CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 332

I morti del Martinetto nel ricordo di Pansa

 IN ‘VIVA L’ITALIA LIBERA !”

 

‘Vent’anni fa, nel freddo mattino del 5 aprile 1944, un carrozzone cellulare uscì dalle Nuove, le carceri di Torino. Nel furgone c’erano otto condannati a morte, un sacerdote missionario della Consolata, e due militi fascisti della Guardia Nazionale Repubblicana’. Con questo incipit viene descritta la vicenda che portò alla morte per fucilazione al poligono di tiro del Martinetto di 8 componenti del primo Comitato militare del Cln piemontese: Giuseppe Perotti, Franco Balbis, Quinto Bevilacqua, Giulio Biglieri, Paolo Braccini, Errico Giachino, Eusebio Giambone e Massimo Montano.

L’episodio è riportato in un agile volumetto a cura dell’Istituto per la storia della Resistenza in Piemonte, ‘Vita l’Italia libera ! – Storia e documenti del primo Comitato Militare del Cln regionale piemontese’, editato nel 1964 a vent’anni da quell’inutile eccidio, la cui realizzazione venne affidata come scrisse Gian Carlo Anselmetti, presidente del Comitato per le celebrazioni ad ‘un giovane studioso della Resistenza’, opera ‘destinata specialmente ai giovani’. E quel giovane studioso era un ‘certo’ Giampaolo Pansa avviato a diventare una delle più grandi firme del giornalismo italiano.

La pubblicazione, che precede la monumentale opera ‘Guerra partigiana tra Genova e il Po. La Resistenza in Provincia di Alessandria’ del 1967, è un agile ricordo dei fatti, scritto con la penna del giornalista, ma anche la meticolosità del ricercatore, arricchito da una preziosa documentazione che comprende, tra gli altri la sentenza del Tribunale speciale per la difesa dello Stato e due lettere di Duccio Galimberti alla moglie di Massimo Montano, uno dei giustiziati e un profilo di ognuno di coloro che diedero la vita per l’Italia.

E’ un Pansa sicuramente diverso da quello degli ultimi anni, quando raccontò i ‘Vinti’, ovvero i ragazzi e le ragazze che fecero la scelta della Repubblica Sociale, senza per questo mai mutare la propria posizione di antifascista.

Ed è comunque un Pansa che vale, ora come allora, la pena di leggere.

Devo ringraziare un’amica che donandomi questo volumetto mi ha permesso di conoscere anche questa opera, che non mi risulta sia mai stata ristampata, almeno in tempi recenti.

Massimo Iaretti

 

A Cavallermaggiore, si va per giardini “teatrando”

“Iter in hortis”

Domenica 19 giugno

Cavallermaggiore (Cn)

Saggio e allettante il titolo latineggiante. “Iter in hortis”, come dire “viaggiare per giardini”, “andar per giardini”. Bell’idea, indubbiamente, quella dell’Associazione Culturale “Progetto Cantoregi” che, insieme a “Le Terre dei Savoia”, ha pensato bene di organizzare per domenica 19 giugno, a Cavallermaggiore (Cuneo), nell’ambito della “Giornata dei giardini e delle essenze”, una vera e propria azione teatrale open air tesa alla scoperta e riscoperta dei giardini, dei parchi e degli spazi verdi della città, attraverso le suggestioni della letteratura e della storia. Pensato ed ideato da Marco Pautasso (presidente di “Progetto Cantoregi”)  con Fabio Ferrero e Paola Galletto, il progetto si avvarrà della recitazione di Annalisa Aragno, insieme a Irene Avataneo e a Corrado Vallerotti. Esordio, dunque, domenica 19 giugno in terra cuneese a Cavallermaggiore, con un itinerario che partirà dai Giardini del Priorato di San Pietro (Orto tintorio e Giardino dei semplici) in Piazza Baden Powell, per poi spostarsi al Giardino Sobrero, quindi arrivare al Giardino Genta, per concludersi alla Chiesa dei Battuti Bianchi, dove un allestimento scenico e sonoro (con musiche da “Le quattro stagioni” di Vivaldi, reinterpretate da Max Richter) ispirato al mondo della natura accoglierà i visitatori. Il percorso, della durata di un’ora, sarà proposto alle ore 10, alle ore 11, alle ore 15.30 e alle ore 16.30. Una scelta di letture di brani letterari e di citazioni (da “Il giardino dei Finzi-Contini”  di Bassani, “Il giardino segreto” di Hodgson Burnett e “Apprendista di felicità. Una vita in giardino” di Pia Pera) accompagneranno i partecipanti a ogni tappa, accrescendo così quel rapporto dialogico tra vita e giardino, volto a sottolineare i valori del rispetto dell’ambiente e della cura della natura.

