CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 337

Rock Jazz e dintorni I Marlene Kuntz e Brunori Sas

GLI  APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al Teatro Toselli di Cuneo suona la Bandakadabra.Al Teatro Colosseo Mario Biondi presenta dal vivo il nuovo disco “Romantic”.

Martedì. Al Jazz Club si esibiscono i The Two. Al Magazzino sul Po è di scena Giulia Impache. Al Blah Blah suona il trio A Band Called.

Mercoledì. Al Magazzino sul Po si esibisce Zibba. Al Museo d’Arte Orientale per la mostra “Il grande vuoto” è di scena Hatis Noit. Al Blah Blah suonano i The History Of Gunpowder.

Giovedì. Al Jazz Club si esibiscono i Digiovanni. Al Blah Blah suonano i Mondo Generator.

Venerdì. Al Cafè Neruda è di scena Marco Conforti. Al Circolo della Musica di Rivoli si esibisce Chrysta Bell.All’Off Topic suona lo Swing Breath Trio. Al Blah Blah sono di scena i Proliferhate. Allo Ziggy si esibiscono i Die Today.

Sabato. Al Blah Blah per “Glam Attack” suonano i Hollywood Killerz, Brokendolls, Shameless. Al Pala Alpitour è di scena Brunori Sas.

Domenica. Per la giornata Mondiale dell’Ambiente al Museo Nazionale del Cinema, i Marlene Kuntz presentano “ Karma Clima Experience”. Al Pala Alpitour si esibisce Gazzelle.

Pier Luigi Fuggetta

L’Ignota di Pirandello, un fitto intrigo e un mancato approfondimento

Al Carignano, “Comme tu me veux” prodotto dal parigino Théâtre de l’Odeon

 

Una donna, con un passato di ballerina nei più malfamati locali berlinesi ed un presente diviso tra la passione dello scrittore Salter e quella della figlia di lui Mop, viene un giorno riconosciuta dal fotografo Boffi come la moglie di un suo amico, Bruno Pieri, scomparsa da dieci anni. Malgrado le proteste di chi ancora la vorrebbe legata a sé (Salter tenta anche il suicidio), la donna, presa la decisione di seguire Boffi per poter rivedere il preteso consorte, si ritrova tra le pareti di una grande villa presso Udine a rivivere il “suo” passato attraverso le parole di zia Lena e di zio Saverio: il marito, al ritorno dalla guerra aveva trovato la villa distrutta e la moglie scomparsa, l’aveva cercata certo nei suoi pensieri che, oltraggiata dai soldati di passaggio, fosse fuggita in preda alla disperazione e alla vergogna. L’Ignota, come è chiamata la donna sempre avvolta da un velo di urticante ambiguità, pare aver trovato tra quelle persone una propria dimensione, ristabilita seppur precaria: sino a quando Salter annuncia con una lettera di aver ritrovato la vera Cia, la vera moglie scomparsa, in un manicomio di Vienna, e di essere disposto a condurla in villa per dimostrare a tutti che l’Ignota non ha nulla a che fare con quella triste vicenda. All’apparire della povera Demente che continua a ripetere un solo nome, “Lena”, tutti restano increduli e sconvolti, mentre l’Ignota – “un corpo senza nome” – confessa la propria impostura, nell’auspicato raggiungimento di un’esistenza serena, andandosene ancora una volta con Salter, ricacciando la certezza dell’essere e appropriandosi dell’apparire, legandosi alla realtà non come ci appare ma come ognuno di noi vorrebbe che fosse, all’interno di se stesso. Disseminando ancora certezze e più o meno percettibili ambiguità che certamente non sgombrano il campo dai dubbi.

In “Comme tu me veux”, che il parigino Odéon – Théâtre de l’Europe porta per la regia (e la scenografia) di Stéphane Braunschweig, per sole tre recite all’interno della stagione dello Stabile di Torino – Teatro Nazionale (lo spettacolo è in lingua francese con soprattitoli in italiano), c’è tutta “la filosofia” di Luigi Pirandello che è passato in un lungo percorso di novelle e drammi attraverso, solo per citare due tappe, “Il fu Mattia Pascal” e “Così è (se vi pare)” – siamo ormai nel 1930, l’Ignota è di diritto Marta Abba che lo rappresentò per la prima volta -, che ha posto le radici del dramma dentro lo svolgimento del caso Bruneri-Casella, che appassionò l’Italia intera, che ha visto nascere e crescere il nazismo hitleriano e il fascismo di Mussolini. In un’Italia che è uscita dalle rovine della Grande Guerra e che s’è incamminata verso un ventennio di altre distruzioni e di altri lutti, di discorsi roboanti dinanzi a folle oceaniche e plaudenti (il quadro ci è offerto attraverso immagini e filmati d’epoca). Braunschweig, mentre cadono i veli verdi che abbracciavano l’inizio della sua messinscena e si prepara una sala della villa che, con buona pace delle ampie indicazioni dell’autore di Girgenti, si riduce “all’ingombro” di tre divani, dove passeranno a fatica gli attori, con poca fantasia e con qualche momento di vera noia, ci tiene a porci visivamente di fronte alle macerie del prima e del dopo, di quella terra che l’Ignota ha lasciato un tempo per farvi ritorno poi, nella speranza di una nuova vita. “Come tu mi vuoi”, nelle mani di Pirandello – mani che per l’occasione non hanno forse saputo snellire e districare una materia che si costruisce per grandi blocchi (l’interminabile, compatto inizio del secondo atto, a soli due personaggi, a spiegarci con troppa ricchezza l’antefatto della vicenda: a rimpiangere, in altre parole la frammentazione e l’esatta geometricità della signora Frola e del signor Ponza, il cicaleccio furiosamente curioso del gruppo), che s’affida troppo, dall’interno, alle parole della protagonista – diventa un thriller, una ricerca della verità fine a se stessa, nel fitto intrigo di violenze, di interessi, di ricordi sfocati e costruiti, di ambiguità e su questo versante pare volgersi soprattutto l’attenzione del regista.

