CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 457

A Torino l’arte contemporanea in contemporanea

“Exhibi.TO. Puntata Zero”   Dal 21 al 28 settembre…ma anche oltre

Effetto resilienza. Il che vuol dire un’indomita voglia di riprendere. Di ripartire dopo il forzato silenzio e lo stop alle attività espositive imposti da un’emergenza sanitaria senza pari.

Ma probabilmente, dietro l’organizzazione di “Exhibi.TO” c’è anche la brezza già solleticante e sollecitante dell’effetto “Artissima”, 27^ edizione quella di quest’anno, l’unica Fiera d’arte internazionale rimasta in piedi in questo sgangherato 2020 (dopo il ritiro anche del Fiac di Parigi), in calendario dal 6 all’8 novembre prossimi all’Oval e che da sempre colora per l’appunto l’autunno dell’arte torinese con le più svariate iniziative legate preferibilmente al “contemporaneo”. Puntata Zero, come suggerisce il titolo, la manifestazione segnerà dal prossimo 21 al 28 settembre la “settimana dell’arte contemporana” a Torino e vedrà la partecipazione e il lavoro comune di ben 34 fra gallerie ed associazioni culturali subalpine, con la possibilità per ognuna di inaugurazioni ed orari diversificati, nonché di protrarre gli eventi espositivi oltre il termine di lunedì 28 settembre. Quanto mai vasta la mappa che, per la prima volta, dal centro alle periferie torinesi, unirà in una sola voce (condivisa dalle tre associazioni che rappresentano le gallerie d’arte cittadine e nazionali, ANGAMC TAG e COLLA, comprese altre indipendenti) il coro più eterogeneo del “contemporaneo”. Con un ben preciso obiettivo.

E la ferma “volontà– sottolineano gli organizzatori – di dare un segno di presenza e desiderio di ripartenza, presentando al pubblico torinese e non solo le proposte artistiche in apertura della stagione autunnale e in anticipo rispetto alla consueta settimana delle fiere”. Una mappa delle gallerie e delle mostre sarà distribuita in svariati punti di interesse della città e guiderà i visitatori nella scoperta di un percorso che si preannuncia di grande ricchezza in termini quantitativi e qualitativi. Racconta, a nome dei galleristi coinvolti, Marco Sassone della galleria “metroquadro” di corso San Maurizio, dove verrà ospitata la personale – “Una pazza felicità”- del pinerolese Daniele Galliano: “Dopo la forzata sospensione causa covid di tutte le attività e la cancellazione delle fiere in Italia e all’estero, ci siamo trovati tutti immersi in uno scenario devastato, con un futuro incerto e preoccupante. In pieno lockdown sono cominciate quindi le telefonate tra di noi, per cercare di immaginare un possibile inizio. E’ così partito dalle gallerie più ‘giovani’ il desiderio di fare sistema, coinvolgendo la vasta maggioranza delle gallerie torinesi e le loro associazioni, comprendendo anche le più storiche”. E il “sistema” diventa progetto con voci e gambe che portano oggi all’organizzazione di “Exibi.TO”.

“Una vera ‘prima volta’- prosegue Sassone – in cui le gallerie torinesi lavorano, anche se individualmente, con uno slancio comune. Questa pandemia dovrebbe essere l’occasione da non perdere per una ripartenza con regole nuove. Forse, nel nostro comparto, con il numero zero di ‘Exhibi.TO’ stiamo dando un piccolo segnale”. E un invito, forte e chiaro, a non disperdere il lavoro appassionato di ben 34 gallerie d’arte. Decise a non mollare. A continuare, unite, quella loro opera di divulgazione culturale che è manna autentica per la città. Queste le gallerie coinvolte nel progetto: A Pick Gallery, Crag-Chiono Reisovà Art Gallery, Csa Farm Gallery, Davide Paludetto Arte Contemporanea, Febo e Dafne Studio d’Arte, Gagliardi & Domke, Galleria Benappi, Galleria Biasutti & Biasutti, Galleria Franco Noero, Galleria Giorgio Persano, Galleria Gli Acrobati, Galleria In Arco, Galleria La Rocca, Galleria Malinpesa by La Telaccia, Galleria Moitre, Galleria Peola Simondi, Galleria del Ponte, Galleria Riccardo Costantini, Galleria Roccatre, Galleria Weber & Weber, Galo Art Gallery, Just Goat, Luce Gallery, Metroquadro, Mucho Mas, Norma Mangione Gallery, Oggetti Specifici, Phos Centro polifunzionale per la fotografia e le arti visive, Photo& Contemporary, Quartz Studio, Raffaella de Chirico Arte Contemporanea, Société Interludio, Tucci Russo Chambres d’Art, White Land Art Gallery. Il programma completo lo si può seguire sulle pagine social di “Exibi.TO”.

