CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 383

Un poeta tra le atrocità

RIFLESSIONI NEL GIORNO DELLA MEMORIA


Stamattina a Torino la temperatura era di -3° celsius. Oggi, la maggior parte di noi è sceso di casa, bardato di cappelli, sciarpe, guanti e cappotti caldi ed ha iniziato la giornata sbrinando i vetri dell’auto e probabilmente imprecando contro il freddo ed il gelo.

77 anni fa, milioni di persone, si sono svegliate da un sonno, che probabilmente non c’è mai stato, e con miseri indumenti addosso, scalzi e digiuni si apprestavano a sopravvivere ad un’altra giornata di lavoro, violenza ed umiliazione. Ignari che quel giorno avrebbe rappresentato per loro l’inizio di una nuova vita.

Il 27 gennaio 1945 la 60esima armata dell’esercito Sovietico entrò ad Auschwitz e quello che scoprirono fu agghiacciante. Milioni di corpi, vivi e morti, mischiati insieme, senza distinzione, tenuti prigionieri e schiavizzati solo perché appartenenti ad un’etnia differente, per credo politico, religioso, orientamento sessuale, malformazioni fisiche.

Gli orrori del nazismo sono inenarrabili e sicuramente ad oggi ognuno di noi fa fatica a concepire cosa significa morire di freddo, di stenti, perennemente malati, indeboliti da febbre, dissenterie, malattie respiratorie e nonostante ciò trovare la forza di lavorare, di sollevare carichi pesanti, di sopportare le continue vessazioni fisiche e mentali. Eppure questa forza, quasi in maniera inspiegabile ha accompagnato i più fortunati fuori da quell’incubo.

Tra questi, c’era mio nonno, Giuseppe Polesello, nato a Motta di Livenza, in provincia di Treviso, il 19 marzo 1917. Lui fu tenuto prigioniero a Linz, in Austria nel 1942 – 1943. La sua forza fu l’ingegno e senza dubbio il carattere mansueto che lo contraddistingueva. Si salvò perché riuscì a costruire con pezzi di fortuna, una macchina per fare la pasta per i generali nazisti, questi lo ritennero prezioso e così gli riservarono qualche buccia di patata e crosta di pane. In seguito lo fecero autista, trovandogli una funzione all’interno del campo, questo bastò a farlo rimanere vivo e a fornirgli in seguito la possibilità di scappare e ricongiungersi all’esercito italiano.

Anche se in maniera confusa, mio nonno, ogni Natale raccontava a me e alla nostra famiglia, spezzati di quel terribile periodo, l’importanza della memoria si manifesta oggi, perché mi offre la possibilità di rinnovare il suo ricordo e quello di tanti altri che non hanno avuto la fortuna di utilizzare le loro inclinazioni per vivere ancora. Come se servisse una funzione per continuare ad esistere; eppure ci hanno insegnato che ogni essere vivente è degno di vivere solo per il fatto di respirare.

In questa giornata desidero riportare le parole di Etty Hillesum, una ragazza ebrea, di 28 anni che scrisse un diario, indirizzando i suoi pensieri a Dio e che il 7 settembre del 1943 salì sul treno per Auschwitz senza più uscirne. “In un campo, bisogna pure che un poeta ci sia, che da poeta viva questa vita, proprio questa, e in futuro la possa cantare.”

Mio nonno, fu per me un poeta di quelle atrocità, si inventò una via di fuga per continuare a vivere, tornare da mia nonna e formare la mia famiglia, fino ad arrivare a me, che oggi vi chiedo: voi che cosa vi sareste inventati per aver salva la vita?

Eleonora Persico

Un giorno per ricordare

27 GENNAIO

la storia da raccontare
non l’abbiamo noi vissuta
non c’è memoria perduta
narrate e mostrate al mondo
non esitate un secondo
ma diteci raccontate
alle masse fortunate
che l’uomo non ha mai smesso
di martoriare se stesso
e che senza alcun ricordo
oh triste cupo ricordo
l’inferno potrà tornare
noi dobbiamo ricordare!

Massimiliano Giannocco

“Il Tempo sospeso”: la scrittura si sposa alla pittura

Il libro di Mara Martellotta con le opere pittoriche di Andrea Granchi verrà presentato al Centro Pannunzio lunedì 31

 

Al Centro Pannunzio, in via Maria Vittoria 35/h, a Torino, verrà presentato lunedì 31 gennaio prossimo, alle 17.30, il libro dal titolo “Il tempo sospeso”, scritto dalla giornalista torinese Mara Martellotta insieme all’artista fiorentino Andrea Granchi.

