CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 439

La famiglia dopo la pandemia diventa scultura

Una nuova scultura dell’artista sardo Osvaldo Moi dal titolo “La famiglia”, collocata in una rotonda a Pianezza, celebra la ritrovata armonia da parte dei componenti familiari dopo lo tsunami della pandemia

 

Una nuova opera dello scultore sardo Osvaldo Moi è  stata inaugurata lo scorso  sabato 18 settembre a Pianezza, nell’aiuola verde della rotonda tra Strada della Cortassa e viale Aldo Moro. L’installazione si intitola “La famiglia” ed è ispirata al concetto di nucleo familiare che torna a fruire, finalmente, dopo il lockdown, della natura.

“Profondo rispetto e ammirazione mi legano –  spiega lo scultore Osvaldo Moi – alla città di Pianezza, un Comune in cui valori come patria, famiglia e arte, ma anche natura e cultura costituiscono da sempre un principio ispiratore della vita cittadina. Già nel 2009 ero stato, infatti,  coinvolto nella realizzazione e collocazione nel parco della Pace di una copia del monumento ai Caduti di Nassiriya, installato come primo lavoro di arte pubblica nel 2004 a Novara e, due anni dopo, a Torino, in piazza d’Armi”.

“Stiamo vivendo,  e mi auguro di poter dire che siamo quasi alla fine di questo periodo – aggiunge lo scultore Moi – un lungo periodo in cui il Covid ha travolto le nostre esistenze. I successivi lockdown ci hanno reso sempre più consapevoli dell’importanza di stare a contatto con la natura. La natura e l’arte, nelle loro varie forme, sono state di grande conforto per molte persone. Il prezzo più  alto di questo difficile periodo di distanziamento credo lo abbia pagato la famiglia, intesa come nucleo portante della società e, in particolar modo, la donna. Molte di loro  sono state, infatti,oggetto di violenza entro le mura domestiche e a molte di loro è  stata tolta la vita.

Ispirata da questi pensieri ha preso le mosse questa mia nuova progettazione artistica, che è stata collocata nello spazio tra Strada della Cortassa e viale Aldo Moro. Si tratta di un progetto nato diverso tempo fa dalla proposta di realizzare una scultura in centro a Pianezza. A distanza di mesi questa idea si è convertita  nella volontà di abbellire non più il centro cittadino, ma una più  ampia rotonda. Mi hanno, così, proposto un’area verde con piante ecespugli, che per me avrebbe rappresentato lo spazio migliore per celebrare la famiglia e la sua guida, la Donna (con la D maiuscola)”.

“Quell’immagine – prosegue l’artista Osvaldo Moi – e quei profili in lontananza sul prato erano vivi in movimento, capaci di sprigionare energia e quel desiderio di libertà, così profondamente avvertito dopo un anno di chiusure forzate. Ho riportato l’idea su di un pezzo di carta e quel fermo immagine su un A 4, che ha conquistato i non addetti ai lavori. La mia idea ha poi convinto il sindaco che, partendo da un budget limitato, ha voluto cogliere la possibilità di tributare, attraverso la realizzazione di un’opera d’arte pubblica, quei sentimenti di serenità e libertà  che stiamo iniziando a percepire, attraverso un omaggio alla Donna. Da artista non ho disdegnato la scelta di mere sagome e su quella lamiera ho inciso sentimenti di spensieratezza che potessero allontanare il ricordo dei mesi di malinconia, tristezza e restrizioni.

L’uomo, in quanto figura maschile, non è assolutamente stato da me dimenticato,  anzi colto all’interno delle sei figure oltre la rotonda, nell’atto di guardare la sua famiglia, la sua donna, il suo cane”.

Un messaggio, quello che ha voluto trasmettere lo scultore Osvaldo Moi con questa sua nuova scultura, di ritrovata armonia e rinnovata serenità.

Mara Martellotta 

Eventi musicali nelle terre dei Savoia

L’ACCADEMIA CORALE STEFANO TEMPIA 1875 IN COLLABORAZIONE CON ITINERARI IN MUSICA PROPONE

LA ROUTE ROYALE DELL’ARTE E DELLA MUSICA –
“EVENTI MUSICALI E ITINERARI D’ARTE NELLE TERRE DEI SAVOIA”

UN PERCORSO MUSICALE INTERNAZIONALE
PER LA VALORIZZAZIONE DEI BENI CULTURALI DEL TERRITORIO

Per informazioni soloclassica@gmail.com
Tel. 011 020 98 82
in occasione delle Giornate del Patrimonio
26 SETTEMBRE
DOPPIO SPETTACOLO ORE 11 e alle ORE 15
Palazzo Carignano – Via Accademia delle Scienze 5 Torino

Albinoni e l’ambiente veneziano nel 350° della nascita

Ensemble Trigono Armonico
Maurizio Cadossi, violino
Claudia Monti, violino
Marco Angilella, violoncello
Valentino Ermacora, clavicembalo

Tomaso Albinoni (1671-1751)
Sonata XII in si bemolle maggiore per due violini e b.c. op.1 (1694)

Antonio Vivaldi (1678-1741)
Sonata VI in sol minore per due violini e basso continuo op. 5 (1716)

