CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 384

Cliché Ci spogliamo per voi

Teatro Baretti venerdì 17 dicembre 2021, ore 20

Scritto e diretto da Alessandro Federico

con Francesca Bracchino, Elisa Galvagno, Valentina Virando

disegno luci Davide Rigodanza

Proprietà Commutativa / Dramelot

Cliché è la storia di tre donne che decidono di spogliarsi per vivere, chi per bisogno di soldi per mantenere una famiglia numerosa, chi per un incontro con l’uomo sbagliato. In realtà le tre donne sono tre attrici, costrette sì a spogliarsi ma solo per cercare di attirare più pubblico possibile per il loro spettacolo. Tre attrici stremate che, per una volta, non fingono di non esserlo.

Il gioco del teatro si rivelerà in tutta la sua crudezza e realtà.

Le storie da cliché dei tre personaggi sono pretesti, maschere che cadranno per raccontare la vera e attuale condizione dell’attore, e più in generale dell’essere umano: indotto spesso a collocarsi in rigidi schemi predefiniti per aderire alle leggi del mercato, per vendersi meglio.

In questo tentativo di nudità tutti i cliché diventano vivi, permeati di un’umanità che è molto di più di quello che rappresenta. Abbandonati i vestiti del cliché resta il teatro: il luogo dove possiamo ancora tentare di fondare e rinnovare quello che siamo noi tutti, attori e spettatori.

Forse il teatro serve ancora, e serve a questo.

ingresso 12 euro | ridotto 10 euro (under 25 over 65)
informazioni | www.cineteatrobaretti.it  | telefono 011655187
Satispay @CineTeatro Baretti
Iban IT15U0501801000000011350667

L’omaggio di Torino a Diabolik

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Dal 16 dicembre 2021 alla Mole Antonelliana e al MAUTO

 

Il Museo Nazionale del Cinema e il Museo Nazionale dell’Automobile dedicano due mostre all’eroe del crimine, in occasione dell’uscita del film dei Manetti bros

Diabolik, personaggio immaginato da Angela e Luciana Giussani a seguito di vicende di cronaca nera successe a Torino oltre sessant’anni fa, ritorna nella città che ne ha ispirato la creazione. In occasione dell’uscita al cinema del film Diabolik, diretto dai Manetti bros e interpretato da Luca Marinelli, Miriam Leone e Valerio Mastandrea, due tra i grandi musei di Torino – ciascuno dei quali racconta la storia di un’invenzione epocale, il cinema e l’automobile, che nella capitale sabauda hanno avuto origine – dedicano una mostra a uno dei personaggi più amati del fumetto e della narrativa italiana dagli anni Sessanta a oggi. A partire dal 16 dicembre, il Museo Nazionale del Cinema e il MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile dedicano due esposizioni al tenebroso antieroe, una alla Mole Antonelliana l’altra nella storica sede del museo automobilistico.

 

Il Museo Nazionale del Cinema presenta, fino al 14 febbraio 2022, la mostra Diabolik alla Mole, a cura di Luca BeatriceDomenico De Gaetano e Luigi Mascheroni. Il percorso espositivo ripercorrere la storia del ladro tra film e fumetti, oggetti iconici di design, opere d’arte, fotografie dell’Archivio Storico Publifoto, articoli di cronaca nera degli anni Sessanta e tavole della casa editrice Astorina.

 

Colpo grosso al Museo, la mostra aperta fino al 6 marzo 2022 al Museo Nazionale dell’Automobile a cura di Giosuè Boetto Cohen, presenta un omaggio alla fida compagna di imprese di Diabolik: l’iconica Jaguar E-type che, come il suo affascinante e spregiudicato proprietario, compie 60 anni. L’auto, presentata nelle versioni coupé nera e spider rossa, è circondata da un allestimento dedicato al signore del brivido e alla geniale relazione che lo legò alla celebre vettura.

 

“Diabolik è un personaggio oramai entrato nell’immaginario collettivo, è il Re del terrore per eccellenza nel mondo del fumetto. L’omaggio che il Museo Nazionale dell’Automobile e il Museo Nazionale del Cinema gli rendono è il frutto di una sinergia sul territorio, di una comunione d’intenti, di una volontà di creare un percorso che esca fuori dai confini del singolo ente per abbracciare un interesse comune. La cultura è condivisione e questa bella sinergia ne è la conferma” dichiara Enzo Ghigo, presidente del Museo Nazionale del Cinema.

 

Due musei, due mostre, due leggende del Novecento (nate nei magnifici 60s). Una è inglese: la E-Type (needless to say, it’s a Jaguar!). L’altra è un personaggio italiano (nell’ideazione), immaginario e inimitabile: Diabolik. L’unione sta in questa straordinaria auto – nera come la sua ‘divisa’ – che lo assiste (come Eva Kant, leggenda pure lei) nei suoi colpi straordinari e negli inseguimenti rocamboleschi e furibondi tra Ghenf e Clerville. Una doppia mostra che è occasione perfetta per una costruttiva e reciproca invasione di campo tra due Musei Nazionali, del Cinema e dell’Automobile” racconta Benedetto Camerana, presidente del MAUTO, Museo Nazionale dell’Automobile.

