CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 33

Torino, la città più magica

 

Malinconica e borghese, Torino è una cartolina daltri tempi che non accetta di piegarsi allestetica della contemporaneità.
Il grattacielo San Paolo e quello sede della Regione sbirciano dallo skyline, eppure la loro altitudine viene zittita dalla moltitudine degli edifici barocchi e liberty che continuano a testimoniare la vera essenza della città, la metropolitana viaggia sommessa e non vista, mentre larancione dei tram storici continua a brillare ancorata ai cavi elettrici, mentre le abitudini dei cittadini, segnate dalla nostalgia di un passato non così lontano, non si conformano allirruente modernità.
Torino persiste nel suo essere retrò, si preserva dalla frenesia delle metropoli e si conferma un capoluogo a misura duomo, con tutti i pro e i controche tale scelta comporta.
Il tempo trascorre ma lantica città dei Savoia si conferma unica nel suo genere, con le sue particolarità e contraddizioni, con i suoi caffè storici e le catene commerciali dei brand internazionali, con il traffico della tangenziale che la sfiora ed i pullman brulicanti di passeggeri sudaticcima ben vestiti.
Numerosi sono gli aspetti che si possono approfondire della nostra bella Torino, molti vengono trattati spesso, altri invece rimangono argomenti meno noti, in questa serie di articoli ho deciso di soffermarmi sui primati che la città ha conquistato nel tempo, alcuni sono stati messi in dubbio, altri riconfermati ed altri ancora superati, eppure tutti hanno contribuito e lo fanno ancora- a rendere la remota Augusta Taurinorum così pregevole e singolare.

1. Torino capitale… anche del cinema!

2.La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo

3.Torinesi golosi: le prelibatezze da gustare sotto i portici

4. Torino e le sue mummie: il Museo egizio

5.Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente

6. Chi ce lha la piazza più grande dEuropa? Piazza Vittorio sotto accusa

7. Torino policulturale: Portapalazzo

8.Torino, la città più magica

9. Il Turet: quando i simboli dissetano

10. Liberty torinese: quando leleganza si fa ferro

 

8.Torino, la città più magica

Torino è magica. Nel vero senso del termine.
Lo testimonia anche il celebre medicoe astrologo Michel de Nostredame: Nostradamus ha alloggiato qui, dove c’è il Paradiso, lInferno e il Purgatorio. Io mi chiamo la Vittoria, chi mi onora avrà la gloria, chi mi disprezza avrà la rovina intera.
Sembra infatti che il popolare uomo la cui fama lo precede tuttora, dal nome italianizzato in Michele di Nostradama, meglio noto con lo pseudonimo di Nostradamus, abbia soggiornato intorno al 1556 a Torino, presso Cascina Morozzo conosciuta anche come villa Vittoria, poiché proprietà della principessa Vittoria, della casata Savoia-.
Tali parole erano state incise su una lapide custodita presso lo stabile in cui l’uomo aveva pernotatto, quando la Villa viene demolita anche quest’unica testimonianza tangibile del passaggio di Nostradamus a Torino scompare nel nulla, fino al 1967, quando viene ritrovata e donata a Renuccio Boscolo, uno dei maggiori interpreti degli scritti del chiaroveggente, per essere custodita in sicurezza.
Secondo alcuni studiosi la “Vittoria” indicata dall’importante ospite sarebbe la principessa Savoia, anche se le interpretazioni rimangono aperte a differenti ipotesi.
Quello che non cambia è l’alone di mistero che avvolge l’affermazione, impressione che si ripresenta in realtà di fronte a tutte le sentenze espresse dal “sapeinte” francesce.

Daltronde il capoluogo pedemontano è così: insolito e curioso, a tratti misterioso.
La città dai diversi primati, ne colleziona ancora uno, dopo essere stata la prima capitale italiana, in seguito al riconoscimento ottenuto grazie allaltura della Mole Antonelliana, oltre allinvenzione del primo cioccolatino, ecco lulteriore record tutto nostrano da aggiungere allelenco: Torino è considerata una tra le metropoli più magiche del mondo, nel bene e nel male perdonatemi il gioco di parole.-
Secondo gli esperti in materia infatti confluiscono sul territorio cittadino i vertici di due triangoli esoterici, quello di magia bianca (insieme a Praga ed a Lione) e quello di magia nera (insieme a San Francisco e Londra), fatto che tramuta la località in una sorta di mappa energetica costellata di zone buonee altre dove non parrebbe consigliabile trascorrere troppo tempo.
Per non sbagliarci vediamo di scendere più nel dettaglio.

