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CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 36

Un polo turistico – culturale alla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso

Cinque milioni di euro per il restauro dell’Ospedaletto e di Cascina Bassa per la realizzazione di un ristorante/caffetteria, una foresteria e un parcheggio

Al via i lavori nel complesso monumentale di Sant’Antonio di Ranverso. Gli interventi riguardano il restauro e la riqualificazione funzionale degli edifici dell’Ospedaletto e di Cascina Bassa e sono finalizzati all’ampliamento dell’offerta turistica del sito con la realizzazione di un punto di ristoro (caffetteria/ristorante), di un ampio parcheggio per i visitatori e di una foresteria a servizio di chi percorre gli itinerari dell’antica via Francigena. L’operazione è finanziata grazie all’accordo attuativo che perfeziona l’assegnazione di 5 milioni di euro a FOM – Fondazione Ordine Mauriziano da parte della Regione Piemonte per l’attuazione dei FSC 2021-2027.

«L’importante impegno ed investimento che la Regione ha siglato oggi con la Fondazione è il segno tangibile di quanto crediamo e puntiamo per il rilancio e la valorizzazione di un bene di grandissimo pregio culturale, storico e religioso rappresentato dalla Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso – dichiarano il presidente della Regione Alberto Cirio e l’assessore regionale al Patrimonio Gian Luca Vignale – siamo consapevoli che questo progetto avrà ricadute economiche e turistiche di fondamentale valore non solo per il complesso, ma anche per tutto il territorio circostante».

«La firma dell’accordo attuativo – spiega la presidente della Fondazione Ordine Mauriziano Licia Mattioli – non rappresenta solo l’avvio dei lavori di restauro e riqualificazione degli edifici dell’Ospedaletto e di Cascina Bassa, ma è finalizzata al rilancio di un polo turistico, culturale e sociale a Ranverso. Con l’obiettivo di rendere nuovamente fruibile tutto il complesso della Precettoria, abbiamo infatti già avviato un ampio progetto di riqualificazione finalizzato all’ampliamento del percorso di visita e servizi al pubblico con il recupero dell’area aulica conventuale».

Il complesso di Sant’Antonio di Ranverso è una Precettoria che comprendeva la chiesa con il campanile, un monastero con il chiostro interno, di cui rimane oggi solo un lato, le cascine del borgo e l’ospedale per i pellegrini fondato nel 1188 dai monaci dell’ordine degli Antoniani che avevano il compito di accogliere e dare ristoro ai pellegrini che percorrevano la via Francigena e curavano, con il grasso dei maiali lì da loro allevati, il “Fuoco di Sant’Antonio”. La facciata è tutto quello che oggi rimane dell’antico ospedale che fu costruito in mattoni alla fine del 1400 per volere del frate Giovanni di Montchenu.

Mantenere l’identità storica e architettonica del contesto è l’obiettivo dei lavori di restauro e riqualificazione. La “Cascina dell’Ospedale” è un complesso di edifici di epoche diverse, costruito sul sito dell’antico ospedale e comprendente alcune delle sue strutture murarie originali. Gli edifici includono stalle, rimesse, fienili, tettoie a uso rurale, un’abitazione e diversi elementi monumentali, come l’ingresso medievale all’antico ospedale Antoniano con la pesa pubblica, di alto valore storico e artistico. Di fronte all’ingresso dell’Ospedaletto, lungo la via Francigena, si trova la “Cascina Bassa”, un edificio con corte interna dalle caratteristiche formali e costruttive tipiche delle cascine settecentesche locali.

La reception dell’Hôtellerie troverà posto nella porzione di fabbricato a due piani, vicino all’accesso principale alla Cascina Bassa. In un futuro prossimo, si prevede di poter allestire in una delle antiche stalle, pavimentata in mattoni e provvista di mangiatoie di tipologia molto antica, un museo delle tradizioni agricole nel quale potranno essere esposti oggetti e utensili della tradizione contadina. Il restauro della tettoia a doppia altezza, che verrà pavimentata con lastricato in pietra di Luserna, potrà ospitare un mercato coperto dei prodotti tipici locali ed altri eventi pubblici, in collaborazione con enti e associazioni locali. L’ampio locale della stalla storica settecentesca con volte a vela in mattoni diventerà una foresteria. Al piano inferiore, l’accoglienza dell’Hotellerie con salottino per gli ospiti e sala per le colazioni; al primo piano 9 camere doppie dotate di bagno privato: 3 nella parte originariamente abitata e 6 sopra la stalla settecentesca. Le camere saranno gli unici ambienti della Cascina Bassa climatizzati con impianti a ventilconvettori, mentre tutti gli altri ambienti saranno riscaldati tramite impianti a pavimento radiante. Nel basso fabbricato di fronte alla Cascina Bassa sarà allestito un laboratorio-deposito per il cicloturismo, dove potranno essere riparate e noleggiate le biciclette.