Un bicchiere fresco di acqua e menta attenderà i visitatori alla fine del tour, per una perfetta conclusione di un percorso i cui protagonisti sono le piante e le persone: lo sciroppo verrà preparato dagli ospiti dei “Gruppi Appartamento” della locale Cooperativa Sociale “LABORATORIO”, guidati dalle esperte mani di Matteo Chiesa dell’erboristeria “ERBOCHIESA”.

“Iter in hortis” è un vero e proprio viaggio nel mondo della natura “fatto di sguardi– sottolinea Marco Pautasso – immagini, parole, suoni per conoscere e osservare prati, alberi, piante da frutto, fiori, giochi d’acqua, e scoprire le storie dei luoghi”. E prosegue: “Il giardino è teatro della condizione umana, metafora della vita, insegnamento a prenderci cura, a far crescere ciò che coltiviamo. E coltivare il proprio giardino interiore è un po’ ritrovare se stessi, come scriveva Voltaire nel suo ‘Candide’. Ogni giardino racchiude il più grande dei misteri, quello della vita e del suo eterno rinnovarsi, è allegoria della corrispondenza tra il nostro esistere e il ciclo universale della vita”.

g.m.

Per info“Progetto Cantoregi”, tel. 349/2459042 o www.progettocantoregi.it – info@progettocantoregi.it

Garage rock USA 1966. Discografia minore /17

Caleidoscopio rock USA anni 60

Credete che per una garage rock band di liceali di metà anni ‘60 in USA contassero poco o nulla la buona sorte e qualche bel colpo di fortuna al momento giusto? Non la pensavano così moltissimi membri di compagini musicali di quei tempi, sulle quali fiorivano abbondanti aneddoti riguardanti vezzi, “fisse” e vere e proprie forme di scaramanzia legate a quelli che per noi potrebbero essere solo dettagli ininfluenti. La casistica era quantomai varia, ma spaziava dalla disposizione in auto durante i viaggi, alle azioni poste in essere per montare gli impianti di amplificazione, addirittura al colore delle “business card” distribuite agli emissari delle case discografiche o ai “talent scouts”. Fatto sta che se per scaramanzia il bassista andava a sedersi sul sedile anteriore del van… poteva costituire un “problema”, così come poteva essere grave dimenticarsi di qualche “rito” prima di un concerto o di una sessione di registrazione in studio. Nella presente sezione discografica figurano almeno tre bands che consideravano assolutamente fondamentali i “flussi positivi” e un buon equilibrio karmico…

– P.B. & The Staunchmen “Mean Willy / Lost Generation” (Lee Records 100);

– The Shadows Four “You’ll Be The Blame / Leavin’ Today” (JCP 1037);

– Beethoven 4 “Don’t Call On Me / Hairy Dog” (TAG 4000-1/2);

– The Swingin’ Safaries “Syncopated Beat part 1 / Come On Girl” (Flip Pop 45-101);

– The Buccaneers “Oop Poo Pah Doo / Please Go Steady With Me” (Cozy Records 550);

– The Senders “Chintz And Rubies / Whats Your Sisters Name” (Marlin Records 1910);

– The Last Word “Sleepy Hollow / Jump, Point And Shout” (Downey Records D-137);

– Johnny & The Nite Ryders “She’s Gone / I Had A Girl” (Perfection Rock Sound Studios 558);

– [The] Bends “If It’s All The Same To You / The Four Seasons Of Love” (Rebel HF-103);

– The Rejects “Find Your Man / Hey Girl” (Big Sound 305 / 815N-0305);

– The Leaves Of Autumn “A Love Lost / It’s All Over Gal” (Orlyn ORL 66720);

– The Tyrods “Girl Don’t Know / She Said, He Said” (Mark Records MR 202);

– The King Bees “Keep Lovin’ / I Want My Baby” (Pyramid 6-6217);

– Jade Of Stone [The Jades of Fort Worth] “Little Girl / Mercy, Mercy” (Emcee Records 012/013);

– Prince and The Paupers “What More Can I Say / Trouble Proof” (Starlite Records 45-105);

– The Yardleys “Come What May / The Light Won’t Shine” (Foundation Records FS-100);

– The Marauders “Just Times Between Us / Warning” (Heads TS-9518/9519);

– Chris Morgan & The Togas “There She Goes / Would You Believe (Love Is Dead)” (Challenge 59330);

– The Sands “Little Things / Better Man Than I” (JCP 1042);

– The Jayhawkers “To Have A Love (As Sweet As You) / Send Her Back” (Deltron 1228);

– The Insects “She’s A Pest / The Girl That Sits There” (Earthy Records 101);

– The Brigands “I’m A Patient Man / (Would I Still Be) Her Big Man” (Epic 5-10011);

– Denny Noie & The 4th Of Never “Dee-Dee / Don’t Follow Me” (Tener TC-150/151);

– The Denmarks “Sweet Dreams / Pretty Lies” (Clevetown Records CTXP-260).

