CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 344

“LIBRI-AMO. Oltre la voglia di leggerezza”

Per continuare a sognare per mano ad Irene e sotto la sua grande Luna, nuova iniziativa del “Progetto IB Artemide”

Da venerdì 6 maggio

Con “LIBRI-AMO”, l’intento “è quello di fare, nel nostro piccolo, educazione alla lettura con un progetto mirato soprattutto a un pubblico giovane. Brevi incontri con autori, anche emergenti, per il gusto di assaggiare mondi diversi, mordere la voglia di cambiare e lasciarsi trasportare da suggestioni letterarie per fare cultura, per promuovere spazi di condivisione, per presentare progetti rivolti ai giovani”. Così sottolineano le ragazze e i ragazzi e con loro tutti i responsabili del “Progetto IB Artemide”, promotori dell’iniziativa – inserita nel programma del “Salone del Libro OFF” – in collaborazione con l’“Associazione Formazione & Salute” e con il patrocinio della Circoscrizione 8. Nato poco più di un anno fa nel quartiere Nizza-Millefonti, il Progetto è dedicato a Irene Bertello e si concretizza per realizzare un sogno.

Il sogno di Irene. Tutto racchiuso in quel suo grande sorriso, avvolto nei lunghi capelli biondi, capace di abbracciare il mondo e arrivare al cielo. Una laurea appena ottenuta e a pieni voti  in “Economia Aziendale e Direzione d’Impresa” e l’infinita passione per la moda e il fashion design, Irene scompare a soli 25 anni, una domenica di marzo del 2021, schiacciata dall’auto impantanata nella neve e ribaltatale addosso, mentre insieme al fidanzato cercava di riportarla in carreggiata a Oulx, in località Vazon. Una tragedia senza confini per papà Ezio e mamma Marisa, per il fidanzato rimasto illeso e per le molte amiche e amici, quelli soprattutto dell’Oratorio della Parrocchia “Patrocinio San Giuseppe”, dove Irene era cresciuta e fortemente impegnata, allora, come animatrice e formatrice. “Tutti dicono che la vita sia difficile, ma io mi sto divertendo un mondo” amava ripetere Irene. Parole che, da allora, suonano come beffa. Come eco crudele di un destino inatteso, contro cui era da subito necessario usare le armi della rivincita. “Portate avanti voi i miei sogni” direbbe ancora oggi la ragazza che amava la grande Luna, la Luna crescente personificata dalla dea Artemide e diventata logo del Progetto a lei dedicato. Il “Progetto IB Artemide” per l’appunto. Avviato dai genitori e dai tanti amici di Irene, con sede proprio in quel “Giardino di Artemide” di via Biglieri 9/B, frutto di un sapiente recupero di un’area dismessa sita presso la parrocchia “Patrocinio San Giuseppe”, cuore pulsante dell’area Nizza-Millefonti che ha visto nascere il polo ospedaliero dell’attuale Città della Salute e gli stabilimenti e la trasformazione dell’area del Lingotto. Il “Progetto IB Artemide”  è “un’iniziativa – dicono ancora i promotori – senza scopo di lucro che si propone non solo di mantenere vivo il ricordo di Irene ma di rinnovarsi, trasformarsi in leggerezza, armonia, bellezza, desiderio di sostenere i sogni dei giovani e di far camminare nuove idee con Irene al nostro fianco”. E “LIBRI-AMO”, proseguono, “si inserisce proprio fra le iniziative che il Progetto Artemide, ha realizzato nel corso di un anno o poco più (un lungo e ricco percorso per noi) con l’unico obiettivo di raccogliere fondi per finanziare giovani promettenti in percorsi di studio dedicati alla moda e al marketing”. Come si articola concretamente l’iniziativa? Da venerdì 6 maggio e per tutti i venerdì fino al 27 maggio, sempre a partire dalle 19, si terranno appuntamenti letterari nel segno di “leggere e leggerezza, voglia di restare in equilibrio tra la ricerca di speranza e la voglia di prendere il volo, sia esso metaforico o reale”. Dove? Ovviamente nel giardino più bello che c’è, il “Giardino di Artemide” al civico 9/B di via Biglieri.

Ecco dunque il programma dei quattro incontri. Si inizia venerdì 6 maggio con Gianni Lazzaretti, scrittore-viaggiatore che presenta “Quel sorriso chiamato amicizia” edito da “Lazzaretti”, per proseguire il 13 maggio con la giovane pinerolese Valeria Avalle ( blogger su www.liberaribelle.com ) che presenta “Happy place”, suo primo libro. Il terzo appuntamento, 20 maggio, è  con “Anonimi eroi”, romanzo corale di Luca Novara per i tipi di “Giovane Holden”, cui seguirà, 27 maggio, Alberto Giovannini-Luca con “Dieci e venticinque”, “Neos Edizioni”, in cui si ripercorrono i momenti seguiti alla vigliacca strage alla Stazione di Bologna (1980) nella cui sala d’attesa lo scrittore si trovava ventiquattro ore prima del barbaro attentato.

Ingresso libero e gratuito. Per info: www.ibartemide.com

Gianni Milani

Nelle foto: Irene Bertello e il “Giardino di Artemide”