L’Ospedaletto diventerà un punto di ristoro con cantina dei vini nell’interrato e sala ristorante da circa 60 coperti nell’ex fienile. Saranno conservati e restaurati il soffitto a cassettoni in legno, la pavimentazione in formelle di cotto, il camino e la scala che manterrà intatto il disegno originario. Verrà anche recuperata la corte interna, un “hortus conclusus” in ciottoli di pietra ornato con il tau, il simbolo dell’Ordine dei frati ospitalieri che per secoli hanno fornito ausilio ai pellegrini della via Francigena, e tre alberi di melograno, a simboleggiare la continuità con la tradizione medievale che vedeva in questa pianta il simbolo dell’albero della vita. Lo spazio della pesa pubblica verrà mantenuto inalterato con la sola opera di consolidamento e manutenzione sia degli elementi meccanici sia degli elementi costituenti le murature. Nuova invece la fontana che sarà collocata nell’area antistante l’Ospedaletto a ricordare la tradizione locale della Moriana, dell’alta e bassa Valle di Susa, da Briançon a Sant’Ambrogio ed Avigliana, ricca dell’elemento acqua. Sarà allestita anche un’area dedicata alla coltivazione di piccoli ortaggi ed erbe officinali: una citazione delle aree agricole presenti nei cortili interni dei monasteri, nei quali le erbe officinali rappresentavano un ambito importante delle selezioni vegetali per la produzione di medicinali e rimedi salutistici suggeriti dalla pluriennale esperienza dei monaci farmacisti.

Con la risistemazione e parziale deviazione del corso della bealera che attraversa l’area dell’Ospedaletto mediante un sistema di chiuse a ghigliottina, si ricaverà un’ampia area parcheggio la cui pavimentazione sarà realizzata con supporti in materiale ecologico riciclato, inerbito e totalmente permeabile all’acqua. La superficie percorribile da auto e bus turistici sarà realizzata in materiale drenante, del tipo già adottato per la pista ciclopedonale che collega Avigliana a Sant’Ambrogio. Completano l’area accoglienza un frutteto con meli da fiore e la zona pic-nic separati visivamente dal parcheggio da una barriera vegetale.

 

I lavori termineranno entro il 31 dicembre 2026 e sono stati affidati, in forma di appalto integrato, che comprende la redazione della progettazione esecutiva, all’ATI costituita dall’Impresa Fantino S.p.A. di Cuneo e M.I.T s.r.l. di Nichelino sulla base del Progetto di Fattibilità Tecnica ed Economica redatto dal gruppo di professionisti facenti capo all’arch. Roberto Fraternali. Il gruppo di professionisti che, per conto dell’ATI, sta redigendo la progettazione esecutiva, è invece coordinato dal prof. arch. Giovanni Durbiano. 

 

INFO

Precettoria di Sant’Antonio di Ranverso

Località Sant’Antonio di Ranverso, Buttigliera Alta (TO)

Giorni e orari di apertura: dal mercoledì alla domenica

Ore 9.30-13 (ultimo ingresso ore 12.30), 14-17.30 (ultimo ingresso ore 17)

Biglietti: intero 5 euro, ridotto 4 euro

Hanno diritto alla riduzione: minori di 18 anni, over 65, gruppi min. 15 persone

Fino a 6 anni e possessori di Abbonamento Musei: biglietto ingresso gratuito

Info e prenotazioni (dal mercoledì alla domenica):

011 6200603 ranverso@biglietteria.ordinemauriziano.it

www.ordinemauriziano.it

Chieri illumina i mosaici di Monreale

E’ difficile andare via dopo averli visti, a Ravenna, a San Marco a Venezia o a Santa Sofia a Istanbul. Sarà capitato a tutti coloro che li hanno ammirati. Ma i mosaici bizantini dorati di Monreale sono ancora più stupefacenti. Siamo di fronte alla più grande decorazione di questo tipo in Italia, superiore, secondo gli esperti, anche a quella di San Marco a Venezia, e seconda al mondo, per estensione, soltanto alla basilica di Santa Sofia a Istanbul. Ora la nuova illuminazione del Duomo siciliano di Monreale, uno dei massimi capolavori dell’arte normanna e patrimonio dell’Unesco, esalta la straordinaria bellezza dei mosaici che rivestono le pareti dell’edificio religioso offrendo ai visitatori un impatto visivo del tutto eccezionale. Oggi il loro splendore colpisce ancora di più grazie a un ultramoderno sistema di illuminazione messo a punto dai tecnici del gruppo austriaco Zumtobel.
Tra le ditte coinvolte nei lavori di restauro anche la Fedelenergy di Chieri, azienda di manutenzione industriale elettrica ed elettronica dei fratelli Fedele, siciliani di origine. Grazie a loro, i ricchi mosaici bizantini della cattedrale di Santa Maria Nuova di Monreale sono tornati a brillare. I restauri hanno restituito splendore a una parte dei mosaici del Duomo voluto nel 1172 dal re normanno di Sicilia, Guglielmo II d’Altavilla detto il Buono, sepolto in cattedrale. Il nuovo impianto di illuminazione esalta i particolari dei mosaici creati da mosaicisti siciliani insieme ad artisti provenienti da Costantinopoli, esperti nell’arte del mosaico, alla fine del XII secolo. Su una superficie di oltre 6000 metri quadrati i mosaici dorati raccontano l’opera di Cristo, dalla Creazione all’Apocalisse, illustrano scene della Bibbia, dell’Antico Testamento ed episodi del Nuovo Testamento. Ma, come detto, l’emozione è oggi potenziata dalla nuova illuminazione a Led di una ditta chierese che sostituisce il vecchio impianto. Un trionfo di luci in una cattedrale ricca di storia e di bellezze artistiche che tutto il mondo ci invidia.      Filippo Re

