CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 346

“Beppe Fenoglio 22. Un giorno di fuoco”

Ad Alba, prende il via il secondo capitolo del centenario fenogliano. Tanti gli appuntamenti e la “Notte Bianca” delle Librerie

Da giovedì 2 a domenica 5 giugno

Alba (Cuneo)

Sono raccolti sotto il titolo de “Un giorno di fuoco” i nuovi eventi programmati dal “Centro Sudi Beppe Fenoglio” e dall’“Assessorato alla Cultura” del “Comune di Alba”, nell’ambito delle celebrazioni del centenario dalla nascita dello scrittore – partigiano– traduttore albese. Titolo che prende ancora una volta il nome da una delle più celebri opere di Beppe Fenoglio (Alba, 1922 – Torino, 1963) e nello specifico dal primo libro pubblicato postumo, nell’aprile del 1963, due mesi dopo la morte dello scrittore. Si inizia giovedì 2 giugno, con ritrovo alle 9,45, a San benedetto Belbo per il primo trekking di questa nuova stagione. Una camminata di circa 14 km tra natura, storia e letteratura attraverso i luoghi dei racconti più intensi e significativi di Fenoglio: il gorgo del Belbo, Ca di Lù e Mimberghe, percorrendo un territorio di grande bellezza paesaggistica e naturalistica. La partecipazione è gratuita con prenotazione sul sito www.terrealte.cn.it. Sempre giovedì 2 giugno, alle 21, il “Teatro Sociale “G. Busca” di Alba  ospiterà la prima assoluta del reading teatrale di Andrea Bosca “Ma il mio amore è Paco”. L’attore di Canelli descrive così questo progetto “Mi unisce a Fenoglio l’amore indissoluto per la mia terra, per quei ‘saloons’ che ancora vedo qua e là distesi tra Canelli, per la Langa che diventa simbolo di tutte le altre province italiane, per la gente di questi luoghi che non ha mai smesso di lavorare, cresciuta con l’idea che il lavoro è l’onore del mondo, quando non la migliore preghiera. Recitarlo oggi, all’età esatta in cui Beppe Fenoglio ci ha lasciati, mi dà una strana consapevolezza che qualcuno chiamerebbe responsabilità. Certamente un onore che da ragazzo, mai avrei immaginato.” Lo spettacolo è una produzione di “BAM Teatro”. L’appuntamento – anticipato il Primo Giugno in matinée agli istituti scolastici che hanno collaborato con il Centro Studi – è in collaborazione con il “Teatro Sociale” di Alba ed è ad ingresso libero previa prenotazione sul sito www.beppefenoglio22.it . Lo spettacolo replicherà venerdì 3 giugno in Teatro a Nizza Monferrato in collaborazione con l’“Assessorato alla Cultura” della città di Nizza Monferrato e “Banca d’Alba” (prenotazioni all’“Ufficio di Informazioni Turistiche” di Nizza Monferrato al numero 0141/ 441565). Il giorno successivo, venerdì 3 giugno, alle 17.45, nuovamente al “Teatro Sociale”, dopo una breve presentazione della stagione di appuntamenti appena cominciata, sarà la volta di “Fenoglio all’attacco” con lo scrittore e giornalista Aldo Cazzullo che dialogherà con Margherita Fenoglio, figlia di Beppe, sui temi della narrativa fenogliana con particolare attenzione agli incipit brucianti dello scrittore – partigiano. L’appuntamento, arricchito dalle letture di Laura Della Valle, è organizzato in collaborazione con l’associazione culturale “Premio Roddi”. Ingresso libero prenotandosi sul sito www.beppefenoglio22.itSabato 4 e domenica 5 giugno appuntamento clou della quattro giorni fenogliana, con la dodicesima edizione della “Notte Bianca delle Librerie” che torna nel centro storico di Alba per un’edizione speciale, tra presentazioni letterarie, laboratori per bambini e musica. Tantissime le Librerie partecipanti. Primissimo appuntamento sabato mattinadalle 10, presso la “Libreria Mondadori” con la presentazione del romanzo “Il diavolo povero” di Roberto Portinari (Letteratura Alternativa edizioni), via via fino a sera (ore 21,30) con la “Libreria Milton” che, in piazza Pertinace,  propone le letture tratte dal racconto “Il gorgo” di Beppe Fenoglio e dal romanzo “Duri a Marsiglia”di Giancarlo Fusco. La “Notte Bianca delle Librerie” è organizzata dall’“Assessorato alla Cultura” del Comune di Alba in collaborazione e con il sostegno del “Centro Studi Beppe Fenoglio”Tutti gli appuntamenti sono gratuiti, per alcuni è consigliata o richiesta la prenotazione. Il programma completo con tutte le informazioni è consultabile al link https://www.beppefenoglio22.it/evento/notte-dianca-dellelibrerieDomenica 5 giugno, nel pomeriggio, le librerie cederanno idealmente il testimone alla “Maratona Fenogliana” che avrà per protagonisti indiscussi i lettori, che, a partire dalle ore 15, in Piazza Rossetti 1, daranno voce ad alcuni racconti di “Un giorno di fuoco”, la raccolta di scritti che secondo Calvino sarebbe stata un “Corallo Einaudi” perfetto. E così nelle due tappe di un percorso che parte da “Casa Fenoglio” e arriva al “Cortile della Maddalena”, luogo per eccellenza della Cultura albese, si leggeranno insieme ad alta voce alcuni dei più esemplari racconti fenogliani: “La novella dell’apprendista esattore”, formidabile secondo Calvino, e poi “Pioggia e la sposa”“L’affare dell’anima” e un omaggio ai bambini con “Il bambino che rubò uno scudo”. Le letture saranno scandite dalla musica di Alessandro Sipolo, cantautore bresciano, e dai suoi musicisti.

g.m.

Nelle foto:

–       Beppe Fenoglio

–       Andrea Bosca

–       Aldo Cazzullo, Ph. Fabrizio Travaglio

Il segno che racconta. Alberto Longoni in mostra a Ghiffa

Sabato 4 giugno, alle 17,30, si inaugura presso la sala esposizioni Panizza di Ghiffa, nel Verbano, la mostra di acqueforti di Alberto Longoni intitolata “Il segno che racconta”.