(…to be continued…)

Gian Marchisio

Tutti, o quasi, i segreti di una Drag Queen

Sabato a Torino, tra carri colorati e bandiere arcobaleno sfileranno anche le Drag Queen. Ma cosa sono esattamente? O meglio chi sono? Ne abbiamo intervistata una: Barbie Bubu.

 

Sono nervosa

 

Una creatura dalla sfavillante parrucca azzurra mi guarda dall’alto del suo metro e ottanta enfatizzato da zeppe bianche vertiginose. Attorno a lei la gente balla, la ferma, le parla. In un attimo ritorna nel personaggio sicuro di sé che coinvolge e diverte. Fa battute, trascina il pubblico che ride.

 

Barbie Bubu, questo il suo nome d’arte, è una Drag Queen. Si esibisce la domenica al Senzafronzoli, una serata con aperitivo e musica sul Lungodora Napoli. Ma cos’è esattamente una Drag Queen? Cosa fa e cosa serve per diventarlo? Portiamo indietro le lancette di almeno due ore. Più precisamente alle 19 di una ormai calda domenica torinese.

 

Arrivo su Lungodora Napoli, parcheggio e la trovo già al tavolino del dehors che affaccia sul fiume. O meglio, lo trovo perché ad aspettarmi c’è Dario. Ha la valigetta dei trucchi aperta e sta già preparando il viso alla lunga trasformazione.

 

Quanto ci metti a prepararti?

Da quindici minuti a due ore, dipende da chi è presente. Se ci sono altre Drag nei paraggi devo essere perfetta. (ride)

La trasformazione avviene sotto gli occhi di tutti. Chiunque può venire, vedere come mi trucco e fare due chiacchiere.

 

Davanti a sé una valigetta piena di trucchi, che però sono sparsi anche sul resto del tavolo, e uno specchio.

 

E cosa usi per truccarti?

Pigmenti, ombretti puri che si trovano nelle profumerie. Ma prima di arrivare a questa routine ho fatto molti esperimenti. Le Drag Queen in passato usavano la colla, poi il borotalco o il sapone di Marsiglia per coprire le sopracciglia. All’inizio usavo anche i kit truccabimbi, hai presente? Quelli che si usano per dipingere i volti dei bambini.

 

E il nome Barbie Bubu come nasce?

 

Ero ad una festa del carnevale 2001 e indossavo una parrucca con nove o dieci Barbie. In cima a tutto avevo conficcato un Ken, il fidanzato di Barbie. Per tutta la sera il presentatore mi chiamò Barbie, e così è rimasto. Quella sera ci fu un concorso che vinsi. Con i mille euro del premio mi pagai l’Atelier di Teatro Fisico di Philip Radice. Provai tutte le discipline, dalla dizione al tip tap. Bubu deriva dal clown interpretato da Philip Radice che rimanda a un orso tenero e dolce. È un nome che mi hanno dato, non l’ho scelto io, però mi rappresenta a pieno.

 

Forse però dovrei chiederti come nasci come Drag Queen.

Con la voglia di fare. Che era solo mia. Dopo quella serata proseguii. Feci molti stage, l’ultimo con Eugenio Allegri, morto di recente, maestro della Commedia dell’Arte. Però la mia storia inizia ben prima, dal teatro di strada dove facevo il trampoliere. O forse dovrei andare ancora indietro nel tempo, quando facevo pattinaggio artistico a rotelle. Sono stato atleta e istruttore di pattinaggio, tesserato Coni, con cui ho anche lavorato. Poi nel 2001 iniziai a fare la Drag Queen e a un certo punto smisi. Il pubblico però mi cercava, io avrei potuto proseguire e fare il teatrante ma sono tornato a fare la Drag Queen.  

 

E invece come nasce il fenomeno Drag Queen?

Secondo me è una disciplina che deriva dalla Commedia dell’Arte, quando gli uomini si travestivano da donne perché alle donne era vietato fare spettacoli.

 

E tu hai anche una scuola in Santa Rita per diventare Drag Queen.  

