CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 341

Tony Hadley swings in Bard

Ultimi due appuntamenti con la rassegna Aostaclassica al Forte di Bard. Da non perdere il concerto di Tony Hadley, Tony Hadley swings in Bard, domenica 21 agosto 2022, alle 21.30 in Piazza d’Armi. Ex frontman degli Spandau Ballet, Hadley è uno dei cantanti più autorevoli nella storia del pop mondiale, è stato premiato con una medaglia d’oro dalla British Academy of Composers and Songwriters, è un’autentica icona musicale degli anni ’80.

Il concerto al Forte di Bard è un progetto appositamente concepito e che prevede la costituzione di una Big Band di soli musicisti valdostani e provenienti per la gran parte dalla Scuola di Formazione e Orientamento Musicale (Sfom) e dal Conservatoire de la Vallée d’Aoste che accompagneranno Tony Hadley in questo viaggio musicale.

Biglietti:
Domenica 21 agosto – ore 21.30
Primo settore: 46,00 euro
Secondo settore: 40,25 euro
Terzo settore: 34,50 euro
Prevendita

 

La rassegna si concluderà venerdì 26 agosto, sempre alle ore 21.30, con lo spettacolo Pierino, il lupo e l’altro, un originale concerto dell’Ensemble Symphony Orchestra diretta dal Maestro Giacomo Loprieno, con il racconto di Arturo Brachetti. Il progetto nasce dall’idea di creare un’occasione per ampliare il pubblico della musica sinfonica con una formula originale, capace di coinvolgere e divertire le famiglie: una vera e propria attività di divulgazione musicale.

La base di partenza di Pierino, il lupo e l’altro è l’Ensemble Symphony Orchestra, una delle più conosciute orchestre nell’ambito nazionale che ha fatto della versatilità delle sue cifre stilistiche.  La parte musicale si appoggia al racconto di Arturo Brachetti, uno degli artisti teatrali italiani più noti al mondo, qui impegnato in veste di voce narrante.

Biglietti:
Venerdì 26 agosto – ore 21.30
Primo settore: 40,25 euro
Secondo settore: 34,50 euro
Terzo settore: 28,75 euro
Prevendita

Earthink Festival, prima rassegna di teatro in Italia dedicata alla sostenibilità ambientale

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Earthink Festival 2022: dal 9 al 17 settembre a Torino andrà in scena l’XI edizione della prima rassegna di teatro in Italia interamente dedicata alla sostenibilità ambientale.
Nove giorni di spettacoli per parlare, attraverso le arti performative, del cambiamento climatico e del ruolo che ognuno ha nel portare avanti soluzioni ecologiche.
PROGRAMMA E LOCATION
Gli spettacoli, selezionati tra proposte arrivate da tutta Italia e dall’estero, comporranno un programma denso e diversificato. Circo, teatro-danza, teatro di figura, VR reality, viaggi musicali nella natura e performance interattive sulle percezioni animeranno i parchi e i luoghi simbolo del teatro off a Torino per riflettere sull’emergenza climatica attraverso una visione poetica.
Il cuore dell’XI edizione sarà Cascina Filanda, antico edificio rurale all’interno del parco del Meisino oggi sede di un importante progetto di housing sociale, che ospiterà molti degli spettacoli in programma. Tra i luoghi di Earthink 2022 immancabili il Parco del Valentino e l’Imbarchino a cui si aggiungeranno alcuni dei teatri off più importanti della città come Cubo Teatro, Atelier Teatro Fisico, Cecchi Point e Spazio Kairòs.

Forme dell’“altro mondo” alla Reggia di Venaria

Gigantesche, misteriose, indecifrabili ma terribilmente attraenti … Niente paura! Sono le opere del grande scultore inglese Tony Cragg

