CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 33

La Street Art approda al Forte di Bard con Banksy e altri esponenti del movimento

Dal 21 giugno al 2 novembre  approda al Forte di Bard una mostra diffusa per un totale di 50 opere dalle origini del graffitismo e dei primi pionieri, come Taki 183 e Seen, alle opere dei grandi nomi della Street Art, come Banksy, Obey e JR, che hanno condotto il movimento a un riconoscimento globale.  La street Art nacque a New York per merito di alcuni ragazzi che realizzarono dei graffiti. Il primo fu Taki 183, al secolo Demetrius, insieme a un altro newyorchese Richard Mirando, noto come Seen e writer stakanovista.
Oggi alcune opere di questi writer vengono battute all’asta per decine di milioni di dollari.

Approda in Val d’Aosta la mostra dal titolo “Street Art Revolution. Banksy e compagni: itinerari d’arte”, il cui progetto espositivo è stato curato da Patrizia Cattaneo Moresi e promosso dal Forte di Bard, in collaborazione con 24 Ore Cultura.
La rassegna è  articolata in sei sezioni e propone una cinquantina di opere più un intervento artistico realizzato  direttamente sulle pareti allestite da Edoardo Ettorre.
Attraverso le sei sezioni della mostra si ripercorre lo sviluppo e l’esplosione del movimento artistico della Street Art, un percorso espositivo che guarda anche alla scena francese, italiana ed europea in generale e che mette in luce non soltanto l’evoluzione stilistica e tecnica del movimento, ma la sua capacità di confrontarsi con le frontiere sociali, politiche e culturali. Compaiono i graffiti illegali delle metropolitane e opere celeberrime, come il disegno “Girl with Balloon” di Banksy o il poster di Frank Shepard Fairey, alias Obey, diventato l’immagine non ufficiale della campagna politica di Barack Obama durante le sue elezioni presidenziali. L’itinerario d’arte non è soltanto presente all’interno del Forte nella Sala delle Cannoniere, ma toccherà  anche spazi esterni attraverso due opere site specific, realizzate da Raul e la crew di artisti Truly Design, abbracciando il territorio della Bassa valle e toccando i Comuni di Donnas, Pont Saint Martin e Perloz con opere inedite che prenderanno forma nel corso della mostra e che portano la firma di Damiano Mengozzi, Madame e Hintes.

Mara Martellotta

Tuffo nella Torino degli anni Ottanta: “I ragazzi sognano in Technicolor” di Erika Anna Savio

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TORINO TRA LE RIGHE

Per questa nuova tappa di Torino tra le righe vi porto indietro nel tempo, nella Torino degli anni Ottanta, attraverso le pagine di un romanzo intenso e coinvolgente: I ragazzi sognano in Technicolor, esordio narrativo di Erika Anna Savio.
Nata a Torino nel 1976, l’autrice è cresciuta a Mirafiori Sud, all’ombra delle ciminiere della Fiat. Giornalista dal 2013, laureata in Lettere Moderne, ha raccontato la vita delle periferie torinesi nei suoi libri di indagine sociale Mirafiori Sud, vita e storie oltre la fabbrica e Mirafiori Nord, la fabbrica del cambiamento (Graphot Editore, 2014 e 2017), scritti insieme all’urbanista Federico Guiati. Oggi insegna Lettere alle scuole medie, portando con sé una sensibilità rara che ritroviamo tutta in questo romanzo.
Siamo alla fine degli anni ’80. Lisa è una ragazza timida, nel pieno dell’adolescenza. Vive con la famiglia in un paese di mare, finché la separazione dei genitori cambia ogni cosa: dalla luce, al buio. Lisa, la madre e il fratellino si trasferiscono in una periferia torinese degradata e triste, dove la madre deve lavorare e Lisa si ritrova a prendersi cura del fratello, caricandosi sulle spalle responsabilità troppo pesanti per la sua età. Ma il peggio arriva con l’arrivo del nuovo compagno della madre: un uomo violento che renderà il quotidiano ancora più buio.
E allora Lisa cerca di adattarsi, prova a ritagliarsi nuovi spazi, a costruire nuove relazioni. Tra queste c’è Alex, un ragazzo dalla brutta fama, ma che – come lei – ha un disperato bisogno di essere salvato.
Con grande intensità, l’autrice ci accompagna tra i cortili e le strade della Torino anni Ottanta, restituendoci l’adolescenza in tutte le sue sfumature: le incomprensioni, la rabbia, la solitudine. Lisa e Alex sono due anime in cerca di un legame, di qualcuno che veda oltre le maschere, che dia loro ascolto e fiducia. Perché, spesso, i primi a non capire sono proprio gli adulti.
È una storia che invita a riflettere sui bisogni emotivi dei ragazzi, sul ruolo educativo degli adulti e su quei sogni che, nonostante tutto, devono continuare a brillare.
Attorno ai protagonisti ruota una galassia di personaggi con storie forti e personalità sfaccettate:
Nunzia, figlia di immigrati, una delle più care amiche di Lisa. Concreta e determinata, se la cava sempre da sola, senza illusioni.
Luca, il primo amore di Lisa, confuso e ribelle, incapace di trovare un centro.
Nikola e Sonia, figure borderline come lui.
Ivan e Paolo, gli “amici metallari”, che nella musica trovano un’identità.
E poi Karen, apparentemente diversa per provenienza e possibilità, ma desiderosa di essere accettata dal gruppo, nonostante una famiglia che tenta di tenerla lontana da “quei ragazzi”.
Tutti abitano il quartiere “Le Serre”, un luogo che è molto più di un’ambientazione: è un microcosmo umano, pieno di contraddizioni e sogni, di lotte silenziose e piccole vittorie. Ogni personaggio sogna – a modo suo – l’adulto che vorrà essere.
E poi, ci sono Lisa e Alex.
Lisa è stata sradicata da ciò che conosceva, Alex è cresciuto nel caos di una famiglia disfunzionale. È un ragazzino sfrontato, forse ingestibile, ma impossibile da odiare. Perché sotto ogni sua azione c’è solo una richiesta di attenzione, di amore, di senso.
E gli adulti?
Gli adulti, in questa storia, non fanno una gran figura. Sono spesso egoisti, distratti, incapaci di assumersi responsabilità. Non solo quelli apertamente “cattivi”, ma anche quelli che mettono se stessi al centro, che non ascoltano, che non vedono. Assenti o semplicemente ciechi.
Eppure, tra le ombre, c’è una luce. Una speranza.
Sono i sogni, l’appiglio a cui si aggrappano i ragazzi. Se ci credi davvero, anche i sogni possono sembrare reali, in technicolor. Così vividi da sembrare veri. È questa la magia che Erika Anna Savio riesce a restituire: l’energia instancabile dei ragazzi, la loro capacità di trasformare l’ordinario in straordinario. L’amore, l’amicizia, la musica, le risate. Tutto è vissuto intensamente, come se fosse la prima – e unica – volta.
Perché i ragazzi vogliono vivere, vogliono immaginare un futuro migliore, anche quando nessuno glielo promette.
E noi adulti abbiamo il compito – enorme – di non spegnere quella luce, ma anzi, di aiutarli a farla brillare.
MARZIA ESTINI
Nino the mischievous elf an incredible Christmas adventure of friendship and magic
linktr.ee

