CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 36

Rivoli celebra il rientro nel Centro Giolitti

Il rientro della città di Rivoli all’interno del Centro Giolitti, avvenuto lo scorso anno, rappresenta un momento di grande valore simbolico e culturale.

Rivoli riafferma così la propria appartenenza a una rete che custodisce e diffonde l’eredità di Giovanni Giolitti, statista che ha segnato profondamente la storia politica italiana. Questo ritorno sarà celebrato mercoledì 9 ottobre, alle ore 21, presso la Sala Conferenze della Casa del Conte Verde, in una serata che unirà memoria storica e prospettive future.

La prima parte dell’incontro sarà dedicata proprio al rientro di Rivoli nel Centro Giolitti e alla presentazione ufficiale delle attività e delle iniziative per il Centenario. Interverranno il presidente del Centro, Paolo Bersani, che illustrerà il significato di questo nuovo percorso comune, il Sindaco di Rivoli, Alessandro Errigo, che porterà il saluto e il sostegno dell’Amministrazione Comunale, e il presidente dell’associazione La Meridiana, Angelo Castagno, che sottolineerà il valore della collaborazione tra le realtà culturali cittadine.

“Il ritorno di Rivoli nel Centro Giolitti è un segno importante – sottolinea il Sindaco Alessandro Errigo – perché ci permette di valorizzare un legame storico con una figura che non fu soltanto un protagonista della vita politica nazionale, ma anche un amministratore locale attento, consigliere comunale nella nostra città per un decennio. Questo Centenario sarà l’occasione per riscoprire la sua eredità e renderla viva, con iniziative che parlino alle nuove generazioni e rafforzino il senso di comunità.”

Nella seconda parte della serata lo sguardo sarà rivolto alla figura di Giovanni Giolitti e al suo legame con la città di Rivoli. Non tutti ricordano, infatti, che Giolitti fu consigliere comunale proprio a Rivoli tra il 1910 e il 1920, un periodo che rinsalda ulteriormente il rapporto storico e politico con la città. Su questo tema interverrà il direttore scientifico del Centro, Pierangelo Gentile, insieme a Carlo Zorzi dell’ Associazione La Meridiana, da oltre trent’anni protagonista della vita culturale rivolese.

L’incontro del 9 ottobre non sarà soltanto l’occasione per guardare al passato, ma segnerà l’avvio di una nuova stagione di iniziative che coinvolgeranno la città di Rivoli nelle celebrazioni del Centenario, riaffermandone il ruolo nella storia e nell’attualità del pensiero giolittiano.

Castello di Rivoli, Giornata del Contemporaneo promossa da AMACI

Sabato 4 ottobre 2025
Il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea aderisce alla Ventunesima Giornata del Contemporaneo, la grande manifestazione promossa da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani, con il sostegno della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura e in collaborazione con la Direzione Generale per la diplomazia pubblica e culturale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Il tema conduttore dell’edizione 2025 è quello della formazione, intesa come processo ampio e plurale che attraversa educazione, ricerca, scambio di esperienze e saperi.

Sabato 4 ottobre, il Castello organizza un’apertura straordinaria per l’occasione, dalle ore 11.00 alle ore 21.00. Il pubblico potrà visitare gratuitamente il Museo, la Collezione e le mostre in corso, oltre che partecipare alle numerose iniziative che celebrano questa Giornata dedicata alla cultura del contemporaneo.

Ore 11.00
Giovani visioni, con lo sguardo dei ragazzi
 – Teatro del Castello
Giovani visioni è un’opportunità speciale per vedere il Museo e le sue opere attraverso gli occhi dei ragazzi. In occasione della Giornata Amaci, il Dipartimento Educazione ha invitato i partecipanti a presentare gli esiti, video e podcast, dei workshop realizzati in collaborazione con Fondazione TRG Teatro Ragazzi e Giovani nell’ambito di Summer School Teen.
Summer School è la programmazione estiva curata dal Dipartimento Educazione, attiva dal 2010, che offre a tutti l’opportunità di fare esperienza dell’arte attraverso campus settimanali, workshop ed eventi che coniugano arte, teatro, danza, musica e nuove tecnologie.

Ore 11.00, 14.00, 16.00 e 18.00
Visite guidate. Inserzioni e Premio Collective – primo e secondo piano, Edificio Castello

Inserzioni è un programma che invita artiste e artisti a produrre nuove opere in dialogo con le sale del Castello. Gli artisti coinvolti nella prima edizione sono: Guglielmo Castelli, Lydia Ourahmane e Oscar Murillo. Le visite guidate includono anche l’opera di Adji Dieye, vincitrice del Premio Collective 2025 dedicato a giovani artisti. Condotte dalle Artenaute del Dipartimento Educazione, le visite sono una preziosa opportunità per conoscere le molte storie che si intrecciano nelle nuove opere esposte.

Ore 16.00
Nel segno dell’arte: speciale weekend’arte dedicato a nonni e nipoti – terzo piano, Edificio Castello

In linea con il tema della giornata, il Dipartimento Educazione propone un appuntamento speciale del weekend’arte dedicato per l’occasione a nonni e nipoti. La mostra Il Castello Incantato sarà l’occasione per immergersi nel Free Land Scape di Paola Pivi e per sperimentare le innumerevoli forme dell’arte tra le opere di Carla Accardi, Lucio Fontana e Claes Oldenburg. Un pomeriggio all’insegna della condivisione dei saperi, dell’incanto e della bellezza.

