CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 396

Le opere d’arte di sette artisti in arrivo per il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e per la GAM

LE NUOVE ACQUISIZIONI DELLA FONDAZIONE PER L’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA CRT AD ARTISSIMA 2021

Anche quest’anno la Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT ha rinnovato il proprio sostegno ad Artissima – Internazionale d’arte contemporanea, procedendo all’acquisizione di 12 nuove opere realizzate da artisti che andranno a implementare la storica Collezione della Fondazione e saranno concesse in comodato gratuito ai due principali musei torinesi. Cinque lavori selezionati di Micol Assäel, Giuliana Rosso, Francis Offman e Gokula Stoffel saranno destinati ai progetti curatoriali del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, mentre sette opere di Chiara Camoni, Pesce Khete e Davide Sgambaro arricchiranno le proposte espositive della GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino.

«Artissima rappresenta una vetrina esclusiva e ormai consolidata a livello internazionale per il comparto dell’arte contemporanea – commenta Anna Ferrino, presidente della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRTAttraverso il proprio sostegno alla manifestazione, Fondazione Arte CRT intende supportare con continuità il sistema dell’arte torinese e le nuove tendenze espressive, storicizzandole attraverso l’acquisizione di nuove opere selezionate che entreranno a far parte della propria Collezione. Nel tempo queste diventeranno protagoniste dei nuovi progetti curatoriali messi in campo dai due più importanti musei cittadini, custodi della raccolta, e saranno messe a disposizione del grande pubblico».

La kermesse ha sempre rappresentato un importante fattore di attrattività per Torino e oltre a essere la più accreditata fiera d’arte contemporanea d’Italia, è luogo d’elezione in cui Fondazione Arte CRT, ente strumentale della Fondazione CRT, intende investire le proprie risorse. Oltre a supportare concretamente gli attori dell’arte contemporanea torinese, quali gli artisti e le gallerie, le nuove acquisizioni implementeranno la storica Collezione della Fondazione che ogni anno si arricchisce di opere di sempre maggior valore artistico, in grado di confrontarsi con altre prestigiose collezioni sia pubbliche sia private.
La raccolta costituisce un’eccellenza all’interno del panorama internazionale e si compone di circa 870 opere realizzate da più di 300 artisti dai linguaggi espressivi distinti – dalla pittura alla scultura, dal video alla fotografia, dal disegno all’installazione – per un investimento di oltre 40 milioni di euro.

 

 

Martin Parr, il tennis protagonista

Presso il Centro Italiano per la Fotografia, Camera, con la mostra dedicata al reporter britannico 

 

In occasione delle Nitto APT Finals, che rendono Torino capitale del tennis, Camera ridiventa protagonista con la mostra dal titolo “Martin Parr. We love Sports”, che presenta una sezione di quaranta fotografie e una scenografia dedicata.
L’esposizione, che ha per protagonista un mito assoluto della fotografia contemporanea, è realizzata in collaborazione con il Gruppo Lavazza, partner storico e sostenitore di Camera, e con Magnum Photos, e sarà aperta fino al 13 febbraio 2022.
L’esposizione, curata da Walter Guadagnini con la collaborazione di Monica Poggi, vuole ripercorrere la carriera del celebre autore inglese, classe 1952, membro di Magnum Photos, attraverso 150 immagini dedicate a svariati eventi sportivi, con un focus tematico incentrato sui principali tornei di tennis degli ultimi anni.
“Sono orgoglioso – spiega Martin Parr – di mostrare le fotografie sul tennis, risultato di una stimolante commissione ricevuta dal Gruppo Lavazza, e allo stesso tempo di presentare una nuova selezione di immagini inerenti lo sport, realizzate nel corso di una lunga carriera. Sono inoltre orgoglioso che Camera possa offrire al proprio pubblico una grande mostra dedicata allo sport, ancor più nell’anno che vede Torino capitale del tennis con le Nitto APT Finals, straordinario momento di rilancio per la città”.
Martin Parr, fotografo inglese, è un attento osservatore del tempo presente, capace di ritrarre la società contemporanea con ironia spietata e divertita, realizzando immagini che sono diventate vere e proprie icone del nostro tempo, e utilizzando netti contrasti di colore, rivelando, anche attraverso di essi, gli aspetti grotteschi e comici di un mondo consumista e globalizzato. Questo artista è, infatti, noto per il suo stile documentarista, per la luminosità brillante e la saturazione dei colori, con i quali riesce a porre in evidenza stranezze e debolezze degli individui e delle società, con immagini acerbe e ironiche, capaci di analizzare diversi aspetti del mondo, dallo stile di vita dei super-ricchi al turismo di massa fino al consumismo globale.
Presso Camera sono tornate le visite guidate. Ogni sabato, in collaborazione con Arteco, un mediatore culturale accompagnerà il pubblico alla scoperta di questa mostra, per una visita della durata di un’ora, cui potranno partecipare al massimo 20 persone.

Mara Martellotta

Camera. Centro Italiano per la Fotografia
Via delle Rosine 18, Torino
www.camera.to

“Scene dal vivo” arricchisce la proposta culturale rivolese

Scene dal vivo 21-22, realizzata dal partenariato fra Rivolimusica e Associazione Revejo, rappresenta una delle iniziative più rilevanti nell’ambito delle proposte culturali che l’Amministrazione comunale di Rivoli promuove.