Esatto, e organizziamo anche eventi di ogni tipo. Dalle serate ai workshop per aziende. E non hai idea di quanto la gente si diverta a vestire i nostri panni per un giorno o qualche ora.

 

Dimmi qualcosa di questa scuola. Cosa si insegna?

 

Tutto. Come ci si trucca, come ci si veste, come ci si atteggia e come si preparano i vestiti o le parrucche. E poi insegniamo a stare su un palco, ad avere percezione di sé stessi e degli altri. Forniamo una formazione a tutto tondo che include anche dizione, portamento, funzione della quarta parete, bilanciamento del palco. L’obiettivo della scuola è proprio quello di fornire tutto ciò che serve per fare spettacolo e intrattenimento. Tutto declinato in chiave Drag.

 

E quali sono le caratteristiche che bisogna avere?

Umiltà ma anche un forte ego, quella sensazione per cui “ti senti figa”. Che in fondo hai, altrimenti smetti di fare la Drag. Ci vogliono anche autostima e grande forza d’animo. Può sembrare un controsenso, ma quando sali su un palco da Drag Queen, ti senti nuda perché il pubblico ti giudica. La prima cosa a cui pensa è: ma è gay?

 

Ecco appunto, una Drag Queen è gay?

Non necessariamente. Ci sono eterosessuali che fanno le Drag Queen o le donne, che fanno le Bio Drag Queen. Chiunque può vestire i panni di una Drag Queen che sostanzialmente è una diva, l’esagerazione della soubrette, un’eterna Wanda Osiris.

 

Barbie, ma a livello personale ti ha creato problemi fare la Drag Queen?

Si. In passato, molte relazioni sono naufragate perché il mio partner mi diceva: o me o la Drag. Oggi fortunatamente non è più così.

 

E Torino come accoglie questo fenomeno?

La ricezione è stata positiva sin dall’inizio, ma devo dire che nei primi tempi mi esibivo in locali gay. Oggi invece porto la Drag in teatro, organizzo il concorso di Miss Drag Queen Piemonte e Valle d’Aosta e mi chiamano anche per fare la testimonial durante eventi. Ho collaborato anche con brand. Uno studio di Hair Style mi ha chiamato per fare la ragazza immagine durante la tappa di Santena del Giro d’Italia. Qualcuno mi ha fermato per dirmi che ero l’attrazione più bella dell’evento. (ride)

 

Le Drag stanno uscendo dai piccoli locali. Ora hanno persino una loro trasmissione, Drag Race da poco sbarcata anche in Italia.

E la vincitrice di Drag Race Italia sarà il nuovo Ambassador di Max Factor. Sono in molti a cercarci, avvicinarci e a seguire i nostri corsi. Grazie a Drag Race io co-conduco anche una trasmissione televisiva su Primantenna.

 

Beh, a me le Drag mettono di buonumore. Sembra di avvicinare una fata madrina.

A scuola la figura della Drag si ispira a quella dei clown. Come i clown abbiamo abiti sgargianti, parrucche, trucco marcato. Ma al posto del papillon indossiamo gioielli. E tacchi vertiginosi.

 

Ci sono stati momenti difficili?

(Fa una pausa e mi fissa per qualche secondo, poi riprende con il trucco e la chiacchierata). Molti han provato a cambiarmi. Mi dicevano di non mettere la parrucca bionda, per esempio, perché ricordavo troppo Platinette. Ma io sono rimasta fedele a me stessa. E poi la Barbie è bionda.

 

Questa sera però Barbie Bubu indossa una parrucca Blu intonata ad una mise bluette e bianca. Ci siamo trasferite in camerino. Sull’abito mette una giacca dello stesso colore che era della sua mamma. La indossa per la prima volta, non senza emozione. La cosa che più mi colpisce non è solo quanto sia variegato e sfaccettato questo mondo, ma quante emozioni, anche contrastanti, riesco a percepire in lei. Ho visto la grinta, la generosità nel raccontarsi, ma anche il pudore nello svelare chi c’è sotto una maschera. E poi la sicurezza mente avanza verso il pubblico.

 

Sono le 21, la nostra chiacchierata è terminata, Barbie Bubu è pronta per entrare in scena. Sale le scale, prende un microfono, saluta il pubblico e si muove sicura tra una battuta e l’altra. Io la lascio e vado a prendere qualcosa da bere, perché quando si alza il sipario, un artista non è più tuo. È del suo pubblico.

