprietà della famiglia Clerici, mantenendo, tuttavia, l’architettura originaria. La villa comprende anche una limonaia ed un teatro annessi al corpo centrale, oltre ad un salone delle feste, con adiacenti salotti e terrazzi, una cappella, un laghetto annesso e giochi di fontane.

Mara Martellotta

Lingua madre di Maddalena Fingerle vince il Premio Italo Calvino

Lingua madre di Maddalena Fingerle è l’opera vincitrice della XXXIII edizione del Premio Italo Calvino. Considerata la qualità delle opere finaliste, sono state inoltre assegnate due coppie di menzioni speciali della Giuria: la prima coppia di menzioni va a Oceanides di Riccardo Capoferro e a Il valore affettivo di Nicoletta Verna; la seconda coppia di menzioni va a  Schikaneder e il labirinto di Benedetta Galli e a Vita breve di un domatore di belve di Daniele Santero. La menzione speciale Treccani viene attribuita a Giardino San Leonardo di Gian Primo Brugnoli.

 
Il romanzo vincitore e le menzioni speciali sono stati proclamati lunedì 22 giugno dai Giurati Omar Di Monopoli, Helena Janeczek, Gino Ruozzi, Flavio Soriga e Nadia Terranova, durante  una diretta streaming in collaborazione con il Circolo dei lettori di Torino.
Il direttivo del Premio ha infine insignito l’opera non finalista Il Tullio e l’eolao più stranissimo di  tutto il Canton Ticino di Davide Rigiani di una menzione speciale del Direttivo.
 
Le motivazioni della Giuria
 
La Giuria ha deciso di assegnare il Premio a Lingua madre di Maddalena Fingerle con la seguente  motivazione:  « un romanzo compatto di grande maturità che riesce nella sfida di tenere insieme  leggerezza e profondità, affrontando con piglio holdeniano e stile impeccabile il complesso tema  della parola tra pulizia e ipocrisia nel singolare contesto del bilinguismo altoatesino. »
 
Queste, invece, le motivazioni per le due coppie di menzioni speciali della Giuria:
 
La prima coppia di menzioni va a Oceanides di Riccardo Capoferro che  « si distingue per la  bellezza della lingua e la riuscita fusione di mondi immaginari e mondi conosciuti in un’originale  rielaborazione del romanzo marinaresco sette-ottocentesco anglosassone che infrange le barriere fra  tradizioni letterarie » 
Il valore affettivo di Nicoletta Verna « una conturbante tragedia moderna  presentata sotto forma di romanzo famigliare neoborghese in cui risaltano la coerenza tra forma e  contenuto, l’equilibrio della struttura e la sottile definizione di una protagonista prigioniera delle sue  ossessioni. »
 
La seconda coppia di menzioni va a Schikaneder e il labirinto di Benedetta Galli e a Vita breve di  un domatore di belve di Daniele Santero « Entrambi i romanzi sono sagaci e ironiche ricostruzioni  di particolari aure storiche. Con il brillante Schikaneder e il labirinto, dove è notevole la destrezza
nel gestire registri ora buffi ora drammatici, ci troviamo nel mondo dell’opera viennese di fine  Settecento al crepuscolo dell’illuminismo mozartiano. 
Con l’estravagante e colto romanzo di  Santero passiamo alla fascinazione ottocentesca per l’esotismo del circo e dello zoo, filtrata  attraverso la vita di un uomo non illustre, Upilio Faimali da Gropparello. »
 
La menzione speciale Treccani
 
L a menzione speciale Treccani, assegnata per il terzo anno consecutivo dall’Istitut o della  Enciclopedia Italiana all’opera finalista che si è distinta per originalità linguistica e creatività  espressiva, viene attribuita a Giardino San Leonardo di Gian Primo Brugnoli con la seguente  motivazione:
 
« L’insolita e spiazzante maestosità del dettato, la crudezza icastica, il virtuosismo linguistico  esagerato ma efficace: Giardino San Leonardo esibisce una prosa rocambolesca e ribelle,  strabordante ed eccessiva, maneggiata con disinvolta duttilità e zeppa di neologismi ed espressioni  vernacolari d’altri tempi che si rincorrono costruendo un’architettura narrativa di straordinario  impatto. L’esperienza creativo-stilistica è bizzarra quanto basta a far girare la testa del lettore  disorientato da un vortice trascinante di parole e personaggi, ma semanticamente consapevole e  forse memore di qualche racconto degli Accoppiamenti giudiziosi. »
 
La menzione speciale del Direttivo
 
Il Direttivo del Premio, composto da Franca CavagnoliAnna ChiarloniMario Marchetti Laura MolleaCarla Sacchi Ferrero, ha assegnato la menzione speciale del Direttivo a un’opera  non finalista particolarmente meritevole sotto il profilo dell’innovazione della forma  romanzesca, con la seguente motivazione:
 
« Il Tullio e l’eolao più stranissimo di tutto il Canton Ticino di Davide Rigiani è un testo che, con  fantasia scatenata e una lingua mai stanca di sorprendere, sotto l’apparenza del mero divertimento,  descrive con esattezza antropologica un ordinato mondo di periferia residenziale dei nostri tempi
(nel caso, ticinese), proponendo un’ariosa alternativa attraverso la famiglia del Tullio. Interessante  tentativo di costruire un’opera ibrida rivolta contemporaneamente all’immaginazione infantile e a  una sensibilità matura. Ardita scommessa in gran parte vinta. Un libro da illustrare – e da leggere
insieme, bambini e grandi. »
 
Gli autori
 
Maddalena Fingerle, nata a Bolzano nel 1993, di cognome tedesco ma di lingua madre italiana, ha  compiuto gli studi universitari (dapprima di
Germanistica per poi specializzarsi in Italianistica) a  Monaco di Baviera dove risiede. Al momento è impegnata in un dottorato sulle strategie di 
evasione  in Tasso e Marino. Suoi racconti sono apparsi su Nazione Indiana, Neutopia, CrapulaClub.
 