“Sostenere cultura oggi, al di là di ogni retorica, – commenta il vicesindaco Laura Adduce – rappresenta una delle azioni più concrete e significative sulle quali un amministratore pubblico debba impegnarsi. Il cartellone di Scene dal vivo infatti, rappresenta oltre alla rassegna pregevole di spettacoli di musica, di teatro e di danza che si articoleranno, dal novembre 2021 al settembre 2022, con importanti collaborazioni – oltre a quella con Revejo cito tra le altre quelle con l’Unione Montana dei Comuni della Val di Susa, con Borgate dal vivo, con il Castello di Rivoli, con Polincontri, con il Perinaldo Festival – anche un modo concreto di concreto di affrontare le sfide di grande attualità e valore sociale, quali l’inclusione delle persone, la sostenibilità ambientale, e la conoscenza di culture. Affidare la divulgazione di queste grandi sfide ai linguaggi dell’arte, della musica, della parola e della danza, rappresenta un modo per coinvolgere e sensibilizzare ancor più direttamente le persone e, in particolare, le giovani generazioni.”
Per tale motivo il Comune di Rivoli saluta con molto favore un ulteriore tratto saliente di questa Stagione: e cioè, insieme alla valorizzazione dei luoghi di cultura storici delle principali Città coinvolte – da Rivoli, a Torino, ad Avigliana, a Collegno – il portare la propria azione in luoghi anche più decentrati – penso alla costellazione di Comuni della Val di Susa – ma egualmente importanti e significativi per il nostro territorio.
“Desidero infine ringraziare le realtà che insieme contribuiscono al sostegno economico di questa iniziativa, – prosegue Adduce – dagli enti pubblici quali Regione Piemonte e Unione dei Comuni della Val Susa, agli enti privati, in primis Compagnia di San Paolo, alla Fondazione CRT, a tutti gli altri enti che offrono il loro prezioso contributo.”

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Valérie Perrin   “Tre”     – edizioni e/o-      euro 19,00

Quello che Valerie Perrin scrive si trasforma in oro e con il romanzo “Tre” bissa lo strepitoso successo che aveva ottenuto con “Cambiare l’acqua ai fiori” , storia di Violette, guardiana di un cimitero.

Questa volta, la compagna del regista Claude Lelouch, narra la storia di un’amicizia che tutto aveva significato in gioventù’ per i tre protagonisti cresciuti a Comelle, piccolo agglomerato di vite nella provincia francese, in Borgogna.

Oltre 600 pagine scandite come una sorta di thriller articolato su due piani temporali: il passato, dal 1986 agli anni duemila; e il presente nel 2017. Tutto ruota intorno al legame tra Etiénne Beaulieu, Adrien Bobin e Nina Beau; nato quando erano ancora bambini e vivevano quasi l’uno per l’altro. La loro amicizia era lo scudo che li rendeva più forti nei confronti del mondo e della vita, e sembrava indissolubile. Erano una corrazzata, facevano cartello erigendo un muro invalicabile per gli altri. Poi qualcosa è accaduto, le loro vite sono andate avanti… ed ora che sono adulti non si parlano più ormai da 14 anni.

Etienne sembra il più superficiale, ma è anche parecchio affascinante; dello studio gli importa poco ed è abile nel copiare dagli altri due. La sua specialità è piacere alle ragazzine che si ripassa una dopo l’altra senza coinvolgimento sentimentale.

Una relazione che sembra resistere un po’ di più, anche se gli va decisamente stretta, è quella con Clotilde. Lei gli si appiccica, poi rimane incinta e vai di complicazioni. La giovane scompare misteriosamente e di lei non si saprà più nulla…..almeno fino a quando, 30 anni dopo, in fondo al lago viene ritrovata la carcassa di un auto con dentro un cadavere di donna.

Adrien è responsabile, studioso e maturo; non è popolare come Etienne, non piace molto ed è sempre un po’ appartato. L’amicizia con Etienne gli infonde sicurezza perché in qualche modo compensa le sue lacune.

Vive solo con la madre, mentre è ignorato dal padre sempre lontano e la cosa gli procura una sorda sofferenza.

Ma il vero collante di questa amicizia è Nina. E’ lei, dapprima bambina e poi adolescente, il perno intorno al quale si muovono gli altri due. Anche lei ha un buco nell’anima dal momento che la madre l’ha abbandonata ancora in fasce. Vive con il nonno Pierre che fa il postino ed è una roccia per la nipotina.

I tre hanno progetti anche per il futuro, che sognano insieme a Parigi.

Poi la vita, con le sue sorprese, spariglia le carte e molte cose si metteranno di traverso: lutti devastanti, scelte infelici –come il matrimonio di Nina-, malattie, lontananza, incomprensioni …e tanto altro che vi condurrà sui sentieri sempre più divergenti dei tre amici.

Sullo sfondo aleggia costante il mistero della scomparsa di Clotilde e la storia si srotola all’indietro tra continui colpi di scena, e lo sfilacciarsi della magia che teneva uniti Etiénne. Nina e Adrien…..

 

Claire Messud   “Quando tutto era in ordine”   -Bollati Boringhieri –   euro  19,00

Questa è la storia di due sorelle, orfane di padre (falciato dalla guerra), che la vita conduce per strade diverse e lontane, con destini divergenti. Ed è anche un romanzo sull’imprevedibilità dell’esistenza.

Sono le inglesi Virginia ed Emmy, hanno 4 anni di distanza e da piccole oltre ad essere compagne di giochi, bisticciavano anche parecchio, sorvegliate dalla madre Melody Simpson che le ha cresciute da sola.

Poi le loro esistenze avevano preso forma, ma non proprio quella che avevano sognato.

Emmy ha sempre saputo cosa voleva e pure come ottenerlo. A 20 anni annuncia a madre e sorella che lascia la loro umile casa, a sud di Londra, per sposare William. Ricco australiano che la porta a Sidney, dove, agli albori del matrimonio, la diletta con i tour degli allevamenti di famiglia  nell’outback.

Dalla coppia nasce Portia ed Emmy avvia una fiorente carriera scrivendo per i giornali del marito di ristoranti, luoghi ameni ed alta società. Insomma era convinta di aver fatto centro con un’esistenza piacevolissima. Ma la fortuna le gira di colpo le spalle quando il marito la lascia per stare con Dora, moglie di un suo caro amico, relazione che manda all’aria due matrimoni.

E’ così che a 47 anni, Emmy decide di andare a lenire le sue ferite sull’isola di Bali, dove cerca di ritrovare se stessa, ma finisce anche per incontrare personaggi non sempre limpidi.

Virginia, di indole timida, riservata e parecchio introversa, si era sempre sentita come terrorizzata dalla sorella. Il suo raggio di azione non si è mai allontanato da Londra, e fin da giovane ha avuto solo delusioni amorose.