Fino all’8 gennaio 2023

“Ci sono molte più cose che non esistono di quelle che esistono”: pensiero e parole di Tony Cragg, fra i massimi e più acclamati esponenti della scultura contemporanea a livello mondiale. Pensiero e parole che ci fanno da guida sapiente nell’addentrarci in quell’universo di forme non poco spaesate e inquietanti che paiono essere misteriosamente calate da altri mondi per invadere la sacralità dei Giardini e dei magnifici esterni della “Reggia di Venaria”. Se infatti Cragg, classe ’49, nato a Liverpool ma dagli anni Settanta residente in Germania, a Wuppertal (dove ha dato vita nel 2008 allo “Skulpturenpark Waldfrieden”, un grande parco dove sono visibili le opere scultoree di tanti celebri artisti contemporanei) la pensa così, ci sentiamo decisamente meno impreparati e più incoraggiati ad affrontare la mostra – curata dal direttore della Venaria Guido Curto – e a lui dedicata, fino all’8 gennaio del prossimo anno, nel percorso espositivo permanente della Reggia,  dal ’97 Patrimonio Mondiale dell’Umanità-UNESCO. Quelle opere di notevolissime dimensioni, monumentali, dalle forme mosse e sinuose, plasmate usando svariati materiali – dal bronzo al legno, dalla vetroresina all’acciaio – e in tanti casi in lite accesa (così sembra a prima vista) con le leggi dell’equilibrio, ci raccontano allora quale sia per l’artista il ruolo da lui attribuito all’arte scultorea.

Ovvero, partire dall’inquieta e straniante manipolazione della materia e dal suo casuale rapportarsi con l’ambiente reale di cui siamo parte (uomo e opera d’arte) per scoprire e dare vita a nuove forme e significati “ai sogni e ai linguaggi” ad essi associati. Di qui l’immensa, perfino indescrivibile, suggestione delle dieci sculture, realizzate da Cragg fra il 1997 e il 2021, allocate negli spazi esterni della Reggia ( dalla Corte d’Onore al Parco Alto dei Giardini fino all’atrio delle Scuderie Juvarriane ) “in una sorta di ridefinizione post – moderna dello stile Barocco e Rococò”. Non dissimili, per concezione filosofica, alle tre sculture in bronzo (Titolo: “Punti di vista”) dalle “insolite forme di colonne sinuosamente tortili, con spirali ellittiche che si elevano verso il cielo” e che svettano in bella mostra a Torino, in corso Sebastopoli, di fronte all’ingresso dello “Stadio Olimpico” (ex “Stadio Comunale”) così ridefinito in occasione delle Olimpiadi invernali di “Torino 2006”. Uguale meraviglia, altra location. Senza paragone.  Di maggiore carica poetica, ovviamente, la mostra nei Giardini della Reggia. Che s’affianca, se vogliamo, a quella dedicata dalle “Gallerie degli Uffizi” alle opere di Cragg nel 2019 all’interno del “Giardino di Boboli”. Sedici opere disseminate nei luoghi più suggestivi del Giardino, nei pressi della “Grotta del Buontalenti”, nell’“Anfiteatro” e di fronte alla “Palazzina della Meridiana”. Teatro perfetto, per le sculture dell’artista. Al pari della “Reggia di Venaria”. “Infatti – ebbe giustamente a scrivere in quell’occasione Eike Schmidt, direttore degli ‘Uffizi’ – il tema della scultura nel parco è centrale nella poetica dello scultore e include necessariamente forme ispirate alla natura e alla sua forza misteriosa, che Cragg crea per suscitare una reazione forte nell’osservatore, che sia di pura emozione o di interpretazione intellettuale”.

Parallelamente alla mostra di Tony Cragg viene presentata ufficialmente alla Reggia, al centro del Gran Parterre dei Giardini (dov’è esposta in permanenza da diversi anni), anche l’opera “Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più” di un altro grande maestro contemporaneo, Giovanni Anselmo, 88 anni, di origini eporediesi, esponente di spicco di quell’“Arte Povera” che a Torino accomunò – sotto le ali protettive del grande critico Germano Celant – artisti della levatura di Mario e Marisa Merz, di Giuseppe Penone e Gilberto Zorio, per citarne alcuni. Doveroso rendere omaggio oggi ad Anselmo. Scrive in proposito Guido Curto: “Questo suo lavoro, costituito da sei gigantesche lastre di granito nero, con sopra scandita e incisa in profondità la scritta che dà origine al titolo, rimanda a una sorta di bradisismo alto approssimativamente quanto la misura di una mano aperta; l’opera, su cui si può salire, consente alle stelle, che notte e giorno si avvicendano sulla sua verticale, di avvicinarsi di una spanna in più”.