L’arte pittorica e la scrittura, un binomio che potrebbe sembrare apparentemente lontano, mostrano, invece, un sottile fil rouge nel potere salvifico che entrambe possiedono di fronte ad eventi epocali come è stata ed è la pandemia da Covid 19. Alla luce di ciò, il volume intitolato “Il Tempo Sospeso”, edito da Gian Giacomo Della Porta Editore, accosta le riflessioni elaborate in questi due ultimi anni dalla giornalista Mara Martellotta alle opere pittoriche dell’artista fiorentino Andrea Granchi, nato a Firenze nel ’47, già docente all’Accademia di Belle Arti di Firenze, vincitore del premio Stibbert per la pittura nel ‘71 e proveniente da una famiglia di antica tradizione artistica e nel campo del restauro.

La contemporaneità dei temi trattati, quali il cambiamento della società e dei rapporti interpersonali, la comparsa di nuove angosce e dubbi, hanno trovato un perfetto parallelismo sia nella scrittura dell’autrice, sia nella pittura di Andrea Granchi, indicando e tracciando una possibile via di ancoraggio e salvezza, in questo “tempo sospeso”, nell’arte.

“Agli scritti di Mara Martellotta – spiega il professor Pier Franco Quaglieni, che ha scritto la prefazione del libro e che parteciperà  alla presentazione – ci rivelano che nel grande naufragio c’è gente che ha salvato la sua anima attraverso la cultura, l’arte e la fiducia in una vita animata da valori che sembrano appannati. Questi scritti sono destinati a testimoniare il coraggio e l’intelligenza di chi ha saputo passare attraverso il fuoco senza bruciarsi, come diceva il mio amico Mario Soldati”.

Il prof. Quaglieni

La presentazione del libro sarà corredata dalla visione di slide delle opere pittoriche di Andrea Granchi e dalla voce recitante dell’attrice Ottavia Della Porta. Sarà  presente come relatore anche il giornalista torinese Andrea Donna.

Buonerba presenta “Cronaca di un amore non corrisposto”

Per il ciclo di incontri “Il venerdì dello scrittore”, si terrà  presso la Biblioteca Civica Arduino di Moncalieri, venerdì 28 gennaio prossimo alle 18, la presentazione del romanzo intitolato “Cronaca di un amore non corrisposto”, di cui è autore lo scrittore e giornalista Carlo Buonerba.

A moderare l’incontro il giornalista Carlo Saccomando; vi parteciperanno il sindaco di Moncalieri Poalo Montagna, l’assessore alla Cultura del Comune di Moncalieri Laura Pompeo, e la giornalista Clara Vercelli, ideatrice e conduttrice del programma “Area goal”. Hanno partecipato all’organizzazione dell’evento il Comitato Insieme a voi, che sarà rappresentato dalla presidente avv. Antonella Savino e dal vice Toni Avignone.

“Cronaca di un amore non corrisposto” rappresenta una narrazione autobiografica condotta dal protagonista Federico Spes, ingegnere nel campo delle telecomunicazioni e insegnante in un liceo in provincia di Milano. L’opera non vuole essere un romanzo di formazione, ma semplicemente l’autentica cronaca di un amore, appartenendo a un genere letterario di cui abbiamo esempi nella produzione di noti scrittori, quali Gabriel Garcia Marquez (“Cronaca di una morte annunciata”). La cronaca qui si esprime sotto forma diaristica e si arricchisce di toni nuovi, non soltanto perché  a scriverla è un bravo e collaudato giornalista, ma anche perché riguarda un tema, quello amoroso, di fronte al quale il lettore non può  certo rimanere indifferente. La forma diaristica del libro riesce ad abbracciare anche una dimensione intimistica, delineando un sentimento amoroso che, per quanto impossibile, non condurrà  il protagonista ad arrendersi, ma  proseguire nella sua missione.

Mara Martellotta 

Ingresso gratuito fino a esaurimento dei posti, previa presentazione del Green Pass rinforzato e mascherina, telefonando al numero 0116401600

“I dimenticati dalla Storia”: migliaia di testimoni di Geova vittime della persecuzione nazista

Il 27 gennaio in tutto il mondo si celebrerà il Giorno della memoria, una data simbolica per ricordare le vittime del nazismo.