Riccardo Capoferro, nato a Roma nel 1975, è professore associato di Letteratura Inglese alla  Sapienza. Ha al suo attivo un’ampia produzione scientifica. Si è soprattutto occupato del romanzo  inglese del Settecento, genere di cui non poche tracce si rinvengono in Oceanides. Tra i suoi  interessi rientrano la fantascienza e il rapporto tra fumetto e narrativa.
 
Nicoletta Verna, nata a Forlì nel 1976, è laureata in Scienza della Comunicazione. Vive a Firenze  dove si occupa di web marketing nel settore editoriale. Ha tenuto corsi su teorie e tecniche della  comunicazione ed è autrice di saggi sui media, collaborando inoltre all’Enciclopedia Garzanti della
radio. Ha scritto racconti per le riviste Pastrengo, Carie letterarie, Narrandom e Risme.
 
Benedetta Galli, nata nel 1993 nella città metropolitana di Firenze, dopo il liceo classico ha  intrapreso studi di Ingegneria nella specializzazione energetica. Lavora a Brescia nel settore degli  impianti di cogenerazione. Ha pubblicato nel 2010 un testo teatrale sul portale online della Rivista  Sipario. Con Schikaneder e il labirinto è già stata finalista nel 2019 al Premio Neri Pozza.
 
Daniele Santero, nato a Savona nel 1978, vive a Torino dove insegna nelle scuole medie. È dottore di ricerca in italianistica. Nel campo ha scritto numerosi saggi confluiti in Muse minori. Ironia e invenzione nel Novecento italiano pubblicato nel 2012 dalla Facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Ha curato specificamente il carteggio tra i poeti Betocchi e Caproni.
 
Gian Primo Brugnoli è nato nel 1939 a Imola, nel cuore di quella terra emiliana cui dà voce in  Giardino San Leonardo, suo esordio nel romanzo. Laureato in Ingegneria elettronica ha lavorato nel  campo della manutenzione impianti. Ha scritto poesie e racconti per i quali ha ricevuto svariati
riconoscimenti (più volte, in particolare, dal Premio Firenze Capitale d’Europa).
 
Davide Rigiani è nato a Lugano, Svizzera, nel 1980. Si è diplomato alla scuola di commercio a  Lugano e poi al master in tecniche di narrazione della Scuola Holden a Torino. Ha lavorato come  operatore di call center a Torino, come tester linguistico per videogame in Canada e come redattore
e impaginatore freelance. Tra i suoi riferimenti elettivi, nella narrativa Italo Calvino e nel cinema  Tim Burton e Wes Anderson.
 
Sul sito del Premio (www.premiocalvino.it/i-finalisti-2020/) i video di presentazione delle opere premiate e di quelle finaliste.
 
Il Premio Italo Calvino è stato fondato a Torino nel 1985, poco dopo la morte di Italo Calvino, per iniziativa di un gruppo di estimatori e di amici dello scrittore, tra cui Norberto BobbioCesare CasesAnna ChiarloniNatalia GinzburgMassimo MilaLalla RomanoCesare Segre.  
Calvino, com’è noto, ha svolto un intenso e significativo lavoro editoriale per l’Einaudi; l’intenzione è stata, quindi, quella di riprenderne e raccoglierne il ruolo di talent scout di nuovi autori: di qui, l’idea di rivolgersi agli scrittori esordienti e inediti, per i quali non è facile trovare un contatto con il pubblico e con le case editrici. Il Premio ha impostato la propria attività seguendo gli stessi criteri che hanno guidato Calvino: attenzione e equilibrio, gusto della scoperta e funzione critica. 
Ideatrice del Premio e sua animatrice e Presidente fino al 2010 è stata Delia Frigessi, studiosa della cultura italiana tra Ottocento e Novecento. Attuale Presidente del Premio è Mario Marchetti.
 
La menzione speciale Treccani è frutto di una convenzione triennale siglata nel 2018 tra il Premio Calvino e l’Istituto della Enciclopedia Italiana: essa prevede di insignire di una “speciale menzione Treccani l’opera che, tra i finalisti del Premio Italo Calvino, si distingua per originalità linguistica e creatività espressiva” nonché di organizzare presso la sede romana dell’Istituto un incontro “volto a dibattere i temi emergenti della narrativa italiana contemporanea nel suo rapporto con la lingua”.

L’isola del libro

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Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Natasha Solomons  “Casa Tyneford”    -Neri Pozza –  euro 18,00

Se avete amato il precedente “I Goldbaum” della scrittrice inglese, non perdetevi questo romanzo che vi trascina nelle vicende agrodolci della giovane protagonista, sullo sfondo di un’incantevole campagna inglese, con il rimbombo della Seconda Guerra Mondiale.