Un affresco del secolo scorso da un atto d’amore per le nipotine

RITRATTO DELL’ITALIA DEL SECOLO PASSATO LA STORIA DI GINO ROTA

Anna Rota Milani non è una scrittrice. La sua ‘appartenenza’ al mondo dell’arte è dovuta soprattutto alla pittura dai caratteri impressionistici. Lo testimoniano le sue opere che impreziosiscono gli ambienti dell’Antico Mulino di Fontanetto Po e la ‘Ca’ San Sebastiano a Castel San Pietro di Camino Monferrato o i suoi atelier a Zoalengo di Gabiano o in via Macrino d’Alba a Torino. Non è una scrittrice, o almeno così non ama definirsi, ma in ‘Gino e i Rota – ricordi di amore e di resilienza’, questa artista torinese di residenza ma dalle salde radici monferrine (anzi della Valcerrina) ha saputo affrescare attraverso il ricordo della persona e della vita del padre Gino (ma il suo vero nome era Michele Marco Luigi, per tutti Gino) classe 1913, famiglia originaria di Ponte San Pietro, paese non distante da Bergamo poi giunta in Monferrato, e della  mamma Salvina di Pozzengo di Mombello Monferrato, la vita quotidiana di una famiglia del Novecento, con sullo sfondo quella che era la società di allora. In quello che l’autrice definisce ‘un atto d’amore per le mie nipotine’ si è voluto ricordare, con colpi di penna che sembrano pennellate, un mondo che non c’è più con Gino e Salvina che si uniscono le loro vite alle 6 del mattino, al buio e al freddo, nella chiesetta di Pozzengo, poi il viaggio di nozze: in bicicletta si spingono sino a Cavagnolo e prendono il trenino per Torino sino a Porta Susa. Poi in un piccolo appartamento in corso Belgio iniziano la loro vita insieme. Vita che non sarà certamente facile nell’Italia della guerra e del dopoguerra, ma Gino e Salvina non sono persone da arrendersi. Così nel 1948 arriva Anna. Il padre in questi anni non sta fermo, cambia lavoro, si ingegna, passa dalla Snia Viscosa, alla profondità delle miniere nelle cave di marna, tra il capoluogo e Gabiano, e poi ancora muratore, portiere, da vero eclettico, come lo definisce con orgoglio la figlia, e poi ancora ‘carbonaio motorizzato’ sino a diventare conduttore di impianti termici sino ad ideare un brevetto per filtrare l’aria destinata al carburatore che proporrà come pezzo di ricambio alle officine meccaniche piemontesi, ottenendo un importante riconoscimento dalla concessionaria Lamborghini. E per qualche anno il ‘Filtro Rota’ verrà prodotto e venduto in centinaia di esemplari. E poi ancora ci saranno la pensione ed il ritorno a Zoalengo. E quanto a genialità e capacità di crescita anche la figlia Anna ha fatto la sua strada riuscendo ad aprirsi una strada nel mondo dell’impresa, certamente non facile anche nell’Italia del secondo dopo guerra. Ma questo aspetto merita sicuramente di ritornarci perché è un altro capitolo che merita di essere scritto.

Il libro, come scrive Giovanni Ponzetti nella presentazione “è un intreccio di curiosità, episodi e anedotti, che hanno rappresentato le vite vissute dei componenti della famiglia Rota fino a conferire identità di storia al racconto stesso”.

Massimo Iaretti

Per Eurovision Off, Davide Boosta Dileo torna sul palco in solitaria

Eurovision Off nel Salone d’Onore

della Palazzina di Caccia di Stupinigi

Giovedì 5 maggio, ore 21

Davide BOOSTA Dileo 

The Post Piano Session

 

 

Un pianoforte al centro e tutto intorno il fastoso Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, una delle più spettacolari invenzioni juvarriane. Per Eurovision Off, giovedì 5 maggio, Davide Boosta Dileo torna sul palco in solitaria con The Post Piano Session, un viaggio nella musica sulle note di un pianoforte sorprendentemente post-rock. Al posto delle corde della chitarra, risuonano quelle del pianoforte che trascinano il pubblico in un’atmosfera intima e personale.

Davide BOOSTA Dileo, classe 1974, da Torino, è un artista dalle mille sfaccettature, tra cui musicista, dj, compositore, autore e produttore, conduttore radio-televisivo e scrittore, è anche autore di opere d’arte. È tastierista e co-fondatore del gruppo elettronico Subsonica, con alle spalle 8 album in studio, 8 dischi di platino, più di 500mila copie vendute, 4 cd live e una grandissima carriera live. Come solista, Davide ha pubblicato “La Stanza Intelligente” nel 2016 e “Facile” nel 2020 con anche dei singoli nel 2021 come “Stellae Noctis” con Alina Kalancea e “Alphabet, Canone for Letters”.

 

L’evento è promosso dalla Fondazione Ordine Mauriziano, ente proprietario della Palazzina di Caccia di Stupinigi, in collaborazione con Reverse Agency, Teatro Superga, Sistema Cultura e Città di Nichelino.

 

 

INFO

The Post Piano Session, Davide BOOSTA Dileo

Eurovision Off

Giovedì 5 maggio, ore 21

Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi,

piazza Principe Amedeo 7, Stupinigi – Nichelino (TO)

Prezzo: 25 euro

www.ordinemauriziano.it

L’opera di Peter Russell al Circolo dei Lettori

Venerdì 6 maggio alle ore 17,00 la Sala Musica del Circolo dei Lettori di via Bogino a Torino ospiterà un incontro dedicato a Peter Russell, tra i maggiori letterati inglesi della seconda metà del  ventesimo secolo, grande esperto e conoscitore di Dante, candidato al Premio Nobel per la Letteratura alla fine degli anni ’90, riconosciuto dalla critica letteraria ufficiale come “ultimo dei grandi poeti moderni”.

A confrontarsi sull’opera del grande poeta saranno Wilma Minotti Cerini, curatrice della monumentale opera Peter Russell. Vita e poesia; Enzo Cacioli, sindaco di Castelfranco Piandiscò, ultima residenza del poeta britannico; Natale Luzzagni e Stefano Valentini del periodico La Nuova Tribuna Letteraria; Adam Vaccaro, Presidente  dell’ associazione culturale Milanocosa; Roberto Salbitani, scrittore e fotografo, amico personale di Peter Russell; Giampiero Tonon, del sito www.Literary.it;Mons. prof. Franco Buzzi, ex Prefetto della Veneranda Biblioteca Ambrosiana di Milano; Prof. Francesco Diciaccia, scrittore e critico. L’incontro sarà coordinato dal poeta e saggista torinese Sandro Gros-Pietro. Peter Russell, influenzato dalla poetica di Yeats e grande amico di Thomas Stearns Eliot e Ezra Pound, fu tra i primi a curare le traduzioni in inglese di Mandel’štam, Pasternak e Jorge Luis Borges. Una vita intensa e prolifica, riassunta puntualmente  l’imponente  volume di oltre ottocento pagine, curato dalla poetessa e scrittrice Wilma Minotti Cerini, nata a Milano e oggi residente sul lago Maggiore. Un libro fondamentale per conoscere uno dei principali protagonisti della scena culturale inglese degli anni ’50 che frequentò a Firenze il Caffè Letterario Le Giubbe Rosse dove conobbe Montale, Quasimodo, Landolfi e Ungaretti. Dopo una serie di vicissitudini personali e un breve soggiorno a Berlino, nel 1964 si trasferì a Venezia per restare accanto a Pound fino alla morte di quest’ultimo avvenuta nella città della Serenissima il 1 novembre 1972. Nei primi anni ’80 Russell 1983 si trasferì definitivamente in Toscana, al confine tra il Valdarno fiorentino e quello aretino. A Pian di Scò trasformò un vecchio mulino nella sua casa-biblioteca dove visse e lavorò fino al gennaio del 2002 quando, poco prima di morire, donò tutto il suo patrimonio librario e documentaristico al comune toscano. La serata torinese, a poco più di cent’anni dalla nascita (Russel era originario di Bristol, nell’Inghilterra sud-occidentale, dove nacque il 16 settembre del 1921) offrirà l’occasione di ripensare a questo intellettuale irregolare, innamorato  delle sue idee su poesia, bellezza e libertà.

