CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 332

Caccia ai Tesori arancioni del Touring Club

domenica 2 ottobre torna anche quest’anno la Caccia ai Tesori Arancioni del Touring Club Italiano.

100 i Comuni certificati con la Bandiera Arancione coinvolti per la più grande caccia al tesoro in contemporanea mai vista in Italia che invita a scoprire le piccole eccellenze dell’entroterra attraverso dei percorsi unici che si snodano nel cuore dei borghi e accompagnano i partecipanti – indizio dopo indizio – sulle tracce di storie, persone, monumenti e piccole curiosità custodite nei luoghi meno noti del nostro Paese.

In Piemonte, in particolare a Cannero Riviera (VB) la caccia al tesoro porta alla scoperta della storia e delle curiosità legate allo storico Corpo Filarmonico Cannerese. Tra le attività collaterali, previsti anche piccoli eventi e laboratori musicali per adulti e bambini. A Revello (CN) l’iniziativa si legherà ad attività dedicate ai fiori, ai frutti, alle verdure tipiche e ai funghi commestibili, con spiegazioni sulla flora autoctona. A Cherasco (CN) verrà allestito il Mercatino dell’antiquariato ed è prevista una passeggiata sul Sentiero del Bacio, un anello di 4 km per scoprire tutte le bellezze del luogo. A Castagnole delle Lanze (AT), invece, la caccia al tesoro comprenderà un percorso tra i filari con pranzo al sacco e degustazione di grappa e torta di nocciole, prodotti tipici della regione. A Usseglio, in provincia di Torino, la caccia è dedicata ai lavori di ieri e di oggi e sarà realizzata in concomitanza della Festa della transumanza e della patata di montagna.

La Banda dell’Esercito a Palazzo Arsenale

Evento  conclusivo del “Regio Opera Festival”.

Si è svolto giovedì nel Cortile d’Onore di Palazzo Arsenale, sede del Comando per la Formazione e Scuola di Applicazione, il concerto della Banda dell’Esercito quale evento conclusivo della seconda stagione del  “Regio Opera Festival”. Quattro mesi di programmazione di opere, concerti e balletti, realizzate con il patrocinio del Ministero della Difesa, del Ministero della Cultura e della Città di Torino, durante il quale il celebre cortile di Palazzo Arsenale ha visto la presenza di circa 25.000 ospiti.

Il concerto, come nel resto della stagione, ha avuto luogo alla presenza di autorità civili, militari, Ufficiali frequentatori, rappresentanti delle Forze Armate e di Polizia presenti sul territorio.
Il Comandante dell’Istituto di Formazione, Generale di Divisione Mauro D’Ubaldi, nel corso del Suo intervento, ha parlato dell’importanza della sinergia, anche tra organizzazioni eterogenee, che può trovare una sintesi costruttiva nella condivisione di un comune obiettivo, quale il conseguimento di una preziosa offerta culturale alla cittadinanza

La Banda dell’Esercito, diretta dal Maggiore Filippo Cangiamila, ha proposto un programma di sala che curiosamente ha riunito in un unico concerto musiche di autori accomunati dallo stesso cognome, e quest’anno, legati da diversi anniversari.

In particolare ricorrono i 150 anni della nascita di Ralph Vaughan Williams (1872-1958) fra le figure più rappresentative della musica inglese del ‘900, a capo del movimento “neomodale”  ha dedicato molto spazio alle musiche concepite per banda militare, tra i brani eseguiti:Flourish for Wind Band, Toccata Marziale e English Folk Song suit.

I 90 anni compiuti a febbraio da John Williams (1932), famoso direttore d’orchestra e compositore statunitense,  apprezzato per le numerose colonne sonore cinematografiche, Durante l’esibizione sono stati eseguitibrani di particolare effetto, quali: Superman suite, arrangiamento di Bob Lowden, Theme from Schindler’s List,arrangiamento di Jacob de Haan, Indiana Jones Selection, arrangiamento Hans van der Heide e Star Wars Saga, arrangiamento Jo’han.de Meij,

Inoltre, la Banda dell’Esercito ha eseguito Fanfare and Allegro del talentuoso e versatile compositore americano Clifton Williams (1923-1976) che viene ricordato quale primo vincitore di un decennale concorso di compo

La serata è stata presentata dalla giornalista Germana Zuffanti.

Costituita nel 1964, la Banda dell’Esercito si compone di centodue elementi, tutti diplomati al conservatorio e reclutati per concorso diretto. La sua esecuzione dell’Inno Nazionale Italiano, registrata nella versione fedele della partitura di Michele Novaro, è stata inserita tra i simboli della Repubblica Italiana sul sito internet del Quirinale. Il complesso partecipa a molteplici manifestazioni militari e svolge anche un’apprezzata attività, sia in Italia sia all’estero.

“Nettuno e Mercurio. Il volto di Trieste nell’‘800 tra miti e simboli”

Presentato nella Sala delle Feste di “Palazzo Madama”, il nuovo volume del giornalista e storico Paolo Possamai