Lei è la 19enne Elise Landau, vive a Vienna in una famiglia dell’alta borghesia ebraica, coccolata figlia della stella dell’Opera Anna e del noto scrittore Julian. A incombere sulle loro esistenze ci sono l’antisemitismo e il presagio del conflitto. Siamo nel 1938 all’indomani dell’Anschluss, l’annessione tedesca dell’Austria, che non promette niente di buono.

Per metterla in salvo i genitori la mandano in Inghilterra, dove lavorerà come cameriera nella splendida dimora, affacciata sul mare, del signore del luogo Mr. Rivers.

Gli inizi sono difficili, lei non è abituata a servire, semmai il contrario e, soprattutto, patisce la solitudine e la lontananza dalla famiglia il cui destino è incerto, in attesa di fantomatici visti per l’America.

Poi le cose cambieranno.

C’è molto di Dowton Abbey in queste pagine sospese tra, da un lato, la vita della nobiltà inglese con i suoi rigidi ruoli e riti e, dall’altro, le giornate faticose della numerosa servitù ai comandi di rigorosi maggiordomo e governante.

Un ritratto storico-romanzato dell’Inghilterra prima, durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale che spariglierà le carte e finirà per decretare i destini dei protagonisti e della splendida Tyneford. Centrali sono le figure del riservato padrone di casa Mr. Rivers e dell’esuberante figlio Kit, entrambi consapevoli che Elise, per nascita ed educazione, è molto più di una domestica.

Nel romanzo ci sono l’amore, la tragedia e soprattutto la narrazione del viale del tramonto di uno stile di vita che perde smalto e patrimoni. E vi entrerà nel cuore Elise, giovanissima ebrea viennese trasportata oltre la Manica, vista con sospetto dal governo britannico al deflagrare del conflitto. Un’eroina piena di sentimento e coraggio, romantica, forte, coraggiosa tenace e leale. E a Tyneford l’attende un futuro di cui non anticipo nulla, ma state pur certi che vi sorprenderà…

 

David Grossman  “La vita gioca con me”    -Mondadori –    euro 21,00

In questo romanzo lo scrittore israeliano travalica il confine tra vita vera e finzione letteraria. Si ispira all’esperienza di Eva Panic Nahir, personaggio importante nell’ex Jugoslavia. Partigiana comunista, croata ed ebrea, che sotto Tito fu rinchiusa nel buco nero della prigione di Goli Otok, poi emigrò in un kibbutz israeliano. Morta qualche anno fa, è la protagonista di un documentario israeliano del 2003.

Grossman l’ha conosciuta, ha raccolto la sua storia, poi l’ha romanzata in un affresco familiare attraverso tre generazioni di donne.

Sono Vera (Eva), Nina e Ghili che si ritrovano nel kibbutz per festeggiare i 90 anni di Vera. E’ l’inizio di una drammatica resa dei conti che affonda gli artigli nelle vite delle protagoniste e transita nelle immagini di un documentario che Ghili – cineasta mancata e figlia abbandonata di Nina- gira sulla complicata storia della famiglia: intrisa di scelte drammatiche, distacchi, dolorose assenze e ritorni… che scoprirete strada facendo.

E sullo sfondo c’è l’ispirazione continua a Eva (nel romanzo è Vera) che ha davvero vissuto una storia d’amore come ce ne sono poche. Il suo primo marito, Rade, si suicidò nel 1951, mentre era prigioniero dei servizi segreti di Tito, accusato di tradimento. Un gesto sul quale Eva s’interrogherà tutta la vita, rimproverandogli di non essere stato in grado di sopportare le torture come aveva fatto lei. Per difenderlo, era stata condannata ai lavori forzati e costretta ad abbandonare la figlia di soli 6 anni. Una forzata rinuncia al ruolo materno che Grossman racconta intrecciandola al travagliato vissuto delle altre donne e degli uomini che animano questo romanzo.

 

Candice Fox   “Il buio non fa rumore”    -Piemme-    euro   17,90

Candice Fox è una delle gialliste di maggior successo in Australia. Ha 39 anni, vive a Sydney, ha esordito nel 2014 e vinto per ben due volte un prestigioso premio per la narrativa gialla. Da allora è sempre in vetta alle classifiche.

Molteplici le ragioni del suo successo e ve ne accorgerete leggendo questa storia ambientata in un’Australia dove non si avverte l’eco del turismo; ma siamo tra oceano e paludi nella costa orientale a nord di Sydney, insidiose e infestate dai coccodrilli. E’ Crimson Lake, lontano da tutto, dove è possibile raccogliere i cocci del passato e ricominciare lontano dal clamore di scandali e aule giudiziarie.

Due sono i protagonisti principali. Ted Conkaffey, con un passato da semplice poliziotto a Sydney e una famiglia che amava; poi il destino si è messo per traverso e lui nel giro di un attimo è stato accusato di aver rapito e abusato di una 13enne. E’ libero per mancanza di prove, ma la sua vita è andata in pezzi ed è inseguito da sospetti e ignominia.

Amanda Pharrell è un personaggio un po’ borderline, tatuaggi spalmati su tutto il corpo, piena di tic e manie strane. Lei in carcere c’è stata per 10 lunghi anni, accusata di avere pugnalato a morte una compagna di liceo. Scontata la pena è ripartita da zero aprendo un’agenzia investigativa.