Marco Travaglini

Steve Della Casa racconta Dario Argento

È un percorso individuale e soggettivo la visione di un film e parallelamente lo è ancor di più la visita a una mostra, che penso presto diverrà anche parte integrante, con alcune sue componenti, del più vasto Museo che attualmente la ospita. Una mostra sull’opera di Dario Argento, nella sua amata Torino, al Museo Nazionale del Cinema.

Posticipata per la pandemia. Durata quattro anni per allestirla. Un unicum per un regista italiano. Per di più nella cornice dei luoghi delle riprese, che da torinese ho scoperto visivamente interessanti nella loro ordinarietà, ma che conoscevo solo superficialmente e non apprezzavo sufficientemente, nel loro valore fotografico e di scena prima di apprezzare il suo cinema.
Che poi si dica, che proprio i torinesi conoscono poco la loro città lo si pensi, va tutto bene. Nella esposizione temporanea, che mi ha visto girare tra stand, memorabilia, manifesti, video e reminiscenze d’umori adolescenziali, tutto sortisce un effetto alla ” mi ritorni in mente”. Il critico Steve Della Casa con ” Dario Argento, due o tre cose che sappiamo di lui” ( Electa Cinecittà , pag. 159, 2021, €. 26,60) ce lo restituisce in un ritratto a tutto tondo. Opera di lettura e consultazione, con il raro dono della sintesi. Per chi è digiuno di tutto e vuole solo sapere qualcosa dell’ autore o è agito dalla passione smisurata per l’argentologia. Per chi ha già visitato la mostra, la deve ancora visitare o non la vedrà mai.
Per noi tifosi granata che come Steve, nel 1976 fummo Campioni d’Italia e si era a un anno dall’uscita nelle sale italiane de ”La tigre dai denti a sciabola” (cambiato nel definitivo Profondo Rosso) è associare poeticamente il calcio alla cinefilia.
Si dice (o almeno si mormora) che il titolo divenne tale dal nome del gruppo rock inglese dei Deep Purple, all’ epoca in trattativa con la produzione per la composizione della colonna sonora del capolavoro argentiano, ma a giochi quasi fatti sul filo di lana, la spuntò la band italiana prog dei Goblin, più adatti con le loro sonorità, alle necessità dell’autore. Un libro tutto di aneddoti, interviste, contributi critici e rarità di foto di scena. Tutto da scoprire. Come Argento che più racconta di se, più ha da raccontare. Il genere giallo dei primordi muta in seguito più marcatamente nel gore e nell’ horror con il thrilling come costante, come vuole sottolineare la traccia semantica del percorso espositivo della Mole Antonelliana. Dario ha sdoganato in Italia concetti psicoanalitici e culturali come rimozione del trauma, complesso d’Edipo e d’Elettra o inconscio filmico. In un Paese di impronta idealistico crociana e gentiliana, dove ancora oggi Sigmund Freud e le sue teorie sono viste come il fumo negli occhi, con le dovute eccezioni, anche dalla critica più engagé Argento ha dimostrato grande coerenza e originalità intellettuale.
Si narra che ha sublimato i bollori giovanili della lotta di classe, nella violenza delle scene delle sue opere. Che fu accusato per contro di fascismo, misoginia e pornografia emotiva. Ma lui resta in piedi piaccia o no tra i grandi del cinema italiano e mondiale nel suo genere, come i suoi amici e omologhi d’oltreoceano, John Carpenter, Wes Craven, David Cronenberg o Sam Raimi, alla faccia di tutti i censori morali e reali. A più di ottant’anni finito il lockdown pandemico, ha partecipato da attore per l’argentino naturalizzato francese Gaspar Noé in ” Vortex” e girato un film subito dopo, ”Occhiali neri ”. Progetto da tempo abbandonato nel cassetto. Spronato dalla figlia Asia, in un ritorno alle riprese nella capitale. Le location dei film argentiani europee o americane che siano (tra gli altri Suspiria, Opera, Phenomena ) divengono un non luogo cognitivo per lo spettatore. E lui nel 1999 si fa intervistare con John Carpenter al cinema Reposi per il Film Festival. La Rosa Purpurea di Torino. Tutto riportato dal testimone oculare Stefano Della Casa.

Aldo Colonna

Libri: “Caleidoteratoscopio. Torto e ragione del frammento”

Nella meravigliosa Sala Biblioteca del Circolo dei Lettori  di Torino, venerdì  6 maggio prossimo la Società  Dante Alighieri presenterà il libro di Mario Marchisio “Caleidoteratoscopio. Torto e ragione del frammento”

 

Venerdì  6 maggio prossimo, alle 18, nella suggestiva Bibliotecadel Circolo dei Lettori la Società Dante Alighieri presenterà  il libro Caleidoteratoscopio. Torto e ragione di un frammento “, di Mario Marchisio, accompagnato da un saggio di Daniele Caroppo e edito da Puntoacapo Editrice.

Il volume sarà  presentato dal Presidente della Società DanteAlighieri torinese, Giovanni Saccani, e rappresenta una raccolta di aforismi che, egli stesso,  definisce  un “laborioso coacervo di frammenti “.

“Siamo in presenza –  specifica  Daniele  Caroppo nel suo saggio – di una sorta di dilagante summa, di un singolare oggetto di parole, che sarà  anche un acervatio caotica di pensieri e immagini come piace all’autore, ma fatta anche di frammenti che, come appunto accade nel caleidoscopio, il gioco delle speculari simmetrie aggrega subito nel disegno di una discorde armonia”.

Mario Marchisio è  poeta e saggista e, fra i suoi libri, ha presentato “I dialoghi  di Incmaro”, “Il viandante. Poesie d’amore “, “La falena sulla palpebra. Poesie gotiche”, “Mimesis”, “Elogio della pittura” e altri.

L’incontro è organizzato nel rispetto delle normative anticovid e fino a esaurimento dei posti disponibili.

Mara Martellotta

Marcos Lutyens per “Incroci” alla Gam

Da maggio a luglio 2022

INCROCI =||= CROSSROADS

PUBLIC PROGRAM
Per la mostra “Una collezione senza confini”

in collaborazione con Phillips Collection di Washington, DC

e la Missione Diplomatica degli Stati Uniti in Italia

 

GAM Torino

Via Magenta, 31 – Torino

 

Primo appuntamento:

Martedì 3 maggio ore 16 workshop con MARCOS LUTYENS

Posti limitati prenotazioni su infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Marcos Lutyens

 

Nell’ambito del programma “La democratizzazione della cultura: i musei come agenti di inclusione sociale” ideato e promosso dalla Phillips Collection di Washington, DC e dalla Missione Diplomatica degli Stati Uniti in Italia, che nel 2021 ha coinvolto alcuni musei italiani in un programma di workshop, la GAM di Torino – da un’idea di Antonella Angeloro, Arianna Bona, il Dipartimento Educazione GAM  e Angela Benotto Ufficio Relazioni Internazionali di Fondazione Torino Musei – organizza un ciclo di incontri legato alla mostra “Una collezione senza confini. Arte Contemporanea Internazionale dal 1990” dedicati all’inclusione sociale e al coinvolgimento di nuovi pubblici.