Gianni Milani

Nelle foto, opere di Daniele Galliano (Galleria “metroquadro”), Gianni Pettena (“A Pick Gallery”), Barbara Fragogna (Galleria “Moitre”) e Simone Stuto (Galleria “Riccardo Costantini”)

 

Alla Casa della Resistenza di Verbania il libro su “Genni” Wiegmann

Domenica 20 settembre, alle 17,30, verrà presentato nella sede della Casa della Resistenza di Verbania Fondotoce ( in via Turati,9) il volume “Genni-Jenny Wiegmann Mucchi”,pubblicato da Unicopli nella collana Novecentodonne. Dopo i saluti istituzionali, insieme all’autrice Lisa Steiner interverrà il critico d’arte Giorgio Seveso. L’iniziativa è promossa congiuntamente dalla Casa della Resistenza con il Comitato Resistenza e Costituzione del Consiglio regionale del Piemonte.

Jenni Wiegmann,scultrice tedesca naturalizzata italiana nata a Berlino nel 1895 studiò tra il 1917 e il 1923 presso l’istituto berlinese Levin-Funke in quegli anni di grande fermento. Nel 1918 prese parte,finita la Prima guerra mondiale, ai moti rivoluzionari di Monaco che portarono alla Repubblica di Weimar e due anni dopo sposò Berthold Müller-Oerlinghausen, uno scultore suo compagno di studi, da cui divorzierà nel 1931. Verso la fine degli anni venti partecipò ad una mostra a New Yorkprima tappa importante della sua carriera artistica. Il matrimonio con Gabriele Mucchi, architetto e pittore nato a Torino, avvenne nel 1933. Conosciutisi nel 1925  svilupparono un intenso rapporto intellettuale e sentimentale che li portò a condividere molte esperienze sia artistiche che politiche, in Italia e a Parigi. Nel 1933 con il marito espose alla V Triennale di Milano, avvicinandosi agli ambienti di “Corrente”, il movimento artistico vicino alla omonima rivista fondata da Ernesto Treccani.  Nel 1937 venne premiata al Salone Mondiale di Parigi con una medaglia d’oro. Gli anni della guerra la videro impegnata nella resistenza come staffetta e attiva nella difesa degli ebrei mentre il marito, salito in montagna, si unì ai partigiani garibaldini in Val d’Ossola. Jenny Wiegman, conosciuta negli ambienti italiani semplicemente come “Genni”, collaborò in vita  anche con molti  architetti come Piero Bottoni, lasciando tracce del sodalizio artistico  in numerosi edifici.

Il libro affronta la vita affascinante di questa donna dalla cultura mitteleuropea, apparentemente fragile e delicata ma con una volontà ferrea e convinzioni maturate con scelte autonome e innovative sia sul piano politico-sociale che di lavoro come scultrice e moglie di un pittore come Gabriele Mucchi. Una donna che, come racconta Lisa Steiner “si è sempre battuta contro quel perbenismo becero e conformista che ha prodotto e produce ancora razzismo e odio nei confronti di chi vuole innovare o ragionare senza uniformarsi facendo solo il passo dell’oca”.

Nell’occasione della presentazione sarà esposta l’opera di Genni Wiegmann Mucchi “Partigiano impiccato”, gentilmente concessa dal Museo del Paesaggio di Verbania che sarà rappresentato dall’aiuto conservatore del museo, Stefano Martinella.

La “fase non oggettiva” della fotografia italiana dal 1935 al 1958

“Forma/Informe” In mostra alla GAM di Torino.  Dal 24 giugno al 27 settembre

Qui, la realtà non è di casa. Se non di sguincio. In pochi tratti e in minima parte. Frazionata e immaginifica. Giocosa e visionaria. Intreccio di audaci, provocatorie sperimentazioni e diavolerie di mestiere, è realtà che non trattiene, ma volutamente allontana e disperde le sue forme.