Il fantasma di Tom Joad si aggira ancora per l’America

Tom Joad è il protagonista del romanzo più famoso di John Steinbeck, The Grapes of Wrath ( i grappoli d’ira) uscito negli Stati Uniti nel 1939 e conosciuto in Italia con il titolo Furore. Un capolavoro senza età dal quale John Ford trasse uno storico film (con Henry Fonda nel ruolo di Tom Joad). Il libro racconta un’epopea ambientata negli anni Trenta  del Novecento, durante la Grande Depressione negli Stati Uniti, narrando la storia di una famiglia costretta a lasciare la propria casa e la propria terra a causa della crisi economica, per trovare un nuovo futuro in un altro stato della grande nazione a stelle e strisce. Il capolavoro di Steinbeck giunse in Italia in epoca fascista e il regime immaginò di utilizzarne la storia in versione antiamericana, allo scopo di diffondere una immagine violenta e piuttosto primitiva dell’America di quegli anni.

Pubblicato da Bompiani venne comunque censurato perché, in fondo, quella ricerca ostinata di una speranza assumeva quei caratteri universali che al Duce e al suo entourage non piacevano per niente. Pagina dopo pagina John Steinbeck ci accompagna nella biblica trasmigrazione della famiglia Joad, assieme ad altre centinaia di poveri, dall´Oklahoma attraverso il Texas, il New Mexico e l´Arizona, lungo le famosa Route 66 ( che conoscerà altre storie letterarie, da Kerouac a tanti altri), fino alla California, “il paese del latte e del miele”, in cerca di una vita nuova e un poco di fortuna. Una speranza che viene ben presto delusa perché vi troveranno amarezze e stenti, al limite della sopravvivenza: paghe da fame, padroni duri e cinici, lavori da schiavi. Erano gli anni della grande crisi dopo il crollo di Wall Street nel 1929, dell’America dura e disperata, della lotta di classe più aspra, dei sogni che s’infrangevano a contatto con la  realtà. Woody Guthrie, il “menestrello della Grande Depressione”, padre putativo del folk revival degli anni ’60, scrisse una grande ballata su Tom Joad nel 1940, quasi dieci anni prima che Bruce Springsteen, il “boss” del rock, venisse al mondo. Influenzato da Guthrie e dalla storia, molti decenni dopo Springsteen trasformò Tom Joad in uno spirito, capace aggirarsi ovunque come un fantasma alla ricerca di una giustizia e una rivalsa in un mondo nel quale il destino degli emarginati è inevitabilmente un destino segnato da una cruda realtà che non smette di riproporre la propria attualità. The Ghost of Tom Joad è una canzone che parla di diseredati, di povertà e di un sistema economico spietato e ingiusto.

Un testo che non lascia spazio ai dubbi: “L’autostrada è viva questa notte e dove va a finire tutti lo sanno, io sono seduto qui accanto alla luce del fuoco ad aspettare il fantasma di Tom Joad. Ora, Tom diceva: – Mamma, ovunque ci sia un poliziotto che picchia un ragazzo, ovunque un neonato pianga per la fame, ovunque ci sia una battaglia contro il sangue e l’odio nell’aria, cercami mamma, io sarò là. Ovunque ci siano uomini che lottano per un posto dove stare o per un lavoro decente, o per una mano che li aiuti, ovunque ci sia gente che sta lottando per essere libera, guarda nei loro occhi, Mamma, e tu vedrai me –“. Il fantasma di Tom Joad è ancora ben presente nell’America di oggi, e anche se sono passati quasi ottant’anni l’impressione è che per gli ultimi ben poco sia cambiato. The Ghost of Tom Joad  è stato l’undicesimo album in studio di Springsteen, pubblicato nel 1995 dalla CBS Records. Presidente degli “states” era il democratico Bill Clinton che, di lì a poco, sarebbe stato rieletto alla guida della nazione. Un anno dopo, nel 1996, Springsteen, ne parlava così: “La maggior parte delle cose che ho scritto riguardano l’America di oggi, anche se trovano le loro origini nel passato. Anche la canzone di Tom Joad non è storica, ma è sull’America degli anni ’90“.

E, possiamo aggiungere, anche su quella odierna al tempo del secondo mandato di Donald Trump. Nella canzone si parla dell’autostrada, luogo simbolo del sogno americano, esaltato dalla generazione beat. Un immaginario ancora ben vivo ma popolato da gente senza speranza, il cui destino è un fuoco acceso sotto un ponte per scaldarsi. I Tom Joad di oggi sono i nuovi poveri, le vittime della grande recessione e della crisi economica che prese avvio negli Stati Uniti d’America nel 2007 in seguito allo scoppio della bolla immobiliare dei subprime, i disgraziati messi in ginocchio dalla pandemia del Covid, gli afroamericani e i latinos, gli homeless e in migranti, le principali vittime del nuovo ordine mondiale che piace al 47° Presidente degli Stati Uniti e al suo amico Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo, sempre più affollato di gente senza lavoro e disperata, con poche libertà e scarso futuro.