Lavora in un ufficio dove l’avvolge e stravolge l’infatuazione per un suo collega, diventato da poco suo superiore, e soprattutto sposato. Così, Virginia da anni ha deciso di rivolgere i suoi sentimenti d’amore solo più a Dio.

Poi un bel giorno, la madre Melody, la cui famiglia è originaria dell’isola di Skye, decide di voler rivedere l’isola e trascina Virginia con sé. Per le due è l’inizio di un viaggio sulle tracce del loro passato.

Insomma due sorelle non più giovanissime che si ritrovano a fare i conti con la vita e se stesse su due isole diversissime e a latitudini opposte. Lontano dalle loro confort zone faranno passi importanti ……

 

Anna Bailey  “Chi ha peccato”    -Feltrinelli-     euro   19,00

Questo romanzo di esordio attinge dall’esperienza personale dell’autrice che ha avuto modo di vivere per un certo periodo in una piccola cittadina americana, osservando le dinamiche di un clima provinciale ammantato di falso perbenismo.

Anna Bailey è una giovane inglese, nata a Bristol nel 1995, che a un certo punto, dopo aver studiato scrittura  creativa si è trasferita nel Colorado, in un minuscolo centro degli Stati Uniti più profondi e Trumpiani dove ha fatto la barista, sognando di pubblicare una sua opera.

Ebbene ci è riuscita ed ha fatto subito centro con questo romanzo diventato già best seller, che non sempre scorre come dovrebbe, ma ha comunque il pregio di scandagliare i meandri dell’ipocrisia, venata di puritanesimo e con abbondanti dosi di razzismo.

 

La storia inizia con una nottata in cui gli studenti di una cittadina festeggiano la fine della scuola  ritrovandosi in un’area fuori città che confina con un bosco e si chiama  Tall Bones.  E’ uno spiazzo formato da 6 rocce bianche alte circa 4 metri, una sorta di misteriosi monoliti coperti da graffiti. Cornice perfetta per trasgredire, bere e drogarsi, sognando nuovi orizzonti e libertà.

Anche le 17enni Emma e Abigail partecipano ai bagordi.

Emma ha origini messicane da parte di padre e la cosa la penalizza perché i compagni la isolano, prendendola in giro per il colore della sua pelle.

Invece Abigail piace parecchio anche se fa parte della feccia bianca della comunità ed è quindi una “White trush”., La sua  è un’esistenza complicata dai problemi che ha in famiglia: padre alcolista tendente alla violenza, madre perennemente depressa e fratelli fuori dalle righe. La sera della festa si lascia andare e supera il limite di sicurezza inoltrandosi nella boscaglia con un ragazzo.

Non farà più ritorno e sulla sua misteriosa scomparsa –fuggita, rapita o uccisa?- si avvita il romanzo che mette a fuoco il mondo asfittico della cittadina. I principi su cui si reggono i rapporti sono improntati ai requisiti tanto osannati da Trump: se sei eterosessuale, bianco e benestante allora tutto va bene. Chi non rientra in queste categorie è cittadino di serie B e a poco serve l’apparente spirito religioso della comunità che predica bene ma razzola male con intolleranza, egoismo, omertà.

Un esempio lampante: quando la madre di Abigail confessa al prete di voler denunciare il marito che la picchia, l’uomo di chiesa cerca di convincerla a non farlo.

Dietro il perbenismo di facciata si celano tanti scheletri negli armadi e in un continuo rimando tra presente e passato l’autrice suggerisce indizi vari che raccontano come Abigail avesse un carattere ribelle e sfrontato che in qualche modo spaventava quelli con cui aveva legami.

L’unica davvero interessata alle sue sorti è Emma, che però deve  fare i conti con segreti inconfessabili. Perché tutti, giovani e adulti, sembrano avere comparti segreti da nascondere agli altri e l’amica scomparsa  non è la persona che lei credeva……..

 

Marta Perego   “M come Milano”   – Edizioni BEE le città-  euro 15,00

Molti di voi probabilmente la seguono su Instagram dove parla di libri, intervista in diretta gli scrittori del momento, ma è anche esperta e appassionata di cinema (ha appena seguito la Mostra del Cinema di Venezia e l’ha raccontata sul web). Insomma è una rampante giornalista che divide il suo affascinante loft milanese con l’adorato yorkshire Marcello, ripreso in tutte le sue più simpatiche performance.

Marta Perego è nata a Desio nel 1984 ma è a Milano che ha innestato il suo cuore, il suo lavoro e le sue passioni. Ed è al capoluogo meneghino che ha dedicato il suo ultimo libro; poco meno di 300 pagine spumeggianti in cui sciorina più argomenti. Storie varie e assortite, tra le quali ritratti di Camilla Cederna, Alda Merini, ma anche Mariangela Melato e Giorgio Gaber. Parla di fenomeni digital, giornalismo e cinema, creatività e percorsi vari nelle vie cittadine.

Precisa che «Non è una guida, non è uno sfogo personale, non è una raccolta di biografie» e che le piacerebbe fosse «…territorio di un incontro tra lettore e i luoghi  che attraversiamo».

Così ci racconta di come ha trovato casa nel quartiere di Barona, rimettendo a nuovo una sorta di luogo decadente di cui ha subito intuito le grandi potenzialità. Oggi è da questa sua tana -affascinante loft soppalcato e con tanto di giardino- che ci racconta libri, scrittori e cinema.

In “M come Milano” colora la sua visione della città anche con le sue esperienze affettive deludenti, con le ricadute e le risalite che a Milano sembrano ingranare prima, perché afferma «..è la città  del lavoro….Se sei capace e te  la sai cavare qualcosa da fare la trovi».

Lei c’è riuscita egregiamente e in queste pagine vi divertirete parecchio nello scoprire come ha fatto.

Può essere anche l’occasione giusta per scoprire altri suoi libri:

 

“La felicità è a portata di Trolley”    -De Agostini-   euro  16,00

In cui sciorina le sue esperienze di viaggiatrice cittadina del mondo, a partire dalle misure del trolley in cui mettere parte di noi stessi al momento di intraprendere un viaggio. Un libro divertente e semiserio in cui suggerisce spunti di pensiero e bagaglio più idoneo.