“Forma/Informe”, per l’appunto. Come recita il titolo della rassegna ospitata negli spazi della “Wunderkammer” della torinese GAM, curata da Antonella Russo e dedicata alla fotografia non oggettiva e informale italiana dalla metà degli anni Trenta al concludersi dei Cinquanta. Una sorta di “viaggio al termine della forma”, in cui troviamo una selezione di 50 stampe vintage ed originali, in gran parte inedite – e 23 rare pubblicazioni – provenienti da importanti archivi e da prestigiose collezioni d’arte internazionali, firmate da sette grandi fotografi italiani. Fotografi non esponenti di una specifica avanguardia artistica, ma tutti uniti “dalla comune volontà – sottolinea la curatrice – di contribuire alla diffusione di una nuova coscienza fotografica”. Ecco allora l’immagine “pura”, appagata di luce, essenziale semplice e rigorosa, dal “tono alto” (“high-key”, come dicevano gli americani) de “La pallina” o del “Muretto” di Giuseppe Cavalli (Lucera, 1904 – Senigallia, 1961), fondatore nel ‘47 a Milano del gruppo fotografico “La Bussola”, accanto alle particolarissime opere di uno fra i più importanti fotografi di cinema e teatro del secolo scorso, Pasquale De Antonis (Teramo, 1908 – Roma, 2001), collaboratore per quasi vent’anni di Luchino Visconti e presente in mostra con i suoi lavori che arrivano a fissare direttamente sulla carta sensibile le molteplici forme assunte da gocce e liquidi oleosi o inchiostri densi versati su una lastra di vetro retroilluminata. Pittore, grafico, scenografo, oltreché fotografo, di Luigi Veronesi (Milano, 1908 – 1998), la rassegna presenta “Le stelle dalla mia finestra”, immagine di un cielo senza luna attraversato da graffiature che si concretizzano in scie luminose e puntini bianchi, in un narrato che è sintesi perfetta del lungo percorso artistico di un “formalista che teneva ben presente le lezioni del costruttivismo russo e del surrealismo”. A proseguire nell’iter espositivo, troviamo ancora le “forme virtuali” di Franco Grignani (Pieve Porto Morone, 1908 – Milano, 1999), in cui la fotografia si pone spesso e fascinosamente al servizio della grafica con fotomontaggi, sovrimpressioni ed elaborati grafici che si rifanno ad una sorta di singolare “psicologia della forma”, accanto agli scatti inediti raffiguranti vedute urbane di forte “realismo formalista”– da “Montmartre” alla greca “Mykonos”- di Piergiorgio Branzi (Signa, 1928), che è stato anche giornalista Rai, inviato negli anni Sessanta da Enzo Biagi a Mosca e successivamente a Parigi per terminare con la carica di direttore della sede Rai di Firenze negli anni ’70-’80, per poi riprendere a fotografare negli anni ’90 con un progetto sui luoghi pasoliniani, dedicandosi soprattutto alla fotografia digitale. A concludere il gruppone dei “magnifici sette”, con le sue “astrazioni involontarie”, troviamo in mostra le opere (“un andare alle fondamenta – scrive Antonella Russo – della produzione di forme primordiali”) di uno dei protagonisti più autorevoli della fotografia astratta italiana, Paolo Monti (Novara, 1908 – Milano, 1982), insieme alle “Ossidazioni”, ai “Pirogrammi” e agli “Ideogrammi” prodotti da Nino Migliori (Bologna, 1926), opere di geniale sperimentazione in cui le più curiose stramberie frutto di un’immaginazione e di una giocosità tecnica senza fine (dalle piccole bruciature inferte alla pellicola, alle gocce d’acqua o ai liquidi schiumosi applicati sul lastrino dell’ingranditore) ci consegnano curiose immagini oniriche simili a “un organismo vivente, ad una costellazione di cellule sospese come in un liquido amniotico”.

Gianni Milani

“Forma/Informe”
GAM-Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, via Magenta 31, Torino; tel. 011/4429518 o www.gamtorino.it
Dal 24 giugno al 27 settembre
Orari: ven. e lun. 13-20, sab. e dom. 10-19; mercoledì 24 giugno, Festa di San Giovanni, apertura straordinaria 10-20

 

Nelle foto

– Pasquale De Antonis: “Senza titolo D”, stampa positivo diretto su carta Ansco Color Printon, 1957
– Giuseppe Cavalli: “La pallina”, gelatina bromuro d’argento, 1949
– Franco Grignani: “La folla”, gelatina bromuro d’argento, 1954
– Paolo Monti: “Le astrazioni involontarie”, gelatina bromuro d’argento, 1952
– Nino Migliori: “Pirogramma + Ossidazione”, stampa getto d’inchiostro Fine Art su carta Hahnemuhle Photo Rag, 1948 – 2020

Da Palazzo Madama a Stupinigi alla Nuvola Lavazza: ritorna il grande Festival del “Contemporaneo”

“Art Site Fest – Mending The World”, organizzato da Phanes. Dal 10 settembre al 10 novembre

“Hic sunt Leones” (locuzione latina inserita su alcune delle più antiche mappe cartografiche e riferita al confine fra territori conosciuti ed altri selvaggi e ignoti) è il titolo dell’opera luminosa inserita nella Corte Medievale di Palazzo Madama dallo scorso giovedì 10 settembre.