 

La incrocio dopo un po’, continua a sorridere, ma quando le chiedo come sta, per una frazione di secondo si fa seria, quasi impaurita. E mi dice quelle parole: sono nervosa. Alla fine è tutto lì, una, nessuna e centomila. Un solo personaggio portato in scena da mille autori: l’uomo fragile, l’artista spavaldo, la diva esigente, il figlio malinconico. Puoi afferrarli? Per qualche effimero secondo si, ma solo se decidi di avvicinarti senza pregiudizi.

Loredana Barozzino

Welcome Tour Moncalieri, alla scoperta della città

Duemila anni di storia, un Castello Reale già residenza dei Savoia e patrimonio Unesco dal 1997, un centro storico pieno di fascino: sabato 18 giugno, come ogni terzo sabato del mese, si può partire alla scoperta di Moncalieri con il Welcome Tour® Moncalieri, il tour guidato della cittadina realizzato da Turismo Torino e Provincia in accordo con il Comune di Moncalieri.

Ogni terzo sabato del mese dalle ore 15 alle 17 la città di Moncalieri – comune risalente al 1228 e conosciuto come la “Città del Proclama” dal nome del celebre documento che fu episodio del Risorgimento italiano – può essere scoperta con una visita guidata che prevede l’entrata al Real Castello di Moncalieri per ammirarne le sale e una passeggiata a piedi nel centro storico.

Alle ore 15 gli ospiti vengono condotti alla scoperta del Real Castello di Moncalieri, una delle più antiche fra le Residenze Reali (Patrimonio Unesco dal 1997) che si erge in tutta la sua pacata monumentalità a guardia del Po, poco distante da Torino; edificato in epoca medievale con scopi difensivi, fu trasformato dai Savoia in “luogo di delizie” molto amato dai personaggi femminili di Casa Savoia, come la regina Maria Adelaide e le principesse Clotilde e Letizia.

Alle ore 16 la visita prosegue nel borgo antico alla scoperta delle principali attrattive: dalla Collegiata di Santa Maria alla statua di Nettuno denominata “Saturnio” che domina la centrale piazza Vittorio Emanuele II sino al Regio Collegio Carlo Alberto per concludersi all’arco, la “Porta Navina”, l’unica porta rimasta delle originarie porte medievali a carattere difensivo.

Il Welcome Tour® Moncalieri va nella stessa direzione perseguita da diverso tempo da noi, quando mettemmo in piedi 4 anni fa il pacchetto Moncalieri Experience del sabato pomeriggio che inglobava in un unico format le visite guidate a Castello e centro storico, e la navigazione sul Po in dragon boat – sottolinea Laura Pompeo, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Moncalieri – Siamo certi che i risultati si ottengano solo con un percorso condiviso e facendo rete con l’ampio comparto turistico e di attrazioni che gravita intorno a Torino”.

Il Welcome Tour® Moncalieri ha una durata di 2 ore ed è proposto in italiano/inglese. L’appuntamento è presso la biglietteria del Castello di Moncalieri in Piazza Baden Baden. Il costo comprensivo dell’entrata al castello è di 19,00 €; 16,00 € ridotto per over 65, studenti under 25, 11,00 € per possessori di Torino+Piemonte Card e Abbonamento Musei, per i quali l’ingresso al Castello è gratuito.

Il numero massimo di partecipanti è di 25 persone ed è obbligatorio indossare la mascherina.

La visita guidata può essere prenotata su www.turismotorino.org

La nuova letteratura italiana delle scrittrici con background migratorio alla scuola Holden

Il 17 giugno si terrà Diversity leadership in letteratura: incontro organizzato da Nuove Radici APS e Consolato Generale degli Stati Uniti d’America della sede milanese

Le loro storie si ambientano tra l’Italia e l’Europa ed esplorano la complessità̀ delle nostre società̀ caratterizzate da una crescentemulticulturalità

Diversity leadership in letteratura è il workshop realizzato con la collaborazione del concorso Lingua Madre e di Nili, network italiano leader per l’inclusione volto a conoscere una nuova generazione di scrittori e scrittrici multietnici.

17 giugno 2022 alla scuola Holden di Torino si terrà la nuovatappa del progetto itinerante dedicato alle nuove generazioni di italiani con passato migratorio dal titolo Diversity Leadership in letteratura, in cui si parlerà del nuovo trend che sta emergendo. Una nuova generazione di scrittori e scrittrici con background migratorio. Molti di questi volti nuovi di penna sono donne, le cui opera si concentrano su temi di identità e diversità. Il progetto diversity leadership nasce dalla collaborazione tra Nuove Radici World, il Consolato degli Stati Uniti d’America, Nuovi Profili e della piattaforma Idem network (acronimo di inclusion, democracy, empowerment, melting) con l’intento di creare una rete di giovani che siano protagonisti di nuove visioni.