Due anime tanto inquiete e travagliate non possono che trovarsi, riconoscersi e unire le loro forze per risolvere l’intricato caso della scomparsa di uno scrittore.

Ed ecco la formula vincente di una coppia di investigatori fuori dagli schemi, abilmente miscelati  nella trama con adolescenti rabbiosi, tipi loschi di vario genere, poliziotti che travalicano la legge e un’anatomopatologa dal fiuto infallibile. Preparatevi a uno psico-thriller con continui colpi di scena e un finale mozzafiato.

 

Al Respiro è dedicata la 16^ edizione di Torino Spiritualità

Torino Spiritualità 16. edizione | 24-27 settembre 2020

È liberazione, sollievo, tregua. È vita. È profondo, è ampio, è lungo. È da riprendere, da trattenere, da regolare. È corto per un’improvvisa emozione. Può mancare. Può essere l’ultimo, e il primo. È il respiro. E il ritmo del respiro è quello della nostra libertà.

  Al Respiro è dedicata la 16. edizione di Torino Spiritualità, che torna dal 24 al 27 settembre 2020 per quattro giorni di riflessione attraverso l’incrocio di fedi, culture e religioni.

Un tema che si immerge nell’oggi, nel presente segnato dall’emergenza Covid-19, per un festival che diventa occasione di approfondimento e incontro, crescita personale e scambio di idee mai alieno al mondo, mai slegato dalla vita e dalle esigenze delle persone. Anche per questo il festival cambierà forma: la situazione attuale impone regole che possono e devono diventare un’occasione per vivere la cultura in modo diverso, ma ugualmente profondo e coinvolgente. Incontri diffusi in spazi non convenzionali per vivere la città; itinerari urbani da fare insieme, alla scoperta di se stessi come parte di ciò che ci circonda; eventi online per coinvolgere il territorio nazionale, per un festival sempre più inclusivo: Torino Spiritualità cambia ma rimane se stesso, si adatta alla situazione attuale ma soprattutto la interpreta. Al centro degli incontri con filosofi, storici, sociologi, rappresentanti delle fedi e delle culture del mondo, il respiro, che abbiamo scoperto e riscoperto durante l’emergenza.

È nei mesi del lockdown che abbiamo capito che cosa significhi davvero respirare: la più automatica delle azioni è uscita dal cono d’ombra dell’abitudine. Abbiamo dovuto imparare a studiare il nostro respiro, a sorvegliarlo, a temere quello degli altri. E ancora, pensarci incapaci di respirare ha significato immaginarci privati di noi stessi, perché dal primo vagito all’ultimo fiato la nostra esistenza è il nostro respiro.

Respirare infatti svela ogni piega del sentire umano: il respiro mozzato della paura, quello trattenuto dell’attesa, l’inspirazione rapida e secca della sorpresa, il fiato grosso della fatica, il soffio profondo del raccoglimento e della preghiera. E non è un caso se il respiro innerva tutte le tradizioni filosofiche e spirituali: è pneuma della grecità classica, è l’alito vitale che Dio insuffla nell’uomo, è il prana della tradizione indiana. Ma gemello del respiro è anche il passo duplice con cui conosciamo il mondo e lo elaboriamo: un’inspirazione, per portare il fuori dentro di noi, e un’espirazione, per restituire in visioni, parole e pensieri ciò che abbiamo preso.

Aspettando il festival: nei due weekend che precedono l’avvio della manifestazione tornano le Camminate spirituali, per ossigenare cuore e mente tra valli e boschi. Ma quest’anno le mete non saranno solo montane, perché anche in città, con le giuste guide, è possibile godere della bellezza della natura.

 Anteprima di Torino Spiritualità onlinevenerdì 19 giugnoore 18.30 in diretta sulla pagina Facebook del Circolo dei lettori, su quella di Torino Spiritualità e su circololettori.it Vito Mancuso, scrittore e teologo, presenterà il suo ultimo libro in anteprima con Armando Buonaiuto, curatore del festival.

È Il coraggio e la paura in uscita per Garzanti, in cui la paura è la forza che toglie il respiro e costringe alla difensiva. Un’esperienza non soltanto negativa perché capace di fare emergere la verità su noi stessi: è solo infatti quando realizziamo di essere incatenati che possiamo intraprendere il percorso verso l’autentica libertà.

 

«È per me motivo di grande soddisfazione vedere la costante, se pur graduale, saggiamente lenta e costellata di mille difficoltà, ripresa di tutte le attività e di tutti gli eventi culturali piemontesi, che illustrano nel migliore dei modi la nostra realtà regionale e, in questo preciso caso, la nostra tenacia e capacità di rimetterci in moto con sempre maggior determinazione ed entusiasmo. In ossequio al tema di quest’anno, potrei dire di aver “tirato un sospiro di sollievo”».

Vittoria Poggio, Assessore alla Cultura, al Turismo e al Commercio della Regione Piemonte

 

«Tornare a respirare e re-imparare a farlo: a fine settembre torna Torino Spiritualità e ci interroga sull’oggi e su quanto vissuto anche durante l’emergenza sanitaria con incontri, passeggiate e come ogni anno occasioni di riflessione e confronto, online e in presenza. Auguro al festival e al suo pubblico di goderne come di un’occasione di “normalità”, di vita e pensieri condivisi in un momento in cui tutto ciò è più necessario del solito. Buon lavoro».

