CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 454

Il lato artistico del “Dantedì”: quando l’arte incontra Dante

Da poco è passato il “Dantedì”, ossia la giornata nazionale dedicata al “Sommo Poeta”. La data -25 marzo- è stata approvata in vista del settecentesimo anniversario della morte di Dante Alighieri, avvenuta il 14 settembre 1321, e in corrispondenza dello stesso giorno del 1300 in cui, secondo tradizione, l’autore fiorentino si smarrisce “nella selva oscura”.

È stata di Paolo di Stefano, giornalista e scrittore, l’idea che il padre della lingua italiana avesse un giorno “tutto suo” sul calendario, così come James Joyce (1882-1941) ha il proprio “Bloomsday”. Per James Joyce si tratta della commemorazione annuale dello scrittore irlandese, che si tiene ogni 16 giugno ed è sentita in particolar modo a Dublino; la data scelta rimanda agli eventi dell’ “Ulisse”(1922), che si svolgono tutti nel medesimo dì, proprio il 16 giugno del 1904.

Come docente di Arte, quest’anno ho partecipato attivamente al ricordo dantesco con le mie classi, e, avvalendomi dell’indiscusso potere delle immagini, ho preparato una lezione dedicata a “Dante nell’arte”, per riflettere con i miei studenti su quanto l’autore preso in esame abbia ispirato l’immaginario collettivo.
È la “Commedia” di certo l’opera che è stata maggiormente ripresa da pittori, scultori, illustratori ma anche da registi teatrali e cinematografici, soprattutto per quanto riguarda l’ “Inferno”; la narrazione dantesca degli Inferi, con le sue terrificanti atmosfere e i suoi suggestivi personaggi, si presta forse più facilmente delle altre due cantiche (“Purgatorio” e “Paradiso”) a rielaborazioni suggestive e turbanti.
Lo ammetto, ho usato lo stesso “escamotage”.
Ogni argomento necessita di una contestualizzazione, senza entrare nei dettagli e sempre con supporto iconografico, ho ripercorso brevemente per i miei studenti la struttura dell’opera dantesca e ho richiamato alla mente alcuni concetti essenziali. Per tale introduzione ho proiettato sulla superficie della LIM le illustrazioni dal carattere didascalico che Botticelli eseguì tra il 1480 e il 1495 su richiesta della famiglia Medici.

Dopo il debito preludio esplicativo, finalmente sono entrata nel vivo della lezione. Mi sono soffermata volutamente sull’iconografia legata all’“Inferno” e ho mostrato alla classe diversi dipinti e alcune sculture dal carattere alquanto inquieto e orrorifico, sia per ottenere l’attenzione, sia per dimostrare da subito che la lezione dantesca non ha limiti temporali e ancora oggi vi sono artisti viventi che si rifanno ai suoi versi.
Come non cominciare chiamando in causa “Caron dimonio, con occhi di bragia” (III,109), nella specifica incisione di Gustave Doré (1832-1883), pubblicata nel 1861, sicuramente una delle interpretazioni che ottenne più riconoscimenti in Europa e che resta tutt’oggi una delle immagini maggiormente conosciute.
Siamo nel Canto III dell’ “Inferno” (vv. 82-111), e per illustrare il mostruoso traghettatore il Doré si attiene con precisione al testo dantesco; Dante riprende l’aspetto di Caronte dalla descrizione presente nel libro VI dell’“Eneide” virgiliana, accentuandone però i tratti demoniaci. Nell’incisione il mefistofelico nocchiero appare come un vecchio nerboruto, con lunghi capelli e barba bianchi, intento a battere violentemente con il remo le anime che indugiano (“batte col remo qualunque s’adagia”, v. 111).
Innumerevoli sono coloro i quali hanno voluto cimentarsi nella rielaborazione dell’immaginario del “Sommo Poeta”; tra le rivisitazioni più conosciute troviamo, oltre a quella del Doré come sopra indicato, l’interpretazione di William Blake- a cui accennerò più avanti – né va dimenticata la versione surrealista del 1957 di Salvador Dalì (1904-1989).
Non è questa la sede, ma è chiaro che la “Commedia” ha influito sull’attività creativa di molti artisti, già a partire da Michelangelo (1475-1564) e Signorelli, (1441-1523), per quel che concerne la raffigurazione del “Giudizio Universale”; Eugène Delacroix, (1798-1863), che dipinge “La barca di Dante”, o ancora Giuseppe Frascheri (1809-1886) che raffigura “Francesca da Rimini”. Tempo dopo, rimanendo sulla tematica del giudizio delle anime, Auguste Rodin, (1840-1917), realizza la “Porta dell’Inferno”, opera “maledetta” a cui l’artista dedica gli ultimi trent’anni della sua vita, non riuscendo comunque a completarla. I versi di Dante, ricolmi di creature mostruose, colpiscono anche la fantasia di autori fiamminghi, come dimostra il colossale “Trittico del giardino delle delizie” (1503–1515) di Hieronymus Bosch (1453-1516).
Non mi soffermo sulle celebri incisioni di Doré, tanto meravigliose quanto conosciute, né sulla particolarissima rivisitazione di Dalì, che richiederebbe un’analisi a sé stante proprio per la sua unicità, al contrario vorrei spendere qualche parola sul lavoro di uno dei massimi esponenti della pittura inglese.