Gianni Milani

“Tony Cragg alla Reggia di Venaria”

Reggia di Venaria, piazza della Repubblica 4, Venaria Reale (Torino), te. 011/4992300 o www.lavenaria.it

Fino all’8 gennaio 2023

Orari: dal mart. al ven. 10/13 e 13,30/15,30; sab. dom. e festivi 10/13 e 13,30/17

Ph: Pino Dell’Aquila

–       Tony Cragg: “Runner”, bronzo, 2015

–       Tony Cragg: “Senders”, fibra di vetro, 2018

–       Tony Cragg: “Outspan”, bronzo, 2008

–       Giovanni Anselmo: “Dove le stelle si avvicinano di una spanna in più”, lastre di granito con iscrizioni incise, 2001 – 2013

Valcerrina e Monferrato in terra mantovana

LIBRINVALLE E I LIBRI DI DANTE PAOLO FERRARIS DIVENTANO AMBASCIATORI

LibrInValle 2022, la rassegna letteraria itinerante dell’Unione dei Comuni della Valcerrina – Area e l’autore Dante Paolo Ferraris sono stati ‘ambasciatori’ della Valcerrina e del Monferrato in terra mantovana. Martedì 16 agosto, hanno avuto un significativo spazio nell’ambito della Antichissima Fiera delle Grazie che si svolge a Curtatone, storico comune alle porte di Mantova. L’evento si è svolto nell’ambito del protocollo d’intesa tra la municipalità di Curtatone e l’Unione dei Comuni della Valcerrina, siglato nel 2016 al Santuario di Crea (grazie alla collaborazione con l’associazione Progetto Gonzaga per il gemellaggio tra le città gonzaghesche), che prevede la collaborazione in particolare nei settori della cultura e del turismo. “L’altra faccia del Ducato di Mantova: Valcerrina e Monferrato nei libri di Dante Paolo Ferraris” era il titolo dell’incontro dove Ferraris, partendo dai suoi tre libri ‘Girovagando per il Piemonte – alla scoperta dei piccoli borghi’ (il quarto dovrebbe arrivare entro la fine dell’anno) ha illustrato le bellezze storiche, artistiche, ambientali ed enogastronomiche della Valcerrina e del Monferrato, I lavori sono stati introdotti da Manuel Pignatta, assessore al turismo del Comune di Curtatone e Rudy Torselli, ‘anima’ della Fiera. L’autore ha dialogato con Massimo Iaretti, consigliere delegato alla cultura e turismo dell’Unione che ha ricordato il legame storico tra il Mantovano ed il Monferrato che può essere momento di crescita e di scambio per entrambi i territori e ha portato, nell’ottica della reciproca collaborazione ed informazione, diverso materiale turistico dei Comuni della Valcerrina che verrà esposto e distribuito all’infopoint di Grazie di Curtatone.

La Fiera, con il concorso internazionale dei Madonnari, riprendeva il suo cammino dopo due anni di stop dovuti al Covid e nei giorni di svolgimento ha avuto un passaggio di persone davvero notevole, grosso modo sui livelli pre – pandemia che era pari a circa 130 – 150 mila passaggi nel periodo proprio a cavallo del ferragosto.

Recalcati e le radici bibliche della psicoanalisi

Venerdì 19 agosto ore 21,30 nel Cortile del Museo Garda (Piazza Ottinetti) ad Ivrea,

MASSIMO RECALCATI – psicanalista tra i più noti in Italia – presenterà il suo nuovo libro

“LA LEGGE DELLA PAROLA. RADICI BIBLICHE DELLA PSICOANALISI” (Einaudi).

Ingresso libero

 

L’incontro, che sarà in forma di una lectio magistralis cui seguiranno eventuali domande del pubblico, è organizzato dalla LIBRERIA MONDADORI DI IVREA in collaborazione con MORENICA_NET e con il patrocinio di IVREA CAPITALE DEL LIBRO 2022

 

La Legge del Dio ebraico è la Legge della parola. Questa Legge non è solo scritta sulle tavole di pietra, ma intende inscriversi innanzitutto nel cuore degli uomini. Essa sancisce l’impossibilità dell’uomo di farsi Dio e, nello stesso tempo, dona a esso la possibilità generativa del suo desiderio. Si tratta di una dialettica ripresa in modo originale dalla lezione di Freud e di Lacan. In un lavoro senza precedenti, Massimo Recalcati dimostra che non solo non c’è contrapposizione tra il logos biblico e la psicoanalisi, ma che quell’antico logos ne costituisce una delle sue radici piú profonde.