Iniziamo dai luoghi da evitare.
Il punto energeticamente più ostile della città è di sicuro Piazza Statuto: qui, secondo la tradizione esoterica, si trova la porta degli Inferi, un vero e proprio passaggio tra i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti; il punto preciso è situato in corrispondenza dellantica porta Decumana, uno degli ingressi delloriginario accampamento romano e luogo ahimè– dedicato alla sepoltura dei cadaveri. Latmosfera inquieta della piazza è resa ancora più sinistra dalla presenza di due monumenti assai particolari: quello eretto per commemorare gli operai deceduti durante la costruzione del Traforo del Frejus e lObelisco Geodetico. Il primo rappresenta unimmensa piramide di massi, da essi spuntano alcuni corpi di titani abbattuti dallo stesso genio alato che svetta sulla sommità della piramide, egli ha sul capo una stella a cinque punte a cui sono attribuite diverse simbologie magico-rituali; invece, la seconda costruzione, nota anche come Guglia Beccaria, è sormontata da un astrolabio e si erge esattamente a 5.000 km dal Polo Nord ed altrettanti dallEquatore. Non stupisce che sempre nei dintorni della piazza si trovi lappena citata Domus Morozzo, decisamente ledificio più appropriato per accogliere un altrettanto losco figuro.
Altro sito da evitare è Palazzo Trucchi di Levaldigi, oggi sede della Banca Nazionale del Lavoro, stupendo edificio dalle finiture seicentesche che ospita su una delle sue facciate il cosiddetto Portone del Diavolo, il cui batacchio rappresenta niente meno che il volto di Lucifero.
Nel 1675 Giovanni Battista Trucchi di Levaldigi, conte e generale delle Finanze di Carlo Emanuele II, richiede ad una manifattura di Parigi di realizzare un portale in legno e il risultato del lavoro è più che sbalorditivo: la soglia è riccamente intagliata e adorna di fiori, frutta, animali e amorini, ma ciò che stupisce gli spettatori è il batacchio centrale, un volto mostruoso che scruta minaccioso i visitatori che bussano alla porta. Ultimo dettaglio, la parte che viene presa in mano per battere è composta da due serpenti che si uniscono con la testa. Da questi dettagli derivano le storie spaventose ambientate in questo posto. Prima leggenda fra tutte è quella del mago insistente: si narra di uno stregone eccessivamente ostinato che provò ad invocare Satana, forse con troppa enfasi, difatti il povero Lucifero non propriamente noto per la dote della pazienza- infastidito dalla nenia incalzante, costruì un portone nel suddetto edificio, mise allinterno lincauto mago e lì lo imprigionò .
Altre vicende però contribuiscono a rendere questo stabile un luogo davvero misterioso. Si narra ad essempio di Melchiorre Du Perril, un soldato francese in possesso di documenti segreti che entrò allinterno dello stabile e non si ripresentò più al suo cocchiere; c’è poi la storia della ballerina che, invitata ad una delle tante feste volute da Marianna Carolina di Savoia, venne aggredita e assassinata allinterno di una delle sale della lussuosa palazzina.
Inoltre, ancor prima di tutte queste vicissitudini, nel 1600, ledificio viene scelto come sede di una fabbrica di tarocchi, e anche in questo caso le coincidenze non hanno fine: allepoca il numero civico del fabbricato era il 15, il medesimo numero dellarcano corrispondente alla carta del Diavolo.