L’emblematico William Blake(1757-1827), si dedica a partire dal 1824 a uno studio sistematico della “Commedia” dantesca; ha sessantacinque anni quando inizia la sua opera illustrativa, purtroppo muore pochi mesi dopo aver cominciato l’impresa, lasciando il lavoro incompiuto. Egli studia con attenzione le varie cantiche, le rielabora secondo la sua personalissima visione e concretizza settantadue tavole per l’”Inferno”, venti per il “Purgatorio” e dieci per il “Paradiso”. Sono ovviamente i versi dell’”Inferno” a colpire maggiormente la fantasia onirica dell’artista, le immagini dedicate a tale parte si succedono in una sequenza serrata, un unico canto viene illustrato anche con più disegni, mentre per il “Purgatorio” e il “Paradiso” i disegni si riferiscono a canti sparsi ma ben precisati.
La raccolta alterna illustrazioni in cui è evidente un preciso riferimento ai versi danteschi, come nella tavola raffigurante la boscaglia del settimo cerchio, dove si trovano le Arpie e le anime dei suicidi, e disegni decisamente più visionari, in cui emerge l’immaginazione teatrale dell’artista, come nella tavola dedicata al trentunesimo canto, in cui Dante e Virgilio sono calati “lievemente” dal Gigante Anteo sul ghiaccio del Cocito.

Torniamo ora ad un discorso più generico: come abbiamo appurato tutta la “Commedia” affascina e colpisce, ma vi sono alcuni personaggi che rimangono più impressi di altri.
Un esempio per tutti: il Canto V dell’”Inferno”. Dante e Virgilio si sono lasciati alle spalle il Limbo e si trovano ora nel secondo cerchio; qui incontrano il terribile Minosse, giudice infernale che secondo il numero degli avvolgimenti della sua coda, stabilisce il cerchio in cui i peccatori devono scontare la propria pena. È in questo canto che troviamo alcuni dei versi più famosi, “Vuolsi così colà dove si puote / ciò che si vuole, e più non dimandare”, espressione di cui si avvale più volte (“Inf.”, V, 22-24; VII, 10-12) Virgilio per rammentare a chi si oppone all’incedere di Dante che il “fatale andare” del poeta è voluto da Dio. I peccatori che si trovano nel V canto sono i “lussuriosi”, travolti e tormentati dalla “bufera infernal che mai non resta” (v.31), tra di essi si trovano tra gli altri Didone, Cleopatra, Elena e Tristano. Nella schiera di Didone si distinguono due anime che procedono unite e sembrano volare così leggere nell’infuriare del vento: si tratta di Paolo Malatesta e Francesca da Rimini.
Francesca, sposata con Gianciotto Malatesta, signore di Rimini, zoppo e deforme, si innamora di Paolo, detto “il bello”, fratello del marito. Entrambi scontano con la morte l’adulterio: vengono sorpresi e uccisi da Gianciotto. È appurato che la vicenda dei due cognati abbia un fondamento storico, anche se la documentazione rinvenuta riporta pochi dati effettivamente riscontrabili.
Nella narrazione dantesca la coppia si specchia nelle vicende d’amore di Lancillotto e Ginevra, narrate nel libro “galeotto”, la cui lettura conduce Paolo e Francesca al cedimento amoroso: “Quando leggemmo il disiato riso/ esser baciato da cotanto amante, /questi, che mai da me non fia diviso, / la bocca mi baciò tutto tremante” (vv. 133-136).

Mentre Paolo piange, Francesca racconta, sottraendo l’impulso primo del peccato ad una responsabilità individuale per trasferirlo sul piano della forza trascendente e irresistibile di Amore.
L’episodio letterario ha larga eco e diventa uno dei soggetti prediletti in ambito artistico, soprattutto durante l’Ottocento. I pittori romantici non possono resistere alle tematiche della passione, del binomio “eros” e “thanatos” e del dramma che caratterizzano la triste storia di Paolo e Francesca.
È opportuno sottolineare come ogni pittore decida di rappresentare uno specifico segmento narrativo della vicenda; tale scelta definisce il messaggio di cui l’opera si fa portatrice, messaggio che si adatta intelligentemente alla sensibilità del pubblico e del comune senso del pudore, entrambi in perenne mutamento a seconda dei diversi periodi storici.
Anselm Feuerbach, (1829-1880), pittore tedesco neoclassico, per esempio, sceglie di rappresentare un momento di dolce tranquillità apollinea, egli realizza una struttura composta, in cui l’intensità emotiva risulta contenuta, se non quasi assente. Nel quadro “Paolo e Francesca”, (1864), i due innamorati si presentano senza alcun ardore, essi sono immersi in un giardino fiorito, non si guardano nemmeno, al contrario ambedue sono assorti nel testo che li porterà a non leggere più oltre (“Quel giorno più non vi leggemmo avante”, v. 138).

Totalmente differente è l’interpretazione di Ary Scheffer, (1795-1858), intitolata “Dante e Virgilio incontrano le ombre di Francesca da Rimini e Paolo Malatesta nell’Oltretomba” (1855). Il pittore incentra il suo quadro su un senso di erotismo dolce e disperato, egli decide di esaltare la permanenza della passione fisica e spirituale che “ancor non m’abbandona”(v.105) -dice Francesca – rifacendosi al concetto tanto caro ai romantici dell’amore che sopravvive alla morte. I corpi nudi e candidi di Paolo e Francesca emergono da uno sfondo scuro, dove si intravvedono le figure di Dante e Virgilio; elemento centrale della composizione è il lenzuolo bianco, che avvolge i giovani e che rimanda sia al giaciglio amoroso, sia al mortale sudario.
Jean-Auguste Dominique Ingres, (1780-1867), invece, nell’opera “Francesca da Rimini e Paolo Malatesta” (1819), propone una versione puramente narrativa della vicenda e non inserisce elementi interpretativi. L’atmosfera è tipica della commedia teatrale, gli innamorati sono caratterizzati da una purezza quasi infantile ed è assente ogni rimando ad una dimensione sensuale. Inoltre, come assistessimo “ad un colpo di scena”, da un lato si intravvede Gianciotto, rappresentato proprio nell’atto di sguainare la spada per colpire entrambi.
Passa il tempo e l’approccio al racconto muta, come si evince dalle due tele che Gaetano Previati realizza tra il 1887 e il 1909. La prima, “Paolo e Francesca” del 1887 presenta ancora dei rimandi romantici: i protagonisti sono raffigurati trafitti dalla medesima spada mentre giacciono ai piedi di un letto che richiama la “liaison erotica”. Vent’anni dopo è invece evidente l’influsso del Futurismo: Paolo e Francesca sono gettati nel turbinio del vento e i loro corpi sono visibilmente caratterizzati da una forte energia, quasi attraversati dal fremito della corrente elettrica.
“Il sogno di Paolo e Francesca” di Boccioni è ormai tutto futurista, non vi è traccia della narrazione dell’episodio, i due soggetti perdono la loro storica identità, e si trasformano in una “lux aeterna”, tutta la scena non è altro che un abbraccio elettrico fonte di calore e di energia.