Scriveva Strehler nelle note di regia che accompagnavano la sua messinscena dell’aprile 1992 in omaggio ad Andrea Jonasson: “Pirandello, già tra gli anni Venti e gli anni Trenta, ci parlava di incomunicabilità, di senso del relativo, di rovesciamento dei valori: e di tutto questo, invece di farne un gioco o una moda, come talvolta è avvenuto in seguito, ha profondamente sofferto. Con lui l’individualismo borghese, cioè la riduzione del singolo uomo nella società borghese alla più estrema solitudine, arriva a un punto disperato, al punto che la stessa consistenza della personalità del singolo si disperde, e uno può essere, per usare un titolo pirandelliano, nessuno e centomila.” È proprio l’approfondimento di quella “personalità”, “la volontà di capire se esiste una realtà umana autentica”, il gioco della realtà e della finzione, l’avventura della maschera che gli altri ci impongono e che noi ci costruiamo di fronte agli altri, ad apparire debolmente dalla regia di Braunschweig, più attento a raccontare che non a calarsi con autentica attenzione nel mondo di Pirandello; si mantiene del descrittivo e i suoi attori sono spinti a fare altrettanto se si eccettuano il bisturi di coraggio e veemenza che Chloé Réjon usa sulla sua Ignota e il grande mestiere di un’attrice come Annie Mercier, che sta veramente un gradino al di sopra dei suoi colleghi come zia Lena (e non mi si chieda per quale ragione il personaggio del cognato della protagonista, il Masperi, debba essere affidato ad un attore di colore: proprio non saprei sconsolatamente rispondere). Claude Duparfait è il troppo giullaresco scrittore Salter, il giovane Pierric Plathier è il consorte Bruno Pieri, che di quella ricomparsa s’era anche fatto bene i conti in tasca. Spettacolo imperfetto ma una buona occasione comunque per vedere un assaggio di quel che succede in Francia. Si replica ancora sabato alle 20,45 e domenica, nel pomeriggio alle 15,30.

 

Elio Rabbione

 

Le immagini dello spettacolo sono di Simon Gosselin e Juliette Parisot

Premio Lattes. Bravi i traduttori italiani… troppo spesso ignorati!

Annunciati le traduttrici e i traduttori dal cinese, finalisti al “Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione”

Monforte d’Alba (Cuneo)

“Il traduttore letterario è colui che mette in gioco tutto se stesso per tradurre l’intraducibile”: Italo Calvino dixit. Quel Calvino grande scrittore che tutti abbiamo imparato a conoscere, ma anche meticoloso traduttore, perfetto pur anche nel confrontarsi con quel “bizzarro modo di scrivere” del francese Raymond Queneau de “I fiori blu”. Meticoloso e attento, parola per parola centellinata nelle più varie sfumature per non cancellare il senso profondo della scrittura d’origine. Esercizio non facile, su cui si saranno messi indubbiamente di buzzo buono anche gli otto finalisti (cinque le opere selezionate) della seconda edizione del “Premio biennale Mario Lattes per la Traduzione” promosso dalla “Fondazione Bottari Lattes” di Monforte d’Alba (in collaborazione con l’Associazione culturale “Castello di Perno” e il Comune di Monforte d’Alba) e dedicato, quest’anno, alla “letteratura contemporanea in lingua cinese”. Questi i loro nomi e le opere selezionate, edite in Italia fra il 2020 e il 2021: Marco Botosso  e Maria Teresa Trucillo traduttori di “Colora il mondo” di Mu Ming (Future Fiction); Maria Gottardo e Monica Morzenti traduttrici di “I due Ma, padre e figlio” di Lao She (Mondadori); Patrizia Liberati Maria Rita Masci traduttrici de “Il dizionario di Maqiao” di Han Shaogong (Einaudi); Nicoletta Pesaro traduttrice di “Grida” di Lu Xun (Sellerio); Silvia Pozzi traduttrice di “Pechino pieghevole” di Hao Jingfang (add editore).