L’evento è organizzato dall’Officina di incisione e stampa Il Brunitoio, a cura di Ubaldo Rodari e con la presentazione di Mauro Chiodoni. La mostra sarà visitabile fino al 26 giugno, dal giovedì alla domenica,dalle 16 alle 19.
Alberto Longoni è stato un importante pittore, incisore, scultore,
illustratore. Un artista eclettico nel senso pieno del termine che, con
le sue opere, ha accompagnato ed interpretato l’evoluzione del costume
e  della società italiana, dal dopoguerra alla fine degli anni ottanta.
Durante la seconda guerra mondiale conobbe l’orrore del sistema
concentrazionario nazista. Arruolato in marina nel ’40 e inviato
sull’isola di Creta venne fatto prigioniero tre anni dopo dai tedeschi
che lo deportarono nel lager di Buchenwald, a poche miglia da Weimar.
Fulì che conobbe la donna che diventò sua moglie, la polacca Lidia
Josepyszyn con la quale tornò a Milano finita la guerra, nel 1945. Dal
suo rientro in patria, per alcuni anni lavorò di giorno in una impresa
edile, disegnando e dipingendo da autodidatta alla sera. A partire dal
1953 le sue qualità artistiche vennero apprezzate con il conseguimento
di riconoscimenti importanti come quello al concorso nazionale di
caricatura di Trieste e il primo premio per il Manifesto del Gran
Premio dell’autodromo di Monza.
Eseguì incisioni, graffiti, dipinti, illustrò
riviste italiane e straniere, copertine di dischi, realizzò multipli,
ceramiche, sculture e collaborò all’architettura di giardini. Illustrò
anche “Il gioco delle perle di vetro” di Hermann Hesse,una delle opere
che contribuirono ad attribuire all’autore di “Siddharta” il Nobel per
la letteratura. Se si considera la sua imponente produzione artistica,
che lo portò a collaborare con le più importanti case editrici e le
più prestigiose riviste italiane ed europee, oltre a scrivere e
illustrare straordinari libri per l’ infanzia, si comprende
l’importanza di Longoni nella storia dell’arte italiana della seconda metà del ‘900.
Negli anni ’60 realizzò cento disegni che illustrarono le novelle del
Decameron di Boccaccio e tutte le sovracoperte della collana Classici
della letteratura italiana contemporanea, editi da Mondadori. Alberto
Longoni, nato a Milano il 24 agosto del 1921 e vissuto sempre in quella
città, si trasferì nel 1986 in alta Val d’Ossola, zona che frequentava
già dagli anni sessanta. Elesse il suo buen retiro a Emo, una frazione
di Crodo, principale centro abitato della Valle Antigorio, circa
quindici chilometri a nord di Domodossola. Da sempre importante
località termale, il paese è famoso per le sue acque minerali e per il
“Crodino”, l’analcolico “biondo che fa impazzire il mondo”. A Emo di
Crodo scrisse e illustrò libri. Il suo ultimo lavoro è del 1991,
terminando la sua attività con l’allegra filastrocca Nasone gran
dormiglione, edita da Le Marasche. Lo stesso anno, il 7 dicembre, morì
all’eremo di Miazzina, sulle colline dell’entroterra del Verbano, a
causa di un’influenza maligna. Alcuni anni fa il Museo Monumento al
Deportato Politico e Razziale di Carpi (Mo) organizzò a Palazzo dei Pio
in piazza dei Martiri la mostra “Il mondo di Alberto Longoni”.
L’esposizione, curata dalla nipote dell’artista Michela Cerizza e da
Marzia Luppi era stata promossa dal comune modenese e dalla Fondazione
Fossoli che si pone come obiettivo principale la diffusione della
memoria storica dell’omonimo ex-campo di concentramento in terra
emiliana. La terribile, durissima esperienza dell’internamento a
Buchenwald ispirò Longoni per una delle sue opere principali, ospitata
nella prima sala del museo di Carpi. Un graffito grande come tutta la
parete, raffigurante centinaia di deportati magri, ridotti a pelle e
ossa, con gli occhi vuoti e privi di espressione, senza bocca.
In occasione dell’inaugurazione Michela Cerizza ricordò come suo nonno al
ritorno dal campo di concentramento pesasse 35 chili ma nonostante i
patimenti e le angherie subite non avesse “mai menzionato l’odio come
stato d’animo per spiegare l’orrore in cui era stato coinvolto. Lui
faceva emergere con le sue opere la vittoria dell’amore attraverso il
viaggio, il sogno, i paesaggi”. La scelta di ospitare la mostra di
Loongoni al Museo del Deportato assunse un significato del tutto
particolare ed evocativo. “La Sala dei nomi è una cattedrale laica”,
disse il sindaco di Carpi  Alberto Bellelli,  riferendosi alla celebre
stanza del Museo dove sono graffiti i nomi di oltre tredicimila
italiani morti nei campi di concentramento europei  “e riportare qui Longoni
significa un ritorno alle radici dello stesso museo”. Per queste
ragioni si ritenne necessario e doveroso il tributo a un artista “che
ha saputo rappresentare la sera del tempo ma anche lo spiraglio della
speranza”, come ricordò il presidente della Fondazione Fossoli, l’on.
Pierluigi Castagnetti. La tragica esperienza della deportazione e del
lavoro coatto in Germania fu raccontata dallo stesso Longoni dialogando
con Pinin Carpi, del quale illustrò le storie: “Arriva la guerra, mi
mandano nell’isola di Creta, nella marina da sbarco.
Conosco il disegno, divento il segretario del comandante. Nei momenti di pausa disegno per
il comandante galeoni veneziani del Settecento: imparo così il disegno
navale, le linee di galleggiamento. L’8 settembre siamo circondati dai
tedeschi. I mille marinai di Creta si rifiutano combattere e di
collaborare con i tedeschi; circondati e imprigionati ci portano in
Germania e ci obbligano a lavorare per loro. Uno-due anni di prigionia
sono duri, arrivo a pesare 35 chilogrammi. La storia qui è drammatica.
Berlino con i bombardamenti degli Americani, la fame, il freddo, la
sete, soprattutto la paura. Nel Mellenburg incontro Lidia che fa
l’interprete in una grande fattoria. Una mattina, dopo un turno di
notte che durava dalle 6 di sera alle 6 del giorno dopo, mi pesano: 36
chilogrammi! Mi mandano a Luckenwalde e lì trovo un medico che mi dice:
“Non hai niente, sei solo deperito. I contadini qui attorno cercano
lavoratori: se riesci a superare il primo mese di prova te la cavi;
puoi mangiare perché hanno le patate”. E così me la son cavata”. Parole
asciutte, scarne, venate da malinconia, prive di enfasi. Nel maggio di
due anni fa la Casa della Memoria di Milano ospitò un’altra mostra
dedicata all’artista: “Guerra Prigionia Libertà di Alberto Longoni”.
Un evento realizzato in collaborazione con l’Aned per evidenziare il
messaggio di questo artista che decise di testimoniare con le sue opere
le tragedie personali e collettive della storia: la guerra, la
deportazione, il lavoro coatto nei campi di concentramento nazifascisti.
Ma la capacità espressiva di questo artista si cimentò anche con il
più classico racconto della letteratura per l’infanzia, uno dei romanzi
di formazione senza tempo tant’è che due anni fa, al Forum di Omegna
sul lago d’Orta, vennero esposte per la prima volta le tavole originali
che Longoni dedicò a Pinocchio. L’artista milanese fu tra i più grandi
illustratori delle avventure del celebre burattino inventato da
Collodi.
Nel 2017 l’editrice Electa del gruppo Mondadori ha mandato nelle
librerie il volume “Le avventure di Pinocchio”, riedizione dell’opera
illustrata da Alberto Longoni e pubblicata da Vallardi nel 1963 in
un’edizione speciale fuori commercio, ora introvabile sul mercato. Un
classico intramontabile proposto in una preziosa edizione numerata a
tiratura limitata e numerata, in un formato adatto a valorizzare le
magnifiche tavole dell’artista. Alberto Longoni, come scrive la casa
editrice “ci ha lasciato una raffinata e al tempo stesso ironica e
pungente interpretazione grafica dei personaggi del noto racconto per
bambini”.
I suoi disegni al tratto, in bianco e nero, sono riprodotti
nel volume a piena e a doppia pagina. Il libro include un folder a quattro
ante con la splendida scena del pesce che inghiotte il burattino. Il
testo è integrale, nella versione della decima edizione, con la
prefazione di Dino Buzzati.
Marco Travaglini

