CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 353

Simone Campa & La Paranza del Geco Dalla Puglia al Piemonte

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Osteria Rabezzana, via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino Mercoledì 6 aprile, dalle ore 20

Un viaggio tra tradizioni, cibo e storia sul filo di Margherita di Savoia, prima regina d’Italia e cittadina pugliese

Dalla Puglia al Piemonte – ideato da Simone Campa, Osteria Rabezzana, Casa Puglia Piemonte e Pastificio Giustetto – vuole valorizzare l’incontro tra Puglia e Piemonte e celebrare le rispettive tradizioni culturali ed enogastronomiche, musicali e artistiche attraverso l’esperienza, il gusto, la musica popolare.

Un evento all’insegna dell’esperienza conviviale che parte alle ore 20 con un incontro dedicato a Margherita di Savoia, la cittadina pugliese affacciata sul golfo di Manfredonia, a sud del Gargano, sede delle saline più grandi d’Europa. La località è stata intitolata nel 1879 alla prima regina d’Italia, figura storica che più ha influenzato il costume del suo tempo. Un collegamento con il Piemonte pensato in occasione della mostra che Palazzo Madama dedicherà alla regina nel prossimo ottobre.

Si prosegue alle 20.15 con il menù a carta dello chef Giuseppe Zizzo, integrato per l’occasione da piatti della tradizione “margheritana”. Colonna sonora dell’evento, i suoni, i canti ed i ritmi de La Paranza del Geco, vera e propria istituzione culturale di Torino, con i suoi vent’anni di attività artistica in Italia e all’estero.

PROGRAMMA

Ore 20 – L’INCONTRO

Margherita di Savoia, la regina d’Italia, padrona di casa delle più grandi saline d’Europa sulla costa pugliese a sud del Gargano.

Ore 20,15 – LA CENA

Incontri di sapori e ricette pugliesi e piemontesi, con il menù alla carta dello chef Giuseppe Zizzo, affiancato dai piatti della tradizione garganica: incontro tra la Regina e il Re (cipolla bianca di Margherita igp al forno con salsiccia di Bra e crema di toma di Lanzo), zuppetta di mare del Gargano con crostini, fave e cicoria.

Ore 21,30 – IL CONCERTO

I suoni della tradizione con Simone Campa & La Paranza del Geco. Un repertorio speciale dedicato al tema della vita legata al mare, dai canti dei marinai ai lavoratori delle saline, ai testi che si rivolgono alle tradizioni delle sponde nostrane dell’Adriatico e del Mediterraneo. In programma anche musiche dedicate al ballo ed alla festa, attraversando in un viaggio sonoro tutta la ricchezza culturale della Puglia: pizzica e taranta del Salento, tarantelle del Gargano, canti d’amore e serenate dalla Bassa Murgia. Musiche suonate con l’energia coinvolgente ed entusiasmante de La Paranza del Geco, la compagnia musicale fondata e diretta da Simone Campa che festeggia oltre mille concerti realizzati in Italia ed in tutto il mondo e che da oltre vent’anni sintonizza Torino sui ritmi del sud.

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

Il Pannunzio presenta a Torino il Muggenheim di Mughini

L’ULTIMO LIBRO DEL GIORNALISTA E SCRITTORE  CHE DIALOGHERÀ CON FRANCESCA ROTTA GENTILE

Si svolgerà giovedì 7 aprile alle 17.30 presso la Sala Consiglieri della Città Metropolitana di Torino a Palazzo Cisterna, via Maria Vittoria 12, l’incontro organizzato dal Centro PANNUNZIO di Torino con il giornalista e scrittore Giampiero Mughini che dialogherà su temi d’attualità con la prof.ssa Francesca Rotta Gentile, già vincitrice del Premio Flaiano nel 2017, Giurata al Premio Strega oltre che curatrice di diverse prestigiose rassegne liguri come Cervo Ti Strega, Cervo in blu d’ inchiostro, Sa(n) remo Lettori il giardino di Irene Brin.  Nell’occasione verrà presentato, in anteprima assoluta, l’ultimo libro del giornalista “Muggenheim- quel che resta di una vita” edito da Bompiani. Si tratterà di un incontro che darà luce alla profonda cultura e sensibilità di Mughini e ci permetterà di scoprirne aspetti davvero inediti come il fatto che possiede due setter inglesi di nome Bibi in onore di Brigitte Bardot e Clint in omaggio a Clint Eastwood oltre che essere un collezionista di libri e amante d’arte a tutto tondo. Un momento di alta cultura con la possibilità di rivivere, almeno idealmente, negli scritti di Mughini un’originale testimonianza di buona parte del’900 fra poesia visiva, fotografia, fumetto e progressive rock e design. L’evento, unico, sarà aperto anche ai non soci del Centro Pannunzio.

“Il giorno prima del voto” Michele Paolino e Sergio Chiamparino

Attenti a quei due!