Il Tempo Sospeso: dubbi, paure e riflessioni sul Covid

“Il Tempo sospeso”, volume edito da Gian Giacomo della Porta Editore, accosta le riflessioni e osservazioni maturate in questi due anni di pandemia da parte della giornalista torinese Mara Martellotta  alle opere pittoriche dell’artista fiorentino Andrea Granchi, già docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze e appartenente ad una famiglia di tradizioni artistiche e pittoriche.

 

La contemporaneità dei temi trattati, inerenti il cambiamento della società, quello dei rapporti umani nell’epoca di Covid, le angosce e i dubbi che hanno pervaso tanti animi umani, hanno trovato nel volume una perfetta corrispondenza sia nella scrittura sia nell’arte, rivelando la possibilità  di una via di salvezza in questo “tempo di sospensione”, dettato dalla pandemia.


Una via che passa, appunto, attraverso l’arte, la cultura e la riscoperta di valori che, nella società pre Covid, contraddistinta da ritmi troppo frenetici, si consideravano dimenticati, se non addirittura perduti.

È stato presentato con la partecipazione degli autori  alla libreria torinese Belgravia in via Vicoforte 14/d mercoledì 15 dicembre.

Venerdì 17 dicembre alle 19, si terrà  presso la sede del Centro Servizi VolTO, in via Giolitti 21, un evento in diretta Facebook, che potrà anche essere seguito in sala, di dialogo sul libro tra uno dei due autori del libro, Mara Martellotta, e Andrea Donna, giornalista e presidente dell’Associazione “Difendiamo il futuro”.

Una seconda Venaria: parte il rilancio di Stupinigi e del suo borgo

Il presidente della Regione Piemonte Cirio e gli assessori Poggio e Tronzano: «Sarà una seconda Venaria.

Creeremo un sistema in grado di superare i Castelli della Loira»

 

Prende il via concretamente il progetto di rilancio della Palazzina di Caccia di Stupinigi, presentato nei mesi scorsi da Fondazione Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt e Fondazione Ordine Mauriziano: ieri durante un incontro presso la Presidenza della Regione Piemonte è stata definita la costituzione dell’Unità di missione “Stupinigi 2030” che avrà il compito di attuare una delle più grandi sfide internazionali di riqualificazione architettonica e culturale, dopo quella che ha coinvolto in passato la Reggia di Venaria.

L’investimento previsto è di 25 milioni di euro, 20 nell’ambito del Pnrr e 5 nell’ambito della programmazione del Fondo europeo di sviluppo regionale: sarà proposto al Ministero della Cultura con l’obiettivo di non frammentare le energie di queste risorse, concentrandole in un grande intervento dalle ricadute storiche per l’intero territorio piemontese e italiano.

«Stupinigi 2030 mira alla creazione di una seconda Venaria capace di attrarre milioni di visitatori e di un sistema in grado non solo di competere, ma anche di superare per qualità e attrattività i Castelli della Loira – sottolinea il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio con l’assessore alla Cultura e Turismo Vittoria Poggio e l’assessore al Patrimonio Andrea Tronzano -. Mentre per la Reggia di Venaria la vocazione è principalmente culturale e artistica, per la Palazzina di Caccia di Stupinigi immaginiamo una mission storica e architettonica, ma allo stesso tempo rurale ed esperienziale. Per questo il progetto di recupero non coinvolgerà solo la Residenza reale, ma anche le sue cascine e le antiche botteghe. Daremo nuovamente vita ad un borgo, dove il visitatore potrà immergersi in una esperienza unica».

Per non generare nuove strutture, l’ipotesi è di insediare l’Unità di missione “Stupinigi 2030” all’interno del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, punto di riferimento nel panorama nazionale per il recupero di opere e beni artistici. Nata nel 2005 nell’ambito dei grandi interventi di riqualificazione della Reggia di Venaria, la Fondazione vede già tra i suoi fondatori il Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Regione Piemonte, Città Metropolitana di Torino, Comune di Torino, Comune di Venaria Reale, Fondazione Cassa di Risparmio di Torino, Compagnia di San Paolo e Università degli Studi di Torino.

Lattes-Grinzane, ecco i bandi di concorso

“Premio Lattes Grinzane” e “Premio Mario Lattes per la Traduzione”. Pubblicati i bandi per la XII edizione del primo e per la II edizione del secondo

Monforte d’Alba (Cuneo)