La cerimonia di premiazione (ad ingresso libero, con la possibilità di essere anche seguita in diretta streaming sulla pagina Facebook della Fondazione) si svolgerà sabato 25 giugno, alle 17, nel giardino del Castello di Perno (Cuneo) nel cuore delle Langhe, “Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco”,  condotta da Stefania Soma, in arte Petunia Ollister, esperta di valorizzazione dei beni culturali e comunicazione, creatrice dei #bookbreakfast da migliaia di follower su Instagram. In quell’ occasione si terrà una tavola rotonda, con le traduttrici e i traduttori finalisti, cui interverranno i giurati del Premio: Anna Battaglia, Melita Cataldi, Mario MarchettiAntonietta Pastore (membri della Giuria stabile) e Silvia Piera CalamandreiStefania Stafutti e Giovanni Vitiello (membri della Giuria specialistica per la lingua cinese). Sottolinea Caterina Bottari Lattes, presidente della “Fondazione”, nata nel 2009 con lo scopo principe di rendere memoria al nome e alla figura del marito Mario Lattes, editore scrittore artista poliedrico e fra i nomi più prestigiosi del panorama culturale del nostro Novecento: “Con il ‘Premio Mario Lattes per la Traduzione’ intendiamo porre l’attenzione sul fondamentale ruolo dei traduttori nella diffusione della letteratura e sull’impareggiabile contributo della traduzione nell’avvicinare popoli e culture differenti, abbattendo muri ideologici, creando ponti culturali e favorendo il dialogo”. Con questa iniziativa, nello specifico, la “Fondazione” si prefigge di promuovere la conoscenza di culture e autori meno noti al pubblico italiano e, al contempo, di incoraggiare la traduzione in italiano delle loro opere più significative per qualità letteraria e profondità di contenuti, riflessioni e testimonianza. “Il tutto nella piena consapevolezza – conclude la presidente – che la traduzione non si risolve in una semplice trasposizione di parole da una lingua all’altra e nello spostamento di un segno linguistico da un codice all’altro, ma è una disciplina che sa trasferire pensieri e concezioni tra culture diverse, con le quali il traduttore instaura un profondo legame”.

g.m.

Per info“Fondazione Bottari Lattes”, via Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it

Nelle foto:

–       Castello di Perno (Cuneo)

–       Caterina Bottari Lattes

“Lepanto. I piemontesi combattono” Al Centro Studi Piemontesi

Lunedì 30 maggio riprendono gli incontri in sede

Lunedì 30 maggio alle ore 17.30

presentazione del libro

Lepanto I piemontesi combattono

di Massimo Alfano

e Giorgio Enrico Cavallo

Pathos edizioni

Con gli Autori

interviene

Giorgio Federico Siboni

Università di Milano

 

La battaglia navale di Lepanto fu una grande vittoria dell’occidente cristiano contro l’oriente musulmano. Fu tuttavia una vittoria non sfruttata che non portò un risultato strategico. Dal punto di vista del Ducato di Savoia gli obiettivi della grande strategia mediterranea erano qualcosa di relativamente lontano. C’era invece la necessità di affermare la propria esistenza in ambito marittimo, quale alleato efficace e determinato. La determinazione e l’efficacia caratterizzavano i due grandi interpreti che la storia offrì al ducato in quegli anni: Emanuele Filiberto di Savoia e Andrea Provana di Leynì. La partecipazione, con la totalità delle proprie forze navali, alla campagna che portò a Lepanto, non fu semplicemente una scelta di opportunità politica, ma fu principalmente la testimonianza dell’impegno del Ducato di Savoia nel sostenere e propugnare il proprio modello di civiltà.

Info e prenotazioni: 011 537486; info@studipiemontesi.itwww.studipiemontesi.it

La conferenza potrà essere seguita in differita sul

Canale YouTube del Centro Studi Piemontesi

A Burolo una giornata di studi in memoria di Ovidio Glauda

Un grande convegno per fare il punto sul patrimonio artistico locale sabato 28 maggio 2022 presso la chiesa dell’Immacolata Concezione a Villa Pasta. Presenta Angiolina Nigretti.