Alessandro Marcello (1673-1747)
Sonata IV in la minore per violino e basso continuo (1738)

Tomaso Albinoni
Sonata VII in re maggiore per violino e basso continuo (1712)

Improvvisazione su tema di Tomaso Albinoni per violino e clavicembalo

Antonio Caldara (1670-1736)
Sonata III in re maggiore per due violini e basso continuo op. 2 (1699)

ALBINONI E L’AMBIENTE VENEZIANO NEL
350° ANNIVERSARIO DELLA NASCITA

giovanni tasso

Il 350° anniversario della morte di Tomaso Albinoni costituisce l’occasione ideale non solo per riscoprire la vasta produzione di questo autore – oggi oscurato dalla fama del suo contemporaneo Vivaldi – ma anche per riconsiderare il vastissimo repertorio strumentale che fiorì nella Serenissima nella prima metà del XVIII secolo. In effetti, nonostante la loro altissima levatura artistica molti autori come Benedetto e Alessandro Marcello e il successivo Baldassare Galuppi continuano a godere di una notorietà che spesso – fatti salvi alcuni lavori – non si spinge oltre le non troppo folte schiere di appassionati del Barocco. Lo stesso Albinoni è passato alla storia per un solo brano, l’abusatissimo Adagio in sol minore per archi e organo, che peraltro non è nemmeno suo, visto che venne composto nel 1958 “à la manière de” dal musicologo Remo Giazotto.
Nato nel 1671 in una abbiente famiglia veneziana, Albinoni era solito definirsi “musico di violino dilettante veneto”, perché ai suoi tempi la professione artistica era ritenuta poco confacente con uno status sociale elevato, una scelta che del resto negli stessi anni venne presa anche dal patrizio Benedetto Marcello. Questa posizione non impedì però ad Albinoni di dedicarsi alacremente alla musica per tutta la sua vita, come si può facilmente notare dalla sua vastissima produzione, che conta undici raccolte di sonate e concerti date alle stampe nell’arco di 45 anni, oltre 40 cantate per voce e basso continuo e una cinquantina di opere serie, tuttora in attesa di essere riscoperte. Albinoni venne apprezzato dai suoi contemporanei soprattutto per le sue opere strumentali, basate su una impeccabile struttura formale e pervase da una intensa vena melodica, che veniva spesso affidata al violino e all’oboe, strumento quest’ultimo che iniziò ad assumere una dimensione solistica proprio grazie ai suoi Concerti op. 7 e op. 9. Il valore dell’ispirazione di Albinoni trova piena conferma nel fatto che il giovane Bach studiò a fondo le sue opere e ne trascrisse per organo almeno una, il Concerto in sol minore BWV 983.
Il programma di questo concerto consente di farsi un’idea molto chiara dell’evoluzione dello stile di Albinoni, grazie alla presenza di due opere scritte a quasi vent’anni di distanza l’una dall’altra, la Triosonata in si bemolle maggiore op. 1 n. 12, brano concepito secondo il modello della sonata da chiesa (ossia con una doppia alternanza di movimenti lenti e veloci), con il quale nel 1694 l’appena ventitreenne Albinoni si affacciò sul panorama musicale veneziano, e il ben più maturo Trattenimento armonico per camera op. 6 n. 7, pubblicato nel 1712.
A questi due brani di Albinoni fanno corona altre tre belle pagine, la Triosonata op. 5 n. 6 RV 72 di Antonio Vivaldi, data alle stampe nel 1716 dalla celebre casa editrice di Amsterdam Jeanne Roger, la Triosonata in re maggiore op. 2 n. 3 di Antonio Caldara, autore che seppe affermarsi nelle tre capitali culturali più raffinate della sua epoca, vale a dire Venezia, Roma e Vienna, al punto da essere considerato dai suoi contemporanei uno dei musicisti più autorevoli della sua epoca, e la Sonata quarta di Alessandro Marcello, fratello maggiore del citato Benedetto, che abbinò a una intensa carriera politica e amministrativa (svolse tra le altre cose importanti incarichi diplomatici in Oriente e fu membro sia del Maggior Consiglio sia del Consiglio dei Quaranta, due delle istituzioni di maggior rilievo della Repubblica di Venezia) una brillante attività musicale, che lo vide spesso celato sotto lo pseudonimo arcadico di Eterio Stinfalico. Oggi questo compositore di grande talento e dai molteplici interessi artistici è conosciuto quasi esclusivamente per il suo Concerto in re minore per oboe, archi e basso continuo, che venne prima trascritto da Bach (BWV 974) e oltre due secoli più tardi fu inserito nella colonna sonora del film Anonimo veneziano diretto da Enrico Maria Salerno.
Trigono Armonico
Convinti che i suoni della musica antica (ma non i metodi e la ricerca) siano fatalmente irrecuperabili alle sensazioni e all’orecchio, e che qualsiasi filologia non possa che essere rivolta alla percezione del presente, i membri del Trigono Armonico praticano un lavoro di ricerca e di interpretazione che possa dar ragione del passato in quanto avvertito e vissuto oggi. In questo senso le diverse e molteplici esperienze maturate dai vari componenti offrono punti di vista che permettono di affrontare con soluzioni mai univoche la varietà di problemi e situazioni che i singoli autori di musica antica propongono di volta in volta. Queste ottiche diverse collaborano al lavoro di ricerca del gruppo che, partendo dall’enorme scrigno musicale dell’epoca farnesiana, si proietta alla riscoperta di pagine e autori di musica antica italiana, in particolare quelli operanti nell’area lombardo-emiliana sei-sette – ottocentesca, che possano illustrare la varietà del mondo sonoro di quei secoli, e la sua validità emozionale rimasta intatta anche per gli ascoltatori contemporanei. Dimensione emozionale che si pone come l’iniziale pretesto per rivivificare ed attualizzare, attraverso una visione storicamente corretta, tale realtà che affonda le radici in un contesto culturale assai vario.