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Yasmina Reza “Serge” -Adelphi- euro 19,00

Tra gli ingredienti principali di questo romanzo, della scrittrice e drammaturga francese, ci sono: una famiglia ebrea, i legami forti ma anche le nevrosi, il senso della morte, la tragedia immane di portata storica e le piccolezze dell’animo umano.
Yasmina Reza, nata a Parigi nel 1959 da un ingegnere iraniano e una violinista ungherese di origine ebraica, racconta una sorta di resa dei conti della famiglia Popper, ebrei viennesi della classe media. In particolare di tre fratelli che devono affrontare un lutto.
Il romanzo inizia con la morte della loro madre, classica matriarca, stroncata da un cancro (alla quale non dispiaceva Putin) e che lascia perplessi i figli di fronte alla sua volontà di essere cremata…. «Da quando è morta tutto è andato a rotoli».
Sono tre fratelli borghesi, due maschi e una femmina. Il primogenito Serge è quello che non si capisce bene cosa faccia nella vita, uomo dalle attività nebulose, seduttore seriale.
Nana è stata la cocca della madre, ma ha fatto una scelta invisa alla famiglia, sposando un uomo di classe sociale inferiore, di origine operaia.
A raccontare la storia è il figlio di mezzo, Jean, che proietta una sguardo acuto sulle dinamiche familiari.

La scrittrice ambienta la parte centrale del libro nientemeno che ad Auschwitz, dove i tre si recano per rendere omaggio ai loro familiari sterminati. E qui si compie la magia di Yasmina Reza che, sullo sfondo di un’ambientazione drammatica come quella del campo di concentramento -con il suo carico di sofferenza, orrore e morte- mette in scena gli anfratti degli animi e dei pensieri dei protagonisti.
Visitando il lager, tra camere a gas e forni crematori, emergono i pensieri più nascosti dei tre fratelli: fragilità, meschinerie, difetti, egoismi, incomprensioni e molto altro ancora.
Sono le pagine più affascinanti in cui balza agli occhi del lettore il contrasto tra qualcosa di sacro e le minutaglie dell’anima umana.

 

Diane Johnson “Lorna Mott torna a casa” -Atlantide- euro 18,50
Diane Johnson non è certo una scrittrice qualunque.
E’ nata nel 1934 in Illinois, ha 87 anni, una ventina di libri pubblicati (racconti e romanzi, tra i quali la trilogia parigina “Le divorce”, “Le mariage” e “L’affaire” in cui racconta le disavventure sentimentali di americani espatriati in Francia), è stata finalista al Pulitzer e due volte al National Book Award, coautrice della sceneggiatura del film “Shining” con Stanley Kubrick.
Eppure in Italia è stato dato alle stampe solo “Itinerari stupefacenti” nel 1993.
“Lorna Mott torna a casa” è la sua ultima fatica letteraria (13 anni dopo il precedente “Lulù in Marrakech”), e un plauso va alla casa editrice indipendente “Atlantide” che l’ha tradotta e pubblicata nel nostro paese.
L’inizio è folgorante e simbolico. Si apre con il crollo delle tombe di un cimitero francese, causato da un violento nubifragio che ha strappato corpi e scheletri dal loro riposo eterno, mischiando i resti dei cadaveri ed esponendoli alla vista dei parenti inorriditi.
E’ con questa straziante visione che la protagonista Lorna – americana 60enne, minuta e sempre con i nervi allo scoperto- abbandona il paese provenzale di Pont-les-Puits, dove ha vissuto per 20 anni con il secondo marito francese Armand –Loup- Dumas.

Si intuisce subito che le frane sono due. Quella che ha dato il giro alle bare; e c’è da notare che solo le lapidi più antiche hanno resistito al disastro, come dire che l’aristocrazia in un certo senso ha avuto la meglio sulla morte.
In parallelo avviene il crollo del matrimonio di Lorna che si è stufata dei tradimenti del marito, ex curatore museale e tombeur de femmes conclamato. Così ha deciso di riprendere la sua professione di storica dell’arte e torna, almeno per un po’ e per chiarirsi le idee, a San Francisco, in America.
E’ lì che vivono i 3 figli avuti dal primo matrimonio; ormai sono adulti, ma con le vite parecchio incasinate.

L’America che accoglie Lorna non è la stessa che aveva lasciato 20 anni prima. I prezzi delle case sono alle stelle e lei deve cavarsela con pochi soldi e una nuova vita da ricostruire –pensa di tornare a fare conferenze in giro per il paese- e la strada è tutta in salita.
Il suo primo marito, Ran, è un dermatologo che ha sposato in seconde nozze Amy, donna dal tocco di re Mida e svariati milioni guadagnati nella Silicon Valley. Hanno messo al mondo una figlia, ora 15enne, che creerà non pochi grattacapi.

Poi ci sono i 3 figli di Lorna e Ran, dei quali il padre si è occupato poco- nulla.
Curt è il più grande, reduce da un lungo coma in seguito a un incidente in bici. Una volta riaperti gli occhi ha pensato bene di andarsene in Tailandia, lasciando nei guai la moglie e i loro gemelli, alle prese con debiti, mutui e nessuna entrata.
Poi c’è Peggy, una divorziata che si è lasciata andare un po’ alla deriva, e per pagare gli studi della figlia vende su Internet oggetti di artigianato.
Infine il più piccolo è Hans, hippie che si ritrova a vivere in un quartiere squallido con la moglie che aspetta un figlio.

Questo è quello che Lorna dovrà affrontare; lo farà tra alti e bassi, incontri, speranze e delusioni, e tanto altro che la Johnson distilla in pagine memorabili.

 

Sally Rooney “Dove sei, mondo bello” -Einaudi- euro 20,00

E’ un’umanità parecchio incerta e in bilico -sospesa sul sottile e pericoloso filo dei bilanci e del tempo che corre veloce- quella narrata dalla scrittrice irlandese Sally Rooney.
Alice ha 29 anni, è una scrittrice di un certo successo, reduce da un brutto esaurimento nervoso ed ha affittato un’antica canonica a 3 ore da Dublino. Lì incontra Felix, un magazziniere conosciuto su Tinder, e il loro primo meeting sembra un buco nell’acqua.
D’altro canto c’è Eileen (amica di Alice) che lavora come redattrice sottopagata in una rivista letteraria a Dublino. Lei cerca conforto nell’amico di infanzia Simon, che di mestiere fa il consulente politico ed ama frequentare donne giovani.
Tra le due donne si avvia un continuo e fitto scambio di email grondanti le loro riflessioni sulla vita, l’amore, l’amicizia, la carriera …..e molto altro.

