CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 454

All’Auditorium Giovanni Agnelli tornano i Concerti del Lingotto

Dopo una lunga interruzione la rassegna I Concerti del Lingotto è pronta a ripartire presso l’Auditorium Giovanni Agnelli, confermando la realizzazione dei due concerti già previsti nel mese di maggio e annunciando la riprogrammazione di altri due appuntamenti annullati nei mesi scorsi, portando così a 4 i concerti previsti prima della pausa estiva.

lunedì 10 maggio 2021
Accademia Bizantina, Ottavio Dantone, Alessandro Tampieri

Sarà l’Accademia Bizantina di Ottavio Dantone a dare inizio, lunedì 10 maggio, alla ripresa delle attività sotto il segno di Antonio Vivaldi. Originariamente previsto nel mese di dicembre e già da tempo riprogrammato in maggio, il concerto si colloca nell’ambito del secondo capitolo del progetto Vivaldinsieme realizzato in collaborazione con l’Istituto per i Beni Musicali in Piemonte e mantiene l’iniziale formulazione in doppio turno. Il programma della serata propone alcune scintillanti pagine del Prete Rosso tratte dal corpus della produzione per archi con i Concerti senza solista RV 118, 138, 161, 167 e i Concerti per violino RV 273 e viola d’amore RV 394 affidati all’archetto di Alessandro Tampieri.
ORARI:
Turno A: 17.15
Turno B: 20.00
L’orario di inizio dei due turni, originariamente previsti per le 18.00 e le 21.00, è stato anticipato per consentire il rientro del pubblico a casa entro l’orario di entrata in vigore del coprifuoco.
BIGLIETTI
Prezzo unico solo Platea A: 54 €
Nuovi biglietti in vendita su www.anyticket.it a partire da sabato 1 maggio e in biglietteria nei giorni 7, 8 e 10 maggio.
NB: I biglietti già acquistati per la data di dicembre mantengono la loro validità.

venerdì 21 maggio 2021
Les Dissonances, David Grimal, Mario Brunello, Lucas Debargue

Esordio al Lingotto venerdì 21 maggio per il gruppo francese Les Dissonances, protagonista di un concerto monografico dedicato a Ludwig van Beethoven, con la partecipazione eccezionale dei solisti Lucas DebargueDavid Grimal Mario Brunello, interpreti del Triplo concerto per pianoforte, violino e violoncello op. 56. Completa il programma la Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore op. 60.
ORARI:
Turno unico: 19.00
L’orario di inizio, originariamente previsto per le 20.30, è stato anticipato per consentire il rientro del pubblico a casa entro l’orario di entrata in vigore del coprifuoco.
BIGLIETTI
Prezzi: da 44 a 54 € – 25% di sconto per chi acquista più di un biglietto.
Biglietti in vendita su www.anyticket.it a partire da giovedì 6 maggio e in biglietteria nei giorni 7, 8, 10, 19, 20 e 21 maggio.

mercoledì 30 giugno – giovedì 1 luglio 2021
Orchestra da Camera di Mantova, Alexander Lonquich
(integrale dei Concerti per pianoforte di Beethoven)

Programmato inizialmente come appuntamento inaugurale della stagione 2020-2021 e successivamente riprogrammato a dicembre, il doppio concerto beethoveniano dedicato all’integrale dei Concerti per pianoforte, eseguiti in due serate da Alexander Lonquich alla guida dell’Orchestra da Camera di Mantova, trova una nuova collocazione come appuntamento di chiusura di stagione nelle giornate del 30 giugno (1°, 2° e 3° Concerto) e 1 luglio (4° e 5° Concerto). Viene mantenuta la formulazione originaria in doppio turno.
ORARI:
Turno A: 17.30
Turno B: 21.00
L’orario di inizio dei due turni potrebbe subire variazioni a seconda di quella che sarà la normativa vigente in materia di coprifuoco.
BIGLIETTI
Prezzi, settori e calendario di vendita saranno comunicati entro la fine di maggio.
NB: I biglietti già acquistati per le date di novembre mantengono la loro validità.

Ulteriori informazioni e aggiornamenti sul sito www.lingottomusica.it

La stagione 2020-2021 è resa possibile grazie al sostegno di Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Piemonte, Città di Torino, Fondazione Compagnia di San Paolo (maggior sostenitore), Fondazione CRT, Reale Mutua, Banca del Piemonte, Vittoria Assicurazioni, Lingotto 2000, IPI, Lavazza, Arriva, Acqua Sant’Anna, Alfa Romeo, AON e Banca Sella.

Clochart, la nobiltà nei ritratti artistici di poveri e senzatetto

Caro direttore, il CAUS, su idea di Raffaele Palma, organizzerà a partire dal mese di maggio 2021 varie sedute gratuite “en plein air” di disegno e pittura dal vero sul tema della MENDICITA’.

Teatro della kermesse saranno alcuni caratteristici luoghi di Torino  generalmente vissuti dai clochard.

I meeting, riservati a gruppi d’artisti professionisti (pittori, disegnatori, illustratori, grafici, incisori) saranno svolti per due ore a settimana in primavera ed estate. Ogni artista, attraverso l’esecuzione di vari ritratti, osserverà il doveroso compito di nobilitare i senzatetto, nel rispetto e col consenso di ciascun clochard.

Ciascun artista, se vorrà, potrà devolvere di propria autonoma iniziativa, un personale contributo per aiutare il soggetto ritratto.

L’Arte è debitrice e grata a questo mondo di persone sventurate  e sofferenti: mendicanti, poveri e bisognosi infatti servirono da modelli per gli artisti d’ogni epoca, che li fissarono su tela sia in soggetti veristi come testimonianza della società del momento, sia in affreschi e pale d’altare, trasformandoli in figure sacre quali Profeti, Madonne, Apostoli ecc. o modelli ispirati alla mitologia, all’epica  oppure traslandoli in soggetti allegorici, simbolici o devozionali.

In questo lungo periodo di mutazioni stilistiche, si cimentarono con la mendicità maestri quali Michelangelo Merisi, noto come Caravaggio, Georges du Mesnil de La Tour (pittore spagnolo della corrente del caravaggismo), Jusepe de’ Ribera detto lo Spagnoletto, Domínikos Theotokópoulos chiamato El Greco, Pieter Bruegel.