Cadossi Maurizio
Nato a Parma nel 1964 dove si è brillantemente diplomato in violino e viola presso il Conservatorio “Arrigo Boito”. Ha frequentato nel 1984 i corsi di alto perfezionamento tenuti da Henrik Szeryng presso il Conservatorio di Ginevra, per perfezionarsi successivamente con Renato Zanettovich (Scuola di Musica di Fiesole), Gigino Maestri e Franco Claudio Ferrari. Da sempre attento alla musica barocca si è altresì diplomato in violino barocco presso la Civica Scuola di Musica di Milano. Particolarmente attivo in ambito cameristico deve la sua formazione ad Elisa Pegreffi e Franco Rossi, membri del celebre Quartetto Italiano, per il quartetto d’archi, al fondatore del Trio di Trieste Dario De Rosa e al violinista Giuliano Carmignola per quanto riguarda la Musica da camera. Premiato in diverse rassegne musicali internazionali ha tenuto concerti, sia in veste di solista che nel ruolo di camerista, affrontando un repertorio che va dal tardo Rinascimento alla Musica di oggi, in tutta Italia nell’ambito di importanti festival e rassegne: Teatro Regio di Parma, Teatro Verdi di Trieste, Estate Musicale Senese, Bologna Festival, Stagione RAI di Milano, Autunno Musicale di Como, Accademia Filarmonica Romana, Festival Barocco di Viterbo, Teatro Massimo di Palermo, Ravenna Festival, Festival Monteverdi di Cremona, Settimane Musicali di Stresa, Festival Lodoviciano di Viadana, Festival MITO, Amici della Musica di Firenze, Amici della Musica di Pistoia, I Concerti del Quirinale, Antiqua di Accademia del Ricercare, ecc.; in tutta Europa: Parigi, Lisbona, Porto, Vienna, Praga, Monaco di Baviera, Barcellona, Palma di Majorca, Santander, Amsterdam, Bruxelles, Nizza, Basilea, Lucerna, Ginevra, Lugano, Düsseldorf, Linz, ecc.; Stati Uniti (New York, Palazzo dell’ONU, Washington, Baltimora, Athens, ecc.) Canada, Messico (Festival Cervantino, ecc.), Sud America (Teatro Colon di Buenos Aires, ecc.) e Giappone (esecuzione delle Quattro Stagioni di Vivaldi alla Concert Hall di Kyoto, ecc.) Ha collaborato con artisti come G. Carmignola, M. Brunello, U.B. Michelangeli, G. Garbarino, A. Lonquich, G. Bernasconi, F.M. Bressan, S. Montanari, M. Crippa, C. Bartoli, K. Ricciarelli, J. Galway e altri. È primo violino dell’Orchestra Sinfonica di Savona dove compare tra i fondatori dell’Ensemble Voxonus, gruppo strumentale con strumenti originali nato all’interno dell’orchestra stessa.

 

La Biblioteca Nazionale celebra Dante

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Con un Convegno e una mostra la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino celebra il Sommo Poeta a Settecento anni dalla sua morte.

Martedì 21 settembre a partire dalle 10,30 verrà inaugurata la manifestazione “ Viver tra coloro che questo tempo chiameranno antico “. Dante nella contemporaneità,fra poesia e arti grafiche, organizzata con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Torino nell’ambito del fitto programma delle Celebrazioni per il settecentesimo anniversario della morte di Dante e patrocinata da numerosi partner nazionali e internazionali. Il primo dei due eventi di cui l’iniziativa si compone è il Convegno internazionale di studi “ Dante nella poesia del Novecento e dei primi anni del nuovo millennio”. Il secondo è la mostra “ Tre artisti per Dante “. Sarà un’occasione per riflettere sulla fortuna, mai interrotta, di Dante nella letteratura e nelle arti. Il Convegno, che si svolgerà dal 21 al 25 settembre in modalità mista e che vedrà la partecipazione di oltre quaranta studiosi italiani e stranieri, si propone di indagare i molteplici riusi poetici novecenteschi e dell’inizio del nuovo millennio, della Commedia., soffermandosi su quegli autori che sono stati anche esegeti e hanno ribadito, attraverso questa doppia modalità di lettura, che il capolavoro dantesco si pone come un paradigma irrinunciabile per la comprensione della complessa tragicità del Novecento.
La mostra, che sarà inaugurata il 21 settembre e sarà gratuitamente visitabile fino al 10 ottobre 2021, propone un percorso tra le opere di tre artisti contemporanei che hanno tratto ispirazione da Dante : Monica Beisner, che in 100 miniature illustra integralmente la Commedia, Domenico Ferrari, con le sue 34 acqueforti dedicate all’Inferno e Cesare Pianciola, che nei suoi 16 acquarelli riprende in chiave moderna l’incanto dei primi codici miniati del capolavoro dantesco.