Ore 18.30
UNA SCUOLA AL CASTELLO DI RIVOLI – Una nuova idea di formazione – Sala 13, I piano, edificio Castello
UNA SCUOLA AL CASTELLO DI RIVOLI è un progetto di formazione artistica post-laurea con sede al Castello, sviluppato nell’ambito del CRRI, il Centro di Ricerca del Museo. Dal 2024, i partecipanti lavorano collettivamente per destrutturare le proprie discipline e “rallentare la produzione” in uno spirito di dialogo aperto.
Il progetto è oggi alla sua seconda edizione. Durante l’incontro moderato da Marcella Beccaria, Vice Direttrice del Museo, le fondatrici dell’iniziativa Cally Spooner e Lilou Vidal raccontano la loro idea di formazione e presentano la seconda edizione dal titolo ‘Punto di partenza per l’elaborazione critica: Allungamento fino a NOTTURNO’ (30 settembre – 3 ottobre 2025 al Castello di Rivoli, 6 – 9 ottobre 2025 nella città di Torino e dintorni).

Ore 18.00 – 21.00
Apertura straordinaria

Per la Giornata del Contemporaneo, il Museo accoglie il pubblico con un orario esteso aprendo i piani I, II e III dell’edificio Castello fino alle ore 21, nell’ambito della collaborazione con C2C Festival.

Ore 21.00 – 00.30
C2C Festival / Sonorizzazione musicale –  Atrio e spazi esterni Manica Lunga 

C2C Festival, riconosciuto dall’autorevole rivista musicale Pitchfork come “the one-plus-ultra festival of avant-garde eclecticism”, è il festival musicale indoor più grande in Italia ed è considerato uno dei festival di musica avant-pop più apprezzati al mondo. In collaborazione con il Castello, C2C Festival cura un programma di sonorizzazioni degli spazi esterni della residenza sabauda che da 40 anni ospita il Museo d’Arte Contemporanea. L’evento anticipa la 23esima edizione del C2C Festival, che si svolgerà a Torino dal 30 ottobre al 2 novembre 2025.

Ingresso gratuito a tutti gli eventi.
C2C Festival ingresso gratuito previa registrazione sulla piattaforma

“Parole in collina – Gente di Monferrato” Ecco i cinque vincitori

l “Premio di Narrativa” promosso a Casale Monferrato da “Neos Edizioni”

Casale Monferrato (Alessandria)

Primo premio allo scrittore, ma soprattutto poeta ligure (oggi residente ad Ovada, nell’Alto Monferrato) Domenico (Nico) Priano. A regalargli l’alloro, un suggestivo racconto sul grande Fausto Coppi, ambientato nel suo paese natale, Castellania, dal 25 marzo del 2019, “Castellania Coppi”, per celebrare, proprio in quella data, il centenario della nascita dell’indimenticato “Campionissimo”. Insieme a Priano, altri quattro gli scrittori saliti sul podio, qualche giorno fa, nella cornice del “Salone del Senato” della “Biblioteca Civica” di Casale Monferrato, dove si è tenuta la cerimonia di premiazione della terza edizione del premio letterario “Parole in collina”, promosso dalla torinese “Neos Edizioni” in collaborazione con il “Club per l’UNESCO” di Vignale Monferrato. Patrocinato da “Regione Piemonte”, “Province di Alessandria e Asti”, “Città di Alessandria, Asti, Casale Monferrato” e dallo stesso “Club per l’UNESCO”, il Concorso si è mosso, per l’edizione 2025, intorno al tema“Gente del Monferrato”, ispirando racconti “dedicati a personaggi storici, figure reali e protagonisti della tradizione popolare locale, narrati in forma letteraria”.

I venti racconti selezionati sono stati pubblicati nell’antologia omonima, presentata in occasione dell’evento. Cinque, si diceva, gli scrittori premiati. Accanto a Nico Priano, a Marianna Giglio Tos è andato il secondo premio per un racconto incentrato sull’invenzione dei “krumiri” da parte della “Pasticceria Rossi” di Casale, mentre al terzo posto si sono piazzati, in “ex aequo”, Marco Bernardi ed Orietta Ravizza, che hanno mirabilmente raccontato la storia dei “Fratelli Baluardo”, campioni di “tamburello”. Ad Alfio Bonelli, con il suo “patriarca” ricco di dignità e a Maria Luisa Mosele con pagine che vedono fra i protagonisti anche l’“Ulisse” Davide Lajolo, è andato infine il quinto premio.

Accanto a questi cinque vincitori, sono stati selezionati anche quindici racconti finalisti a pari merito, scelti dalla Giuria e pubblicati anch’essi nell’antologia “Gente del Monferrato”.

“Il progetto – ha sottolineato Silvia Maria Ramasso, fondatrice e Amministratore Unico di ‘Neos Edizioni’ – è nato per valorizzare questa terra affascinante, intreccio virtuoso fra natura e umanità, con una interpretazione lontana dall’oleografia, dove le radici storiche e le memorie sono le fondamenta per nuove opportunità di sviluppo. Farlo attraverso la narrazione letteraria significa coinvolgere a tutto tondo la sensibilità del lettore, cercare di appassionarlo e fargli condividere gli obiettivi del progetto”.