Ancora. Giovanni Antonio Canal conosciuto come il Canaletto, Bartolomé Esteban Murillo, Rembrandt Harmenszoon van Rijn o semplicemente Rembrandt ,  l’incisore Jacques Callot , Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto e moltissimi altri giganti dell’arte figurativa sino al 1700.

Anche a Torino, oltre che nella città papalina, presero vita i pittori bamboccianti. I maggiori furono Giovanni Michele  Graneri e Pietro Domenico Ollivero.

In epoca moderna e contemporanea nomi d’assoluto talento come Pablo Picasso, Cristiano Banti, Tamara De Lempicka, Amedeo Modigliani, Anto Carte e il torinese Giacomo Balla nel suo periodo divisionista, si sono cimentati con la tematica dei senzatetto.

In tale originario contesto intende inserirsi il CAUS, chiamando a raccolta gli artisti figurativi del capoluogo subalpino al fine di confrontarsi dal vivo con le immagini forti e sofferenti dei tanti clochard sparsi per la città. Daremo dignità e valore morale a queste persone attraverso la Musa, così come si faceva agli albori della “vera arte povera”: un modo anti iconoclasta di ringraziare questa categoria d’individui sfortunati che tanto hanno dato alla Storia dell’Arte.

Si ricercano artisti professionisti figurativi (ritrattista, fisiognomista, morfologista o altro specialista della conformazione umana) per questa importante iniziativa.  Gli interessati che vorranno  aderire  potranno mettersi in contatto con una mail a info@caus.it  o telefonare al 3396057369. La partecipazione è assolutamente gratuita previa iscrizione senza alcun costo al Caus. Nel prossimo autunno si cercherà una sede espositiva idonea in Torino per organizzare una mostra delle migliori opere: il ricavato delle eventuali vendite sarà devoluto ai  mendicanti torinesi per l’acquisto di beni di prima necessità attraverso un’Associazione inserita radicalmente nel sociale.

Si ringrazia l’Associazione Onlus “Avvocato di Strada” di Torino.

Tutto su: https://www.caus.it/3415-2/

Contatti:  info@caus.it  – 3396057369

Torino, maggio 2021

Caus – Centro Arti Umoristiche e Satiriche
e-mail: info@caus.it
sito web: http://www.caus.it

 

C’è anche l’amore nelle assurde “Sedie” di Binasco

Riaprono finalmente i teatri, Ionesco alle Fonderie Limone

 

“Le sedie” di Eugene Ionesco furono rappresentate a Parigi nell’ormai lontanissimo 1952, seguendo due anni dopo al chiacchiericcio degli Smith e dei Martin della “Cantatrice calva”, che al suo apparire colse di (troppa) sorpresa il pubblico presente e non riscosse certo quell’immenso successo che al contrario sarebbe arrivato alla ripresa del ’55.

“Le sedie” dunque, “un classico” capace d’arrivare oggi placidamente senza scombussolare più di tanto gli spettatori degli anni Duemila, abituati a ben altro. Con il titolo confratello sono il manifesto di quel teatro dell’assurdo – tradotto da noi dall’estro e dall’intelligenza di Gian Renzo Morteo – che fece la filosofia teatrale e la fortuna dell’autore franco-rumeno, il panorama su un mondo malato e squinternato anche nel linguaggio, spezzettato e controcorrente in tutti i suoi nonsense, nei suoi rapporti malati, nelle convenzioni sociali da buttare al macero. Nello spazio delle Fonderie Limone di Moncalieri, nello spettacolo (finalmente) messo in scena dallo Stabile torinese con la regia di Valerio Binasco (repliche sino al 16 maggio), ritroviamo, forse all’indomani di un evento apocalittico, in un enorme stanzone polveroso, un battuto terroso dove rotolano sassi, una grande finestra unico sguardo sul mondo, aperta su un oceano ormai privo di vita, un ammonticchiarsi di sedie su di un lato (la scena è di Nicolas Bovey), lui e lei (Semiramide, remissiva e servizievole, evanescente, una bella prova di Federica Fracassi) pronti a scambiarsi ricordi di una vita trascorsa insieme, forse settanta forse cento forse mille anni, mentre attendono l’arrivo dei loro ospiti, catturati tra le più disparate professioni e i più diversi ranghi sociali, che l’uomo ha convocato per una conferenza. È anche atteso un oratore, si dovrà pur ben fare una telefonata ad un Imperatore ossequiato e deriso per ottenere la sua approvazione. Ci vorranno sedie, tante sedie, all’arrivo di ognuno, parole di presentazione, ed ecco che Semiramide inizia a disporre in un relativo ordine sedie quasi ovunque.

Ionesco intesse con un ordine capovolto i piccoli rapporti di complicità della coppia, le loro solitudini, il desiderio di vivere e la stanchezza, le infermità, frantuma quel vecchio ordine in mille parti (Michele Di Mauro è l’emblema di quella scomposizione, e di quella catastrofe, a cominciare da quel linguaggio fatto a pezzi, da quel farfugliare continuo, da quel rincorrersi lento e affaticato delle sillabe: una prova d’attore assai bella e convincente). Binasco, da parte sua, mentre ci ricorda che “l’assurdo ha senso solo nella misura in cui gli venga negato il consenso” (sono parole di Camus), reclama il diritto di prendere i suoi personaggi, facendone due attori marcatamente truccati, e di smussare da essi e dal testo quel tanto di cattiveria – Binasco nelle note di regia parla di “odio”) – da parte dell’autore per il vecchio teatro e di far posto a quell’amore che sfocia poi in uno spazio ben più ampio, la vita. “Una storia di tenerezza umana”, fatta, capovolgendo inaspettatamente l’assurdo, “l’assurdo dell’assurdo”, di piccoli affetti, di gesti familiari, di premure coniugali, di gag quotidiane. Ma tutti si spegne, lui e lei s’avvicinano alla grande finestra e vi salgono sopra, per un salto nel vuoto, che è la negazione di tutto. Uno spettacolo che per 80’ tiene vivacemente attenta l’attenzione dello spettatore (tutti ben distanziati e felici di poter rioccupare le poltrone di una sala teatrale), ben diretto e ottimamente recitato, più e più volte applaudito al termine di una repliche: lo consigliamo in questa riapertura di cui non vedevamo l’ora, che ci auguriamo mantenga le proprie promesse, senza alcun passo falso.