 

Il fulcro del programma è il dibattito sul “nuovo ruolo sociale” svolto dai musei nella nostra società moderna: la loro capacità di promuovere l’inclusione di un pubblico che sta cambiando e che richiede attenzione e coinvolgimento mirato: l’arte deve essere accessibile per una audience allargata.

Il progetto si sviluppa tra maggio e luglio e prevede un focus su alcuni artisti – Marcos Lutyens, William Kentridge, Marina Abramovic, Antony GormleyChen Zhen – e le loro rispettive opere, scelte tra le 57 esposte di 33 artisti internazionali.

 

Sono lieto che il Consolato Generale degli Stati Uniti d’America a Milano abbia portato rappresentanti della rinomata Phillips Collection di Washington, DC alla GAM – Galleria d’Arte Moderna di Torino per collaborare a iniziative che promuovono la diversità, l’equità e l’inclusione nelle attività divulgative del museo – sostiene Robert Needham, Console Generale degli Stati Uniti a Milano – La nostra speranza è che questo programma non contribuisca solo a rafforzare le iniziative culturali ed educative dirette a un pubblico diversificato e a costruire un più forte senso di comunità, ma getti anche le basi per collaborazioni future tra la Phillips Collection e altri musei del paese. Siamo convinti del fatto che non solo arte e cultura siano di vitale importanza per società forti, ma che una società è forte solo quando è anche inclusiva e dà forza a tutti gli individui che la compongono. Siamo grati del fatto che GAM condivida la nostra visione e abbia lavorato con tanto impegno per raggiungere un pubblico diversificato, creare opportunità educative e migliorare l’accessibilità della sua collezione.

 

Questo ciclo di incontri permette a culture e idee differenti di incontrarsi. L’arte è una pratica terapeutica, ha effetti sulla salute e sul benessere della psiche, dello spirito e del corpo. Le opere scelte per il Public Program contengono il racconto di un’esperienza personale dell’artista che rimanda ad altri insegnamenti per un confronto intellettuale, emotivo e fisico.

 

Gli incroci con altre discipline possono attivare un momento di incontro e confronto in cui ritrovare la propria dimensione tra arte, quotidiano e benessere. Tutti gli appuntamenti prevedono una presentazione dell’opera da parte del curatore della mostra, un approfondimento a cura dello specialista di altra disciplina e una attività pratica. I temi includono l’ipnosi e la meditazione, la cristalloterapia, l’uso delle erbe per la cura del corpo, la pratica yoga, il disegno e intessitura.

 

Inaugura il progetto il workshop di un ospite speciale: Marcos Lutyens, artista britannico di fama internazionale con sede a Los Angeles, California. Con i suoi progetti Lutyens cerca di interrompere i modelli interiorizzati del pensiero rivolgendosi all’esplorazione della percezione sensoriale, della sinestesia e della mente inconscia, usando spesso l’ipnosi come parte delle sue performance. La pratica artistica di Lutyens mira al benessere psichico ed emotivo del suo pubblico guidando abilmente i partecipanti in esercizi ipnotici che influenzano i livelli più profondi della loro psiche. Le sue opere prendono forma in installazioni, sculture, disegni, cortometraggi, scritti e performance.

Nelle sue esplorazioni della coscienza, Lutyens ha collaborato con i celebri neuroscienziati V. Ramachandran e Richard Cytowic, oltre ad aver studiato con sciamani di culture diverse. In seguito a queste indagini e ricerche, ha inoltre lavorato con gli stati inconsci dei visitatori in musei, gallerie e biennali di tutto il mondo, fra cui il Guggenheim Museum, New York, Palazzo Grassi, Venezia, The Royal Academy of Arts, London, e ha partecipato a dOCUMENTA(13), Kassel, alla Biennale di Venezia, di Istanbul e dell’Havana

 

IL PROGRAMMA

 

Martedì 3 maggio ore 16

INSIDE WOR(L)DS OF THE MIND

WORKSHOP CON MARCOS LUTYENS

Score for Jeune d’Anvers: La main aux eaux, 2016 di Marcos Lutyens, 2016, mixed media

In lingua inglese – Ingresso libero Posti limitati

 

Marcos Lutyens porterà il pubblico a vivere un’esperienza meditativa, tramite un processo che accompagna a guardare e comprendere in modo diverso l’arte e il mondo intorno e che permette di riconnettersi ai mondi interni della mente. I partecipanti saranno guidati dall’artista attraverso diversi momenti che comprendono una breve visita alla sua installazione in mostra, una seduta di meditazione ipnotica e una fase creativa, in cui saranno chiamati a manipolare pezzi di argilla cruda e, rimanendo in uno stato di rilassatezza, saranno incoraggiati a tracciare le loro forme-pensiero interiori nel sale con la punta delle dita. L’opera in mostra Score for Jeune d’Anvers: La main aux eaux era stata concepita per la mostra Organismi, (2016) ed è stata donata dall’artista alla Collezione Permanente della GAM

 

Ingresso libero posti limitati. Prenotazioni via mail: infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

Domenica 19 giugno ore 15.30

TRAMA E ORDITO. IL PENSIERO È UN FILO

INCONTRO CON NOEMI DI NUCCI, ARTISTA TESSILE

Moscow: the Nose Series City of Moscow di William Kentridge, 2009

Arazzo in lana di mohair tessuta a mano al The Stephens Tapestry Studio, Johannesburg

 

Noemi Di Nucci, textile artist e designer, si occupa di tessitura di arazzi su telaio verticale e orizzontale usando materiali convenzionali e non, tappeti, installazioni, mixed media e scenografie teatrali: ha realizzato le installazioni per l’Estate Romana, per il Comune di Roma e per il Comune di Firenze nell’ex manicomio San Salvi.

I suoi progetti sono caratterizzati dall’unione tra tecniche tradizionali e sperimentali, studio del segno, della forma e del colore e influenze stilistiche contemporanee. Scrive e tiene workshop basati sulla percezione visiva, anche legata ad argomenti specifici, e sulla tessitura di arazzo.