All’inizio sono 4 individui alla ricerca di se stessi e in crisi di identità; poi si formano le coppie, una si muove in un minuscolo paesino irlandese sulla costa atlantica, l’altra tra le strade di Dublino.
Le loro storie procedono in parallelo, e vengono a galla quesiti di notevole portata che riguardano i massimi sistemi della vita.
Attanagliati da domande del tipo: chi sono diventati, cosa hanno costruito, dove stanno andando, quanto sono soddisfatti del loro presente, come pensano di programmare il futuro, i legami che hanno costruito che valore hanno, e così via….

I 4 procedono per tentativi. Passi piccoli e titubanti, ma anche qualche falcata; tra sesso, sentimenti, confini dell’amicizia, domande esistenziali varie e assortite con le quali cercano di mettere a fuoco le loro vite, soprattutto in rapporto agli altri.
Sebbene siano ancora giovani, hanno la sensazione che la gioventù sia ormai passata, arroccata intorno ai 20 anni che furono; ed ecco il senso del tempo che sfuma velocemente con le sue sfide, la percezione che il meglio sia ormai alle spalle. Nostalgia della giovinezza, incertezza del futuro: quanto ancora resta, cosa è andato irrimediabilmente perso ……

Nelle confidenze tra le due donne balza agli occhi quanto le loro esistenze presentino caratteristiche opposte. Alice ha una pagina su Wikipedia; in rete è conosciuta, popolare ed oggetto di commenti e discussioni. E’ sovraesposta mediaticamente e la cosa non le piace, anche perché quella che emerge è una realtà apparente e fasulla.
Eileen invece ha il problema opposto; su di lei online c’è solo il profilo Linkedin, oppure il necrologio di qualche omonima. E la cosa la rattrista perché le sembra di vivere un’esistenza sfumata e anonima, quasi un non esistere. Tutti dettagli su cui meditare….

 

Giorgio Montefoschi “Dell’anima non mi importa” -La nave di Teseo- euro 19,00
I protagonisti, Enrico e Carla Rubbiani, sono una coppia ormai collaudata, con tanto di figlia 20enne, ed appartengono alla buona borghesia romana. Il loro è un tran tran diviso tra le vacanze a Fregene e Circeo, frequentazioni di amici, cene, pranzi ……
Si potrebbe anche definire la sonnolenta banalità del quotidiano, sulla quale due adulti hanno impostato la loro vita nell’altolocato quartiere Parioli, dove vivono in una villa immersa nella tranquillità appartata ed elegante scandita da ritmi precisi.
Carla è una quarantenne che si divide tra casa, partite di tennis e soliti riti borghesi.
Enrico è un affermato avvocato penalista e il loro matrimonio sembra di quelli riusciti. Consolidato tra dialoghi brevi sull’andamento della giornata, cose buone e semplici, libri, cinema, ottima musica, gli studi della figlia, pochi e selezionati amici, dove trascorrere le vacanze.
Ma dietro questa rassicurante cortina, che sembra poggiare su granitiche certezze, si annidano la noia e il desiderio di un cambiamento che si chiama tradimento.
Enrico perde la testa per un’esuberante collega, Simona, che si divide tra Milano e la capitale; a lui sembra una travolgente ventata di nuovo e vita emozionante. La passione però fa danni e lui finisce per lasciare il tetto coniugale e sistemarsi in un minuscolo appartamento a Trastevere.
Non anticipo altro, se non che in questo romanzo si parla di ricerca di appagamento, incomprensioni, pericolosi abbagli, disillusioni e bilanci. Sullo sfondo c’è sempre, come negli altri romanzi di Montefoschi, una Roma vissuta nei minimi anfratti e dettagli, tanto vivida da sembrare familiare anche a chi la conosce poco.

 

Romantic tour: Mario Biondi al Teatro Colosseo

TEATRO COLOSSEO
Via Madama Cristina 71 – Torino

La stagione 2021 – 2022

Lunedì 30 maggio ore 21
MARIO BIONDI
Romantic tour
poltronissima € 70,40 | poltrona A € 66,30 | poltrona B € 56,00 | galleria A € 46,00 | galleria B € 40,00

È uscito il 18 marzo “Romantic” il nuovo album di Mario Biondi dedicato all’amore in tutte le sue forme, dal legame di coppia a quello fraterno, all’amore per i genitori e i figli.
Il romanticismo inteso nelle sue varie declinazioni è il fil rouge dei 12 brani su cd e 15 brani che compongono questo nuovo progetto, nello specifico 6 inediti e 9 rivisitazioni scelte principalmente dal repertorio internazionale.

“Romantic” è fortemente caratterizzato dalla produzione curata dallo stesso Mario Biondi con Massimo Greco e David Florio: tutti i brani sono stati registrati in maniera analogica, scelta che conferisce un suono molto caldo e autentico all’intero album che richiama fortemente le sonorità degli anni ’70. Le tracce sono state registrate, come accadeva all’epoca, con take collettive in cui tutti i musicisti hanno suonato insieme nella stessa sala andando ad esaltare la magia della condivisione e l’effetto interplay. Tale direzione ha reso unica l’esperienza in studio ed è stata stabilita fin da subito per ricreare le atmosfere originali dei brani che sono stati reinterpretati.

Il crooner catanese presenta così “Romantic” che diventa anche il suo messaggio di pace:

“Questo disco in alcuni brani rispecchia il suono ed il carattere degli anni ‘70, gli anni in cui la musica ci ricordava che la guerra è solo fonte di dolore. Ognuno di noi ha una vena romantica e spera che le problematiche si risolvano con il buon senso, con l’amore per il prossimo, non con violenza o ostilità.”

Rock Jazz e dintorni I Marlene Kuntz e Brunori Sas

GLI  APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al Teatro Toselli di Cuneo suona la Bandakadabra.Al Teatro Colosseo Mario Biondi presenta dal vivo il nuovo disco “Romantic”.

Martedì. Al Jazz Club si esibiscono i The Two. Al Magazzino sul Po è di scena Giulia Impache. Al Blah Blah suona il trio A Band Called.

Mercoledì. Al Magazzino sul Po si esibisce Zibba. Al Museo d’Arte Orientale per la mostra “Il grande vuoto” è di scena Hatis Noit. Al Blah Blah suonano i The History Of Gunpowder.

Giovedì. Al Jazz Club si esibiscono i Digiovanni. Al Blah Blah suonano i Mondo Generator.