Ai piedi dell’altopiano carsico, Trieste è la capitale mitteleuropea per eccellenza, magico punto d’incontro fra la cultura italiana, quella slava e quella tedesca. E’ la città di Svevo, di Saba e dell’irlandese Joyce (che qui visse per sedici anni e qui scrisse e pubblicò tutte le sue opere giovanili), città della Barcolana, “città della bora”, città “inventata” da Maria Teresa d’Austria che a metà Settecento volle farne il porto dell’Impero e città dai celeberrimi Caffè storici, primo fra tutti il “Caffè degli Specchi” (dove esordì come direttore d’orchestra Franz Lehar), nel suggestivo salotto della piazza Unità d’Italia, affacciata al Golfo con vista sul Castello di Miramare e incastonata in un anfiteatro di mirabili architetture, storia e atmosfere ancorate ai fasti dell’Impero Asburgico. Una storia, quella della “piccola Vienna sul mare” tutta legata ai traffici e ai commerci marittimi con l’Oriente. “Una storia rivendicata ogni dove, sui palazzi dei mercanti e delle pubbliche istituzioni, ma anche sui teatri e sugli alberghi con le facciate ricoperte da bassorilievi, i tetti abitati da centinaia e centinaia di statue, i portoni istoriati, i soffitti affrescati sempre con dèi e miti che richiamano all’identità laica, civile, imprenditoriale della città. Una fitta trama di simboli, metafore, allegorie, dalla mitologia con Mercurio (divinità del guadagno e del commercio e..dei ladri), Nettuno (dio dei mari e delle correnti), Ulisse, Giasone e Venere, fino al taglio dell’istmo di Suez”. A parlare è Paolo Possamai, giornalista e scrittore vicentino (una lunga importante carriera giornalistica e di scrittura storica alle spalle), ed oggi direttore di “Nordest Economia”, che nei giorni scorsi è stato ospitato in “Palazzo Madama” a Torino per la presentazione del suo ultimo libro, dedicato per l’appunto a Trieste (e al disvelamento di questa città tanto bella quanto “bizzarra”) dal titolo intrigante di “Nettuno e Mercurio. Il volto di Trieste nell’ ‘800 tra miti e simboli”, Marsilio Editore. L’appuntamento fa parte del ciclo “Monumenta Italiae. Quattro incontri per un patrimonio”, in collaborazione con l’“Associazione Amici della Biblioteca d’Arte dei Musei Civici di Torino – Fondazione Torino Musei”. Dalle pagine di Possamai emerge il volto urbano di una delle città tra le più affascinanti ed atipiche, raccontato per la prima volta attraverso una narrazione mitologica e fotografie inedite realizzate da Fabrizio Giraldi e Manuela Schirra, per spiegare uno degli episodi urbani più significativi del neoclassicismo in Europa. La prefazione è a cura dello storico dell’arte, Giuseppe Pavanello.

Dopo l’incontro con Paolo Possamai, i prossimi appuntamenti di “Monumenta Italiae”, in “Palazzo Madama”, si terranno lunedì 3 ottobre (ore 18) con Lisa Parola, storica dell’arte, autrice di “Giù i monumenti? Una questione aperta” edito da “Einaudi” e lunedì 10 ottobre (ore 18) con Renzo Villa e Giovanni Carlo Federico Villa, direttore di “Palazzo Madama” e docente presso le Università di Bergamo e Udine, autori di “Statue d’Italia. I. Storia della statuaria commemorativa pubblica dal Risorgimento alla Grande Guerra”, per “Silvana Editoriale”.

g.m.

Nelle foto:

–       Paolo Possamai

–       Cover libro

RBE TV, da guardare e da ascoltare

La storica emittente comunitaria affianca alla programmazione radio un palinsesto originale e autonomo visibile sul canale 87 del digitale terrestre in Piemonte  nelle province di Torino, Cuneo e Asti.

Nata nel novembre del 1984, Radio Beckwith Evangelica – RBE è una delle poche realtà comunitarie del panorama radiofonico piemontese nata sull’onda lunga delle radio libere ancora presenti nell’etere. La sua è un’avventura lunga 38 anni, che oggi aggiunge un nuovo importante pezzo alla propria storia: dal 19 settembre è partita la programmazione di RBE TV, un progetto che conferma ancora una volta come la sua sia una realtà in continua crescita, capace di rispondere alle sfide del presente e cogliere le occasioni offerte dalla tecnologia senza snaturare il proprio carattere comunitario.

RBE TV intende oltrepassare alcuni schemi propri della televisione, coniugando alle possibilità offerte dall’immagine l’informalità e il ritmo tipici del mezzo radiofonico.

Sul canale 87 del digitale terrestre RBE TV è in onda 24 ore su 24 in Piemonte nelle province di Torino, Cuneo e Asti con una programmazione in parte condivisa con il palinsesto radiofonico e in parte originale e autonoma, con format culturali e informativi specifici concentrati principalmente nella fascia serale alle 21.00: show serali, film, documentari, cortometraggi, cabaret, teatro, concerti, programmi di informazione, rubriche su libri, musica, sport e dirette live da eventi e festival.

Lunedì appuntamento con il Monday Night sportivoDentro i secondi’, spazio dedicato agli sport definiti “minori” condotto da Nicola Giordano, Matteo Giai e Valerio Suppa; martedì si celebra il ritmo in tutte le sue forme con Luciano Morciano e il suo ‘RBGroove’; Mercoledì spazio a documentari, film e corti selezionati in collaborazione con enti del territorio per una ‘Seratina film’; il giovedì è dedicato al teatro, dal palco del Teatro Il Moscerino di Pinerolo Marta De Lorenzis e Samuel Dossi presentano ‘Mi ritorni in mente show’; il fine settimana si apre venerdì con ‘Date Night Radio Show’, uno spazio dedicato alla musica, nel quale ospiti dal mondo della cultura e dello spettacolo si raccontano guidati in studio da Andrea Bracco, Marco Gastini, Michele Gastini, Silvio Dealessandri e Occhiopesto; sabato è tempo di musica live con ‘Weekend a concerto’ per vedere e ascoltare speciali esibizioni provenienti da festival ed eventi che hanno animato le recenti serate piemontesi; domenica la settimana si chiude all’insegna del divertimento grazie agli spettacoli di stand-up comedy con ‘TAC – Tutta un’Altra Comicità’, associazione e scuola di stand-up torinese fondata, tra gli altri, da Stefano Gorno e Franco Bocchio (duo Gnomiz) e Andrea Pisani (PanPers).

Tra i nuovi programmi nati in occasione dell’avvento di RBE TV da citare anche ‘Almeno due pagine al giorno’ dove ogni sabato alle 17.00 saranno ospiti di Francesco Piperis autori e autrici di libri.

«L’intenzione è di portare in tv lo stile comunicativo che ha caratterizzato nel tempo RBE, in modo che i due media si integrino, arricchiscano e completino – racconta Matteo Scali, Coordinatore di Redazione –. Abbiamo in mente una televisione locale che si occupi di cultura, informazione e del racconto del mondo protestante; che sappia intrattenere in modo leggero accompagnando le persone con una proposta contenutistica che susciti interesse e curiosità. Un tassello che crediamo possa contribuire ad arricchire il dialogo in una società plurale».