Firmata dall’artista visiva rodigina Elisa Bertaglia, rappresenta un doppio disegno luminoso tracciato attraverso una sottile linea di Led in una visione dal basso verso l’alto stagliata sulla volta a crociera del soffitto. E il Palazzo Madama è una delle otto sedi che ospiteranno, fino al prossimo 10 novembre, la nuova edizione di “Art Site Fest”, il ricco progetto di mostre, performance e incontri ideato sotto il segno comune dell’arte comporanea nel 2014 dall’“Associazione Phanes”, con la direzione artistica di Domenico M. Papa, e che nel corso di quest’autunno si svolgerà in residenze storiche e Musei del Piemonte. Filo conduttore dell’edizione 2020 della rassegna, sottolineano gli organizzatori, “è la necessità di ricucire, dopo i mesi di emergenza sanitaria che hanno imposto una profonda riflessione sui processi della produzione culturale e sulle abitudini di visita ai luoghi della cultura, le inevitabili fratture della società, della storia, dell’ambiente”. L’arte, dunque, in tutte le sue più svariate e complesse e complicate sfaccettature, come “rimedio e cura” agli strappi della vita. Interventi site-specific, esposizioni e mostre tradizionali, letture, danza e incontri suggeriranno pur anche nuove opportunità di visita ai luoghi della cultura del Piemonte. Otto, si diceva, le location scelte per questa sesta edizione dal titolo “Mending The World”. Si va da Palazzo Madama (che, dopo aver ospitato la conferenza di presentazione, sarà anche per il terzo anno consecutivo sede espositiva) all’Archivio di Stato di Torino; dal Castello Reale di Govone (che ospiterà una rassegna di videodanza) alla Palazzina di Caccia di Stupinigi (dove la mostra “Penelope’s Gaze” vedrà esposte le opere di Elisa Bertaglia, Florencia Martinez, Alice Padovani e della polacca Monika Grycko). Alla Nuvola Lavazza, sono invece in agenda una serie di appuntamenti facenti riferimento alla regina delle Fiere dell’arte contemporanea torinese, ovvero all’“Artissima” che andrà in scena a novembre, mentre la Scuola Holden di via Borgo Dora ospiterà “Snapshot from Garden of Eden” di Dina Goldstein, fotografa e artista visivo-surrealista di origini israeliane oggi residente in Canada. Della partita saranno anche il Museo Garda di Ivrea (alla sua prima adesione) e il Palazzo Biandrate – Museo Storico della Reale Mutua di via Garibaldi 22, a Torino. Tutta da vedere, negli spazi espositivi di quest’ultimo, la mostra di scultura dedicata all’artista giapponese Fukushi Ito: sette opere realizzate con l’antica tecnica nipponica del “kintsukuroi” che consente di riparare oggetti d’uso comune, vasi ad esempio, trasformandoli in oggetti preziosi. Come? Ricomponendo i frammenti dell’oggetto danneggiato utilizzando l’oro come legante. Non nascondendo, bensì esaltando in tal maniera le stesse fratture, facendone un motivo fortemente decorativo e altamente prezioso ai fini pratici. Ricucire le ferite delle cose. E dell’esistenza, “riparare il mondo” attraverso la creatività e l’offerta d’amore e gentilezza (il concetto del “Tiqqun ‘Olam” della cultura ebraica) che può benissimo esprimersi con gli strumenti dell’arte. Come vuole ricordarci l’“Art Site Fest” 2020.Tutte le info sul calendario degli eventi, dei luoghi e degli artisti partecipanti su: www.artsitefest.it

Gianni Milani

Nelle foto:
– Opere di Elisa Bertaglia (“Hic sunt Leones”), Monika Grycko, Viola Pantano e Fukushi Ito

 

Arte, scienza e tecnologia: lo Share Festival torna a Torino!

“Unicorni tech crollano in fiamme per la vergogna, e persino gli ultra-ricchi piangono tremanti in pubblico; abbondano i linciaggi di folle social, mentre scienziati illuminati fuggono dai troll; agli sconvolgimenti si oppone un silenzio nefasto mentre la connessione di Internet viene stesa su province vaste e sinistre. Il tenue tessuto del mondo civile viene fatto a brandelli mentre gli agenti della repressione colpiscono i passanti a caso, e scoppi convulsi di passione incosciente e puro malcontento mandano i frantumi lo specchio a senso unico dello status quo. La sorveglianza viene raddoppiata e il sorvegliato non ce la fa neanche a comportarsi come si deve; “fraternizzare” è un atto di ostilità dissimulata, mentre “apprezzare” è demodé. Un tumulto non è una rivoluzione o una riforma, ma è uno scoppio convulso che si conclude in uno sconcerto malinconico.

E tuttavia: eccoci qui. Questa è, la condizione sociale. Potrebbe essere ovunque, potrebbe essere chiunque. Cosa possiamo fare di questo? Che ne sarà di noi?” Bruce Sterling Direttore Artistico di Share Festival.

 

share festival

Da quindici anni Share Project, piattaforma cross-disciplinare per la promozione di arte e cultura contemporanea nell’epoca digitale produce Share Festival, anche quest’anno, sotto la direzione artistica di Bruce Sterling e la curatela di Jasmina Tesanovic si svolge dal 17 al 20 settembre 2020 insieme a Torino Maker Faire a Toolbox, via A. da Montefeltro 2 To, sarà come sempre lo spazio in cui la forza creatrice dell’arte capace di trasformare una crisi in opportunità di miglioramento e successo, cercherà di mostrare come la bellezza può salvare il mondo.