E se proprio dovete raggiungere questa banca, indovinate il numero del tram da prendere?
Cari lettori, ma proprio qui dovete venire a prelevare?
Lasciamoci alle spalle i fantasmi che ovviamente si aggirano nei dintorni dellimmobile infernale e avviamoci in unaltra zona perturbante, ossia via Lascaris (angolo Via San Francesco dAssisi), a pochi passi da Piazza Solferino, dove ci si può imbattere nellennesimo dettaglio folklorìstico. Proprio ai piedi di un casamento – oggi sede di una banca, ma in passato dimora di una Loggia Massonica- si dischiudono a terra delle strane fessure a forma di occhi. Qualcuno ci osserva, ma per la serie mai una gioiaa tenerci sotto controllo non è un bellangelo alla Der Himmel über Berlin, bensì niente meno che il Principe delle Tenebre, da qui la dicitura di questi spiragli: gli occhi del Diavolo.
Bene, ora che abbiamo capito dove non fermarci per i prossimi pic-nic autunnali, vediamo insieme quali sono i luoghi in cui possiamo indugiare per una pausa rigenerativa.
Uno dei siti a più alta concentrazione di energia positiva della città è il luogo di confluenza tra il Po e la Dora Baltea, i due fiumi torinesi che rispettivamente simboleggiano il Sole e la Luna, lenergia maschile e quella femminile, il principio vitale e quello del sonno eterno.
Un altro posto consigliato è la Chiesa della Gran Madre, le cui statue erette allingresso della grande scalinata raffigurano la Fede e la Religione, due emblemi rassicuranti e potenti; le due personificazioni sono poste anche a guardia del Sacro Graal, una delle reliquie cristiane più ricercate di tutti i tempi e guarda caso- celata nei meandri dellenigmatica Torino, città dai mille volti.
Anche Piazza Castello è una località benevola, è opportuno passeggiarci soprattutto se si rasenta la cancellata di Palazzo Reale e ci si sofferma sotto le statue equestri dei Dioscuri, guardiani ufficiali posti al confine tra la zona di magia bianca e quella nera.
Se poi ci si sentisse particolarmente stanchi, è consigliabile dirigersi verso la Mole Antonelliana, Museo del Cinema per alcuni, per altri una grande antenna che irradia nel mondo energia positiva.
Gli intellettuali e i radical chic si appropinquino invece verso Piazza Solferino, nei pressi della Fontana Angelica, monumento pregno di simbologie nascoste: le statue della Primavera e dellEstate si contrappongono a quelle dellAutunno e dellInverno, mentre lacqua che scorre rappresenta il Sapere e la Conoscenza.
Che dire ancora? Alla fine è sempre la stessa storia, è leterna sfida tra il Bene e il male, che si tratti di Sith e di Jedi, di Merlino, di Morgana e della magia del fareo dellimpresa per sconfiggere Sauron la questione è resta la medesima: la scelta.
Cari lettori, e voi da che parte state?

ALESSIA CAGNOTTO

Una monumentale Colomba della Pace sorvola le montagne

E’ atterrata nei giorni scorsi al centro della Piazza d’Armi del “Forte di Bard” la grande opera, inno alla Pace, dello scultore biellese Paolo Barichello

In esposizione fino al 24 novembre

Bard (Aosta)

Si intitola “Dx Peace Sx” la nuova monumentale opera realizzata dall’artista biellese Paolo Barichello, dedicata al tema (oggi di grande e dolorosa attualità) della “Pace” e, da giorni, esposta al valdostano “Forte di Bard”, dove resterà in visione fino a domenica 24 novembre. Si tratta di una gigantesca “Colomba”, simbolo per antonomasia di “Pace” e “Riconciliazione”, con le ali spiegate e raffigurante le sagome dei continenti, in un dialogo di forme geometricamente astratte ed incastri metallici “dove l’uomo è il saldante indissolubile che unisce i popoli in un messaggio inequivocabile di speranza e fratellanza”.

Interamente realizzata in acciaio (materiale che vanta, in campo artistico, una lunga storia che parte dal Medioevo, per arrivare alla modernità dei grandi: dalle sottili figure umane di Giacometti alla plastica genialità di Umberto Mastroianni fino alla monumentalità di Henry Moore e alla geometrica luminosa visionarietà del danese Olafur Eliasson, solo per fare alcuni pochi nomi), l’opera, dal peso di 550 chilogrammi, è alta 4,80 metri e larga 2,80. Firmata a Biella da centinaia di persone, ha sorvolato il Monte Biancoil Cervino ed il Rosa,  per raggiungere, infine, il“Forte” sabaudo di Bard dove, domenica 22 settembre è stata presentata al pubblico nella centrale “Piazza d’Armi” in anteprima assoluta, inserita nella sommità superiore di un missile a simboleggiarne l’impossibilita del lancio.