Burolo, ridente comune della Città Metropolitana di Torino, sabato 28 maggio ospita un grande convegno dedicato alle meraviglie dell’architettura e dei monumenti locali. Una giornata di studi intitolata alla memoria di Ovidio Glauda.
L’inizio della manifestazione è previsto per le 09.30 con gli indirizzi di saluto di: Franco Cominetto, sindaco di Burolo; Mons. Giovanni Battista Giovanino della parrocchia dei SS. Pietro e Paolo di Burolo; S.E.R. Mons. Edoardo Aldo Cerrato, vescovo della Diocesi di Ivrea; Gianluca Vignale, capogabinetto della Presidenza – Regione Piemonte; Maurizio Marrone, assessore alle politiche sociali – Regione Piemonte; Gaetano Baldacci, funzionario Regione Piemonte; Sonia Cambursano, consigliere Città Metropolitana; Lucia Mongiano, preside del Liceo “Carlo Botta” di Ivrea. Alle ore 10.10 Elena Viretto, assessore alla cultura del Comune di Burolo parlerà per: “Un ricordo di Ovidio Glauda”. Alle ore 10.20 la dottoressa Lorenza Boni, archeologa: “Antropizzazione e viabilità fra Tardo Antico e Medioevo nel comprensorio di Burolo”.
Per le ore 10.50 Fabrizio Dassano, storico del territorio, Liceo Botta: parlerà de “L’immagine di Burolo nella cartografia”. Seguirà una pausa con servizio caffetteria offerto dalla Pro Loco di Burolo. I lavori riprenderanno alle ore 11.30 con Orso Maria Piavento, docente di Storia dell’Arte, Liceo Botta: “La chiesa della Maddalena e il Crocifisso della Parrocchiale attraverso le fonti storiche”.
Alle ore 12.00 – Alberto Gnavi, architetto: “Per una rilettura in pianta e in alzato della chiesa di Santa Maria Maddalena” e a seguire, alle ore 12.30 – Silvio Ricciardone, docente di Storia dell’Arte, Liceo Botta: “Suggestioni templari alla Maddalena di Burolo”.
Per le ore 13.00 – Adriano Grassino, sindaco di Scarmagno, e Pia Gaudino, vicesindaco e assessore alla cultura del comune di Scarmagno presenteranno il campo di ricerca presso la chiesa di Sant’Eusebio al Masero di Scarmagno dal 5 al 9 settembre 2022 prossimi, con partecipazione della classe III C dell’indirizzo Classico dei Beni Culturali (Clabec) del Liceo Botta.Alle ore 13.15 le conclusioni, con presentazione della Borsa di Studio “Ovidio Glauda” da parte del sindaco Franco Cominetto e Lucia Mongiano, preside del Liceo Botta.
Per le ore 13.45 pranzo nel cortile di “Villa Pasta”, a cura della Pro Loco di Burolo, con degustazione di vini della Serra (aziende vinicole Cantina della Serra di Piverone e Terre Sparse di Chiaverano).
Per le ore 16.30 presentazione del campo di ricerca svolto dagli allievi della classe III C, indirizzo Classico dei Beni Culturali (Clabec) del Liceo Botta, presso la chiesa di Santa Maria Maddalena svolto lo scorso 6-10 settembre 2021.
Alle ore 17.00 Mons. Giovanni Battista Giovanino, della parrocchia dei SS. Pietro e Paolo di Burolo presenta: “La chiesa di S. Maria Maddalena a Burolo. Storia di una devozione secolare”. Infine alle ore 18.30 Santa Messa in suffragio di Ovidio Glauda, officiata da Mons. Giovanni Battista Giovanino presso la chiesa dell’Immacolata Concezione di Villa Pasta a Burolo.
Ingresso libero fino a esaurimento posti. La partecipazione al pranzo (€ 20.00) sarà possibile prenotandosi al numero 3356749361 o all’indirizzo mail lakylaky48@gmail.com.

Sonic Park: 10 serate e 11 grandi concerti nel Parco della Palazzina di Caccia

È stata presentata, nel Salone d’Onore della Palazzina di Caccia di Stupinigi, la quarta edizione di Sonic Park Stupinigi.


Alla conferenza stampa sono intervenuti Claudia Spoto direttrice del Teatro Colosseo, il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio (in collegamento), il Sindaco della Città di Nichelino Giampiero Tolardo, il consigliere della Fondazione Ordine Mauriziano Paolo Biancone, il consigliere regionale Diego SarnoLorenza Patriarca in rappresentanza del Sindaco di Torino Stefano Lo Russo. il presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro Giacomo Zunino, gli organizzatori di Sonic Park Matera Simona Orsi e Francesco PorcariClaudia Fraschini responsabile del food & beverage village al Sonic Park Festival.

SONIC PARK STUPINIGI
dal 26 giugno al 20 luglio 2022

10 serate e 11 grandi concerti
nel Parco della Palazzina di Caccia

a questo link la cartella stampa completa

Dopo la limited edition della scorsa estate Sonic Park Stupinigi torna per la sua quarta edizione nel prestigioso Parco della Palazzina di Caccia di Stupinigi a Nichelino, alle porte di Torino.  La dimensione visiva, culturale e paesaggistica dello straordinario capolavoro barocco e Patrimonio dell’Umanità Unesco si abbina nuovamente alla musica migliore nelle sue varie declinazioni per un intenso viaggio emozionale che porterà in Piemonte undici straordinari concerti di alcuni fra i più interessanti artisti italiani e internazionali.

Tra gli alberi secolari e i giardini dalla perfetta e scenografica geometria disegnata nella prima metà del 1700 dall’architetto Filippo Juvarra e da Michael Bernard, Reverse Agency, con la produzione di Fabio e Alessio Boasi, firma in collaborazione con le migliori agenzie italiane un cartellone ricchissimo che spazia nei generi e promette di far rivivere l’estate come il momento più bello dell’anno, finalmente senza limitazioni e in libertà.

Ogni concerto sarà unico, con posti a sedere numerati e in piedi, e soprattutto sarà sostenibile, con l’eliminazione delle plastiche monouso e l’utilizzo di materiali compostabili. L’area concerti di 15.000 mq open air sarà allestita anche in questa edizione tra esemplari di querce e carpini dove si aprirà un vero e proprio villaggio di servizi food and beverage. Lo spettacolare palco di 300 mq si affaccerà sulla Palazzina di Caccia.

Il programma si apre con il concerto che doveva essere l’opening dell’edizione 2020 e sarà finalmente quello dell’edizione 2022: Nick Mason, mitico batterista dei Pink Floyd, sarà sul palco della Palazzina di Caccia di Stupinigi il 26 giugno con una superband insieme a Dom Beckem, Gary Kemp, Guy Pratt, Lee HarrisUn appuntamento che si rinnova a distanza di due anni per festeggiare con il concerto di una vera leggenda della musica internazionale la quarta edizione del festival.