Mauro Reverberi

In visita alla villa romana di Almese

Sabato 25 settembre 2021

Ore 15-18 – Villa romana di Almese (TO)

Ar.c.A – ARTE, ARCHEOLOGIA E CULTURA AD ALMESE

Visita guidata alla Villa romana di ALMESE, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio Archeologico.

La villa è un vasto complesso di circa 3000 mq, articolato su più livelli, sfruttando il naturale declivio del terreno. Sul terrazzo superiore si sviluppavano gli ambienti residenziali-padronali, mentre al piano inferiore si articolavano gli ambienti di servizio. La datazione si colloca tra gli inizi del I e il IV sec. d.C. La posizione dominante su un pendio ben esposto ne fanno un importante esempio di villa padronale, con vaste proprietà agricolo-pastorali e legata forse alla gestione dei dazi doganali della Quadragesima Galliarum, nella vicina località di Malano di Avigliana.

Info: arca.almese@gmail.comwww.arcalmese.it

La Villa romana di Almese sarà anche sfondo del progetto TeatrArte, Arte Romana e storia del costume en plein air, un laboratorio artistico per bambini e ragazzi organizzato dall‘Associazione Culturale Maestro Giuseppe Gilli che partecipa al Festival del Disegno All Around 2021 a cura di Fabriano. I giovani ospiti avranno così l’opportunità di disegnare su carta donata dalle Cartiere Fabriano e di riprodurre soggetti della storia e della cultura romana, immersi in questa cornice preziosa, dal carattere unico.

Prenotazione al laboratorio artistico: Ass. Culturale Maestro G. Gilli tel 338 8076222 oppure 331 1205382

Rock Jazz e dintorni. I Fratelli Soledad e i Ninos du Brasil

Gli appuntamenti musicali della settimana 

Martedì. All’Hiroshima Mon Amour per “Flamenco Lives”, suonano Marco Perona, Nucho Nobile e Jose Salguero.

Mercoledì. A Novara al Faraggiana si esibisce Bugo. All’Osteria Rabezzana cena con concerto dal vivo di Simone Campa e La Paranza del Geco. Nel cortile dell’Hiroshima è di scena Auroro Borealo.

Giovedì. Il Sound Garden dell’Hiroshima presenta il duo Little Pieces of Marmelade. Al Cap 10100 esordio del festival femminista “Postura del consenso” con ospite Giorgieness.

Venerdì. Nel Sound Garden dell’Hiroshima suonano i Fratelli di Soledad. Nell’Aula Magna del Politecnico per la “Notte Europea dei ricercatori”, sono di scena gli Eugenio in Via di Gioia. Allo Spazio 211 si esibiscono i Bachi di Seta e i Pankow.

Sabato. All’Hiroshima è di scena Federico Bianco. Per ”Nu Arts And Community” a Novara nello spazio Nòva, si esibiscono i Ninos du Brasil. A Piea per “Monferrato on stage” suona il quintetto vicentino Shefound.

Domenica. Al Bunker il raduno “A Gozerian Sunday” con l’esibizione di : Last Minute To Jaffna, Tons, Cani Sciorrì, Low StandardsHigh Fives.

Pier Luigi Fuggetta

“La storiografia di Renzo De Felice”, convegno del “Pannunzio”

Lunedì 20 settembre alle ore 15, nella sala convegni del Collegio S. Giuseppe di Torino (via Andrea Doria 18), il Centro “Pannunzio” organizza un Convegno nazionale su “La storiografia di Renzo De Felice  a 25 anni dalla sua scomparsa”.

Relatori: Dino Cofrancesco, Università di Genova; Gianni Oliva, storico e saggista; Luciano Boccalatte, ISTORETO;  Stefano Bruno Galli, Università di Milano; Gerardo Nicolosi, Università di Siena.Prenotazioni al 348 81 348 47.

Ultimi giorni: cento fotografi professionisti raccolti in mostra, intorno a Gianni Oliva

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“FOTOGRAFI A TORINO by Gianni Oliva/30”

Quasi cento i fotografi professionisti raccolti in mostra, intorno a Gianni Oliva, nell’Ipogeo dell’ “Accademia Albertina” di Torino

Da mercoledì 15 a martedì 21 settembre

E’ lui il “Photographicus Genius Loci”. Torinese, classe ’64, trentennale importante esperienza professionale alle spalle, inizi “seri” con Beniamino Antonello, legato all’“Armando Testa”, collaborazioni prestigiose in più campi (dai più  importanti marchi italiani alle più blasonate riviste internazionali) e grandissimo poeta del “ritratto” (“verità del momento”) carpito con singolare creatività fra genti e culture le più antiche e lontane del mondo, a Gianni Oliva l’idea della mostra, ospitata oggi all’“Accademia Albertina” di Torino, balenò per la testa già due anni fa, nel 2019. L’intento voleva essere quello di radunare intorno a sé la più ampia pattuglia di amici colleghi fotografi per festeggiare, proprio attraverso una grande collettiva – happening, affidata alle cure della vulcanica Tiziana Bonomo, fondatrice della benemerita “ArtPhotò” , i suoi trent’anni di gloriosa attività professionale. Una sorta di grande, suggestiva “rimpatriata” capace di “mettere in evidenza – scrive la Bonomo – come il mondo della fotografia, in una città come Torino e in una terra come il Piemonte, sia composto  da tanti professionisti che hanno tracciato un passato importante, che rappresentano un presente denso di attività e che alimentano il futuro con nuove assolutamente promettenti generazioni”.