 

“Le grandi donne del cinema”   -De Agostini-

Qui scende in campo il suo sguardo appassionato di cinefila e racconta le vite fantastiche, ma a volte anche turbolente, di 30 star indimenticabili. Da Audrey e Katharine Hepburn, Ingrid Bergman e l’indimenticabile Rossella di “Via col vento” Vivien Leigh, alle contemporanee tra cui Kate Winslet, Jennifer Lawrence, Uma Thurman e Jody Foster o Valeria Golino; passando per mostri sacri come l’altera Catherine Deneuve, Brigitte Bardot e Sophia Loren.

Un brillante excursus sulle protagoniste dagli anni 30 con una splendida Greta Garbo e  poi a seguire le trasformazioni dei canoni di bellezza, il rapporto con il pubblico e i fans. Un interessante libro divulgativo che fa anche il punto sulla settima arte e da gustare biografia per biografia, scritte tutte con competenza e bravura.

L’arte di Giovanni Fattori, un percorso lungo quarant’anni tra i campi di battaglia e i paesaggi della sua Maremma

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Sino al 20 marzo prossimo, nelle sale della GAM

Due autoritratti, l’uno, del 1854, conservato a Pitti, quello di un ragazzo non ancora trentenne che approda alla maturità artistica, grande massa di capelli corvini, elegante giubba marrone, pennelli e tavolozza nella mano, soprattutto gli occhi scuri e imperiosi che trafiggono chi guarda; l’altro, quarant’anni dopo, proprietà dell’Istituto Matteucci di Viareggio, la tela sul cavalletto, altri lavori alle spalle, la grande e disordinata giubba chiara e il berretto scuro in testa, i grandi baffoni bianchi e lo sguardo tranquillo e disincantato di vecchio signore che ha attraversato una vita. Tra le due tele, oltre una sessantina di opere nella mostra “Fattori. Capolavori e aperture sul ‘900” (sino al 20 marzo prossimo, forse una delle più belle esposizioni viste in città negli ultimi anni, assolutamente da non perdere) con cui la GAM torna a dare il benvenuto ad un pubblico numeroso, non più rarefatto, seppur co

n ogni cautela, dai timori della pandemia.

“Una mostra raffinata e intensa”, l’ha definita il direttore Riccardo Passoni, altresì “ambiziosa”, dovuta all’organizzazione della GAM Torino – Fondazione Torino Musei e di 24 Ore Cultura – Gruppo 24 Ore in collaborazione con l’Istituto Matteucci e il Museo Civico Giovanni Fattori di Livorno e alla ricerca attenta e mai facile, quasi ardimentosa, delle due curatrici, Virginia Bertone, Conservatore Capo della GAM, e Silvestra Bietoletti, Storica dell’arte e specialista di pittura toscana dell’Ottocento (affiancate da un Comitato scientifico composto da Cristina Acidini, Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca), la ricerca di opere preziose che non appartengono soltanto a Musei ma pure al collezionismo privato giustamente geloso dei propri tesori. E una ricerca che ha voluto abbracciare, a completare l’arco espositivo, alcune opere emblematiche di allievi di Fattori e di artisti influenzati dalla sua pittura – una pittura per cui si sono spesi i nomi antichi di Giotto e di Masaccio, di Paolo Uccello e di Piero della Francesca -, da Plinio Nomellini a Oscar Ghiglia, da Modigliani (“Ragazza rossa”) a Carlo Carrà con i suoi capanni deposti sulla riva del mare, del 1927, a Giorgio Morandi con il suo “Paesaggio”, datato 1942.

Un percorso ospitato per la prima volta, nei suoi 158 anni di storia, nelle sale della Galleria torinese, entro nove tappe, con tele di grandi proporzioni come con minuscoli gioielli e una interessante selezione di acqueforti, tutti a raccogliere i temi del maestro ottocentesco, dalle grandi e importanti battaglie risorgimentali ai ritratti, dai soggetti legati alla vita dei campi e al paesaggio rurale, trattati nell’espressione più umanamente sensibile della fatica e della rispettosa solennità: un arco cronologico quarantennale a partire dalla sperimentazione “macchiaiola” e dalle importanti opere degli anni Sessanta e Settanta per giungere alla produzione dell’età matura, dove lo sguardo innovatore dell’artista si spinge verso quei panorami artistici e quelle aperture sul Novecento su cui giustamente il titolo della mostra lascia cadere tutta l’importanza.

Tra gli anni e le opere risorgimentali spicca – con “Garibaldi a Palermo”, del periodo 1860/62 – “Campo italiano alla battaglia di Magenta” del 1862, una sorta di passaggio tra le regole accademiche e la tecnica definita “macchiaiola”, una grande tela di oltre 2 metri per 3,50, con cui l’artista aveva vinto il concorso indetto dal Governo Provvisorio toscano di Bettino Ricasoli (se ne andò con il denaro vinto sui luoghi della battaglia, per confrontarsi sino all’ultimo con gli elementi del “vero”), quattro lavori a ricordare altrettanti momenti salienti della Seconda Campagna (gli altri, Curtatone Palestro e San Martino), tra le truppe franco-piemontesi e quelle austriache, oltre seimila vittime lasciate sul terreno. Le distruzioni, le sofferenze, la guerra e la vittoria viste non nel loro momento di gloria, ma l’obiettivo, mentre ancora i fumi delle ultime cannonate scuotono in lontananza la cittadina lombarda, mentre uomini per cui nulla rimane da fare giacciono sul terreno, posto ad inquadrare nei tanti particolari il ritorno dei soldati feriti, distesi sul carro e affidati alle cure delle suore infermiere. Altri capolavori tra queste opere di carattere militare: “Il muro bianco (In vedetta)”, del 1872, i tre militari posti sotto un sole troppo luminoso a ridosso di quel muro osservato di sghembo, in tutta la loro solitudine, unici elementi a rompere la geometria della perfetta composizione; “Militari e cavalli in pianura”, “Posta militare al campo” (1874) e “La lettera al campo” (1873/75), un’unica presenza umana, il piacevole intervallo della lettura dopo il combattimento, i due cavalli, le tende sullo sfondo. La guerra vista dal basso e opere di rara immediatezza, di descrizione perfetta delle situazioni, dei sentimenti della truppa.