Dalle rudimentali antenne degli anni 80 al digitale terrestre, passando per lo streaming, i podcast, i social e il DAB; RBE ha sempre saputo superare le prove di rinnovamento imposte dalle nuove tecnologie e la TV di oggi può dirsi figlia di un percorso iniziato lontano nel tempo che al rinnovamento tecnico ha sempre legato il profondo desiderio di un rinnovamento culturale. Si tratta di un passo ulteriore nella ricerca di linguaggi che uniscano radio, televisione e web, con lo scopo di raccontare il territorio piemontese e le sue interconnessioni con il mondo, attraverso le parole e le immagini. Per la redazione e lo staff di RBE la tv rappresenta un punto di arrivo del lavoro fatto negli scorsi anni in ambito video con la nascita nel 2018 del progetto Vibes (Video Beckwith Studio), ma anche una nuova sfida per continuare a costruire una prospettiva nel panorama dei media che includa il racconto consapevole del mondo delle chiese protestanti in Italia e in particolar modo della realtà ed identità della Chiesa Valdese.

Raffaele Gonnet, neopresidente dell’Associazione culturale Francesco Lo Bue – proprietaria della radio – dichiara: «Essere presidente da così poco tempo e avere l’onore di partecipare ad un evento epocale per l’Associazione e per RBE come è il lancio del canale televisivo, è davvero emozionante. Fondamentale è stato l’appoggio della Tavola Valdese e grazie all’impegno e al lavoro della redazione e del direttivo dell’associazione si è potuto raggiungere questo traguardo. Ora si tratta di proseguire il percorso e fare in modo che questo passaggio diventi un punto di partenza per dare continuità al progetto che vede impegnata RBE sui fronti dell’informazione, del racconto del territorio regionale e della Chiesa Valdese e più in generale del mondo protestante».

A partire da lunedì 3 ottobre il palinsesto sarà completo, con una programmazione ad hoc in onda dalla sede di Luserna San Giovanni (TO), ma non solo; RBE TV sarà presente in fiere, festival, eventi, con uno studio itinerante dal quale trasmetterà in diretta con talk e ospiti. Dopo il weekend passato a Terra Madre – Salone del Gusto 2022 di Torino e all’Alzheimer Fest Off di Luserna Alta (TO), RBE TV sarà presente al Festival delle Migrazioni (Torino) e dal Campionato Mondiale di Plogging (Villar Perosa, TO).

PROSSIMAMENTE IN ONDA

Mercoledì 5 ottobre alle 21.00 per ‘Seratina film’, RBE TV trasmetterà in collaborazione con il Ccv – Centro Culturale Valdese di Torre Pellice “Faithful for centuries (Fedeli nei secoli)di Nino Martinengo. Il film, realizzato nel 1924 su iniziativa del pastore Paolo Bosio, è dedicato alla Chiesa valdese e alla sua storia. La pellicola racconta le vicende dei valdesi, dalle origini con la conversione di Valdo, alle persecuzioni del 1500-1600 giungendo fino agli anni 20 del Novecento con una carrellata su diverse comunità valdesi presenti in Italia dal nord al sud del paese. Il film ebbe una vita difficile, infatti dopo la prima proiezione in un cinema romano, l’opera venne bloccata dalla censura fascista, che riteneva che potesse essere offensiva verso la religione cattolica e ne fu impedita la visione. Fu a quel punto distribuito in maniera clandestina all’estero, ma non ebbe successo e se ne persero le tracce. All’inizio degli anni 80 una copia della pellicola fu ritrovata nella sede dell’American Waldensian Society a New York. Nel 2015 la Fondazione Ccv, a cui appartiene oggi il film, ha deciso di farlo restaurare nei laboratori dell’Immagine ritrovata di Bologna. Faithful for century ha quindi cominciato a circolare nelle sale e arriva ora in versione completa anche alla Tv.

I film successivi saranno “Willy Jervis – Protestanti e Libertàrealizzato dal gruppo teatro del liceo valdese di Torre Pellice con la regia di Anna Giampiccoli e trasmesso in collaborazione con il Liceo Valdese il 12 ottobre e “Bartolomeo Peyrot, primo italiano sul Monviso di Emanuele Pasquet e Leopoldo Medugno, in collaborazione con il CAI UGET Val Pellice il 19 ottobre.

Venerdì 7 ottobre alle 21.00 primo appuntamento con ‘Weekend a concerto’. In collaborazione con Jazz Visions, verrà trasmesso il concerto “Secret Places”, registrato a giugno a Revello (CN). Sul palco la presenza scenica e la voce di Cèlia Kameni accompagnata da Alfio Origlio al pianoforte e arrangiamenti, Brice Berrerd al contrabbasso e Zaza Desiderio alla batteria. Il 21 ottobre, in collaborazione con Occit’Amo/Suoni dal Monviso verrà trasmesso il concerto “Omaggio a Lucio Dalla” registrato il 21 luglio scorso al Castello Tapparelli d’Azeglio di Lagnasco (CN). Sul palco un’orchestra sinfonica di 50 elementi per rendere omaggio al cantautore bolognese a 10 anni dalla sua scomparsa.

Sabato 8 ottobre alle 17.00 – ‘Almeno due pagine al giorno’ ospita lo scrittore Andrea Pomella, che ha da poco pubblicato per Einaudi il suo nuovo libro, Il Dio disarmato, un romanzo che interseca fatti pubblici e racconto privato delle ultime otto ore di vita di Aldo Moro prima del sequestro.

RBE TV

Canale 87 del digitale terrestre

In onda 24 ore su 24 in Piemonte nelle province di Torino, Cuneo e Asti

Video di lancio https://bit.ly/RBE_TV_spot  

Rabarama plasma la materia. Alla galleria d’arte Malinpensa by Telaccia

Una mostra di grande rilevanza con protagonista l’artista romana RABARAMA inaugura alla galleria d’arte Malinpensa by Telaccia il 4 ottobre prossimo

 