 

Elio Rabbione

 

le foto dello spettacolo sono di Luigi De Palma

Fotografia: riprendono le visite guidate a Camera

In presenza, in diretta su Zoom, con QR code 

 

CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia riprende, con le nuove mostre appena inaugurate Lisette Model. Street Life e Horst P. Horst. Style and Glamour, le visite guidate in tre diverse modalità: in presenza, in diretta su Zoom e con QR code nelle sale.

>Visite guidate, in presenza e in diretta su Zoom

Il pubblico verrà accompagnato dai curatori e dai mediatori culturali attraverso le 130 fotografie della mostra Lisette Model. Street Life e le 150 fotografie di Horst P. Horst. Style and Glamour aperte al pubblico lo scorso 28 aprile. Le visite guidate in presenza per gruppi limitati, a pagamento, si terranno ogni sabato alle ore 12.00  a partire dall’8 maggio con prenotazione obbligatoria sul sito di CAMERA alla sezione “prenotazioni”. Il costo della visita è pari a 5 Euro oltre al biglietto d’ingresso. La visita dura circa un’ora ed è limitata ad 8 partecipanti. È anche possibile prenotare visite dedicate per singoli gruppi, in presenza e su Zoom, in altri momenti della settimana scrivendo a didattica@camera.to.

Le visite guidate online sono gratuite e riservate ai primi 50 visitatori che si prenotano sul sito di CAMERA alla sezione “prenotazioni”. La visita dura circa mezz’ora. A chi prenota la visita online verrà richiesta la disponibilità a rispondere a un breve questionario che verrà inviato a seguito della visita stessa.

Le date delle visite online su Zoom:

Martedì 11 Maggio, ore 18.30, mostra Horst P. Horst. Style and Glamour
Martedì 25 Maggio, ore 18.30, mostra Lisette Model. Street Life
Martedì 8 Giugno, ore 18.30, mostra Horst P. Horst. Style and Glamour
Martedì 22 Giugno, ore 18.30, mostra Lisette Model. Street Life

>QR code per adulti e bambini

Per continuare ad accompagnare il visitatore anche in tempi di distanziamento fisico, CAMERA ha pensato e realizzato un sistema di audio visite per offrire una nuova versione della classica visita guidata: grazie ad un semplice QRcode, ciascuno potrà scegliere di ascoltare i contenuti audio per singola sala, costruendo così una fruizione personale e modulare della mostra. Sarà sufficiente inquadrare con la propria fotocamera del cellulare il QRcode per ascoltare i file audio. Nel percorso di mostra sono inseriti anche QRcode adatti ai più piccoli. Un’idea di CAMERA per educare attraverso il gioco e accompagnare la visita con un linguaggio e un ritmo adatto a loro. Il servizio, offerto in collaborazione con ARTECO, sarà gratuito.

Felix De Cavero e le immagini di Torino liberata

La mostra fotografica di Felix De Cavero, pensata in occasione del 75° anniversario della liberazione di Torino e realizzata con un anno di ritardo a causa dell’emergenza sanitaria imposta dalla pandemia al polo del ‘900, rimarrà aperta al pubblico fino al 16 maggio.

Gli orari di visita vanno dal martedì alla domenica, dalle 10.00 alle 18.00 con prenotazione obbligatoria ( tel. 011 01120780 –  email receptionsancelso@polodel900.it). L’evento è stato curato da Luciano Boccalatte ( direttore dell’Istoreto) e Paola Boccalatte con la collaborazione di Paola De Cavero che ha messo a disposizione le fotografie del suo da archivio privato, notificato dalla Soprintendenza Archivistica e Bibliografica per il Piemonte e la Valle d’Aosta.

Un avvenimento, sostenuto dal Consiglio regionale del Piemonte tramite il Comitato Resistena e Costituzione, che consente la visione di un centinaio di immagini inedite scattate con la sua Leica dal fotoreporter partigiano nella XIV Brigata Garibaldi durante la Resistenza. La selezione degli scatti è stata suddivisa in quattro momenti: la discesa della brigata in città, gli aspetti delle giornate insurrezionali (fucilazione di cecchini, morti in strada, segni della pietà popolare su luoghi di eccidi), la sfilata del 6 maggio 1945  (dove l’occhio del fotografo-pittore coglie soprattutto volti e gruppi nella folla) e  i giorni antecedenti la smobilitazione delle brigate partigiane. Un’occasione importante per conoscere e apprezzare il lavoro di testimonianza di Felix De Cavero che riporta alla mente quanto scriveva il grande fotografo Henri Cartier-Bresson: “fare una fotografia vuol dire allineare la testa, l’occhio e il cuore. È un modo di vivere. Una fotografia non è né catturata né presa con la forza. E’ lei che si offre. È la foto che ti cattura”. Negli scatti di De Cavero sono impresse immagini che ci restituiscono alcuni dei momenti fondativi della nostra vicenda democratica e repubblicana c’è un discorso storico, un racconto visivo  importantissimo. Le foto diventano fonte storica, testimonianza diretta degli  eventi, capaci di suscitare, in chi le vede, emozioni e riflessioni che lasciano un segno profondo. In realtà quelle immagini hanno rappresentato un ritorno nella città della Mole se pensiamo che i torinesi, nell’agosto del ’45, durante la prima estate del secondo dopoguerra, videro qualche fotografia esposta nella prima mostra della Resistenza che De Cavero allestì su incarico del Comitato di liberazione nazionale.