Il brutale terrore nazista prese di mira milioni di persone a motivo della loro razza, nazionalità o ideologia politica. Ma pochi sanno che tra le vittime dei nazisti ci furono migliaia di testimoni di Geova, che furono perseguitati per la loro fede cristiana.

I Testimoni di Geova, allora conosciuti come Studenti Biblici, furono “gli unici sotto il Terzo Reich a essere perseguitati unicamente sulla base delle loro convinzioni religiose”, dice il professor Robert Gerwarth.  Il regime nazista bollò i Testimoni come “nemici dello Stato”, afferma la storica Christine King, “per il loro aperto rifiuto di accettare anche gli aspetti più marginali del [nazismo] contrari alla loro fede e al loro credo”.

Per motivi religiosi i Testimoni, che erano politicamente neutrali, si rifiutavano di fare il saluto “Heil Hitler”, di prendere parte ad azioni razziste e violente o di arruolarsi nell’esercito tedesco. Inoltre, “nelle loro pubblicazioni identificavano pubblicamente i mali del regime, incluso ciò che stava accadendo agli ebrei”, ha dichiarato King.

I Testimoni furono tra i primi ad essere mandati nei campi di concentramento, dove portavano un simbolo sull’uniforme: il triangolo viola. Dei circa 35.000 Testimoni presenti nell’Europa occupata dai nazisti, più di un terzo subì una persecuzione diretta. La maggior parte fu arrestata e imprigionata. Centinaia dei loro figli furono affidati a famiglie naziste o mandati nei riformatori. Circa 4.200 Testimoni finirono nei campi di concentramento nazisti. Uno dei massimi esperti dell’Olocausto, lo storico Detlef Garbe, ha scritto: “L’intenzione dichiarata delle autorità [naziste] era di eliminare completamente gli Studenti Biblici dalla storia tedesca”. Si stima che morirono 1.600 Testimoni, di cui 370 per esecuzione.

I nazisti cercarono di infrangere le convinzioni religiose dei Testimoni offrendo loro la libertà in cambio di una promessa di obbedienza. A nessun altro fu data questa possibilità. La dichiarazione di abiura (emessa a partire dal 1938) richiedeva al firmatario di rinunciare alla propria fede, denunciare altri Testimoni alla polizia, sottomettersi completamente al governo nazista e difendere la “Patria” con le armi in mano. I funzionari delle prigioni e dei campi spesso usavano la tortura e le privazioni per indurre i Testimoni a firmare. Secondo Garbe, “un numero estremamente basso” di Testimoni abiurò la propria fede.

Nel campo di Buchenwald fu internata con il falso nome di Frau von Weber anche Mafalda di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele III, arrestata a Roma il 23 settembre 1943. Come scrive Cristina Siccardi, nel suo libro Mafalda di Savoia. Dalla reggia al lager di Buchenwald, le SS assegnarono alla principessa un’aiutante, Maria Ruhnau, una testimone di Geova imprigionata a motivo della sua fede. Sapendo che la donna era guidata da elevati princìpi morali e che per questo diceva sempre la verità, le SS speravano di raccogliere informazioni confidenziali sulla famiglia reale. Maria Ruhnau si dimostrò per Mafalda più che una badante. Fu la sarta che le adattò i vestiti recuperati nel campo e che le cedette le sue scarpe. La principessa le si affezionò così tanto che prima di morire, il 28 agosto 1944, lasciò in dono all’amica Testimone l’orologio che aveva al polso.

Il fallimento della coercizione nazista nel caso dei Testimoni di Geova è in contrasto con la conformità agli obiettivi nazisti da parte di ampi strati della società prima e durante l’Olocausto. La resistenza nonviolenta della gente comune di fronte al razzismo, al nazionalismo estremo e alla violenza merita una profonda riflessione in occasione del Giorno della memoria.