È opportuno sottolineare che non solo l’ambito pittorico si è interessato alla rappresentazione del tragico amore, anche il mondo del teatro si dimostra un più che adatto contesto per continuare a narrare il mesto e meraviglioso episodio dantesco.
Nel 1901 D’Annunzio scrive “Francesca da Rimini” per la bella e “divina” attrice Eleonora Duse, che successivamente diventerà sua amante. Si tratta di una tragedia in versi e suddivisa in cinque atti. La prima rappresentazione avviene al tetro Costanzi di Roma, il 9 dicembre dello stesso anno; l’opera viene poi eseguita nel 1914 al Teatro Regio di Torino, in quest’occasione musicata da Riccardo Zandonai.
Il cartellone pubblicitario deve attrarre il pubblico: Paolo e Francesca sono rappresentati come innamorati appassionati, l’illustrazione deve enfatizzare l’aspetto tragico e peccaminoso della vicenda, così come il sottotitolo “Storia di sangue e di lussuria”. D’Annunzio per l’occasione mette in scena usi, costumi e scenografie che possano rimandare al XIII secolo, elementi che però risultano più leziosi che storici, secondo il tipico gusto “revival neogotico” che caratterizza il finire dell’Ottocento. La Duse riceve un’ottima critica, forse motivo per cui di lì a poco viene scritta un’opera omonima per la sua rivale Sarah Bernhardt, “étoile” dei teatri parigini.

Dalla pittura al teatro e dal teatro al cinema, nonostante il trascorrere del tempo il pubblico pare ancora interessato alla vicenda. Sappiamo che nel 1906 viene prodotto un primo film italiano sul tema, di cui però non resta alcuna traccia; nel 1908 invece compare sul grande schermo un film dal discreto successo di cui viene realizzata una riedizione l’anno successivo. La protagonista della pellicola è nuovamente la Duse, che ancora raccoglie i frutti delle sue mirabili interpretazioni teatrali. Mi piace ricordare, in tempi relativamente più recenti, “Paolo e Francesca” di Raffaello Matarazzo, distribuito nelle sale nel 1950 e l’omonimo lungometraggio del 1971, diretto da Gianni Vernuccio.
Va tuttavia precisato che un anno particolarmente sentito per la cinematografia dantesca è stato il 1911, quando in Italia vengono distribuiti “Visioni Infernali” della Helios Film e “Inferno” della Milano Film, entrambe le pellicole chiaramente ispirate alle incisioni di Dorè, per quel che riguarda composizione e struttura scenica, forme e atteggiamenti ricorrenti dei personaggi.
L’”Inferno” dantesco viene ovviamente ripreso nel corso degli anni e ciò si evidenzia soprattutto nell’emblematica figura di Lucifero, presentato con le medesime caratteristiche che ormai è difficile modificare.

Per sottolineare la trasversalità dell’insegnamento del Sommo Poeta vorrei citare ancora alcuni esempi artistici che esulano dai campi fino ad ora presi in esame: il viaggio di Dante all’ “Inferno” ispira l’Album musicale di Clever Gold e Murubutu del 2020, intitolato non a caso “Infernum”, mentre nel mondo della danza sono due scenografici e spettacolari musical a risentire dell’influsso del padre della lingua italiana: il musical “La Divina Commedia” di Manolo Casalino, Maurizio Colombi e Marco Frisina, ospitato all’Arena di Verona nel 2010 e la seconda parte della trilogia “Divina Commedia: dall’Inferno al Paradiso” della No Gravity Dance Company, portata in scena al Teatro Open Air Giuseppe di Stefano di Trapani nell’agosto del 2019 e l’anno successivo.
L’arte continua ininterrottamente a ispirarsi all’opera dantesca, ne è un chiaro esempio la mostra che si è appena conclusa “Verso il 2021. Dante nell’arte contemporanea italiana”, promossa dalla Società Dante Alighieri con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo in collaborazione con il Comune e il Comitato Dantesco di Foligno. L’esposizione propone i lavori di quindici artisti contemporanei esponenti della Transavanguardia, della Scuola di San Lorenzo, dell’Anacronismo e dell’Ipermanierismo, tra cui Mimmo Paladino, Enzo Cucci e Emilio Isgrò. L’iniziativa non si limita a proporre “semplici” illustrazioni di un Aldilà che è stato già largamente descritto, al contrario propone una doppia riflessione, sugli eterni temi presenti nella “Commedia” e sulle infinite suggestioni che ancora possono colpire gli artisti di oggi.
Arrivata a questo punto, è certo che il discorso potrebbe dilungarsi ancora di un bel po’, esattamente come la lezione che ho svolto a scuola sarebbe potuta durare ben più a lungo, ma non sto scrivendo un saggio né voglio tenere una conferenza.
Questo mio pezzo vuole solo avere lo stesso scopo delle lezioni che tengo a scuola: proporre spunti di riflessione, mostrare “cose” che magari non si conoscevano e dare a ciascuno la possibilità di aprire la propria mente e imparare a guardare da diverse prospettive e angolazioni. D’altronde credo sia questo il “sommo” scopo della cultura.