Marco Travaglini

I vincitori dell’International Chamber Music Competition

A Pinerolo e Città Metropolitana di Torino

La sala del Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino  era gremita domenica 9 marzo scorso per applaudire i vincitori della finale dell’International Chamber Music Competition “Pinerolo e Torino Città metropolitana”. Il prestigioso concorso biennale di musica da camera membro della World Federation of International Music Competitors di Ginevra (Unesco), nato nel 1994, ha visto esibirsi tra il 3 e il 9 marzo scorsi, tra Pinerolo e Torino, alcuni tra i migliori musicisti del panorama Internazionale.  L’ingresso gratuito e la promessa di vivere dal vivo l’emozionante conclusione di una competizione internazionale con un montepremi da 31 milioni e 500 mila euro hanno trasformato la finale in un  vero e proprio evento condotto da Federico Sacchi, musicteller.

Il concerto dei finalisti è  stato preceduto dai saluti di Laura Richard, presidente e direttore artistico della Fondazione Accademia di Pinerolo e Torino che da trent’anni organizza la competizione,  Rosanna Purchia, Assessora alla Cultura della  Città  di Torino, Francesca Costarelli, Vicesindaca e Assessora alla Cultura del Comune di Pinerolo.

La prestigiosa giuria aveva ammesso alla fine cinque gruppi, dichiarando di aver dovuto scegliere tra concorrenti di altissimo livello. La giuria era composta dal pianista austriaco  Claus- Christian Schuster, dal compositore italiano Francesco Antonioni, dallo spagnolo Cristo Barrios Reyes (clarinetto), dallo spagnolo Lukas Hagen (violino), dal pianista italiano Francesco Pennarola, Mariella Razavi alla viola, Wen Sinn Yang al violoncello. La giuria, selezionando tra 120 musicisti under 33 provenienti da 29 Paesi del mondo, ha assegnato il primo premio  di 13.500 euro ” Città di Pinerolo e Torino Città Metropolitana “ al duo Andersson, fondato nel 2019 dai rinomati musicisti lituani di giovane generazione Julija e Paulius Andersson, capaci di promuovere costantemente la scena musicale lituana all’estero e di presentare brani raramente eseguiti e programmi concettuali per il pubblico internazionale. 

Il secondo premio di 8000 euro ”Fondazione Accademia di Musica” è stato consegnato al duo Stefanelli-Pantani, in cui Francesco Stefanelli, nativo nel 1999 a San Marino, suona il violoncello, mentre Nicola Pantani, riminese, suona il pianoforte. Fin da giovanissimi hanno esplorato il vasto repertorio per violoncello e pianoforte.

Il terzo premio di 4000 euro  Premio Club Pinerolesi, Rotary Pinerolo, Lions Club del 

Pinerolese Host, Lions Club Pinerolo Acaja, Lions Club Barge- Bagnolo- Cavour, Lions Club Luserna S.G. Torre Pellice, Zona Club Pinerolo è stato assegnato al Trio Goldmund, formato dal violinista moscovita Putnikov Sergey, dal violoncellista tedesco Behrens Leopold e dal pianista cinese Liu Xinlai.

Andrea De Carlo per “Prendersi cura”

Sarà il celebre scrittore milanese il nuovo protagonista del Progetto ideato dal “Salone Internazionale del Libro” in collaborazione con “Esselunga”

Venerdì 14 marzo, ore 18,30

Con “Diamo spazio all’ascolto”, l’ormai consueto claim che accompagna gli incontri (con scrittrici, scrittori e figure del mondo culturale particolarmente apprezzate dal grande pubblico) del Progetto “Prendersi cura”, ideato dal “Salone Internazionale del Libro” di Torino, main partner “Esselunga”, che dal 2021 sostiene la manifestazione, sarà lo scrittore Andrea De Carlo – dopo la scrittrice romana Chiara Gamberale – il protagonista del secondo appuntamento organizzato, come sempre fra autunno e primavera, nei negozi “Esselunga” o in spazi pubblici ad essi vicini, nonché ovviamente nel mese di maggio al “Salone” di “Lingotto Fiere”.

Milanese, non solo scrittore, ma anche musicista e fotografo (in anni di residenza negli USA ed in Australia), nonché assistente alla regia di Federico Fellini, co-sceneggiatore con Michelangelo Antonioni e regista del cortometraggio “Le facce di Fellini” e del film “Treno di panna”, De Carlo (al suo attivo come scrittore 22 romanzi, tradotti in 26 Paesi e venduti in milioni di copie) presenterà a Torino, venerdì 14 marzoalle ore 18,30, il suo nuovo libro “La geografia del danno”, pubblicato per i tipi de “La Nave di Teseo”. L’incontro si terrà nei locali aulici della “Sala Gonin” di “Torino Porta Nuova”, vicino al negozio “Esselunga” di via Sacchi.

L’appuntamento, a ingresso libero e su prenotazione sul sito www.salonelibro.it , sarà introdotto da Marco Pautasso, segretario generale del “Salone del Libro”. Il tema su cui si concentra, quest’anno, “Prendersi cura” è quello della “famiglia”: le “relazioni” e la “parità di genere”, la “cura del nucleo” dal quale veniamo ed al quale tendiamo.

“La cura – afferma, in proposito Annalena Benini, direttrice del ‘Salone Internazionale del Libro’ – è costituzionalmente una relazione: tra chi è nel bisogno e chi se ne occupa. Prendersi cura degli altri ed essere curati, in diverse fasi della nostra vita, è una delle esperienze emotive centrali della nostra esistenza. Prendersi cura vuol dire molte cose: curare gli altri, se stessi, lo spazio in cui viviamo e quello che condividiamo, la natura, i mondi più o meno vicini con i quali interagiamo. La famiglia è il primo luogo in cui l’azione della cura si manifesta, o perlomeno così dovrebbe essere, quello in cui impariamo quali sono le nostre prime responsabilità e cosa fare per formarci come persone in relazione con il mondo esterno”.