Il risultato finale è un’installazione alta complessivamente 7,80 metri con una base di circa sette metri, del peso totale di due tonnellate, corredata di illuminazione alimentata da “pannelli solari” e oggi affiancata da una serie di quadri dipinti su metallo e sculture dello stesso artista, che nel tempo ha saputo perfettamente coniugare le artigianali conoscenze sui “materiali” ad un’originale e suggestiva produzione artistica. Opere riferite alla “pace possibile” – alcune vogliono evidenziare la grave e disumana situazione che direttamente e indirettamente stiamo oggi vivendo- le troviamo esposte nelle “Sale del Corpo di Guardia” della Fortezza, dove saranno anche trasmesse immagini e video del volo e delle fasi di lavorazione, atte a dimostrare come la forza e la durevolezza di un materiale come l’acciaio possano tradursi, nel gioco sapiente di mani e anima, in forme di pura “bellezza ed emozione”.

In “Dx Peace Sx”, l’artista “si ispira – sottolinea la presidente del ‘Forte’, Ornella Badery – alla visione del planisfero, simbolo di ordine e precisione, ma trasforma questa immagine in qualcosa di più: un’opportunità per ridisegnare la mappa del mondo e immaginare un futuro di pace possibile. Attraverso le sue opere, Barichello esprime la convinzione che solo attraverso l’incontro e la collaborazione tra diverse culture e popoli si possa raggiungere la pace”. E conclude: “I confini tra i continenti vengono simbolicamente eliminati e si riuniscono in un dialogo di forme e materiali, guidati dall’umanità come collante indissolubile”. Pensiero forse  utopico, alla luce degli ultimi incessanti eventi bellici, su cui tuttavia è, più che mai, lecito mantenere vive le speranze.

Gianni Milani

“Dx Peace Sx”

“Forte di Bard”, via Vittorio Emanuele II, Bard (Aosta); tel.0125/833811 o www.fortedibard.it

Fino al 24 novembre

Orari: dal mart. al ven. 10/18; sab. dom. e festivi 10/19

 

Nelle foto:

–       Paolo Barichello: “Dx Peace Sx”, esposta nella “Piazza d’Armi” del Forte

–       La scultura “in volo”

–       Ornella Badery e Paolo Barichello alla presentazione dell’opera

Il francobollo della prima trasmissione televisiva

Poste Italiane comunica che il 1° ottobre 2024 viene emesso dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy un francobollo ordinario appartenente alla serie tematica “le Eccellenze italiane dello spettacolo” dedicato alla radio televisione in Italia: prima trasmissione televisiva, nel 70° anniversario, relativo al valore della tariffa B pari a 1.25€.

Tiratura: duecentomilaquattro esemplari.

Foglio: ventotto esemplari

Il francobollo è stampato dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A., in rotocalcografia, su carta bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente.

Bozzetto a cura di Rai Direzione Comunicazione e ottimizzato dal Centro Filatelico dell’Officina Carte Valori e produzioni Tradizionali dell’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato S.p.A.

La vignetta raffigura la sigla di apertura delle trasmissioni Tv Rai che mostra, sullo sfondo del cielo, un traliccio dove convergono alcune onde radiotelevisive; suggella la composizione un riquadro blu in cui si incastonano le lettere “T” e “V”, acronimo di televisione. Il francobollo prende spunto da grafiche d’epoca del designer e pubblicitario italiano Erberto Carboni. In alto, a sinistra, è riprodotto il logo realizzato dalla Rai per celebrare l’anniversario dei 100 anni della prima trasmissione radiofonica e i 70 anni della prima trasmissione televisiva.

Completano il francobollo le legende “70ANNI DI TELEVISIONE” e “RAI-RADIOTELEVISIONE ITALIANA”, la scritta “ITALIA” e l’indicazione tariffaria “B”.

L’annullo primo giorno di emissione è disponibile presso Spazio filatelia Torino.

Il francobollo e i prodotti filatelici correlati, cartoline, tessere e bollettini illustrativi saranno disponibili presso gli Uffici Postali con sportello filatelico, gli “Spazio Filatelia” di Firenze, Genova, Milano, Napoli, Roma, Roma 1, Torino, Trieste, Venezia, Verona e sul sito filatelia.poste.it.