Un messaggio per l’ambiente: ecco quello che sarà portato alla Palazzina di Caccia da Elisa il 30 giugno. Il sito piemontese è stato scelto per lo straordinario valore storico, naturale e paesaggistico e il concerto sarà ideato e realizzato su un rigido protocollo di basso impatto ambientale nel quadro della nomina attribuita alla cantautrice friulana dall’ONU come alleata della Campagna SDG Action sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. La campagna d’azione SDG delle Nazioni Unite chiede alle persone di tutto il mondo di trasformare l’apatia in azione, la paura in speranza, la divisione in unione (#FlipTheScript). Il “Back to the Future Live Tour” non sarà solo un tour ma un festival nel festival, con tanti contenuti creati in collaborazione con Music Innovation Hub e altri compagni di viaggio per sensibilizzare il pubblico sull’argomento green.
Un altro straordinario concerto che arricchisce il cartellone di un festival sempre più al centro della musica è quello del 2 luglio: al Sonic Park Stupinigi si aprirà infatti la serie di concerti estivi in Italia per Zucchero “Sugar” Fornaciari, reduce dal grande successo nel Regno Unito per il World Wild Tour e i quattordici entusiasmanti concerti all’Arena di Verona dal 25 aprile all’11 maggio.
Achille Lauro farà tappa nel Parco della Palazzina di Caccia di Stupinigi il 3 luglio: con Achille Lauro Superstar, l’artista romano sarà accompagnato da una orchestra di 52 elementi, oltre ai 5 componenti della band, e metterà in scena uno show tutto nuovo, dagli arrangiamenti ai costumi, evoluzione di tutto ciò che ha mostrato finora.
Non si spengono gli amplificatori il 9 luglio per L’ultimo girone, il tour per festeggiare i 40 (+2) anni di storia e il tour di addio dei Litfiba, la rock band più longeva e apprezzata del panorama italiano. Una vera e propria festa che segnerà la degna e potente conclusione della storia live della band di Piero Pelù e Ghigo Renzulli.

Si chiama Persone Tour e toccherà i più importanti appuntamenti dell’estate italiana: il ritorno live di Marracash porta al Sonic Park Stupinigi il 12 luglio due album che non smettono di collezionare certificazioni e piantonare le posizioni più alte di tutte le classifiche. Marracash continua a confermarsi non solo come il “King del Rap”, ma anche come uno degli artisti più influenti dell’intera scena musicale italiana discografica e live che non poteva mancare nel festival di Stupinigi.

Il 16 luglio il palco sarà di uno dei campioni dell’ultima edizione del Festival di Sanremo, Irama. Con un totale di 31 dischi di platino e 4 dischi d’oro, oltre 1 miliardo e 200 milioni di stream e 650 milioni di visualizzazioni, Irama si è da poco imposto al 72° Festival di Sanremo con Ovunque Sarai, il secondo brano italiano più ascoltato al mondo su Spotify e certificato disco di platino. Il nuovo album Il Giorno in Cui ho Smesso di Pensare, protagonista del concerto al Sonic Park Stupinigi, è un progetto musicale maturo e vicino alle musicalità internazionali concettualmente eclettico e liberatorio, che mixa la musica urban con quella tipicamente di matrice latin/pop.
Una doppietta internazionale da non perdere il 17 e il 19 luglio. La prima data recupera l’abbraccio, previsto per il 2020, tra LP e quel pubblico italiano che la adora sin dai suoi inizi. Senza limiti di genere, la cantautrice multiplatino, con oltre 2 miliardi di stream a suo nome, ha creato fin dagli esordi della carriera un suono potente e totalmente personale, le sue canzoni sono di volta in volta seducenti e politiche. Il concerto, emozionante e travolgente, promette di restituire in pieno l’immagine di un’artista che si relaziona con il suo pubblico senza filtri e con definitiva sincerità. Anche Ben Harper arriva finalmente al Sonic Park Stupinigi per portare la sua musica straordinaria in un’atmosfera magica. Dopo il concerto annullato per l’emergenza sanitaria nell’estate 2021 il rocker e cantautore americano torna a suonare dal vivo insieme ai suoi The Innocent Criminals.
Gli ultimi concerti del programma 2022 di Sonic Park Stupinigi si trasformano in una festa della musica più giovane e frizzante del panorama italiano: in un susseguirsi di emozioni il 20 luglio si alterneranno sul palco Mara Sattei, ventiseienne cantautrice salita alla ribalta grazie a hit come “mi12ano” incisa insieme al fratello tha Supreme, e Carl Brave, amatissimo artista da oltre 30 Dischi di Platino, tour sold out e primi posti in radio, tra i nomi più richiesti del panorama musicale italiano che in pochissimi anni, concerto dopo concerto, ha conquistato pubblico e critica.
Sonic Park Stupinigi è sostenuto dal Ministero per la Cultura e non potrebbe realizzarsi senza Città di NichelinoRegione PiemonteOrdine Mauriziano e tutti i lavoratori della Palazzina di Caccia di Stupinigi. Il villaggio “food and beverage”, che anche quest’anno sarà un motivo in più per venire a Stupinigi nelle sere d’estate, vede una nuova straordinaria collaborazione con COOP e le “mani d’oro ai fornelli” della Claudia Fraschini Cookin Factory.
Anche quest’anno parte dei proventi del festival andranno alla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. La sostenibilità del festival è supportata dal lavoro prezioso di Hydra e del consorzio COVAR 14.
Accanto allo storico partner TicketOne quest’anno Sonic Park diversifica il ticketing con una nuova piattaforma, Dice.
Per la prima volta RDS 100% Grandi Successi è Official Radio del festival.