A Bari, con il Salone di Torino, sarà “Lungomare di Libri”

Organizzata dal “Salone Internazionale del Libro”, ritorna nel capoluogo pugliese la grande manifestazione letteraria. Tema: “Liberazioni”

Da venerdì 27 a domenica 29 giugno

Bari

Sarà il tema, potente e oggi di assoluta attualità, “Liberazioni”, a fare da suggestivo collante agli appuntamenti ai pensieri alle voci e alle storie della quinta edizione di “Lungomare di Libri”, tradizionale evento in programma a Barida venerdì 27 a domenica 29 giugno. Già, “Liberazioni”. Da che? “Liberazioni dalle ingiustizie – sottolineano gli organizzatori – dai soprusi, dai conflitti. Ma anche dalle relazioni soffocanti, dalle costrizioni fisiche e mentali e dalle limitazioni delle tecnologie digitali. Riflessioni sui diritti civili e umani, sul significato e il valore della libertà, sulla dignità delle persone e delle comunità. E pur anche omaggio ai valori della Resistenza italiana, a 80 anni dalla Liberazione”.

Come sempre, la manifestazione trasformerà il capoluogo pugliese, grazie alla presenza dei librai, in una grande “libreria a cielo aperto” affacciata sul mare e in una “Fiera dell’editoria indipendente pugliese”, grazie agli editori del territorio, confermandosi suggestivo “crocevia di incontri” con la partecipazione di autrici e autori da tutta Italia. L’evento si snoderà, come da tradizione, lungo la “Muraglia” e nei “luoghi simbolo” della città: da Piazza del Ferrarese al Fortino Sant’Antonio, fino a Largo Vito Maurogiovanni, dall’ex Mercato del Pesce allo Spazio Murat, toccando quest’anno anche il “Museo Civico”, il “Museo Archeologico di Santa Scolastica” e lo “Spazio Giovani” dell’“Assessorato alle Culture”.

Più di 70, articolati nell’arco di tre giorni (dal pomeriggio alla sera) gli appuntamenti programmati che andranno dalle “lezioni magistrali” alle “presentazioni editoriali” ai “reading” alle “mostre” e alle “attività appositamente pensate per bambine e bambini” nonché ai migliori “consigli di lettura”. Una mole di interventi e una trentina abbondante di ospiti di sicuro richiamo: da Rula Jebreal a  Loredana Lipperini, a Mario Desiati, fino (e solo per citarne alcuni) a Claudio Martelli a Luca Sofri e a Luciano Canfora, con Uliano Lucas, Enzo Amendola, Andrea Piva e Leonardo Palmisano.

Il programma dettagliato su: www.salonelibro.it o www.comune.bari.it o www.presidi.org .

Nello specifico. 25 Librerie di Bari e del territorio barese accoglieranno lettrici e lettori, turiste e turisti lungo la “Muraglia” del Lungomare, all’interno delle tipiche casette bianche in legno che contraddistinguono la manifestazione e davanti alle quali prenderanno vita diverse attività di animazione e performance per adulti e bambini. Bella “novità”: in occasione dei due appuntamenti dedicati ai “consigli dei librai”, venerdì 27 e sabato 28 giugno, i titoli suggeriti saranno “dati in dono” al pubblico tramite un sorteggio in diretta.