È aperta al MAO la nuova biblioteca d’arte asiatica

Il servizio, destinato a studenti e ricercatori, mette a disposizione circa 1.000 volumi di arte asiatica antica, moderna e contemporanea, suddivisi in tre aree geografiche: Sud-est asiatico, Giappone e Cina. In aggiunta, la biblioteca mette a disposizione anche una vasta raccolta di cataloghi di mostre realizzate dal MAO, dai Musei della Fondazione Torino Musei e dai principali musei d’arte orientale italiani, come il Museo d’Arte Orientale Edoardo Chiossone di Genova e il Museo Museo Poldi Pezzoli di Milano, insieme a una selezione di cataloghi delle maggiori casa d’aste internazionali, quali Christie’s, Sotheby’s, Nagel e Aste Bolaffi.

La raccolta del MAO fa parte della sezione libri dei Musei Civici di Torino rintracciabili al sito  www.librinlinea.it, dove sono catalogati tramite schede OPAC.

La biblioteca, situata al quarto piano dell’edificio, è accessibile gratuitamente previa prenotazione obbligatoria e osserva i seguenti orari: dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle ore 16.

Per fissare un appuntamento è necessario scrivere a marika.marone@fondazionetorinomusei.it.

La torinesità di Glauco Mauri, un mattatore scomparso alla vigilia dei suoi 94 anni

Era particolarmente intenso il rapporto di Glauco Mauri con la città di Torino, in particolar modo iniziò ad amarla dalla stagione 65/66 del Teatro Stabile, quando, con i direttori Gianfranco De Bosio e Nuccio Messina spopolò in tante pièce teatrali. Diversi titoli, la locandina della “Bisbetica domata” per la regia di Franco Enriquez, “I dialoghi del ruzzante Federico II” per la regia di Gianfranco De Bosio. Fu attore di riferimento del Teatro Stabile e, nel 67, protagonista de “Il mercante di Venezia” firmato da Enriquez, nel 68 de “Il misantropo” diretto da Molien con anteprima alla Fiera di Asti. Glauco Mauri partecipò anche a una produzione televisiva torinese negli anni 70 dello sceneggiato “Buddenbrook”, di cui era regista Edmo Fenoglio. Interpretò il ruolo del fallito di famiglia Christian Buddenbrook. Si ricordano la sua “Dodicesima notte” di Shakespeare, per la regia di Renato Castellani, il suo amatissimo successo “I fratelli Karamazov” di Dostoevskij, con Memo Benassi, Lilla Brignone, Gianni Santuccio ed Enrico Maria Salerno. Fece parte della gloriosa Compagnia dei Quattro insieme a Valeria Moriconi, Franco Enriquez, Emanuele Luzzati e Mario Scaccia. Da quando è uscito dall’Accademia Silvio D’Amico ha sempre recitato per settant’anni, senza perdere una stagione, con la naturalezza del suo vivere, e aveva programmato di aprire la stagione del Teatro Vascello, a Roma, con il De Profundis di Wilde, annullato per l’improvviso aggravarsi delle sue condizioni di salute. Mauri non era più lo stesso da quando, un anno fa, è scomparso il suo compagno di viaggio, di lavoro e di vita nell’arte Roberto Sturno, a 78 anni.

 