Alessia Cagnotto

 

Quelle lettere dal passato che riaprono la storia

“Lettere dal Confine Orientale” è l’ultima fatica letteraria della scrittrice torinese Maria Teresa Rossitto, edita per Parallelo45

Segue la sua prima opera, il libro di racconti ‘Vite Sospese’ del 2011 ed il romanzo ‘Schopenauer 24’ nel quale una teoria del filosofo tedesco viene ad essere il fondamento principale del movente di un giallo ambientato nella Torino bene del quartiere Crocetta.

‘Lettere dal Confine’ orientale, invece, è una storia di fantasia ma che si muove sullo sfondo reale del dramma del dopoguerra causato dell’esodo degli istriani, giuliani e dalmati. Vengono narrate le vicende di una profuga istriana che vive per moltissimi anni tra Bologna e Ferrara senza conoscere le origini de suoi genitori. Ad un certo momento, negli anni Novanta del secolo scorso, viene chiamata a Lubiana per un’apertura di un testamento e in quella occasione apprende di avere un padre sloveno, notaio, ed una madre, profuga di Pola. Pertanto ritorna nella città della mamma, riscopre tutta la vicenda degli esuli e quello che alla madre era capitato. Troverà in quello che resta della vecchia casa delle lettere e da lì riuscirà a capire. Il romanzo si conclude con due capitoli molto forti, nei quali l’autrice ricostruisce due vicende vere. E’ un libro che vuole cercare di coprire il vuoto di conoscenza sul dramma degli istriani e aiutare ad ampliare la memoria di quel difficile periodo storico. “L’idea di parlare dell’Istria – dice Maria Teresa Rossitto – mi è venuta avendo una forte suggestione vedendo un video sulla città di Pola e da lì ho approfondito la vicenda degli istriani e di quanto era accaduto”, un ricordo storico che non è di destra, né di sinistra ma un fatto accaduto dal quale non si può prescindere. E’ sicuramente un romanzo interessante, ricco di suggestioni, ben scritto che merita senza’altro di essere letto ed è occasione di meditazione su alcune brutture della storia.

Massimo Iaretti

 

“Human Craft Machine”, contaminazione artistica collettiva

Nasce nell’ambito della casa editrice torinese Gian Giacomo Della Porta la collana editoriale “Human Craft Machine”, contaminazione tra esponenti di diverse arti

 

Nasce una nuova collana editoriale dedicata alla sperimentazione, alla contaminazione e al sostegno tra artisti di ogni provenienza e settore. Il suo nome è “Human Craft Machine”, la collana editoriale fa parte della Gian Giacomo Della Porta Editore, la casa editrice torinese nata nel novembre del 2020 per volontà di Gian Giacomo della Porta, scrittore e autore di poesie, a sua volta punto di riferimento per tanti artisti e scrittori già affermati o ai primi passi nel mondo letterario. Il progetto vede la collaborazione dell’artista Fabrizio Santona di Arti Democratiche.

“Il nome della collana editoriale “Human Craft Machine” – spiega Giacomo Della Porta –  potrebbe sembrare insolito per un’iniziativa editoriale, ma è stato volutamente scelto per rappresentare il significato di quella che sarà  questa collana, una pubblicazione mensile di 15 artisti provenienti dal mondo della poesia, della narrativa, delle arti visive e della musica, che avranno la possibilità di confrontarsi e dar vita a una proficua e reciproca contaminazione artistica, partecipando ad un’opera collettiva basata su di un tema specifico che varierà di mese in mese.

“Ciò che differenzia questo da un semplice progetto editoriale – prosegue Gian Giacomo Della  Porta – sarà la possibilità data agli artisti di promuovere i loro lavori attraverso gli eventi “Live HCM”, che verranno indetti dalla stessa casa editrice in ogni città italiana, appena i tempi potranno consentirlo.

Questo movimento è stato voluto dall’artista Fabrizio Santona e da sostenuto dalla mia casa editrice. Nasce dalla necessità di unavolontà di riprogettare un futuro solidale e innovativo, in cui tuttipossano sentirsi parte integrante, favorendo la crescita in un’ottica di condivisione umana e artistica”.

Mara Martellotta 

Gian Giacomo Della Porta Editore

Sito www.giangiacomodellaporta.com

 

“Premio Spinelli 2019”. L’Associazione “Twitteratura” fra i vincitori

Con “#Ventotene” l’ambito riconoscimento. Santo Stefano Belbo (Cuneo)

Assegnato dalla “Commissione Europea” a iniziative che promuovono la conoscenza dell’UE e i suoi valori, trasmessi in particolare ai giovani, il “2019 Spinelli Prize for Outreach” (premio del valore di 25mila Euro) è andato per l’edizione di quest’anno a 16 progetti, su 150 candidature ricevute da nove Stati membri. Nella rosa dei sedici anche “#Ventotene.