Un’altra grande novità è la presenza di un “editore ospite”, iniziativa mutuata dalla felice esperienza di “Portici di Carta” di Torino: “ospite” di quest’anno, la casa editrice “Voland”, fondata nel 1994 a Roma da Daniele Soria e Sergio Giordano, specializzata in letteratura slava e “Premio alla Cultura” nel 1999 (“Presidenza del Consiglio dei Ministri”), nonché “Premio” del “Ministero per i Beni e le Attività Culturali” nel 2003.

Per la prima volta, inoltre, “Lungomare” proporrà uno speciale incontro mattutino: la “rassegna stampa” del  “Post con il direttore editoriale Luca Sofri e il giornalista Luca Misculin, in programma sabato 28 giugno mattina.

Non solo. Altra novità 2025 è la collaborazione con il “Centro di Eccellenza Jean Monnet DIGITIMPACT” dell’“Università degli Studi di Bari Aldo Moro”, che propone una mini-rassegna sotto la denominazione di “Liberazioni digitali”, e con il “Consorzio Nazionale SUM City School”, che organizzerà laboratori. Gli eventi avranno luogo al “Museo Archeologico di Santa Scolastica”.

Spazio ai giovani: per l’edizione 2025, grazie alla collaborazione con due Istituti scolastici di Bari, gli studenti e le studentesse del “Liceo Linguistico” e “Istituto Tecnico Economico Statale Marco Polo” saranno i volontari della manifestazione e venerdì 27 giugno (ore 19), al “Museo Archeologico di Santa Scolastica” organizzeranno un talk sul tema delle “Biblioteche Scolastiche”, mentre l’“Istituto Tecnico Tecnologico Panetti Pitagora”, attraverso la sua “Radio Panetti” dedicherà le sue trasmissioni ai libri e agli ospiti della manifestazione.

Organizzata dal “Salone Internazionale del Libro” di Torino, promossa dalla “Città di Bari” e da “I Presidi del Libro” con il sostegno della “Regione Puglia”“‘Lungomare di Libri – concludono organizzatori e promotori – è un progetto di promozione del libro e della lettura, ispirato alla fortunata formula di ‘Portici di Carta’ di Torino, che passa attraverso la promozione turistica dei centri storici cittadini e il coinvolgimento delle fertili realtà territoriali della filiera editoriale, come le librerie indipendenti, le biblioteche e gli editori locali”.

g.m.

Nelle foto: immagini di repertorio

Voci in armonia ad Agliè con il coro Alladium

Appuntamento da non mancare quello con il coro Alladium, sabato 28 giugno prossimo, alle 21, ad Agliè, nel Torinese, per il ciclo ‘Voci in armonia’, nella splendida chiesa di Santa Marta in via Marconi.

Il coro Alladium è diretto dal Maestro Giuseppe Castagna e, dopo alcuni brani introduttivi, lascerà spazio al gruppo locale torinese Le Chardon, ospite d’eccezione della serata e diretto dal Maestro Fabrizio Barbero.

Il Coro Alladium, nato nel 2019, è  costituito da circa venti elementi. Sotto la direzione del maestro Castagna e presieduto da Dario Mautino, il gruppo ha già maturato varie esperienze e rivolge un invito ad avvicinarsi alla coralità, sinonimo di amicizia e condivisione. Il suo repertorio è piuttosto vasto e spazia dal classico al contemporaneo.

Il gruppo torinese vocale Le Chardon nasce nel 2009 dal coro maschile omonimo, una formazione nata nel 1983, con radice  e repertorio basati sulla tradizione popolare dialettale e italiana.  Perciò a 25 anni il coro è stato molto attivo nella vita corale piemontese, realizzando  due rassegne annuali “Cori in armonia” e “In- canto d’Autunno”, che hanno sostenuto molte iniziative di solidarietà,  prendendo parte a concorsi corali, culminati con i riconoscimenti ottenuti al Concorso Nazionale di Savignone nel 2002 e al Concorso Nazionale di Cori Provincia e Città di Biella, entrambi nel 2003.

La nuova realtà musicale, concepita in una forma più ristretta, ha intrapreso uno studio più articolato, inserendo via via nel repertorio brani di epoche diverse, dal gregoriano alla polifonia sacra, fino a toccare il pop Internazionale. Particolare interesse suscitano  attualmente i numerosi compositori contemporanei che affrontano, con sonorità nuove e arrangiamenti ricercati, temi da sempre cari al gruppo, quali la natura dell’uomo con tutto ciò che alberga in lui o lo circonda.

Le Chardon ha portato a conclusione 400 concerti, sempre guidato dal maestro Fabrizio Barbero che, nella formazione attuale, svolge il doppio ruolo di direttore e corista.

Mara Martellotta

Giovannone fu un grande?