“Quasi una sorta di affettuosa identificazione con la propria indole, che permise fino all’ultimo a Fattori di ricercare maniere innovative per rappresentare la sua idea del ‘vero’”, sottolineano le curatrici. A ribadire lo sguardo di Fattori – era nato a Livorno nel settembre del 1825, gli studi abbandonati con le elementari, un fratello, Rinaldo, più vecchio di quindici anni, che instaurerà con lui un rapporto quasi da padre a figlio, un’innata predisposizione per il disegno, l’Accademia fiorentina e la frequentazione del Caffè Michelangiolo, rifugio e trincea dei Macchiaioli, in compagnia del critico Diego Martelli, l’incancellabile desiderio d’autonomia artistica, la morte a Firenze nell’agosto del 1908 – verso un mondo povero e semplice, lontano da ogni traccia di facili raggiungimenti, il rapporto con la campagna, con la sua amata Maremma, è stretto, intimo. Lo dimostrano, a tratteggiare una nuova poetica e a costruire forti emozioni in chi guarda, le tante presenze degli animali (“Bovi bianchi al carro”, 1868), l’animazione dei panorami e dei mercati, il lavoro degli uomini (il viso scavato dei butteri) e delle donne (“Le macchiaiole” del 1866). Non soltanto sulle tele: ma anche nei disegni preparatori, nelle incisioni-acqueforti cui è dedicata l’ultima sezione, la settima dell’intero percorso espositivo, materiale appartenente agli anni a cavallo del Novecento e tutto raccolto nel Museo di Fattori a Livorno. Visioni quali il Lungarno alle Cascine basterebbero a descrivere la grandezza di un poeta.


Nell’attraversare le sale, ancora il ritratto della moglie Settimia Vannucci o quello della “Signora Martelli a Castiglioncello” (!867/70, il personaggio femminile immerso tra gli alberi di un’estate toscana), “Gotine rosse” del 1882 (un profilo bellissimo, un semplice muro a fare da sfondo, la carnagione rosea), assicurato alla GAM da Vittorio Viale nel 1930 dopo aver fatto parte delle collezioni fiorentine di Giovanni Malesci: un’opera che riafferma degli stretti rapporti di Fattori con il capoluogo piemontese, iniziati nel 1863 allorché il pittore inviò alla Promotrice di Belle Arti torinese “Ambulanza militare”, appuntamento ripetuto sino al 1902, ancora alla Promotrice come alle Esposizioni Nazionali. Un’attenzione e un successo che coinvolsero anche vari estimatori, tra cui Marco Calderini, brillante allievo di Antonio Fontanesi e autorevole animatore della scena culturale cittadina, come i collezionisti privati, quali Riccardo Gualino, che acquistò il “Ritratto della seconda moglie”, conservato a Pitti e oggi presente in mostra.

Elio Rabbione

Nelle immagini:

“Soldati francesi del ’59”, 1859 ca., olio su tavola, 15,5 x 32 cm, Istituto Matteucci, Viareggio;

“In vedetta”, 1872, olio su tela, Fondazione Progetto Marzotto, Trissino;

“Pastura maremmana (Cavalli al pascolo”, 1872 ca., olio su tela, Istituto Matteucci, Viareggio;

“Autoritratto”, 1894, olio su tela, Istituto Matteucci, Viareggio

“Io non ricordo”, la Resistenza a teatro

Uno spettacolo sulla memoria partigiana promosso dall’Anpi di Verbania il 14 novembre

 

L’Anpi di Verbania, in collaborazione con la Casa della Resistenza di Fondotoce, organizza per domenica 14 novembre alle 17 , in occasione del 77° anniversario dell’uccisione della martire partigiana Augusta Pavesi, uno spettacolo proposto dal gruppo Controvento. “Io non ricordo” è un allestimento teatrale, con testi e musiche originali, liberamente tratto da alcuni libri editi sulle vicende di alcuni personaggi della Resistenza del territorio. Rivisitandolo in chiave romanzata, l’autore dello spettacolo e dei brani musicali, Pier Gaido, ha messo in scena un dialogo tra nonno e nipote, quest’ultimo preoccupato per l’incipiente malattia del nonno, che nonostante le difficoltà, ricorda invece in modo naturale e fluente tutte le vicende della guerra che lo hanno visto protagonista insieme ai suoi compagni di allora. L’azione si svolge ai nostri tempi e si intreccia alla nuova condizione del protagonista, ormai in età avanzata, che si ritrova a scontrarsi con la perdita di memoria, causata dalla mutazione del gene EOA-23, una fittizia variante dell’Alzheimer. I ricordi del passato sono però ancora vividi e pregni di quel dolore vissuto sulla propria pelle, con i compagni di battaglia e con le varie persone incrociate durante quel periodo, che a tratti si impersonano nella narrazione, per avvalorare il racconto del protagonista. Gli aneddoti e le situazioni che vengono inscenate sono state romanzate e adattate al territorio di appartenenza del gruppo Controvento, e ambientate per lo più a Gargallo e dintorni, anche se nella realtà non sono fisicamente avvenute in questi luoghi. Lo spunto per narrare e ricordare come questi giovani di allora, da tutta Italia, hanno raggiunto le zone montane e hanno scelto di “parteggiare”, di non stare solo a guardare passivamente ciò che stava accadendo, ma di mettersi in gioco personalmente, fino a dare la propria vita per la libertà di tutti. Alcuni brani musicali, completamente inediti, arricchiscono e completano lo spettacolo. In scena, i due protagonisti principali (nonno e nipote), coadiuvati da due musicisti e due vocalist. Ingresso a offerta libera con obbligo di green pass.

M.Tr.