Mara Martellotta

Papa Francesco, Bobbio e l’aborto

IL COMMENTO  di Pier Franco Quaglieni

La  ulteriore, durissima condanna dell’aborto  definito un “un omicidio ” da parte di Papa Francesco e la definizione  dei medici abortisti  come “sicari” forse farà discutere.
Tutto un mondo  femminile, femminista e maschile che ha definito  senza il minimo dubbio l’aborto un diritto, sarà rimasto stupito dalla durezza della condanna morale del Papa. Per non parlare di chi continua a confondere l’anticoncezionale con l’aborto che il Papa ha voluto distinguere perché i tempi dell’Enciclica “Humanae vitae” di Paolo VI appartengono al passato.
Va sfatata la vulgata che tutti i laici sono abortisti.
Chi scrive dopo che ebbe un lungo incontro con il laicissimo Norberto Bobbio ebbe una crisi e non andò a votare al referendum sulla legge 194 che, se applicata in modo equilibrato, pur  dava spazio per affrontare il problema senza i fanatismi, a volte davvero talebani,  della Bonino, della Faccio e di suor Marisa  Galli, la suora di Pannella  . Il PCI che allora aveva un’etica, parlò della tragedia dell’aborto  E l’aborto lo è davvero. Forse non lo è per le madamine snob che debbono eliminare le prove delle corna fatte al marito e le cui nonne già  abortivano all’estero prima della 194.
Io ricordo che il laico  Valerio Zanone mise incinta la futura, giovanissima moglie e la sposò  prima di laurearsi, affrontando qualche problema  pratico. Cose da tempi andati, si dirà, ma sono cose che fanno pensare che tutto il permissivismo sguaiato dei nostri tempi ha raggiunto vertici davvero stomachevoli propri di una società profana e non laica.
Bobbio  diceva che non si può restare moralmente indifferenti all’aborto perché di fronte al diritto alla vita del nascituro “non si può transigere” . E aggiungeva : “Il fatto che l’aborto sia diffuso è un argomento debolissimo dal punto di vista giuridico e morale”. E Bobbio invitava alla procreazione cosciente che è l’unica vera alternativa all’aborto.
Si può parlare di depenalizzazione dell’aborto  , aggiungeva Bobbio, ma la depenalizzazione non può essere un motivo di giustificazione etica. Il Papa ritiene l’aborto un omicidio non senza addurre anche ragioni scientifiche sul feto dopo un mese dal concepimento. La definizione dei medici che praticano l’aborto senza obiettare come sicari invece non tiene conto che uno Stato laico
non può non garantire il ricorso all’aborto senza quindi  stabilire valutazioni etiche in proposito.
Ma la depenalizzazione non può riguardare diritti e doveri che riguardano la coscienza delle persone  e soprattutto non cancella un’ implicazione etica che pure esiste.
In tempi di denatalità certo non si può addurre come fine dell’aborto quello del controllo delle nascite perché oggi il numero ridotto di nascite dovrebbe indurre a politiche di sostegno della famiglia. Ma anche la famiglia appare un valore trascurato e la convivenza diventa la scelta preminente rispetto al matrimonio, anche a quello civile.
Forse tutti questi problemi andrebbero affrontati con coraggio e senza pregiudizi. Ma le fedi religiose come anche l’indifferenza religiosa non sono pregiudizi e qui sta il problema a monte che può rivelarsi risolvibile  solo con il separatismo laico tra Chiesa e Stato. Per altri versi, l’aborto tocca anche un’etica laica, come disse Bobbio. E il problema si complica ulteriormente per chi non voglia ragionare attraverso schemi che rendono semplici la complessità insita nella vita e nella morte.

La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo

Torino sul podio: primati e particolarità del capoluogo pedemontano

Malinconica e borghese, Torino è una cartolina daltri tempi che non accetta di piegarsi allestetica della contemporaneità.
Il grattacielo San Paolo e quello sede della Regione sbirciano dallo skyline, eppure la loro altitudine viene zittita dalla moltitudine degli edifici barocchi e liberty che continuano a testimoniare la vera essenza della città, la metropolitana viaggia sommessa e non vista, mentre larancione dei tram storici continua a brillare ancorata ai cavi elettrici, mentre le abitudini dei cittadini, segnate dalla nostalgia di un passato non così lontano, non si conformano allirruente modernità.
Torino persiste nel suo essere retrò, si preserva dalla frenesia delle metropoli e si conferma un capoluogo a misura duomo, con tutti i pro e i controche tale scelta comporta.
Il tempo trascorre ma lantica città dei Savoia si conferma unica nel suo genere, con le sue particolarità e contraddizioni, con i suoi caffè storici e le catene commerciali dei brand internazionali, con il traffico della tangenziale che la sfiora ed i pullman brulicanti di passeggeri sudaticci ma ben vestiti.
Numerosi sono gli aspetti che si possono approfondire della nostra bella Torino, molti vengono trattati spesso, altri invece rimangono argomenti meno noti, in questa serie di articoli ho deciso di soffermarmi sui primati che la città ha conquistato nel tempo, alcuni sono stati messi in dubbio, altri riconfermati ed altri ancora superati, eppure tutti hanno contribuito e lo fanno ancora- a rendere la remota Augusta Taurinorum così pregevole e singolare.