Ricordando il famoso telefilm degli anni ’70 con protagonisti Tony Curtis e Roger Moore anche a Torino abbiamo il piacere  di presentare una supercoppia da poco formata, in campo letterario,ma già di grande qualità in campo politico: stiamo parlando di Michele Paolino, già presidente di circoscrizione e consigliere comunale a Torino e Sergio Chiamparino già sindaco di Torino e presidente della regione Piemonte, autori a quattro mani del libro il Giorno prima del voto,un giallo noir,raffinato che tiene il lettore col fiato sospeso. Michele Paolino è al suo terzo libro, nuovo successo editoriale scritto in maniera semplice e coinvolgente: il lettore non fa alcuna fatica ad immedesimarsi nei protagonisti, proprio come se stesse vedendo un film.La narrazione scorre veloce, l’impatto è avvolgente. Chi legge, scrivente compreso, si isola da tutto ciò che lo circonda e diventa coprotagonista della trama.
“Il giorno prima del voto” narra di un brutale fatto di sangue che avviene  nelle Langhe:una discendente di una grande e conosciuta famiglia di produttori di vino Barolo viene trovata uccisa nella sua cantina con un forcone conficcato nella schiena.Intanto a Torino,in contemporanea,s’infiamma la campagna elettorale per l’elezione del nuovo sindaco. Ci sono vari dibattiti e la presenza di un ministro che accende gli animi della vecchia guardia e dei nuovi giovani leoni che vorrebbero acquisire il potere economico della città.Intanto nelle Langhe cominciano le indagini e si scopre che… acquistate il libro e leggetelo tutto d’un fiato: ne vale proprio la pena perché rimarrete piacevolmente sorpresi.

Enzo Grassano

L’isola del libro Speciale Joyce Carol Oates

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Joyce Carol Oates è una delle più prolifiche e importanti scrittrici americane. Nata nel 1938 a Lockport -area rurale dello stato di New York, vicino al lago Ontario- in una famiglia come mille altre. Salvo la nascita della sorella affetta da autismo e alcune rivelazioni.

Una su tutte: alla morte dalla nonna Blance -alla quale era molto legata e che le svelò la meraviglia della lettura- scopre che si era inventata un’identità ebraica e che il bisnonno si era suicidato.
Caratterizzata da un’intelligenza precoce e notevole, Joyce nel 1960 si laurea presso la Syracuse University, ed inizia a scrivere a 28 anni.
Frequentando l’Università del Wisconsin conosce l’uomo che sposa nel 1961, Raymond Smith, altro grande intellettuale e direttore editoriale. Hanno condiviso vita, pensieri, insegnamento e arte fino alla morte di lui nel 2008, per le complicazioni di una polmonite.
Oggi vive nella casa che aveva abitato con il marito dal 1978, a Princeton, nel New Jersey, università nella quale ha insegnato fino al 2014 ed è tuttora professoressa emerita. Magrissima e apparentemente fragile, ha invece una personalità fortissima, modi pacati con cui ammanta un’irriducibile fermezza.
E’ un’intellettuale di immensa cultura e spessore che da sempre volge uno sguardo attentissimo alla vita e alle sue infinite sfaccettature e derive. Una mente geniale e vulcanica grazie alla quale nell’arco di 60 anni ha scritto e pubblicato oltre 100 libri, spaziando tra generi diversi e sempre in modo mirabile.
E’ autrice di 58 romanzi, circa 30 raccolte di racconti, 8 volumi di saggi, poesie ed opere teatrali, a cui si sommano alcune antologie di articoli che ha scritto per riviste e quotidiani nell’arco della sua lunga carriera. Nel 2010 il presidente Barack Obama le ha conferito la National Humanities Medal.

Autrice estremamente versatile ha affrontato e sviscerato un parterre di molteplici temi: dalla violenza delle grandi città americane, ai legami spesso soffocanti e conflittuali che cementano le famiglie della borghesia, alle apparenze legate a vite che devono sembrare rispettabili. Difficile elencare tutte le tematiche di cui ha scritto; tra queste, pure la condizione femminile e le derive dei ruoli maschili in una società impostata sulla forte competizione. E’ autrice anche di biografie come “Blonde” dedicata al mito Marilyn Monroe, di thriller psicologici ed epopee sociali che ha vivisezionato nelle sue pagine.

Il suo eclettismo nasce in parte dalla sua capacità di avere punti di vista sempre stimolanti, per lei raccontare ed elaborare è fondamentale. Il suo metodo di scrittura è estremamente rigoroso: ogni giorno scrive a mano dalle 8 di mattina fino alle 13, poi una pausa fino alle 17 e di nuovo scrittura per un paio di ore, segue poi la correzione di quanto ha creato. Per lei scrivere è come respirare, ed è stata proprio la scrittura ad averle salvato la vita, traghettandola oltre i dolori che la vita le ha riservato.