Comunità, cittadinanza e identità europea”, il progetto realizzato nel 2018 (intorno al documento per la promozione dell’unità europea scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel 1941 durante il confinamento presso l’isola di Ventotene) dall’Associazione Culturale “Twitteratura”, nata a Santo Stefano Belbo nel 2013, dedicando i primi progetti a Cesare Pavese. La cerimonia di premiazione si è svolta interamente online, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, alla presenza della Direttrice Generale di Istruzione, gioventù, sport e cultura Themis Christophidou e con i saluti di apertura della bulgara Mariya Gabriel, Commissaria Europea per l’innovazione, la ricerca, la cultura, l’educazione e i giovani. “Questo premio prestigioso – ha dichiarato Antonella Cavallo, presidente di Twitteratura – ci rende estremamente felici e orgogliosi e ci incoraggia a proseguire nel confronto costruttivo sull’identità europea e sulle sfide del nostro tempo, coinvolgendo in primo luogo le nuove generazioni e il mondo della scuola”. Nel dettaglio “#Ventotene” parte dall’idea di “aprire un percorso di cittadinanza attiva attorno al tema dell’Europa unita e dei valori che ne sono alla base”, combinando “social reading” (Associazione Culturale Twitteratura), “costruzione di comunità” (Cooperativa Liberitutti) e “coinvolgimento diretto dei cittadini” (ABCCittà). Prosegue la presidente: “Il nostro principale obiettivo è stato quello di diffondere strumenti e risorse utili ad affrontare alcune delle grandi sfide dell’Europa di oggi e di domani. Lo abbiamo fatto online, leggendo e commentando il ‘Manifesto di Ventotene’ con studenti e lettori di tutta Italia sulla app per il social reading ‘Betwyll’, e dal vivo, con una serie di workshop condotti da ‘ABCittà’ a Torino e a Genova e finalizzati a testare i contenuti di un ‘kit anti pregiudizio’ per i luoghi della cultura, realizzato al termine del progetto e disponibile gratuitamente online”. A questi si sono aggiunti vari eventi di “approfondimento” e “restituzione” in moltepici luoghi della Città di Torino: dai Bagni Pubblici di Via Agliè, coinvolgendo il territorio di Barriera di Milano – che, per composizione demografica e posizione geografica, rappresenta meglio di ogni altro quartiere della città un laboratorio di innovazione sociale e culturale – per aprirsi al “Polo del ‘900” – centro culturale “aperto alla cittadinanza e rivolto soprattutto alle giovani generazioni e ai nuovi cittadini” – e di riflesso a tutta la città, fino a creare un ponte con Genova, città da sempre caratterizzata da fenomeni di migrazione, con una consolidata presenza di organizzazioni e di buone pratiche virtuose che promuovono esempi di convivenza. Di tutto rispetto anche i numeri del progetto: due round di “social reading”, 3mila studenti partecipanti da 150 classi di 92 scuole da 15 regioni italiane, 3.169 commenti al testo pubblicati sulla app “Betwyll”, per proseguire con 4 workshop con studenti, abitanti dei quartieri coinvolti e operatori (per riflettere su pregiudizi e stereotipi, automatismi e luoghi comuni e interrogarsi su che cosa definisca, oggi, l’identità europea), una mostra esperienziale al “Polo del ‘900” (per presentare l’esito di questo percorso laboratoriale e il kit anti-pregiudizio che ne è nato), due eventi di approfondimento organizzati con la “Fondazione Carlo Donat-Cattin” all’interno del programma del “Salone Off” per celebrare la Festa dell’Europa, per finire con un evento di restituzione ai Bagni Pubblici di Via Agliè alla presenza dell’europarlamentare Daniele Viotti ed un evento conclusivo sull’isola di Ventotene in occasione della settimana federalista.
Accanto all’Associazione Culturale “Twitteratura”, il progetto si è reso possibile grazie alla collaborazione di “ABCCittà” e “Cooperativa Liberitutti” ed al sostegno della “Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo” e di “Compagnia San Paolo”.
Video della cerimonia di premiazione:
https://www.facebook.com/EuropeanYouthEU/videos/271461564502291/
Per maggiori informazioni: www.twletteratura.org o www.betwyll.com

g.m.

Il volto dell’amore

Con “Il volto dell’amore” Graziella Minotti Beretta ha aperto il cassetto del suo cuore davanti agli occhi del lettore trasformando in versi i suoi sentimenti più segreti.

Una silloge tutta dedicata alle poesie d’amore ( 98 per la precisione) non è impresa da poco, soprattutto quando si intende comunicare, con garbo e leggerezza ma senza pudori quel grumo di sensazioni che la vita a volte regala senza guardare in faccia a nessuno, infischiandosene dell’età e delle convenzioni. Graziella Minotti Beretta, classe ’42, alla dodicesima pubblicazione ha scelto la poesia per palesare il sentimento più  profondo e viscerale che difficilmente si può condensare in un breve momento. Quando si è innamorati spesso e volentieri non si trovano le parole per esprimere il sentimento che si prova nei confronti del proprio partner. Ecco allora il soccorso della poesia che aiuta a sentirsi vivi, a comunicare emozioni e passioni. Il sentimento amoroso trova la sua espressione letteraria più elevata nelle poesie d’amore, in quei componimenti che riescono a sintetizzare passione, sofferenza, innamoramento, affanno e una travolgente, incontenibile felicità. I poeti, da quelli famosi ai meno noti, hanno spesso scelto le liriche in versi per rendere omaggio  alle compagne e i compagni di vita, esaltando i propri sentimenti, rendendo pubblici i sentimenti che maggiormente segnano l’esistenza, regalano emozioni uniche e inimitabili. In questo contesto le  poesie di Graziella Minotti sono capaci di grande generosità e non possono fare a meno di scavare nell’anima, ricercandone le dimensioni ignote e inesplorate. Nelle sue liriche l’autrice esprime pensieri, gioie e  angosce legate all’amore con grande energia. Sembra che dica, parafrasando uno dei sonetti più celebrati di Pablo Neruda, tra le parole e gli spazi di ogni riga: “t’amo senza sapere come, né quando, né da dove, t’amo direttamente senza problemi né orgoglio: così ti amo perché non so amare altrimenti”. Anche le immagini delle sculture di Luigi Biagiotti  proposte nelle ultime pagine del libro non si discostano dal tema, proponendolo in forme diverse. Molti poeti e scrittori si sono cimentati con questo tema universale con toni e sfumature diverse. C’è chi è capace di mettere in versi sensazioni fisiche, sguardi, percezioni: una vera e propria fenomenologia dell’amore. Altri capaci di slanci lirici delicati, pieni di musicalità. In ogni caso occorre un certo coraggio e una non comune sensibilità. Quindi, complimenti a Graziella Minotti.