1. Torino capitale… anche del cinema!

2.La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo

3.Torinesi golosi: le prelibatezze da gustare sotto i portici

4. Torino e le sue mummie: il Museo egizio

5.Torino sotto terra: come muoversi anche senza il conducente

6. Chi ce lha la piazza più grande dEuropa? Piazza Vittorio sotto accusa

7. Torino policulturale: Portapalazzo

8.Torino, la città più magica

9. Il Turet: quando i simboli dissetano

10. Liberty torinese: quando leleganza si fa ferro

 

2.La Mole e la sua altezza: quando Torino sfiorava il cielo

Non sono tuttora certa che valga anche per chi, come me, ha frequentato lAccademia Albertina anziché lUniversità di Palazzo Nuovo, ma nel dubbio – e dato che i titoli sono equipollenti- anche io non sono salita in cima alla Mole prima di aver conseguito la laurea specialistica. È quel pizzico di scaramanzia che si nasconde in molti: nessuno ci crede veramente ma intanto molti non appoggiano il cappello sul letto o prestano attenzione a come viene appoggiato il pane in tavola.
Questa diceria, legata alla credenza che gli studenti universitari che salgono in cima alla Mole prima di aver terminato gli studi poi non conseguano la tanto agognata Laurea, non è lunico mito che interessa ledificio simbolo di Torino, secondo alcuni, infatti, la costruzione sarebbe in realtà una gigantesca antennache irradia energia positiva sulla cittadinanza, fatto assai importante se si prende in considerazione la nomea di città magica, che il capoluogo si porta appresso, in quanto punta di entrambi i triangoli energetici di magia nera (con Londra e San Francisco) e di magia bianca (con Praga e Lione).

In ogni caso la Mole resta un edificio affascinante, peculiare e di largo interesse, non solo per la sua storia ma anche perché ospita al suo interno il Museo Nazionale del Cinema, uno dei pochi interamente dedicati al allargomento e uno dei più noti a livello europeo, nonché lunica galleria di questo genere in Italia. Per chi non lo avesse ancora visitato, sappiate che il sistema espositivo consta di postazioni multimediali e interattive, attrezzature e materiali provenienti da set cinematografici sia italiani che internazionali, una invidiabile collezione di film, libri, stampe, manifesti, locandine, apparecchiature specifiche antiche e moderne, costumi, pezzi di scenografie di film, dipinti e fotografie. Anche la struttura interna è assai caratteristica: una immensa scala a spirale che si attorciglia verso lalto e trasporta i visitatori attraverso la storia della Settima Arte, dalle origini ai giorni nostri, comprendendo non solo la collezione permanente, ma anche le diverse mostre temporanee che si susseguono con notorio successo.
A tal proposito non solo per mio proprio gusto- mi pare ingiusto non citare la recente personale dedicata al genio creativo di Tim Burton, svoltasi tra 11 ottobre e il 7 aprile 2024, per la prima volta in mostra in Italia proprio qui, al nostro Museo del Cinema. Il titolo non lasciava certo spazio a dubbi riguardo a che cosa il pubblico avrebbe osservato: IL MONDO DI TIM BURTON, un universo parallelo che si apriva al di là di una porta interna, appositamente realizzata a richiamo dellinimitabile, innovativo e visionario Nightmare Before Christmas, oltre la quale si veniva ingurgitati in un etere di innumerevoli bozzetti provenienti dal nucleo personale dellartista, ideazioni in nuce dei personaggi che hanno segnato linfanzia e ladolescenza di almeno un paio di generazioni.
Lesperienza non termina qui, è più che consigliabile infatti salire sullascensore panoramico, interamente realizzato in cristallo trasparente e che, in precisamente 59 secondi, raggiunge il tempiettodella Mole, posto a 85 metri di altezza, attraversando quella che è conosciuta come l’Aula del Tempio; una volti giunti sulla sommità il panorama è sbalorditivo, e potrete osservare Torino che si mostra nella sua totalità, fino alle Alpi che labbracciano.
Si dice poi che lo stesso Antonelli, ormai anziano, fosse solito farsi issare in vetta alla cupola su un ascensorino improvvisato, per verificare in prima persona lavanzare o meno dei lavori.