Organizzato come sempre dalla “Fondazione Bottari Lattes”,  presieduta da Caterina Bottari Lattes e con sede a Monforte d’Alba, prende il via il “Premio Lattes Grinzane 2022”, dedicato a Mario Lattes – storicamente sostenuto da Regione Piemonte, “Fondazione CRC”, “Fondazione CRT” e “Banca d’Alba” – e rivolto ad opere di narrativa italiana e internazionale pubblicate in Italia fra il gennaio del 2021 e il gennaio del 2022, “riconfermando la sua vocazione di progetto culturale e didattico di promozione alla lettura e di diffusione della letteratura contemporanea, in particolare tra i giovani”. Il bando di questa XII edizione scade il 31 gennaio del prossimo anno ed è scaricabile sul sito www.fondazionebottarilattes.it, con tutte le informazioni e le modalità di adesione.  Le tappe: entro aprile 2022, la “Giuria Tecnica”, presieduta da Gian Luigi Beccaria (linguista, critico letterario e saggista), selezionerà i cinque romanzi finalisti, che verranno, per l’esattezza, annunciati mercoledì 13 aprile a mezzo stampa, sul sito e sui canali social della “Fondazione”. Dopodichè, la scelta del vincitore sarà affidata al giudizio di 400 studenti delle “Giurie Scolastiche”, create in 25 scuole superiori (una all’estero e 24 in Italia) che sabato 15 ottobre 2022 al “Teatro Sociale Busca” di Alba esprimeranno in diretta il loro voto per proclamare il vincitore nel corso della cerimonia di premiazione in cui saranno presenti gli stessi finalisti. Scrittrici e scrittori in gara terranno anche un incontro con gli studenti delle scuole del territorio cuneese. Accanto al “Premio Lattes Grinzane”, anche quest’anno la “Fondazione Bottari Lattes” ha istituito il “Premio Speciale Lattes Grinzane”, assegnato dalla “Giuria Tecnica” a un’autrice o ad un autore internazionale che, nel corso del tempo, si sia dimostrato meritevole di un condiviso apprezzamento da parte della critica e del pubblico. Il vincitore, sempre sabato 15 ottobre e sempre al “Teatro Sociale Busca” di Alba, terrà una lectio magistralis, aperta al pubblico, su un tema letterario a propria scelta e sarà insignito del riconoscimento. I due appuntamenti saranno trasmessi in diretta streaming sul sito e sui canali social della “Fondazione”, “permettendo così – sottolinea Caterina Bottari Lattesdi raggiungere pubblici diversi e lontani e mettendo a disposizione di tutti importanti contenuti della grande narrativa contemporanea”.

E, dopo l’esordio dell’anno scorso che ha visto al centro la lingua araba, riparte anche, con la seconda edizione dedicata ai romanzi tradotti dalla lingua cinese, il “Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione”, iniziativa della “Fondazione Bottari Lattes” in collaborazione con l’“Associazione Castello di Perno”. Il bando, in scadenza il 19 gennaio 2022 é scaricabile sul sito www.fondazionebottarilattes.it ed è aperto alle opere di narrativa contemporanea tradotte ed edite in Italia nel 2020 e 2021. La “Fondazione” di Monforte d’Alba “torna dunque a riconfermarsi attenta al fondamentale ruolo dei traduttori nella diffusione della letteratura e dell’impareggiabile contributo dato dalla traduzione nell’avvicinare popoli e culture differenti, abbattendo muri ideologici, creando ponti culturali e favorendo il dialogo. Il tutto nella piena consapevolezza che la traduzione non si risolve in una semplice trasposizione di parole da una lingua all’altra e nello spostamento di un segno linguistico da un codice all’altro, ma è una disciplina che sa trasferire pensieri e concezioni del mondo da una cultura all’altra e che richiede una compenetrazione totale del traduttore in quella cultura”. La “Giuria stabile” del Premio individuerà cinque opere finaliste selezionate tenendo conto della capacità del traduttore di rendere in italiano la qualità letteraria del testo. La cinquina dei traduttori finalisti sarà resa nota, a mezzo stampa, entro la fine del mese di maggio. Il nome del traduttore vincitore sarà annunciato nel corso della premiazione che si svolgerà sabato 25 giugno 2022 al “Castello di Perno” (Cn).

Info: tel. 011/19771755 o 0173/7892412; book@fondazionebottarilattes.it, eventi@ fondazionebottarilattes.it WEB fondazionebottarilattes.it | FB Fondazione Bottari Lattes | TW @BottariLattes | YT FondazioneBottariLattes

g.m.

Nelle foto:

–         “Fondazione Bottari Lattes”

–         Caterina Bottari Lattes

Natale, appuntamenti a Moncalieri

Giovedì 16 dicembre 2021

LE CONFERENZE DEL PROFESSORE

Strani stranieri e altre bizzarrie

La voce storta della scena nordamericana di oggi: Englander, Saunders, Antrim

Moncalieri, ore 17,30

Biblioteca civica Arduino, via Cavour 31

Pagina facebook della Biblioteca Arduino @bibliomonc

La letteratura nordamericana conosce molteplici “partenze” e altrettanti tramionti, in linea con la freschezza e la frenesia del continente e della cultura statunitense. Molte voci hanno commentato, polemizzato, esaltato la vicenda americana, ma la scena contemporanea, erede di giganti come Faulkner, Steinbeck, Hemingway, rivela un ulteriore mutamento di pelle. La scrittura degli artisti contemporanei misura la precarietà dell’epoca presente, ne svela i vuoti, ne intuisce le possibili svolte, ne sottolinea le derive, ne piange i naufragi.

Magaria propone questa conferenza-reading con Fabrizio Nocilla e Gigi Macaro, scegliendo di seguire, sulla scorta di Philip Roth, una linea eterogenea, ma riconoscibile, soffermandosi sull’esperienza vertiginosa di tre importanti scrittori contemporanei: Nathan Englander, George Saunders, Donald Antrim. Tre autori che cancellano molte stelle e percorrono poche strisce della tradizione e forse ne edificano un’altra, alternativa. Con una costante vigilanza sulla crisi del mondo occidentale. Ingresso libero fino ad esaurimento posti e diretta facebook.