Patrizia Monzeglio, Presidente del Comitato Organizzatore, ha inoltre sottolineato le novità dell’edizione 2025, tra cui l’importante istituzione del “Premio Speciale Città di Casale”, dal valore di Mille euro, e l’innovativa collaborazione con la Borsa di Studio “Short & Surprise – Franco Francescato”, rivolta agli studenti delle scuole medie di Canelli, che ha visto vincitrice Lara Vaccaneo, 14 anni, pubblicata fuori concorso nell’Antologia, insieme a Maria Francesca Ramorino e a Silvano Palotto, che hanno narrato una vicenda legata al Comune di Fontanile, rappresentato sulla copertina del libro grazie a uno dei murales realizzati da Luigi Amerio.

A impreziosire ulteriormente il volume, anche un racconto della stessa Presidente Monzeglio e una galleria di ritratti della “gente monferrina”, selezionati dal “Club per l’UNESCO” di Vignale Monferrato.

Alla cerimonia, molto partecipata, erano presenti oltre cento persone, tra cui tanti autori e autrici e numerosi rappresentanti dei Comuni monferrini.

Tra gli ospiti istituzionali, Gigliola Fracchia, assessore all’“Ambiente” della Città di Casale Monferrato, Giovanni Gugliada, sindaco di Castellania Coppi, insignita del premio “Paese raccontato 2025” e Sandra Balbo, sindaca di Fontanile.

A nome del media sponsor “Il Monferrato”Andrea Mombello ha infine annunciato una simpatica (“top secret”) iniziativa natalizia che coinvolgerà gli autori premiati, a conferma del clima vivace e partecipato della manifestazione, conclusasi con una degustazione, molto ben accetta, dei celebri “krumiri” offerti dalla “Pasticceria Rossi”.

g.m.

Nelle foto: La premiazione del vincitore Nico Priano; Cover Antologia “Gente del Monferrato” e Silvia Maria Ramasso

Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia

Breve storia di Torino

1 Le origini di Torino: prima e dopo Augusta Taurinorum
2 Torino tra i barbari
3 Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia
4 Verso nuovi orizzonti: Torino e l’élite urbana del Duecento
5 Breve storia dei Savoia, signori torinesi
6 Torino Capitale
7 La Torino di Napoleone
8 Torino al tempo del Risorgimento
9 Le guerre, il Fascismo, la crisi di una ex capitale
10 Torino oggi? Riflessioni su una capitale industriale tra successo e crisi

 

3 Verso nuovi orizzonti: Torino postcarolingia

Prosegue in questo terzo articolo il mio intento di raccontare storicamente le vicissitudini della nostra bella Torino. La volontà è quella di riproporre in una serie di testi gli avvenimenti, i fatti e i personaggi che, a partire dalle origini taurine, si sono succeduti e hanno reso il capoluogo pedemontano quello che è oggi. L’urbe ha subito notevoli modifiche nel corso del tempo, cambiamenti architettonici, urbanistici, politici e sociali, la città si è evoluta insieme all’Italia e all’Europa, talvolta occupando una posizione preminente nello svolgimento degli eventi, talvolta rimanendo “dietro le quinte” ad osservare silenziosa il mondo che cambiava.
Proseguo nel mio impegno dunque, intrattenendovi oggi, cari lettori, sulle tematiche riguardanti il caotico periodo postcarolingio.
Siamo nell’anno 887: muore Carlo il Calvo, l’Impero di Carlo Magno si disgrega, i signori locali vogliono disperatamente la corona. Arnolfo di Carinzia è proclamato re dei Franchi orientali, Oddone di Parigi diviene re dei Franchi occidentali, mentre Berengario del Friuli e Guido II di Spoleto si contendono la corona di re d’Italia.
Questo l’intricato “background”. Vediamo ora di approfondire un po’ la questione.
L’Impero carolingio è giunto al termine, il potere un tempo di Carlo Magno ora è nelle mani di conti, duchi e marchesi, aristocratici a capo di ampi territori comprendenti sia le zone rurali sia le città.

La stabilità politica è tuttavia qualcosa di apparentemente irraggiungibile: tali regni risultano caotici ed effimeri, i signori sono costantemente occupati a rivaleggiare tra loro per il Regno Italico, ma nessuno è destinato a detenere il potere a lungo.
In questo clima di instabilità generale Torino rimane ai margini, adeguandosi agli avvenimenti che interessano non solo la regione specifica, bensì tutta la penisola italiana.
Dopo la caduta dell’Impero la città subalpina cambia rapidamente “proprietario”, alla morte di Suppone II la città e le zone annesse passano dapprima sotto la giurisdizione di Carlo il Grosso (887), poi di Berengario del Friuli (888), a sua volta sconfitto da Guido di Spoleto.
Quest’ultimo, determinato a mantenere la propria podestà, decide di concentrare le forze armate nel confine nordoccidentale del regno, dando così vita ad una nova unità territoriale, la “marca di Ivrea”, una sorta di principato di frontiera che comprendeva il vasto territorio del comitato di Torino fino alle coste della Liguria. Guido affida il controllo della zona ad un suo fedele sostenitore, il burgundo Anscario, la cui discendenza amministrerà la regione per lungo tempo. Nell’anno 899 è Adalberto ad amministrare la marca, assicurandosi il titolo di marchese – “reggente di una marca”- ; egli varia anche le alleanze, sicuro di schierarsi a sostegno di Berengario del Friuli, che si era proclamato re agli inizi dell’anno 888, nella capitale Pavia.