«Siamo felici di far partire il conto alla rovescia per un altro degli eventi più attesi di quest’estate – sottolinea Alberto Cirio Presidente della Regione Piemonte –. E lo siamo ancor di più dopo il successo dell’Eurovision, perché Sonic Park parla la stessa lingua, che è quella della grande musica. Un evento che con 10 serate di altissimo livello, in una cornice spettacolare come la Palazzina di Caccia di Stupinigi, conferma il Piemonte come palcoscenico e terra di spettacolo e cultura per un pubblico giovane e internazionale»

«Il ritorno alla normalità ci riempie di entusiasmo dopo i sacrifici fatti nel 2021 – dichiarano i produttori Fabio e Alessio Boasi di Reverse Agency – quando siamo riusciti a organizzare il festival con coraggio e passione. Potremo di nuovo vivere i concerti senza alcuna limitazione e torniamo a far risuonare il Parco della Palazzina di Caccia con la musica più amata dal pubblico: pensiamo a un Sonic Park sempre più sostenibile, sinergico alle proposte culturali del territorio, motore di un nuovo turismo. Siamo orgogliosi, poi, di annunciare la nascita del nuovo Sonic Park Matera: un grande festival alla Cava del Sole “David Sassoli” della città dei sassi patrimonio Unesco. Anche a Matera, quest’estate, porteremo il nostro Sonic Park e grande musica in un luogo unico».

«Sonic Park Stupinigi si conferma anche quest’anno come un momento di apertura al contemporaneo e al futuro per la Palazzina di Caccia e per il nostro territorio.  dice il sindaco di Nichelino Giampiero Tolardo – È una risposta alla necessità del pubblico di spettacolarità e al tempo stesso mette al centro l’importanza della tradizione, l’unico ponte possibile con l’innovazione. La scelta di tornare con la grande musica italiana e internazionale nella Palazzina Patrimonio Unesco è una felice risposta alla complessità del nostro tempo e insieme un segno di speranza, di coraggio e di fiducia nel futuro, e da Stupinigi questa estate il messaggio arriverà in musica”.

Sonic Park Stupinigi 2022
Nick Mason – 26 giugno, Elisa – 30 giugno, Zucchero – 2 luglio, Achille Lauro – 3 luglio, Litfiba – 9 luglio, Marracash – 12 luglio, Irama – 16 luglio, Lp – 17 luglio, Ben Harper – 19 luglio, Carl Brave + Mara Sattei – 20 luglio.
SONIC PARK STUPINIGI
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“Tra Inferno e Paradiso” con Asd Dancing school

Asd Dancing school, scuola di danza Classica, moderna, lirical jazz, contemporaneo, hip hop, pole dance ha due sedi:  una presso il comune di Orbassano e una presso  il comune di Bruino. Presente da 18 anni sul territorio, con numerosi titoli regionali e nazionali chiude l’anno accademico con uno spettacolo dal titolo TRA INFERNO E PARADISO il 3 Giugno ore 21 al  Teatro Superga di nichelino e il 13 Giugno presso il comune di Orbassano in Piazza Perlasca ore 21.

The World of Banksy prolunga la data di apertura fino al 24 luglio a Torino Porta Nuova

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The Immersive Experience

Grande successo per la mostra 

A grande richiesta, la mostra The World of Banksy – The Immersive Experience presso Torino Porta Nuova prolunga la data di apertura fino al 24 luglio 2022.

Il percorso presenta oltre 90 opere di cui 30 murales a grandezza naturale realizzati da giovani street artist internazionali che raccontano il mondo del misterioso artista britannico, famoso per affrontare con ironia temi politici e di denuncia sociale. Vicino ai più iconici capolavori “Flower Thrower” e “Girl with Balloon” che lo hanno reso famoso in tutto il mondo, trova spazio anche iBanksy, una speciale sezione video che ripercorre la storia e il messaggio sociale dei murales realizzati da Banksy in strade, muri e ponti di tutto il mondo.

La mostra monografica The World of Banksy – The Immersive Experience a Torino Porta Nuova è un’esperienza unica: la stazione è uno dei luoghi che più rappresenta la street art e il linguaggio universale di Banksy, in grado di arrivare al cuore, ai pensieri e all’anima di tutte le persone nel mondo.

A Saluzzo il “Premio Matteo Olivero”

E’ la salernitana Marinella Senatore la vincitrice della 44^ edizione

Ieri la presentazione

Saluzzo (Cuneo)