L’incontro con Noemi Di Nucci sarà focalizzato sull’opera Moscow: the Nose Series City of Moscow di William Kentridge: l’arazzo in lana di mohair tessuta a mano presente in mostra è stato prodotto al The Stephens Tapestry Studio di Johannesburg, da Marguerite Stephens e dalle sue collaboratrici, che così descrive il processo: «Quando Kentridge ci consegna il design, subito sembra impossibile tradurlo in un arazzo. Kentridge realizza delle forme di carta nera incollate su una superficie di carta o cartone completata da spilli, scotch e altri materiali. Ci disegna sopra e ogni singolo segno che ha fatto, noi lo reinterpretiamo così che possa essere intessuto.» Durante il workshop ci si concentrerà sul dinamismo del segno e sul senso del bianco e nero. In questo modo i partecipanti potranno disegnare il bozzetto su carta o cartone, metodo che utilizza lo stesso Kentridge, compiendo poi l’intero processo che dalla scelta cromatica porta alla tessitura vera e propria.

 

Costo: 15 € compreso biglietto di ingresso al museo

Posti limitati prenotazioni su infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

sabato 25 giugno ore 15.30

LA MAGIA DEI CRISTALLI, MEMORIA E VIBRAZIONI

INCONTRO CON ELISA TESTA, CRISTALLOTERAPEUTA

The Communicator di Marina Abramović, 2012

Cera con lapislazzuli, malachite, aragonite, cristalli, quarzo, ossidiana, vetro

Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT

 

Elisa Testa si occupa di cure naturali e in particolare di trattamenti energetici. Ha conseguito il diploma di abilitazione in Pranopratica con approfondimenti in altre tecniche, che utilizza in modo complementare alla cura energetica, quali la cristalloterapia, l’oligoterapia e l’erboristeria. Nel 2015 ha conseguito l’attestato di terzo livello nel metodo “La via dei Cristalli – livello 3 Pratictioner”, percorso di formazione teorico-pratica di tre livelli sulla Cristalloterapia. Ha seguito numerosi corsi di formazione sulle tradizioni sciamaniche, formandosi con Sciamani del centro e sud America e con Medicine Men nativi americani. Come docente conduce corsi di cristalloterapia presso l’Università Popolare “A.E.ME.TRA”. Oltre a numerose conferenze sui temi delle sue specializzazioni, conduce corsi di base e seminari sullo sciamanesimo, cultura celtica, equilibrio energetico ed altre tematiche affini. Nel mese di marzo è uscito il suo nuovo libro “Guarire il Karma” (Decima Musa Edizioni).

Con l’aiuto di Elisa Testa si esploreranno tutte le proprietà curative e le caratteristiche energetiche dei cristalli e delle pietre che fanno parte dell’opera The Communicator di Marina Abramović, oltre all’utilizzo per il benessere personale. Seguirà una meditazione guidata con i cristalli negli spazi esterni della GAM tra cui l’Arena Paolini, anch’essa costellata da marmi preziosi e minerali.

Camminando per 2.500 km lungo la Grande Muraglia, Marina Abramovic riflette sul terreno che calpesta: argilla, terra, minerali e rocce svelano una connessione con energie fisiche e mentali. In seguito a questa esperienza, nel 1989 Abramovic giunge in Brasile dove si concentra su nuovi lavori con i cristalli i Transitory Objects creati nelle miniere di Maraba. Queste opere includono cristalli che come connettori, ci riportano alla Terra, alla natura, trasmettono energie, generano percorsi mentali e sono come computer che contengono la storia del pianeta e le nostre memorie. Così descrive The Communicator: «ho deciso di creare una replica del corpo umano, associando i minerali agli organi vitali» e ancora, «Penso ai cristalli come a un’agopuntura alla testa, puoi tenere la scultura sul comodino e mentre dormi, avviene la cura. L’idea è di usarli come un voodoo benefico.» Durante l’incontro scopriremo che ogni minerale possiede caratteristiche specifiche e proprietà terapeutiche particolari.  I cristalli hanno una valenza importante, in quanto vengono attraversati dalla luce che assorbono e in parte rilasciano, di conseguenza hanno la possibilità di immagazzinare energia e trasmetterla lentamente ai nostri corpi sottili. Tale caratteristica, unita alle proprietà tipiche di un determinato cristallo, permette di intervenire sulle cause energetiche che danno origine a quegli stati di disagio emotivo che in ciascuno di noi si possono manifestare in modo differente.

 

Costo: 15 € compreso biglietto di ingresso al museo

Posti limitati prenotazioni su infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

sabato 2 luglio ore 15.30

CORPI IMMAGINATI E CORPI PERCEPITI: LE DIVINITÀ DEI SENSI

INCONTRO CON DEVIDATTA (DAVIDE BERTARELLO), INSEGNANTE DI YOGA

Here and There di Antony Gormley, 2002

Ghisa

Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT

 

Devidatta (Davide Bertarello) ha trovato una seconda vita quando all’età di 33 anni si è trasferito da Torino in India, dove è vissuto per undici anni. La pratica dello yoga è arrivata come naturale risposta ai quesiti esistenziali cui tutti ci confrontiamo. In India ha iniziato lo studio dello yoga presso lo Shivananda Ashram di Rishikesh, proseguendo poi presso la Agama Yoga School sotto la direzione di Swami Vivekananda Saraswati. A Varanasi la pratica dello yoga ha lasciato spazio a quella dello Shivaismo del Kashmir, sotto la guida di Mark Dyczkowski e Bettina Baumer, discepoli di Swami Lakshman Joo, l’ultimo maestro che ha incarnato questa tradizione, e che è direttamente legato ai grandi maestri illuminati, come Abhinavagupta. Sempre a Varanasi ha conseguito il diploma in yoga presso la Benares Hindu University.

Tornato in Italia nel 2013, ha fondato Satatam Yoga, scuola di Yoga e Tantra, che ha sede a Torre Pellice (Torino), dove vive e trasmette questa tradizione di yoga non duale.

 

Negli anni settanta Antony Gormley vive per tre anni in India, dove apprende le pratiche di meditazione e auto osservazione, esperienza che caratterizzerà la sua ricerca artistica. Per l’artista è fondamentale scrutare la natura mutevole del corpo e della mente, sviluppando una capacità d’introspezione così profonda che permette di liberarsi gradualmente da tensioni mentali, condizionamenti, paure. La contemplazione e la consapevolezza si proietta nello spazio della scultura installazione dove avviene l’incontro tra due vite: quella dell’artista e quella dello spettatore.

L’incontro è ispirato a Here and There di Antony Gormley ed è immaginato come un momento in cui sperimentare direttamente nell’ambiente a noi più vicino, il corpo fisico, la possibilità di usare un risveglio sensoriale profondo per abbandonare i filtri dei costrutti mentali. Quando il pensiero viene abbandonato attraverso la continua presenza sulle percezioni, il corpo non è più immaginato, ma profondamente sentito, e l’esperienza si libera da una dimensione limitata e personale per divenire espansa, universalizzata.   Si inizierà da una breve condivisione di alcune stanze di un tantra della tradizione shivaita per immergersi in una condizione di consapevolezza, e si proseguirà con un’esperienza corporea tranquilla, naturale, attraverso asana yoghici, per lasciarsi andare ad un’espansione di coscienza in azione.