In quelle immagini è percepibile quanto la formazione d’artista abbia influito sulla sua visione dietro l’obiettivo. “Basta osservare l’attenzione alla composizione del fotogramma – affermano i curatori della mostra – ,la capacità di cogliere, con senso squisitamente pittorico, volti, gruppi, folle, atmosfere che emergono spesso da un particolare che ha attirato la sua attenzione. La sensibilità al paesaggio, qui appena percepibile in alcuni fotogrammi, è evidente nella serie scattata nelle Langhe, di cui è presentato solo qualche esempio”. Nell’intento di rendere evidente quelle qualità “si è scelto di non procedere a una selezione di fotografie, ma di presentare nella totalità la sequenza delle immagini così come sono state scattate, offrendo al visitatore una serie ininterrotta. Scorrono così sotto gli occhi in successione la presenza in città della XIV divisione, l’unica e drammatica sequenza conosciuta e individuata dell’esecuzione di un cecchino, i funerali partigiani del 30 aprile, la sfilata conclusiva del 6 maggio e la smobilitazione della divisione a Villa Lovera sulla collina torinese”. Una straordinaria testimonianza “di un’epoca tremenda, filtrata dalla pietà e dalla macchina fotografica”  come scrisse il critico e pittore Pino Mantovani nel 1996.

Discendente da famiglia nobile spagnola ( il padre Antonio era stato ufficiale d’ordinanza di Garibaldi nella campagna dei Vosgi e poi colonnello nell’esercito degli Stati Uniti) Felix De Cavero nacque a Diano Marina nel dicembre del 1908. Diplomatosi nel ’30 all’Accademia Ligustica di Belle Arti di Genova, fu tra i pittori protagonisti dell’arte tra tardo futurismo e esperienze d’avanguardia a Genova e a Milano. Richiamato alle armi nel gennaio del ‘42 nel 1° Alpini, l’armistizio dell’8 settembre 1943 lo sorprese a Monforte, nelle Langhe, dove iniziò la sua attività nella Resistenza con le prime bande e, dal settembre 1944, nel comando della XIV brigata Garibaldi come fotoreporter e redattore del giornale “Stella Tricolore”, il periodico clandestino delle formazioni garibaldine langarole. Nell’agosto del ‘45 fu lui l’ideatore della prima mostra della Resistenza a Torino, esposizione che ripropose, ampliata, in Francia – a Nizza e  Grenoble –  e successivamente a Genova nel gennaio 1946. Il suo era uno sguardo sull’Europa che si ritroverà nell’esperienza artistica del dopoguerra. Nello stesso 1946 realizzò una mostra dell’esercito italiano su incarico del generale Clemente Primieri, già comandante del Gruppo di combattimento “Cremona”. Nel 1953 fu il creatore del Gruppo d’arte Decalage che operò per circa quarant’anni con rilevanti riconoscimenti nazionali e internazionali. Conclusa l’esperienza del gruppo dal 1991 si dedicò con la figlia Paola alla realizzazione di un nuovo ciclo di opere pittoriche, “Incantesimi”. Scomparve a Torino il 7 agosto 1994. Riposa nella tomba di famiglia al Cimitero Monumentale, accanto alla moglie Lucy Cristofoli. Una targa-stele, apposta dalla Città di Torino, ne ricorda la figura di artista e partigiano.

Marco Travaglini

L’indicibile errore del povero Slinzer

Novara, Piazza della Libertà, ore 19. Il sole, a malincuore e controvoglia, s’avviava lento al tramonto dietro alla corona delle montagne, tingendo di rosso il cielo in una promessa di bel tempo per l’indomani. Una speranza che, in cuor nostro, andava ben oltre, dopo tutti quegli anni di guerra e miseria

La maggior parte di coloro che, come me, stavano confluendo in piazza portavano sulle spalle il peso delle fatiche e in bocca l’amaro dei lunghi silenzi. Per tanti mesi avevamo combattuto sulle montagne,con il cuore in gola e lo stomaco stretto. Io  ero stato sul monte Biasco con Cino e Ciro.