Bell’idea. Accolta con entusiasmo, fin da subito. Ma annullata nel 2020 dal tragico incombere della pandemia. Deposti i bagagli, Oliva non ha però rinunciato all’idea. Anzi. Ha continuato ad ampliare il suo amicale tam – tam per ottenere, in vista di tempi migliori (fortunatamente, si spera, arrivati), un numero ancora maggiore di adesioni, con l’intenzione bella tosta  di non mollare e di concretizzare l’originaria idea di mostra atta a ricordare i suoi, oggi ormai più che trentennali, anni di attività. Ed eccoci qui. Con un’adesione che nel tempo ha raggiunto quota 97. Cifra importante. 97 fotografi professionisti, ognuno con una foto al seguito, ognuno con una storia personale e un percorso artistico altrettanto personale – regolare, canonico, accademico per alcuni; più bizzarro, sperimentale, trasgressivo  per altri – da mettere in bella mostra nell’Ipogeo della gloriosa “Accademia Albertina”. Location d’eccezione. E tantissime le opere  esposte. Dallo spaesato nitore dei “Ritratti distopici” di Gianni Oliva all’assordante amaro silenzio del minimale dittico “Gran Madre – Manichino” realizzato dallo spagnolo (oggi residente  a Torino) Pablo Balbontin Arenas, ispirato al profondo vuoto – di paesaggio e anime – creato dagli indimenticati giorni del lockdown, fino a “Gli occhi di Lucio Dalla” su cui la racconigese Nadia Gentile incentra un ritratto in bianco e nero di grande intensità e suggestione.

Sensazioni forti, pari a quelle percepite davanti a “I doni” di Tiziana e Gianni Baldizzone (compagni di vita e di lavoro) in quel gioco ottico di mani che trattengono e trasmettono, accolgono e  donano oggetti e saperi ereditati di generazione in generazione, in ogni luogo, in ogni tempo e latitudine. Nota sicuramente positiva della mostra è anche il coinvolgimento di alcune scuole torinesi con le immagini di alcuni studenti dell’“Accademia Albertina”, dell’“Albe Steiner”, del “Bodoni Paravia” e dello “IED – Istituto Europeo di Design”. Dice bene Tiziana Bonomo: “È una mostra che può apparire una improvvisata kermesse e lo è. È soprattutto una festa! Una kermesse che desidera in tutta semplicità ricordare il lavoro impegnativo di chi ha scelto di fare il fotografo per passione dell’architettura, della letteratura, delle persone, dei concetti, dell’arte, del mondo, dei viaggi, della filosofia, della vita, della bellezza, dell’industria, del cibo, del giornalismo, della natura e di tutto ciò che il nostro sguardo riesce a cogliere e a fermare per un istante”.

Gianni Milani

“FOTOGRAFI A TORINO by Gianni Oliva/30”

Ipogeo “Accademia Albertina”, via Accademia Albertina 8, Torino; tel. 011/889020 o www.artphotobonomo.it

Fino al 21 settembre

Orari: lun. mart. giov. ven. ore 15/19 – sab. e dom. ore 10/19

 

Nelle foto

–         Gianni Oliva: “Ritratti distopici”, Saluzzo – Montecarlo, 2020

–         Pablo Balbontin Arenas: “Silenzio Gran Madre – Manichino”, Torino, 2020

–         Nadia Gentile: “Gli occhi di Lucio Dalla”, 2009

–         Tiziana e Gianni Baldizzone: “I doni”, Myanmar, 2011

È tempo di Giallo nel paese delle rose

SALOTTO LETTERARIO ROSA in GIALLO

Domenica 19 settembre 2021 ore 15.30

Bossolasco, il Paese delle Rose

Piazza XX Settembre

Sintesi Rosa in Giallo

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Adesione alla Campagna Lettura ad Alta voce a cura del Liceo Govone di Alba

Il Salotto letterario Rosa in Giallo del Paese delle Rose -Bossolasco quest’anno aderisce alla Campagna Lettura ad Alta voce a cura del Liceo Govone di Alba.

Ogni scrittore partecipante: Bruno Gambarotta-Margherita Oggero-Gian Maria Aliberti Gerbotto-Massimo Tallone -Danilo Paparelli-Tiziana Prina delle Edizioni Le Assassine,sarà introdotto dalla recensione ad Alta Voce del loro ultimo lavoro editoriale, a cura del Liceo Govone di Alba.

L’appuntamento al Salotto letterario è sempre la terza domenica di settembre che, quest’anno, cade il 19 settembre.