E’ il quarto, atteso appuntamento con le Conferenze del professore, con un seguito di pubblico in continuo aumento da una conferenza alla successiva – commenta l’assessore alla Cultura Laura Pompeo –Una formula fortunata e azzeccata, partita ormai 3 anni fa, cui hanno lavorato insieme, perfezionandola, la Biblioteca civica Arduino e Magaria Teatro, una delle associazioni più stimolanti e d’avanguardia che operano sul nostro territorio”.

Giovedì 16 dicembre 2021

LE OPINIONI E I DINTORNI
VOCI DAL TERRITORIO
Incontro con Maurizio Cagliero

Moncalieri, ore 19

Pagina facebook della Biblioteca Arduino @bibliomonc

Le opinioni e i dintorni è il nostro nuovo format di incontri online di 30 minuti (e quando sarà possibile anche in presenza) per dare voce alle storie e alle opinioni delle persone dell’Area metropolitana torineseLe conversazioni a tre con un ospite di volta in volta diverso ci consentono di raccontare i mestieri, le figure rappresentative dell’attualità, i bisogni, le nuove risorse e anche di approfondire temi che riguardano l’area vasta attraverso lo sguardo di eminenti osservatori.

Laura Pompeo

Assessore alla Cultura

Laura Pompeo e Miresi Fissore dialogano con Maurizio Cagliero, panificatore da quattro generazioni in borgata Nasi a Moncalieri.

 

Venerdì 17 dicembre 2021

IL VENERDì DELLO SCRITTORE

La fattoria delle Meraviglie

Incontro con Davide Dentico

Moncalieri, ore 18

Biblioteca civica Arduino, via Cavour 31

Diretta sulla pagina facebook @bibliomonc della Biblioteca civica Arduino

Che cosa accade nella mente di due uomini cui capita l’inattesa fortuna di vincere un’enorme somma di denaro? Fabrizio è un aitante giovane che vive modestamente nella periferia sud di Torino con il padre, operaio cassaintegrato. Lavora come carrellista in un’azienda di logistica e trascorre il suo tempo libero al bar di fiducia e allo stadio, tra risse da strada e vizi. Con le donne ha un rapporto complicato, poiché riversa sull’intera categoria il risentimento derivato da una cocente delusione d’amore. Sergio è un uomo gracile sulla quarantina, dalla personalità inespressa. È sposato con Claudia, donna bigotta e rigida della quale è succube. È impiegato presso un’azienda di Information Technology e, come Fabrizio, vive nella periferia sud di Torino. L’unica luce della sua esistenza è la figlioletta, Alice. Dopo la vincita, le rispettive sorti avranno un’evoluzione imprevedibile. La vita dei protagonisti è raccontata in parallelo, fino a quando il corso degli eventi si modifica e si sviluppa in modo inaspettato. Il finale riserverà al lettore diverse sorprese, in un crescendo di emozioni serrate e colpi di scena, con un esito del tutto imprevedibile.

Ingresso libero fino ad esaurimento posti e diretta facebook.

Uno scrittore di Moncalieri, del quale avevamo già presentato altri lavori in biblioteca: torna da noi con un racconto scorrevole e quotidiano, scritto con sincera partecipazione alle vicende dei protagonisti, con un finale a sorpresa – commenta l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – Da leggere tutto d’un fiato”.

Davide Dentico

Nasce a Torino il 1° ottobre 1966, in una famiglia operaia. Consegue il diploma in arti grafiche e inizia a lavorare per la casa editrice De Agostini di Novara. Prosegue la sua carriera nel campo della stampa come addetto commerciale. Felicemente sposato con Maria Beatrice, grafica editoriale freelance, ha due figlie: Chiara e Francesca. Da sempre un accanito lettore, gli piace spaziare tra i generi. Da ventisette anni abita a Moncalieri, in un borgo ai piedi della collina.

 

Sabato 18 dicembre 2021

In…Canto di Natale


Moncalieri, ore 18

Chiesa di San Francescopiazza Vittorio Emanuele II

La corale polifonica Il Castello di Rivoli sarà sabato 18 dicembre nella chiesa di San Francesco a Moncalieri per il concerto di Natale curato dal centro culturale San Francesco del Carlo Alberto. Il programma di canti, letture e musica natalizi comincia alle ore 18, subito dopo la Santa Messa delle 17. A dirigere ci sarà Massimo Peiretti e al pianoforte e organo Giovanni Damiano.

Dopo aver riso insieme con Miseria e nobiltà, lo scorso sabato alle Limone, il Centro culturale San Francesco del Carlo Alberto e l’amministrazione cittadina invitano tutti al concerto di Natale, un’altra consolidata tradizione di fine anno del San Francesco, insieme all’appuntamento con il migliori classici della commedia nazionale – dichiara soddisfatta l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – Associazione che colgo l’occasione per ringraziare, costituendo un interlocutore significativo a livello culturale sul territorio, per le tante inziative e gli approfondimenti che propone lungo tutto l’anno, sia in presenza che on line”.