Sullo spartiacque tra la Valsesia e la conca del lago d’Orta organizzammo le prime azioni di guerriglia con il distaccamento “Gramsci”, per poi confluire nella 6ª Brigata Garibaldi “Nello”. Mario era stato tra quelli che salvarono la galleria del Sempione, con i partigiani della Brigata “Comoli”, al comando di Mirco. Un lavoraccio lungo e snervante, sotto la pioggia e il vento. Ma nonostante tutto riuscirono a sventare l’attentato, portando sul piazzale della stazione e nella spianata a fianco del torrente Diveria le oltre mille casse di tritolo con le quali i tedeschi volevano far saltare il tunnel ferroviario. Ne parlava con orgoglio e noi tutti lo ascoltavamo con ammirazione. Anche Luigi era stato un garibaldino della “Fratelli Varalli”, con il Capitano “Bruno”. Oreste, invece, pur non essendo stato in montagna, aveva fatto la resistenza in città come gappista, insieme a tanti altri ragazzi della sua età. Dopo la calata al piano e la liberazione, si era spostato con Lucilla, staffetta partigiana della brigata “Rabellotti”, una formazione d’ispirazione cattolica. Agli amici che gli chiedevano come facesse lui, comunista e mangiapreti, a stare con una cattolica osservante, rispondeva risoluto che “l’amore non ha ideologia o fede. Per di più abbiamo combattuto insieme per la libertà. Quando affrontavamo fascisti e tedeschi non badavamo alle differenze e io non ci bado nemmeno ora, soprattutto con la mia Lucilla”. Comunque, da quel venticinque aprile di festa era passato più di un anno e da poche settimane l’Italia era diventata una Repubblica, dopo che il referendum aveva chiuso l’esperienza monarchica sia pure di misura. Anche il voto per eleggere l’Assemblea Costituente aveva confermato la volontà del cambiamento, con la Democrazia Cristiana al 35% e le sinistre che, sommando socialisti e comunisti, raggiunsero il 40%,ottenendo molti consensi tra le masse operaie. Ed è per festeggiare la Repubblica che oggi siamo qui, in piazza della Libertà, ad ascoltare il comizio del nostro Prefetto, antifascista tutto d’un pezzo e pure gran dottore. E’ un gran via vai di gente che arriva da ogni parte della provincia. Alcuni sbucano dalle vie alla chetichella, da soli o in piccoli gruppi. Altri, invece, entrano in piazza marciando baldanzosi in improvvisati cortei. Ecco le mondine, con i loro canti da risaia; raggiungono le operaie dei cotonifici, con i capelli raccolti nei foulard. Dalla via Raspetti, dove svetta la ciminiera in mattoni rossi della vecchia fornace, risale un gruppo di ferrovieri, con macchinisti e fuochisti dalle facce nere di fuliggine. Anche gli impiegati del comune sono qui,tirati a lucido in questa sera di festa e allegria. L’appuntamento è fissato per le venti, dopocena. Sì, perché ora che si può mangiare regolarmente, la pentola fumante con la minestra è già in tavola prima delle sette e con il ricordo della fame patita le scodelle, in un turbine di cucchiaiate, vengono svuotate in fretta. Molti dei partecipanti, però, hanno rinunciato alla cena per prendere posto il più vicino possibile al palco. C’è scarsa fiducia nella potenza degli altoparlanti messi a disposizione dalla Camera del Lavoro e quindi è meglio portarsi a tiro d’udito per sentire il discorso. Sento Mario che mi chiama: “Marco, vieni qua. Dai, svelto. C’è posto vicino alla ringhiera”. Con lui ci sono già Oreste ,Luigi e Costante. Quest’ultimo, durante la battaglia del Monte Calvo, mise in fuga un drappello di fascisti sparando in aria e gridando “Garibaldi combatte. Stella rossa, vince”. Era solo ma pensavano fosse un intero reparto garibaldino e se la diedero a gambe a rotta di collo, con i talloni che picchiavano sul sedere. Comunque, ricordi a parte, ora siamo quasi sotto il palco, dietro una transenna fatta con un pezzo di ringhiera portata lì chissà da dove. Davanti a noi c’è il servizio d’ordine, composto da operai delle manifatture novaresi. Tutti della CGIL, con le fasce rosse al braccio e i fazzoletti dello stesso colore al collo. Tra gli applausi della folla salgono sul palco gli oratori. C’è il prefetto, il dottor Manara e, accanto a lui, il segretario della Camera del Lavoro, Aristide Rabolloni. Ci sono anche i segretari dei partiti socialista e comunista, Ascanio Slinzer e Duilio Scarpi, il dottor De Marinis del Partito d’Azione e il “capitano” Sliveri, comandante dei Gap novaresi. Ovviamente ci sono anche gli altri comandanti partigiani. Sono in molti sul palco a salutare la piazza ormai stracolma di persone ma solo uno, da quanto è stato detto, dovrebbe parlare: il dottor Manara. Pediatra di fama, ben conosciuto per la sua grande umanità e per l’innato senso di giustizia, venne indicato all’unanimità dal CLN, all’indomani del 25 aprile, per ricoprire il delicato ruolo di Prefetto. A presentarlo, essendo entrambi socialisti, toccava al segretario del suo partito, Ascanio Slinzer, che ormai non più giovanissimo guidò le lotte dei contadini a Lumellogno. Non alto, piuttosto tarchiato, con due braccia robuste e muscolose a forza di scavar solchi e muovere aratri, Ascanio impugnò il microfono con una tal foga che parve volesse strangolarlo. Avvicinò le labbra, si schiarì la voce e attaccò: “Compagne e compagni, cittadini e popolo novarese. E’ una sera di gioia e di festa. L’Italia è una Repubblica e la monarchia, che tanti danni e tanti lutti ha provocato al paese, è ormai un ricordo dietro alle spalle”. Si capì, dal tono tribunizio, che cercava l’applauso per scaldare la piazza. E l’applauso non tardò a venire. Lo scrosciare ritmato di migliaia di mani sottolineò le parole del capo dei socialisti. Lui,visibilmente compiaciuto,continuò: “Le nostre lotte, i sacrifici, l’amarezza dei giorni tristi e la gioia delle vittorie che ci hanno accompagnato fino alla calata al piano sono state ricompensate. Oggi qui stiamo facendo la storia, cari compagni. La storia nuova di un paese che vuole progredire nella libertà e nella giustizia. Abbiamo sconfitto i fascisti e i tedeschi invasori. Ora dobbiamo costruire l’Italia e sconfiggere l’ignoranza, la povertà, le ingiustizie sociali. Ma di queste cose ci parlerà ora con maggior capacità il nostro prefetto, il dottor Manara. E’ a lui che cedo volentieri la parola ricordando che non solo è un grande prefetto ma è anche uno dei pederasti più importanti d’Italia. Prego, dottore…”. La piazza, che stava sottolineando il momento con un lungo applauso,ammutolì di colpo. Il Prefetto,imbarazzatissimo, riuscì a
malapena a tirare la giacca al povero Slinzer che, nella foga oratoria, aveva confuso il termine pediatra con quel “pederasta” che aveva lasciato tutti a bocca aperta. Il segretario socialista però, preso ormai dalla foga, non comprendendo l’errore, aggiunge con una certa enfasi: “Hai ragione, compagno Manara. La tua modestia è proverbiale ma diciamolo a questa gente che ti vuol bene: tu non sei solo il più grande pederasta d’Italia. No, tu sei il più grande pederasta d’Europa”.Così, inconsapevolmente stupito dal gelo che era sceso sul palco e sulla piazza, il pover’uomo aveva rafforzato il malinteso a tal punto che, nonostante la sua capacità oratoria e il grande prestigio, il dottor Manara non fu in grado di evitare che il suo intervento fosse accompagnato da un certo numero di maliziosi sorrisi e qualche gomitata. Ce ne andammo tutti un po’ frastornati ma peggio di noi doveva sentirsi Ascanio Slinzer se, terminato il comizio, con la testa bassa come un cane bastonato, s’avvicinò a noi quattro dicendo: “Ragazzi, ma cosa ho detto, boia di un boia, per fare incazzare il Manara? Mi ha detto “Ascanio, vai a quel paese!”, e mi ha persino dato uno spintone. E io che ci ho fatto tutti quei complimenti? Mah, questi qui che han studiato saranno anche dei dottoroni ma a riconoscenza non stanno mica tanto bene, eh..Roba da matti..”.