Marco Travaglini

“Venaria in corto” seconda edizione

21.0 GIOVANI E TECNOLOGIA. IL MONDO DEL DIGITALE È IL TEMA DELLA SECONDA EDIZIONE DI “VENARIA IN CORTO”

Pubblicato il bando per la partecipazione al concorso di cortometraggi

“Venaria in corto” lancia la sua seconda edizione, dal titolo “Giovani 21.0”. Quest’anno, il concorso di cortometraggi, promosso dalla Città di Venaria Reale in collaborazione con la Factory della Creatività, è infatti dedicato al rapporto fra giovani e tecnologia nella dimensione del web e della comunicazione. La partecipazione è rivolta agli under 35, sia italiani sia stranieri.

Dopo la prima edizione vinta dal regista Marco Mingolla con “Dalia”, a cui hanno partecipato 29 cortometraggi provenienti da tutta Italia, l’obiettivo della rassegna 2021 è di dare ai partecipanti la possibilità di confrontarsi con il tema del digitale, nelle sue molteplici forme, raccontando come le giovani generazioni vi si relazionano.

Dichiara il sindaco di Venaria Reale, Fabio Giulivi: «Gli elaborati dovranno avere come tema il rapporto tra i giovani e il digitale, tema molto attuale, soprattutto nell’anno della pandemia che ha sconvolto il mondo nella modalità dello svolgimento delle lezioni attraverso la DAD, ma anche nella modalità di svolgimento del lavoro attraverso lo smart working. È cambiato il rapporto dei giovani per quanto riguarda la socializzazione: i nuovi mezzi di comunicazione oggi possono unire, ma sappiamo anche che possono dividere. Quindi il rapporto fra giovani e digitale diventa un tema all’attenzione anche dalle cronache, con tutto quello che riguarda il cyber-bullismo e gli altri problemi che abbiamo visto in questo periodo».

L’assessore alle Politiche giovanili, Paola Marchese ha inoltre sottolineato il ruolo di centralità che la Città di Venaria Reale dà ai giovani attraverso questa iniziativa: «Gli strumenti tecnologici hanno modificato sostanzialmente la quotidianità di tutti noi, per questo vogliamo sapere cosa pensano e qual è il punto di vista dei giovani di questo processo di cambiamento. A loro chiediamo di partecipare a questo concorso perché per noi è importante che i giovani del nostro territorio, ma non solo, si possano confrontare con queste iniziative».

Importante novità di quest’anno in tema di partecipazione giovanile, è la scelta di aprire il concorso anche alle scuole. Gli studenti appassionati di cinematografia sono infatti chiamati a confrontarsi con la telecamera attraverso il supporto di un docente di riferimento che ne coordinerà le attività di regia.

A seconda dell’età dei candidati a “Venaria in corto”, si potrà concorrere per la sezione riservata agli studenti delle scuole superiori di secondo grado in qualità di gruppo classe o inter-classe, oppure per la sezione riservata ai giovani registi fra i 18 e i 35 anni che potranno partecipare anche nella forma di gruppo come regia collettiva. Chi adotterà la Città di Venaria Reale come ambientazione del cortometraggio, inoltre, avrà la possibilità di concorrere anche per il premio “Menzione Città di Venaria Reale”.

I premi saranno così suddivisi:

•    Miglior cortometraggio – buono acquisto di € 750 e targa celebrativa;
•    Menzione scuole – buono acquisto di € 250 e targa celebrativa (premio riservato alle scuole superiori di secondo grado);
•    Menzione Città di Venaria Reale – buono acquisto di € 250 e targa celebrativa.

Il concorso è aperto a cortometraggi della durata massima di 20 minuti, in lingua italiana o straniera con sottotitoli in italiano. I lavori presentati devono essere stati realizzati da non più di tre anni e non aver ricevuto premi o menzioni in altri concorsi. Il termine ultimo per poter inviare i propri lavori è previsto il 31 maggio 2021, l’iscrizione è gratuita.

Il bando è pubblicato sul sito www.comune.venariareale.to.it
Per maggiori informazioni è possibile scrivere a venariaincorto@comune.venariareale.to.it
La prima edizione è visibile su  www.venaria.tv . Altre informazioni sulle pagine Facebook Città di Venaria Reale e Factory Venaria Reale.

Fondazione Torino Musei, appuntamenti con la cultura

26 marzo – 1 aprile 2021

VENERDI 26 MARZO

IL PRIMATO DELL’OPERA. VIAGGIO NELL’ARTE DEL NOVECENTO
GAM – visita online nell’ambito del progetto Connessioni d’arte
La GAM propone un nuovo allestimento della collezione del Novecento storico che permette di restituire centralità all’opera d’arte. Il percorso guidato consente al visitatore di soffermarsi nei diversi ambienti del museo, cogliendo l’aspetto d’insieme delle sale e delle opere, per proseguire con la descrizione di dipinti, sculture e installazioni attraverso video e fotografie esclusive.
L’appuntamento con la guida è un’occasione per ripercorrere la storia dell’arte del Novecento dalle Avanguardie storiche all’Informale, dal New Dada e Pop Art all’Arte Povera attraverso il tesoro della Città di Torino.
Info e prenotazioni: visita guidata on-line 8€ intero; ridotto 7€ (possessori di Abbonamento Musei).
Prenotazioni al numero 011 5211788 oppure scrivendo a info@arteintorino.com ; a seguito della prenotazione saranno inviati dettagli ed estremi bancari per effettuare il pagamento con bonifico oppure sarà possibile effettuare l’acquisto on-line.

DOMENICA 28 MARZO

LA FESTA INDIANA DEI COLORI, HOLI
MAO – attività per famiglie – ONLINE su piattaforma Zoom
Domenica 28 marzo 2021 ricorre Holi, la festa dei colori, una delle festività più antiche nate in India e celebrata oggi anche in molti altri paesi. Durante l’appuntamento online, collegati su Zoom, scopriremo insieme diversi aspetti di questa festa e coloreremo soggetti a tema con materiali inconsueti.
L’attività è a pagamento e con prenotazione obbligatoria.
Costo: bambini € 5
Per prenotazione e informazioni tel. 011-4436928 oppure maodidattica@fondazionetorinomusei.it.
Le prenotazioni dovranno pervenire entro venerdì 26 marzo alle 13.