Per ulteriori informazioni sui Testimoni di Geova nel periodo dell’Olocausto visitate jw.org:

 

“Dove danzeremo domani?” In occasione del “Giorno della Memoria”

La regista francese Audrey Gordon presenzierà alla proiezione del suo docufilm a Racconigi, a Saluzzo e a Cuneo

Da mercoledì 26 gennaio

Cuneo

Un film documentario di puntuale narrazione storica. Ma anche, e soprattutto, di toccante narrazione d’anime. La famiglia della regista fu, infatti, direttamente coinvolta nelle vicende raccontate – con il supporto di lettere, memorie e straordinarie fotografie private– nel suo recente “Dove danzeremo domani?”, un’opera che, attraverso la storia d’amore di un’ebrea russa (Rima Dridso Levin) e di un ufficiale cattolico italiano (Federico Strobino) entrambi sopravvissuti agli orrori della guerra, narra dei rapporti fra italiani ed ebrei durante l’occupazione italiana del sud est della Francia e subito dopo l’armistizio dell’8 settembre del 1943. Audrey Gordon, regista e sceneggiatrice francese (suoi anche “Siblings” del 2018 e “Première Campagne” del 2019) ha trasposto dunque nel suo docufilm, una coproduzione italo-francese datata 2021, tutta una serie di emozioni e motivazioni che fanno dell’opera una pagina di suggestiva poesia intrecciata a complesse vicende storiche non sminuite negli intrecci drammatici dei fatti e nel  casuale triste computo dei “sommersi” e dei “salvati”. Sarà dunque molto interessante compiere insieme a lei  una rifessione sui principali temi del film, dal momento che la stessa regista, nell’ambito delle celebrazioni del “Giorno della Memoria 2022” ha accettato l’invito giuntole dalle Città di Racconigi, Saluzzo e Cuneo di presenziare alle proiezioni in programma nei tre Comuni del Cuneese, a partire da mercoledì 26 gennaiofino a martedì 1 febbraio. I tre Comuni accoglieranno la proiezione del film offrendo un doppio appuntamento: quello mattutino, dedicato alle studentesse e agli studenti delle scuole del territorio, e quello serale, aperto al pubblico. L’ingresso è gratuito fino a esaurimento posti. La prenotazione non è obbligatoria, ma consigliata.

A Racconigi, alla “Soms” (via Costa 23), la pellicola sarà proiettata alle ore 9 e alle ore 11di mercoledì 26 gennaio, per le scuole. Il pubblico potrà assistere alla proiezione della pellicola e all’incontro con la regista domenica 30 gennaio alle ore 17. Gli appuntamenti alla “Soms” sono realizzati in collaborazione con l’ “Anpi” di Racconigi. Info e prenotazioni “Progetto Cantoregi”: tel. 349.2459042, info@progettocantoregi.it.

A Saluzzo il docufilm è in programma lunedì 31 gennaio al “Cinema Teatro Magda Olivero” (via Palazzo di Città, 15): alle ore 9 e alle ore 11 si terranno le proiezioni per le scuole, mentre per il pubblico la serata avrà inizio alle ore 21. Prima della proiezione verranno consegnate alcune copie del libro “Ebrei a Saluzzo 1938 – 1945” di Adriana Muncinelli (“Fusta Editore” gennaio 2022) ai Dirigenti degli Istituti Scolastici saluzzesi da parte del Sindaco, dei Presidenti delle Associazioni “Ratatoj APS”, “Rotary Club Saluzzo”, “Lions Club Saluzzo Savigliano” e della “Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo”. Seguirà la presentazione del docufilm con la partecipazione della regista. Info: www.cinemateatromagdaolivero.it.

A Cuneo, il docufilm sarà proiettato al “Cinema Monviso” (via XX Settembre, 14) martedì 1 febbraio alle ore 21 alla presenza di Audrey Gordon. Info: www.istitutoresistenzacuneo.it.

“Dove danzeremo domani?” è una  coproduzione “Zenit Arti Audiovisive” e “Nilaya Productions”, con la partecipazione di “Rai Documentari” e “France Télévisions” e con il sostegno del “Piemonte Doc Film Fund”, “Film Commission Torino Piemonte”, in concorso alla diciassettesima edizione del “Biografilm Festival 2021”.

g.m.

Nelle foto:

–         Una scena del docufilm

–         Audrey Gordon

 

Supermercati che passione reading: Il cielo ti cerca

/

We Reading – Cap10100
Mercoledì 26 Gennaio 2022

di Richard Bach
Ingresso gratuito

Continua la rassegna We Reading al Cap10100 con Alex e Miriam di
Supermercati che passione al Cap10100
Continua la stagione di We Reading a Torino, con Supermercati che passione, canale
Youtube e pagina Instagram da oltre 30mila followers.