Luci colorate, la suggestione esaltante della festa di piazza, una creatività che s’impenna alta a cercare consensi visivi che non possono non arrivare all’osservatore ( e di primo acchito), senza tuttavia rinunciare alla veicolazione di messaggi con una forte connotazione etica e sociale. Dopo “Sinestesia Eco” del napoletano Roberto Pugliese, vincitore dell’edizione 2021, è “Dance First, Think Later” (citazione da Samuel Beckett) della salernitana di Cava de’ Tirreni, Marinella Senatore, l’opera vincitrice dell’edizione 2022 (la 44^) del “Premio Matteo Olivero”, che ogni anno porta a Saluzzo una nuova opera permanente e site specific. Promosso dalla “Fondazione Amleto Bertoni”, dal “Comune di Saluzzo” e organizzato da “The Blank e Esperienza srl”, il premio seleziona (attraverso una competente Giuria, guidata quest’anno, da Arturo Demaria, consigliere della “Fondazione Amleto Bertoni”) il migliore fra i progetti presentati da una ricca selezione di artisti in gara per la realizzazione di un’“installazione” che troverà collocazione in uno spazio individuato della Città. In tal senso l’opera della Senatore, quale vincitrice del Premio, è stata presentata mercoledì 25 maggio e va a collocarsi e a rendere unico il foyer del “Cinema Teatro Magda Olivero”. Dopo aver studiato all’ “Accademia di Belle Arti” di Napoli, al “Conservatorio di Musica” e alla “Scuola Nazionale di Cinema” di Roma, Marinella Senatore fonda nel 2012 “The School of Narrative Dance”, scuola “nomade e gratuita” fondata su metodi alternativi e non gerarchici di educazione basati sull’emancipazione, l’inclusione e la condivisione. Espone nelle più prestigiose istituzioni italiane e partecipa alle più importanti manifestazioni internazionali, fra cui “Manifesta 12” e le “Biennali” di Lione, Liverpool, Atene, Havana, San Paolo e Venezia. Fra i vari Premi, vince la quarta e la settima edizione dell’“Italian Council”, il “Premio MAXXI”, la fellowship dell’“American Academy in Rome” e il “New York Prize”. I temi sociali sottesi alla sua “Dance First, Think Later” si inseriscono perfettamente nel concetto del “RI-ABITARE”, proposto da “START 2022”, manifestazione unica nel suo genere che lega con un forte fil rouge Antiquariato, Artigianato e Arte Contemporanea e caratterizza, ormai da giorni, la meravigliosa primavera artistica saluzzese. La ricerca artistica di Marinella Senatore – scrive la Giuria del Premio – combina in modo poetico e efficace cinema e illuminazione, danza e partecipazione, risultando così in perfetta armonia con la realizzazione di un’opera che trova la sua collocazione permanente nel cinema teatro ‘Magda Olivero’ di Saluzzo.  Questo nuovo lavoro, appositamente pensato per gli spazi del foyer, attraverso l’utilizzo delle luminarie e la celebre frase ‘Dance First, Think Later’, ripresa da Samuel Beckett, invita gli spettatori a un coinvolgimento attivo della vita e dello spazio sociale. E, da parte sua, ribadisce la Senatore: “Per l’opera ‘Dance First, Think Later’ ho concepito la luminaria nel foyer come una grande architettura di luce, un vero e proprio spazio di attivazione e scambio di energia generati dalla luce stessa. La mia luminaria vuole essere un monumento all’individuo e alla comunità, una vera e propria celebrazione e un catalizzatore dinamico di cambiamento sociale”

g.m.

Nelle foto:

–       Marinella Senatore

–       “Dance First, Think Later”, Neon, 2021

I cento anni di Enrico Berlinguer

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Un secolo fa nasceva a Sassari Enrico Berlinguer. Il 25 maggio del 1922 era un giovedì e in Italia il fascismo si preparava alla presa del potere imponendo con la forza la dittatura del regime. Il padre era l’avvocato Mario Berlinguer, antifascista e discendente da una famiglia nobile, ufficiale durante la Grande guerra e in seguito, dopo la Liberazione, esponente del Partito d’Azione e a lungo parlamentare socialista.  

La madre, Mariuccia Loriga, era cugina della madre di Francesco Cossiga e figlia del medico igienista Giovanni Loriga, un sassarese di Osilo che si occupò delle condizioni mediche e sociali dei lavoratori specializzandosi nello studio della medicina del lavoro tanto da venire considerato uno dei padri della disciplina. Nella città più estesa della Sardegna, nel nord-ovest dell’isola dei Quattro Mori, trascorse infanzia e adolescenza, frequentando il liceo classico Azuni e iscrivendosi a 18 anni, nel 1940, alla facoltà di Giurisprudenza. A metà agosto del 1943 si iscrisse al Pci clandestino ricevendo la tessera nella serra del comunista pistoiese Renato Bianchi. Il ventunenne Berlinguer costituì e divenne segretario del circolo giovanile comunista che, alla fine di quell’anno, contava una cinquantina di aderenti tra giovani operai e studenti. In una Sardegna sempre più povera e  affamata, nel gennaio del 1944, il futuro segretario generale del Pci e i militanti del movimento giovanile comunista parteciparono attivamente ai cosiddetti moti del pane di Sassari, rivendicando la distribuzione di generi alimentari, in particolare pane, pasta olio. Arrestato, Berlinguer rimase in prigione quattro mesi, fino al 25 aprile di quell’anno. Il rapporto di polizia scrisse che “il B., seguendo la nota prassi comunista, si è chiuso in un assoluto mutismo”. A settembre si trasferì a Roma con la famiglia e successivamente a Milano dove lavorò nel Fronte della gioventù, il movimento politico fondato da Eugenio Curiel per coordinare l’arcipelago delle organizzazioni giovanili antifasciste. La sua carriera politica nel Pci iniziò nel gennaio del 1948, quando a ventisei anni entrò nella direzione del partito e meno di un anno dopo diventò segretario generale della FGCI, la Federazione giovanile comunista. Nel corso dei trentacinque anni che seguirono la sua vita, il pensiero e l’azione si intrecciarono con la storia della nazione.