Sul terminare del IX secolo, si assiste al fenomeno delle “seconde invasioni”: gruppi di genti agguerrite e violente giungono da est, da sud e da nord, si tratta dei Normanni – anche noti con l’appellativo “Vichinghi”- aggregati tribali che saccheggiano le coste atlantiche, vi sono poi gli Ungari, che tengono sotto costante attacco Germania e Italia, e infine i Saraceni, dediti a scorrerie navali nell’area del Mediterraneo.
Alle vicissitudini per il potere, si aggiunge il pericolo degli invasori, particolare preoccupazione destano appunto i Saraceni, guerrieri musulmani provenienti dalla Spagna e dal Nordafrica che avevano valicato le Alpi e depredavano ora la marca di Ivrea. In seguito a tale incursione, diversi monaci sono costretti a rifugiarsi all’interno delle mura cittadine: è in questo periodo che sorge il Santuario della Consolata, dedicato alla Vergine e ancora oggi una delle chiese più note di Torino. (La chiesa ha origini antichissime, e sorge sui resti di una piccola chiesa paleocristiana).
Gli Ungari a partire dall’anno 898 oltrepassano le Alpi e attaccano la marca friulana, fino a raggiungere, negli anni successivi, Vercelli e i pressi di Pavia.
Accade poi la morte di Anscario (940), seguita dalla ritirata di Berengario di Ivrea in Germania, dove ottiene la protezione di Ottone I, nuovo imperatore. Nel 950 Berengario fa ritorno per sconfiggere i nemici e per riorganizzare la marca di Ivrea in tre marche distinte, ciascuna affidata ad una famiglia: il Piemonte meridionale e la Liguria vengono affidati al marchese Oberto, ad Aleramo spetta invece la parte orientale della regione, con il Monferrato, e infine la nuova marca di Torino spetta ad Arduino, detto il Glabro. Intanto, nel 962, Ottone I scende in Italia, depone Berengario e si fa incoronare imperatore dal papa.
Ottone e i suoi discendenti controllano il Regno italico grazie alla forza degli eserciti, tentando a loro volta di sconfiggere i signori locali, assoggettandoli alla propria volontà. In questo turbolento succedersi di avvenimenti, alcune figure spiccano dalla massa per importanza e preminenza, tra queste vi è sicuramente Arduino, marchese di Torino, capostipite degli Arduinici. Abbiamo sue notizie a partire dal 945, epoca in cui viene nominato ancora come conte, già insediato a Torino, in una fortezza vicina alla porta occidentale della città, abitazione che fungeva da quartier generale per gli scontri armati contro i Saraceni.
Sono tuttavia le cronache di Novalesa a fornirci di diverse informazioni riguardanti Arduino: in questi testi egli è descritto come borioso, avido, “lupo affamato travestito da pecora”. Tuttavia, al di là del giudizio dei monaci adirati perché il conte si era rifiutato di restituire al clero alcuni possedimenti terrieri, Arduino si dimostra un soldato capace e un politico intraprendente.

Tra il 961 e il 962 il conte è quasi certamente coinvolto nel complotto a favore di Ottone I, ed è proprio grazie a queste gesta che ottiene il rango di marchese, tuttavia è bene sottolineare che, nonostante tale avvenimento, i successori di Arduino, gli Arduinici, mantengono con l’Imperatore rapporti sempre ambigui.
Altra figura di spicco è Olderigo Manfredi, imparentato con il marchese di Canossa, sposato con Berta degli Obertenghi, signori della Liguria e del Piemonte meridionale. Il nuovo marchese consolida la propria supremazia attraverso una stretta alleanza con la Chiesa, sodalizio consolidato grazie all’edificazione di diverse abbazie – da lui amministrate- tra Caramagna, Susa e Torino. Durante il suo regno la diocesi di Torino è sotto la guida di Landolfo, ex cappellano dell’Imperatore Enrico II di origini germaniche e dalle spiccate doti amministrative; proprio al vescovo si deve la fondazione e il restauro di diverse chiese situate nelle campagne, il sorgere di questi nuovi centri religiosi favorisce la gestione delle terre e regala linfa vitale ai villaggi delle zone rurali, quali Chieri, Piobesi, Rivalta e Cavour.
Non trascorre poi molto tempo prima che si verifichi una nuova lite tra i grandi signori del regno, ciascuno bramoso di arraffarsi il potere sul Regno Italico. La situazione precipita quando i “milites minores” insorgono a Milano contro l’arcivescovo: Olderico Manfredi interviene nella disputa e rimane ucciso nei combattimenti nel 1034. La moglie Berta eredita dunque il controllo della marca di Torino e subito si assicura di combinare dei matrimoni per le tre figlie. Adelaide sposa il duca Ermanno di Svevia, Ermengarda invece viene concessa al duca Ottone di Schweinfurt ed infine la più piccola, Berta, viene maritata con un rampollo della casa degli Obertenghi. È ora dunque di trattare di un’altra personalità emergente, proprio la primogenita di Berta, la contessa Adelaide, con cui la dinastia arduinica tocca l’apice del successo, grazie anche all’attenta e acuta amministrazione della marca di Torino.