Al Regio La Traviata è dal vivo. Per sostenere la cultura nessun biglietto omaggio

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La libertà di tornare finalmente a Teatro

Teatro Regio, domenica 9 maggio 2021 ore 16

Domenica 9 maggio, alle ore 16il Regio apre le sue porte e accoglie finalmente il pubblico in sala.
«È grande l’emozione e la soddisfazione in questi giorni che precedono la riapertura», spiega Rosanna Purchia, Commissario straordinario del Regio: «Il rapporto con il pubblico è stato sempre mantenuto grazie alle opere e ai concerti in streaming. Anche se a porte chiuse, il Teatro non si è mai fermato, e in questo anno abbiamo continuato a lavorare e a far vivere il nostro palcoscenico: da ottobre siamo alla quarta opera allestita in forma scenica, per questo siamo in grado di riaprire con un’opera e un concerto sinfonico garantendo la totale sicurezza per i lavoratori e per il pubblico». Inoltre, proseguendo il percorso di risanamento dei conti del Regio, Rosanna Purchia lancia un vero e proprio segnale di trasparenza e rigore: «Riaprire il Teatro Regio è per tutti noi motivo di festa, ma non possiamo permetterci alcuno scostamento di bilancio, per cui, in aggiunta alle azioni già previste e intraprese, annuncio che non sono previsti biglietti omaggio. E sono molto lieta che le Istituzioni e i Soci Fondatori del Teatro abbiano accolto con favore questo segnale».La traviata di Giuseppe Verdi va in scena domenica 9 maggio alle ore 16 con 4 repliche: venerdì 14 alle ore 18.30, domenica 16 alle 15, mercoledì 19 alle 15 e sabato 22 alle 18.30. Tutti gli orari sono programmati per consentire al pubblico il rientro a casa nei limiti consentiti dal Dpcm.
L’allestimento è quello realizzato nel 2018 dal Teatro San Carlo di Napoli con la regia di Lorenzo Amato, le scene di Ezio Frigerio e i costumi del Premio Oscar Franca SquarciapinoRani Calderon dirige l’Orchestra e il Coro del Regio, quest’ultimo istruito da Andrea Secchi. Nel cast: Gilda Fiume nel ruolo del titolo, Julien Behr come Alfredo e Damiano Salerno è Giorgio Germont.
Il maestro israeliano Rani Calderon, Direttore musicale al Teatro Municipal di Santiago del Cile, sale per la prima volta sul podio dell’Orchestra e del Coro del Regio. Ha studiato con i migliori insegnanti del suo tempo: la leggendaria pianista Pnina Salzman, direzione d’orchestra con Mendi Rodan e Noam Sheriff, e composizione con Yitzhak Sadai, frequentando le Accademie musicali di Tel Aviv e Gerusalemme. Ha proseguito la sua formazione in Europa, approfondendo lo studio del repertorio operistico. Collabora abitualmente con: Théâtre de La Monnaie di Bruxelles, Volksoper di Vienna e New Israeli Opera di Tel Aviv.Ecco come nasce questo spettacolo nelle parole del regista Lorenzo Amato: «Concepire e mettere in scena La traviata non è stato un lavoro preparato a tavolino con lucida razionalità, piuttosto si è trattato di una riflessione sulla malattia, sul tempo che scorre via inesorabile, l’amore, la violenza delle convenzioni sociali, l’ipocrisia, il sacrificio e infine la morte. Al centro dello spazio scenico, su un fondale trasparente come un vetro, la pioggia scorre implacabilmente per l’intera durata dello spettacolo, filtrando la visione delle grandi tele pittoriche create da Ezio Frigerio che descrivono gli ambienti. Un elemento che potrebbe essere visto come semplice metafora di una Parigi grigia, fredda e piovosa, ma che per me rappresenta molto di più: straniamento, allusione, stato d’animo, dolore, fino a quell’offuscamento della vista che le malattie particolarmente debilitanti provocano in ciascuno di noi».
Occhi brillanti e luminosi, un amore per il canto che emerge a ogni sorriso e ogni parola, soprano lirico d’agilità, Gilda Fiume è Violetta, gradito ritorno al Regio dopo il debutto nel 2019 nel ruolo di Gilda nel Rigoletto con la regia di John Turturro. Doppio debutto – al Teatro Regio e nel ruolo di Alfredo Germont – per il giovane tenore francese Julien Behr: dotato di una voce nitida e agile da tenore leggero è stato nominato nel 2009 Artista lirico rivelazione dall’ADAMI e nel 2013 nella stessa categoria al «Victoires de la musique classique». Il Teatro Regio prosegue così nell’impegno di scoperta e proposta di giovani talenti: ricordiamo tra tutti la straordinaria prova di Maria Agresta nei Vespri siciliani del 2011 con la direzione del Maestro Noseda e Iván Ayón Rivas nella Bohème della Fura dels Baus nel 2016. Ancora un debutto, quello di Lorrie Garcia nel ruolo di Flora. Infine, il baritono Damiano Salerno nel ruolo di Giorgio Germont: presenza scenica perfetta e timbro chiaro. Completano il cast: Ashley Milanese (Annina), Joan Folqué (Gastone), Dario Giorgelè (Douphol), Alessio Verna (D’Obigny), Rocco Cavalluzzi (Grenvil). Nel corso delle 5 recite si alterneranno: Luigi Della Monica e Alejandro Escobar (Giuseppe), Riccardo Mattiotto e Marco Sportelli (un domestico), Giuseppe Capoferri e Marco Tognozzi (un commissionario). Giancarlo Stiscia firma la coreografia, le luci sono di Marco Giusti.

Sabato 29 maggio alle ore 19.30 il maestro Rani Calderon sale nuovamente sul podio dell’Orchestra del Teatro Regio per dirigere un concerto che prevede la Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore, op. 60 di Ludwig van Beethoven e la Sinfonia n. 8 in sol maggiore, op. 88 (Inglese) di Antonín Dvořák.

Un ringraziamento speciale va alla Prefettura di Torino, alla Commissione Provinciale di Vigilanza di Torino e alla Commissione Comunale di Vigilanza di Torino, le tre istituzioni che stanno lavorando in sinergia per dotare di agibilità definitiva il Teatro, e con cui stiamo lavorando in tempi brevissimi per consentire, con un provvedimento provvisorio, di riaprire in sicurezza il Regio dopo quindici mesi di chiusura.