La critica freudiana della religione come illusione sembra condannare il testo biblico senza alcuna possibilità di appello. La psicoanalisi è sin nelle sue fondamenta atea perché non crede all’esistenza di un «mondo dietro al mondo» se non come una favola che serve ad attutire il dolore dell’esistenza. La lettura delle Scritture che Massimo Recalcati propone in questo libro rivela invece l’esistenza inaudita di radici bibliche della psicoanalisi. Non è una tesi teologica o una dimostrazione filologica, ma un effetto del suo incontro singolare con il testo biblico. Non si tratta di psicanalizzare la Bibbia, ma di riconoscere in essa la presenza dei grandi temi che verranno ereditati dalla psicoanalisi, con particolare riferimento all’opera di Freud e di Lacan: il carattere originario dell’odio rispetto all’amore; la radice invidiosa del desiderio umano; il fallimento e la necessità della fratellanza; il rapporto dialettico tra Legge e desiderio; la funzione simbolica del Nome del padre; il lutto necessario della totalità; la centralità attribuita al resto salvifico che sottrae la vita alla morte e alla distruzione; la maledizione della ripetizione e la sua interruzione; la tentazione idolatrica come desiderio perverso dell’uomo di essere Dio; la critica al fanatismo ideologico del sacrificio; il taglio virtuoso della separazione; l’eccedenza della gioia erotica; la scissione della Legge di fronte al reale della sofferenza e al suo grido.

 

MASSIMO RECALCATI, psicoanalista tra i piú noti in Italia, dirige l’IRPA (Istituto di ricerca di psicoanalisi applicata) e nel 2003 ha fondato Jonas Onlus (Centro di clinica psicoanalitica per i nuovi sintomi). Collabora con i quotidiani «La Repubblica» e «La Stampa» e insegna all’Università di Verona e allo IULM di Milano. Dirige con Maurizio Balsamo la rivista «Frontiere della psicoanalisi». È autore di numerosi libri, tradotti in diverse lingue, tra cui L’uomo senza inconscio (Raffaello Cortina Editore), Il complesso di Telemaco (Feltrinelli) e di una monografia in due volumi su Jacques Lacan (Raffaello Cortina Editore 2012, 2016). Ha pubblicato per Einaudi, L’ora di lezione (2014), I tabù del mondo (2017 e 2018), La notte del Getsemani (2019 e 2020), Il gesto di Caino (2020 e 2021), Ritorno a Jean-Paul Sartre. Esistenza, infanzia e desiderio (2021), Il grido di Giobbe (2021 e 2022), La legge della parola. Radici bibliche della psicoanalisi (2022) e, il suo primo testo teatrale, Amen (2022).

 

Quaglieni ricorda Mazzini a 150 anni dalla morte

Venerdì 19 agosto alle ore 21,30 nell’Auditorium “R. Baldassarre” della Biblioteca sul mare di Alassio (piazza Airaldi e Durante, 7), Pier Franco Quaglieni ricorderà il 150° della morte di Giuseppe Mazzini e parlerà della nuova edizione dei “Doveri dell’uomo”, Pedrini Editore. Giuseppe Mazzini, nato a Genova nel 1805 e morto a Pisa nel 1872  sotto falso nome dopo un lungo esilio, fu, con Cavour, Garibaldi e Vittorio Emanuele II, uno dei protagonisti del nostro Risorgimento.  Interverranno la prof. Maria Luisa Alberico e l’avv. Giuseppe Piccardo. Letture dell’attrice Giulia Isnardi. Organizza il Centro “Pannunzio” con il Patrocinio del Comune di Alassio.  Ingresso libero. L’Auditorium è dotato di aria condizionata.