E, attraverso l’avventura del suo ultimo libro, proprio di “famiglia” parlerà Andrea De Carlo, rendendo partecipe il pubblico e invitandolo a riflettere su una “storia vera” (pur se romanzata) “che viaggia attraverso il tempo, per cercare di indagare i riflessi che le vite dei nostri antenati hanno su di noi e quanto e come chi ci ha preceduti determini in parte chi siamo oggi”: una, e più storie, che sono storia di un “segreto di famiglia”, di una traversata oceanica dall’Italia al Cile in cerca di fortuna, di un’emigrazione dalla Sicilia alla Tunisia per le stesse ragioni. “Il libro è la storia di una ragazza cilena che arriva a Genova all’alba della Prima Guerra Mondiale e di un giovane ingegnere navale che perde la testa per un’attrice di teatro, ma anche di una compagnia di commedianti sudamericani che cela talenti straordinari e di una coltellata che sfigura un uomo e distrugge una famiglia”. Andrea De Carlo parte da una rivelazione che lo ha turbato, per cavalcare un’indagine che lo porta indietro nel tempo, ai primi decenni del secolo scorso e successivamente ancora più indietro, alla fine dell’Ottocento. Poco alla volta, grazie a vecchie fotografie ritrovate, scritti, incontri e un lavoro di osservazione e deduzione, l’autore ricostruisce, in tal modo, e ci presenta, con l’essenziale incisività di una scrittura fortemente partecipe e singolare, le vicende avventurose e drammatiche della sua famiglia. Che diventeranno tema portante di discussione, ampliandosi dalla pagina narrativa alla concretezza di una quotidianità su cui il pubblico sarà invitato e stimolato a riflettere e a condividere o a dissentire con esiti dialogici sicuramente intensi e coinvolgenti.

“Con questa iniziativa ‘Esselunga’ torna a dimostrarsi – sottolineano i responsabili del Supermercato, fondato nel 1957 a Milano e oggi attivo in Italia con oltre 170 punti vendita fra Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia-Romana, Toscana, Liguria e Lazio – una realtà commerciale particolarmente, e da sempre, attenta nel sostenere le comunità dei territori in cui opera anche attraverso la promozione di eventi culturali”. Sempre in collaborazione con il “Salone Internazionale del Libro” di Torino, “Esselunga” è stata anche nel 2022 e nel 2023 promotrice nella “Sala Olimpica” di incontri e presentazioni di libri e autori legati al “mondo sportivo”. Nel 2023, inoltre, ha permesso l’incontro tra il pubblico e alcuni atleti olimpici e paralimpici e ha allestito un food truck con la sua “Cucina Esselunga” per i partecipanti alla manifestazione.

Gianni Milani

Nelle foto: Immagine – guida “Prendersi cura”; Andrea De Carlo; cover “La geografia del danno”

Fanny Vialardi di Sandigliano, l’amazzone piemontese

Una donna straordinaria che arrivò fino all’Himalaya e al Polo Sud.

Il 9 marzo scorso al Museo della Cavalleria di Pinerolo si e’ inaugurata la sala delle Amazzoni, dedicata alle celebri cavallerizze, che verra’ per utilizzata per diversi eventi pianificati nel 2025.

Durante l’incontro, che ha visto un susseguirsi di testimonianze ed interventi preziosi e prestigiosi, si e’ parlato anche di Fanny Vialardi di Sandigliano, la cavallerizza piemontese che ha portato gloria a questa regione nel 1925, al Concours Hippique International Militaire di Nizza, il primo campionato del mondo di monta all’amazzone su Zaglione, battendo concorrenti di alto livello come Yvonne de la Croix e vincendo il primo premio. Ma cosa vuol dire montare all’amazzone? Definita come modalita’ nell’800 prevedeva un abbigliamento speciale e vedeva la donna seduta su una sella speciale con le gambe posizionate da una parte del cavallo. La sua prima apparizione avvenne nel XIII secolo ed ebbe una evoluzione nel tempo soprattutto riguardo alla sella che, inizialmente, era molto scomoda e non permetteva di cavalcare con disinvoltura fino a che non arrivo’ quella con il doppio appoggio o corno.

Fanny, appartenente ad una delle famiglie piu’ conosciute e potenti del Piemonte: i Tornielli, fu una cavallerizza della scuola di Federico Caprilli che modifico’ lo stile e la relazione tra cavallo e cavaliere.

Gentile e mai aggressiva nella sua personalita’ di cavallerizza, la sua specialita’ fu il salto ad ostacoli; debutto nel 1923 ai campionati di Pinerolo e continuo’ la sua carriera partecipando a diversi concorsi in Italia e all’estero, soprattutto a quelli delle Grandi Prove Ippiche.

Nel 1922 sposò il conte Carlo Vialardi di Sandigliano, ufficiale e diplomatico e nel 1930 si ritiro’ dalle gare e si dedico all’allevamento dei cani che amava di piu’, gli airedale terrier, che le diedero’ molte soddisfazioni anche come campioni.