IL COMMENTO di Pier Franco Quaglieni
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C’è chi, pur di ignorare il Centro Pannunzio, tace che la cena che si tenne al “Cambio” tra Spadolini e Galante Garrone e circa un centinaio di persone, fu il Premio “Pannunzio”  1982 con Mario Soldati e chi scrive. Ci sono registrazioni e persino libri che rivelano l’omissione giornalistica di ieri  fatta da “Repubblica”. Ma queste sono inezie di certi giornalisti. Vorrei evidenziare quattro punti di questo centenario della nascita di Giovannone – come lo chiamava il grande Giovanni Sartori, lui sì  un grande studioso di fama internazionale –  che è fallito, malgrado i senili sforzi di Cosimo Ceccuti, vestale e correttore di bozze dell’amato maestro. Il primo punto è Gobetti. Checchè  ne dicesse Bobbio, non fu un gobettiano. Non lo fu nella giovinezza quando era gentiliano e repubblichino, non lo fu da uomo maturo quando vedeva nel Pri “il centro del centro”.  Gobetti era di sinistra. Non basta un  tardivo libro su Gobetti per diventare Gobettiani. Il secondo punto è lo statista Spadolini. Non lo fu. Prima di essere repubblicano fu saragattiano, ma questo poco importa. Come ministro della Difesa fu pessimo a detta del gen. Incisa di Camerana e dei vertici militari di allora. Come ministro per i Beni Culturali non fece nulla di straordinario perché accorpò parti del ministero della Pi e si servì di cosa avevano fatto i ministri Croce  e Bottai. Come presidente del Consiglio l’italo Amleto del ‘900 non fece nulla se non  tentare di galleggiare. Neppure contro la p2 fu efficace: la massoneria restò se’ stessa e anzi crebbe. Come presidente del Senato consentì a energumeni della lega di esibire in aula il cappio: un’offesa  alle istituzioni  parlamentari che neppure Mussolini osò fare alla Camera.  Come storico, distratto dalla  politica non ha lasciato libri importanti: essi da molto tempo ormai non sono più ristampati neppure per uso didattico. Me lo confessò Ceccuti.  I libri di Giovannone  spesso furono  raccolte di articoli autobiografici, salvo  alcuni saggi giovanili dimenticati. Gli storici sono stati Croce, Volpe, Romeo, De Felice. Non Spadolini che scrisse molto soprattutto di sé stesso. Era un innamorato di sé, privo di sentimenti che confuse con le isteriche e famose scenate verso i suoi collaboratori in primis Ceccuti.   Resterebbe l’amico del Centro Pannunzio, ma  Ceccuti nel  2010 decise diversamente e tradì il Centro Pannunzio nel centenario di Pannunzio dopo aver sottoscritto dei patti non onorati. Una pagina squallida che non merita essere ricordata. Può sopravvivere il ricordo del giornalista, ma chi è Giovannone rispetto a un Frassati, un Albertini, un Missiroli,  un Pannunzio, un Ronchey , un Montanelli? Soprattutto Ceccuti deve smettere di voler vedere in Pannunzio un maestro di Spadolini il quale scrisse pochi articoli sul “Mondo” e passò molto poco “gobettianamente“ al “Borghese” di Longanesi dove scrivevano tanti ex fascisti come Giovanni Ansaldo.

Ritorna l’atteso Pinocchio al teatro Gobetti

Dal 24 giugno alle ore 16 al 13 luglio prossimo torna in scena per la Stagione del Teatro Stabile di Torino  ‘Pinocchio’ di Carlo  Collodi, per la regia firmata da Marta Cortellazzo Wiel. Si tratta di un ritorno molto atteso, che il Teatro Stabile di Torino torna a proporre in occasione dell’estate alle famiglie e ai centri estivi. Il progetto Pinocchio si articolerà in due tappe e verrà  a concludersi proprio nel 2026, l’anno del bicentenario della nascita dell’autore.

Viene presentato nell’adattamento di Christian di Filippo, portato in scena da Hana Daneri, Paolo Carenzo, lo stesso Christian di Filippo, Celeste Gugliandolo, Marcello Spinetta e Aron Tewelde.

La regista ha deciso di rappresentare questa storia, che si può considerare una vicenda senza tempo, ispirandosi al concetto di teatro puro, inteso in senso classico, richiamandosi al mondo della commedia dell’arte e ai linguaggi popolari, alternati a momenti di pura magia e di pura poesia.

Nato dalla fantasia di Collodi, il celebre burattino di legno che sognava di diventare un bambino, dà vita ad un racconto ricco di fascino e avventura.

Teatro Gobetti,  via Rossini 8. Tel 0115169411

Dal 24 giugno al 13 luglio 2025

Mara Martellotta

L’isola del libro

RUBRICA SETTIMANALE A CURA DI LAURA GORIA

 

Stephanie Bishop “L’arte del matrimonio” -Marsilio- euro 20,00

Stephanie Bishop è una scrittrice nata in Australia nel 1979, tra le migliori giovani romanziere del suo continente, e docente di scrittura creativa presso l’Università dell’Anglia orientale.

Questo è il suo secondo romanzo ed è splendido, intrigante e con un coinvolgente risvolto noir. Racconta l’unione tra la scrittrice Lucie e il regista di culto Patrick, che ha 20 anni più di lei.

Per festeggiare il loro 14esimo anno di matrimonio hanno optato per una vacanza su una nave da crociera; ma quello che avrebbe dovuto essere un viaggio romantico, invece, finisce in tragedia…con tanto di morto.