 

Costo: 15 € compreso biglietto di ingresso al museo

Posti limitati prenotazioni su infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it

 

 

Sabato 9 luglio ore 15.30

VIRUS CULTURALE: ARTE E MEDICINA

INCONTRO CON ZHEN ZHEN ZHU, ESPERTA DI MISCELE DI ERBE E TÈ PREGIATI

Diagnostic Room di Chen Zhen, 2000

GAM – Torino

6 disegni: inchiostro di china su carta, legno, vasi da notte, metallo, vetro, paglia, cenere di giornali, 378 erbe medicinali cinesi, zucche

 

“Da millenni i cinesi adoperano le erbe. Secondo la medicina cinese la salute non significa assenza di malattia, ma di un modo di vivere equilibrato. Credo nella scienza, ma questo non mi impedisce di credere anche in altri mezzi. Voglio adoperare il mio corpo come un laboratorio di riflessione che mi permetta di allargare la mia visione del mondo e dell’arte.” Chen Zhen (dal testo in catalogo Avvistamenti, GAM, “Elogio della Magia Nera”, 2000).

Zhen Zhen Zhu è un’esperta in miscele di erbe e tè pregiati che, per curiosità e interesse personale, ha iniziato un percorso di studio approfondito sulle proprietà benefiche di queste foglie. Tale passione ha radici nelle sue origini cinesi, che l’hanno stimolata a ricercare e combinare gusti e sapori con conoscenze sulla medicina tradizionale del suo paese. Per far conoscere meglio la sua cultura e i suoi tè, nel 2019 ha fondato il marchio Zhencha, seguito da uno shop online personale che non solo è aperto alla vendita di svariati prodotti riguardanti il mondo del tè e delle tisane ma è anche un luogo di condivisione in cui pubblica articoli divulgativi e informativi.

Con l’aiuto di Zhen Zhen Zhu si indagheranno le caratteristiche principali della tradizione medicinale cinese e le proprietà delle erbe contenute nei 378 cassetti che fanno parte dell’installazione, partendo dal metodo di autodiagnosi descritto nei disegni. A seguire, una degustazione di tè e tisane dalle proprietà curative con spiegazione di come depurare e curare il fisico attraverso miscele di erbe da bere.

 

Costo: 15 € compreso biglietto di ingresso al museo

Posti limitati prenotazioni su infogamdidattica@fondazionetorinomusei.it

 

Nico Morelli American Trio in tour

DAL 5 AL 10 MAGGIO, IL PIANISTA PUGLIESE IN TOUR IN ITALIA CON IL SUO NUOVO TRIO AMERICANO

Dalla Francia all’Italia, il musicista parigino d’adozione sarà impegnato con il suo nuovo trio statunitense in sei date comprendenti Puglia e Piemonte

Già partito lo scorso sabato 30 aprile dalla Francia, il tour del Nico Morelli American Trio vedrà protagonista questa formazione da giovedì 5 maggio a martedì 10 maggio in sei date italiane: 5 maggio al PerBacco Jazz Club (Taranto), 6 in Piazza dei Mestieri (Torino), 7 all’Auditorium “Mons. Di Donna”(Andria), l’8 e il 9 due workshop al Jazz Club Torino e il 10 al Biella Jazz Club (Biella), tournée che poi proseguirà e si concluderà domenica 15 maggio in Francia. Accompagnato da due star del jazz internazionale come Hilliard Greene al contrabbasso (già al fianco di giganti della scena jazzistica mondiale del calibro di Cecil Taylor, Kenny Barron, Uri Caine, Jason Moran, Greg Osby, Don Pullen, Bobby Watson) e Karl Jannuska alla batteria (esibitosi insieme a svariate icone sacre del panorama jazzistico internazionale come Lee Konitz, Kenny Wheeler, Dave Liebman, Randy Brecker, Mark Turner, Sheila Jordan, Kurt Rosenwinkel, Brad Mehldau), il Nico Morelli American Trio presenterà un repertorio incardinato su una succulenta commistione fra le sonorità del jazz contemporaneo e quelle del folk mediterraneo di cui il pianista pugliese è rappresentante diretto, specificamente brani (ri)letti e riarrangiati da Morelli appartenenti alla tradizione popolare della Puglia.Inoltre, vi sarà spazio anche per alcune composizioni originali figlie della piroclastica creatività di Nico Morelli. Dunque, soprattutto per gli appassionati pugliesi e piemontesi della musica di qualità, sei appuntamenti imperdibili che rappresentano un momento di cultura da vivere intensamente.

Biografia

Pianista dal tocco percussivo, dal calore interpretativo mediterraneo, abile nel destreggiarsi con il fraseggio inside-outside di chiara derivazione postboppistica, nonché compositore sensibile e raffinato arrangiatore, Nico Morelli, tarantino ma francese d’adozione e d’azione, è uno fra i più talentuosi e interessanti pianisti jazz italiani della sua generazione. Nell’arco della sua carriera stringe prestigiose collaborazioni insieme a uno stuolo di jazzisti blasonati a livello mondiale, fra i quali: Marc Johnson, Greg Hutchinson, Jeff Ballard, Emmanuel Bex,Mike Ladd, Michelle Hendricks, Aldo Romano, Furio Di Castri, Paolo Fresu, Enrico Rava, Roberto Gatto, Flavio Boltro, Gegè Telesforo, Darryl Hall, Arthur Henn, Steve Lacy, Glenn Ferris, Bruno Tommaso, Bob Mover, Andrè Ceccarelli, Giovanni Tommaso, Marco Tamburini, Paul Jeffrey, Paolino Dalla Porta, Stefano Di Battista, Michel Benita, solo per nominarne alcuni. Le sue doti artistiche sono riconosciute in tutto il mondo, in nazioni come Francia, Belgio, Messico, Marocco, Capo Verde. In ambito discografico, da leader e sideman, è presente in oltre trenta album. Molti anche i premi ottenuti durante il suo percorso, per esempio l’ingresso fra I Migliori Talenti(1998) per la storica rivista Musica Jazz, il “Primo Premio” al concorso internazionale “Viva il Jazz” (Milano, 1999), “Premio di Composizione” al concorso internazionale “La Defense” (Parigi, 2000), premio al concorso internazionale “Jazz à Vanves” (Parigi, 2001, premio “Martial Solal”). Poi, nel 2003, il suo disco intitolato “Nico Morelli” (Cristal Records) ottiene il record di vendite, nel 2013 – invece – la nomination come “Album dell’Anno” per B2Bill (con Emmanuel Bex e Mike Ladd) da parte della prestigiosa rivista francese Jazz Magazine.