Alex e Miriam duo social e nella vita, portano con leggerezza e allegria le loro recensioni ai
prodotti, facendo della spesa un vero e proprio mezzo di intrattenimento.

Verrà portata una lettura di Richard Bach tratta da “Il cielo ti cerca”, per poter aprire un
dibattito sull’intrappolamento dei corpi in un mondo che cerca la libertà.
L’evento si terrà al Cap10100, in Corso Moncalieri a Torino, così come per tutti gli incontri
WeReading, ogni due mercoledì del mese.

Per l’occasione il locale sarà aperto dalle 19:00 con l’aperitivo nel foyer del Cap10100.
Al termine aftershow live acustico di Selli, progetto musicale di Selene Greco.

Porte ore 19:00
Aperitivo in foyer dalle 19:30 alle 21:00
Inizio reading e live dalle ore 21:00
Ingresso gratuito, prenotazione su Eventbrite
BIO
Alex e Miriam, rispettivamente direttore di un quotidiano satirico e artista video, si incontrano
nel settembre 2020. Dopo una breve frequentazione si ritrovano a condividere la vita,
facendo della spesa una vera e propria passione di coppia, sempre divertendosi.

Nel dicembre dello stesso anno, durante le restrizioni dovute al Covid-19, hanno l’idea di
recensire i prodotti alimentari.
Decidono quindi di aprire una pagina Instagram, condividendo così con gli altri in un vero e
proprio progetto, il loro hobby.
Si fanno subito notare ed apprezzare per la loro spontaneità e per una cosa semplice, ma
importante come fare la spesa.

CITAZIONE
“Siamo intrappolati nei corpi, intrappolati nella gravità, intrappolati negli atomi, intrappolati
nelle culture, intrappolati in mondi della mente finché non continuiamo a stare al gioco. Le
suggestioni non sono vere finché non diamo loro il nostro consenso, finchè non le
accettiamo. Le suggestioni che ci vincolano non sono altro che offerte, proposte, finché non
le accogliamo trasformandole nelle nostre catene, fatte su misura per noi.”
Da “Il cielo ti cerca” di Richard Bach.

Iniziative culturali della  biblioteca civica “A.Arduino”

Dal 26 gennaio al 1 febbraio

 

“L’appuntamento del 27 gennaio, divenuto nel tempo un punto fermo tra le proposte  culturali dell’assessorato alla cultura, quest’anno si articola con iniziative che si svolgeranno il 26 e il 27 gennaio presso la biblioteca civica Arduino” afferma l’assessore Laura Pompeo

 

26 gennaio ore 17,30

 

Reading dal titolo “Il cileo spinato” con Roberta Belforte, prodotto dall’associazione Musicampus.

un viaggio attraverso parole e  testimonianze nei luoghi della storia che ancora oggi ci fanno riflettere e chiedere il perché di tanta atrocità.

Le poesie di bambini che abbracciano consapevolezza ma anche un’incredibile sensibilità, ci restituiscono in modo delicato e poetico ciò che di orrendo hanno vissuto in  quel periodo.

Ci sono intrecci di volti e storie, donne e uomini , ragazzi e bambini, tutti accomunati da un triste destino. Il treno su cui saliremo toccherà luoghi diventati celebri per le pagine di storia dell’Olocausto e scopriremo testimonianze di sopravvissuti, di persone che  non ce l’hanno fatta ma che, attraverso la memoria, continuano a vivere seminando il seme della speranza. Pagine di teatro e diari di vita vera, con un peso nel cuore, la paura e il dolore, ma con lo sguardo rivolto al cielo che nonostante tutto è lì, limpido e blu, posto ideale per sognare un mondo migliore.