“La notte, il sonno, la morte e le stelle” -La nave di Teseo- euro 24,00
Questa può essere definita un’autobiografia emotiva, però con personaggi inventati. Il romanzo –che tocca le corde del lutto e della perdita- è dedicato al secondo marito della Oates, il neuro scienziato di Princeton, Charles Gross, morto nel 2019.
La casa in cui è ambientato è quella in cui la scrittrice vive, anche se non esattamente la stessa; ma, per esempio, la camera da letto in cui si muove il personaggio di Jessalyn è quella della scrittrice. Ed è la prima volta che la 83enne Joyce Carol Oates ambienta un romanzo in casa sua.
Sono 830 pagine che parlano di una grande famiglia travolta dalla tragedia della morte del padre; il 67enne John Earle McClaren, soprannominato Whitey. E’ l’ex sindaco bianco repubblicano di Hammond, editore e rappresentante della ricca borghesia, patriarca di una famiglia di 5 figli.
Ha incontrato il suo destino nel momento in cui ha tentato di fermare il pestaggio di un sospettato da parte della polizia; è intervenuto e finito a sua volta sotto le percosse degli agenti. Ricoverato in gravi condizioni, muore dopo un penoso coma che porta al suo capezzale moglie e figli.
La Oates ha sfidato la sua bravura narrando non solo il rapporto tra moglie e marito, ma ampliando il suo sguardo fino a includere tutta la complessa famiglia. Ricostruisce le dinamiche che legano o allontanano i suoi membri, le loro personalità variegate, i loro pensieri più reconditi e il modo in cui ognuno a modo suo affronta la morte del patriarca. Primo fra tutti quello della vedova Jessalyn, che dopo 40 anni insieme a Whitey, si sente morire a sua volta.
Sullo sfondo di un’America razzista e divisa, Joyce Carol Oates porta in scena l’aggressione a un bianco, anziché a una persona di colore. E poi con il dono della sua scrittura potente si addentra nelle vite dei vari membri del clan McLaren; regalandoci un romanzo imponente e appassionante che mette alla prova i suoi personaggi di fronte al devastante dramma della perdita di una persona che era stata il perno intorno al quale si erano mossi.

 

“Storia di una vedova” -Bompiani- euro 20,00
E’ profondo, struggente e magnifico questo memoir in cui la Carol Oates racconta la morte del suo primo marito, Raymond Smith, ricoverato per quella che sembrava una curabile polmonite; invece dopo una settimana è precipitato verso la fine per le complicanze di un’infezione.
Siamo a Princeton, New Jersey, sede dell’università nella quale ha insegnato fino al 2014. Joyce è nella casa che abita con il marito dal 1978, quando arriva l’allarmante telefonata a mezzanotte e mezzo del 18 febbraio 2008. Si precipita in ospedale, ma arriva che Ray se n’è già andato. Lei non si perdonerà di non esserci stata a tenergli la mano, lasciando che chiudesse gli occhi circondato solo da estranei. Si sentirà in colpa anche per averlo portato nell’ospedale dove un’infezione polmonare lo ha ucciso.
Le pagine raccontano lo shock, lo strazio lucido della moglie che perde il compagno di una vita, le mille incombenze che le piovono addosso e sono corollario della morte. Seguiamo la scrittrice e i suoi stati d’animo mentre procede a fatica nel mondo svuotato dalla perdita; dal penoso ritiro degli effetti personali del marito alle disposizioni per la sua cremazione, come da lui voluto, per arrivare alla noiosissima trafila burocratica come “esecutrice testamentaria” delle proprietà del defunto.
Poi arriverà l’onda d’urto gigantesca, quella del dolore più profondo, che lei descrive minuziosamente e con un coraggio da leone. Ecco la vedova -una sofferente sopravvissuta, ma in parte morta con lui- che si muove a stento tra insonnia, solitudine, una casa vuota che le ricorda Ray ad ogni angolo. Lei che si rifugia nella tana del letto, dal quale non vorrebbe più alzarsi, e accarezza spesso l’idea del suicidio.
Pagine e pagine in cui afferra il suo dolore e ne scrive con onestà e struggimento, raccontandoci i titanici sforzi per continuare a vivere, confrontandosi con il nuovo ruolo di vedova, con gli amici e le condoglianze da ogni dove. Una vita che va avanti…..nonostante tutto.

L’Epopea Americana è la quadrilogia che la Oates ha dedicato al sogno americano e all’instancabile corsa verso la felicità nell’America proletaria tra gli anni Cinquanta e Sessanta. Il corposo racconto scandito in 4 romanzi per raccontare la grande avventura a stelle e strisce del XX secolo; caratterizzato da profondi mutamenti sociali e politici.