Fu una grande viaggiatrice in un periodo in cui spostarsi non era per nulla confortevole. Tra i suoi viaggi piu’ belli troviamo quello che fece sull’Himalaya in Nepal per i suoi 75 anni e l’altro al Polo Sud per celebrare i suoi 80.

In sua memoria, il nipote Tomaso Vialardi di Sandigliano ha istituito nel 2006 il Prix International Fanny Vialardi di Sandigliano, che premia ogni due anni la migliore amazzone del Rassemblement International des Amazones di Carcassonne. Fanny Vialardi resta una figura emblematica nel panorama equestre italiano, simbolo di eleganza, tecnica e passione per l’equitazione. Questa signora straordinaria ha contribuito a rendere piu’ accessibile lo sport alle donne, ha dimostrato, nel fatto specifico, che a cavallo non ci sono differenze di genere, neanche quando si tratta dei percorsi piu’ ardui e complicati. La sua vita e’ un altro importante esempio di volonta’ e tenacia non solo in riferimento alla sua carriera, ma anche per la sua audacia nel vivere la sua esistenza come desiderava e non secondo le aspettative culturali.

Maria La Barbera

Mara Antonaccio e la sua “Garibaldina”:  la nuova indagine di Milli Pazienza

“La Garibaldina”, ultima creatura letteraria della scrittrice Mara Antonaccio, in vendita presso lo store online Amazon, non è il solito thriller fine a sé stesso, ma un’indagine profonda sulle dinamiche dell’essere umano, attorno alle quali ballano quegli eventi della storia che fungono da legante delle stesse, mettendo in evidenza le personalità dei personaggi in un modo tale che alla fine del romanzo pare quasi di conoscerli, che in qualche modo e per qualche ragione abbiano fatto parte delle nostre vite.

I tratti realistici dei personaggi, e in particolare quelli della protagonista Milli Pazienza (chi ha letto “Delitto al Museo Egizio” ha imparato un po’ a conoscerla), mettono ognuno di noi a confronto con il proprio specchio, uno straordinario legame di parole che un letterato consapevole dona al lettore, la percezione che avviene appena sotto la pelle quando si entra in contatto empaticamente con persone, oggetti e simboli.  Riconoscendo l’universalità di quei comportamenti che sperimentiamo quotidianamente, fatti di coraggio, fragilità, fatica di rendere funzionale ciò che in ognuno di noi rimarrà per sempre disfunzionale, troviamo in Milli un esempio umano straordinario poiché privo di ipocrisia e difesa, come vuole la bella letteratura. In fondo la letteratura non è che uno maschera utile a raccontare la verità.

Sembra che ogni evento della storia scaturisca dallo sguardo di Milli, come se nascesse  un fiore attraverso i suoi occhi o da una particolare condizione dell’animo. Questa sensazione assume un significato veramente poetico se pensiamo a “Le Vie dei Canti” di Bruce Chatwin, in cui si narra della magia che gli aborigeni australiani evocavano attraverso il canto, la poesia, fondamentale per creare, prima ancora che per descrivere, il loro mondo. Insomma, il mondo non prende forma reale attraverso gli occhi di Milli, questo sarebbe banale, e l’autrice del libro non lo è, ma viene creato attraverso il canto delle interazioni umane e dall’urlo della fragilità. Il thriller in sé funziona molto bene: è fluido, appassionato e scritto con il rispetto per la parola che contraddistingue l’opera di Mara Antonaccio.

Dalla sinossi: “È passato più di un anno dal suo arrivo ai RIS di Parma e Milli si è integrata sia nella vita lavorativa, che in quella personale. Ai RIS si è creato un bel gruppo di lavoro con il capitano Parisi e i colleghi, la sua amicizia con il maresciallo Ciro Cangemi si è rafforzata, come la sua liason con il dott. Astolfi, il farmacista. La quiete della Bassa viene però turbata da una serie di delitti a sfondo sadomaso, in cui è implicata una cantante lirica, Mercedes Acosta. Tutte le vittime sono del mondo della lirica e vengono uccise in modi orribili, che sanno di omicidio rituale. ‘La Garibaldina’ è più di un semplice giallo: è una storia di resilienza, crescita e battaglie personali, in cui la protagonista si confronta con una giustizia che non è mai solo bianca o nera, ma si tinge di mille sfumature. Un romanzo avvincente, che intreccia investigazione, introspezione psicologica e mistero, tenendo il lettore con il fiato sospeso fino all’ultima pagina”.

Gian Giacomo Della Porta

Forever Young: Quando l’idolo diventa realtà: l’amore al tempo del Muro di Berlino