 

 

27 gennaio dalle ore 17 alle ore 19

 

IL VIOLINO DELLA MEMORIA – “La musica rende liberi”.

a cura di Beatrice Bonino dell’Associazione Culturale Sognarteatro

 

Lettura concerto tratta dal libro di ANNA LAVATELLI “IL VIOLINO DI AUSCHWITZ”, Interlinea Edizioni, 2017

Ideazione e Adattamento a cura di BEATRICE BONINO

Direzione musicale a cura di ANNA PARASCHIV E DIEGO MINGOLLA

 

Interpreti:

con le giovani allieve di Anna Paraschiv

CELESTE VIRGINIO, violino

CHIARA CAPPELLO, violino

DANIELA CAPPELLO, violino

ROBERTA BECCARIA, violino

Con la partecipazione del maestro DIEGO MINGOLLA al pianoforte

BEATRICE BONINO, voce recitante

 

Collegamento online con la scrittrice ANNA LAVATELLI

 

Musica di Fryderyk Chopin, Camille SaintSaëns, Tomaso Antonio Vitali, Vittorio Monti, Ernest Bloch, John Williams.

 

“La lettura concerto “IL VIOLINO DELLA MEMORIA. La musica rende liberi” è ispirata a una storia vera legata alla città di Torino e alla Musica raccontata nei libri “Il violino della Shoah racconta” di Carlo Alberto Carutti e “Il violino di Auschwitz” di Anna Lavatelli, che toccano con struggente delicatezza le corde del cuore del lettore, ricordando la storia di Eva Maria Levy e del suo violino. Un violino speciale che custodisce all’interno della sua cassa armonica il messaggio segreto “DER MUSIK MACHT FREI”, “La musica rende liberi”, inviato a Eva Maria dal fratello Enzo durante la prigionia nei campi di sterminio.

 

Ore 18,30. Presentazione del libro “Più che la notte” di Graziella Bonansea.

 

Graziella Bonansea, in dialogo con Miresi Fissore, ci farà ripercorrere la storia di Padre Massimiliano Kolbe attraverso gli occhi di un giovane dei nostri giorni.

L’autrice racconta: “Ho vissuto in Polonia circa 10 anni e quindi conosco bene i luoghi di Auschwitz e la cella della morte, chiamato il bunker, dove Massimiliano Kolbe ha vissuto gli ultimi giorni della sua vita. Ho incontrato persone che lì hanno vissuto e sono sopravvissute. Un romanzo storico in parte, che lega le generazioni di quei tempi lontani con le nuove generazioni che nulla hanno gustato dell’odore della morte che ad Auschwitz ha dilagato per diversi anni. Attraversando quei luoghi più volte mi sono chiesta: ma la gente di quella cittadina che cosa capiva? Non poteva non sapere. Tanti hanno aiutato, ma tanti hanno fatto finta di niente, si sono chiusi nelle loro sicurezze, spesso per salvare le proprie famiglie”.

L’autrice è andata dentro questa situazione di morte, non ci è passata sopra. Per lei era necessario guardarla dal di dentro con lo sguardo di un ragazzo 19enne di oggi, Guglielmo, che in lui ha lasciato un segno di vita e ha tracciato il suo futuro.

 

 

Alla ore 19 in diretta sulla pagina Facebbok della biblioteca @BiblioMonc per la rubrica Opinioni e Dintorni, l’assessora Laura Pompeo dialogherà con Francesco Léon, artista poliedrico – ricercatore

 

28 gennaio ore 18

 

Per “Il Venerdì dello scrittore”, Carlo Buonerba presenta il suo libro “Cronaca di un amore non corrisposto”. Modera il giornalista Carlo Saccomando (Vice Direttore di Torino Top News)

Intervengono il Sindaco Paolo Montagna, l’Assessora alla Cultura Laura Pompeo

e la giornalista Clara Vercelli (Ideatrice e Conduttrice di Area Goal).

 

Una narrazione vera, autobiografica, intrisa delle speranze e delle sofferenze del protagonista Federico Spes, che narra in prima persona la storia “maledetta” di un amore impossibile, in cui però mette tutto sé stesso. Insegnante precario e ingegnere delle telecomunicazioni, il nostro “antieroe” si innamora perdutamente di una sua collega (Raffaella Bonocore) con la quale da oltre un anno ha avviato una strana sintonia emozionale, una specie di affinità elettiva. Un rapporto quasi ossessivo, di continua ricerca reciproca, che però si interrompe bruscamente. La prospettiva è quella unidirezionale del protagonista che scava nella sua coscienza in un diario intimo, psicologico cronologicamente scandito da quello che accade con lei: incontri, pranzi, lunghe telefonate, messaggi WhatsApp.
Il protagonista Federico Spes pare a tratti dimostrarci che il confine tra il sentimento amicale e quello amoroso tra un uomo e una donna può diventare labile e che nella società contemporanea i rapporti interpersonali non risultano sempre facilitati dalle modernissime tecnologie. La messaggistica, come quella WhatsApp, a differenza delle telefonate e dei colloqui dal vivo, può ingenerare a volte equivoci, sia in campo professionale sia quello privato, e in questa società che il sociologo Bauman aveva definito sempre “più liquida”, anche le espressioni più semplici e gentili possono venire fraintese.
Tuttavia l’eredità che lascia un amore non corrisposto rimane presente non solo nell’arricchimento che un simile sentimento può apportare nel protagonista, ma anche nell’insegnamento che gli fornisce, spronandolo a non abbandonare mai il cammino, anche quando questo risulta irto e difficoltoso, perché non si può raggiungere l’alba senza passare prima lungo i sentieri della notte.