Si inaugura martedì 4 ottobre prossimo, presso la Galleria d’Arte Malinpensa by Telaccia, una personale dedicata all’artista romana RABARAMA, nome d’arte di Paola Epifani, che vive e lavora a Padova.
Figlia d’arte, fin da piccola ha mostrato un talento naturale per la scultura, avviando la sua formazione presso la Scuola d’Arte di Treviso e in seguito presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia. In realtà il gene artistico è presente nel suo DNA, in quanto anche il padre era pittore e scultore e la madre ceramista. Sin dall’infanzia la scultrice ha frequentato gli ambienti artistici, venendo a contatto con tecniche e idee variegate.
La scelta del suo pseudonimo risulta affascinante per il suo suono melodico che produce. La decisione di adottarlo risponde, comunque, a esigenze ancora più personali e intime. Coincide con il messaggio che ella vuole trasmettere attraverso le sue opere, vale a dire con la sua volontà di lasciare un segno.
La prima parte del nome “Raba”, nell’antica lingua indoeuropea del sanscrito, significa “segno”. La seconda parte “Rama” rappresenta nell’Induismo l’incarnazione divina. Si tratta, quindi, del passaggio dal mondo occidentale, frenetico e spesso distratto, all’universo orientale, più lento e contemplativo.
A soli diciassette anni il suo primo viaggio in Messico, in qualità di rappresentante italiana per il concorso di Toluca, per il quale ha realizzato una scultura in legno alta due metri, poi acquisita dalla collezione permanente del Museo di Arte Moderna.
Il suo talento per la scultura è apparso evidente già dai tempi in cui, ad appena dieci anni, partecipò alla mostra internazionale per il trentesimo anniversario della Nato. Il suo percorso artistico risulta costellato di numerosi successi. Le sue opere sono, per lo più, gigantesche sculture in metallo, in bronzo, alluminio, gomma e marmo, raffiguranti figure umane. Queste assumono una posa raccolta e introspettiva, che si accompagna alla varietà dei diversi pattern e disegni utilizzati per la decorazione. I colori usati esprimono una dirompente vitalità e creatività. Spesso l’artista accompagna le presentazioni delle sue opere con performance multimediali, musica d’avanguardia e set di bodypainting.
Le creazioni di Rabarama sono rappresentate da sculture e dipinti raffiguranti uomini, donne e creature ibride, spesso connotate da caratteristiche eccentriche. La pelle dei soggetti creati dall’artista viene frequentemente decorata con simboli, lettere, geroglifici e altre figure, in una pluralità di forme diverse.
La membrana di “mantello”, che sembra avvolgere queste figure, muta in maniera costante, arricchendosi di simboli, metafore e segni.
Grazie al suo talento Rabarama ha sperimentato e realizzato, nel corso del tempo, le sue creazioni in diversi materiali. Le prime sono state elaborate in terracotta, per passare poi ai bronzi dipinti, i suoi più classici e conosciuti.
Sicuramente di fascino sono le opere, gli splendidi pezzi in marmo, vetro e pietre rare, le inclusioni in resina, i monotoni in resina siliconica, i preziosi gioielli d’artista e gli splendidi dipinti e serigrafie.
L’arte di Rabarama è ricca di un’energia instancabile e di un lessico formale personale, capace di trasmettere all’osservatore una tematica di forte valenza simbolica, psicologica e sociale.
Il suo linguaggio risulta di straordinaria vitalità e si evolve, divenendo in grado di sprigionare un incredibile significato relativo alla vita umana.
L’essere da lei rappresentato acquista una profonda intensità dello sguardo e una luce spirituale notevole, in grado di esprimere stati d’animo e sensazioni variegate.
Rabarama conduce una ricerca assoluta in cui dominano il processo emotivo e quello concettuale, in un iter creativo che pare capace di trasformare la materia in pure emozioni.
Le sculture realizzate in bronzo nascono da un’interpretazione a sua volta originata da un indiscutibile impegno progettuale, di evidente valore artistico e culturale, carica di un significato esistenziale ricco di studi e contenuti. La materia viene plasmata dall’artista, che non dimentica mai i reali valori della vita umana.
Le opere di Rabarama sono esposte in particolar modo all’estero, soprattutto negli Stati Uniti, in Cina e a Parigi. Soltanto tre sculture si trovano in Italia e sono “Trans-lettera”, “Labirintite” e “Co-stell-azione”, sul lungomare Falcomatà di Reggio Calabria, realizzate nel 2007, in occasione di una personale dal titolo “Rabarama. Identità”.
La personalità di questa artista appare particolarmente controversa, ma molto amata dal pubblico. Anche se Rabarama è maggiormente conosciuta come scultrice, in realtà è anche una fine pittrice e le sue tele riproducono spesso i soggetti che realizzerà in seguito sotto forma tridimensionale.
Per la copertura del derma delle sue sculture prende ispirazione dai nidi d’ape, una forma a lei congeniale nel rappresentare l’eredità biologica e genetica insita nell’uomo, quale destino ineluttabile.
Per le decorazioni della pelle l’artista si sposta dalla visione a nido d’ape verso forme che, via via, acquistano valenze più profonde, quali geroglifici, lettere antiche e moderne.
L’indirizzo della sua ricerca è stato influenzato da numerosi viaggi compiuti all’estero, in Oriente, in particolare in Cina dove, a Shanghai, ma non solo, l’artista è diventata quasi di casa, tanto che una sua scultura è stata acquistata come arredo urbano dal governo cinese. Oggi si trova proprio a Shanghai, davanti al palazzo del governo. Rabarama risulta profondamente affascinata anche dal Giappone, come dall’India, dalle loro rispettive consuetudini e costumi, che le hanno permesso di ampliare la propria conoscenza e approfondire la sua ricerca artistica. Il tema del viaggio risulta, quindi, ispiratore nell’arte di Rabarama, un viaggio inteso come artistico, ma anche “della vita”.
Le tematiche toccate dall’artista sono la natura, con opere ispirate al mare e alla terra, legate a profondi valori umanistici.
Le sue sculture si ispirano al tema della memoria, ripercorrendo il passato per trarre da esso degli insegnamenti, alla tematica della fiducia, indispensabile in questo momento, e alla consapevolezza.
Numerosi i progetti e le collaborazioni realizzate da questa artista molto camaleontica. Si annoverano anche delle collaborazioni con altri artisti e performer, tra cui, nel 2013, il Cirque di Soleil, a Las Vegas.
L’arte, per Rabarama, è diventata espressione e sfogo per le emozioni provocate dallo stato di profondo disagio che ella vive in modo quotidiano nei confronti del mondo che la circonda. L’arte diventa, così, uno strumento che le consente di raggiungere un equilibrio interiore e la serenità desiderata.
Rabarama plasma la materia e, al tempo stesso, colma gli spazi umani interiori con una ricchezza d’animo autentica.