Francesca Leon, Assessora alla Cultura della Città di Torino

 

«Il respiro è il segno della vita. Torino Spiritualità vuole quest’anno raccontare la vita, e l’infinita gamma di emozioni, pensieri e gesti che sono il respiro del mondo. Sarà un’edizione del festival diversa, ma fatta apposta per ridare largo respiro alla nostra vita».

Elena Loewenthal, direttore della Fondazione Circolo dei lettori

 

«Sembra passato ben più di un anno dalla scorsa edizione. Mesi trascorsi sospendendo il fiato, per proteggere un respiro che abbiamo scoperto più labile di quanto immaginassimo, ma anche più prezioso. Adesso il tempo riprende a scorrere, le manifestazioni ritornano, si tonifica il pensiero, ma questa consapevolezza non va sciupata. Proveremo, a settembre, a fare la nostra parte».

Armando Buonaiuto, curatore di Torino Spiritualità

 

>  Torino Spiritualità è un progetto di Fondazione Circolo dei lettori, con il sostegno di Regione PiemonteCittà di TorinoCompagnia di San PaoloFondazione CRTTeatro Stabile Torino – Teatro Nazionale.

>

>  Facebook Circolo dei lettori: facebook.com/ilcircolodeilettori/

>  Facebook Torino Spiritualità: facebook.com/TorinoSpiritualita/

 

circololettori.it

>  torinospiritualita.org

SalTo Notte, il giro d’Italia del Salone nei luoghi della cultura

Dal 23 giugno sei puntate, ogni martedì, alle ore 22:30, su salonelibro.it

Dopo il grande successo di SalTo Extra, il Salone Internazionale del Libro di Torino torna per l’estate con SalTo Notte: un nuovo format sperimentale che darà voce a editori, autori italiani e stranieri, e abiterà in tarda serata alcuni spazi simbolici della cultura italiana che, tra fatica e incertezza, stanno ripartendo.

 

SalTo Notte sarà un vero e proprio viaggio in Italia, guidato dal filo rosso della letteratura e della cultura, in un momento storico in cui nel mondo sta tornando la possibilità di movimento, ma non è chiara la direzione da prendere. Un esperimento nuovo, a tarda sera, perché “la notte porta consiglio” e offre un modo diverso di stare insieme: concede maggiore libertà, intimità e possibilità di approfondire, lontano dal trambusto del giorno. A partire dal 23 giugno, dunque, saranno sei gli appuntamenti – tutti i martedì dalle ore 22.30 – trasmessi in streaming su salonelibro.it, sul canale YouTube e sulla pagina Facebook del Salone. I video degli incontri rimarranno disponibili sul sito e sul canale YouTube anche dopo la messa in onda.

 

Torino, Napoli, Milano e Roma, il Salone entrerà in musei, biblioteche, librerie e spazi di produzione culturale, intervistando le persone e gli artisti che quei luoghi li hanno sempre vissuti e che ora stanno immaginando nuove forme e nuovi scenari di condivisione e di incontro.

 

Ogni puntata sarà un susseguirsi di incontri, animati da voci del mondo della cultura, della letteratura, della musica, delle arti, dell’editoria che si incroceranno per approfondire, analizzare e commentare – con Nicola Lagioia, il gruppo dei curatori editoriali e tutta la squadra che lavora al Salone – il mondo che si è trasformato intorno a noi. Interviste esclusive; nuove uscite editoriali; la rubrica “Dall’oggi al domani, le parole per dirlo” condotta da Loredana Lipperini per raccontare autori e temi che attraversano le nostre giornate e le nostre notti; un focus dedicato alla narrativa per ragazzi; alla fine di ogni puntata, un momento di poesia e una canzone d’autore, che sarà reinterpretata e suonata dal vivo per accompagnare gli ascoltatori verso la notte. Gli incontri di tutte le puntate saranno commentati a “Casa Buendía”, con Francesco Pacifico e ospiti di volta in volta diversi. SalTo Notte vuole essere anche una finestra aperta sulla “macchina” del Salone, il dietro le quinte della squadra che lavora tutto l’anno e che vuole mantenere saldi i contatti con la Comunità di lettori e pubblico, in attesa di darsi di nuovo appuntamento dal vivo.

 

Si parte martedì 23 giugno da Torino da La Centrale – Nuvola Lavazza e si prosegue: il 30 giugno a Napoli, alle Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano di Intesa Sanpaolo; il 7 luglio a Roma, al Teatro India; il 14 luglio a Milano, alle Gallerie d’Italia – Piazza Scala di Intesa Sanpaolo; il 21 luglio di nuovo a Roma, alla Libreria Tuba; per finire dove si è partiti, a Torino, il 28 luglio alla Biblioteca civica Villa Amoretti.