La protagonista è Lucie, e Patrick era stato suo professore universitario. Ora lei ha appena vinto un importante premio letterario con il suo libro ed è in attesa della cerimonia di premiazione e la crociera è il disperato tentativo di salvare in extremis il loro matrimonio ormai a pezzi.

Sono sposati da 14 anni, un’unione iniziata quando lui era già all’apice della carriera e lei una giovane studentessa in via di definizione. L’avvio pieno di passione e complicità, poi una forte sintonia lavorativa tra due creativi che si aiutavano vicendevolmente. Ultimamente qualcosa però era andato via via sfilacciandosi.

La crociera scivola letteralmente in tragedia quando Patrick

-completamente ubriaco- si rifiuta di abbandonare il ponte mentre infuria una tempesta e finisce per essere trascinato via dalle onde. Il suo cadavere sarà ritrovato giorni dopo sulle coste del Giappone.

E solo Lucie sa quali siano state le sue ultime sconvolgenti parole.

Il romanzo si sviluppa intorno al dramma della protagonista che raccoglie la sua vita in pezzi e cerca di ricomporla, riannodando momenti che potrebbero illuminare i buchi neri degli ultimi frame del suo sodalizio con Patrick.

Lucie si danna pensando e ripensando, riavvolgendo il nastro dei ricordi, i frame delle immagini che la riportano a episodi che ora assumono maggior significato e forse spiegano qualche mistero.

Lucie nel suo rinvangare il passato volerà anche nella natia Australia a casa della sorella, nel tentativo di allontanarsi da tutto e osservare le cose da una latitudine diversa e da un’altra angolazione.

Ma le indagini sulle circostanze della morte di Patrick la raggiungono fino all’altro capo del mondo… e qui mi fermo. Lascio a voi il piacere di scoprire come andrà a finire, incluse la profondità e la capacità di coinvolgimento di queste pagine.

 

 

Francis Dorléans “Snob Society” -Neri Pozza- euro 30,00

Questo monumentale libro pullula di circa un centinaio di nomi dell’Olimpo terreno tra: teste coronate, attrici e attori, miliardari, scrittori, uomini di affari, nobili, playboy, artisti di vario genere e in linea di massima tutti ricchi e famosi. Un cast davvero stellare che si muove tra America ed Europa, passando per Hollywood, New York, Parigi, Montecarlo, Grecia, Londra e oltre.

A scrivere queste 527 pagine dense di aneddoti su un mondo che non c’è più -ma che ha dominato la scena internazionale dagli anni 20 fino ai 70 del secolo scorso- è stato uno dei cronisti più famosi di Vogue; Francis Dorleans, che per la rivista ha scritto 15 anni. Poi ha aperto un negozio di antiquariato su Boulevard Saint- Germain a Parigi, ed è morto nel 2022.

Queste pagine non sono un saggio, ma una divertente, e a tratti dissacrante, carrellata di vizi -e ben poche virtù- di personaggi in parte entrati nel mito, che qui vengono messi a nudo… e non tutti ne escono bene.

Un mondo che annovera: raffinati, eleganti, attratti dallo sfarzo e dai segni esteriori della ricchezza, maleducati, arroganti, spendaccioni che però hanno riempito le prime pagine dei giornali e in alcuni casi hanno scritto anche quelle di storia. Per esempio, Edoardo VIII che abdicò al trono inglese per amore dell’avventuriera Wally Simpson.

Tra i vari personaggi di cui si narra. I Kennedy e “l’usa e getta” che J.FK. e Bob attuarono con Marilyn Monroe; Jacky Kennedy rapidamente e opportunamente diventata Signora Onassis, dopo aver scalzato via non solo la Callas, ma anche la sorella Lee (10mila volte più bella di lei).

Poi, tra gli amorazzi di Gianni Agnelli -ai quali non mise certo un freno il matrimonio “consono” con la principessa Marella Caracciolo- la liaison (con tanto di aborto obbligato) con Pamela Churchill e infinite molte altre.

Non mancano i divi di Hollywood. Allora leggete come Margarita Carmen Cansino si è trasformata nella bomba sexy Rita Hayworth e scoprirete che non è stata esattamente una bella storia.

Neppure i retroscena delle debolezze e dei vizietti di quella meraviglia di stile e classe che sullo schermo sembrava Cary Grant; anche su di lui emergono, purtroppo, cose spiacevoli.

E poi tantissimi altri; alla fine, si riconferma che, ieri come oggi, i soldi e le conoscenze non comprano necessariamente la classe e l’eleganza.

 

 

Rachel Cohen “I miei anni con Jane Austen” -Einaudi- euro 21,00

La scrittrice americana Rachel Cohen, docente di scrittura creativa all’Università di Chicago, dove vive, in questo libro –tra memoir emotivo, analisi critica e biografia letteraria- compie l’ardita interazione tra la sua vita e una rilettura di parte delle opere dell’amata Jane Austen.