Corale polifonica Il Castello

Il Castello di Rivoli, oggi prestigiosa sede del museo di Arte Contemporanea è anche la prima sede che ha accolto nel 1985 la Corale Polifonica. Il repertorio della Corale include brani della tradizione popolare, di musica Sacra, operistici e, da ultimo, colonne sonore di film. Eseguiti sia a cappella che con accompagnamento strumentale e in particolari occasioni con la collaborazione di gruppi orchestrali. Ha al suo attivo un curriculum concertistico rilevante: Basilica dei Frari di Venezia, Montecarlo, Cattedrale del Principato di Monaco, Cannes, Marsiglia, teatro Regio di Torino, Teatro Carignano, Auditorium Rai, Sacra di S.Michele, Abazia di Novalesa e Sant’Antonio di Ranverso. Nel 2011 viene nominata “Gruppo rappresentativo dell’Unità d’Italia” per la Città di Rivoli. Tra le opere principali rappresentate, il “Gloria” e il “Magnificat” di A.Vivaldi, “Messa da Requiem” rispettivamente di W.A.Mozart e G.Verdi, “Oratorio de Noel” di Saint-Saens, “Messa Santa Cecilia” di C. Gounod, “Messa” di Haydn, “Missa brevis” di Jacob De Haan.

Sabato 18 dicembre 2021

Preghiera In Canto


Moncalieri, ore 21

Chiesa Collegiata di Santa Maria della Scala

Con il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura di Moncalieri la corale Giuseppe Verdi presenta, sabato 18 dicembre in Collegiata (ore 21), il concerto natalizio Preghiera In Canto. Le voci soliste saranno Chiara Tamietti, Salvina Tamietti, Luciana Taliano (soprani), Antonio Conti (basso-baritono) e Sofi Morando (voce bianca). Direttore artistico: Gerardo Lofoco. Ingresso libero.

Il concerto è idealmente dedicato alla Madonna, è una sorta di preghiera serale alla Vergine, tanto più significativa perché proprio sabato sarà la Giornata internazionale dei migranti – dichiara soddisfatta l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – Un modo per vivere il Natale tornando a mettere al centro dei nostri pensieri gli ultimi, le loro vicende, le loro sconfitte”.

Corale polifonica Giuseppe Verdi

La Corale Polifonica “G. Verdi” di Moncalieri, è nata nel 1991 alla guida del Prof. Giuseppe Moroni e il 28 Ottobre 1994 si è costituita in Associazione con la denominazione attuale. Nel 1996 è succeduto al Prof. Moroni, il M° Gerardo Lofoco. La Corale ha affinato il programma attraverso lo studio accurato delle partiture e della vocalità, sì da interpretare ora una lettura musicale più impegnativa ed articolata. La Corale ha all’attivo molti Concerti effettuati in Piemonte, in città Italiane ed Europee. Da molti anni collabora con l’Assessorato alla Cultura di Moncalieri effettuando Concerti nel decentramento della Città stessa e dintorni.

 

Martedì 21 dicembre 2021

ASPETTANDO IL NATALE CON UNITRE

Casa dolce caos


Moncalieri, ore 16

Fonderie Teatrali Limone, via Pastrengo 88

I Senza Tempo e i Ciaparat interpretano martedì pomeriggio, 21 dicembre, alle Fonderie Limone di Moncalieri un testo teatrale di prosa e musica, Casa dolce caos. Un modo per scambiarsi gli auguri natalizi passando un pomeriggio insieme, a partire dalle ore 16 (ingresso libero). Per la regia di Marzia Zanardi saliranno sul palco Beppe Artuffo, Maria Teresa Mollo, Roberto Valentino, Lina Bianchini, Graziella Pinosa, Franca Calculli, Giancarlo Taribelli. Ingresso libero.

“Sono diverse le associazioni nostre partner che hanno voluto dare un contributo culturale, creare un’occasione di incontro e scambio per la solennità del Natale – dichiara soddisfatta l’assessore alla Cultura Laura Pompeo – Unitre e i suoi associati fanno parte di questo gruppo che alimenta questa bella tradizione, e per questo come Assessore alla Cultura li ringrazio a nome di tutti i moncalieresi, oltre che per il fondamentale progetto di formazione continua che Unitre conduce egregiamente”.

Ma chi è padre Bianchi per cambiare l’Ave Maria?

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni 

 