Due volte vedova, Adelaide si unisce in terze nozze ad Oddone di Savoia, da cui ha diversi figli, tutti intelligentemente promessi a personalità delle più rilevanti famiglie nobiliari. Di lei sappiamo che era ben consapevole delle proprie doti e della propria posizione di preminenza, inoltre pare fosse gelosa del suo potere ma anche abile nell’attitudine del comandare.
L’importanza della figura della contessa emerge tuttavia successivamente, durante i decenni centrali del secolo XI, durante i moti riformisti, quando il sistema governativo sostenuto da Ottone I viene messo in discussione e Impero e Chiesa Riformista iniziano a scontrarsi. Adelaide, fervente credente e sostenitrice di molte idee dei riformisti – che condannavano la simonia e il concubinato ecclesiastico- si trova improvvisamente tra due fuochi: Enrico IV, l’Imperatore, nonché marito di sua figlia Berta e Matilde contessa di Toscana, con cui era imparentata non troppo alla lontana, calorosa sostenitrice dei riformisti.
Adelaide riesce a districarsi e appiana la disputa, ponendosi come garante per un accordo tra le due parti.
La contessa per tutta la vita reclama e detiene i propri diritti, anche quando questi vengono attaccati dal vescovo che la vuole privare di alcuni suoi possedimenti.
Adelaide è una delle tante figure femminili di cui è fatta la Storia, una sorta di femminista che non necessita di tale etichetta per dimostrare la propria forza e determinazione.
Ancora una volta c’è da imparare dal passato. Ancora una volta Torino risulta fonte d’ispirazione.

Alessia Cagnotto

Donne e Arte: un percorso tra storia e contemporaneità


Il Coordinamento degli Istituti culturali del Piemonte in collaborazione con il Dipartimento di Giurisprudenza di Torino, la Fondazione 1563 per l’Arte e la Cultura e Palazzo Madama presentano il convegno Donne e Arte: un percorso tra storia e contemporaneità, un evento dedicato al ruolo delle donne nel mondo dell’arte, dall’antichità ai giorni nostri.

La sede il salone delle feste di Palazzo Madama e si svolgerà il 3 ottobre 2025 Dalle 10.00 alle 13.00 e dalle 14.30 alle 17.30.

Il convegno fa parte del ciclo di incontri sulla storia di genere, organizzati sulla base della convenzione del Coordinamento degli istituti culturali del Piemonte con il Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Torino. L’evento si aprirà con i saluti istituzionali e proseguirà con una serie di contributi scientifici dedicati al ruolo delle donne nell’arte, dal passato ai nostri giorni, moderati dal Direttore di Palazzo Madama, Giovanni Carlo Federico Villa. Nel pomeriggio si svolgerà una tavola rotonda moderata da Gabriella Morabito del Coordinamento istituti culturali del Piemonte, con interventi focalizzati sull’impatto femminile nel mondo culturale e artistico.

Una giornata dedicata al potere, alla creatività e al ruolo delle donne tra arte letteratura, cinema e cultura. Dalle Madame reali a Gae Aulenti, da Jane Austen a Maria Adriana Prolo: un percorso tra le storie e sguardi che hanno segnato la nostra memoria collettiva.

Il convegno fa parte del programma delle Giornate della legalità del Comune di Torino ed è in collaborazione con Torino Capitale europea della cultura 2033 – Città candidata.

Aperto a un pubblico vasto ma indirizzato in particolar modo agli studenti. Questa incontro si avvale della collaborazione dell’Ordine degli Architetti; l’Ordine degli Avvocati di Torino riconoscerà un credito formativo; un credito formativo sarà concesso agli studenti della facoltà di Giurisprudenza.

La giornata si concluderà con una visita guidata nel Museo di Palazzo Madama.

Ingresso libero

Per consultare il programma completo visitare: https://www.facebook.com/Coordinamentoistituticulturalipiemonte/

Per informazioni: coordistituticulturali@gmail.com

 

Il Coordinamento degli Istituti Culturali del Piemonte

Il coordinamento degli istituti culturali del Piemonte, nato nel 2009, è una rete che riunisce 39 istituzioni culturali che svolgono attività di ricerca, formazione e educazione continua, anche in collaborazione con l’università di Torino nelle attività di Terza missione. Gli istituti si propongono come presidi di democrazia e partecipazione culturale sul territorio, e da anni lavorano in sinergia con Regione Piemonte e enti locali per la realizzazione di percorsi formativi ma hanno anche una rete di collaborazioni internazionali. Da diversi anni opera da un lato per un confronto sulle linee di politica culturale con iniziative anche pubbliche comuni, dall’altro nella convinzione che solo la costruzione di una collaborazione fattiva di rete può contribuire a dar peso alle iniziative culturali e alla massima valorizzazione dei patrimoni archivistici e bibliotecari, quali strumenti essenziali per l’avanzamento culturale del Paese. Ciò ovviamente attraverso l’utilizzo della digitalizzazione e l’accesso aperto delle informazioni. Senza tralasciare il patrimonio costituito da un’attività di ricerca, indispensabile per lo stesso progresso civile.

Ciclo di convegni sulla tematica di genere:

3 ottobre 2025 Donne e arte Un percorso tra storia e contemporaneità

22 ottobre 2024 Donne e resistenze. Un percorso tra storia e contemporaneità

28 novembre 2023. Le professioni delle donne tra Ottocento e Novecento. Un percorso tra storia e contemporaneità

 

Le istituzioni che ne fanno parte del Coordinamento degli Istituti Culturali del Piemonte