Venerdì. Al Cafè Neruda è di scena Marco Conforti. Al Circolo della Musica di Rivoli si esibisce Chrysta Bell.All’Off Topic suona lo Swing Breath Trio. Al Blah Blah sono di scena i Proliferhate. Allo Ziggy si esibiscono i Die Today.

Sabato. Al Blah Blah per “Glam Attack” suonano i Hollywood Killerz, Brokendolls, Shameless. Al Pala Alpitour è di scena Brunori Sas.

Domenica. Per la giornata Mondiale dell’Ambiente al Museo Nazionale del Cinema, i Marlene Kuntz presentano “ Karma Clima Experience”. Al Pala Alpitour si esibisce Gazzelle.

Pier Luigi Fuggetta

L’Ignota di Pirandello, un fitto intrigo e un mancato approfondimento

Al Carignano, “Comme tu me veux” prodotto dal parigino Théâtre de l’Odeon

 

Una donna, con un passato di ballerina nei più malfamati locali berlinesi ed un presente diviso tra la passione dello scrittore Salter e quella della figlia di lui Mop, viene un giorno riconosciuta dal fotografo Boffi come la moglie di un suo amico, Bruno Pieri, scomparsa da dieci anni. Malgrado le proteste di chi ancora la vorrebbe legata a sé (Salter tenta anche il suicidio), la donna, presa la decisione di seguire Boffi per poter rivedere il preteso consorte, si ritrova tra le pareti di una grande villa presso Udine a rivivere il “suo” passato attraverso le parole di zia Lena e di zio Saverio: il marito, al ritorno dalla guerra aveva trovato la villa distrutta e la moglie scomparsa, l’aveva cercata certo nei suoi pensieri che, oltraggiata dai soldati di passaggio, fosse fuggita in preda alla disperazione e alla vergogna. L’Ignota, come è chiamata la donna sempre avvolta da un velo di urticante ambiguità, pare aver trovato tra quelle persone una propria dimensione, ristabilita seppur precaria: sino a quando Salter annuncia con una lettera di aver ritrovato la vera Cia, la vera moglie scomparsa, in un manicomio di Vienna, e di essere disposto a condurla in villa per dimostrare a tutti che l’Ignota non ha nulla a che fare con quella triste vicenda. All’apparire della povera Demente che continua a ripetere un solo nome, “Lena”, tutti restano increduli e sconvolti, mentre l’Ignota – “un corpo senza nome” – confessa la propria impostura, nell’auspicato raggiungimento di un’esistenza serena, andandosene ancora una volta con Salter, ricacciando la certezza dell’essere e appropriandosi dell’apparire, legandosi alla realtà non come ci appare ma come ognuno di noi vorrebbe che fosse, all’interno di se stesso. Disseminando ancora certezze e più o meno percettibili ambiguità che certamente non sgombrano il campo dai dubbi.

In “Comme tu me veux”, che il parigino Odéon – Théâtre de l’Europe porta per la regia (e la scenografia) di Stéphane Braunschweig, per sole tre recite all’interno della stagione dello Stabile di Torino – Teatro Nazionale (lo spettacolo è in lingua francese con soprattitoli in italiano), c’è tutta “la filosofia” di Luigi Pirandello che è passato in un lungo percorso di novelle e drammi attraverso, solo per citare due tappe, “Il fu Mattia Pascal” e “Così è (se vi pare)” – siamo ormai nel 1930, l’Ignota è di diritto Marta Abba che lo rappresentò per la prima volta -, che ha posto le radici del dramma dentro lo svolgimento del caso Bruneri-Casella, che appassionò l’Italia intera, che ha visto nascere e crescere il nazismo hitleriano e il fascismo di Mussolini. In un’Italia che è uscita dalle rovine della Grande Guerra e che s’è incamminata verso un ventennio di altre distruzioni e di altri lutti, di discorsi roboanti dinanzi a folle oceaniche e plaudenti (il quadro ci è offerto attraverso immagini e filmati d’epoca). Braunschweig, mentre cadono i veli verdi che abbracciavano l’inizio della sua messinscena e si prepara una sala della villa che, con buona pace delle ampie indicazioni dell’autore di Girgenti, si riduce “all’ingombro” di tre divani, dove passeranno a fatica gli attori, con poca fantasia e con qualche momento di vera noia, ci tiene a porci visivamente di fronte alle macerie del prima e del dopo, di quella terra che l’Ignota ha lasciato un tempo per farvi ritorno poi, nella speranza di una nuova vita. “Come tu mi vuoi”, nelle mani di Pirandello – mani che per l’occasione non hanno forse saputo snellire e districare una materia che si costruisce per grandi blocchi (l’interminabile, compatto inizio del secondo atto, a soli due personaggi, a spiegarci con troppa ricchezza l’antefatto della vicenda: a rimpiangere, in altre parole la frammentazione e l’esatta geometricità della signora Frola e del signor Ponza, il cicaleccio furiosamente curioso del gruppo), che s’affida troppo, dall’interno, alle parole della protagonista – diventa un thriller, una ricerca della verità fine a se stessa, nel fitto intrigo di violenze, di interessi, di ricordi sfocati e costruiti, di ambiguità e su questo versante pare volgersi soprattutto l’attenzione del regista.

Scriveva Strehler nelle note di regia che accompagnavano la sua messinscena dell’aprile 1992 in omaggio ad Andrea Jonasson: “Pirandello, già tra gli anni Venti e gli anni Trenta, ci parlava di incomunicabilità, di senso del relativo, di rovesciamento dei valori: e di tutto questo, invece di farne un gioco o una moda, come talvolta è avvenuto in seguito, ha profondamente sofferto. Con lui l’individualismo borghese, cioè la riduzione del singolo uomo nella società borghese alla più estrema solitudine, arriva a un punto disperato, al punto che la stessa consistenza della personalità del singolo si disperde, e uno può essere, per usare un titolo pirandelliano, nessuno e centomila.” È proprio l’approfondimento di quella “personalità”, “la volontà di capire se esiste una realtà umana autentica”, il gioco della realtà e della finzione, l’avventura della maschera che gli altri ci impongono e che noi ci costruiamo di fronte agli altri, ad apparire debolmente dalla regia di Braunschweig, più attento a raccontare che non a calarsi con autentica attenzione nel mondo di Pirandello; si mantiene del descrittivo e i suoi attori sono spinti a fare altrettanto se si eccettuano il bisturi di coraggio e veemenza che Chloé Réjon usa sulla sua Ignota e il grande mestiere di un’attrice come Annie Mercier, che sta veramente un gradino al di sopra dei suoi colleghi come zia Lena (e non mi si chieda per quale ragione il personaggio del cognato della protagonista, il Masperi, debba essere affidato ad un attore di colore: proprio non saprei sconsolatamente rispondere). Claude Duparfait è il troppo giullaresco scrittore Salter, il giovane Pierric Plathier è il consorte Bruno Pieri, che di quella ricomparsa s’era anche fatto bene i conti in tasca. Spettacolo imperfetto ma una buona occasione comunque per vedere un assaggio di quel che succede in Francia. Si replica ancora sabato alle 20,45 e domenica, nel pomeriggio alle 15,30.