Una kermesse, il Salotto di Rosa in Giallo 2021, che prevede la partecipazione di scrittori affermati e conosciuti come Margherita Oggero. Il suo ultimo lavoro “Il gioco delle ultime volte”. Molto a apprezzata per aver dato l’ispirazione alla serie televisiva “Provaci ancora prof” con Irene Pivetti.

Ritorna anche uno schioppettante Bruno Gambarotta il cui ultimo lavoro è “La confraternita dell’asino”. Una parodia della classe politica che, probabilmente’ potrebbe essere degnamente sostituita, indovinate da chi?

Per passare a Massimo Tallone, co-autore, de “La Saga di Lola”, la cui ultima opera è “Un cestino di ciliegie”, vagamente ispirata ad una pittrice, morta avvelenata, come il suo personaggio principale.

Gian Maria Aliberti Gerbotto con il suo ultimo romanzo “La piena assassina”, in grado anche di resuscitare Beppe Ghisolfi che, risorto, sarà presente al Salotto Letterario.

Danilo Paparelli, noto per le sue vignette umoristiche parodia della vita sociale e politica italiana, ma anche scrittore.

Sarà presente anche Daniela Di Falco, una grande traduttrice, nota per quelle di Isabel Ostrander e DorotyBowers, ma non solo. Che ne sarebbe di un romanzo senza un traduttore che dà una sorta di anima nuova alla versione in lingua, ma cerca di restare fedele alla versione originaria?

Tiziana Prina, editrice de Le Assassine – un Club di sole donne – che è ben rappresenta dallo slogan “Signore in giallo si diventa”.

Cristina Borgogno, giornalista de La Stampa assieme a Tommaso Lo Russo, presidente di Solstizio d’Estate e del Club Lions Alba Langhe come conduttori del programma assieme a Gian Maria Aliberti Gerbotto.

Non si parlerà solo di libri, ci sarà spazio anche per tanto gossip, aneddoti, racconti di vita professionale ed altro ancora in cui il confine tra reale e finzione è sempre più labile.

Il Salotto sarà anche condito con la verve del duo comico costituito da Gianni Giannini e Francesca Ceretta e le loro gag e parodie.

È finita? Ovviamente no, perché in occasione dell’apertura dell’Anno Lionistico in Italia, il Club Alba Langhe lo farà in modo irrituale a Bossolasco, Paese delle Rose, dove effettuerà una donazione all’Istituto Comprensivo Scolastico di Bossolasco-Cravanzana-Lequio Berria e Murazzano.

Rosa simbolo di silenzio e virtù, ma anche di completezza e di esoterismo.

Un appuntamento da non perdere che prevede anche il coinvolgimento del Liceo Govone di Alba e dell’Istituto Ferrero Cillario di Alba, Neive e Cortemilia.

Il concorso Il Bosco Stregato si rinnova e lancia la nuova edizione di Rosa in Giallo coniugando l’arte incisoria (Ex Libris) con i racconti gialli. Un mix innovativo che rende il Premio unico nel suo genere. La scadenza per gli Ex Libris e per i racconti gialli è stata prorogata al marzo 2022.

Proseguirà il 15 ottobre a Bra in collaborazione con l’Istituto Scolastico (alberghiero) Velso Mucci di Bra ed altre sorprese…

Ma farà tappa anche in Val Chiavenna in collaborazione con l’Associazione Italiana Musei della Stampa e della Carta e della locale Comunità Montana.

L’evento continuerà a Bolzano nella Piazza Walther e a Castel Mareccio dall’8 al 12 dicembre.

La giuria tecnica, per la sezione racconti gialli, si avvale dell’ausilio di quella scolastica di tre licei: quello di Alba “Govone”, di Bra “GB Gandino” e di Bolzano “Giosuè Carducci” e sarà composta da Margherita Oggero, Bruno Gambarotta, Massimo Tallone, Tiziana Prina, Bruno Bruna, Bruno Frea, Lina Lo Russo e Tommaso Lo Russo. Mentre quella per gli Ex Libris, in via di definizione, sarà composta da esperti dell’arte.

Per maggiori informazioni o copia del bando: www.boscostregato.com e www.sfumaturedigiallo.it oppure a info@boscostregato.com

Goodbye… e me ne vado!

PAESAGGI DI S-CONFINE – Scoprire il paesaggio attraverso lo Spettacolo dal vivo 

 

GOODBYE…ME NE VADO! Evento teatrale di clownerie
Spettacolo sabato 19 settembre ore 16.00 al Parco Gay di Perosa Argentina

 

Si conclude domenica 19 settembre con GOODBYE…ME NE VADO! Evento teatrale per famiglie a cura di Profili Artistici la rassegna teatrale PAESAGGI DI S-CONFINE realizzata grazie al sostegno di Piemonte dal Vivo nell’ambito del bando CORTO CIRCUITO e proposta dalla Compagnia Teatrale “Teatro e Società” di Torino, in collaborazione con l’amministrazione comunale e l’Associazione Culturale Poggio Oddone.