Mara Martellotta

Sbarca a Torino To Listen To, prima edizione: un festival di musica elettronica che omaggia le sue radici

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Da oggi fino al 3 ottobre una settimana di concerti, lecture e workshop nel segno della musica elettronica.

Ma non aspettatevi scatenati dj set alla Club To Club. “To Listen To– Festival dell’ascolto sperimentale è tutta un’altra musica, che più che allo stordimento mira alla consapevolezza. Il progetto, alla sua prima edizione, è ideato da SMET, la Scuola di Musica Elettronica del Conservatorio di Torino e si dipana in diversi luoghi: l’Imbarchino del Valentino, lo StudiumLab di Palazzo Nuovo, dove venerdì si è tenuta l’anteprima, il Cinema Massimo e il Conservatorio Giuseppe Verdi di via Mazzini. Se l’accostamento musica elettronica e Conservatorio, tempio della formazione classica, sembra insolito, per comprenderlo è necessario fare un tuffo nel passato, di almeno mezzo secolo. Nel 1964 il torinese EnoreZaffiri, pioniere della musica elettronica in Italia, fonda SMET, lo Studio di Musica Elettronica di Torino e nel 1968 istituisce presso il Conservatorio di Torino un Corso Sperimentale di Musica Elettronica, secondo solo a quello voluto da Pietro Grossi a Firenze nel 1965. Oggi alla guida di SMET c’è il geniale sperimentatore Stefano Bassanese, curatore di questo festival che pone al centro l’ascolto consapevole, senso imprescindibile per ogni atto creativo che non si finisce mai di acuire e raffinare in un mondo dominato dal frastuono. Ogni giorno due appuntamenti live al Conservatorio, uno alle 18.30 l’altro alle 20.30 dove si avvicenderanno artisti già affermati, studenti ed ex-studenti del Conservatorio, inframmezzati alle 19.45 da riflessioni sull’ascolto condotte da musicologi, sociologi, filosofi. Il foyer del Conservatorio accoglierà il pubblico con installazioni multimediali insolite che stuzzicheranno la fantasia senza complicate e sbruffone ricercatezze intellettuali, il tutto è inserito in una giocosa “sfida dell’inaudito” per riappropriarci di un senso importante, un po’ appannato. È anche un’opportunità per conoscere grandi maestri della musica contemporanea che hanno intrapreso percorsi fuori dai canoni. È il caso di Jean-François Laporte, artista eclettico del Quebec che mescola sound art, performance, installazione e arte digitale con gli insoliti strumenti acustici di sua invenzione come la “table de babel”, il “trompesax”, l’orgue de sirènes”. E c’è anche il nostro Davide “BoostaDileo con un suo brano per pianoforte “Music for piano with magnetic strings” il 28 settembre  e “Paper view, per suoni di carta ed elettronica” il 1° ottobre in anteprima assoluta.

Tra gli altri appuntamenti off da non perdere: i dj set all’Imbarchino e la serata di chiusura del 3 ottobre al Cinema Massimo con la sonorizzazione live di Zalamort, film del 1924 di Emilio Ghione.

GIULIANA PRESTIPINO

Tutti i concerti, le lecture e i workshop sono a ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria. Tutte le informazioni su:

https://www.to-listen-to.it/

L’isola del libro: Speciale dedicato alla Regina Elisabetta II

Rubrica settimanale a cura di Laura Goria

Sembrava davvero eterna la sovrana più longeva della storia, ed è con un senso di incredulità che si è appresa la sua morte a 96 anni, poco più di un anno dopo quella dell’amato consorte, il principe Filippo. Sono state scritte infinite pagine e andate in onda dirette e speciali che hanno annotato, indagato e sviscerato tutto il possibile su questa regina immensa che ha attraversato il Novecento ed affrontato ulteriori sfide nel Duemila. Settanta anni sul trono, nel corso dei quali si sono dati il cambio 14 presidenti americani, 15 primi ministri britannici, e anche sul soglio di San Pietro i Papi si sono avvicendati mentre lei è sempre stata lì; icona a livello mondiale.
Con la sua dipartita, si dice che rischi di finire un’era in cui la Corona Britannica è stata la Casa Reale per eccellenza, unica e irripetibile. Basti pensare che quando si dice Regina in automatico nella mente di tutti è lei che balza agli occhi e nella mente; l’intramontabile Elisabetta II entrata a pieno titolo nelle pagine della storia e nelle case di 5 generazioni (se non contiamo i bambini, che però hanno deposto i fiori per lei in tutto il regno).
Vogliamo sperare che la fine le sia giunta lieve, a passo rispettoso e clemente, e restiamo legati alla sua ultima immagine pubblica. Quando nell’amato Castello di Windsor, due giorni prima aveva incontrato la neo Premier dei Conservatori Liz Truss, e la sua mano tumefatta non era passata inosservata.
Eppure, anche se molto esile, pallida ma sorridente, abbiamo pensato che la fine non fosse poi così vicina.
Invece è accaduto e la commozione per la sua dipartita è dilagata a livello mondiale. Il suo funerale è stato di un’imponenza mai vista prima.
500 capi di stato e altri grandi della terra sono accorsi a Londra per renderle omaggio; tutti rigorosamente “blindati” per partecipare alla sontuosa cerimonia orchestrata alla perfezione, ripresa in diretta dalle principali televisioni del pianeta.
Dopo giorni in coda per poter salutare la loro sovrana, abbiamo visto i sudditi sfilare in commosso silenzio davanti al feretro, ed hanno reso perfettamente l’idea di quanto fosse amata dal suo popolo e non solo da quello.
Si è scatenata una travolgente ondata di commozione a livello globale. La folla oceanica a fare ali al passaggio del corteo funebre; tra rispettoso silenzio, ma anche applausi e lancio di fiori.
Uno strepitoso ed immenso omaggio -profondamente intriso di gratitudine e rispetto- ha accompagnato la regina nel suo spettacolare funerale fino a Windsor, dove ora riposa insieme al marito, ai genitori e alla sorella. Immagini di una coreografia suprema e di enorme portata emotiva, un evento storico senza precedenti

Su Elisabetta II e la sua complicata famiglia sono stati impressi fiumi di inchiostro, allora vediamo di ricordare alcuni titoli.