 

La prima puntata

La prima puntata, martedì 23 giugno, fa base a La Centrale – Nuvola Lavazza di Torino. Tra i tanti ospiti in collegamento: Ilaria Capua, protagonista di un incontro intitolato “Ogni nuvola ha una cornice d’argento” a partire dal suo libro “Il Dopo” edito da Mondadori; per la rubrica “Dall’oggi al domani, le parole per dirlo” la filosofa Donatella Di Cesare, autrice di “Virus sovrano?” (Bollati Boringhieri), analizza insieme a Loredana Lipperini quanto sta venendo alla luce in termini di disuguaglianze in questi ultimi mesi e il generale smarrimento sociale e politico; in collaborazione con Gallucci, Valerio Berruti racconta e disegna “L’abbraccio più forte”, un flipbook che racconta com’è cambiato l’abbraccio durante i mesi di lockdown e che ha raccolto fondi per il Covid Hospital di Verduno; “Storia di un sacerdote tra Vangelo e Costituzione” è il titolo dell’incontro tra Luigi Ciotti e Fabio Geda, a partire da “L’amore non basta” (Giunti Editore); in collaborazione con Adelphi, Vanni Santoni intervista Michael Pollan, uno dei saggisti e giornalisti più noti a livello internazionale, per raccontare attraverso il suo ultimo libro un viaggio ai confini della mente umana, seguendo il filo della cultura pisichedelica, analizzata sul piano storico, medico, sociale; per le pillole “I Libri della Notte”: Ritanna Armeni racconta “Mara. Una donna del novecento” (Ponte alle Grazie) e Il Terzo segreto di Satira racconta “La paranza dei buonisti” (Longanesi); non può mancare un incontro dedicato alle librerie di quartiere, messe a dura prova da questi mesi: ne parlano Beatrice Dorigo (La Gang del Pensiero), Sara Lanfranco (Libreria Therese) e Rocco Pinto (Il ponte sulla Dora); la serata si chiude con un momento di poesia, con una lettura di Marco Pautasso. Da “Casa Buendía” interverranno Claudia Durastanti, Francesco Pacifico, Giordano Meacci.

 

Tra gli ospiti già confermati per le puntate successive: Javier Cercas con Giancarlo De CataldoBret Easton EllisEsther Safran FoerThomas PikettyIgiaba ScegoNino D’AngeloThe Jackal, Pop XGipi.

Il Premio Andersen riapre palazzo Barolo

Dal 21 al 28 giugno nel Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia sarà allestita una piccola esposizione di edizioni ottocentesche italiane delle fiabe del grande scrittore danese. Domenica 28 la consegna del prestigioso riconoscimento celebrata con testimonianze e musiche.

 

Il Museo della Scuola e del Libro per l’Infanzia e la Fondazione Tancredi di Barolo di Torino (Palazzo Barolo, via Corte d’Appello, 20/C) festeggeranno l’assegnazione del Premio Andersen 2020 con una settimana di apertura straordinaria. Dal 21 giugno vi sarà un allestimento di edizioni storiche e letture dedicate alle fiabe di Andersen, che si concluderà domenica 28 giugno con un momento di festa nel cortile di Palazzo Barolo.

Il premio – promosso dalla rivista mensile Andersen, è il più importante premio italiano assegnato ogni anno ai libri per ragazzi e ai loro autori, illustratori, editori e alle più interessanti realtà che promuovono la lettura e la cultura per l’infanzia – è stato attribuito al MUSLI e alla Fondazione Tancredi di Barolo “Per rappresentare un’eccellenza nazionale nel testimoniare storia e attualità della cultura per l’infanzia: grazie a collezioni importanti e uniche di materiali scolastici, di oggetti ludici e di volumi per bambini e ragazzi e attraverso iniziative e percorsi espositivi puntuali e moderni. Per l’impegno a custodire fondamentali patrimoni del passato valorizzandone sempre il portato per la ricerca presente e la riflessione futura”.

Il Premio è stato annunciato oggi, venerdì 19 giugno, durante la 39ma edizione del Premio Andersen, trasmessa sulla pagina Facebook e canale Youtube della rivista Andersen alle ore 12.00, con gli interventi dei vincitori italiani e stranieri: un’occasione per evidenziare le eccellenze del panorama editoriale per ragazzi dell’anno e le realtà che si impegnano per la promozione della lettura e della cultura dell’infanzia in Italia. La Giuria del Premio Andersen 2020 è composta dalla direzione della rivista ANDERSEN – Barbara Schiaffino, Walter Fochesato, Anselmo Roveda – ; lo staff redazionale di ANDERSEN coordinato da Martina Russo e Mara Pace (giornalista, responsabile web e social); Pino Boero (Università di Genova); Enrico Macchiavello (illustratore e fumettista); Anna Parola (Libreria dei Ragazzi di Torino); Caterina Ramonda (blog Le Letture di Biblioragazzi); Vera Salton (Libreria Il Treno di Bogotà di Vittorio Veneto); Carla Ida Salviati (studiosa di storia dell’editoria e letteratura per l’infanzia).

“L’assegnazione del premio – afferma Pompeo Vagliani, presidente della Fondazione Tancredi di Barolo – costituisce un importante riconoscimento, specie dopo questo periodo di difficoltà e un’ulteriore spinta a procedere nelle nostre attività.

La rassegna bibliografica di edizioni italiane ottocentesche, a cui la Fondazione ha dedicato già una mostra nel 2005 in occasione del bicentenario della nascita dell’autore, sarà allestita nella sala del Museo dedicata alla Tipografia Editrice Eredi Botta, che nel 1873 stampò proprio a Palazzo Barolo una rarissima edizione di alcune sue fiabe. Ogni visita guidata si concluderà con la lettura di alcune fiabe di Andersen.

La “Giornata di festa al MUSLI” (cortile di Palazzo Barolo, Piazza Savoia 6 – Torino) si aprirà alle 15,15 di domenica 28 con la consegna del Premio Andersen, accompagnato da testimonianze che ne sottolineano il significato e il valore per la Fondazione.