Il prof. Quaglieni

Debbo premettere di non aver mai avuto una particolare simpatia per Enzo Bianchi, fondatore della Comunità interreligiosa di Bose, personaggio celebratissimo anche dall’attuale Pontefice che però in tempi recenti lo ha allontanato in modo brusco da Bose.  L’ho ascoltato qualche volta e ho avuto modo anche di parlargli.  Non mi ha mai convinto, se non per il suo tentativo di tenere aperto un dialogo con protestanti e ortodossi apprezzato anche dal cardinale Ravasi che è la testa più colta e pensante della Chiesa d’oggi.  Mi è sembrato sempre un grande affabulatore, anche se appare evidente una sua incultura di fondo rappresentata da un diploma in ragioneria e una frequenza non terminata con una regolare laurea della Facoltà di Economia e commercio. Bianchi ha vissuto intensamente la stagione del Concilio Vaticano II, rimanendo nella Chiesa senza gli estremismi allora frequenti delle comunità contestative di Firenze, di Torino, di Roma e di altre città che ebbero dal cardinale Pellegrino un qualche appoggio clandestino come quello concesso all’ex abate di San Paolo dom Franzoni.  Il nettissimo orientamento a sinistra di Bianchi ne ha fatto il fiore all’occhiello dei cattolici progressisti. Articoli di giornale,  conferenze, libri hanno reso noto Bianchi anche in televisione. In una recente intervista,  dopo le polemiche con il Papa per il suo allontanamento da Bose, ha detto testualmente : “Io a Bose avevo provato a cambiare le preghiere. Avevo trasformato il linguaggio di molte di esse per renderlo più attuale. Più vicino ai giovani, più moderno. E non è che questa scelta mi abbia portato così tanta fortuna …”. Ed ancora : “Ai giovani la liturgia che oggi viene offerta in chiesa e ‘ molto lontana, troppo perché essi ne siano ancora attratti. Io faccio fatica ad accettare liturgia ed Eucarestia così come vengono celebrate oggi. Le preghiere si ripetono in un linguaggio che non dice più nulla. I social e non soltanto hanno cambiato il modo di comunicare e l’Eucarestia e le preghiere devono parlare anche ai giovani che sono sempre meno nelle nostre chiese “.  Io non ho una sufficiente conoscenza del mondo protestante, ma mi sembra che Bianchi parli ormai come tale. Certamente non ha una cultura neppure teologica,  ma parlare così delle preghiere e soprattutto dell’Eucarestia appare imbarazzante.  Può sembrare strano che un laico credente come chi scrive, debba ricordare a “padre “ Bianchi che il “Padre nostro” è la preghiera insegnata da Gesù.  E “l’Ave Maria “sublimata dalla poesia dantesca, e’ una preghiera che nessun Bianchi può permettersi di toccare o ritoccare. E’ la preghiera che don Bosco consigliava di recitare ogni sera prima di addormentarsi ai suoi giovani.  E tanto basta. Stiamo davvero perdendo il senso della misura e delle proporzioni. Nessuno sente la necessità di una riforma da parte di Enzo Bianchi.  Se lo confrontiamo ai grandi eretici come Lutero, abbiamo la vera dimensione parolaia del fondatore di Bose. Non esiste un Cristianesimo per i giovani e uno per gli anziani.  I secoli della storia della Chiesa appartengono ad una tradizione che forse Bianchi non è neanche in grado di capire. Siamo nella novena di Natale e il canto del “Regem venturum dominum”appartiene ad una suggestione ineffabile che anche l’ateo Massimo Mila ammirava.

Sguardi Plurali in mostra

MOSTRA
Project Room di CAMERA
16 dicembre 2021 – 9 gennaio 2022
 
VISITA ALLA MOSTRA + INCONTRO
Giovedì 16 dicembre, 17.00 e 18.30, CAMERA
 
Giovedì 16 dicembre apre al pubblico nella Project Room di CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia la nuova mostra Sguardi Plurali, nata dalla collaborazione fra CAMERA, FIERI – Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione Società Umanitaria con lo scopo di raccontare la complessità e la ricchezza culturale che caratterizzano il nostro presente. 
In mostra, 45 scatti risultato della positiva partecipazione al concorso fotografico “Sguardi Plurali” rivolto a giovani fotografi sui temi della migrazione e delle seconde generazioni.
L’esposizione nasce infatti proprio da un bando al quale hanno risposto 19 autori. Le storie di ciascuno di essi sono differenti: alcuni sono richiedenti asilo e rifugiati, altri sono cittadini italiani o in attesa di diventarlo. Anche la fotografia assolve, così, nelle loro vite a differenti scopi e progetti: mezzo di denuncia sociale, strumento attraverso cui portare avanti una ricerca intima sulla propria identità, oppure forma di espressione scelta all’interno di un percorso artistico più o meno avviato
 
In mostra si trovano i progetti presentati da Oleksandra Horobets (Ucraina, 1997), Karim El Maktafi (Desenzano del Garda, 1992) e Danielle Souza da Silva (Fortaleza, Brasile, 1997), vincitori in ordine del primo, secondo e terzo premio, oltre a uno scatto per ciascuno di tutti i partecipanti al bando, in un caleidoscopio di storie e suggestioni in grado di restituire le molteplici sfaccettature di questa società.
Ciò che emerge in maniera significativa da questi lavori è la necessità di testimoniare un vissuto personale, che assume però una connotazione collettiva grazie al potere narrativo dell’immagine fotografica. Con Kolobok Oleksandra Horobets racconta il doloroso rapporto a distanza con la madre attraverso il filtro di una fiaba popolare ucraina. Nelle immagini da lei utilizzate, materiale d’archivio e fotografia costruita si mescolano in un alternarsi di piani e tempi differenti che compongono una commovente ricerca delle proprie radici. 
Il fotografo italo-marocchino Karim El Maktafi si interroga sulla situazione di ragazzi e ragazze nati e cresciuti in Italia, senza però essere riconosciuti appieno come cittadini. Costruito con un approccio tipicamente documentario, They call us second generation trasmette il senso di sospensione di chi, come lui, è costretto in bilico fra il senso di appartenenza ad un luogo e lo sguardo di chi ancora lo considera straniero.
Anche per Danielle Souza da Silva il proprio vissuto personale diventa lo stimolo per la costruzione di un Diario di bordo, dove parole e fotografie formano un puzzle di città, persone, ricordi e suggestioni. Un insieme di frammenti intimi e delicati, nel quale i luoghi diventano porti in cui approdare in una continua esplorazione del mondo.
 