I romanzi della Austen, qui riletti ed analizzati sono 5: “Ragione e sentimento”, “Orgoglio e pregiudizio”, “Mansfield Park”, “Emma” e “Persuasione”. La Cohen precisa che se non ci fosse stato questo ultimo libro della maturità “Persuasione”, il più malinconico e crepuscolare della Austen, probabilmente la scrittrice americana non avrebbe mai letto quella inglese.

Rachel Cohen chiarisce fin dall’incipit che: «Circa sette anni fa, poco prima che nascesse nostra figlia, e un anno prima che morisse mio padre, Jane Austen diventò la mia unica scrittrice». Ed è così che questo libro si sviluppa in un continuo intrecciarsi tra due momenti che segnarono profondamente la sua vita.

Precisa anche che Austen non ha scritto molto della morte e non era nemmeno particolarmente amata dal padre, così come non aveva dedicato pagine ai bambini. Però aveva lasciato passaggi e pensieri su come si cresce e diventa grandi e su come si affrontano i traumi e le perdite.

Rachel Cohen si è trovata a dover affrontare i due momenti fondamentali della vita –l’inizio e la fine- tutto in una manciata di tempo ristretto. Nel breve arco di soli 8 mesi dopo la nascita della figlia, muore di cancro il padre, professore universitario al quale era legatissima, e che aveva accudito durante il calvario della malattia.

Nel frattempo aveva letto e riletto, approfondito, meditato e si era appoggiata ai romanzi di Jane Austen, creando una sorta di ponte tra l’Inghilterra dell’epoca Regency e l’America odierna.

Rileggendo compulsivamente “Persuasione” la sera, “Mansfield Park” l’aveva accompagnata nelle ultime settimane di vita del padre. Invece dopo la sua morte aveva proiettato il suo sentire sulle sorelle Dashwood di “Ragione e sentimento” travolte anche loro dal lutto.

Ma è rileggere e approfondire temi e personaggi di “Orgoglio e pregiudizio” che indicano alla Cohen nuovi avvii che coincidono con la scoperta della seconda gravidanza e la prospettiva del trasferimento in un’altra città. Oppure il riconoscersi nella protagonista di “Persuasione” Ann Elliot; o ancora schiarirsi le idee sul futuro con “Emma” e “Mansfield Park”.

Insomma questo libro induce a riprendere in mano i romanzi della Austen e a rileggerli anche noi, magari con occhi diversi e perché no, pure noi con un nuovo coinvolgimento emotivo.

 

 

Ros Byam Shaw “Perfect English Small and Beautiful” Photography by Antony Crolla -Roland Peter & Small London.New York- UK£ 40,00

Piccolo è bello, se si ha ingegno, buon gusto e l’abilità di saper usufruire di ogni millimetro senza sprecarlo; e se poi si parla di cottage adagiati nella spettacolare campagna inglese il gioco è fatto.

Questo splendido volume di 192 pagine è arricchito dai testi di Ros Byam Shaw esperta di interior design e magnificamente corredato dalle immagini del fotografo Antony Crolla.

Impossibile descrivere le tante stanze immortalate e tutti i tesori che racchiudono in pochi metri quadri.

Oppure lungo scale interne ripide, ricoperte di moquette e libri ordinatamente impilati che diventano complementi d’arredo. Poi i tanti cimeli di famiglia racchiusi in minuscoli salottini resi accoglienti da tappezzerie pregiate e quadri di antenati alle pareti.

Cottage di dimensioni lillipuziane immersi in un verde spettacolare e circondati da fiori colorati coltivati con passione.

Anche conservati nei vasi delle stanze interne alle quali danno ulteriore guizzi di vita. Spiccano caminetti deliziosi, librerie che trasudano bellezza e cultura, camere da letto in cui dormire in tanta soffice morbidezza deve essere semplicemente favoloso.

 

Grafica ed Ex Libris, appuntamento a settembre

XVI BIENNALE “GRAFICA ED EX LIBRIS” 2025 – CASALE MONFERRATO

Il “Gruppo Arte Casale” comunica che la XVI edizione della Mostra Collettiva Biennale Internazionale GRAFICA ED EX LIBRIS” si terrà presso le Sale Chagall del Castello dei Paleologi a Casale Monferrato (AL) dal 13 settembre al 5 Ottobre 2025, con il Patrocinio del Comune e della Regione Piemonte.

Hanno aderito 100 artisti incisori provenienti da varie nazioni con 500 opere.

Questi i nomi dei partecipanti Italiani: Lorenzo Alessandri, Aro Maria Altieri, Ettore Antonini, Antonio Barbato, Pio Carlo Barola, Laura Berruto, Diego Bianconi, Modesto Bicocca, Om Bosser, Lucia Caprioglio, Antonio Carena, Camilla Casalino, Luigi Casalino, Gianpaolo Cavalli, Ilenio Celoria, Gian Franco Civitico, Fausto De Marinis, Albina Dealessi, Giovanni Dettori, Federica Fiorenzani, Maria Grazia Focanti, Carlo Iacomucci, Renato Luparia, Maurizia Marini, Piero Martina, Umberto Mastroianni, Valerio Mezzetti, Ivo Mosele, Roberta Omodei Zorini, Giorgio Parena, Stefano Patrone, Maria Rosaria Perrella, Antonio Pesce, Gennaro Pisco, Giuseppe Pitruzzello, Amelia Platone, Luisa Porporato, Cecilia Prete, Giorgio Ramella, Maria Teresa Rizzuti, Ubaldo Rodari, Laura Rossi, Agim Sako, John Sale, Sergio Saroni, Gianfranco Schialvino, Egle Scroppo, Filippo Scroppo, Salvatore Simone, Michele Stragliati, Mario Surbone, Francesco Tabusso, Gianni Verna, Elisabetta Viarengo Miniotti, Remo Wolf.