Accademia Albertina di Belle Arti, Accademia di Agricoltura, Accademia di Medicina di Torino, Accademia delle Scienze, AIT – Asia Institute Torino (CESMEO), Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza Onlus, Associazione archivio Storico Olivetti, Comunità Ebraica di Torino. Centro culturale Pier Giorgio Frassati, Centro Internazionale di Studi Primo Levi, Centro Studi Piemontesi-Ca dë Studi Piemontèis, Centro studi Piero Gobetti, Centro studi Sereno Regis, Cultura e Sviluppo, Deputazione Subalpina di storia patria, Fondazione Giorgio Amendola, Fondazione Bottari Lattes, Fondazione Camillo Cavour, Fondazione Alberto Colonnetti Onlus, Fondazione Carlo Donat-Cattin, Fondazione Giovanni Goria, Fondazione Istituto Piemontese A. Gramsci; Fondazione Luigi Einaudi Onlus, Fondazione Luigi Firpo – Centro di Studi sul Pensiero Politico Onlus, Fondazione Vera Nocentini, Fondazione Cesare Pavese, Fondazione Nuto Revelli Onlus, Istituto per i Beni Musicali in Piemonte, Istituto piemontese per la storia della Resistenza e della società contemporanea ‘Giorgio Agosti’, Istituto per la storia della resistenza e della società contemporanea in provincia di Alessandria “Carlo Gilardenghi”, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Asti, Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea in provincia di Cuneo, Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea nel Novarese e nel Verbano Cusio Ossola ‘Piero Fornara’, Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nel Biellese, nel Vercellese e in Valsesia, Istituto di studi storici Gaetano Salvemini, Istituto Universitario di Studi Europei – IUSE, Società di Studi Valdesi, SPABA – Società piemontese di archeologia e belle arti, Unione culturale Franco Antonicelli.

 

Juliette Binoche nuova Stella della Mole

Il Torino Film Festival, edizione numero 43, diretta come la precedente da Giulio Base, e che si svolgerà dal 21 al 29 novembre, si preannuncia ricca di un lungo elenco di ospiti internazionali. Il primo nome annunciato è quello di una delle più importanti attrici francesi, Juliette Binoche, che arriverà in città per portare in anteprima italiana il documentario “In-InMotion”, di cui non è solo protagonista, ma anche, per la prima volta, regista.

“Sarà un grande onore accogliere Juliette Binoche – commenta il direttore del TFF Giulio Base – nel suo talento immenso convivono eleganza, passione, fragilità e forza, bellezza e mistero. La sua presenza trasformerà Torino nel cuore pulsante di questa magia”.

In “In-InMotion” l’attrice rivive l’esperienza dell’audace performance teatrale ‘In-I’. Portata in tournée in tutto il mondo insieme al coreografo Akram Khan nel 2008, quando lasciò i set cinematografici per immergersi in un mondo sconosciuto e a tratti spietato, quello della danza contemporanea.

Il TFF ha annunciato che verrà consegnato a Juliette Binoche il premio “Stella della Mole”, riconoscimento assegnato dal Museo Nazionale del Cinema a figure di spicco del cinema internazionale che abbiano dato contributi significativi al mondo della settima arte. Il rogramma della prossima edizione verrà annunciato ad inizio novembre, ma si può già fare qualche anticipazione: l’omaggio a Paul Newman, nell’anno in cui avrebbe compiuto 100 anni, con 24 film in programma, tra cui un paio, “Butch Cassidy” e “La Stangata”, saranno un omaggio al grande Robert Redford, scomparso di recente.

A condurre le serate di apertura e chiusura, Giulio Base ha chiamato l’attrice Laura Chiatti, con cui ha lavorato in Don Matteo e “L’amico di famiglia” di Paolo Sorrentino

Mara Martellotta

François Hébel è Direttore Artistico di CAMERA

Succede dopo 9 anni a Walter Guadagnini

Nel giorno della festa per i 10 anni di CAMERA-Centro italiano per la Fotografia, inaugurato nel 2015 nell’ex scuola di via delle Rosine, che ha vantato 85 mila visitatori, 85 mostre e 150 ospiti nell’arco del decennio, c’è stato il cambio della guardia del direttore artistico. François Hébel è succeduto a Walter Guadagnini, che ha guidato l’istituzione dal 2016 ad oggi. Hébel entrerà ufficialmente in carica l’1 novembre 2025, succedendo a Guadagnini, che in questi anni ha consolidato e fatto crescere il ruolo del Centro, portandolo a diventare un punto di riferimento per la fotografia a livello internazionale. Con questa nomina CAMERA vuole consolidare la propria identità e iniziare una nuova fase di sviluppo proprio sul piano internazionale.

“Per prima cosa voglio esprimere il mio più profondo ringraziamento a Walter Guadagnini – ha dichiaro il presidente di CAMERA Emanuela Chieli – con lui abbiamo condiviso un percorso straordinario. Ha dato solidità alla struttura, cresciuto la credibilità dell’istituzione e l’ha accompagnata in una crescita costante, fino a renderla punto di riferimento indiscusso nel mondo della fotografia. La scelta di François Hébel rappresenta un passo importante per il futuro di CAMERA. Con la sua direzione artistica si apre una nuova fase, che ci consentirà di rafforzare la vocazione  internazionale di CAMERA e di portare la nostra esperienza su un palcoscenico ancora più ampio”.

“Sono stati anni intensi e ricchi di soddisfazione – afferma il direttore artistico uscente Walter Guadagnini- in cui insieme al team di CAMERA abbiamo lavorato per avvicinare il grande pubblico alla fotografia e all’immagine. Abbiamo costruito percorsi che ci hanno permesso di riscoprire grandi autori del passato, ma anche di scoprire e sostenere le nuove generazioni che stanno reinterpretando il mondo della fotografia. Guardando indietro non posso che essere orgoglioso di quanto realizzato. Oggi CAMERA è riconosciuta come un centro solido e autorevole, e sono felice di passare il testimone a François Hébel, che saprà, con la sua esperienza e visione aprire nuove strade per l’istituzione”.