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Torino tra le righe

Chi non ha mai sognato, almeno una volta, di trasformare un poster appeso in cameretta in una realtà tangibile? Di incontrare il proprio idolo, scoprire com’è davvero e magari far breccia nel suo cuore? Ma cosa accadrebbe se il sogno diventasse realtà? Sarebbe l’inizio di una favola… o di qualcosa di molto più complicato?
“Forever Young” è l’ultimo romanzo di Alessandra Montrucchio, uscito nella primavera del 2017 per edizioni Feltrinelli. L’autrice è nata e cresciuta a Torino, dove ha conseguito la laurea in Storia della letteratura italiana moderna e contemporanea. Nel 1995 ha ricevuto il Premio Calvino per alcuni racconti, poi pubblicati da Marsilio in una raccolta dal titolo Ondate di calore. Tra i suoi titoli più noti Macchie rosse e Cardiofitness, dal quale è stato tratto un film nel 2006. Con E poi la sete si è cimentata nella fantascienza. Dal 1997 tiene una rubrica su Torinosette, supplemento settimanale de La Stampa per Torino e provincia, intitolata Cattive ragazze. Lavora anche come traduttrice. Tra i titoli tradotti per Einaudi, La città che dimenticò di respirare. Insieme a Cristina Virone ha scritto libri per bambini firmati con lo pseudonimo di Jenny Haniver e pubblicati da Feltrinelli.
I protagonisti di questa storia, Forever Young, ambientata nell’anno 1982, sono due giovani che, sulla carta, non potrebbero essere più diversi: Mia, diciassettenne torinese proveniente da una tranquilla e apprensiva famiglia borghese, e Alex, ventunenne tedesco, scappato di casa anni prima, con alle spalle un’adolescenza durissima vissuta nelle strade di Berlino Ovest ed un presente da stella emergente della musica. Mia si invaghisce di Alex attraverso una canzone ed un videoclip e poi, quando le si presenta l’occasione di trascorrere l’estate a Berlino, avviene l’incredibile: Mia e Alex si incontrano, si conoscono e si innamorano. Ma questo è solo l’inizio.
All’ombra del Muro che, all’epoca, divideva artificialmente Berlino ed i suoi abitanti in due segmenti separati, Mia e Alex dovranno trovare la forza e la maturità di superare i muri simbolici che la società, l’età e i rispettivi ambienti hanno eretto tra di loro, ma soprattutto trovare il coraggio di superare la paura di non essere all’altezza l’uno dell’altra.
Forever Young non è solo una storia d’amore per adolescenti: la Berlino divisa degli anni Ottanta fa da sfondo a un racconto che intreccia emozioni personali e tensioni storiche. Alex incarna il tumulto e il fascino di una città ferita ma viva, mentre Mia scopre sé stessa attraverso il viaggio e il confronto con un mondo tanto lontano dal suo. Il personaggio di Alex ha un carattere intrinsecamente legato, quasi dipendente da Berlino, dal Muro, dal romanticismo e dal dolore di quella città in quell’epoca, mentre quello di Mia rappresenta la scoperta dell’età adulta attraverso la scoperta della città. Senza contare che molte delle cose che succedevano allora a Berlino – le fughe oltre la Cortina di Ferro, le lotte di strada, eccetera – sono perfette per creare colpi di scena e svolte narrative.
Questo libro è la metafora dei muri, fuori e dentro di noi. Alex si è costruito una corazza difficile da abbattere, ma Mia, con pazienza e determinazione, riesce pian piano a scalfirla. Il Muro di Berlino diventa così anche il simbolo del loro amore contrastato. Mia è una ragazza borghese tranquilla e diligente. A differenza delle sue amiche non si entusiasma facilmente, è seria e saggia. Però, inaspettatamente, le capita una cosa irrazionale come innamorarsi perdutamente di un cantante che conosce solo attraverso i media.
La storia d’amore con Alex è sicuramente un percorso di crescita e maturazione. Lui la salva durante una lotta di strada e quando viene investita da un’auto, ma in realtà è Mia a salvare lui.
Un libro intenso, coinvolgente, capace di raccontare l’amore, la giovinezza e il bisogno di abbattere i confini che ci separano dagli altri e da noi stessi.
MARZIA ESTINI
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A Torino l’anteprima della trentesima edizione di “Antiqua”

“Antiqua”, la rassegna di musica antica promossa da L’Accademia del Ricercare e che vedrà la presenza di eventi tra il Piemonte e la Liguria, giunge alla sua trentesima edizione.

Tutti gli appuntamenti di Antiqua 2025 saranno a ingresso gratuito e il il tema di questa edizione sarà Musica senza tempo, passione senza fine.

Il primo evento, in programma il 25 marzo, alle ore 10, presso l’Auditorium di Palazzo Nuovo, a Torino, riguarderà un’anteprima esclusiva che l’Accademia del Ricercare ha incentrato e intitolato “Corelli e Vivaldi – due geni a confronto”, che metterà in dialogo due straordinari compositori del Barocco italiano, una speciale lezione concerto organizzata in collaborazione con il Dams, aperta a tutti, ma pensata per gli studenti del corso di Storia della Musica del professor Daniele Valentino Filippi.

Questa trentesima edizione non riguarderà solamente un programma concertistico, ma sarà l’occasione per approfondire al meglio la conoscenza della musica antica attraverso conferenze, incontri estivi e masterclass incentrati sul valore della tradizione e della ricerca musicale, un’opportunità per lasciarsi emozionare e capire una musica che continua a ispirare anche le nuove generazioni di musicisti.

L’Accademia raccoglie da più di vent’anni un centinaio di ragazzi presso l’Istituto Musicale Accademia del Ricercare, situato a Settimo Torinese nei locali dell’istituto Comprensivo Elsa Morante in Via Cascina Nuova 32. La Scuola di musica si rivolge ad un pubblico eterogeneo di tutte le età, dagli amatori ai professionisti che vogliono intraprendere la strada della specializzazione.