Compromesso storico, austerità, eurocomunismo, questione morale sono termini del lessico berlingueriano che danno la misura dell’importanza del suo ruolo nella storia della sinistra non solo italiana. Enrico Berlinguer morì l’11 giugno del 1984 a Padova, durante un comizio elettorale per il rinnovo del parlamento europeo. Aveva solo sessantadue anni. Le immagini che restano nella memoria, per lo più in bianco e nero, ci rimandano il suo viso scavato, il corpo minuto. Una velata malinconia nello sguardo, il timbro di una voce antica. Quella stessa voce che proponeva con lucidità una visione del mondo nuova; la necessità di osare scelte più avanzate, di cambiamento, dove impegnare i destini di un popolo che si diceva comunista ma di un tipo del tutto originale, italiano e democratico, innervato nella Costituzione repubblicana. Sembrava un uomo fragile e delicato, Enrico Berlinguer. Gentile, riluttante, pacato, colto. Uomo di unità, affezionato alle speranze dei giovani, schivo e apparentemente inadatto alla leadership al punto che, come qualcuno disse, stava male prima di ogni incontro televisivo. Un uomo, secondo Alfredo Reichlin (scomparso nel marzo del 2017, con il quale ebbi l’onore di lavorare quand’era direttore de L’Unità, glorioso giornale che ora non c’è più) che per conformazione fisica e psicologica “poteva fare il bibliotecario”, ma che si dimostrò un eccezionale e insostituibile “capo di un popolo”. La folla che lo salutò in occasione dei funerali per le strade del centro di Roma fu la testimonianza più evidente dell’amore che il popolo italiano provava per questo uomo gracile e forte allo stesso tempo, partito dalla Sardegna non per fare la “carriera politica” ma per “impegnarsi nella politica”. Tra quei drammatici fotogrammi che accompagnano i suoi ultimi istanti in piazza della Frutta ce n’è uno, quasi impercettibile a un osservatore poco attento: quello del suo ultimo sorriso alla folla, dopo aver pronunciato le sue ultime parole “...lavorate tutti, casa per casa, azienda per azienda, strada per strada, dialogando con i cittadini”.

In quel sorriso  è racchiusa l’anima di Berlinguer. La bellezza di chi ha scelto di occuparsi in maniera disinteressata degli altri; di avere uno scopo nella vita che va oltre se stessi. In quel sorriso è racchiuso un manifesto politico, troppo in fretta archiviato dopo la sua morte e troppo strumentalmente rispolverato per esigenze di propaganda. Il sorriso di un uomo che è ancora tra noi perché le sue intuizioni politiche e culturali avevano scavato nel profondo della crisi italiana, ne avevano tirato fuori i nervi scoperti attraverso i quali si poteva vedere il futuro della nostra società e dell’Europa. Un uomo fatto passare per un conservatore e che, all’opposto, sapeva leggere con visionaria lucidità il cambiamento in corso, cercando di proporre una via d’uscita democratica, non populista. Berlinguer riuscì ad affrontare un tema ostico e da molti mal digerito come l’austerità che non aveva nulla a che vedere con le ricette neoliberiste e monetarie ma con l’idea di affrontare il tema dei consumi e della produzione all’interno di una società più giusta, sobria, solidale, democratica, attraverso una migliore distribuzione dei redditi e una condivisa responsabilità tra le classi che esistevano (e che esistono) ancora. Un discorso che affascinò il cattolicesimo progressista e che confermò quella diversità dei comunisti italiani che si fondava non certo sulla purezza ideologica ma sull’appartenenza a una comunità e a un’idea della politica basata su una visione morale (e non moralista) intesa come servizio, studio, avanzamento e lotta democratica. Si dirà che il mondo è cambiato, è più veloce, ha altre esigenze, e che sono stati commessi tanti errori lungo il cammino. Non c’è nulla di più vero. Gi stessi che sostengono queste tesi spesso argomentano le loro analisi con la denuncia su come il nostro paese sia cambiato in peggio, per la crisi e per lo spazio esiguo che hanno le giovani generazioni, per l’assenza di futuro.

Forse è cambiato in peggio anche perché, invece di contrastare alcune derive, le abbiamo assecondate; perché si è stati troppo indulgenti nello sposare parole d’ordine, modi di essere, ideologie che non appartengono a una parte che si propone di essere la parte dei più deboli; perché così tanto impegnati a ricercare il futuro si è pensato, più volte in questi anni, di trovarlo gettando via le lezioni del passato. Ecco perché, senza nostalgie ma con il senso dell’attualità, riemerge potente l’insegnamento di Berlinguer. Perché non basta un tweet per “riempire la propria vita”, ma occorre riscoprire il pensiero lungo, quello che invita a guardare al mondo con realismo e creatività, innovazione e obiettivi proiettati nel futuro. Quel “pensiero lungo” che non è ideologia arrugginita né fuga dalla realtà, manca molto alla politica di oggi. E Berlinguer qui pensieri lunghi li cercava nelle suggestioni che arrivavano dall’ambientalismo, dal pacifismo, dai movimenti delle donne. Con il sorriso di chi diceva: “Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi può essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La lotta per questo obiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”. Parole dette con un sorriso, dolce e determinato. Parole di Enrico Berlinguer.

Marco Travaglini