“Il giardino delle delizie” -Il Saggiatore- euro 21,00
E’ il primo capitolo dell’Epopea Americana. Al centro del romanzo c’è Clara Walpole: fragile e bellissima, figlia di due poveri braccianti, all’interno di una famiglia numerosa che si sposta di piantagione in piantagione, alla strenua ricerca di una casa e di una vita meno misera.
Tenta di affrancarsi da un simile destino, scappa dalla precarietà, convinta di essere sulla strada giusta per afferrare uno straccio di benessere. Ma della vita conosce davvero poco e si innamora di Lowry che ha qualche anno più di lei e vede come suo salvatore. Peccato lui la metta incinta e poi si dilegui. Clara a soli 16 anni dà alla luce Swan, al quale dedica ogni energia e la sua vita.
Poi sempre sullo sfondo della grande contraddizione del sogno americano, Clara finirà per appoggiarsi a Curt Revere, uomo facoltoso, molto più grande di lei, ma già sposato.

 

“I ricchi” -Il Saggiatore- euro 18,00
Il romanzo si basa su un fatto di cronaca avvenuto realmente. La storia è ambientata nell’America wasp, progressista e democratica, dietro la quale però si cela ben altro.
Al centro un ragazzino, Richard, ombroso e grassoccio, che adora la bellissima madre, Natashya Romanov Everett, per il figlio “Nada”. Vorrebbe essere al centro della vita della genitrice; invece si trova a fare i conti con la sua marginalità nella vita della donna…. e decide di ammazzarla.
Un romanzo che trabocca rabbia e dolore attraverso la sofferenza di un ragazzino che anziché sentirsi una persona, comprende di essere solo un comprimario nell’esistenza, piena di successo, della creatura che più ama sulla faccia della terra.

 

“Loro” -Il saggiatore- euro 23,00
In queste pagine è raccontata la vita difficile di una famiglia affossata dalla miseria, i Wendall, famiglia patriarcale.
Si muovono nei sobborghi di Detroit e cercano di fuggire dalla loro condizione sociale precaria, ai livelli più bassi. Sono bianchi poveri e ignoranti che quotidianamente sgomitano per risalire la scala sociale; ma anche razzisti convinti di meritarsi –anche solo per il colore della pelle- ricchezza e la realizzazione di quel sogno americano che dovrebbe lanciarli in alto rispetto alle loro origini.
Al centro della narrazione c’è Loretta; a 16 anni rimane incinta del suo primo amore, che viene assassinato. La giovane si arrabatta come può, incattivita dalla sua mala sorte, e destinata a una vita infelice. Il figlio bastardo Jules è un ragazzo sveglio che però finisce invischiato in faccende malavitose.
Poi ci sono altri personaggi in cerca di riscatto in questo romanzo intriso di degrado, violenza e povertà.

 

“Il paese delle meraviglie” – il Saggiatore- euro 23,00
E’ la storia di Jesse Vogel, nato in una famiglia numerosa e povera, unico sopravvissuto alla furia del padre che ha massacrato i familiari. Adottato dalla famiglia di un ricco medico, diventa un celebre neurochirurgo; ma la vita continua a non fargli sconti.
Dovrà affrontare la deriva della vita della figlia Michelle. La giovane fugge dalla ricca casa paterna e si rintana in una sbandata comunità di hippies, con la quale si muove errabonda attraverso l’America, tra droghe, trasgressione e baratro profondo.
E’ un altro capitolo della disperazione che si annida nei romanzi dell’Epopea Americana, che la Carol Oates ha saputo delineare a fondo e magnificamente.

Rock Jazz e dintorni I Ministri e gli Zen Circus

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. All’Hiroshima Mon Amour si esibiscono I Ministri.Al Teatro Colosseo prima di due date consecutive per Tommaso Paradiso.

Martedì. All’Otium Pea Club suona il LT Trombone Quartet. Al Magazzino di Gilgamesh blues con Max Altieri.Al Concordia di Venaria è di scena Frach Quintale. Al Jazz Club suona il pianista Massimo Danilo Ilardo mentre al Blah Blah si esibiscono i The Whiffs.

Mercoledì. Al Jazz Club jam session blues con Dodo &Charlie. Al Cafè Neruda suona il trio di Sergio Di Gennaro. Al Maffei è di scena il cantautore Apice.

Giovedì. Al Jazz Club si esibisce il trio dell’organista Hammond Yazan Greselin. Alle OGR suonano i Zen Circus. Al Cafè Neruda suona il trio di Luigi Tessarollo con la vocalist Rachel Gould. Al Blah Blah sono di scena gli Ottone Pesante. Al Cap 10100 si esibisce Pier Cortese. Al Magazzino sul Po sono di scena Palumbo e Fabrizio Modenese dei Larsen.

Venerdì. Al Folk Club suona il Ziribop Quartet. Al Cafè Neruda si esibiscono i Derby Mates. Al Blah Blah suonano i Not Moving Ltd. Al Bunker è di scena la Rhabdomantic Orchestra con Balk Saagan e Alek Hidell. All’Arteficio suona il quartetto di Gigi Venegoni e Roberta Bacciolo. All’OffTopic per l’”Hanami Fest” si esibisce Galea, Elasi e Missey. Al Cap 10100 sono di scena Flat Mates 205, The Playground e Rimozione.