 

Giunto dal Fringe Festival di Edimburgo 2018, dove ha ottenuto 5 stelle dalla critica teatrale del British Theatre Guide e The Mumble, GOODBYE…ME NE VADO! è uno spettacolo di clownerie incentrato sulla divertente frustrazione di Monsieur Shark Cousteau che cerca di lasciare il palcoscenico ma l’impresa risulta impossibile. E’ un idiot, stufo di essere divertente, in collera con il pubblico che non capisce più la sua arte. E’ assetato di scoprire nuovi mondi, paesaggi mai visti poiché ha dedicato la sua vita alle scene dimenticando il mondo esterno.

La relazione dei due personaggi è una versione contemporanea di Don Quixote e Sancho Panza ma invece di combattere contro i mulini a vento tentano una rocambolesca partenza alla scoperta del mondo. Quanto può essere lungo un Arrivederci?

 

«Dopo molti esperimenti con un pubblico internazionale di Parigi, Edimburgo, Brighton, Ginevra e Messico – spiegano i promotori di Teatro e Società – c’è una cosa che possiamo dire con certezza: questo spettacolo vi farà ridere fragorosamente».

 

Appuntamento è alle ore 16.00 c/o il Parco GAY di Perosa Argentina, ingressi da Via Re Umberto / Via San Giovanni Bosco.


Nella giornata di domenica l’occasione per visitare Perosa Argentina sarà offerta dalla Fiera del Plaisentif edizione 2021 organizzata dall’Associazione Culturale Poggio Oddone, per scoprire il famoso formaggio Plaisentif conosciuto anche come formaggio delle viole.

 

“La rassegna teatrale a Perosa Argentina, nel bellissimo contesto dei nostri parchi, ci ha offerto un programma di qualità che ci ha permesso di vivere il territorio a 360 gradi. Questa volta il teatro dialoga con i produttori locali che a Perosa Argentina presenteranno uno dei prodotti più caratteristici del nostro territorio. E’ un’occasione per scoprire le tante eccellenze della nostra comunità –  afferma la Sindaca Nadia Brunetto – è un invito per tutti coloro che desiderano scegliere La Val Chisone e la Val Germanasca per le loro passeggiate ed escursioni riscoprendo un turismo di prossimità.

 

La rassegna Paesaggi di S-Confine vuole portare lo spettatore a fruire dello spettacolo dal vivo in un contesto paesaggistico poetico e suggestivo consentendogli di conoscere un territorio ricco di storia e di cultura e allo stesso tempo di godere di eventi spettacolari di grande qualità. Si vuole valorizzare il territorio della Val Chisone e Val Germanasca tessendo e favorendo legami e relazioni tra coloro che vivono nel luogo e se ne prendono cura e il pubblico che fruisce della stagione teatrale. Vi aspettiamo alla prossima edizione!

 

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Il progetto teatrale GOODBYE…ME NE VADO! nasce dalla collaborazione di Profili Artistici (compagnia teatrale operativa nelle Marche, Claudio del Toro – artista torinese, diplomato alla scuola di Philipe Gaulier di Parigi collabora con numerose realtà italiane e internazionali) e Papageno Producciones (realtà attiva a Città del Messico).
Con Claudio Del Toro e Francesco Basile supervisione di Philippe Gaulier e Michiko Miyazaki.

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MODALITA DI PARTECIPAZIONE
La partecipazione all’evento teatrale è gratuita ma necessita di una prenotazione obbligatoria che è possibile effettuare presso alcune rivendite di Perosa Argentina oppure sul sito di Teatro Società, compagnia teatrale che, in collaborazione con l’amministrazione comunale, organizza la rassegna.
In caso di pioggia lo spettacolo verrà messo in scena al Padiglione Plan de la Tour di Perosa Argentina – Piazza Abbeg

Per prenotare in loco rivolgersi:
Fotografica Gariglio, Via Patrioti 2 – Perosa Argentina – Tel 0121 81282
Cartoleria Andrea e Cristina, Via Roma 27 – Perosa Argentina – Tel 349 6680940
La prenotazione online all’indirizzo: www.teatrosocieta.it.

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Gli eventi hanno posti limitati così come previsto dal Decreto del Presidente della Giunta Regionale per il contenimento da contagio da COVID-19 e sono organizzati nel rispetto delle norme di sicurezza previste dai protocolli. Al momento della prenotazione sarà necessario fornire le proprie generalità.

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Nohant-Vic dove aleggia lo spirito ribelle di George Sand

Nohant-Vic, minuscolo borgo nel cuore del Berry, ha conservato intatto il fascino dei tempi passati: lunghi viottoli che serpeggiano tra i boschi, fiancheggiati da fossati, specchi d’acqua stagnanti, campi infiniti, case di pietra e la sensazione di avere imboccato una di quelle strade destinate a portarci indietro nel tempo, in un mondo pagano e magico, popolato da streghe, fate e folletti, in grado di rievocare suggestioni letterarie di un’infanzia che credevamo ormai perduta e della quale riusciamo, invece, a riappropriarci perché le immagini hanno la stessa forza dei profumi e dei sapori e tutti i sensi ci consentono di ritrovare quel tempo perduto e di riviverlo.