“L’edizione “Riots” di Share Festival è di certo il nostro evento più inconsueto soprattutto a causa delle condizioni che condividiamo con tutti gli altri festival del mondo. In anni senza pandemie globali, siamo un festival globale. Siamo specializzati nel mostrare al pubblico Torinese opere d’arte tecnologica provenienti da tutto il pianeta. Ogni anno selezioniamo sei opere scelte, assegniamo lo Share Prize e invitiamo a Torino ospiti internazionali alle nostre mostre, panels e discussioni artistiche. 

Nello Share Festival amiamo la kinetic art, device art, net.art, software art, e i lavori prodotti dall’Intelligenza Artificiale. Quindi siamo un festival d’avanguardia di modeste proporzioni ed interessi specializzati. Tuttavia nel 2020 ci sentiamo più vicini, come non lo siamo mai stati prima, al mondo dell’arte convenzionale dei musei, delle gallerie, dello spettacolo e delle biennali.

Non perché siamo più simili a loro – ma perché loro sono più simili a noi.” Bruce Sterling

share festival

Nell’attuale situazione è necessario sognare un nuovo modo di vivere, attraverso l’arte le intuizioni diventano materia. Gli artisti di Share sono stati più bravi che mai, le loro opere sono la rappresentazione della possibilità del buono attraverso la bellezza. A Share Festival i RIOTS muovono e commuovono, l’arte è la migliore delle medicine, un balsamo per il cuore perché è via d’accesso prioritaria a quella parte di eternità che è un diritto inalienabile di ogni essere vivente, la felicità non effimera. I nostri artisti doneranno al pubblico l’opportunità di sperimentare il moto rivoluzionario che abbatte muri, recinzioni, barriere, confini, diseguaglianze e mette tutti allo stesso livello, per entrare nello spazio i cui tutto il buono e il bello non solo sono possibili, sono un dovere necessario per rispetto alla dignità umana. Share non solo è riuscito a resistere alle difficoltà per voi, grazie all’arte, è riuscito ad aprire una breccia, uno squarcio su un panorama del tutto nuovo, Here We Are, eccoci!, ci siamo!, # kalòskaiagathòs. Quest’anno è d’obbligo venire a vedere le meraviglie che i nostri artisti hanno creato per voi, i tumulti a Share Festival spazzano il malessere e portano la cura #laculturacura.

Trovate il programma completo qui

Tianyi Lu vince il Premio Cantelli

E’ rinato nel 2020 in occasione del centenario della nascita del celebre direttore d’orchestra novarese

A vincere il Premio internazionale di direzione d’orchestra Guido Cantelli, giunto alla sua XI edizione, è stata Tianyi Lu,  giovane musicista neozelandese di origine cinese, nativa di Shangai, che si è imposta sugli altri finalisti, l’inglese Berti Baigent, l’italiano Diego Ceretta ed il bielorusso  Dmitry Matvienko. Il concerto finale si è svolto al teatro Coccia di Novara, domenica 13 settembre scorso. Sul podio dell’Orchestra del Teatro Regio di Torino i candidati hanno diretto la Sinfonia n.4 in la maggiore ‘Italiana’ di Felix Mendelssohn Bartoldy e la Sinfonia n.7 in la maggiore di Ludwig van Beethoven.

Tianyi Lu, che attualmente vive nei Paesi Bassi, è direttrice d’orchestra  in residenza  presso la Welsh National Opera, direttrice principale della St. Woolos Sinfonia nel Regno Unito e, fino alla scorso dicembre, è stata direttrice della Melbourne Symphony Orchestra.

Si è aggiudicata il Primo Premio, di 12 mila euro, assegnato dalla giuria composta da Donato Renzetti, ultimo vincitore del Premio Cantelli nel 1980 e Presidente della Giuria; Christoph Becher, direttore della RSO, Orchestra Sinfonica della Radio di Vienna; dal pianista Nazzareno Carusi; da Gabriel Chmura,  Medaglia d’oro del Premio Cantelli, Direttore artistico dell’Opera di Poznan e Primo Direttore Ospite della Filarmonica di Cracovia; da Didier de Cottignies, Direttore artistico dell’Orchestra Filarmonica di Montecarlo; da José Luis Gomez, Direttore musicale dell’Orchestra Sinfonica di Tucson; da Hein Mulders, Sovrintendente dell’Opera e della Filarmonica di Essen; da Sebastian Schwarz, Sovrintendente e Direttore Artistico del Teatro Regio di Torino; dai direttorid’orchestra Matteo Beltrami, Jordi Bernacer e Antonino Fogliani, che si sono anche occupati della preselezione dei candidati.