Gallerie d’Italia, le mostre in agosto

MUSEI DI INTESA SANPAOLO:

INGRESSO GRATUITO  A FERRAGOSTO

 

 Lunedì 15 agosto Intesa Sanpaolo apre in via eccezionale e con ingresso gratuito le Gallerie d’Italia di Milano, Torino, Vicenza e Napoli. Confermata inoltre la gratuità domenica 7 agosto in allineamento con l’iniziativa del Ministero della Cultura che prevede libero accesso ai musei statali le prime domeniche del mese. La Banca offre così una nuova opportunità di visitare le Gallerie d’Italia, in particolare i due nuovi musei di Napoli e Torino.  Numerose le esposizioni in corso: la fotografia di Paolo Pellegrin e dell’Archivio Publifoto a Torino, Restituzioni a Napoli, i marmi di Torlonia e Matthias Schaller a Milano, l’illustrazione creativa di Christoph Niemann a Vicenza. Stesse modalità di apertura e di ingresso per la Galleria degli Alberti di Prato, recentemente aperta al pubblico dalla Banca, e la Casa Museo Ivan Bruschi di Arezzo, entrata a far parte del patrimonio artistico Intesa Sanpaolo.

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Le mostre in corso

Alle Gallerie d’Italia – Milano di Piazza Scala, la mostra I Marmi Torlonia. Collezionare Capolavori, fino al 18 settembre, con 96 marmi della Collezione Torlonia, la più importante raccolta privata di statuaria classica a livello mondiale, analizza la storia del collezionismo di antichità a Roma dal XV al XIX secolo. Inoltre, il fotografo tedesco Matthias Schaller. Das Meisterstuck espone fino al 28 agosto diciannove tavolozze appartenute a grandi pittori dell’Ottocento e del Novecento, ritratti indiretti degli artisti e della loro produzione. Rientrano nella gratuità anche i percorsi dedicati alle collezioni permanenti dell’Ottocento e Novecento italiani, Da Canova a Boccioni e Cantiere del Novecento.

Alle Gallerie d’Italia – Napoli, la nuova sede di via Toledo propone fino al 26 settembre uno straordinario “viaggio in Italia” con oltre 200 opere nella mostra Restituzioni. La Fragilità e la Forza che conclude la XIX edizione del programma di Intesa Sanpaolo per il restauro di opere non proprie. In mostra 87 nuclei di opere appartenenti a 81 enti proprietari con opere di Bellini, Bronzino, Manet, Boccioni, Pellizza da Volpedo. Il percorso espositivo permanente, accanto all’itinerario Da Caravaggio a Gemito con il nuovo allestimento del Martirio di Sant’Orsola, propone la collezione di Intesa Sanpaolo di ceramiche attiche e magno-greche e il nuovo itinerario dedicato all’arte del Novecento.

Alle Gallerie d’Italia – Torino, in Piazza San Carlo, fino al 4 settembre, due le mostre fotografiche proposte: La fragile meraviglia. Un viaggio nella natura che cambia racconta l’indagine di Paolo Pellegrin sul rapporto tra l’uomo e il suo ambiente naturale; Dalla guerra alla luna 1945-1969. Sguardi dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo racconta in 80 scatti fotografici l’Italia che rinasce dalle macerie della Seconda Guerra mondiale e il boom degli anni ’60. Al piano nobile, nelle sale auliche, sono esposte in via permanente opere di arte barocca piemontese e le nove tele dell’Oratorio della Compagnia di San Paolo con episodi della vita del Santo.

Alle Gallerie d’Italia – Vicenza, i Contra’ Santa Corona, nell’ambito dell’Illustri Festival, Illustrissimo. Christoph Niemann, star internazionale dell’illustrazione creativa – collabora con il New Yorker, il National Geographic, The New York Times Magazine –  espone fino al 28 agosto oltre 200 opere nella sua prima personale in Italia. A ingresso gratuito anche la collezione permanente del museo dedicata al Settecento Veneto, con dipinti di Canaletto, Guardi, Carlevarijs, e la straordinaria Caduta degli Angeli Ribelli – gruppo scultoreo di oltre sessanta figure scolpite in un unico blocco di marmo di Carrara – insieme alla straordinaria collezione di icone russe, una delle più cospicue e importanti raccolte di arte sacra russa esistenti al di fuori dei confini della Russia.

 

Seguono le stesse modalità di apertura, cioè ingresso gratuito il 7 e 15 agosto, la Galleria degli Alberti a Prato e la Casa Museo Ivan Bruschi ad Arezzo.