E’ in questi luoghi che vissero, soffrirono e trovarono gioia e lieto fine la piccola Fadette, François le Champi, i gemelli Barbeau, ma soprattutto è a Nohant – Vic che fu bambina prima, moglie, madre e soprattutto scrittrice la loro creatrice Amandine Aurore Lucile Dupin, meglio conosciuta con lo pseudonimo di George Sand. “Presi subito, senza tante ricerche, il nome di George… che cos’è un nome nel nostro mondo rivoluzionato e rivoluzionario? Un numero per coloro che non fanno niente, un’insegna o una divisa per coloro che lavorano e combattono. Io me lo sono fatta da sola, con la mia fatica”. George Sand spiega così la scelta di utilizzare un nome maschile, anche per difendere la propria attività letteraria da quella diffidenza che il pubblico medio dell’epoca provava nei confronti di una donna che era, a torto, ritenuta artista di qualità inferiore. Penna fertile, scrittrice brillante e arguta, donna indipendente che riuscì a mantenersi grazie al proprio talento, George Sand rappresenta, tuttavia, ancora oggi, una personalità complessa e affascinante caratterizzata da grandi passioni e da straordinarie utopie che contraddistinguono le sue opere, la sua vita amorosa e le sue posizioni politiche.

Tutto in lei parla di libertà e di indipendenza: è una donna che mantiene se stessa attraverso il proprio lavoro, che sceglie di separarsi dal marito, che si lega a grandi artisti come De Musset e Chopin, che, figlia della nobiltà terriera e con un padre bonapartista, appoggia la rivoluzione parigina del febbraio 1848 che rappresenta, a suo parere, una rigenerazione di massa, arrivando a scrivere: “Sono comunista così come si era cristiani nell’anno 50 della nostra era. Il comunismo è per me l’ideale delle società in progresso, la religione che vivrà tra qualche secolo. Non posso dunque aggrapparmi a nessuna delle formule di comunismo attuali, perché esse sono tutte piuttosto dittatoriali e credono di potersi affermare senza il concorso dei costumi, delle abitudini, delle convinzioni. Nessuna religione si stabilisce con la forza”. Questa donna non comune decide di trascorrere molti anni dalla sua vita nel “buen ritiro” del castello avito di Nohant-Vic, oggi diventata una delle numerose Maisons des Illustres, luoghi densi di ricordi, di testimonianze e di emozioni. E’ qui che la raggiungono i suoi amici, creando in questo angolo sperduto della campagna francese un circolo artistico in grado di competere con quello della Ville Lumiere: Chopin, Balzac, Delacroix, Flaubert, Listz vivono, lavorano, creano in queste stanze ombrose, passeggiano nel grande giardino, lasciano qui l’impronta di quell’arte che sopravvive alla morte e all’oblio degli uomini.

La stessa Sand realizza in questo luogo una parte consistente della propria immensa produzione letteraria, non smettendo mai di scrivere nemmeno negli ultimi anni di vita quando sostituisce all’ispirazione la tecnica e l’esperienza. La sua carriera letteraria che copre un vasto arco di tempo che va dal 1830 al 1876 è caratterizzata da una vasta e differenziata produzione letteraria: 143 romanzi e racconti, 49 scritti vari e 24 commedie. Un’opera affascinante e spesso coraggiosa in grado di affrontare temi delicati come l’incesto, il riscatto sociale, il ruolo della donna nella società, la forza di un amore libero dalle convenzioni sociali, ma che recupera e valorizza anche gli elementi e i valori della cultura popolare, del mondo contadino, delle radici del passato come punto di partenza per costruire il futuro e un mondo nuovo. E’ a Nohant-Vic, infine, che la scrittrice si spegne l’8 giugno 1976, disponendo di esservi sepolta. In un angolo tranquillo che confina con il giardino della sua proprietà sorge il minuscolo cimitero che ospita la tomba di questa scrittrice straordinaria. Sulla sua lapide sono scritti entrambi i nomi: quello della donna e quello dell’artista, come se nemmeno la morte potesse separare due identità tanto forti. Nel corso degli anni si è parlato con frequenza di trasferire le spoglie della scrittrice al Pantheon affinché lì riposasse accanto a Emile Zola, Victor Hugo e Alexandre Dumas, ma entusiasmi, dubbi e polemiche si sono susseguiti e spenti, lasciando spazio soltanto al silenzio. Tuttavia tanti sono stati gli omaggi letterari, teatrali e cinematografici resi a questa donna che ha segnato profondamente il panorama letterario francese e non a caso nella “Recherche” sono i suoi libri, in particolare François le Champi, qui definito “straordinario”, a calmare i dolori del piccolo Proust.

“La mamma si sedette accanto al mio letto; aveva preso François le Champi, cui la copertina rossastra e il titolo conferivano ai miei occhi una personalità spiccata e un fascino misterioso. Avevo sentito dire che George Sand era l’archetipo del romanziere”. La mamma di Marcel rievoca, attraverso il suono della propria voce, un altro organo di senso capace di superare le barriere del tempo e di consentirci di riappropriarci del passato, la storia, per il giovanissimo Proust misteriosa e ancora incomprensibile, di tutte le sfumature dell’amore del trovatello François e della mugnaia Madeleine, imprimendo i propri accenti alle parole vergate dalla signora di Nohant-Vic in una notte lontana, nel piccolo boudoir del suo castello del Berry, e trasformandole in un altro frammento di tempo congelato per essere ritrovato, recuperato e rivissuto attraverso il ricordo.

Barbara Castellaro