Antonio Caprarica “Elisabetta per sempre regina” -Sperling & Kupfer -euro 19,50
Ora che non c’è più, è emblematico questo titolo che la consegna all’immortalità e ne ricostruisce anche i passi meno conosciuti.
Caprarica- che la Regina l’ha incontrata ed è stato il primo giornalista salentino invitato a sedere alla sua tavola- ripercorre la vita di Elisabetta II, (Elizabeth Alexandra Mary). Da quando nacque il 21 aprile 1926 con un taglio cesareo, nella dimora dei nonni materni, dalla duchessa Elizabeth Bowes-Lyon (in seguito chiamata regina madre e morta alla veneranda età di 102 anni), al 17 di Bruton Street nel quartiere elegante e tranquillo di Mayfair. E non era affatto previsto che potesse diventare regina.
La storia ormai è nota a tutti. L’abdicazione dello zio re Edoardo VIII, che scelse l’amore per l’avventuriera Wallis Simpson, mise la corona sulla testa del padre di Elisabetta, il timido e balbuziente re Giorgio VI, che con senso del dovere e supportato dalla moglie, fu un ottimo re e fonte di ispirazione per la futura Queen. Da allora i passi della giovane sposa, madre e regnante che ha dedicato tutta la vita al servizio dei sudditi, è stata ripetuta ad infinitum.
La marcia in più del libro di Caprarica consiste nella sua abilità di farci capire che dietro i fatti per lo più noti si cela sempre la parte più intrigante, e lui ci aiuta proprio ad andare oltre le quinte. In queste scorrevoli ed accattivanti pagine scopriamo alcune cose inedite della sovrana e del mondo che le ruotava intorno.
I ritmi della sua giornata, che iniziava con la sveglia regolare alle 7,30, con la colazione servita su un vassoio d’argento, ed altre sue abitudini immutabili. L’amore incondizionato per la natura, i cavalli e i suoi cani; tutto impreziosito da aneddoti che ci proiettano più a fondo l’anima di questa donna strepitosa.
Senza anticipare le molteplici sorprese del libro, vale la pena leggerlo per capire meglio la vita di Elisabetta II, l’impegno, l’abilità di traghettare il Regno attraverso la storia e le sue dinamiche. Una regina che a testa alta ha sempre tenuto la barra dritta, anche quando i marosi della vita privata avrebbero potuto farla affondare.
A partire dall’attenzione che l’amato marito riservava alle belle donne – ma lei passava oltre e le definiva semplicemente “le amiche di Filippo”- perfettamente consapevole che la loro profondissima unione restava insindacabilmente inaffondabile.
Lui era la sua “roccia”, hanno trascorso insieme 73 anni. Ce la ricordiamo sola, a capo chino, mascherina nera sul volto, al funerale del principe Filippo di Edimburgo. Possiamo solo immaginare quanto deve essere stato difficile ritrovarsi ancora più sola, alle prese con il torbido sex affair del figlio Andrea, le mattane di Harry e Megan e le loro velenose interviste.
Leggendo questo libro riusciamo a capire meglio la forza interiore, la saggezza e la lungimiranza con cui questa donna e sovrana immensa ha saputo affrontare la vita.

Vittorio Sabadin “Elisabetta l’ultima regina” -Utet- euro 16,00
Il giornalista e scrittore Vittorio Sabadin è un altro esperto di reali e non per niente nei giorni successivi alla morte della regina è stato invitato a svariati programmi televisivi; per aiutarci a decodificare meglio Elisabetta II, la sua vita e il futuro su cui si affaccia suo figlio, ora re Carlo III.
In queste pagine documentatissime ripercorre l’incredibile vita di questa icona assolutamente unica, diventata sovrana ad appena 25 anni, alla prematura morte del padre re Giorgio VI, stroncato dalle 60 sigarette giornaliere e dal tumore a soli 56 anni. La notizia raggiunse Elisabetta in Kenya con il marito Filippo, mentre era in rappresentanza del sovrano bloccato dalla malattia. E per Elisabetta, da allora, niente è stato mai più spensierato come prima.
Sabadin ricostruisce magnificamente tutti i passi salienti della lunga vita della regina che tenne sempre tenacemente fede all’impegno preso pubblicamente: «Dichiaro di fronte a voi che l’intera mia vita, per lunga o corta che sia, sarà dedicata al vostro servizio….».
Nel libro ripercorriamo l’amore e il sodalizio con il bellissimo marito, “l’Unno” Filippo di Grecia, il rapporto con il figlio Carlo e la mina vagante Diana Spencer; in un susseguirsi di frame della sua vita pubblica e di quella più privata ed intima.
Dall’amore per il Royal Yacht Britannia su cui Elisabetta ha trascorso preziosi e rari momenti di riposo a quello per i cani corgi. Poi le relazioni con i capi di Stato del mondo, con i premier…..e tanto altro. Emerge in tutta la sua potenza la figura di una donna che ha concepito la regalità come servizio e senso del dovere.

Alberto Mattioli e Marco Ubezio “Elisabetta la regina infinita” -Garzanti- euro 16,00
Mattioli è un giornalista, Ubezio un avvocato con la passione per la monarchia inglese, i due hanno unito le forze e scritto con cognizione di causa questo libro che tralascia i gossip e va dritto alla sostanza. Gli autori partono dallo strazio che la sovrana deve aver provato nell’aprile dell’anno scorso quando ha
dato l’ultimo saluto all’uomo della sua vita. Il principe Filippo aveva predisposto minuziosamente tutti i passaggi che avrebbe voluto per il suo funerale, e lei li rispettati alla lettera. Ha accompagnato a testa china il marito nella cappella di San Giorgio; sul catafalco una semplice corona di fiori bianchi (scelti da lei personalmente) e il suo biglietto scritto con mano ferma, 3 semplici parole che contenevano tutto: «Your loving Lilibet».
Emerge da queste pagine la figura monumentale di Her Majesty: forte, decisa, saggia, dotata di uno humor, anche tagliente ma irresistibile, che è stata una cifra importante della sua vita e del suo modo di affrontare gli ostacoli. Perché Elisabetta II ha affascinato tutti, a tutte le latitudini del mondo e trasversale alle classi sociali?
Se ripercorriamo la storia, il suo regno è iniziato quando il paese era già in declino, sebbene ancora una grande potenza.
I suoi predecessori avevano regnato su un quarto delle terre emerse, il maggiore impero della storia. Il nonno e il padre avevano vinto 2 guerre, re Giorgio era Imperatore dell’India.
Il Commonwealth regge, ma solo 15 dei 53 stati che ne fanno parte la riconoscevano come loro Regina, e tra questi ci sono i due più importanti, Canada e Australia.
Ecco, gli autori si sono posti questa domanda e hanno trovato le risposte nella figura granitica della regina che non si è limitata a servire la corona. E’ stata elemento strategico per l’unione dei suoi sudditi, ha svolto egregiamente il suo compito ed ha incarnato la sovranità fino a farla coincidere con la sua persona. Sembra tristemente profetica la frase con cui Alberto Mattioli e Marco Ubezio si pongono il quesito: «….Elisabetta c’è sempre stata, anche se purtroppo non ci sarà sempre….la sovrana fedele a un giuramento che è coinciso con le sue più intime convinzioni, scenderà dal trono solo per trasferirsi nella tomba».
Immaginano che «…quando il giorno arriverà e ci renderà tutti tristissimi, Elisabetta se ne andrà con la coscienza pulita:….lei il suo dovere l’ha fatto al meglio delle sue possibilità»….