I vincitori del bando esposti in mostra a CAMERA sono stati selezionati da una giuria composta da: Pietro Cingolani (antropologo, Università di Bologna e FIERI), Monica Poggi (curatrice di CAMERA, Torino), Annalisa Frisina (sociologa visuale, Università di Padova), Mariagiulia Grassilli (antropologa, Università di Bologna e direttrice del Festival Human Rights Nights), Délio Jasse (fotografo e videoartista), Suranga Deshapriya Katugampala (fotografo e videoartista).
La mostra, già presentata a Carbonia lo scorso ottobre, nell’ambito della manifestazione How to film the worldpromossa dal Carbonia Film Festival, sarà successivamente esposta a Bologna e Milano nei primi mesi del 2022. 
 
 
VISITA ALLA MOSTRA + INCONTRO
In occasione dell’inaugurazione della mostra, giovedì 16 dicembre, alle ore 17.00, i fotografi Oleksandra Horobets e Karim El Maktafi accompagneranno il pubblico interessato alla scoperta dei propri lavori nella Project Room di CAMERA.
A seguire, alle ore 18.30, si terrà un incontro gratuito dal titolo “Storie Plurali” nel Gymnasium che vedrà unite diverse figure professionali in un’esplorazione delle tematiche legate al rapporto che la fotografia intrattiene con le molteplicità culturali e sociali dell’Italia di oggi. 
Interverranno il sociologo Andrea Pogliano con una riflessione sulla rappresentazione e autorappresentazione delle migrazioni, il critico d’arte Andrea Tinterri sulle contaminazioni della fotografia contemporanea e l’artista Déljo Jasse che racconterà il proprio percorso artistico fra Angola, Portogallo e Italia. A presentare il progetto Sguardi Plurali saranno presenti Francesco Giai Via del Carbonia Film Festival e Pietro Cingolani di FIERI. Modera l’incontro Monica Poggi, responsabile mostre di CAMERA.

Quei piccoli grandi doni di Santa Lucia

“La trappola dei ricordi”

Butto un occhio al calendario. Mi capita, a volte, mentre faccio colazione di mattina in cucinino. Più che la data che spesso dimentico (uno dei tanti regali dell’età), ciò che m’interessa è sapere qual è la Santa  o il Santo del giorno, per non bucare qualche “buon onomastico” alle amiche o agli amici o ai parenti più cari. Oggi è martedì 14 dicembre: San Venanzio. San Venanzio Fortunato. No, non conosco nessuno che porti il nome del Santo trevigiano eletto – leggo – nel 599 d. C. Vescovo di Poitiers, lì scomparso nel 607. Pericolo scampato. Non fosse che l’occhio mi fa un balzo sopra il 14. Ieri era lunedì 13 dicembre: Santa Lucia. No, anche di Lucie non mi ricorda presenze significative la mia segreta mnemonica “agenda amicale”. Eppure. Eppure. Cribbiolina! Ecco acchiapparmi, ancora una volta e senza pietà, la tenera ma anche un po’ fastidiosa “trappola dei ricordi”. Mi immobilizzo. Come potevo scordarmene? Santa Lucia, proprio Lei, la mia amata e tanto attesa dispensatrice di giochi pre-natalizi in tempi di una dolce infanzia dall’eco lontana. Un ricordo lo merita, eccome! Capitava una camionata d’anni fa. Si era a Pontenure, gran bel paesotto a un tiro di schioppo da Piacenza, dove ho abitato con mamma Giulia fino all’età di sette anni, in attesa di raggiungere papà Renzo, emigrato (come tanti, in quegli anni) a Torino, assunto come operaio alle Carrozzerie di Mirafiori, alla Fiàt. Sì, proprio con quell’à “accentata” che era dizione frequente per i molti emigrati dal Sud, che per la stessa ragione del babbo si erano trasferiti, valigie valigione e famiglie scaglionate al seguito, sotto la Mole.

Ebbene, proprio oggi 14 dicembre, se potessi per magia invertire (ma di tanto) la ruota del tempo, mi ritroverei bambino, felicissimo, nella cucina della piccola casa di Pontenure, in fondo al lungo cortile dove abitavano anche zia Ida, zio Natale e i cugini, l’Emma e l’Enrico, a giocare con i tanto attesi doni (doni? Andiamoci piano: un dono, un gioco, povero ma per me magnifico, una fetta di panettone, un mandarino o un’arancia) portati nella notte, fra il 12 e il 13 dicembre, dalla buona Santa Lucia. Il Piacentino è, infatti, una delle non poche province italiane in cui ancora oggi – credo – si pratica il culto di Santa Lucia, risalente pare al XIV secolo, quando i nobili veneziani, nel giorno dedicato alla Santa (siracusana e martire cristiana sotto la persecuzione dell’imperatore Diocleziano) erano soliti fare doni ai bambini. I doni che precedevano quelli un po’ più importanti (ma appena un po’) della notte di Natale. Noi bambini scrivevamo una letterina alla Santa – protettrice della “vista” per il nome che richiama la “lux” o luce latina – elencando con molta parsimonia i regali che avremmo voluto ricevere, mentre le mamme erano solite lasciare del cibo (arance, biscotti, caffè, mezzo bicchiere di vino rosso) per rifocillare e ingraziarsi la Santa, che viaggiava dalla sua Sicilia fino al Trentino a cavallo di un asinello, anche lui ripagato con un po’ di fieno o farina gialla. Alla mattina del 13 dicembre, noi bambini si trovava un piatto con gli avanzi lasciati dalla Santa (furtivamente smangiucchiati dalla mamma), ma arricchito di caramelle, monete di cioccolato e qualche mini-dono, lasciato lì in anticipo rispetto a quelli che ci avrebbe portato il più generoso Babbo Natale.