Facebook: https://www.facebook.com/nicomorellijazzpianist

Instagram: https://www.instagram.com/nico_morelli_/

Official Site: https://www.nicomorelli.com/

Wikipedia: https://it.wikipedia.org/wiki/Nico_Morelli

L’isola del libro

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Annie Ernaux “Guarda le luci, amore mio” -L’Orma- euro 13,00
Solo lei poteva trasformare un’esperienza banale e quasi quotidiana – fare la spesa al supermercato- in opera letteraria, scoprendo mille significati reconditi e altrettante sfaccettature che appartengono alla vita di ognuno di noi, sui quali però non ci soffermiamo più di tanto.
La scrittrice francese che ha messo per iscritto ogni anfratto della sua vita e delle sue esperienze (compreso l’aborto all’epoca in cui era illegale) per un anno ha annotato in un diario le sue spedizioni all’ipermercato Auchan di Cergy, vicino a Parigi. E le corsie tra gli scaffali sono diventate terreno fertile che rivela la realtà sociale, con i suoi riti, le aspettative, le ansie e i costi.
Lei ha osservato tutto e tutto trasformato in pagine e pagine che ci inducono persino a interrogarci sullo spirito con cui noi stessi varchiamo le entrate dei centri commerciali.
Così scopriamo che dietro l’usuale atto di fare la spesa si nascondono molteplici stati d’animo: l’attesa in coda ai banchi o alle casse, piccole attenzioni e gentilezze che i commessi riservano ai clienti, la voglia di passare inosservati oppure di fare conversazione con gli altri, i consigli in merito ai prodotti da scegliere o scartare. E ancora, l’aria allegra delle feste, e una volta passato il Natale, i cestoni pieni di balocchi scontati del 50%, che però pochi pensano di acquistare in anticipo su futuri compleanni o ricorrenze. Semplicemente le Barbie e gli altri giocattoli perdono il loro valore festivo, perché, secondo la Ernaux, «E’ la grande distribuzione che detta legge sulle nostre voglie».

L’attrattiva degli sconti, la compulsione all’acquisto, il meccanismo di fidelizzazione del cliente tramite le carte personali che garantiscono l’accesso privilegiato alle promozioni.
Divertenti poi le pagine dedicate alle difficoltà delle casse automatiche per chi ha acquistato pochi articoli: «Di fatto un sistema che mette continuamente alla prova, terroristico..» con quella voce sintetica che, tra l’autoritario e lo spazientito, ripete le azioni da compiere; decisamene più facile per i giovani che per gli anziani meno tecnologici.
E ancora, pagine dedicate ai tipi di acquirenti scaglionati nei vari reparti e piani, in diverse fasce orarie; quasi uno studio sociologico che svela come persone e popolazioni non si incontreranno mai.
Tutto raccontato dalla prospettiva dell’infanzia da cui era partita la Ernaux, da una semplice, piccola drogheria…niente a che vedere con gli odierni supermercati.

 

Cara Wall “Amatissimi” -Fazi Editore- euro 18,50
E’ il primo romanzo di questa scrittrice americana -laureata in Storia a Stanford, Master in Scrittura creativa all’Iowa Writers’ Workshop- che, dopo aver pubblicato svariati racconti, ora imbastisce una riflessione su fede e ragione, matrimonio e figli, e su come vaghiamo alla costante ricerca di un senso da dare alla nostra vita.

La storia -divisa in tre parti, dal 1953 al 1970- racconta le vicende di due coppie, sullo sfondo dei mutamenti sociali che investono la società e la Chiesa. La struttura narrativa è circolare, inizia e finisce con la morte di Charles, ma intraprende un volo all’indietro di circa 20 anni.
Protagonisti sono i pastori Charles Barret e James McNally, chiamati dalla Terza Chiesa Presbiteriana di New York, tra 12° Strada e Fifth Avenue, con il compito di riconquistare le anime dei fedeli. Siamo nei rivoluzionari anni Sessanta e gli abitanti del quartiere hanno perso fiducia nella Chiesa. E’ allora che Charles e James si conoscono: due pastori per una chiesa che dovranno trovare il modo bilanciarsi.

Sono profondamente diversi per background ed hanno modi differenti anche di intendere il loro compito e di affrontare le contraddizioni della fede nel mondo moderno. James vuole predicare la giustizia sociale e ritiene che la parrocchia sia troppo ricca; Charles crede che anche i benestanti abbiano bisogno di aiuto spirituale.

Charles discende da due antiche famiglie bostoniane, e avrebbe la strada già spianata ad Harvard; invece sceglie di seguire la sua vocazione.
A sua volta James, il più giovane di 6 fratelli, vive a Chicago in una famiglia cattolica non praticante e la vita domestica è funestata dal padre alcolista. E’ grazie all’aiuto di uno zio ricco che può intraprendere gli studi universitari.

I loro destini si intrecciano a quelli delle future mogli, anche loro diverse quanto a carattere e formazione.
Lily, amata con tenacia da Charles, è rimasta orfana a 15 anni: intellettuale atea fatica a conformarsi alla vita dedita alla chiesa e trova oasi di pace soprattutto quando riesce ad isolarsi dal mondo.
Invece Nan è figlia di un pastore del Mississippi, addestrata fin da piccola alla pazienza e alla generosità, condivide la scelta di James ed è la moglie ideale per un pastore.
Poi c’è lo scorrere delle vite delle due coppie, alle prese con incomprensioni e difficoltà. James e Nan lottano contro l’infertilità; mentre Charles e Lily sono alle prese con due gemelli dei quali uno gravemente autistico. E Charles, che stenta ad accettare la condizione del figlio Will, non trova conforto neanche nella fede.