Sabato. All’Arteficio suona il Jazzò Quartet. Al Maffei si esibisce Lorenzo Kruger. Al Cafè Neruda si esibisce la cantante americana Kellie Rucker affiancata dal gruppo del chitarrista Fast Frank. Al Concordia di Venaria è di scena Massimo Pericolo. Al Cap 10100 si esibiscono gli Le Endrigomentre allo Ziggy suona il trio Stella Diana. Al Blah Blah sono di scena i Total Recall e gli Anno zero.

Domenica. Sempre al Blah Blah suonano i The Courettes.

Pier Luigi Fuggetta

”Giù nella valle”, fumetti nell’antica chiesa dei battuti

Si è svolta a Vignale Monferrato domenica 27 marzo, l’inaugurazione della mostra personale di fumetti di Andrea Ferraris che ha per titolo ” Giù nella valle” (ingresso libero). L’ esposizione di tavole originali a colori durerà fino al 18 aprile 2022 dalle 15 alle18 (solo le domeniche).

La ” chiesa dei battuti ” è stata eletta a luogo dove si svolgerà l’evento espositivo. L’ artista genovese di cui ho diffusamente scritto sul torinese, espone tavole ispirate al racconto ” il Mendicante” di Guy de Maupassant apparse la prima volta su Linus nel 2021. Nel 2020 sono apparse sempre sulla famosa rivista di fumetti fondata dal compianto Oreste del Buono, altre tavole di Ferraris : le storie brevi ” la Volpe e la Faina” e  ” il Fiume” ambientate nelle campagne vignalesi coi suoi personaggi dove il disegnatore sovente soggiorna e lavora, nel suo studio della frazione San Lorenzo. La personale è stata inaugurata dal sindaco Tina Corona alla presenza di un folto gruppo di invitati e promossa dal Club Unesco, attraverso l’associazione il Monferrato degli Infernot (www.monferratodegliinfernot.it).La chiesa (attualmente sconsacrata) prende il nome dall’Ordine dei Battuti, confraternita di laici del medioevo. La confraternita fu un gruppo di religiosi penitenziali, usi alle pene corporali per l’espiazione dei peccati, anche per mezzo dell’autoflagellazione, da cui deriva la denominazione ‘battuti’. Un po’ come dei ‘chierici vaganti’ giravano per i paesi raccogliendo l’elemosina per il sostentamento e la beneficenza, dediti anche nelle frequenti soste, alla preghiera e alle lodi. La piccola chiesa di Vignale Monferrato sovente era luogo di sosta e riunione dei chierici. Il soffitto ligneo del luogo di culto, è stato completamente ricostruito. All’ interno sono visibili la corale lignea dietro l’altare e gli affreschi della volta, tutti originali d’epoca. Il campanile in mattoni faccia a vista, è di sezione triangolare, dettaglio architettonico che lo rende di particolare interesse. La mostra offre la possibilità di vedere le tavole di Andrea Ferraris, in un contesto inusuale, esposte sulle pareti sbrecciate e in crudo, in una tipicità rustica e agreste al centro delle colline monferrine. Tavole originali colorate e inchiostrate dalla moglie Daniela. Utili a comprendere come il fumetto, venga prodotto e stampato, per mezzo di una riduzione dalla dimensione originale alla striscia stampata. Una occasione speciale per gli appassionati del genere, che potranno compiere facoltativamente con la visita alla mostra, anche la degustazione nella zona dei vini dei produttori locali, in particolare la barbera, il grignolino e la freisa. Rossi doc, forti e corposi. Tipici di Vignale Monferrato. Prosit.

Aldo Colonna

Rassegna mensile dei libri: Marzo

Letture di Marzo suggerite dagli iscritti al gruppo Facebook più frequentato della rete, almeno tra quelli in lingua italiana dedicati all’argomento; questo mese l’attenzione di nostri infaticabili lettori si è concentrata su tre titoli molto diversi tra loro.

La Regina Degli Scacchi, ultimo romanzo di Walter Tevis (Mondadori), dal quale è stata tratta anche una fortunata serie televisiva: secondo molti lettori il libro è inferiore ma è comunque una lettura molto avvincente; La Crepa E La Luce, di Gemma Calabresi Milite (Mondadori). Con una scrittura semplice ma delicatissima la Signora Calabresi ripercorre tutta la sua vita e ripercorre anni cruciali della storia d’Italia, dei quali è stata dolorosa testimone. I Rondoni, di Fernando Aramburu (Guanda). Il corposo diario, fatto di pensieri, riflessioni, ricordi, di un annoiato professore di filosofia intenzionato a suicidarsi.