Questi i partecipanti stranieri: Ruslan Agirba Ucraina, Rajmond Aszkowski Polonia, Martin Baeyens Belgio, Roger Benetti Messico, Jiri Brazda Repubblica Ceca, Natalija Cernecova Lettonia, Deborah Chapman Canada, Irina Chebykina Yelagina Montenegro, Mykhailo Drimaylo Ucraina, Elena Hlodec Francia, Gunter Hujber Rep. Ceca, Emily Hung Cina, Jelena Jovancov Montenegro, Sergey Kirnitskiy Ucraina, Peter Kocak Slovacchia, Mariya Kolyshkina Russia, Vojtek Kowaslczyk Polonia, Irina Kozub Russia, Wieslawa Kurdek Polonia, Vladislav Kvartalny Bielorussia, Guy Langevin Canada, Torill E. Larsen Norvegia, Victor Lipkin Israele, Regina Lippl Germania, Vladimir Lupandin Russia, Daniel Maillet Svizzera, Leo Maillet Germania, Yaroslav Makarov Russia, Marius Martinescu Francia, Hristo Naidenov Bulgaria, Maria Noble Russia, Ovidiu Pecta Romania, Liudmila Prokhorova Russia, Svetlana Ryabova Russia, Mauricio Schvarzman Argentina, Vera Stanishevskaja Estonia, Leonid Stroganov Russia, Masaaki Sugita Giappone, Olga Tereshenko Bielorussia, Aliaksandr Ulybin Bielorussia, Vladimir Vereschagin Russia, Cleo Wilkinson Australia, Ayaka Yamada Giappone, Marziya Zhaksygarina Kazakhstan, Ying Zhou Cina,Vladimir Zuev Russia.

Al Museo Nazionale del Cinema, dal 3 luglio, visite guidate dal direttore Carlo Chatrian

Il Museo Nazionale del Cinema di Torino presenta “Visite con il Direttore”, incontri guidati alla Mole Antonelliana che si svolgono dopo l’orario di chiusura. L’esperienza è dedicata a un gruppo ristretto di persone e avrà come guida d’eccezione il direttore del Museo Carlo Chatrian. Il primo appuntamento è per il 3 luglio prossimo, alle ore 19, e sarà dedicato alla mostra “The Art of James Cameron”. I partecipanti potranno vivere e conoscere il Museo da un’altra prospettiva, con tutta la Mole a loro disposizione, un edificio magico ed evocativo che, da 25 anni, è diventato il tempio della settima arte. Si potranno così scoprire, dialogando con il direttore, curiosità, aneddoti, retroscena di personaggi famosi e film indimenticabili.

“Farsi raccontare in Museo di una mostra contemporanea da un grande esperto come il nostro direttore, è un’esperienza che tutti dovrebbero provare – sottolinea Enzo Ghigo, Presidente del Museo Nazionale del Cinema – è un’idea che avevamo annunciato tempo fa e che ora prende forma; sono sicuro che sarà molto apprezzata per l’importante valore aggiunto, che solo visite esclusive come queste sanno dare”.

“James Cameron è un regista che non ha bisogno di dichiarazioni – racconta Carlo Chatrian, direttore del Museo Nazionale del Cinema – i personaggi dal lui creati, l’implacabile Terminator e la testarda Sarah O’Connor, Rose e Jack nella loro storia impossibile d’amore sul Titanic, per finire con Neytiri e il suo slanciato popolo dalla pelle blu, hanno entusiasmato milioni di spettatori e fanno ora parte dell’arte del nostro immaginario collettivo. James Cameron, prima di diventare James Cameron, era un bambino biondo che si divertiva a costruire sommergibili, un talentuoso liceale con la passione per i supereroi e i pittori surrealisti, un  vorace lettore di fantascienza, ma soprattutto una persona che, con un foglio strappato da un quaderno di appunti, con una matita e poco altro, ha saputo dar voce alle sue visioni. La mostra “The Art of James Cameron” è un viaggio nella mente di un grande artista e un invito a coltivare i propri sogni”.

Le visite con il direttore riprenderanno in autunno con le visite dedicate alle collezioni permanenti ed esposizioni temporanee e non mancherà l’occasione di parlare del ricco patrimonio del Museo e della storia della Mole Antonelliana.