 

Elio Rabbione

 

Le immagini dello spettacolo sono di Simon Gosselin e Juliette Parisot

Premio Lattes. Bravi i traduttori italiani… troppo spesso ignorati!

Annunciati le traduttrici e i traduttori dal cinese, finalisti al “Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione”

Monforte d’Alba (Cuneo)

“Il traduttore letterario è colui che mette in gioco tutto se stesso per tradurre l’intraducibile”: Italo Calvino dixit. Quel Calvino grande scrittore che tutti abbiamo imparato a conoscere, ma anche meticoloso traduttore, perfetto pur anche nel confrontarsi con quel “bizzarro modo di scrivere” del francese Raymond Queneau de “I fiori blu”. Meticoloso e attento, parola per parola centellinata nelle più varie sfumature per non cancellare il senso profondo della scrittura d’origine. Esercizio non facile, su cui si saranno messi indubbiamente di buzzo buono anche gli otto finalisti (cinque le opere selezionate) della seconda edizione del “Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione” promosso dalla “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba (in collaborazione con l’Associazione culturale “Castello di Perno” e il Comune di Monforte d’Alba) e dedicato, quest’anno, alla “letteratura contemporanea in lingua cinese”. Questi i loro nomi e le opere selezionate, edite in Italia fra il 2020 e il 2021: Marco Botosso  e Maria Teresa Trucillo traduttori di “Colora il mondo” di Mu Ming (Future Fiction); Maria Gottardo e Monica Morzenti traduttrici di “I due Ma, padre e figlio” di Lao She (Mondadori); Patrizia Liberati Maria Rita Masci traduttrici de “Il dizionario di Maqiao” di Han Shaogong (Einaudi); Nicoletta Pesaro traduttrice di “Grida” di Lu Xun (Sellerio); Silvia Pozzi traduttrice di “Pechino pieghevole” di Hao Jingfang (add editore).

La cerimonia di premiazione (ad ingresso libero, con la possibilità di essere anche seguita in diretta streaming sulla pagina Facebook della Fondazione) si svolgerà sabato 25 giugno, alle 17, nel giardino del Castello di Perno (Cuneo) nel cuore delle Langhe, “Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco”,  condotta da Stefania Soma, in arte Petunia Ollister, esperta di valorizzazione dei beni culturali e comunicazione, creatrice dei #bookbreakfast da migliaia di follower su Instagram. In quell’ occasione si terrà una tavola rotonda, con le traduttrici e i traduttori finalisti, cui interverranno i giurati del Premio: Anna Battaglia, Melita Cataldi, Mario MarchettiAntonietta Pastore (membri della Giuria stabile) e Silvia Piera CalamandreiStefania Stafutti e Giovanni Vitiello (membri della Giuria specialistica per la lingua cinese). Sottolinea Caterina Bottari Lattes, presidente della “Fondazione”, nata nel 2009 con lo scopo principe di rendere memoria al nome e alla figura del marito Mario Lattes, editore scrittore artista poliedrico e fra i nomi più prestigiosi del panorama culturale del nostro Novecento: “Con il ‘Premio Mario Lattes per la Traduzione’ intendiamo porre l’attenzione sul fondamentale ruolo dei traduttori nella diffusione della letteratura e sull’impareggiabile contributo della traduzione nell’avvicinare popoli e culture differenti, abbattendo muri ideologici, creando ponti culturali e favorendo il dialogo”. Con questa iniziativa, nello specifico, la “Fondazione” si prefigge di promuovere la conoscenza di culture e autori meno noti al pubblico italiano e, al contempo, di incoraggiare la traduzione in italiano delle loro opere più significative per qualità letteraria e profondità di contenuti, riflessioni e testimonianza. “Il tutto nella piena consapevolezza – conclude la presidente – che la traduzione non si risolve in una semplice trasposizione di parole da una lingua all’altra e nello spostamento di un segno linguistico da un codice all’altro, ma è una disciplina che sa trasferire pensieri e concezioni tra culture diverse, con le quali il traduttore instaura un profondo legame”.

g.m.

Per info“Fondazione Bottari Lattes”, via Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it

Nelle foto:

–       Castello di Perno (Cuneo)

–       Caterina Bottari Lattes

“Lepanto. I piemontesi combattono” Al Centro Studi Piemontesi

Lunedì 30 maggio riprendono gli incontri in sede

Lunedì 30 maggio alle ore 17.30

presentazione del libro

Lepanto I piemontesi combattono

di Massimo Alfano

e Giorgio Enrico Cavallo

Pathos edizioni

Con gli Autori

interviene

Giorgio Federico Siboni

Università di Milano

 

La battaglia navale di Lepanto fu una grande vittoria dell’occidente cristiano contro l’oriente musulmano. Fu tuttavia una vittoria non sfruttata che non portò un risultato strategico. Dal punto di vista del Ducato di Savoia gli obiettivi della grande strategia mediterranea erano qualcosa di relativamente lontano. C’era invece la necessità di affermare la propria esistenza in ambito marittimo, quale alleato efficace e determinato. La determinazione e l’efficacia caratterizzavano i due grandi interpreti che la storia offrì al ducato in quegli anni: Emanuele Filiberto di Savoia e Andrea Provana di Leynì. La partecipazione, con la totalità delle proprie forze navali, alla campagna che portò a Lepanto, non fu semplicemente una scelta di opportunità politica, ma fu principalmente la testimonianza dell’impegno del Ducato di Savoia nel sostenere e propugnare il proprio modello di civiltà.

Info e prenotazioni: 011 537486; info@studipiemontesi.itwww.studipiemontesi.it

La conferenza potrà essere seguita in differita sul

Canale YouTube del Centro Studi Piemontesi

A Burolo una giornata di studi in memoria di Ovidio Glauda

Un grande convegno per fare il punto sul patrimonio artistico locale sabato 28 maggio 2022 presso la chiesa dell’Immacolata Concezione a Villa Pasta. Presenta Angiolina Nigretti.