Le loro storie si ambientano tra l’Italia e l’Europa ed esplorano la complessità̀ crescente delle nostre società̀ caratterizzate da una multiculturalità sempre crescente dove pensieri, valori, tradizioni e modernità si fondono tra loro. Nelle future generazioni, infatti, la diversità e l’inclusione sono destinati a crescere ed evolversi, grazie al mutare della contaminazione culturale. Sono tutti elementi e valori che fanno emergere anche all’interno del dibattito pubblico differenze, similitudini e diritti di una civiltà che guarda al futuro innovandosi.

Il workshop sarà il momento ideale per far luce sulle forme narrative emergenti che mettono in primo piano la diversityattraverso differenti generi letterari. Storie intense che in questo periodo storico risuonano e rispecchiano un contesto sociale in evoluzione dove la nuova generazione si confronta ed esprime valori e idee con il coraggio di far emergere e sostenere le uguaglianze nelle diversità

“Interpreti del multiculturalismo, con questi giovani e appassionati scrittori sta nascendo un nuovo linguaggio e una nuova narrazione che mette al centro temi cardini delle nuove generazioni: diversità e inclusione. Il workshop che si svolgerà presso la scuola Holden di Torino sarà un momento importante per mettere a confronto le voci delle autrici che a più mani stanno scrivendo il romanzo corale del nuovo mondo. I partecipanti potranno conoscere lo storytelling che oggi più che mai può ribaltare visioni stereotipate e far comprendere l’importanza della multiculturalità”. Spiega Cristina Giudici, direttrice della testata web nuoveradici.world dedicata all’analisi e al racconto sulle migrazioni e sui nuovi cittadini italiani.

Tra le scrittrici presenti ci saranno:

Sabrina Efionayi, che ha cominciato a scrivere a 16 anni con lo pseudonimo di Sabrynex e ha appena pubblicato il romanzo Addio a domani (Einaudi), diventato un caso letterario
Yeniffer Lilibell Aliaga Chávez, autrice e illustratrice di racconti per bambini
Rajae El Jamaoui che lavora come mediatrice culturale e coltiva la passione per la traduzione cui vorrebbe dedicarsi in futuro (con Aspettando la primavera ha vinto il Premio Speciale Torino Film Festival della XVI edizione del Concorso letterario nazionale Lingua Madre)
Lala Hu, docente e ricercatrice di marketing all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, autrice nel 2020 del suo primo libro di narrativa, Semi di tè (People)
Natalia Marraffini che dal 2019 insegna alle scuole superiori e nel 2020 ha esordito con il libro Off-line. Zona Rossa per Porto Seguro Editore e dal 2021 produce il suo podcast Confessioni di una millennial
Il poeta Mohamed Amine Bour, in arte Asterio che nel 2022 ha vinto con la poesia Alam Amal Dolore Speranzai il premio COSTRUZIONI FANTASTICHE.

Le cittadine di origine straniera in questi testi non si limitano a scrivere solo storie di autofiction ispirate alle proprie esperienze. Questo tema è solo una delle possibilità che loro hanno a disposizione per raccontare e raccontarsi. Sappiamo tutti che le biografie delle donne sono spesso un racconto nel racconto ma vederlo solo così è limitante. Le loro storie mostrano una finestra sul mondo che tutti noi dobbiamo iniziare a esplorare. I generi letterali utilizzati sono svariati e vanno dalla commedia dell’assurdo alla fantascienza perché ogni storia ha un linguaggio proprio dove potersi immergere per viaggiare con la mente e non solo. Chi racconta, costruisce mondi, con l’intento di aprire le porte e mostrare le possibilità” commenta Daniela Finocchi, ideatrice e responsabile del Concorso Lingua Madre e partner del workshop diversity leadership nella letteratura.

 

E’ possibile iscriversi al workshop cliccando al seguente link

Workshop Diversity Leadership nella Letteratura

 

Quaglieni a Bricherasio presenta “Passione per la libertà”

Domenica 19 giugno  alle ore 16, ospite al Palazzo dei Conti di Bricherasio, a Bricherasio Pier Franco Quaglieni presenterà il suo libro “Passione per la libertà“ eccezionalmente nel parco del palazzo legato alla storia dei Marchesi Cacherano di Bricherasio e dei conti Calleri di Sala. Nel libro viene ricordato anche  Paolo Macchi Cacherano di Bricherasio che fu amico del prof. Quaglieni, mancato tre anni fa.