In ottemperanza alle più recenti disposizioni per il contenimento della pandemia, il Regio torna ad accogliere il pubblico in sala per un massimo di 500 persone. Il Teatro ha realizzato importanti interventi strutturali e organizzativi per assicurare la fruizione degli spettacoli in condizioni di sicurezza sanitaria. Per questo motivo l’acquisto dei biglietti sarà possibile esclusivamente online sul sito www.teatroregio.torino.it e l’accesso in Teatro è consentito da un’ora prima dell’inizio dello spettacolo per le necessarie verifiche e procedure: consegna dell’autodichiarazione di assenza di sintomi riconducibili al Covid-19 e di assenza di contatti stretti con persona affetta da Covid-19 negli ultimi 14 giorni, misurazione della temperatura all’ingresso, distanziamento in foyer e in sala, obbligo della mascherina durante tutta la permanenza in teatro.

Biglietti in vendita da lunedì 3 maggio esclusivamente su www.teatroregio.torino.it.
Prezzo dei biglietti per La traviata: posto unico numerato € 100; biglietti a € 30 per under 30.
Prezzo dei biglietti per il concerto: posto unico numerato € 20.
È possibile acquistare i biglietti utilizzando i voucher ottenuti a titolo di rimborso per gli spettacoli e i concerti del Regio annullati causa Covid.

Crediamo che il sostegno della collettività sia oggi fondamentale e chiediamo, a chi vorrà e potrà, di sostenerci: è possibile donare il voucher o donare un importo a scelta. In entrambi i casi si usufruisce delle agevolazioni fiscali previste per l’Art Bonus. Ricordiamo, infine, che è possibile destinare il 5 per mille dell’IRPEF a favore del Regio: un modo semplicissimo per mantenere viva la cultura musicale e il Teatro.
Con l’aiuto di tutti possiamo preservare al meglio la grandezza e la qualità del Regio, i suoi spettacoli, i suoi artisti e lavoratori, e far sì che rimanga tale per tutti, per sempre.

Per ulteriori informazioni: www.teatroregio.torino.it.

I concerti dell’Orchestra Rai ripartono in presenza

I concerti dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Primavera- Estate al debutto il 9 aprile, sono stati caratterizzati dalla non presenza di pubblico causa pandemia.

Finalmente dal 6 maggio, anche se in numero molto ridotto (200 presenze ammesse), i concerti con il pubblico sono ripartiti. Fabio Luisi, con al pianoforte Alexander Malofeev , ha diretto l’Orchestra Rai  con musiche di Liszt e Ciaikovskij. I concerti proseguiranno fino al primo luglio. Tanti i musicisti di prestigio e una novità con 4 concerti in un meraviglioso viaggio di contaminazioni con “le altre musiche” denominati Rai Orchestra Pops, con musiche di John Green Wood, Keith Emerson, William Grant Still, Frank Zappa, Scott Joplin, Quinn Mason,Duke Ellington, Alberto Ginastera, , Giovanni Sollima,, Nirvana, George Gershwin, Winton Marsalis. Riprendono anche le “Domeniche dell’Auditorium”. I concerti inizieranno alle 20. Diretta su Radio 3 e in live streaming su raicultura.it

Pier Luigi Fuggetta

World Press Photo in anteprima a Palazzo Madama

Palazzo Madama – Sala Senato

Piazza Castello, Torino

7 maggio – 22 agosto 2021

L’anteprima italianaa Palazzo Madama della mostra World Press Photo Exhibition 2021, il concorso di fotogiornalismo più prestigioso del mondo,espone, dal 7 maggio al 22 agosto, oltre alle foto vincitrici, i 159scatti dei fotografi finalisti della 64ª edizione.

 

Ogni anno la mostra viene allestita in oltre 120 città in 50 Paesicon le sue otto sezioni: ContemporaryIssues,Environment, General News, Long-TermProjects, Nature, Portraits, Sports, Spot News. Quest’anno 4.315 fotografi da 130 Paesi hanno presentato 74.470 immagini: per la prima volta nella sua storia, la valutazione è avvenuta online, con sette giurie specializzate presiedute da NayanTaraGurung Kakshapati e MuyiXiao,che hanno selezionato le migliori immagini e storie in ciascuna delle otto categorie del concorso.

 

Quest’anno Cime porta a Torino l’anteprima nazionale della World Press Photo Exhibition 2021 e lo fa, grazie alla partnership con la Fondazione Torino Musei, in una delle cornici più belle d’Europa: la sala del Senato di Palazzo Madama – dichiara Vito Cramarossa, presidentedi Cime – Questa solida collaborazione, che si rinnova per il secondo anno ed è nata in uno dei periodi più difficili della nostra storia, è la cartina di tornasole dell’impegno e del senso di responsabilità, che organizzazioni come queste hanno nel proporre al territorio una mostra che faccia riflettere e stimoli il senso critico. La World Press Photo Exhibition 2021, infatti, è un’istantanea della storia dell’anno appena trascorso, in grado di far viaggiare il visitatore attraverso 159 finestre sul mondo, che mettono a nudo le fragilità e le grandiosità del nostro pianeta e dei suoi esseri viventi”.

 

Negli ultimi anni Palazzo Madama ha messo al centro della propria programmazione la fotografia, una delle più potenti forme espressive per raccontare il mondo – afferma Elisabetta Rattalino, Segretario Generale Fondazione Torino Musei – A partire dall’esposizione dedicata al tema della lettura di Steve McCurry del 2019, per passare all’edizione 2020 del World Press Photo. Per la Fondazione Torino Musei è un vero piacere, dopo il successo della precedente edizione, poter ospitare per la riapertura al pubblico di Palazzo Madama la prima edizione nazionale del World Press Photo 2021”.