Andrew Morton “The Queen. Elisabetta 70 anni da regina” -Rizzoli- euro 20,00
Morton è uno dei più famosi biografi della Royal Family, nonché l’autore della discussa biografia “Diana. La sua vera storia” (1992) scritta sulla scorta delle tante confidenze della principessa, che gli svelò dettagli inediti della sua vita tormentata, tra regole di corte rigidissime e il matrimonio pessimamente assortito.
Da precisare che questa di Andrew Morton è una biografia della regina non autorizzata.
Una carrellata su 70 anni di regno in cui miscela racconti privati, confessioni ottenute da fonti vicine alla casa reale e da persone molto informate, aneddoti curiosi e inediti che tratteggiano un ritratto sorprendente della sovrana.
Tra i tanti punti cruciali della sua vita, i tempestosi divorzi dei figli, finiti sotto i riflettori dei media mondiali e che, secondo le confidenze di una persona vicina a Elisabetta, le avrebbero procurato un livello di stress molto più alto di quello che la sua aplomb lasciava immaginare.
Morton insiste sul fatto che lo sgretolamento dei matrimoni di Carlo e Andrea avrebbero messo a durissima prova il leggendario equilibrio di Sua Maestà.
E via via altri retroscena di altri momenti delicati del suo regno, primo fra tutti le reazioni alla morte di Diana. Tutto condito da particolari poco conosciuti….e magari da prendere con qualche cautela

 

Eva Grippa “Elisabetta e le altre” – DeAgostini- euro 17,00
Qui la prospettiva adottata dalla giornalista e royal watcher Eva Grippa è quella di ricostruire la figura della sovrana attraverso i suoi rapporti con 10 donne che hanno avuto un ruolo importante nella sua lunga vita.
Si parte dalla tata Marion Crawford, poi ripudiata perché avrebbe spifferato troppo di quello che accadeva nella famiglia reale.
C’è il legame con la regina madre, l’indomabile Queen Mother Elizabeth Bowes –Lyon, che amava mantenere uno stile di vita decisamente elevato e con un debole per il Martini (che sembra essere stato un elisir di lunga vita dal momento che è riuscita a spegnere 102 candeline).
Altro legame profondissimo quello con la sorella Margaret; bella, sensuale, assetata di vita e libertà. Sfortunata in amore e nei matrimoni, finita male e infelice.
Per Elisabetta è sempre stata la sorellina da proteggere. Inseparabili da bambine e unite da un affetto profondo anche quando la regina ha dovuto frenare Margaret. La sua infelicità per la contrastata storia d’amore con l’affascinante –ma già sposato- colonnello Peter Townsend, fu una delle prime questioni di cui la giovanissima regina dovette occuparsi.
Fortissimo il legame della sovrana con la figlia Anna; entrambe concrete, parsimoniose, con un incrollabile senso del dovere, amanti di cani e cavalli. Nel 1987 le ha conferito il prestigioso titolo di “principessa reale”, e da sempre lei ha rispettato un’agenda fittissima di impegni istituzionali e a favore di numerosi enti di beneficenza.
E’ sempre stata un enorme aiuto per Elisabetta che, nel 2002, quando perse la sorella e la madre, trovò prezioso conforto nella figlia e disse «Anna non è la persona giusta per offrire una spalla su cui piangere, ma è un perfetto braccio destro su cui appoggiarsi per procedere». E’ questa l’unica donna ammessa a seguire a piedi il al feretro di quella madre tanto amata.
Tra le altre donne che hanno intersecato il suo cammino, le nuore Diana Spencer e la vulcanica Sarah Ferguson, Camilla Parker Bowles, e le mogli dei nipoti, Kate Middleton e Meghan Markle, così diverse tra loro.

 

Cecil Beaton “The Royal Portraits” -Thames and Hudson-
Perché non chiudere questa carrellata con un libro fotografico di grande pregio, del grande Cecil Beaton (1904 – 1980); che fu molto più del fotografo di teste coronate, star hollywoodiane e personaggi illustri. Conquistò la fama anche come costumista, scenografo e arredatore.
Lavorò nel mondo della moda e dello spettacolo disegnando costumi per il cinema; sempre ad altissimo livello e al centro del glamour internazionale.
Il prezioso volume racchiude un tesoro di sue incantevoli 290 foto dei grandi protagonisti della corona inglese, di cui 20 a colori e 270 in bianco e nero.
Vi sono magnificamente immortalati donne e uomini dei Windsor, dalla regina madre a Elisabetta e Margaret, consegnate per sempre alla storia in questa immagini che le ritraggono giovani, splendide e con tutta la vita davanti. Rivedere Elisabetta in tutto lo splendore e il fasto della sua incoronazione non ha prezzo.

“Il cappello dell’Imperatore“ con il Pannunzio a Palazzo Cisterna

Lunedì 26 settembre alle ore 17,30 a Palazzo Cisterna (via Maria Vittoria 12), Massimo Novelli, in dialogo con l’autrice, presenterà il libro di Anna Arisi Rota “Il cappello dell’Imperatore. Storia memoria e mito di Napoleone Bonaparte attraverso due secoli di culto dei suoi oggetti”, Donzelli Edizioni. Organizza il Centro “Pannunzio”.
Non occorre prenotazione.