La prima espone 90 capolavori esposti di artisti quali Bellini, Caravaggio, Bronzino, Filippo Lippi. Aperta a marzo del 2022 da Intesa Sanpaolo, dopo tre anni di lavori di ristrutturazione del palazzo di proprietà della Banca, restituisce alla fruizione pubblica l’importante collezione appartenuta alla Cassa di Risparmio di Prato.

La Casa Museo Ivan Bruschi ad Arezzo presenta in via permanente le opere collezionate dall’antiquario in un percorso curato dalla Scuola Normale di Pisa. Fino al 23 ottobre è in corso inoltre la mostra di dipinti e disegni del pittore aretino Pietro Benvenuti, protagonista della scena artistica internazionale durante il Neoclassicismo.

Piero Angela, è mancato un grande torinese libero

Di Pier Franco Quaglieni
Di Piero io ricorderò soprattutto l’indipendenza, lo spirito critico, la calma anglosassone del parlare. Piero Angela con il suo distacco cordiale, proprio dell’uomo di scienza che sapeva condividere con gli altri le sue conoscenze, è stato un unicum neppure solo sul piano televisivo. La boria dei colti non gli apparteneva  e anche gli incolti refrattari ai temi della cultura scientifica, dovevano un qualche modo  dargli ascolto. Ricordo che una volta quando Norberto  Bobbio concesse l’Aula Magna dell’Accademia delle scienze alla CGIL che confuse quella sede prestigiosa con la Camera del lavoro, attivando una  polemica dozzinale e faziosa, Angela mi disse il proprio disgusto. Angela veniva da solidi studi costantemente aggiornati nel corso dei decenni come si impone ad un uomo che studia la scienza.  Non aveva amato i suoi professori del “d’Azeglio“ dove non tornava volentieri. Ricordava  invece con affetto la sua compagna Bertini che fu anche il suo primo amore e me lo fece conoscere. Fu certamente un grandissimo divulgatore che rifiutò sempre la semplificazione a cui il piccolo schermo condanna per conquistare pubblico. Anche la semplificazione ideologica gli fu estranea e rifuggi ‘ dall’impegno politico. Amico di Pannella , sentì fastidio per la Bonino. Basti pensare per capire lo  stile Angela ad un suo collaboratore come Alessandro Barbero che gli deve la sua notorietà. Tanto semplificatore e fazioso è Barbero, quanto equilibrato, chiaro e profondo era Angela. Appartenne ad una famiglia illustre del Canavese, il padre medico ebbe una clinica in cui salvo ‘ molti ebrei. Aveva vissuto lui stesso il dramma della guerra civile e una volta mi raccontò il suo orrore per la fine barbaramente inumana a cui fu condannato un giovane  repubblichino di Salo’ nei giorni della fine di aprile 1945 . Non era un uomo di parte, mantenne sempre l’onestà intellettuale dell’uomo libero e questa resta la sua più grande lezione intellettuale e civile. Ha fatto bene l’amico Gilberto  Pichetto Fratin a proporre come viceministro un francobollo a lui dedicato. Quando gli consegnai il Premio “Pannunzio“ imperversava Santoro in Tv e io lo definii l’antiSantoro come definii anni dopo Daverio l’antiArgan. Gli feci un grave torto nell’accostarlo a questo volgare  erede di Masianello, ma lui capi’l’intento delle mie parole che volevano evidenziare il rifiuto di ogni facile demagogia nel suo rapporto umano  e televisivo. Angela è stato l’esempio alto dell’Italia civile che pochi uomini hanno rappresentato con dignità solitaria. Lui stesso si definì un pannunziano e interese la sua laicità sopratutto come indipendenza dello spirito. Il suo magistero è destinato a restare e il suo esempio rappresenta una delle pagine più alte della vita intellettuale. Ha onorato Torino come pochi. Occorse un mio articolo per ricordare la necessità di conferirgli la cittadinanza onoraria perchè forse Appendino non sapeva neppure chi fosse. Torino è stata fredda con uno dei suoi figli più illustri. Adesso è tutta una gara per proporre  l’intitolazione di vie e lapidi. Un segno ancora una volta del provincialismo piemontese. Non a caso Angela per affermarsi da dovuto come tanti torinesi,  da Soldati a Zolla, trasferirsi a Roma.