Per la Giuria del Premio Andersen saranno presenti Carla Ida Salviati, studiosa di storia dell’editoria e letteratura per l’infanzia; Barbara Schiaffino, direttrice della rivista ANDERSEN; Anselmo Roveda, coordinatore redazionale della rivista ANDERSEN.

Intervengono: Pompeo Vagliani, presidente della Fondazione Tancredi di Barolo; Luciano Marocco, vicepresidente dell’Opera Barolo; Barbara Bruschi, Renato Grimaldi e Mariarosa Masoero, Università di Torino; Gianfranco Crupi, Sapienza Università di Roma; Massimo Missiroli, pop-up designer.

Saranno presenti l’Assessore alla Cultura della Città di Torino, Francesca Paola Leon, e la Dirigente dell’Area Cultura-Servizi Biblioteche, Monica Sciajno.

In omaggio al grande scrittore danese, Pompeo Vagliani e Luciana Pasino ricorderanno la storia editoriale delle fiabe di Andersen in Italia. L’incontro si concluderà all’insegna della “musica bambina”, con l’intervento del trio del gruppo Lastanzadigreta con strumenti musicali e suoni insoliti.

Questi ultimi interventi saranno replicati alle 16.30 e alle 17.30.

Il bacio di Tlaloc

La poesia / di Alessia Savoini 

E’ quanto resta di un grido scorticato questa mia nuova solitudine:
la terra ha contratto la sua ferita nella cicatrice di un volto nomade.
Ho disertato il cielo
per strappare alle sabbie l’esodo di un germoglio,
estirpato dall’arsura delle dune
la preghiera insonne del seme.
I venti dell’ovest atrofizzano nella pietra
il moto delle mie alluvioni
per non sottrarre alla sete
la promessa delle labbra.
Depongo il cimelio della pioggia
nel costato di un piccolo Anubi
sottraggo al piacere il suo innesto
per scovare nel dolore un principio
e sentire il tempo consumare il relitto del tempo
e il sussulto di piccoli oracoli svuotare
l’ossario di piccoli astri
incastonati nella vertebra di una genesi antichissima.
Contrapporre la veglia al sonno
fu il conguaglio dell’eterno.

Zecchino d’Oro Casting Tour riparte online

I piccoli cantanti del Piemonte potranno inviare i propri video tramite una piattaforma dedicata

Lo Zecchino d’Oro giunge alla 63ª edizione e torna anche Zecchino d’Oro Casting Tour, alla ricerca dei solisti che interpreteranno le canzoni della prossima edizione della trasmissione.

L’ultimo interprete a rappresentare il Piemonte è stato Andrea Amelio (10 anni, di San Damiano d’Asti) con il brano “Una commedia divina”, in gara alla 58° edizione nel 2015; in tutto sono 38 i bambini della regione che, dal 1959 a oggi, hanno preso parte alla storica trasmissione. All’edizione 2020 si partecipa con una modalità tutta nuova e divertente, per giocare in famiglia da casa, tramite il sito www.zecchinodoro.org. Date le disposizioni legate all’emergenza Covid-19 Antoniano ha messo in campo, infatti, una procedura online gratuita, rivolta a tutte le bambine e i bambini tra i 3 e i 10 anni, che si sviluppa in tre fasi distinte.

In un primo momento i bambini sono chiamati a inviare tramite una piattaforma online un video della durata di un minuto in cui eseguono una canzone del repertorio dello Zecchino d’Oro, da scegliere tra i brani inclusi nella playlist intitolata “Zecchino d’Oro Casting Tour 2020” sul canale YouTube ufficiale di Zecchino d’oro e accessibile anche dal sito alla sezione dedicata. Facoltativo l’invio di un ulteriore video di presentazione, sempre tramite il sistema sul web.

Le esibizioni raccolte verranno ulteriormente esaminate dallo staff dell’Antoniano in modo da riascoltare, in una seconda fase, le bambine e i bambini selezionati. La terza fase avverrà presso l’Antoniano di Bologna – da confermare in base alle disposizioni future legate all’emergenza – con lo scopo di individuare le voci più adatte a interpretare i 12 brani inediti in gara. Tutti dettagli relativi alla partecipazione e il regolamento saranno disponibili sul sito.

L’obiettivo dello Zecchino d’Oro Casting Tour non è quello di trovare vocalità straordinarie o piccoli talenti, ma gli interpreti per i 12 brani. Si cerca infatti la personalità, l’età e la voce che siano più corrispondenti alle canzoni dell’edizione in corso, ricordando con l’#èlamusicachevince che la sfida non è tra le bambine e i bambini, ma musicale.

Rai Radio Kids seguirà tutto il percorso che porterà alla selezione dei piccoli cantanti, con dei contenuti speciali e dedicati, in quanto partner ufficiale di Zecchino d’Oro Casting Tour 2020.

Insieme allo Zecchino d’Oro, in questi giorni di emergenza Covid-19, va avanti anche la missione solidale dell’Antoniano che, nel pieno rispetto di tutte le disposizioni delle autorità, continua a portare avanti le proprie attività a Bologna nei confronti dei più fragili, fronteggiando anche un aumento di richieste di aiuto. Kit alimentari distribuiti nel chiostro agli ospiti della mensa francescana, assistenza telefonica per gli utenti del Centro di Ascolto, videochiamate per i piccoli pazienti del “Centro terapeutico Antoniano Insieme” e maggiore presenza sui canali digitali per offrire sostegno a chi ha bisogno di aiuto e per essere vicini alle persone. Restano attivi online i Laboratori Migranti e continuano anche il servizio di accoglienza abitativa e le attività del Centro di Ascolto dell’Antoniano.