Andar per libri e non solo…

Dopo il successo della prima edizione, torna Lucca Città di Carta, il festival dedicato ai libri, alla carta, all’arte e alla stampa. L’evento, organizzato dal doppio team targato Nati Per Scrivere e L’Ordinario, si terrà dal 23 al 25 aprile 2022. Tante le novità, dall’ampliamento degli spazi con la presenza anche di editoria fotografica e nuove collaborazioni; molti anche gli ospiti attesi, da Carlo Lucarelli ad Alessandro Barbaglia, passando per Marco Vichi, Leonardo Gori, Romana Petri, Marco Buticchi, Marco Pardini, Sara Fiorentino, Vanni Santoni e molti altri. Per il programma completo si può visitare il sito www.luccacittadicarta.it

Incontri con gli autori

In collaborazione con Novitainlibreria.it la nostra redazione ha intervistato la scrittrice genovese Patrizia Mazzini, autrice di Annetta Non E’ Una Buona Forchetta (NPS, 2021); Domenico Maria Grasso cultore della lingua siciliana e autore di Quadretti Semiseri Di Vita Siciliana…E Altro (Etabeta edizioni, 2021); Francesca Cappelli è un’altra autrice della scuderia di NPS, autrice de L’Altra Anima Della Città (NPS, 2021).

Per questo mese è tutto, vi invitiamo a venirci a trovare sul nostro sito ufficiale per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura!

unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

redazione@unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

Parte la tournée italiana e internazionale de “La tempesta”,

Dopo il debutto torinese. Regista Alessandro Serra

 

“La tempesta” di William Shakespeare per la regia di Alessandro Serra, nuova produzione esecutiva del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, dopo il suo debutto torinese, che si è tenuto in prima nazionale alle Fonderie Limone di Moncalieri il 15 marzo 2022, sarà in tournée in Italia e all’estero.

Le recite a Torino andranno avanti fino a domenica 3 aprile 2022, dopo di che lo spettacolo andrà in scena a Reggio Emilia (5 – 6 aprile) e a Roma (28 aprile – 15 maggio), per continuare con le date in Lituania, a Klaipeda (31 maggio – 1 giugno), in Francia, al Festival d’Avignon (17 – 23 luglio), che è tra i coproduttori internazionali dello spettacolo insieme a MA scène nationale – Pays de Montbéliard, e poi in Polonia a Danzica, al Gdansk Shakespeare Theater (27 – 28 luglio).

“Dopo due anni di sosta forzata, con La tempesta diretta da Alessandro Serra il Teatro Stabile di Torino ritrova finalmente una dimensione europea di ampio respiro – dichiara il Direttore Filippo Fonsatti. “Oltre alle date già programmate nel corso del 2022 in tre diversi Paesi, stiamo lavorando per esportare la produzione in altre prestigiose sedi. Ed è una fortunata coincidenza – conclude Fonsatti – che la ripresa della circolazione delle opere e degli artisti in questi tempi di guerra avvenga con l’ultimo capolavoro di Shakespeare, che ci parla di compassione, di perdono, di pace”.

La tempesta è una produzione del Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale con il Teatro di Roma – Teatro Nazionale, ERT – Teatro Nazionale, Sardegna Teatro, Festival d’Avignon, MA scène nationale – Pays de Montbéliard, in collaborazione con Fondazione I Teatri Reggio Emilia e Compagnia Teatropersona.

Dice Alessandro Serra: “Nella Tempesta tutti cercano di usurpare, consolidare o innalzare il proprio potere. Prospero trascura il governo, cioè gestisce male il potere. E subito suo fratello trama contro di lui insieme al re di Napoli e lo condanna a una morte per acqua. Gonzalo lo salva, fornendogli segretamente la fonte di un potere ben più grande di quello politico: la magia. Ma chi è sradicato non può che sradicare, dice Simone Weil, e così non appena giunto sull’isola, Prospero usa il suo potere magico per sottrarla a Caliban, che prima adotta come figlio e poi trasforma in schiavo. Lo stesso farà con Ariel: lo libera dalla schiavitù ma lo condanna a servirlo per dodici anni. Persino il suo atteggiamento nei confronti di Ferdinando e Miranda è dettato da un mero interesse dinastico. Anche nella Tempesta, come in tutti i romances, c’è il tema dell’unione di due regni. Non appena mettono piede sull’isola Antonio convince Sebastiano a uccidere suo fratello per divenire re di Napoli. Solo Gonzalo, in un mirabile monologo scritto da Shakespeare con le parole di Montaigne, vaneggia di una società ideale senza violenza in cui ogni bene sia in comune, senza alcuna sovranità, in simbiosi con la natura.

Ed è proprio di fronte alla natura che nella prima scena si ribaltano le gerarchie: in un mare in tempesta comanda il Nostromo, non il re, perché Che gliene importa ai cavalloni del titolo di re! Ma in realtà chi comanda davvero è la natura, e quando la natura decide di riprendersi il suo spazio i marinai non possono che intonare il loro saggio requiem: È tutto inutile, preghiamo! Siamo fottuti! Tutti sono sul punto di morire annegati, ma in realtà non muore nessuno, è più un’immersione battesimale, un’iniziazione nel proprio labirinto interiore al termine della quale, dice Gonzalo, noi tutti ritrovammo noi stessi quando nessuno era più padrone di sé.