Domenica 28 marzo ore 18
LE GALLERIE DEDICATE ALLA CINA E GIAPPONE
MAO – visita online nell’ambito del progetto Connessioni d’arte
Connessi con la guida, intraprenderemo un viaggio verso l’Asia orientale, alla scoperta delle opere esposte nelle due gallerie.
I partecipanti saranno accompagnati all’interno degli ambienti del museo, attraverso immagini d’insieme dell’allestimento, per proseguire nell’osservazione degli oggetti d’arte della Cina antica, caratterizzati da vasellame neolitico, bronzi rituali, lacche e terrecotte – databili dal periodo Neolitico al X secolo d.C.
Il viaggio prosegue nella suggestiva galleria dedicata al Giappone, dove si evidenziano le statue lignee di ispirazione buddhista, eccezionali paraventi, armature dei samurai, dipinti su rotolo verticale e xilografie policrome note come ukiyo-e, ‘immagini del mondo fluttuante’.
Info e prenotazioni: visita guidata on-line 8€ intero; ridotto 7€ (possessori di Abbonamento Musei).
Prenotazioni al numero 011 5211788 oppure scrivendo a info@arteintorino.com; a seguito della prenotazione saranno inviati dettagli ed estremi bancari per effettuare il pagamento con bonifico oppure sarà possibile effettuare l’acquisto on-line.

LUNEDI 29 MARZO
L’ARCHITETTURA DEL TEMPO
Palazzo Madama – visita online nell’ambito del progetto Connessioni d’arte
L’architettura di Palazzo Madama si presenta ai nostri occhi attraverso un accostamento di anime diverse: romana, medievale e barocca. La visita guidata on line condurrà i visitatori alla scoperta di questo magnifico edificio, attraverso fotografie e video riprese che permettono di poter entrare anche in luoghi difficilmente accessibili al pubblico. Un viaggio esplorativo, guidati da chi normalmente accompagna in presenza i visitatori in museo, che partirà dagli scavi archeologici per arrivare fino alle torri medievali, da dove si potrà godere di una magnifica vista panoramica sulla città di Torino. Si proseguirà nel percorso salendo uno degli scaloni più affascinanti d’Europa, realizzato dall’architetto Filippo Juvarra, fino all’entrata nelle sale barocche, un tempo abitate dalle Madame reali Cristina di Francia e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours.
Info e prenotazioni: visita guidata on-line 8€ intero; ridotto 7€ (possessori di Abbonamento Musei).
Prenotazioni al numero 011 5211788 oppure scrivendo a info@arteintorino.com ; a seguito della prenotazione saranno inviati dettagli ed estremi bancari per effettuare il pagamento con bonifico oppure sarà possibile effettuare l’acquisto on-line.

MERCOLEDI 31 MARZO

IL PRIMATO DELL’OPERA. VIAGGIO NELL’ARTE DEL NOVECENTO
GAM – visita online nell’ambito del progetto Connessioni d’arte
La GAM propone un nuovo allestimento della collezione del Novecento storico che permette di restituire centralità all’opera d’arte. Il percorso guidato consente al visitatore di soffermarsi nei diversi ambienti del museo, cogliendo l’aspetto d’insieme delle sale e delle opere, per proseguire con la descrizione di dipinti, sculture e installazioni attraverso video e fotografie esclusive.
L’appuntamento con la guida è un’occasione per ripercorrere la storia dell’arte del Novecento dalle Avanguardie storiche all’Informale, dal New Dada e Pop Art all’Arte Povera attraverso il tesoro della Città di Torino.
Info e prenotazioni: visita guidata on-line 8€ intero; ridotto 7€ (possessori di Abbonamento Musei).
Prenotazioni al numero 011 5211788 oppure scrivendo a info@arteintorino.com ; a seguito della prenotazione saranno inviati dettagli ed estremi bancari per effettuare il pagamento con bonifico oppure sarà possibile effettuare l’acquisto on-line.

Ufficio Stampa Fondazione Torino Musei
ufficio.stampa@fondazionetorinomusei.it

A Moncalieri la Giornata mondiale del teatro

Sabato 27 marzo – Ore 9-19 – Pagina facebook della Biblioteca civica Arduino

In occasione della Giornata mondiale del teatro, Moncalieri dedica un’intera giornata del palinsesto della biblioteca Arduino al teatro e allo spettacolo dal vivo. Sabato 27 marzo l’appuntamento è, dalle 9 in avanti, sulla pagina facebook della biblioteca @bibliomonc, per godere insieme dei post e di alcune clip di repertorio di attori e registi moncalieresi professionisti come Maurizio BabuinSara D’AmarioFrançois-Xavier FrantzEttore Scarpa. “Ringrazio tutti gli artisti che hanno affrontato con noi questa difficile, incerta, lunga fase di crisi, che sul mondo della cultura sta avendo ripercussioni anche più pesanti che in altri ambiti – dichiara l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – In tutti questi mesi ci siamo fatti forza a vicenda, continuando con loro a produrre cultura e contenuti di alta qualità, dal vivo fin che è stato possibile e da remoto solo quando, come ora, si è rivelata una scelta obbligata. La Città ha sempre messo in prima linea nelle sue scelte il sostegno al tessuto culturale locale, nell’attesa confidente che presto i sipari dei teatri tornino ad alzarsi”.