 

 

1 febbraio ore 17,30

 

Continuano le letture de I Martedì dei Ragzzi, dedicate alle bimbe e a i bimbi dai 2 ai 6 anni, con un nuovo appuntamento dal titolo  “In giro per il mondo” a cura di Alessandra di Culturalpe.

Per partecipare occorre prenotare telefonando al numero 011.6401.600

Alle 18,30 sulla pagina Facebook della biblioteca, seguirà il laboratorio dedicato alla lettura.

“Musica per una vita”

La Reggia di Venaria celebra il “Giorno della Memoria” con la grande musica di Franz Schubert

Giovedì 27 gennaio, ore 18

“Summa dell’arte compositiva schubertina, ma anche un  testamento in musica della  cultura europea”: sarà il “quintetto per archi in do maggiore D 956”, composizione musicale da camera scritta dal grande viennese Franz Schubert nel 1828 ( a soli 31 anni e circa due mesi prima della sua morte ) a risuonare giovedì 27 gennaio, a partire dalle ore 18, negli spazi barocchi della Sala di Diana a La Venaria Reale per celebrare il “Giorno della Memoria”. Noto anche come “quintetto per violoncello” (poiché l’organico è inusualmente composto da un quartetto d’archi con un secondo violoncello aggiunto) o più semplicemente come “quintetto per archi” di Schubert, l’opera, nonostante sia oggi riconosciuta come un capolavoro assoluto e come una delle massime espressioni del “sublime” nel Romanticismo, non godette inizialmente di alcuna fama, tanto che la prima esecuzione pubblica e la pubblicazione a stampa avvennero solo nel 1850 e nel 1853, anni dopo la scomparsa del compositore, mai davvero preso seriamente in considerazione quand’era in vita come autore sinfonico o cameristico. Eppure “in poche altre pagine nella storia della musica si condensano serie di stati d’animo, di situazioni narrative e di evoluzioni quasi pittoriche così varie ed intense” come nell’opera schubertiana scelta dalla Reggia di Venaria – in collaborazione con “Associazione Bianca” – a celebrazione della ricorrenza internazionale (fissata il 27 gennaio d’ogni anno dall’Assembla Generale delle Nazioni Unite) per commemorare le vittime dell’Olocausto.

In apertura, quasi scolpito, declamato, il “Kaddish” di Maurice Ravel rivisitato da Edoardo Dadone e proposto in prima esecuzione al violoncello solo. “Un brano struggente ma composto, rigoroso, che in poche righe penetra in profondità e consegna un messaggio universale ed inequivocabile di devozione e condivisione”.

Interpreti del concerto saranno il violoncellista Claudio Pasceri ed un gruppo di musicisti di grande valore come Adrian Pinzaru (violino), Sara Mazzarotto (violino), Lara Albesano (viola) e Lorenzo Guida (violoncello).

Ingresso gratuito, fino ad esaurimento posti e consentito solo se in possesso di “Super Green Pass” e “mascherina FFP2”.

Per info: Reggia di Venaria, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (Torino); tel. 011/4992300 o www.lavenaria.it

g.m.