Lello Arena inaugura a Nichelino la nuova stagione del Teatro “Superga”

“Parenti Serpenti”

Lunedì 8 novembre, ore 21

Nichelino (Torino)

Torna finalmente a rialzarsi il sipario del Teatro “Superga”, in via Superga 44, a Nichelino. E ad aprire la nuova stagione, dopo i vari rinvii dovuti all’emergenza sanitaria, sarà un classico conosciuto dal grande pubblico grazie al film “cult” di Mario Monicelli del ’92. Parliamo di “Parenti Serpenti”, commedia scritta da Carmine Amoroso, divertente e profondamente amara nello stesso tempo, che vedrà quale protagonista – nelle vesti di papà Saverio – un brillante Lello Arena, mirabilmente diretto da Luciano Melchionna. L’appuntamento è per il prossimo lunedì 8 novembre, alle ore 21. Accanto al comico partenopeo, saranno in scena Giorgia Trasselli, Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea de Goyzueta, Carla Ferraro, Serena Pisa e Fabrizio Vona. La trama è nota ai più. Tutto ha inizio con un Natale a casa degli anziani genitori che aspettano tutto l’anno quel momento per rivedere i figli ormai lontani. E se quest’anno gli amati genitori volessero chiedere qualcosa ai loro figli? Se volessero finalmente essere “accuditi”, chi si farà carico della loro richiesta? Luciano Melchionna, il visionario creatore di “Dignità Autonome di Prostituzione”, costruisce uno spaccato di vita intimo e familiare di grande attualità, con un crescendo di situazioni esilaranti e spietate che riescono a far ridere, ma allo stesso tempo a far riflettere con profonda emozione e commozione.

La stagione del Teatro “Superga” proseguirà domenica 28 novembre alle ore 19 con il primo appuntamento di Musical a Corte nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi: “Disney Musical” dedicato ai lungometraggi animati Disney. Domenica 5 dicembre alle ore 18 al Teatro “Superga”arriva l’“Harlem Gospel Choir”, il più famoso e longevo coro gospel d’America con i più grandi successi del mondo gospel e un tributo speciale a Prince. Mercoledì 8 dicembre alleore 18 per gli spettacoli del Teatro Ragazziandrà in scena “Il canto di Natale” liberamente ispirato al racconto di Charles Dickens. La programmazione prosegue mercoledì 15 dicembre alle ore 21 con il “Gran Concerto di Natale” della “Filarmonica San Marco”, una delle più promettenti realtà musicali italiane e domenica 26 dicembre alle ore 17 arriva, per la prima volta in Italia, il musical tratto dall’omonimo poema bestseller “Il Gruffalò”.

Gli spettacoli della stagione 2022 saranno annunciati nei prossimi giorni.

Biglietti

Platea: 30 euro – Galleria: 24 euro

Riduzioni e abbonamenti disponibili. Green Pass e mascherina obbligatori.

Info: tel 011/6279789 o www.teatrosuperga.it

g. m.

 

I Templari in Monferrato

Alla scoperta del Piemonte/ Gabiano, centro della Valcerrina è un comune ricco di storia e di tradizioni. Pertanto, nel viaggio alla scoperta della Valcerrina Sconosciuta sarà necessari tornarvi più volte nel prossimo futuro. La chiesa parrocchiale del capoluogo è dedicata a San Pietro Apostolo ma c’è nel borgo anche un altro edificio religioso, sia pure di minori dimensioni merita attenzione. E’ la cappella di San Defendente, situata nel centro storico del paese nella borgata cosiddetta del “Rollino” appena prima dell’ingresso principale del Castello, proprietà dei Cattaneo Adorno. Negli ultimi anni è diventata, la sera del Venerdì Santo, una delle tappe iniziali della Via Crucis Animata che è organizzata dalla parrocchia e che ormai attira molti partecipanti, anche dalle province vicine di Asti, Vercelli o della Città Metropolitana di Torino. Lo scorso anno, venendo incontro ad un’idea del parroco del paese, don Carlo Pavin, alcuni componenti dell’Associazione Templari d’Italia, a titolo assolutamente gratuito, ne hanno ripulito e risistemato gli interni. Intanto è stata avviata una precisa ricerca storica sulle origini dell’edificio di culto dalla quale sono emersi alcuni particolari interessanti. Molti ritrovamenti hanno portato a considerare particolarmente anche la figura di un altro Santo, San Biagio, al quale era dedicata una chiesa eretta sulle fondamenta di un castrum romano situato sulla collinetta che domina la borgata di Case Richetta (Ca’d’Ruchetta). Di questa antica chiesa risalente all’anno 1600 rimane poca cosa: nel luogo dove era sita si intravedono ancora tracce delle fondamenta; i mattoni di cui era fatta furono riutilizzati, dopo la sua decadenza, per costruire l’edificio dell’Asilo Infantile “Durazzo Pallavicini”, ora sede dello Story Park.

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La presenza della bella pala d’altare raffigurante San Biagio, traslata nella cappella di San Defendente insieme a diversi arredi ed oggetti sacri, catalogati scrupolosamente dai Templari, testimoniano quanto anche questo Santo fosse venerato dalla gente locale; inoltre, all’entrata del castello, una formella ritrae e ricorda il Santo Vescovo Biagio. Perciò il Parroco vorrebbe co-intitolare la chiesetta di San Defendente anche al Vescovo Martire San Biagio e ripristinare la festa di S. Defendente (2 gennaio), come da antica tradizione gabianese. Occorre a questo punto aprire un’incidentale e fare un riferimento alla chiesa di San Biagio. Una pregevole pubblicazione, a tiratura molto limitata di Mario Richetta, già sindaco di Gabiano, sulla storia della sua famiglia recupera alla memoria collettiva quanto accaduto e ricorda che “Sul Brik di San Biagio, vie era una chiesetta dedicata al Santo, con un suo quadro che fu poi portato nella chiesa di San Defendente vicino al Castello. Nel 1922 la chiesa era con il tetto distrutto e il fattore del Castello decise di portare il quadro a San Defendente e recuperare gran parte dei mattoni per usarli nella costruzione dell’Asilo Infantile di frazione Serra”. Ritornando a San Defendente giova ricordare che era un soldato della Legione di Tebe d’Egitto, guidata da San Maurizio, che fu martirizzato con alcuni compagni di fede ad Agauno, in Francia, presso l’odierna Marsiglia, dove la Legione era accampata. Il Santo è invocato contro il pericolo dei lupi. L’eccidio avvenne mediante decapitazione sembra intorno al 286 d.C. Durante l’episcopato di Teodoro, vescovo di Martigny, verso il 380, si trovò un cimitero gallo – romano e si pensò che fosse il luogo di sepoltura dei Martiri, per cui il presule fece erigere una chiesa in loro onore trasferendovi le reliquie. Il culto prse a diffondersi e a loro vennero dedicate chiese, basiliche, abbazie. Nell secondo XIV San Defendente gode va di un largo culto nell’Italia Settentrionale, venendo rappresentato vestito da militare.