Ricordo confusamente un trenino (forse neanche elettrico), una macchinina di legno, qualche soldatino in terracotta, cow-boys o “giubbe” blu da mettere in guerra con i “grigi” della secessione americana. Mai i terribili (ingiusto sgarbo della Storia) Indiani Sioux. Pochi, piccoli ma grandi doni. Ci giocavo per giorni interi. Altroché playstation o tablet o altre (per allora) inimmaginabili futuristiche diavolerie! Per tutto il giorno di Santa Lucia – per detto popolare ancora oggi “il giorno più corto che ci sia” – non li mollavo un attimo. Me li portavo perfino sotto le coperte. Forse per paura che Santa Lucia venisse a riprenderseli. Ricordo di aver trascinato, un 13 dicembre di non so quale anno, una macchinina di legno legata ad una corda fino alla piazza del paese. Ciau Giani – mi apostrofò in stretto piacentino la signora dell’edicola mentre distribuiva copie della gloriosa “Libertà” – ist’an l’è sté bréve eh cun te Santa Lusia! E io con un sorriso ridicolmente tronfio: Cun me Santa Lusia l’è seimper bréva. Era quasi sera. Per mano alla mamma feci tutto il giro della piazza trascinandomi dietro orgoglioso la mia macchinina di legno. Fino al giorno di Natale, non l’avrei abbandonata un solo secondo. Faceva un gran freddo. E tirava un forte vento. Gelido come l’amara-dolce “trappola dei ricordi”. E come il caffè che questa mattina ho qui davanti, abbandonato a mezz’aria. Ormai imbevibile.

Gianni Milani 

Un vecchio copione (a tratti imbarazzante) affidato al vecchio Clint

Sugli schermi “Cry Macho”, forse il canto del cigno di Clint Eastwood

PIANETA CINEMA

a cura di Elio Rabbione

Il vecchio Mike, che per una vita ha allevato cavalli ed è stato un campione di rodeo, ha attraversato un periodo buio per la morte della moglie e del figlio in un incidente, è caduto nel labirinto dell’alcolismo e alimenta un caratteraccio di solitario e di uomo che ricaccia il mondo intero. Questa la centralità di “Cry Macho”, vecchio copione che gira sui tavoli di Hollywood sin dall’inizio degli anni Settanta, quando Richard Nash propose una sua sceneggiatura sempre rifiutata. Ma il soggetto era allettante, l’immagine di burbero, il vecchio West, le praterie e il road movie, ci provò anche il mitico Burt Lancaster ad appassionarsi alla storia e Roy Scheider iniziò persino a girare un film che venne interrotto dopo poche settimane. Col procedere del nuovo millennio il 91enne Clint Eastwood ha deciso di riprendere in mano lo script, lo ha prodotto interpretato e diretto, affidandosi per una bella revisione a Nick Schenk con cui già aveva collaborato per “Gran Torino” nel 2008 e per “Il corriere” dieci anni dopo.

Il road movie è rimasto e con lui le buone intenzioni. Quando il capo incarica Mike di riportare in Texas dal Messico il figlio Rafael che una madre snaturata tiene pressoché prigioniero in una grande casa, ben guardato da un gruppetto di scagnozzi dalla pistola facile, ecco che il vecchietto parte, costruendo giorno dopo giorno un rapporto con il ragazzino sempre più paterno. L’incedere dell’uomo non è certo più quello di un tempo, i movimenti sono un tantino arrugginiti, gli agguati dei malandrini che li inseguono sono debellati più dal caso che dal freddo ragionamento e se si aggiunge una nota romantica con una vedovella in area dei cinquanta c’è da chiedersi se sia vero e proprio innamoramento o piuttosto anelito intenerito ad uno status di badante. Mentre, inutile dirlo, il “macho” di un tempo è del tutto svanito, con la consapevolezza che il luogo comune della “virilità” è ormai un ricordo: tanto che, con un pizzico d’ironia che non guasta, il macho del titolo non è il protagonista ma un arzillo galletto da combattimento che il ragazzino si porta appresso da quando se ne è uscito da casa sua. Il culmine del traballante e imbarazzante copione nelle scene che guardano al finale, con sguardi e danze leggere che mirano agli anni gloriosi dei “Ponti di Madison County”: ma lì si era nel 1995 e spirava un’aria anagraficamente più esatta.

Il vecchio Clint ce la mette tutta a rendersi credibile ma è un po’ dura credergli e reggergli il gioco, per ogni spettatore. Certi momenti sono frettolosi, altri girati come piccoli quadretti in ossequio alla nuova famiglia che potrebbe formarsi, si tenta d’approfondire i rapporti ma tutto rimane sul bordo e l’avventura non ha nulla di nuovo e denuncia appieno quel che di visto e rivisto porta con sé. La regia s’è resa fiacca, ti verrebbe da dire svogliata: e ti ritrovi a ripensare con rammarico, davanti a quello che potrebbe essere il canto del cigno, non certo all’antico Callaghan ma a tutti quei toni crepuscolari, saggi e meditativi, costruiti con una narrazione limpida e lineare che ci hanno fatto amare una delle figure di maggior spicco del cinema d’oltreoceano.