Obiettivo principale delle attività è di promuovere la musica come elemento educativo che concorra alla formazione globale dell’individuo.

In questi trent’anni, “Antiqua” ha ospitato musicisti e orchestre di fama internazionale, consolidandosi tra le realtà più autorevoli del settore. Il cartellone del 2025 renderà omaggio alla grande tradizione della musica storica con un programma ricco di eventi innovativi e repertorio storico.

Dopo l’anteprima di marzo, la stagione entrerà nel vivo con il concerto inaugurale in programma il 5 aprile alle 21:15 a Settimo Torinese, presso la chiesa di San Pietro in Vincoli, dal titolo “Vivaldi – Heinichen – Pisendel – Orchestra di Dresda e dintorni”.

Info: sul sito o scrivendo all’indirizzo email segreteria@accademiadelricercare.com 

 

 

Mara Martellotta

‘Danze alla festa dei mulini’, concerto degli Archi dell’OFT

Al Conservatorio Giuseppe Verdi con protagonista il flautista Mario Bruno

Martedì 11 marzo, alle ore 21, presso il Conservatorio Giuseppe Verdi, in piazza Bodoni, si terrà  il concerto intitolato “Danze alla festa dei mulini”; protagonisti dell’appuntamento gli Archi di OFT, che saliranno sul palco del Conservatorio guidati come sempre dal maestro concertato Sergio Lamberto. Ospite della serata il flautista Mario Bruno, una delle più giovani stelle protagoniste della stagione One way together. Primo premio al concorso di Kobe e secondo ai concorsi ARD e Ginevra, Bruno si è distinto per tecnica, espressività  e profonda capacità interpretativa, venendo notato dalla critica e dal pubblico  e ottenendo prestigiosi riconoscimenti.

In programma quattro brani di due maestri assoluti del Barocco, Georg Philipp Telemann e Johann Sebastian Bach.

Di George Philipp Telemann, nato a Magdeburgo, che in vita viaggiò e lavorò in diverse città della Germania, verranno eseguite la Ouverture e la Suite Burlesque de Quixotte per archi TWV 55:G10  e il concerto in Sol maggiore  per flauto e archi TWV 51G2. Il primo brano fa riferimento al cavaliere errante Don Chisciotte de la Mancia, famoso personaggio letterario inventato da Miguel de Cervantes che Telemann celebra evocandone in musica,  con sfumature divertite e ironiche, le avventure e la follia. Il concerto in Sol maggiore per Flauto e Archi TWV 51 G2, strutturato in tre movimenti secondo il tradizionale schema dei concerti barocchi e con influenze dalle tradizioni musicali tedesche e francesi, è un altro esempio affascinante dell’abilità compositiva di Telemann, soprattutto per quanto riguarda il flauto, di cui viene valorizzata tutta la potenzialità espressiva. A tre secoli di distanza dal momento in cui venne scritto questo concerto, uno dei lavori più amati dai flautista, il ruolo solistico è affidato alla freschezza di un talento giovane, ma già affermato, come quello di Mario Bruno.

Di Johann Sebastian Bach verrà eseguita la celeberrima Aria sulla Quarta corda della Suite n. 3 in re maggiore  BWV 1068, una delle più famose suite orchestrali che il compositore tedesco scrisse per accompagnare eventi di corte. L’Aria è uno dei suoi movimenti più distintivi, seppur nella semplicità dell’impianto formale ed è  da sempre un pezzo molto amato per la sua bellezza, raffinatezza compositiva e intenso lirismo. La trascrizione di Wilhelmj che ha dato il titolo “sulla quarta corda” rimanda al fatto che il violino suona quasi interamente sulla quarta corda, la corda più  grave, ovvero il sol.

La suite n. 2 in si minore  BWV 1067 è un’altra delle suite orchestrali di Bach, che venne però specificatamente scritta per archi e flauto con un uso brillante della strumentazione.  Il Flauto ne è protagonista assoluto, tra capacità melodica e virtuosismo. Gli Archi OFT e Mario Bruno  ne porteranno sul palco la ricchezza di scrittura e la varietà di danze, a chiusura di un concerto che è un omaggio alla grande musica barocca.

Il viaggio musicale sul van targato OFT rappresenta anche un viaggio nell’immaginario del flautista Mario Bruno. La grafica collage che accompagna il concerto è stata realizzata dal creativo Gabriele Mo anche sulla base delle suggestioni personali del solista. Un percorso completato dal micro racconto che aprirà il concerto in Conservatorio, scritto appositamente per OFT dal giornalista e musicista  Lorenzo Montanaro. La lettura del testo, per immergersi nell’atmosfera speciale del concerto, è affidata all’associazione Liberipensatori Paul Valery e all’Accademia di formazione teatrale Mario Brusa di Torino.

Il concerto di martedì 11 marzo alle ore 21 al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino sarà preceduto da due momenti di prova aperti al pubblico. La prova generale è in calendario lunedì 10 marzo alle ore 18.30 presso il teatro Vittoria, in via Gramsci 4 a Torino.

I biglietti sono in  vendita presso la sede dell’Orchestra Filarmonica di Torino e mezz’ora prima del concerto presso il Conservatorio  a euro 25,15 e 8. I biglietti sono anche acquistabili online sul sito www.oft.it

Per info tel 533387, biglietteria@oft.it, Torino, via XX settembre 58.

Mara Martellotta