“Entrare a far parte di CAMERA in un momento simbolico come i festeggiamenti del decennale, è un onore e una responsabilità – commenta il direttore artistico François Hébel- in soli 10 anni l’istituzione ha saputo costruire un’identità chiare e di grande qualità, stabilendo relazioni internazionali significative con musei, festival e archivi di prestigio. Voglio esprimere il mio riconoscimento a Walter Guadagnini per il fondamentale lavoro svolto e al presidente del Consiglio d’Amministrazione per la fiducia che mi hanno accordato. La mia ambizione è di sviluppare ulteriormente la rete internazionale di CAMERA, aprendo nuovi dialoghi e rafforzando la sua presenza nello scenario mondiale. La fotografia è un linguaggio universale e CAMERA ha le potenzialità per continuare a raccontarlo con forza anche oltre i confini italiani”.

Mara Martellotta

I temi di oggi riflessi nei grandi autori dell’antichità

Al via il 4 ottobre, al teatro Erba, il Festival di Cultura Classica

Otto spettacoli, alcune novità e altre riproposte già ampiamente sperimentate con il successo del sold out, ad aprire la stagione dell’Erba di corso Moncalieri. Prende il via sabato 4 ottobre il Festival di Cultura Classica, stagione numero 27, efficace intelligente e seguitissimo patrimonio tragico e comico nonché processuale che ha le sue basi e i suoi esempi nell’antichità, autori del passato, greci o latini, e ripropositori del presente, da Euripide a Cicerone a Plauto ieri, da Marinelli a Mussapi a Colm Tòibìn oggi, serate e nomi che avranno, per le repliche del mattino e non soltanto, gli approfondimenti e la guida dei dibattiti del prof. Paolo Accossato. Appuntamenti dove il passato è lo specchio inevitabile della nostra epoca, dove ancora una volta vengono narrate guerre e migrazioni, affetti distrutti e prepotenze crudeli, ambizioni e corruzione.

S’inaugura con il Teatro libero di Palermo, con Antonella Delli Gatti, Roberta Belforte e Irene Timpanaro ad interpretare “Non una di meno”, urlo attualissimo che ricalca “Le troiane” euripidee, testo scritto da Manlio Marinelli – autore tra l’altro di “Aristotele teorico dello spettacolo” e di “La seconda maestra”, dal 2001 insegnante di materie letterarie nella scuola secondaria, drammaturgo e regista, da oltre vent’anni ideatore di laboratori teatrali -, dove attraverso le acque del Mediterraneo donne di un tempo, Ecuba Andromaca Cassandra, hanno vissuto la stessa tragedia di tante donne di oggi, perseguitate e ferite nel corpo e nell’intimo, alternando fragilità e forza, obbedendo e soggiacendo a una guerra imposta dagli uomini. La regia, la scena e i costumi sono di Lia Chiappara, si replica domenica 5 alle ore 16. Miriam Mesturino proporrà con la regia di Girolamo Angione e la partecipazione di Matteo Anselmi e Roberta Belforte (14 ottobre, ore 21, alla presenza dell’autore Roberto Mussapi, uno dei maggiori poeti italiani contemporanei) “i Nomi e le Voci: Enea, Didone e il Tuffatore di Paestum”, una perfetta unione tra Parola e Voce, tra Musica e Gesto. Il 16 ottobre (ore 21) si darà ancora una volta vita a “Ciò che uno ama. Poeti lirici dell’antica Grecia in scena”, spettacolo-conferenza guidato da Luciano Caratto e Elisabetta Gullì con la partecipazione dei G.E.T. Germana Erba’s Talents.

Il Festival vive da sempre anche del proprio versante comico, apprezzato e seguito, Plauto a farla da padrone, Elia Tedesco nelle vesti di regista – con la collaborazione di Girolamo Angione – e di interprete. Da “Trinummus” deriva “La commedia delle tre dracme” (venerdì 17 ottobre), adattata all’oggi dal lavoro appassionato di Gian Mesturino e ancora Angione, storia di un giovane scialacquatore salvato da un vecchio amico del padre e da uno di quei servi che tanta parte hanno nelle pagine dell’autore di Sarsina, immancabilmente dotati d’una insuperata vena ironica e di una straripante comicità. Come non mancherà di divertire il “Miles gloriosus” da noi tutti conosciuto come “Il soldato fanfarone” – stesso team per la realizzazione -, venticinque anni di repliche alle spalle e successo più che assodato, un soldato tracotante e superbamente beffato e un servo che la furbizia ce l’ha in ogni parte del corpo, titolo tra i più famosi anche per la ricca galleria di personaggi che è capace di sfoderare.