Burolo, ridente comune della Città Metropolitana di Torino, sabato 28 maggio ospita un grande convegno dedicato alle meraviglie dell’architettura e dei monumenti locali. Una giornata di studi intitolata alla memoria di Ovidio Glauda.
L’inizio della manifestazione è previsto per le 09.30 con gli indirizzi di saluto di: Franco Cominetto, sindaco di Burolo; Mons. Giovanni Battista Giovanino della parrocchia dei SS. Pietro e Paolo di Burolo; S.E.R. Mons. Edoardo Aldo Cerrato, vescovo della Diocesi di Ivrea; Gianluca Vignale, capogabinetto della Presidenza – Regione Piemonte; Maurizio Marrone, assessore alle politiche sociali – Regione Piemonte; Gaetano Baldacci, funzionario Regione Piemonte; Sonia Cambursano, consigliere Città Metropolitana; Lucia Mongiano, preside del Liceo “Carlo Botta” di Ivrea. Alle ore 10.10 Elena Viretto, assessore alla cultura del Comune di Burolo parlerà per: “Un ricordo di Ovidio Glauda”. Alle ore 10.20 la dottoressa Lorenza Boni, archeologa: “Antropizzazione e viabilità fra Tardo Antico e Medioevo nel comprensorio di Burolo”.
Per le ore 10.50 Fabrizio Dassano, storico del territorio, Liceo Botta: parlerà de “L’immagine di Burolo nella cartografia”. Seguirà una pausa con servizio caffetteria offerto dalla Pro Loco di Burolo. I lavori riprenderanno alle ore 11.30 con Orso Maria Piavento, docente di Storia dell’Arte, Liceo Botta: “La chiesa della Maddalena e il Crocifisso della Parrocchiale attraverso le fonti storiche”.
Alle ore 12.00 – Alberto Gnavi, architetto: “Per una rilettura in pianta e in alzato della chiesa di Santa Maria Maddalena” e a seguire, alle ore 12.30 – Silvio Ricciardone, docente di Storia dell’Arte, Liceo Botta: “Suggestioni templari alla Maddalena di Burolo”.
Per le ore 13.00 – Adriano Grassino, sindaco di Scarmagno, e Pia Gaudino, vicesindaco e assessore alla cultura del comune di Scarmagno presenteranno il campo di ricerca presso la chiesa di Sant’Eusebio al Masero di Scarmagno dal 5 al 9 settembre 2022 prossimi, con partecipazione della classe III C dell’indirizzo Classico dei Beni Culturali (Clabec) del Liceo Botta.Alle ore 13.15 le conclusioni, con presentazione della Borsa di Studio “Ovidio Glauda” da parte del sindaco Franco Cominetto e Lucia Mongiano, preside del Liceo Botta.
Per le ore 13.45 pranzo nel cortile di “Villa Pasta”, a cura della Pro Loco di Burolo, con degustazione di vini della Serra (aziende vinicole Cantina della Serra di Piverone e Terre Sparse di Chiaverano).
Per le ore 16.30 presentazione del campo di ricerca svolto dagli allievi della classe III C, indirizzo Classico dei Beni Culturali (Clabec) del Liceo Botta, presso la chiesa di Santa Maria Maddalena svolto lo scorso 6-10 settembre 2021.
Alle ore 17.00 Mons. Giovanni Battista Giovanino, della parrocchia dei SS. Pietro e Paolo di Burolo presenta: “La chiesa di S. Maria Maddalena a Burolo. Storia di una devozione secolare”. Infine alle ore 18.30 Santa Messa in suffragio di Ovidio Glauda, officiata da Mons. Giovanni Battista Giovanino presso la chiesa dell’Immacolata Concezione di Villa Pasta a Burolo.
Ingresso libero fino a esaurimento posti. La partecipazione al pranzo (€ 20.00) sarà possibile prenotandosi al numero 3356749361 o all’indirizzo mail lakylaky48@gmail.com.

Sonic Park: 10 serate e 11 grandi concerti nel Parco della Palazzina di Caccia

È stata presentata, nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, la quarta edizione di Sonic Park Stupinigi.


Alla conferenza stampa sono intervenuti Claudia Spoto direttrice del Teatro Colosseo, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio (in collegamento), il Sindaco della Città di Nichelino Giampiero Tolardo, il consigliere della Fondazione Ordine Mauriziano Paolo Biancone, il consigliere regionale Diego SarnoLorenza Patriarca in rappresentanza del Sindaco di Torino Stefano Lo Russo. il presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Giacomo Zunino, gli organizzatori di Sonic Park Matera Simona Orsi e Francesco PorcariClaudia Fraschini responsabile del food & beverage village al Sonic Park Festival.

SONIC PARK STUPINIGI
dal 26 giugno al 20 luglio 2022

10 serate e 11 grandi concerti
nel Parco della Palazzina di Caccia

a questo link la cartella stampa completa

Dopo la limited edition della scorsa estate Sonic Park Stupinigi torna per la sua quarta edizione nel prestigioso Parco della Palazzina di Caccia di Stupinigi a Nichelino, alle porte di Torino.  La dimensione visiva, culturale e paesaggistica dello straordinario capolavoro barocco e Patrimonio dell’Umanità Unesco si abbina nuovamente alla musica migliore nelle sue varie declinazioni per un intenso viaggio emozionale che porterà in Piemonte undici straordinari concerti di alcuni fra i più interessanti artisti italiani e internazionali.

Tra gli alberi secolari e i giardini dalla perfetta e scenografica geometria disegnata nella prima metà del 1700 dall’architetto Filippo Juvarra e da Michael Bernard, Reverse Agency, con la produzione di Fabio e Alessio Boasi, firma in collaborazione con le migliori agenzie italiane un cartellone ricchissimo che spazia nei generi e promette di far rivivere l’estate come il momento più bello dell’anno, finalmente senza limitazioni e in libertà.

Ogni concerto sarà unico, con posti a sedere numerati e in piedi, e soprattutto sarà sostenibile, con l’eliminazione delle plastiche monouso e l’utilizzo di materiali compostabili. L’area concerti di 15.000 mq open air sarà allestita anche in questa edizione tra esemplari di querce e carpini dove si aprirà un vero e proprio villaggio di servizi food and beverage. Lo spettacolare palco di 300 mq si affaccerà sulla Palazzina di Caccia.

Il programma si apre con il concerto che doveva essere l’opening dell’edizione 2020 e sarà finalmente quello dell’edizione 2022: Nick Mason, mitico batterista dei Pink Floyd, sarà sul palco della Palazzina di Caccia di Stupinigi il 26 giugno con una superband insieme a Dom Beckem, Gary Kemp, Guy Pratt, Lee HarrisUn appuntamento che si rinnova a distanza di due anni per festeggiare con il concerto di una vera leggenda della musica internazionale la quarta edizione del festival.

Un messaggio per l’ambiente: ecco quello che sarà portato alla Palazzina di Caccia da Elisa il 30 giugno. Il sito piemontese è stato scelto per lo straordinario valore storico, naturale e paesaggistico e il concerto sarà ideato e realizzato su un rigido protocollo di basso impatto ambientale nel quadro della nomina attribuita alla cantautrice friulana dall’ONU come alleata della Campagna SDG Action sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. La campagna d’azione SDG delle Nazioni Unite chiede alle persone di tutto il mondo di trasformare l’apatia in azione, la paura in speranza, la divisione in unione (#FlipTheScript). Il “Back to the Future Live Tour” non sarà solo un tour ma un festival nel festival, con tanti contenuti creati in collaborazione con Music Innovation Hub e altri compagni di viaggio per sensibilizzare il pubblico sull’argomento green.
Un altro straordinario concerto che arricchisce il cartellone di un festival sempre più al centro della musica è quello del 2 luglio: al Sonic Park Stupinigi si aprirà infatti la serie di concerti estivi in Italia per Zucchero “Sugar” Fornaciari, reduce dal grande successo nel Regno Unito per il World Wild Tour e i quattordici entusiasmanti concerti all’Arena di Verona dal 25 aprile all’11 maggio.
Achille Lauro farà tappa nel Parco della Palazzina di Caccia di Stupinigi il 3 luglio: con Achille Lauro Superstar, l’artista romano sarà accompagnato da una orchestra di 52 elementi, oltre ai 5 componenti della band, e metterà in scena uno show tutto nuovo, dagli arrangiamenti ai costumi, evoluzione di tutto ciò che ha mostrato finora.
Non si spengono gli amplificatori il 9 luglio per L’ultimo girone, il tour per festeggiare i 40 (+2) anni di storia e il tour di addio dei Litfiba, la rock band più longeva e apprezzata del panorama italiano. Una vera e propria festa che segnerà la degna e potente conclusione della storia live della band di Piero Pelù e Ghigo Renzulli.