L’Assessorato alla Cultura ha invitato alcuni professionisti della scena cittadina (o legati a Moncalieri tramite le Fonderie Limone e il Teatro Stabile di Torino) a sottolineare con proprie dichiarazioni il significato della Giornata del teatro in questo momento di grande sofferenza per il settore. Eccole:

Quando si definisce “teatrale” qualche fenomeno, si intende enfatico, esteriore, falso. Ma questa è proprio l’idea che hanno combattuto i maestri del novecento. Così adesso appare profetica la loro lotta alla luce delle tecnologie che ci permettono altri tipi di interazione. È proprio quando l’uso di Zoom, Meet, Skype diventa consueto che affiora con tutta la sua forza il bisogno di relazione in presenza, di teatro. Quindi dovremmo cominciare a dire che è teatrale un bravo maestro di scuola che modella le sue parole e le sue azioni sulle reazioni degli alunni che ha di fronte, piuttosto che un politico che urla sopra le righe il suo comizio. Dovremmo cominciare a chiamare teatrale un bravo avvocato che pronuncia la sua arringa condividendo l’ascolto con giudici e giurati, piuttosto che un piazzista che cerca di venderci qualcosa con gesti affettati. Chiaro che questo sovverte un po’ tutti i principi su cui fondiamo il ruolo dell’attore. Ma queste idee non sono mica una novità. Sono l’eredità del teatro del Novecento.

Gabriele Vacis, direttore della scuola per attori del Teatro Stabile di Torino

Teatro, dove sei? Quando una cosa ci è sottratta, si sente come non mai la sua mancanza. E la sua importanza. La magia tecnologica di uno schermo non sarà mai potente come la magia artigianale del teatro, dell’essere insieme, dal vivo, pubblico e attori. A ridere e piangere insieme dell’infinita Commedia Umana… di noi.

Sara D’Amario e François-Xavier Frantz

La Giornata mondiale del Teatro

27 MARZO 2021 «Non nasce teatro laddove la vita è piena, dove si è soddisfatti. Il teatro nasce dove ci sono delle ferite, dove ci sono dei vuoti. È lì che qualcuno ha bisogno di stare ad ascoltare qualcosa che qualcun altro ha da dire a lui». Cahiérs – Jacques Copeau

Un 27 marzo simbolico, in attesa di poter tornare a teatro in presenza: dopo oltre un anno dall’inizio della pandemia, tutto il comparto culturale – artisti, maestranze, operatori e professionisti – è ancora in estrema sofferenza. In Piemonte i teatri restano chiusi in attesa di un miglioramento della situazione epidemiologica.

Anche in questa occasione, molti artisti daranno un segnale della loro presenza, attraverso i palcoscenici digitali: da San Maurizio d’Opaglio (NO), sulle sponde del Lago d’Orta, l’attore e poeta Franco Acquaviva, con “Talismani”, conduce il pubblico tra la platea e la scena del Teatro degli Scalpellini, in un piccolo excursus tra i versi di poeti del passato e contemporanei (a partire dalle ore 17 sul canale Youtube del Teatro delle Selve e sulle pagine social del Teatro e della Compagnia); da Vercelli l’Officina teatrale degli Anacoleti propone una diretta Facebook con brani recitati, letture e musica.

Il teatro di Mulino ad Arte torna a casa degli spettatori, con la sua seconda rassegna in streaming: “La primavera del Mulino”. Un cartellone di quattro appuntamenti che prevedono una formula rodata nella precedente stagione streaming invernale: trasmissione dello spettacolo e a seguire in ‘Salotto da Te’ con gli artisti collegati in una stanza virtuale per incontrare il pubblico.

L’ inaugurazione sabato 27 marzo ore 21 è con “Passione” di Laura Curino, Roberto Tarasco e Gabriele Vacis, con Laura Curino. Santibriganti Teatro, in collaborazione con la Fondazione ECM di Settimo Torinese, mette a disposizione della cittadinanza lo spettacolo “Regina – Memoria d’acqua”, di e con Mariella Fabbris, dalle pagine della TV digitale 7Web.TV dalle ore 17 fino a mezzanotte.

La Lavanderia a Vapore di Collegno continua la sua attività di centro di residenza, ospitando artisti in creazione e progetti online. Come ogni sabato, anche il 27 marzo è in programma l’attività online dei Dance Well Dancers, esperienza di danza rivolta a persone affette da Parkinson ma aperta a tutti, accompagnata da una pratica di filosofia, condotta da Propositi di Filosofia (dalle ore 10 alle ore 12 – Iscrizione obbligatoria scrivendo a: info@parkinsongiovani.com).

«Lo spettacolo dal vivo – dichiara Angelica Corporandi d’Auvare, Presidente di Piemonte dal Vivo – è quell’occasione unica e sempre diversa da sé che permette allo spettatore di salire per un po’ sul palco, accanto all’artista, condividendo esperienze rare, irripetibili. La situazione attuale ci consente però di avvicinare un pubblico più vasto, eterogeneo, anche tramite i social network, proponendo visioni complesse, che guidano dai backstage fino ai più insoliti palcoscenici. Ciò provoca un nuovo entusiasmo per le arti performative, anche grazie all’incontro e alla contaminazione con il linguaggio filmico e audiovisivo».

Viva Dante 1321-202, Dantedì a Moncalieri

Un giovedì speciale a Moncalieri, interamente dedicato al sommo poeta a 700 anni dalla morte:

il 25 marzo l’appuntamento per tutti, dalle 9 in avanti, è sulla pagina facebook della biblioteca civica Arduino con una giornata intera di post, bibliografie animate di libri, audio di lettura di brani della Divina Commedia. In progamma anche, alle 16, un momento speciale che avrà come protagonista il quadro di Enrico Mazzone dedicato al V canto dell’Inferno e alla vicenda di Paolo e Francesca, appena donato alla biblioteca.

Infine domenica 28 marzo, alle 16, i versi di Dante saranno la chiave per intrattenere, sempre on line, i più piccoli, con il laboratorio per famiglie dedicato a costruire la barchetta di Caronte.

E questo è solo l’inizio – dichiara soddisfatta l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – In questo anno dantesco saremo spesso in prima linea con le nostre proposte di contenuti dedicati al più grande dei poetiAlcuni di essi ruoteranno intorno al quadro del bravissimo Mazzone, che ci è stato donato recentemente e che cionoriamo di poter esporre in Sala Ragazzi”.