Studenti torinesi: Piero Angela all’Alfieri

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Torino e la Scuola

“Educare”, la lezione che ci siamo dimenticati
Brevissima storia della scuola dal Medioevo ad oggi
Le riforme e la scuola: strade parallele
Il metodo Montessori: la rivoluzione raccontata dalla Rai
Studenti torinesi: Piero Angela all’Alfieri
Studenti torinesi: Primo Levi al D’Azeglio
Studenti torinesi: Giovanni Giolitti giobertino
Studenti torinesi: Cesare Pavese al Cavour
UniTo: quando interrogavano Calvino
Anche gli artisti studiano: l’equipollenza Albertina

 

5  Studenti torinesi: Piero Angela all’Alfieri

Il 22 dicembre 1928 nasce a Torino Piero Angela, divulgatore scientifico, giornalista, conduttore televisivo e saggista, celebre soprattutto per la trasmissione “Quark”, programma documentaristico di grande successo, realizzato secondo uno stile anglosassone.
Piero inizia la sua carriera come cronista radiofonico, diventa poi un inviato e infine si afferma come conduttore del telegiornale Rai.
Egli sostiene che la “razionalità” gli sia stata insegnata dal padre, Carlo Angela, medico antifascista insignito della medaglia dei “Giusti tra le Nazioni”, ed afferma altresì di aver ricevuto «un’educazione molto piemontese: molto rigida, con principi molto severi, tra cui quello di tenersi un passo indietro sempre, mai esibire». E sulla durezza dell’educazione non credo possano esserci grandi dubbi, dato che è stato uno studente del Liceo classico Alfieri di Torino, una delle scuole del capoluogo torinese conosciuta sia per l’ottimo funzionamento generale, sia per la preparazione degli insegnanti ma anche per la serietà e la severità della formazione che offre. E se è così ora, figuratevi come doveva essere quando il piccolo Piero adolescente frequentava quelle aule austere.

Non è poi così difficile immaginare il giovane giornalista in prima fila, con i libri foderati, sempre preparato e pronto a rispondere, eppure pare che le cose non stessero proprio così. Lo stesso Piero racconta, in una delle tante interviste, la sua particolare esperienza scolastica: «Personalmente, mi sono annoiato mortalmente a scuola e sono stato un pessimo studente. Tutti coloro che si occupano di insegnamento dovrebbero ricordare continuamente l’antico motto latino “ludendo docere”, cioè “insegnare divertendo”, parole un po’ amare ma d’altro canto, al liceo classico c’è spazio sì per il latino, sì per il greco, ma di certo non per il “ludere”, -e questo mi sento di poterlo affermare per esperienza personale-.
Si dice che chi supera il classico poi possa fare tutto, un po’ come dire “quod non necat fortiorem facit”, affermazioni a doppio taglio su cui vi invito a riflettere in solitaria.
La scuola torinese che porta il nome del famoso poeta e letterato Vittorio Alfieri, viene fondata nel 1901, inizialmente come succursale del liceo classico “Massimo D’Azeglio”. Nel 1904 la struttura acquisisce una sua autonomia e viene denominata “Regio Ginnasio Liceo Vittorio Alfieri”, e trova sede in via Giacosa.
Il primo direttore è il cultore di discipline classiche Eugenio Garisio.

Nel 1968 la sede viene trasferita nel moderno fabbricato di C.so Dante 80, edificato nell’area in cui un tempo sorgeva la “Società Ippica Torinese”, progettata nel 1940 dall’architetto Carlo Mollino e poi demolita nel 1960. Diciamo la verità, tutti i licei classici mettono un po’ di soggezione, eppure, alcuni fanno più paura degli altri. Da sempre l’Alfieri si è guadagnato il titolo di “liceo conservatore”, nomea già riconosciuta nei turbolenti anni Sessanta e Settanta, quando tutti scesero in piazza a manifestare, tutti, tranne alcuni diligenti studiosi dell’Alfieri, che pare siano rimasti indifferenti al trambusto del mondo esterno. È ovvio che non si deve fare di tutta l’erba un fascio, tuttavia tali dicerie possono aiutarci a comprendere l’austerità che vigeva all’epoca in quella scuola.
Ad oggi l’Alfieri è una delle scuole più rinomate di Torino, seria e tradizionale com’è giusto che sia, in definitiva uno dei luoghi istituzionali di cui i torinesi possono andare fieri.
Tornando a noi, Piero sopravvive dunque al suo liceo classico e in effetti pare che dopo la maturità sia tutto in discesa per lui.