 

Vincitore della World Press Photo of the Year 2021 è stato l’abbraccio tra Rosa Luzia Lunardi, 85 anni, e l’infermiera Adriana Silva da Costa Souza, nella casa di cura Viva Bem, a San Paolo del Brasile. L’immagine è stata realizzata il 5 agosto 2020 dal fotografo danese MadsNissen: immortala la “tenda dell’abbraccio”. Come in molte altreparti del mondo, anche in Brasile – dove il presidente brasiliano, JairBolsonaro, aveva ignorato ogni avvertimento sulla gravità della pandemia e il pericolo rappresentato dal virus – le case di cura hanno chiuso le porte ai visitatori, impedendo a milioni di brasiliani di fare visita ai loro parenti anziani. Gli operatori delle case di cura hanno ricevuto l’ordine di ridurre al minimo il contatto fisico coni più vulnerabili. Al Viva Bem, una semplice invenzione, “la tenda dell’abbraccio”, ha permesso alle persone di abbracciarsi di nuovo. Il Brasile ha poi chiuso il 2020 con uno dei peggiori conteggi a livello mondiale: 7,7 milioni di casi riportati e 195.000 di morti, per il modo in cui è stato affrontato il virus.

 

Protagonisti dell’esposizione anche treitaliani. Il secondo riconoscimento più prestigioso del concorso, la World Press Photo Story of the Year 2021, è andato per la prima volta a un italiano, Antonio Faccilongo, di Roma, con un servizio per Getty Reportage dal titolo Habibi(“amore mio”). Circa 4.200 palestinesi sono detenuti nelle carceri israeliane, alcuni dei quali con condanne da 20 anni o più: se le visite coniugali sono negate e il contatto fisico è vietato, fin dai primi anni 2000, i detenuti palestinesi, che desiderano avere figli, contrabbandano il loro sperma fuori dalla prigione, nascondendolo, peresempio, nei regali agli altri figli. Habibiracconta proprio il coraggio e la perseveranza di queste persone, sullo sfondo di uno dei conflitti più lunghi e complicati della storia moderna.

 

Primo premio, nella sezione Stories – Spot News, per Lorenzo Tugnoli, di Ravenna, dell’agenzia Contrasto, che ha raccontato l’esplosione, causata da più di 2.750 tonnellate di nitrato d’ammonio ad alta densità, che ha scosso Beirut, in Libano, il 4 agosto 2020: lo scoppio ha danneggiato o distrutto circa 6.000 edifici, uccidendo almeno 190 persone, ferendone altre 6.000 e lasciandone sfollate almeno 300.000.

Gabriele Galimberti, toscano, originario della Val di Chiana, con un reportage realizzato per NationalGeographic, ha vinto il primo premio in Stories – Portraits. Racconta per immagini un dato: secondo loSmallArms Survey, la metà di tutte le armi da fuoco possedute da privati cittadini nel mondo, per scopi non militari, si trova negli Stati Uniti. Il numero di armi da fuoco è superiore alla popolazione del Paese: 393 milioni di armi contro i 328 milioni di persone.

 

La mostra è organizzata da CIME, organizzazione pugliese, nonché uno dei maggiori partner europei della Fondazione World Press Photo di Amsterdam, e Fondazione Torino Musei.

 

Orari e info:

Mercoledì, giovedì e venerdì dalle 13 alle 20

Sabato e domenica dalle 10 alle 19 INGRESSI GARANTITI CON PRENOTAZIONE O PREVENDITA ONLINE

Prevendita: TicketOne

Prenotazioni: Theatrum Sabaudiae via email ftm@arteintorino.com  o al numero +39 011 5211788  www.arteintorino.com

La biglietteria chiude un’ora prima.

Chiuso il lunedì e martedì

Biglietti: intero € 12, ridotto € 10, scuole € 4, gruppi € 10

Possibilità di visite guidate a cura di TheatrumSabaudiae

Info: www.palazzomadamatorino.it  – www.worldpressphototorino.it

 

Cinedehors: “Siamo pronti per i film all’aperto”

Caro direttore, per il secondo anno consecutivo siamo alle prese con la pandemia del COVID19. Le nostre attività cinematografiche al chiuso hanno avuto una contrazione forte nell’ultimo inverno e solo in questi giorni, con mille difficoltà, si vedono i primi spiragli di riapertura. Nonostante lo sconforto e le difficoltà abbiamo deciso per il secondo anno consecutivo di investire nel miglioramento della nostra offerta per farci trovare pronti per la stagione estiva.

Rimangono ancora molte incognite, prima fra tutta il persistere del coprifuoco alle 22 che di fatto impedisce ogni tipo di attività. Abbiamo deciso di rilanciare comunque, anche nell’incertezza della situazione, le nostre proposte riformulandole. Abbiamo deciso di investire in creatività e naturalmente in dotazioni tecniche innovative. Per l’estate 2021 abbiamo rinnovato il nostro sito internet e i nostri canali social per fornire al pubblico un servizio maggiormente accurato.
Sul piano tecnologico, un nuovo impianto DCP migliorerà il livello qualitativo delle proiezioni e una nuova biglietteria interamente online completerà i servizi offerti al pubblico di una delle più grandi rassegne di cinema itinerante del nostro territorio. L’innovazione e la dedizione ai nostri progetti potranno essere le chiavi per superare questa situazione ancora complicata. Rimanendo fedeli alla nostra idea di proiezioni in luoghi inconsueti per questa stagione il nostro cinema sarà declinato in cinema all’aperto, drive in, cinema dai palazzi e cinema in pellicola. La nostra idea di cinema all’aperto continuerà ad essere itinerante e massimamente inclusiva consci e consapevoli della nuova situazione che stiamo vivendo. Noi siamo pronti!
Abbiamo lavorato con lo scopo di riuscire a realizzare le nostre proiezioni garantendo la massima sicurezza per gli spettatori e per noi operatori in ottemperanza alle normative. Crediamo che mai come in questa estate ci sia l’esigenza di avere dei momenti di socialità. Con il distanziamento fisico e non sociale, ancora con le mascherine, rispettando tutte le regole. Siamo responsabili e attenti per concederci un film all’aperto in compagnia: noi ci crediamo. Seguiamo l’evolversi della situazione mantenendo i contatti con associazioni, enti pubblici e organizzazioni private per essere pronti, una volta definito il contesto sanitario e legislativo in cui il settore potrà muoversi, a ripartire velocemente.
Gli aggiornamenti sono e saranno disponibili sul nostro sito e sui nostri canali social!
Arianna Airaldi & Giacomo Cuppari
CINEDEHORS
Associazione Culturale

Fossano