 

Foto di Alessandro Medda

–         Claudio Pasceri

–         “La Venaria Reale”, Sala di Diana

“Discovery Don Bosco”

A Chieri, itinerario nei luoghi della presenza salesiana

Domenica, 30 gennaio

Chieri (Torino)

Fra i Santi sociali torinesi, fondatore delle Congregazioni dei Salesiani e delle Figlie di Maria Ausiliatrice, canonizzato da Papa Pio IX nel 1934, Don Bosco (al secolo Giovanni Melchiorre Bosco)  visse per dieci anni, dal 1831 al 1841, a Chieri dove frequentò le scuole pubbliche ed il Seminario. Al suo arrivo in Chieri aveva 16 anni. E proveniva dai Becchi di Castelnuovo d’Asti (oggi Castelnuovo Don Bosco), dov’era nato il 16 agosto del 1815 da una poverissima famiglia contadina e dove trascorse gli anni della fanciullezza e della prima adolescenza, guidato in particolare dalla figura determinante della madre Margherita Occhiena, rimasta vedova del marito Francesco quando Giovanni aveva solo due anni e che affrontò sacrifici d’ogni genere per permettere al figlio di studiare e di seguire la sua fortissima vocazione spirituale. Chieri (dove si stabilì a pensione presso la casa di Lucia Matta e dove per mantenersi agli studi fece molteplici lavori, dal garzone al cameriere all’addetto di stalla) ebbe dunque nella vita del giovane Giovanni Bosco un ruolo di primaria importanza, mantenendo a tutt’oggi tracce indelebili del suo passaggio. Di qui l’organizzazione – da parte del Comune, dell’Istituto Salesiano “San Luigi” e dell’Istituto “Santa Teresa” – di eventi celebrativi tradizionalmente dedicati al “Santo dei giovani”, scomparso il 30 gennaio del 1888, a Torino, dov’era stato ordinato sacerdote il 5 giugno del 1841 nella Cappella dell’Arcivescovado. Quest’anno, l’appuntamento è per domenica 30 gennaio. In programma un itinerario fra strade e piazza del centro storico di Chieri alla scoperta dei luoghi che videro allora la presenza del Santo, beneficiando negli anni successivi delle sue innumerevoli opere. “Siamo profondamente lieti – sottolinea Antonella Giordano, assessore comunale alla Cultura – nel giorno della Festa del fondatore dei Salesiani, organizzata in collaborazione con la rete delle istituzioni salesiane, di proporre un itinerario in alcuni dei luoghi significativi della presenza salesiana a Chieri, a cominciare dal ‘Centro Visite Don Bosco’, museo e luogo di documentazione gestito dal Comune, ubicato all’interno dell’edificio che nell’Ottocento ospitava il Seminario di ‘San Filippo Neri’ dove don Bosco studiò. Dando così anche seguito a un preciso impegno assunto in Consiglio comunale per rilanciare il percorso museale Don Bosco”.

Questo il programma delle celebrazioni, articolate fra il mattino e il pomeriggio:

alle ore 11, Santa Messa solenne nel cortile dell’Istituto Salesiano “San Luigi” (via Vittorio Emanuele II, 80)

dalle ore 15 alle ore 17, i volontari accompagneranno i visitatori in un itinerario che inizia dal “Centro Visite Don Bosco” (via San Filippo, 2) per arrivare al “Caffè Pianta (via Palazzo di Città, 1), la bottega dove Giovanni Bosco lavorò come garzone, all’Istituto “Santa Teresa”, edificio lasciato in eredità da un possidente chierese a Don Bosco che dal 1878 vedrà le “Figlie di Maria Ausiliatrice” occuparsi dell’Oratorio e di centinaia di giovani ragazze (via Palazzo di Città, 5), per concludersi infine in piazza Cavour, dove Giovanni ed i suoi amici fondarono la cosiddetta “Società dell’Allegria”, attraverso la quale tentare di avvicinare alla preghiera i coetanei con metodi decisamente singolari (ma studiati ad hoc per i ragazzi di allora in condizioni di povertà e facili alla trasgressione) come i giochi di prestigio che lo connotarono con simpatia anche negli anni seguenti e perfino numeri di coraggiosa acrobazia, con i quali – egli stesso raccontava – riuscì un giorno a battere un saltimbanco professionista, acquistandosi così il rispetto e la considerazione degli altri ragazzi. E aprendosi la via per attrarne l’attenzione e l’ascolto.

L’iniziativa è gratuita. Per accedere al “Centro Visite Don Bosco” è necessario il “Green Pass Rafforzato”. Per info: www.comune.chieri.to.it/biblioteca

g.m.

Nelle foto

–         Don Bosco e i suoi giovani

–         Antonella Giordano