Si chiama Persone Tour e toccherà i più importanti appuntamenti dell’estate italiana: il ritorno live di Marracash porta al Sonic Park Stupinigi il 12 luglio due album che non smettono di collezionare certificazioni e piantonare le posizioni più alte di tutte le classifiche. Marracash continua a confermarsi non solo come il “King del Rap”, ma anche come uno degli artisti più influenti dell’intera scena musicale italiana discografica e live che non poteva mancare nel festival di Stupinigi.

Il 16 luglio il palco sarà di uno dei campioni dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, Irama. Con un totale di 31 dischi di platino e 4 dischi d’oro, oltre 1 miliardo e 200 milioni di stream e 650 milioni di visualizzazioni, Irama si è da poco imposto al 72° Festival di Sanremo con Ovunque Sarai, il secondo brano italiano più ascoltato al mondo su Spotify e certificato disco di platino. Il nuovo album Il Giorno in Cui ho Smesso di Pensare, protagonista del concerto al Sonic Park Stupinigi, è un progetto musicale maturo e vicino alle musicalità internazionali concettualmente eclettico e liberatorio, che mixa la musica urban con quella tipicamente di matrice latin/pop.
Una doppietta internazionale da non perdere il 17 e il 19 luglio. La prima data recupera l’abbraccio, previsto per il 2020, tra LP e quel pubblico italiano che la adora sin dai suoi inizi. Senza limiti di genere, la cantautrice multiplatino, con oltre 2 miliardi di stream a suo nome, ha creato fin dagli esordi della carriera un suono potente e totalmente personale, le sue canzoni sono di volta in volta seducenti e politiche. Il concerto, emozionante e travolgente, promette di restituire in pieno l’immagine di un’artista che si relaziona con il suo pubblico senza filtri e con definitiva sincerità. Anche Ben Harper arriva finalmente al Sonic Park Stupinigi per portare la sua musica straordinaria in un’atmosfera magica. Dopo il concerto annullato per l’emergenza sanitaria nell’estate 2021 il rocker e cantautore americano torna a suonare dal vivo insieme ai suoi The Innocent Criminals.
Gli ultimi concerti del programma 2022 di Sonic Park Stupinigi si trasformano in una festa della musica più giovane e frizzante del panorama italiano: in un susseguirsi di emozioni il 20 luglio si alterneranno sul palco Mara Sattei, ventiseienne cantautrice salita alla ribalta grazie a hit come “mi12ano” incisa insieme al fratello tha Supreme, e Carl Brave, amatissimo artista da oltre 30 Dischi di Platino, tour sold out e primi posti in radio, tra i nomi più richiesti del panorama musicale italiano che in pochissimi anni, concerto dopo concerto, ha conquistato pubblico e critica.
Sonic Park Stupinigi è sostenuto dal Ministero per la Cultura e non potrebbe realizzarsi senza Città di NichelinoRegione PiemonteOrdine Mauriziano e tutti i lavoratori della Palazzina di Caccia di Stupinigi. Il villaggio “food and beverage”, che anche quest’anno sarà un motivo in più per venire a Stupinigi nelle sere d’estate, vede una nuova straordinaria collaborazione con COOP e le “mani d’oro ai fornelli” della Claudia Fraschini Cookin Factory.
Anche quest’anno parte dei proventi del festival andranno alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. La sostenibilità del festival è supportata dal lavoro prezioso di Hydra e del consorzio COVAR 14.
Accanto allo storico partner TicketOne quest’anno Sonic Park diversifica il ticketing con una nuova piattaforma, Dice.
Per la prima volta RDS 100% Grandi Successi è Official Radio del festival.

«Siamo felici di far partire il conto alla rovescia per un altro degli eventi più attesi di quest’estate – sottolinea Alberto Cirio Presidente della Regione Piemonte –. E lo siamo ancor di più dopo il successo dell’Eurovision, perché Sonic Park parla la stessa lingua, che è quella della grande musica. Un evento che con 10 serate di altissimo livello, in una cornice spettacolare come la Palazzina di Caccia di Stupinigi, conferma il Piemonte come palcoscenico e terra di spettacolo e cultura per un pubblico giovane e internazionale»

«Il ritorno alla normalità ci riempie di entusiasmo dopo i sacrifici fatti nel 2021 – dichiarano i produttori Fabio e Alessio Boasi di Reverse Agency – quando siamo riusciti a organizzare il festival con coraggio e passione. Potremo di nuovo vivere i concerti senza alcuna limitazione e torniamo a far risuonare il Parco della Palazzina di Caccia con la musica più amata dal pubblico: pensiamo a un Sonic Park sempre più sostenibile, sinergico alle proposte culturali del territorio, motore di un nuovo turismo. Siamo orgogliosi, poi, di annunciare la nascita del nuovo Sonic Park Matera: un grande festival alla Cava del Sole “David Sassoli” della città dei sassi patrimonio Unesco. Anche a Matera, quest’estate, porteremo il nostro Sonic Park e grande musica in un luogo unico».

«Sonic Park Stupinigi si conferma anche quest’anno come un momento di apertura al contemporaneo e al futuro per la Palazzina di Caccia e per il nostro territorio.  dice il sindaco di Nichelino Giampiero Tolardo – È una risposta alla necessità del pubblico di spettacolarità e al tempo stesso mette al centro l’importanza della tradizione, l’unico ponte possibile con l’innovazione. La scelta di tornare con la grande musica italiana e internazionale nella Palazzina Patrimonio Unesco è una felice risposta alla complessità del nostro tempo e insieme un segno di speranza, di coraggio e di fiducia nel futuro, e da Stupinigi questa estate il messaggio arriverà in musica”.

Sonic Park Stupinigi 2022
Nick Mason – 26 giugno, Elisa – 30 giugno, Zucchero – 2 luglio, Achille Lauro – 3 luglio, Litfiba – 9 luglio, Marracash – 12 luglio, Irama – 16 luglio, Lp – 17 luglio, Ben Harper – 19 luglio, Carl Brave + Mara Sattei – 20 luglio.
SONIC PARK STUPINIGI
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