Quaranta artisti rileggono il Medioevo

Nella ex Chiesa di Santa Croce, sino al 23 ottobre, “Passi di mille cavalieri…”

Scriveva Umberto Eco: “Proprio per sfatare la leggenda degli evi bui, è infatti opportuno riflettere sul gusto medievale per la luce. Il Medioevo identificava la bellezza (oltre che con la proporzione) con la luce e il colore, e questo colore era sempre elementare: una sinfonia di rosso, azzurro, oro, argento, bianco e verde, senza sfumature e chiaroscuri, dove lo splendore si genera dall’accordo d’insieme anziché farsi determinare da una luce che avvolge le cose dall’esterno o far stillare il colore oltre i limiti della figura. Nelle miniature medievali la luce sembra irradiarsi dagli oggetti”; e ancora: “l’uomo medievale vedeva il mondo come una foresta piena di pericoli ma anche di rivelazioni straordinarie e la Terra come una distesa di Paesi remoti popolati da esseri splendidamente mostruosi.” Bertrand Russell si pone storicamente al centro di quell’epoca: “Il Medioevo è stato rude, cavalleresco e devoto; ma per giudicare un’epoca nella sua giusta luce, si dovrebbe cercare di vederla com’era per colore che ci vivevano. Soprattutto non bisogna dimenticare che, anche in quel tempo, gli uomini erano comuni mortali alle prese più con i loro quotidiani problemi che con gli elevati argomenti di cui parlano gli storici.” Luciano De Crescenzo, con tutto l’umorismo che lo contraddistingueva, ironizzava: “Il Medioevo è passato alla storia come il periodo dei secoli bui. Nessuno, però, mi ha mai spiegato chi era stato a spegnere la luce.”

C’è stato e continua ad esserci il Medioevo dei molti film (tra antiche immagini e rivisitazioni, la leggenda di Re Artù con i suoi limpidi cavalieri o l’amore tra Robin e Marian) e delle serie televisive, “Lo Hobbit” e “Il signore degli anelli” hanno riempito le sale e le tasche dei produttori, i volumoni di Ken Follett ci hanno appassionato. E l’artista di oggi, al di là di ogni falsa convinzione, come lo interpreta quel periodo pieno di luce e di colore, avvolto nello studio e nel discernimento di rivelazioni straordinarie, narrato per leggende e per battaglie, illustrato per mostri immaginari, idealizzato per donne e madonne angelicate, per poemi e per versi che hanno posto le basi di una intera letteratura? Una risposta la può dare la mostra “Passi di mille cavalieri… – Storie del Medioevo”, curata da Luigi Castagna e Giuliana Cusino, artefici dell’”Associazione Culturale Arte per Voi”, e presentata (sino al 23 ottobre, orario d’apertura sabato e domenica dalle 16 alle 20) nell’ex Chiesa di Santa Croce, in piazza Conte Rosso ad Avigliana.

Una quarantina di artisti a raccontare, in un ampio panorama, attraverso ceramiche, sculture, dipinti, acquerelli e installazioni. Dalla rievocazione di Alfredo Ciocca, che invero non bada con esattezza ai secoli ma affascina riandando ai Magi di Benozzo Gozzoli, agli “Amanti” e al Liocorno di Giuliana Cusino, finemente “decorati” tra argille e smalti; dall’”Eden” rappresentato da Rocco Forgione in una affascinante prova storicamente posta sulla scia dell’immaginifico Savinio, alla “Strega al rogo” di Giancarlo Laurenti e al torneo di Pippo Leocata; ancora “Gli amanti” incisi su rame da Vinicio Perugia e i giullari chiamati a ricreare una piccola corte a firma di Nino Ventura.

e.rb.

Nelle immagini: Alfredo Ciocca, “Medioevo Rievocazione”, cm 55×60, olio su masonite, 2022; Giuliana Cusino, “Gli amanti”, cm 46×70, argilla e smalti, 2022; Rocco Forgione, “Eden”, cm 96×96, olio su tavola, 2010; Giancarlo Laurenti, “Strega al rogo”, cm 230x70x50, legno e resine, 2019.

Rock Jazz e dintorni. Marracash e i Negramaro

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GLI APPUNTAMENTI MUSICALI DELLA SETTIMANA 

Lunedì. Al cinema a Torino e in regione, il documentario “Moonage Daydream” su David Bowie diretto da Brett Morgen

Martedì. Al Jazz Club suona il pianista Andrea Cavallo. Al Pala Alpitour sold out per l’unica data torinese per Marracash, appena insignito del Premio Tenco.

Mercoledì. A Valenza per “Parole e Musica in Monferrato”, Pino Marino rende un tributo a Franco Battiato.

Al Palais di Saint-Vincent si esibiscono i Negramaro.

Giovedì. Al Superga di Nichelino è di scena Giorgio Poi.All’Hiroshima Mon Amour suonano i Mùm. Per la rassegna “Parole e Musica in Monferrato”, Luca Morino si esibisce in teatro a Pontestura. Al Jazz Club suona il chitarrista Gaetano Pellino in duo con la cantante Soul Sarah. Allo Ziggy viene presentato il progetto “Noi i Ragazzi dello Zoo di Torino” a cura di Michele “Antimusica” Cosentino e Mano Manita. Al Cafè Neruda suona Alberto Marsico &Organ Logistics.

Venerdì. Al Jazz Club tributo a Wes Montgomery da parte di Gigi Cifarelli. Al Blah Blah si esibiscono La Trappola di Dalian.All’Arteficio è di scena il quartetto della vocalist Aura Nebiolo. All’Hiroshima Mon Amour si esibisce Bianco. Allo Ziggy suonano i Supasonic  Fuzz.

Sabato. All’Arteficio si esibisce la Blues Band di Roberto Zorzi. Al Peocio di Trofarello suona il chitarrista Rowan Robertson. Al Blah Blah sono di scena i Tin Woodman. Al Folk Club si esibisce il trio di Mauro Palmas. Al Magazzino sul Po è di scena Francesca English. A San Pietro in Vincoli per il Festival “Migrazioni” si esibisce Rania Khazour e Woolers.

Domenica. Conclusione di “Migrazioni” a San Pietro in Vincoli con Baba Sissoko.

Pier Luigi Fuggetta