Nella tempesta il sovrannaturale si inchina al servizio dell’uomo, Prospero è del tutto privo di trascendenza, eppure con la sua rozza magia imprigiona gli spiriti della natura, scatena la tempesta, e resuscita i morti. Ma sarà Ariel, uno spirito dell’aria, ad insegnargli la forza della compassione, e del perdono. Lo credi davvero, spirito? Io sì, se fossi umano.

Su quest’isola-palcoscenico tutti chiedono perdono e tutti si pentono ad eccezione di Antonio e Sebastiano, non a caso gli unici immuni dalla bellezza e dallo stato di estasi che pervade gli altri. Il fatto che Prospero rinunci alla vendetta proprio quando i suoi nemici sono distesi ai suoi piedi, ecco questo è il suo vero innalzamento spirituale, il sovrannaturale arriva quando Prospero vi rinuncia, rinuncia a usarlo come arma.

Ma il potere supremo, pare dirci Shakespeare, è il potere del Teatro. La tempesta è un inno al teatro fatto con il teatro la cui forza magica risiede proprio in questa possibilità unica e irripetibile di accedere a dimensioni metafisiche attraverso la cialtroneria di una compagnia di comici che calpestano quattro assi di legno, con pochi oggetti e un mucchietto di costumi rattoppati. Qui risiede il suo fascino ancestrale, nel fatto cioè che tutto avviene di fronte ai nostri occhi, che tutto è vero pur essendo così smaccatamente simulato, ma soprattutto che quella forza sovrumana si manifesta solo a condizione che ci sia un pubblico disposto ad ascoltare e a vedere, a immaginare, a condividere il silenzio per creare il rito. L’uomo avrà sempre nostalgia del teatro perché è rimasto l’unico luogo in cui gli esseri umani possono esercitare il proprio diritto all’atto magico.”

 

 

 

Sciamani & Co, viaggio spirituale nell’arte

Casa Museo ZonaRosato annuncia  la mostra personale di Simona Galeotti, Sciamani & Co.
Inaugurazione sabato 2 aprile – Finissage sabato 23 aprile, dalle 17h, nello spazio espositivo indipendente di Gerardo Rosato in Via Exilles 84.
In questa occasione, l’artista invita lo spettatore ad interrogarsi intorno a quesiti tanto semplici quanto esistenziali. Chi siamo? Da dove veniamo? Ma soprattutto, dove andiamo?

Sciamani & Co. riunisce i lavori di Galeotti con l’intento di dare delle possibili risposte; attraverso le opere dell’artista torinese emerge la necessità di un viaggio, non terreno ma spirituale, metafisico. Per l’artista il viaggio inizia nel 2001, quando incontra per la prima volta i personaggi delle sue opere, alla conferenza “Donne di Pace” al Sermig e in Valsavarenche per “La guarigione della madre terra” organizzate dall’ associazione Where The Eagle Fly di Costanzo Allione e Anna Saudin: si tratta di Sciamani, Guaritrici ed Ambasciatori di fede. I vari incontri esperenziali di questi personaggi si concentrano successivamente nella mostra personale al PAV di Torino per il decennale di “Donne di pace 2001 – 2011”, curata da Valentina Bonomonte.
Ciò che accomuna sotto un unico denominatore i soggetti rappresentati è la presenza di un bagliore che splende in ogni raffigurazione, creando un forte legame tra le opere. Il chiarore appare come una sorta di rivelazione, sintomo di una delle fasi sciamaniche, come la chiamata oppure la metamorfosi. Fasi che ogni sciamano deve accettare nella propria vita ed abbracciare come parte del proprio viaggio terreno ed ultraterreno.
L’ascesa, la levitazione e la tendenza verso l’alto sono dei tratti onnipresenti nella vita spirituale e terrena dei soggetti che l’artista rappresenta; infatti, attraverso un sapiente utilizzo della pittura e di diversi materiali (plastica, carta e pigmenti iridescenti, stoffe rare e gioielli), Galeotti è capace di far percepire i movimenti dei suoi personaggi.
L’incontro con queste persone ha portato l’artista a prendere coscienza di nuove dimensioni che ha scoperto di avere già dentro di sé. Ispirandosi al concetto di Africa interiore di Jean Paul Richter, dove nei meandri piu nascosti della mente fluttuano pensieri e vissuti che emergono inaspettatamente nel sogno della nostra realtà, la chiave di lettura dell’esposizione è da intendersi nell’unione di diverse dimensioni: corporeità e spiritualità, emotività e razionalità, quotidiano e metafisico.
Habiba ne è forse l’esempio più nitido. La guaritrice Uzbeka – come gli altri personaggi – tende le mani verso l’alto, quasi mantenendo una posizione di trance ottico-visiva; i suoi abiti e un amuleto lasciato pendere dalla mano destra danno l’idea di un movimento incoscio, come se fosse voluto da Altro e per Altro. Le mani, così come la presenza di precisi focus luminosi rappresentano il fil- rouge che conferisce alle opere una concreta lettura d’insieme.
Come lo sciamanesimo, l’arte di Simona Galeotti è un mezzo per esplorare gli stati di coscienza non ordinari, quelli che sono in comunione con una forza esterna o “spirito”. Per l’artista realizzare un’opera d’arte può implicare un processo di metamorfosi, intuizioni, visioni e sogni.
Collettività e confronto sono i presupposti per affrontare il viaggio ultraterreno che l’artista fa uscire dalle proprie opere: la volontà di concedere il proprio ego alla collettività è da leggersi come il primo passo verso la cosmovisione, un’apertura all’Altro e all’Oltre di sé.
Testo e curatela di Sonja Krstic e Neri Muccini Perfomance sonora di Stefano Giorgi
Sciamani & Co. Inaugurazione sabato 2 aprile – Finissage sabato 23 aprile giorni feriali su appuntamento.