Tianyi Lu ha anche vinto il Premio dell’Orchestra del Teatro Regio (1500 euro), assegnato dai professori dell’Orchestra del Teatro Regio, il Premio Giovani (1000 euro), assegnato da una giuriacomposta da studenti delle scuole secondarie di primo grado di Novara, coordinati dall’associazione Giovani Dietro le Quinte‘; e scritture artistiche per dirigere un concerto alla Fondazione Teatro Coccia di Novara e uno al teatro Regio di Torino.

Dmitry Matvienko ha conquistato il Premio della Critica e l’italiano Diego  Ceretta ha ottenuto il Premio della Città. Il Premio Cantelli,che in passato ha avviato ad una brillante carriera artistica direttori d’orchestra quali Riccardo Muti, Adam Fischer e Eliahu Inbal, è rinato quest’anno dopo quarant’anni di pausa, in occasione del centenario della nascita di Guido Cantelli, il celebre direttore d’orchestra novarese, scomparso prematuramente a soli 35 anni nel 1956. Direttore artistico del concorso è Corinne Baroni.

Mara Martellotta 

Un concerto per l’anniversario della breccia di Porta Pia

DOMENICA 20 SETTEMBRE 2020 ORE 17.30

CONCERTO PER IL 150° ANNIVERSARIO

DELLA BRECCIA DI PORTA PIA

DOMENICA 20 SETTEMBRE alle ore 17,30 nella Sala del Parlamento del Museo Nazionale del Risorgimento italiano, l’Orchestra ARSNOVA terrà un concerto, dedicato a musiche patriottiche e risorgimentali, per l’anniversario della BRECCIA DI PORTA PIA.

Si avrà l’opportunità di risentire musiche a noi molto care e riflettere storicamente sul Risorgimento.

Programma del concerto:

  • Amilcare Ponchielli (1834-1886): ROMA! Marcia, op. 133
  • Giovan Battista Lulli (Lully) (1632-1687): MARCHE DE SAVOIE
  • Fulvio Creux (1956): Pietro MICCA. L’ASSEDIO DI TORINO DEL 1706. Evocazione musicale
  • Gaetano Pugnani (1731-1798): LA MARCIA DELLA GUARDIA
  • Paolo Giorza (1832-1914): DAGHELA AVANTI UN PASSO. Elaborazione sinfonica di Fulvio Creux
  • Michele Novaro (1818-1885): ROMA E VENEZIA. Gran Polka nazionale
  • Davide Delle Cese (1856-1938): LA BRECCIA DI PORTA PIA OSSIA IL 20 SETTEMBRE 1870. Fantasia caratteristica per Banda

Narratore: Michele D’ANDREA Direttore: Fulvio CREUX

Pier Franco QUAGLIENI ricorderà la storica data. Il concerto è gratuito, ma è previsto il pagamento del biglietto ridotto d’ingresso al Museo (6,00€) come atto di solidarietà per la forzata chiusura del medesimo. Chi vorrà potrà accedere al Museo per una visita prima dell’ora del concerto che si terrà nell’Aula del Parlamento italiano dove Roma venne votata Capitale del nuovo Regno d’Italia nel 1861.

Prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento dei posti al 3488134847, anche con sms o whatsapp.

 

(Foto Vincenzo Solano)

Il Museo del Cinema rende omaggio a Dario Argento

La mostra si tiene  occasione dei suoi 80 anni. Da febbraio a giugno 2021

In occasione dell’ottantesimo compleanno di Dario Argento, il Museo Nazionale del Cinema di Torino presenta Dario Argento – The Exhibition, la prima grande mostra dedicata al grande maestro italiano del cinema internazionale.

Prodotta in collaborazione con Solares Fondazione delle Arti di Parma e curata da Domenico De Gaetano, direttore del Museo Nazionale del Cinema, e Marcello Garofalo, la mostra verrà allestita all’interno della Mole Antonelliana e sarà inaugurata nel mese di febbraio 2021.

“È il nostro primo grande appuntamento del 2021, un progetto inizialmente previsto nell’autunno del 2020, proprio in concomitanza con il compleanno del regista e slittato a causa dell’emergenza Covid – afferma Enzo Ghigopresidente del Museo Nazionale del CinemaUn doveroso omaggio a uno dei grandi autori del cinema italiano e conosciuto in tutto il mondo, che ben si sposa con l’anima misteriosa e magica della Mole Antonelliana e di Torino”.

La mostra ripercorre la sua lunga carriera, proponendo un viaggio nel cinema cult del maestro del brivido attraverso tutti i suoi film (da L’uccello dalle piume di cristallo, 1970, a Dracula 3D, 2012), con centinaia di immagini, fotogrammi e fotografie inedite, installazioni, oggetti di scena, musica, manifesti, costumi, video (con testimonianze di collaboratori e fan illustri), memorabilia, raffronti con le produzioni televisive e cinematografiche odierne.