Per ulteriori informazioni: www.zecchinodoro.org.

“Dalla parte dei Renoir…”

“Per me, in tutto il mondo, non esiste un villaggio comparabile con questo. Qui ho vissuto gli anni più belli della mia infanzia…”. Così il regista Jean Renoir descriveva il suo rapporto con Essoyes, paesino dello Champagne, dove Aline e Pierre-Auguste Renoir acquistarono nel 1896 una casa nella quale, per 30 anni, insieme ai loro figli Pierre, Jean e Claude, trascorsero lunghe estati.

La tranquillità e la serenità del piccolo borgo del quale era originaria la moglie Aline consentiva al pittore impressionista Pierre-Auguste Renoir di realizzare le proprie opere, trovando la propria ispirazione nel paesaggio che lo circondava, nel borgo, nella chiesa e le modelle nelle ragazze del paese che il suo pennello velava di colore, quasi dissolvendone i contorni e, così, eternizzandole.
Renoir aveva aderito alla “Societé anonyme des artistes peintres, sculpteurs, graveurs”, istituita su suggerimento di Pissarro per organizzare esposizioni, della quale facevano parte anche Monet, Sisley, Degas e Berthe Morisot e il 15 aprile 1874 fu tra gli artisti della mostra organizzata presso lo studio del fotografo Nadar, mostra che suscitò l’ilarità di molti critici sostenitori delle linee classiche dei dipinti dell’Accademia e che portò uno di loro a coniare il termine “impressionisti” in spregio al dipinto “Impression, soleil levant” di Claude Monet, definito simile ad una carta da parati.

© Archives Cagnes sur Mer – Renoir peut-être dans son atelier essoyen, vers 1895

La luce, ossessione di Monet, rappresenta uno degli elementi principali anche dei dipinti di Renoir, una luce che accarezza, dissolve, sfuma, attraversa gli edifici, gli alberi, i capelli e la pelle, i volti dei bambini, le carni delle bagnanti opulente, una luce che sembra illuminare dall’interno ogni soggetto e che si riverbera sullo spettatore esterno.  Oggi, a cento anni esatti dalla morte di Pierre-Auguste Renoir tutto ad Essoyes continua ad essere permeato dalla stessa luce dei suoi quadri, influenzato dal suo passaggio. Attraversando Essoyes si ha l’impressione di procedere alla ricerca di un tempo perduto, di quella “parte dei Renoir” che, passo dopo passo, rivela al visitatore le sue storie, quelle dei momenti conviviali di una famiglia felice, quelle dei tanti dipinti realizzati in questi luoghi, ma anche quelle dolorose degli anni di malattia di Renoir, costretto da un’artrite reumatoide su una sedia a rotelle a dipingere con i pennelli legati alle mani, e, infine, a rifugiarsi nel Domaine des Collettes a Cagne sur Mer in Costa Azzurra, alla ricerca di un clima più favorevole alla sua malattia.

Il “percorso Renoir” si snoda nelle vie del borgo, lungo le sponde dell’Aube, nell’atelier che conserva, tra i ricordi, la commovente sedia a rotelle dell’artista, nella casa dove tutto è rimasto intatto, quasi pietrificato dal tempo, fino al cimitero nel quale riposano Pierre-Auguste Renoir, sua moglie Aline e i loro tre figli. Aline si spense a Nizza nel 1915, Pierre-Auguste a Cagne-sur-Mer il 3 dicembre 1919. Inizialmente sepolti nel vecchio cimitero del castello di Nizza, il 7 giugno 1922 vennero trasferiti nel piccolo cimitero di Essoyes, secondo la volontà da loro espressa in vita. I loro figli Pierre, Jean e Claude, condividendo quella stessa volontà, riposano nel cimitero del piccolo villaggio dello Champagne: Claude, il ceramista insieme alla madre, Pierre, l’attore, e Jean, il regista, nella stessa tomba del padre.  La commemorazione per il centenario della morte di Pierre-Auguste Renoir, che si terrà nel camposanto di Essoyes il 3 dicembre prossimo, non rappresenterà soltanto un omaggio al pittore impressionista, ma un tributo a tutta una “famiglia di artisti”.  Quest’anno ricorre anche il 40° anniversario della scomparsa di Jean Renoir.
Al destino piace giocare con le date, mescolare le carte, creare strane coincidenze: 1919 muore Pierre-Auguste, 1979 Jean.

Le “village des Renoir” continua a conservare la stessa serenità dei tempi lontani e, cristallizzato nella sua semplice bellezza, trasmette pace e di tranquillità, quelle stesse sensazioni che emanano i dipinti di Renoir: una pacata, semplice felicità. Scriveva Jean Renoir “Ho girato dei film che ho desiderato girare. Li ho girati con persone che erano più che dei collaboratori, erano dei complici. Ecco, io credo, una ricetta della felicità: lavorare con persone che si amano e che vi amano molto”.  In queste parole viene svelato anche il segreto della gioia di vivere leggera, ma palpabile che emanano le opere di Renoir: sono il lavoro di un artista circondato da persone che lo amavano e che amava molto.

Barbara Castellaro