Info: Gerry Rosato 333 163 00 65
Sonja Krstic 340 984 29 79 CasaMuseo ZonaRosato Via Exilles 84

“Cinemautismo 2022” Al Greenwich Village

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Ritorna in presenza la rassegna cinematografica dedicata allo “spettro autistico”

Sabato 2 aprile

Tre film. Tutti proiettati in una sola giornata, ad ingresso libero, al cinema “Greenwich Village”, in via Po 30, a Torino. L’appuntamento è per sabato 2 aprile, data in cui si celebra la “Giornata Mondiale della Consapevolezza dell’Autismo 2022”. E data in cui ritorna “in presenza”, dopo due anni di proiezioni in streaming, “Cinemautismo”, la prima rassegna cinematografica italiana dedicata allo “spettro autistico” alla sua XIV edizione.

Curata da Marco Mastino e Ginevra Tomei e organizzata dall’“Associazione Museo Nazionale del Cinema” ( con il patrocinio di Regione Piemonte, Città Metropolitana, Città di Torino, Fondazione “Paideia” e “Comitato Siblings Onlus”), l’iniziativa offre al pubblico non solo la possibilità di condividere le storie raccontate dai film in programma, ma anche momenti di dibattito e confronto, da sempre caratteristiche distintive della rassegna. “La possibilità di ritornare in un cinema dopo questi anni ‘virtuali’ – commentano i curatori – ci emoziona moltissimo. Finalmente potremo tornare ad avere uno spazio di condivisione e dibattito perché ‘Cinemautismo’ è anche questo: un’esperienza individuale, ma anche collettiva, in cui ci si parla e ci si confronta, sempre a partire ovviamente dai film, sull’autismo, ma anche su vari aspetti della vita. Quest’anno con ‘Cinemautismo’ attraverseremo continenti (abbiamo film da Argentina, Stati Uniti e Israele) e varie fasi della vita. Parleremo di infanzia, ma anche del divenire adulti e delle relazioni. Cercheremo di affrontare molteplici temi, come molteplici sono gli aspetti della vita delle persone autistiche e – in effetti – di ognuno di noi”. Tre i film in programma, si diceva. Tre film che hanno ricevuto importanti riconoscimenti in alcuni dei più famosi festival cinematografici internazionali. Il tutto concentrato nella giornata di sabato 2 aprile.

 

Si inizia  con “Una escuela en Cerro Hueso” di Betania Cappato, delicato film argentino che racconta l’esperienza della piccola Ema e della sua famiglia in un nuovo villaggio e in una nuova scuola (ore 15.30 “Greenwich Village”). La regista, sorella di una persona autistica, ha ottenuto con questo suo primo lavoro autobiografico la menzione speciale della giuria al “Festival di Berlino” del 2021 nella Sezione “GenerationKPlus”.

La giornata prosegue con la proiezione di “Dina” di Dan Sickles e Antonio Santini, pluripremiato documentario americano – tra cui il Gran Premio della Giuria della sezioni documentari al “Sundance Film Festival” del 2017 – che racconta la storia d’amore tra Dina, eccentrica donna di periferia, e Scott, usciere dei magazzini “Walmart”, entrambi nello spettro autistico (ore 18.00 Greenwich Village).

La sera si conclude con “Here We Are” di Nir Bergman, pellicola israeliana selezionata in concorso ufficiale al “Festival di Cannes” del 2020, che racconta del rapporto tra un padre e il figlio autistico ormai divenuto adulto (ore 21Greenwich Village). Il film, distribuito da “Tucker Film”, uscirà il 5 maggio nelle sale italiane con il titolo “Noi due”.

g.m.

Per info: Cinema “Greenwich Village”, via Po 30, Torino; tel. 011/281823 o www.cinemautismo.it

Nelle foto:

–       “Una escuela en Cherro Hueso”

–       “Dina”

–       “Here We Are”