Asd dancing school, un nuovo grande successo

Dopo il grandissimo successo che ha visto esibirsi sul palcoscenico del Teatro Superga di Nichelino 80 ballerini il 3 giugno in sold out, l’ asd dancing school Lunedi’ 13 Giugno ha replicato lo spettacolo “Tra inferno e Paradiso” presso piazza Perlasca ad Orbassano

Un grandissimo successo anche questa serata vista l’affluenza e i numerosi complimenti ricevuti, l’asd Dancing school diretta da Alessandra Colucci dopo aver vinto numerose competizioni nel corso di quest’anno accademico tra cui un importante concorso internazionale che ha visto protagoniste la compagnia della scuola Experiance dance project e la solista di soli 8 anni Aurora Giannelli è adesso impegnata in un importante campionato nazionale con alcuni gruppi della scuola che si terra’ a Roma la prima settimana di Luglio.
Un altro importante traguardo per un’allieva della Asd dancing school Aurora Piazzolla (20 anni) che ha superato una pre selezione per il programma televisivo Amici di Maria De Filippi con una coreografia pluripremiata di Alessandra Colucci dal titolo “contatto” e sara’ impegnata a breve con le selezioni ufficiali presso gli studi del programma di Mediaset.

“Collisioni 2022” Ritorna ad Alba il Festival “Agrirock”

Tutto dedicato ai giovani. Inizio effervescente con l’attesissimo Blanco

Da sabato 9 a domenica 17 luglio

Alba (Cuneo)

Nei giorni scorsi la presentazione in Regione Piemonte, ancora capofila (insieme, fra gli altri, al Comune di Alba, alle Fondazioni CRC e CRT con Banca d’Alba) nella realizzazione del Festival, che fra meno di un mese, dal 9 al 17 luglio, tornerà ad accogliere il grande pubblico, in versione interamente made in Italy, in piazza Medford ad Alba. Edizione speciale speciale, “Collisioni 2022” sarà quest’anno interamente dedicata ai giovani. Ne sono attesi – dicono gli organizzatori – più di 50mila, provenienti da tutt’Italia. L’obiettivo è quello di realizzare per loro un grande happening musicale, per festeggiare finalmente la prima estate di “normalità” dopo due anni di chiusure di concerti, scuole, attività ricreative e sportive. “Verso i giovani– hanno sottolineato il presidente della Regione, Alberto Cirio, e l’assessore regionale alla Cultura e al Turismo, Vittoria Poggi – abbiamo un debito come comunità, essendo stati proprio loro i più frenati nel percorso più delicato della loro formazione durante la pandemia. E a loro diciamo grazie, così come agli organizzatori, agli sponsor e all’amministrazione per avere mantenuto alta l’asticella della qualità di questa edizione con ospiti che sapranno infiammare l’entusiasmo di un pubblico che arriverà da tutta Italia e non soltanto”. Partenza, dunque, sabato 9 luglio, allorché la line up del Festival ospiterà l’unica data estiva in Piemonte (il concerto è già sold out da giorni) dell’attesissimo Blanco, preceduto da un live di gIANMARIADomenica 10 si prosegue con i Pinguini Tattici Nucleari preceduti da La Rappresentante di Lista (ormai un tormentone la loro “Ciao ciao” presentata all’ultimo Sanremo). Mentre sabato 16 luglio, sarà la volta di “Tutto Normale”, la grande giornata del Festival, nata da un’idea degli studenti di Alba e organizzato da “Collisioni” in collaborazione con “Banca D’Alba”, per consentire a tutti i giovani presenti di assistere a 5 concerti con un solo biglietto5 ore non stop di live che vedranno susseguirsi ininterrottamente sul palco alcuni dei nomi attualmente più osannati dalle nuove generazioni, da Madame a Tananai a sangiovanni fino a Frah Quintale e Coez. In chiusura, domenica 17 luglio, il concerto-spettacolo del famoso Stand-up Comedian Valerio Lundini accompagnato ad Alba dalla band I Vazzanikki, anche loro amatissimi dai giovani. A corollario del Festival – e sempre in un’ottica di particolare attenzione ai giovani – da segnalare anche il progetto speciale “La generazione delle idee” che (con la collaborazione di Fondazione CRC, che quest’anno festeggia i suoi trent’anni) ha permesso di coinvolgere nell’ambito di “Collisioni” migliaia di studenti della provincia di Cuneo, con laboratori e incontri in presenza a partire dal mese di marzo per la preparazione di videointerviste, workshop di fotografia, Social e radioweb, per rendere protagonisti proprio gli under 30 all’interno delle giornate del Festival. “Collisioni”, infine, anche quest’anno non perderà il suo carattere di “Festival Agrirock”, ospitando le eccellenze del territorio, dal latte piemontese (“Latterie Inalpi”) distribuito in forma di Yogurt ai prodotti di filiera corta di “Confederazione Italiana Agricoltori Cuneo” fino ai vini del “Consorzio Asti Docg”, bollicina ufficiale di “Collisioni”.