Dario Argento ha imposto uno stile talmente innovativo da essere stato variamente omaggiato (De Palma, Tarantino, Carpenter solo per citarne alcuni) e imitato, ma mai uguagliato. Il nome di Argento è conosciuto oggi internazionalmente per il contributo personale e moderno che il regista, fin dai primi titoli da lui diretti, ha saputo dare al thriller, al giallo e all’horror, allentando le maglie di una grammatica cinematografica estremamente codificata con soluzioni visive più ancorate all’irrazionale e alla dimensione onirica, oltrepassando fieramente il confine tra cinema di genere e cinema d’autore.

“Con questa mostra – affermano i due curatori Domenico De Gaetano e Marcello Garofalo – intendiamo sottolineare non tanto le valenze horror e sanguinolente del suo cinema, quanto la complessa e raffinata composizione visiva delle immagini che lo pongono come uno dei grandi maestri del cinema contemporaneo, punto di riferimento per generazioni di registi cinematografici fino alle serie televisive di questi ultimi anni.

Il legame tra Dario Argento e Torino è molto stretto. In questa città ha girato le sue prime opere e Profondo rosso, da molti considerato il suo capolavoro che è stato recentemente votato come il migliore lungometraggio di finzione girato sotto alla Mole, secondo un sondaggio realizzato dalla rivista Ciak. Ecco quindi che questa mostra è un omaggio a un grande maestro del cinema italiano, conosciuto e apprezzato a livello internazionale che può essere considerato a tutti gli effetti “torinese”.

“Sono davvero felice – dice Dario Argento – che proprio in coincidenza di questo mio importante compleanno, il Museo Nazionale del Cinema di Torino comunichi alla stampa che tra gli eventi previsti nel 2021 ci sia anche questo “omaggio” dedicato al mio cinema.  Nel corso della mia carriera, iniziata nell’ormai lontano 1970, ho avuto modo di ricevere diversi riconoscimenti in tutto il mondo, specialmente in Francia, in America, in Giappone; in Italia di recente mi hanno consegnato il David di Donatello alla carriera, ma questo riconoscimento del Museo del Cinema di Torino mi entusiasma in particolar modo, non solo perché si svolgerà in una città da me molto amata, dove ho avuto modo di girare diversi film, ma anche perché è organizzata in una sede prestigiosa, simbolica quale è la Mole Antonelliana. Mi pare un modo straordinario per far conoscere anche ai più giovani l’intero mio percorso cinematografico, accompagnandoli all’interno del mio “cinema idealista”, fatto di incubi, sogni e visioni, ove la grigia realtà non è mai arrivata e mai ci arriverà.”

L’iniziativa fa parte di Torino Città del Cinema 2020, un progetto di Città di Torino, Museo Nazionale del Cinema e Film Commission Torino Piemonte, con il sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo, in collaborazione con Regione Piemonte, Fondazione per la Cultura Torino. www.torinocittadelcinema2020.it

Teatro Stabile: nuove produzioni, riprese e in prima mondiale “The spank” di Hanif Kureishi

Presentata la prima parte della stagioneNella videoconferenza programmata dallo Stabile torinese per presentare la prima parte del proprio calendario annuale, da ottobre a inizio gennaio, in collegamento dalla sua abitazione londinese, biblioteca d’obbligo alle spalle, appare il viso di Hanif Kureishi, oggi sessantaseienne, origini pakistane ed inglesi, una compagna italiana con cui vive (“forse anche per questo amo molto i vostri scrittori, la vostra letteratura”), uno degli sceneggiatori e drammaturghi più apprezzati sul panorama internazionale.

Basterebbero la scrittura cinematografica di My beautiful laundrette (1985), con l’applaudita colonna sonora di David Bowie, e di Sammy e Rosie vanno a letto (tre anni dopo), entrambi affidati alla regia di Stephen Frears o l’eco del romanzo Il Budda delle periferie per dire del suo successo. Grazie al felice rapporto che lo lega a Monica Capuani, che ne curerà la traduzione, ha affidato la prima mondiale della sua opera più recente, The spank, allo Stabile (debutto 8 dicembre al Carignano), interpreti Valerio Binasco e Filippo Dini, quest’ultimo anche in veste di regista. La storia di Sonny, dentista, e Vargas, farmacista, figli di immigrati, il raggiungimento di un successo professionale, la loro lunga amicizia fatta di confidenze e conversazioni, di chiacchiere al pub tra una birra e l’altra: poi un giorno qualcosa si incrina, si guasta, un insignificante incidente, un litigio per una donna e tra umorismo e piccoli drammi nulla sarà più come prima. Dice Kureishi: “Non mi interessa sentire degli attori recitare in una lingua che non è quella in cui io ho scritto il testo, mi interessano al contrario le reazioni di un pubblico nuovo, soltanto quando un’opera è recitata io la considero veramente completa”.