 

Enrica Tesio “Tutta la stanchezza del mondo” -Bompiani- euro 17,00
Si sorride spesso, ma si medita pure, su questo libro della blogger, scrittrice e copywriter torinese che aveva conquistato il successo con “La verità, vi spiego, sull’amore”; diventato anche un esilarante film nel 2017, interpretato da Ambra Angiolini, Carolina Crescentini e Massimo Poggio.
Il piglio di “Tutta la stanchezza del mondo” è lo stesso: una verve irresistibile che, a tratti, sembra anche un saggio perché, sul racconto esilarante di sprazzi di fatiche e impegni, si innestano parecchi spunti per meditare sulla frenesia della vita odierna.
Il libro è fortemente autobiografico e narra il quotidiano di Enrica Tesio che ora è alle prese con una famiglia lievitata di numero. I figli da due sono passati a tre, c’è un nuovo amore, e ne conseguono altre fatiche, responsabilità, ansie e salti mortali.
Nel libro di esordio l’avevamo scoperta mamma single di due cuccioli, con la ferita ancora aperta della separazione, ma che sapeva ridere delle difficoltà della sua vita e inneggiava alla speranza. Bene, ora le cose si sono evolute e le fatiche che elenca sono 12 come quelle di Ercole. Entriamo nella vita di questa donna che a 42 anni ha messo al mondo la terza figlia, e si destreggia come può in una famiglia allargata perché con il nuovo compagno ha conquistato anche i suoi due figli più grandi.
Un nucleo di personalità diverse -da quelle ancora in erba a quelle maggiormente strutturate- ed ecco servito sul piatto d’argento un bel lavoro di smistamento di esigenze, sensibilità, urgenze e altri mille infiniti capitoli di convivenza che può sembrare strampalata, eppure funziona benissimo.
Dietro a tutto questo gran da fare ovviamente c’è lei, la donna multitasking che veleggia nei marosi del quotidiano armandosi di dosi massicce di ironia con la quale tutto sembra bellissimo, vitale, irrinunciabile. E godiamoci i tanti aneddoti e siparietti della sua divertente fatica di vivere, che la Tesio racconta con il suo piglio inconfondibile.

Patricia Cornwell “Autopsia” -Mondadori- euro 22,50
Qui la Cornwell riporta in prima linea la sua creatura di maggior successo, l’anatomopatologa forense Kay Scarpetta, e sceglie anche la narrazione in prima persona, raccontando dalla prospettiva della famosa protagonista
Kay torna in Virginia dove era iniziata la sua carriera, ora è capo medico legale e si trova per le mani un caso di quelli da perderci la testa.
Lungo la ferrovia è stato rinvenuto il cadavere di una donna mutilata in modo orribile, e tutto fa pensare all’opera di un serial killer. Mentre indaga sul delitto e lotta perché non venga archiviato, eccola all’azione anche su un altro fronte.

In quanto membro della Doomsday Commission (specializzata in casi sensibili per la sicurezza nazionale) viene convocata alla Casa Bianca per occuparsi della catastrofe in un laboratorio spaziale segreto lanciato in orbita. A bordo c’erano due scienziati ed esperti astronauti, un americano e una russa che si sono avventurati in una passeggiata spaziale. Da allora se ne sono perse le tracce; mentre il terzo membro dell’equipaggio si è salvato, ma in un modo poco limpido.
Kay dalla Situation Room assiste alle operazioni di soccorso e guida il gruppo di salvataggio in una sorta di autopsia virtuale.

Meglio non raccontare di più, per non togliervi il gusto dei continui colpi di scena che la Cornwell mette a segno in queste pagine.
E ancora una volta, la regina di best seller internazionali, si dimostra abilissima nel trascinare i lettori in una vicenda che mescola le vicende personali di Kay, del marito psicologo forense Benton Wesley, e del collaboratore Marino alle complesse indagini del thriller.
I due uomini aiuteranno Kay Scarpetta nella doppia indagine e nei collegamenti tra i due casi, ma le complicazioni saranno sempre in agguato.

 

 

‘Poema Circular. La Mente poetica’. Proiezione al Politecnico

A Torino, nell’ambito di una presentazione a cura dello scrittore Giancarlo Guerreri

Andrà in scena lunedì 2 maggio prossimo alle 18 il film “Poema circular”, presso l’Aula Magna Giovanni Agnelli del Politecnico di Torino, in corso Duca degli Abruzzi 24.

La pellicola è stata realizzata da Casa de Tango by Etnotango, in collaborazione con il Politecnico di Torino, è  una pellicola indipendente, che rappresenta un cortometraggio surreale e musicale basato su scorci di paesaggio di Torino, sognati in modalità circolare, attraverso il tango rioplatense.

La regia è  di Alessandro Avataneo e il soggetto di Monica NuceraMantelli.

La proiezione, alla presenza degli autori, sarà seguita da un intervento dello scrittore Giancarlo Guerrieri e da uno slideshowdi fotografie di scena/backstage scattate da Andrea Caliendo e Sabrina Scanu.

Ingresso gratuito fino ad esaurimento dei posti disponibili. Accesso a partire dalle ore 17.30.

L’appuntamento si svolge in collaborazione con il Politecnico di Torino, Facoltà di Ingegneria del Cinema, grazie alla valenza didattica della pellicola, che interessa temi quali l’architettura, il design, l’ambiente e la tecnologia.

Il film propone, tra note europee, italiane e argentine, la visione circolare e poetica di Torino, città  metropolitana orgogliosa delle sue architetture di superficie e sotterranee, del fiume Po e della collina, che si annette oniricamente ai ricordi di Buenos Aires attraverso scenari miti e danzanti dei suoi protagonisti lunari o, forse, sonnambuli.

L’omaggio alla mente  poetica di Saint  John Perse, premio Nobel, che considera l’arte come legittimo mezzo di interpretazione della realtà, rappresenta un substrato che si palesa sotto forma di una sua voce originale, alternata a quella del poeta cantastorie, che emblematicamente  recita i versi “Quali sono le nevi di un tempo?”, estratte dalla Ballata delle Dame  del tempo che fu di Francois Villon.

Compare  poi una terza voce, calda , femminile e argentina, che scandisce illusoriamente,  come in un haiku, la ballata cinematografica.

Per il resto la narrazione vive senza necessità di dialoghi.  Si tratta, anzi, di una pellicola quasi esclusivamente musicale, concepita per molti frangenti per essere ballata dal pubblico.

Si può paragonare ad una serie di scatole cinesi che sono in equilibrio geometrico tra nostalgia, spiritualità e ironia. Si sviluppano narrazioni e variazioni sui microcosmi tangheri, popolati da personaggi che si guardano e si evocano vicendevolmente tra universi paralleli, l’aldilà e l’aldiquà, attraversando, come per mezzo di salti quantici, le epoche più remote a partire dagli anni Venti e Trenta della Guardia Vieja con Francisco Canaro, sino ai tempi più contemporanei di Litto Nebbia, Roberto Goyeneche, Adriana Varela e gli attuali Torino Vocal Ensamble e Max Richter, ritornando poi ai generi più amati di Astor Piazzola , quali lo Swing, il jazz, la musica classica, Gershwin, Beethoven e Mahler.

Protagonisti sono i teatrodanzatori di Etnotango LCMM, Libera Compagnia Musicale Migrante, la ballerina Ilaria Doato, il neofita ippolito Ostellino, i maestri di tango Alessandro Guerri e Anna Boglione, la piccola Sofia e la partecipazione straordinariadell’etoile argentina Carolina Gomez e dell’attore Stefano Ghione.

Mara Martellotta