I biglietti di “Collisioni” (tranne per il concerto di Blanco, ormai esauriti) sono disponibili online su “Ticketone” e sugli altri circuiti o presso i punti vendita autorizzati.

Per ulteriori infowww.collisioni.it o press@collisioni.it

g.m.

Nelle foto:

–       Blanco

–       La Rappresentante di Lista (Ph. Gabriele Giussani)

Maurizio Briatta. La luce dentro casa illumina il mondo

Quando gli “interni” diventano racconto di vita e scrigni di poetica intimità

Da sabato 18 a venerdì 24 giugno

Appoggiato a terra, il ritratto fotografico di un volto femminile. Delicato, sguardo intrigante. Di chi osserva per capire. Non solo per vedere. Definito nella perfetta linearità dell’immagine, in un gioco di ombre e luci che rendono appieno la magia di un racconto che invita a superare il reale per leggere “oltre”, per porre e porci domande, quelle che abitano un presente o un passato su cui ancora non si sono definitivamente chiusi i conti. Altrove un vaso di tulipani, un convulso ma armonico intreccio di rossi, gialli e verdi riflessi nella cornice di un quadro, anch’esso (pare) messo lì in un angolo a terra. Presenza provvisoria, in attesa forse d’altra collocazione. E anche qui è la formidabile intensità del chiaroscuro a plasmare le cose. La vita in un interno. La vita in più interni. In via Palmieri, a Torino. O in quel di Mondrone. Un’agenda a tema natalizio. Arredi, filo e pulsante di una lampada riflessi sul  legno di una porta, specchio di misteriose immagini. Particolari fermati all’istante. Prima di capirne il senso. Che pure hanno. In quanto oggetti che custodiscono la memoria del tempo. Mi piace leggere così la piccola mostra fotografica “La luce dentro casa illumina il mondo” con cui si ripresenta, dopo l’assenza di alcuni anni dalla scena artistica subalpina, il torinese Maurizio Briatta. Sono quindici le immagini a colori che Briatta (alle spalle numerose mostre in Italia e all’estero) presenta, da sabato 18 a venerdì 24 giugno, presso gli spazi “Eikon_Museo della Fotografia” in piazza Statuto 13 a Torino. Curata da Tiziana Bonomo, anima e mente di “ArtPhoto”, la rassegna permette di riprendere le fila (in uno spazio amico qual è per l’artista quello di Gianni Oliva) di un discorso artistico che s’è mantenuto nel tempo nella ricerca di un linguaggio estremamente singolare fondato essenzialmente sul tema della “creatività nel colore”. E, a tal proposito, di lui scriveva giustamente Antonella Russo, storica della fotografia: “Elemento centrale della fotografia di Maurizio Briatta è l’uso del colore che è insieme forma e testo principale di ogni suo lavoro. In tal senso le sue non sono fotografie colorate a posteriori, ma al contrario immagini dove il colore è carne e materia viva di ogni stampa fotografica”. Colore e luce. Luci e ombre, per una poesia dalle semplici, ma non banali, connotazioni. Poesia del quotidiano. Così profonda da “ illuminare il mondo”. E la vita. Come sentiero fatto di salite e discese, di cadute e riprese dell’anima. Senza complicati intrecci emozionali, con quella “leggerezza  – scrive Tiziana Bonomo – che lo accomuna ai grandi fotografi italiani, ma con una contemporaneità artistica che lo differenzia da fotografi come Ghirri o Cresci. Briatta accetta infatti le provocazioni artistiche del nostro mondo senza alcuna retorica, costruendo una rima affatto diversa”. Tutta sua. Inconfondibile. Per quei decisi tagli di luce – colore – ombra capaci di sfidare (ben certi di spuntarla) la più banale realtà delle cose.

Gianni Milani

“Maurizio Briatta. La luce dentro casa illumina il mondo”

“Eikon_Museo della Fotografia”, piazza Statuto 13, Torino; tel. 348/8605090 o gianniolivafoto@gmail.com

Da sabato 18 a venerdì 24 giugno. Dal 25 giugno, su appuntamento

Orari: dalle 15 alle 19

Nelle foto:

–       “Interni via Palmieri 54”/1

–       “Interni via Palmieri 54”/2

–       “Interni via Palmieri 54”/5

–       “Interni Mondrone”/3