Una prima parte di stagione che poggia con sicurezza anche sulle ventimila presenze raccolte in estate grazie alle iniziative di “Summer Plays” (organizzata con la Fondazione Tpe) e Blu Oltremare (presenze soprattutto di abbonati che hanno tra l’altro rinunciato al rimborso per gli spettacoli saltati, costruendo così un quantum che ha permesso allo Stabile di stabilire un bilancio in pareggio) e che vede 163 alzate di sipario, con 32 titoli programmati di cui 9 produzioni (3 nuove produzioni esecutive, 3 nuove coproduzioni e 3 riprese, con 10 spettacoli ospiti, per la riapertura in tutta sicurezza, con presenze ridotte, di Carignano, Gobetti e Fonderie Limone. The spank è uno di quei titoli chiamati a formare un calendario definito “Diversamente classico”, una rivisitazione dei classici alla luce della drammaturgia contemporanea. Uno sguardo che si riversa ancor maggiormente in apertura di stagione (5 ottobre, ancora al Carignano) quando finalmente Binasco, portate a termine le prove che oggi fervono alle Fonderie di Moncalieri (“in questi giorni abbiamo un maestro guida, Elia Kazan”, confessa il regista e interprete mentre si chiede ancora: “perché per quest’opera non potremmo parlare di “diversamente contemporaneo”?) e che erano state interrotte con l’arrivo del lockdown, potrà debuttare con Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller, un classico sapore di tragedia greca trasposto tra gli immigrati irregolari nella Brooklyn di metà anni Cinquanta, un dramma familiare soffocato “tra i confini insopportabilmente ristretti della famiglia”. Altri interpreti Vanessa Scalera (eccezionale procuratore Imma Tataranni in tivù), Deniz Özdogan, Dario e Emmanuele Aita. Altro debutto cancellato nei mesi scorsi che vede finalmente la luce è quello di La casa di Bernarda Alba di Federico Garcìa Lorca, interpretazioni tutte al femminile (tra le altre, Orietta Notari, Francesca Mazza e Francesca Bracchino), la regia è affidata al giovane (trentaduenne) ma già affermato Leonardo Lidi, cresciuto alla scuola dello Stabile, un testo di chiusura ma anche di ricerca spasmodica di libertà e felicità, “una tragedia in cui si scontrano il conflitto tra morale autoritaria e desiderio di libertà, dominata dalla figura della madre-padrona del titolo”.

E ancora: Peachum che Fausto Paravidino ha ricavato dall’Opera da tre soldi brechtiana, a sua volta tratta da un altro “classico”, L’opera del mendicante del settecentesco John Gay (10 novembre), al suo fianco Rocco Papaleo; L’anello forte, dall’omonimo testo di Nuto Revelli, le memorie delle donne tra campagna e industria affidate alla drammaturgia (un grande lavoro di selezione fatto sulle interviste condotte negli anni Settanta in Piemonte, tra il Cuneese e le Langhe) di Anna Di Francisca e all’interpretazione di Laura Curino e Lucia Vasini. Ritornano appuntamenti già collaudati, il pirandelliano Così è (se vi pare) con la regia premiatissima di Filippo Dini, Mistero buffo di Dario Fo con Matthias Martelli per la regia di Eugenio Allegri (un testo ancora di recente contestato a 50 anni dalla sua nascita) e La signorina Felicita ovvero la Felicità, uno spettacolo scritto e interpretato da Lorena Senestro.

 

Elio Rabbione

 

Nelle immagini: il commediografo e sceneggiatore Hanif Kureishi, di cui sarà messo in scena in prima mondiale “The spank”; due momenti tratti da “La casa di Bernarda Alba” e “Così è (se vi pare)”; Rocco Papaleo interprete di “Peachum” scritto e diretto da Fausto Paravidino

Case invisibili

La poesia di Alessia Savoini

Mi attraversano.

Detriti e scogli,

il walzer dell’onda è un nuoto supino

sul tempo che dilata le spoglie del tempo

ed il frastaglio riesuma la scorciatoia dell’attimo,

istante vissuto nel luogo di adesso,

un dove che si insinua nell’ascetico approdo della riva

:

il sasso smussato, fossile trattenuto, impronta simultanea.

E maschere d’ambra sulla gruccia del giorno,

il laccio omeostatico al cuore,

per contrarre l’eco di una dolia.

Qui è dove la terra ha percosso il torchio della domanda,

il duttile colostro che attraversa la soglia esigua del seme

e nutre lo sguardo di primitivi germogli

:

il luogo dove abbiamo edificato le nostre ore

e accumulato l’oro del tempo

nella faretra del sogno.

Non lo vedi? Ti attraversano.

 

(Nell’immagine un dipinto di Arianna Falciola)