Massimo Iaretti

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Si ringraziano per i loro contributi a questa tappa, don Carlo Pavin, Edi Trentin e Mario Richetta.

 

 

A Flashback l’arte di qualità ha attirato oltre 18 mila persone in fiera

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Dal 4 al 7 novembre all’ex Caserma Dogali di Torino.

Un grande spazio abbandonato che l’arte ha fatto rivivere.  

Flashback, l’arte è tutta contemporanea vince la sfida di una nuova sede. Non era scontato poter allestire una fiera d’arte all’interno di uno spazio fortemente connotato da vicende storiche come la ex Caserma Dogali di via Asti a Torino, pressoché dimenticato dalla Città e senza più un utilizzo. A riportare a nuova vita questo grande edificio storico, vincolato dalla Soprintendenza, ci hanno pensato, con coraggio e sensibilità, le due direttrici di Flashback, Ginevra Pucci e Stefania Poddighe grazie soprattutto alla collaborazione e grande disponibilità delle gallerie partecipanti e del Museo Diffuso della Resistenza di cui la ex Caserma è una delle sedi diffuse.

 

L’edizione è andata al di là delle nostre aspettative – commentano le direttrici di Flashback Ginevra Pucci e Stefania Poddighesia in termini di qualità delle opere sia in termini di pubblico partecipante che di vendite. Ma la più grande soddisfazione è sicuramente stata notare lo stupore negli occhi delle persone nel rivedere uno spazio come la ex Caserma Dogali riprendere vita grazie all’arte. In questo momento però, quello che ci dispiace è che questo splendido spazio da domani, tornerà nell’oblio. Cogliamo l’occasione per offrire uno spunto di riflessione alle istituzioni e agli enti, come Cassa Depositi e Prestiti – proprietari della struttura – perché la possibilità di utilizzo temporaneo degli immobili diventi una pratica semplice e veloce per tutti coloro si occupano di arte e di cultura.

 

Alla ex Caserma Dogali, hanno esposto oltre una trentina di gallerie italiane, sia di lunga tradizione che di recente fondazione e quindi dirette da giovani galleristi come Flavio Gianassi Fine Art di Londra, Umberto Benappi, Luca Cena (White Lands) e Caretto & Occhinegro di Torino, Miriam di Penta Fine Arts di Roma.

L’anteprima a inviti di mercoledì 3 novembre ha accolto tantissimi tra collezionisti, direttori di musei e addetti ai lavori, per lo più dal nord Italia ma con presenze anche da altre regioni e dalle vicine Francia e Svizzera. Questa edizione segna inoltre un aumento di pubblico rispetto all’ultima edizione in presenza del 2019. Un risultato inaspettato che soddisfa le direttrici e fa ben sperare in questa graduale ripresa. La fiera, che si conclude oggi domenica 7 novembre, va avviandosi verso le oltre 18.000 presenze (dati delle ore 17.00 di domenica 7 novembre mentre la fiera è ancora in corso).

 

Le trattative di vendita delle opere, come si sa, sono riservate e spesso richiedono tempi lunghi per essere finalizzate. A vendite ancora in corso, riportiamo alcune informazioni segnalate dalle gallerie (aggiornate a domenica 7 novembre, mattina).

 

Galleria dello Scudo (Verona), il cui stand ha presentato importanti opere di Mimmo Paladino, riferisce di aver venduto due terrecotte dipinte dell’artista campano a 80.000 Euro l’una. Caretto & Occhinegro (Torino), giovane galleria specializzata in arte fiamminga, ha venduto un’opera di Denijs van Alsloot: “Paesaggio Invernale con la Fuga in Egitto”, olio su rame circolare del 1610 ca. per un valore di 60.000 Euro. La Galleria Carlo Virgilio (Roma), alla sua prima presenza sulla scena torinese, ha finalizzato con soddisfazione la vendita di 5 opere a nuovi clienti. Schreiber Collezioni (Torino) ha venduto un cavallo in terracotta della dinastia Tang (618 – 907 d.C.) intorno ai 10.000 Euro ad un nuovo cliente conosciuto in fiera. Galleria Russo (Roma) ha finalizzato delle acquisizioni a clienti storici, e anche a nuovi, di opere di Giacomo Balla. Aleandri Arte Moderna (Roma) si ritiene soddisfatto delle vendite a vecchi e nuovi clienti di opere tra le quali si segnalano Mario Sironi “Manichino Metafisico” del 1919, l’opera “Ermafrodito” di Antonietta Raphaël del 1937 e “Notturno con linee atmosferiche” di Sexto Canegallo del 1917. White Lands (Torino) ha venduto a nuovi clienti “Autoritratto” di Gerardo Dottori del 1932 e “Composizioni” di Enrico Prampolini del 1956. Biasutti & Biasutti (Torino) ha finalizzato vendite di opere di artisti internazionali tra i 10.000 e i 50.000 Euro. Flavio Pozzallo (Oulx), ad un cliente acquisito due anni fa proprio a Flashback, ha venduto un’opera in legno dorato: “Coppia di angeli cerofori” del Maestro di Magione del 1550 -1570 e ha, inoltre, riscosso l’interesse di un’istituzione per un’altra importante opera. Sempre da Roma, la gallerista Miriam di Penta riporta di aver venduto subito due oggetti preziosi: una miniatura su pergamena francese fine 1600 da Charles Lebrun con cornice di argento dorato Bulgari degli anni ‘20-‘30 e una pietra paesina toscana dei primi del 1600 con Cristo che cammina sulle acque. Molto interesse sulle due teste Neoclassiche su carta di ambito Gandolfi 1770-80 ca. e sull’Orazio Fidani con un intrigante ritratto di un paggio favorito del Granduca Ferdinando II de Medici.