È pur tuttavia vero che leffettivo vanto del simbolo architettonico torinese sia tutto nella sua imponente altezza.
Nel 1888 la Mole raggiunge unaltezza record di 153 metri, che comunque non soddisfa il novantenne Antonelli, il quale decide di aggiungere sulla guglia una statua un Genio alato coronato da una stella a cinque punte, realizzato dallo scultore Celestino Fumagalli, alta cinque metri e pesante 300 kg.
Alcuni potrebbero pensarehybris, ed infatti in questottica non sorprende troppo la risposta di Madre Natura, la quale, alcuni anni dopo, scatenanel 1904- sul capoluogo torinese ed in risposta alla tracotanza antonelliana, un uragano che abbatte la colossale statua, che tuttavia non precipita a terra, ma rimane appesa ad un lato della guglia. Lavvertimento non sortisce del tutto il suo effetto, e nel 1906 la scultura viene sostituita da una più sommessa stella a 12 punte in rame dorato.
Sta di fatto che, con i suoi 167 metri totali daltezza, la Mole, all’epoca in cui viene costruita, è l’edificio in muratura tra i più alti del mondo, il nome stesso del monumento ricorda questo record, ormai tristemente superato.
La realizzazione del cantiere è comunque da considerarsi unimpresa faraonica, terminata nel 1897 da Costanzo, figlio di Alessandro Antonelli, dopo circa quarantanni di lavoro.
Linaugurazione avviene il 10 aprile 1889, a soli dieci giorni di distanza dai festeggiamenti dedicati ad un’altra torre-simbolo, la Tour Eiffel, avvenuta a Parigi il 31 marzo di quello stesso anno.
Com’è noto, nel 1848 ledificio torinese sorge inizialmente come sinagoga, in risposta a quanto indicato nello Statuto Albertino, documento che assicura libertà ufficiale di culto alle religioni non cattoliche: “Gli Ebrei sono ammessi a godere di tutti i diritti civili e politici dei nostri sudditi, a frequentare le scuole dentro e fuori delle Università, e a conseguire i gradi accademici”. LUniversità Israelitica celebra così la conquista dei pari diritti, commissionando al fantasticatore Alessandro Antonelli la costruzione di uno specifico luogo di culto.
Il progetto iniziale prevede una cupola di 47 metri, ma fin dagli inizi Antonelli introduce dettagli e variazioni che rendono ledificio molto più complesso e già alto 112 metri; mentre tutti sono concentrati sullaggravarsi dei lavori, nessuno si accorge che intanto i fondi si stanno esaurendo, e i lavori finiscono per essere interrotti. È poi il Comune di Torino a farsi carico, dieci anni più tardi, della conclusione del cantiere, anche se, a questo punto, la destinazione duso dello stabile muta, diventando sede, dal 1908, del Museo del Risorgimento. Antonelli riprende poi la direzione dei lavori, impreziosendo ulteriormente il progetto già ambizioso, e facendo lievitare nuovamente i costi. Questa volta -forse per sfinimento- lopera viene conclusa secondo la volontà dellarchitetto e rivestita con 2.064 lastre di pietra di Luserna.
Certo, decisamente meno iconica e romantica della parente parigina, la Mole si conquista in ogni caso il suo spazio nella numismatica, comparendo sui due centesimi di euro. A tal proposito è curioso un aneddoto: per un errore della Zecca dello Stato sono state coniate anche monete da un centesimo di euro, sulle quali appare proprio la nostra Mole al posto dell’immagine prevista, Castel del Monte. Tali monete vengono ritirate, ma alcuni esemplari sono sfuggiti e se ne contano ancora un centinaio in circolazione, il valore di questi centesimi “sbagliati” è stimato intorno ai 2mila euro, anche se, ad un’asta numismatica Bolaffi di Torino, un collezionista italiano ha sborsato ben 6.600 euro per aggiudicarsene un esemplare.
Quindi, cari lettori, imparate a non disdegnare i poveri centesimini, e già che ci siete controllate bene le tasche ed i resti, postreste anche imbattervi nei due euro edizione limitataconiati come moneta commemorativa nel 2006, in occasione della XX edizione dei Giochi Olimpici invernali, ce ne sono in circolazione 40 milioni: il calcolo combinatorio non è comunque dalla vostra parte, ma si sa, la fortuna è cieca!

ALESSIA CAGNOTTO