Nel corso della sua vita riceve dodici lauree “honoris causa” e altri numerosi riconoscimenti in Italia e all’estero; nel 1993 l’UNESCO gli conferisce il Premio Kalinga per la divulgazione scientifica, e nel 2002 vince la medaglia d’oro per la cultura della Repubblica Italiana. Nel 2008 arriva un altro premio, il primo dei sette Telegatti che riceverà successivamente, nel 2010 riceve il Premio Speciale della Giuria del Premio Letterario Giuseppe Dessì. Il suo nome collega astri e abissi nel vero senso della parola poiché gli astronomi Andrea Boattini e Maura Tombelli, nominano l’asteroide 7197 “Pieroangela” in suo onore, mentre alcuni studiosi di biologia marina gli dedicano la scoperta della “Babylonia pieroangela”, un mollusco gasteropode del mar Cinese. Padova, città da sempre legata a Galileo Galilei, gli ha riconosciuto la cittadinanza onoraria per il suo “contributo di eccellenza dato alla divulgazione scientifica”, mentre Torino, appunto sua città natale, il 23 ottobre 2017, ha deciso di riconoscergli la cittadinanza onoraria per essere “la conferma vivente della tradizione scientifica della città” e per aver contribuito con la sua carriera professionale ad incrementare “la cultura e la conoscenza degli italiani anche mediante il mezzo televisivo”. Nel 2018 riceve inoltre il premio “Torinese dell’Anno 2017”, assegnato dalla Camera di Commercio di Torino, “per aver rappresentato lo stile torinese dell’impegno e della passione per il lavoro”.

Numerosissimi successi, anche se, diciamoci la verità, quante volte è partita in automatico nella vostra mente la “musichetta” della sigla di “Superquark” dall’inizio della lettura di questo articolo? Difficile non collegare, in maniera quasi stereotipica, il volto del giornalista al programma di divulgazione scientifica che lo ha reso assai celebre.
Tutto ha inizio con “Quark”, una rubrica scientifica trasmessa in seconda serata su Rai 1, settimanalmente dal 18 marzo 1981 al 14 settembre 1994. Tale trasmissione, insieme alle successive derivate, rappresenta la trasmissione scientifica più longeva e di maggior successo della TV italiana.
Con tale programma Piero propone dei “viaggi nel mondo della scienza”, realizzati attraverso documentari e animazioni digitali, presentati con chiarezza e semplicità, con lo specifico scopo di portare la scienza e la tecnologia alla portata del grande pubblico. A tal proposito, il conduttore dichiara di voler “puntare alla più alta soglia dei contenuti con la più semplice soglia del linguaggio. È in quel varco che possono entrare pubblici numerosi e diversi.”

Nella prima puntata lo stesso presentatore esplica il perché della titolazione: «Il titolo “Quark” è un po’ curioso e lo abbiamo preso a prestito dalla fisica, dove molti studi sono in corso su certe ipotetiche particelle subnucleari chiamate appunto quarks, che sarebbero i più piccoli mattoni della materia finora conosciuti. È quindi un po’ un andare dentro le cose».
Questa trasmissione ha originato negli anni a venire tutta una serie di programmi affini, tra cui ricordiamo Il mondo di “Quark” (1984),  “La macchina meravigliosa” (1990), “Il pianeta dei dinosauri” (1993), “SuperQuark”, (1995), “Viaggio nel cosmo” (1997), “Quark Atlante – Immagini dal pianeta” (2014).
Lo studente annoiato diventa da grande un diffusore di cultura e dedica il resto della sua esistenza a portare nelle case degli italiani la conoscenza delle scienze, della storia e dell’arte. Forse se non avesse frequentato il classico non ce l’avrebbe fatta a realizzare tutto questo, forse è vero che gli studi delle “Humanae Litterae” offrono una marcia in più, forse ha ragione Lupo Alberto, quando davanti ad una pinta di birra esclama: “non bisogna fermarsi alla terza media!”, forse è proprio vero che “quod non occidit servat”. C’è scritto anche sull’etichetta del Petrus.

Alessia Cagnotto