Altre gallerie, come Galleria Luigi Caretto (Torino) e Galleria Alessandro Bagnai (Foiano della Chiana), per citarne un paio, sono in trattativa con collezionisti consolidati per alcune opere di grande pregio.

 

Insieme alla scoperta delle opere d’arte presentate dalle gallerie di Flashback in questa edizione, il pubblico, si è addentrato nei racconti delle tre mostre – la prima dell’artista Enrico Bertelli, autore dell’immagine guida di questa edizione, poi la presentazione dei manifesti di Opera Viva Barriera di Milano e infine la documentazione del progetto / workshop Artista di Quartiere di Alessandro Bulgini – si è potuto perdere nelle immagini del video Stanze dei fratelli De Serio, fermarsi ad ascoltare i talk che hanno affrontato i temi del collezionismo e dell’arte pubblica e imparare a conoscere l’arte attraverso i laboratori per i più piccoli.

 

Apart Fair introduce la settimana delle arti

La mostra Apart Fair alla Promotrice di Belle Arti di Torrino ha aperto, con la sua quinta edizione, la serie di rassegne dedicate da Torino all’arte contemporanea e non

La settimana torinese tutta dedicata alle arti anche contemporanee è stata introdotta quest’anno dalla mostra “Apart fair”, apertasi lo scorso 3 novembre fino al 7 novembre e giunta alla sua quinta edizione.

Nella storica palazzina della Promotrice di Belle Arti Apart si consolida quale l’appuntamento  più importante in Piemonte nell’ambito del mondo dell’antiquariato e tra i più significativi a livello nazionale, con quaranta espositori provenienti da tutta Italia e dall’estero. Si trovano, così, raccolte e esposte le loro opere migliori dall’archeologia al design contemporaneo, interessando continenti diversi dall’Europa  all’Asia fino all’America.

All’interno dell’esposizione sono anche presenti contaminazioni contemporanee possibili grazie alla collaborazione con la galleria Franco Noero per l’inserimento nel salone centrale di una grande scultura di rilievo internazionale, dal titolo “Black Fern”di Mark Handforth. È  anche presente una mostra collaterale di manifesti esposti riguardanti i  concerti tenuti dai Pink Floyd. Sono, infatti, esposti ben trenta manifesti originali già presenti nella Pink Floyd Exhibition, promossa dal Victoria and Albert Museum, risalenti alla fine degli anni Sessanta e rappresentanti la fase psichedelica di questo tipo di produzione.

Anche emozionante l’esposizione al pubblico, per la prima volta, della Madonna Consolata di Antoniazzo Romano, commissionataprobabilmente dal cardinale della Rovere all’artista sul finire del Quattrocento,  insieme a quella conservata nel Santuario della Consolata, e presentata nella rassegna dalla galleria L’Estampe di Torino, che espone, nel suo stand, anche manifesti di Razzia, uno dei massimi artisti al mondo nel campo dei manifesti e dell’illustrazione pubblicitaria del secondo Novecento.

Di grande interesse anche l’omaggio tributato a Torino da parte della galleria Previtali di Bergamo che, dopo 150 anni, ha riportato alla Promotrice di Belle Arti la scultura di Antonio Tantardini ( Milano 1829-1879), dal titolo “La bagnante”. Presentata alla stessa Promotrice nel 1870, riscosse un successo straordinario e fu anche presente alle Esposizioni Universali di Londra e Filadelfia, tanto che all’artista ne vennero richieste repliche per la collezione Rotschild e il Museo di Buenos Aires.

Altre opere di notevole interesse, esposte presso lo stand della galleria torinese Bertola, sono i gessi di Edoardo Rubino, artista torinese di fine Ottocento. Si tratta dei bozzetti per i gruppi plastici monumentali  del Padiglione delle Belle Arti al Valentino, realizzati in occasione della Prima Esposizione Internazionale di Arte Decorativa Moderna di Torino nel 1902.

Edoardo Rubino, che frequentò i corsi serali di Plastica Ornamentale all’Accademia Albertina di Belle Arti tenuti dallo scultore Luigi Belli, fu poi ammesso in seguito al Corso superiore di Scultura della stessa Accademia, divenendo allievo di Odoardo Tabacchi. Rappresentò una delle firme  più  significative in campo scultoreo tra Otto e Novecento non soltanto a Torino, ma anche in campo internazionale. Fu pluripremiato e autore di importanti monumenti cittadini, da quello dedicato a De Amicis alle sculture per il caffè Baratti & Milano in piazza Castello, oltre ad essere uno scultore molto amato e richiesto dalla famiglia Agnelli.

Nella rassegna di antiquariato non mancano quadri di noti artisti che si collocano tra fine Ottocento e pieno Novecento, quali Lorenzo Dalleani, Filippo De Pisis, Emilio Vedova, Giorgio De Chirico, Mario Sironi e Salvatore Fiume.

Un contest fotografico coinvolgerà  all’interno della mostra  gli studenti dei corsi di fotografia dello IED, Istituto Europeo di Design. La giuria sarà presieduta dall’avvocato Fulvio Gianaria e coordinata dall’artista Bruna Biamino.

L’evento è organizzato dall’Associazione Piemontese Antiquari A.P.A, in collaborazione  con ASCOM Confcommercio Confcommercio Torino e Provincia e Federazione Italiana Mercanti d’Arte F.I.MA., con il patrocinio del Comune di Torino, Regione Piemonte e contributo della Camera di Commercio di Torino.

Mara Martellotta