Ancora i “Grandi processi dell’Antichità”, materia che si vede rispecchiare nelle grandi orazioni di accusa e di difesa di Cicerone, ancora “Le Troiane”, il testo antico di Euripide che non s’arricchisce di incastri moderni ma che dalle sue stesse parole lascia comprendere e far proprio, al pubblico del terzo millennio, il messaggio che ha dentro di sé. La regia è di Stefano Fiorillo, interprete con Patrizia Pozzi. Ancora, nell’interpretazione di Francesca Bianco ed Eleonora Tosto, “Ismene/Antigone”, ovvero un ulteriore rimando alla tragedia che inizia là dove finisce “Edipo re” di Sofocle, la storia dell’erede dell’amore incestuoso tra il sovrano di Tebe e la madre Giocasta, murata viva in una grotta per aver disobbedito al tiranno, un antico titolo che nelle nuove pagine di Colm Tòibìn – autore di origini irlandesi, commediografo e giornalista e critico – prende il titolo di “Pale Sister”, la regia è di Carlo Emilio Lerici, la produzione del Teatro Belli di Roma. Un testo scritto nel 2019, una tragedia vista con gli occhi della sorella Ismene in chiave schiettamente contemporanea (le lotte di una nazione contro il dominio britannico hanno insegnato) e femminista, un personaggio e una personalità non certo “pallidi” ma al contrario il prevalere di pacatezza e di buon senso, messi a confronto dallo scrittore con l’intransigenza di Antigone. Tra l’altro, sottolineano le note della compagnia: “Tòibìn prende gli elementi alla base della tragedia greca – sostanzialmente pietas e terrore – e, a questi, aggiunge istanze attuali come il genere, il potere e il suo abuso e la contrapposizione tra il silenzio e la parola. La risposta, ponderata e delicatamente distillata, di Tòibìn a Sofocle scava fino in fondo alle radici del coraggio. Come certe persone riescono a trovare dentro di sé la forza di seguire la propria coscienza trovandosi di fronte ostacoli insormontabili? Una questione molto attuale, soprattutto se vista attraverso gli occhi di una giovane donna impotente.”

Nelle immagini, due momenti di “Non una di meno”; Elia Tedesco, interprete di “La commedia delle tre dracme”.

Elio Rabbione

Al San Paolo di Rivoli un cartellone di  classici e sperimentazione

Il teatro San Paolo di Rivoli ha svelato il suo cartellone per la stagione 2025/2026, proponendo un legame variegato che coniuga il classico e la sperimentazione. La direzione artistica, anche quest’anno curata da Niko Ferrucci di Campotheatro, ha lavorato per assemblare un’offerta che soddisfi gusti e interessi di un pubblico sempre più eterogeneo, all’insegna dell’innovazione e della qualità. La stagione si aprirà sabato 18 ottobre con la commedia comica “Quel pomeriggio di un giorno da star”. Si assisterà alla rapina più esilarante del secolo, firmata Campotheatro e con in scena gli interpreti Niko Ferrucci e Sergio Cardinale. La stagione prosegue venerdì 7 e sabato 8 novembre con lo spettacolo “Ma che bell’Ikea”, commedia tutta da ridere, in cui non sarà difficile riconoscere una parte della nostra vita. La compagnia Redarto di Roma portera in scena il 21 e 22 novembre una nuova produzione dal titolo “Va quasi tutto bene”. Ancora una compagnia romana sarà impegnata nelle serata di venerdì 12 e sabato 13 dicembre con sul palco il gruppo di Danilo De Santis che proporrà il “Padel Nostro”, commedia che narra la storia di Luna, giovane promessa del tennis che sacrifica tutta la sua gioventù per raggiungere grandi risultati sportivi. Le risate saranno assicurate anche nelle sere del 9 e 10 gennaio, quando i riflettori si accenderanno per illuminare Marco Malerba e Maurizio Poggio nella comicissima “Taxi per due”, storia di un tassista sposato con due donne, con le quali vive in due appartamenti differenti. Un giorno, però, il tassista viene ricoverato in ospedale per un incidente e, fornendo due indirizzi diversi, innesca una serie di situazioni inimmaginabili, e iniziano i guai.

Mara Martellotta

Il teatro Baretti annuncia il programma della stagione teatrale 2025-2026

La nuova stagione teatrale del Baretti si intitola “Aurea Familia” perché, secondo il suo direttore artistico Sax Nicosia, il teatro deve essere luogo di condivisione, un laboratorio di comunità capace di accogliere differenze e di ricomporre fragilità. La sala del teatro Baretti è diventata ormai il cuore pulsante di San Salvario, un luogo d’incontro in cui nasce anche il senso di comunità. L’inaugurazione della stagione sarà il 10 ottobre prossimo con una festa urbana e lo svelamento della nuova opera d’arte pubblica firmata da Donato Sansone, artista torinese di fama internazionale.
Il debutto teatrale avverrà il 18 e 19 ottobre con “Salām/Shalom. Due padri”, tratto dal romanzo “Apeirogon” di Colum McCann. In scena Massimo Somaglino e Alessandro Lussiana. Si tratta della storia di due padri, uno israeliano e l’altro palestinese, che scelgono la pace contro ogni logica di vendetta. Il cartellone intreccia danza, poesia, musica e drammaturgia contemporanea, indagando il concetto di famiglia in tutte le sue forme, da quella biologica a quella elettiva, da quella artistica a quella spirituale. Tra gli appuntamenti in programma ricordiamo “Arpagone” di Michele Santeramo, una riscrittura dell’Avaro di Moliére, prevista per il 20 e 21 novembre prossimo. Si prosegue con “Con una specie di sorriso”, il 5 e 6 dicembre, omaggio a Fabrizio De Andrè; dal 14 al 23 gennaio verrà riproposto “Il corpo consapevole” di Annie Baker, che è stata la rivelazione della passata stagione teatrale; dal 30 gennaio all’1 febbraio 2026 ritornerà la maratona “Mozart Nacht und Tag”, giunto alla sua diciottesima edizione. A chiudere la stagione teatrale saranno due spettacoli: “La vita di San Genesio”, indagine sulla sacralità del teatro, che si terrà il 21 e 22 maggio, fino alla festa finale del 5 giugno con lo spettacolo “Con tutto il niente che ho da perdere”, tra stand-up e djset. La stagione teatrale del Baretti rinnova le collaborazioni con le scuole e le attività dedicate a Rosa Mogliasso, anima del teatro Baretti e da poco scomparsa.

Mara Martellotta