Info e prenotazioni: www.museocinema.it

Costo: 30 euro a persona – massimo gruppi di 15 persone

Mara Martellotta

L’omaggio di Torino a Giuseppe Mazzini

Alla scoperta dei monumenti di Torino / Oggi il plumbeo monumento si erge fiero in mezzo a quella che è diventata una delle piazzette pedonali della città più “bazzicate” dai giovani, che hanno fatto della maestosa scultura e dei gradoni perimetrali del suo basamento, uno spontaneo ed appartato punto di ritrovo

 

Collocato in via Andrea Doria, angolo via Dei Mille, precisamente sullo spiazzo di confluenza tra le due vie, Giuseppe Mazzini viene raffigurato in una scultura bronzea, seduto in atteggiamento pensoso, avente una mano poggiata a sostenere il capo e l’altra su un pastrano adagiato sulle gambe. Il piedistallo lapideo è ornato da simboli della classicità rappresentati superiormente da due tripodi, collocati ai lati della statua e inferiormente, da pannelli bronzei disposti in sequenza. Nel pannello centrale è rappresentata la lupa capitolina nell’atto di allattare i gemelli, in riferimento alla Repubblica Romana, mentre sui restanti prospetti figurano corone di lauro che circondano i nomi dei principali sostenitori di Mazzini. Il sottostante basamento presenta, anteriormente, dei gradini simmetrici in ascesa verso la scultura. Nato a Genova il 22 giugno 1805 (quando Genova era ancora parte della Repubblica Ligure annessa al Primo Impero Francese), Mazzini è stato un patriota, uomo politico, filosofo e giurista italiano. Costituì a Marsiglia nel 1831 la Giovine Italia, fondata sui principi di “Dio e popolo” e “pensieri e azioni” volti a promuovere l’indipendenza della penisola dagli stati stranieri e la costituzione dell’Italia fondata sui principi della repubblica. Anche se osteggiato dal protrarsi dell’esilio forzato e dai contrasti in patria con la ragione di stato (promossa da Camillo Benso Conte di Cavour e da Giuseppe Garibaldi), Mazzini perpetuò il suo impegno politico che contribuì in maniera decisiva alla nascita dello Stato Unitario Italiano.

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Nello stato riunificato risiedette nell’ultimo decennio della sua vita come “esule di patria”, sotto falso nome; morì a Pisa il 10 marzo del 1872. In Torino come in altre numerose città della nazione, quale atto di riconoscimento al suo impegno, fu eseguito postumo il monumento in suo onore. Per quanto riguarda la città di Torino, nell’intenso programma delle manifestazioni svolte nella città per il giubileo dell’Unità d’Italia, nel 1911, venne istituito un apposito Comitato per erigere un monumento in memoria di Giuseppe Mazzini, distintosi come uno dei principali rappresentanti del Risorgimento italiano. L’iniziativa, promossa dalla Sezione Repubblicana Torinese, sorse in concomitanza alla ricorrenza del quarantesimo anniversario dal decesso del patriota genovese, di cui erano in corso i preparativi per le celebrazioni. Il Comitato sottopose all’Amministrazione comunale la domanda di aderire all’iniziativa ma la proposta venne osteggiata in quanto, si affermava, fosse avanzata da un gruppo partitico; per non pregiudicare l’esito della richiesta venne costituito un nuovo Comitato dichiarante l’estraneità ad ogni questione politica. Nel 1913 l’istanza di questo nuovo Comitato venne favorevolmente accolta dal Consiglio Comunale. Assunse l’incarico per l’ideazione del complesso scultoreo, Luigi Belli, docente presso la regia Accademia Albertina di Belle Arti ed esecutore di significative opere nella città. Belli accettò l’incarico senza richiedere alcun compenso per la sua attività (consapevole forse che sarebbe anche stata la sua ultima opera data l’avanzata età) ma domandò unicamente il rimborso per le spese sostenute nella realizzazione della proposta.

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Nonostante la rinuncia dell’artista, il bozzetto dell’opera venne approvato stimando un importo considerevolmente superiore a quello stabilito per l’esecuzione del monumento, quindi per arginare i limiti economici incorsi, l’Amministrazione concesse una agevolazione per il pagamento del dazio sui materiali, contrattò con il Ministro della Guerra in Roma per l’acquisizione del bronzo necessario ad un prezzo agevolato, mentre il Comitato promosse una pubblica sottoscrizione presso municipi, istituti civili e militari nazionali. Successivamente i modelli in creta a scala reale della statua e di un altorilievo, furono inviati alla fonderia scelta dal Belli, con sede presso Milano, per eseguirne la fusione in bronzo; la statua bronzea ed il relativo modello in gesso, vennero recapitati a Torino, su un carro ferroviario atto al trasporto speciale, l’11 maggio 1917. Il complesso scultoreo fu posto in opera, nonostante fosse privo dell’altorilievo rappresentante la “Libertà” (non consegnata forse a causa di un compenso non corrisposto dal Comitato), figurando ugualmente come un altare alla repubblicana libertà. L’inaugurazione della scultura commemorativa dedicata a Mazzini si svolse il 22 luglio 1917. La cerimonia del monumento si celebrò in presenza di autorità nazionali e cittadine, in una città dall’atmosfera poco festosa a causa della popolazione mobilitata sui fronti della Prima Guerra Mondiale. Oggi il plumbeo monumento si erge fiero in mezzo a quella che è diventata una delle piazzette pedonali della città più “bazzicate” dai giovani, che hanno fatto della maestosa scultura e dei gradoni perimetrali del suo basamento, uno spontaneo ed appartato punto di ritrovo.

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(Foto: www.museo.torino.it)

Simona Pili Stella