CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 32

Al via l’edizione 2024 di MITO Settembre Musica

Venerdì 6 settembre

 

 

Al via a Torino, con la Nona Sinfonia di Beethoven, in piazza San Carlo, venerdì 6 settembre alle ore 21, l’edizione 2024 di MITO Settembre Musica, che vedrà impegnati l’Orchestra del Coro del Teatro Regio, il Coro di voci bianche del Regio, il cui direttore è Michele Spotti, soprano Salomè Jicia, contralto Teresa Iervolino, tenore Omar Mancini, basso Adolfo Corrado. Maestro del Coro è Ulisse Trabacchin, Maestro del Coro di voci bianche è Claudio Fenoglio. L’orchestra del Regio è l’erede di complesso fondato alla fine dell’Ottocento da Arturo Toscanini, sotto la cui direzione vennero eseguiti numerosi concerti e molte storiche produzioni operistiche. l’Orchestra ha in particolare eseguito la prima italiana de “Il crepuscolo degli dei” di Wagner e della “Salomè” di Strauss, nonché le prime assolute di “Manon Lescaut” e della “Bohème” di Puccini. Nel corso della sua lunga storia ha dimostrato una duttilità ad affrontare il grande repertorio, così come molti titoli del Novecento, quali il “Gargantua” di Corghi e “Leggenda di Solbiati”. L’Orchestra si è esibita con i solisti più celebri, e alla guida del complesso si sono alternati direttori di fama internazionale quali Roberto Abbado, Maag, Bartoletti, Bychkov, Campanella, Dantone, Gelmetti, Gergiev, Ogwood, Luisi, Mariotti, Muti, Oren, Pidò e Noseda, che dal 2007 al 2018 ha ricoperto il ruolo di direttore musicale del Teatro Regio. Ha inoltre accompagnato grandi compagnie di balletto come quella del Bolshoj di Mosca e del Marinskj di San Pietroburgo. Il Coro Teatro Regio di Torino è stato fondato a fine Ottocento e ricostruito nel 1945, dopo il secondo conflitto mondiale. Oggi è uno dei maggiori Cori teatrali europei. Sotto la guida di Bruno Cason (1994-2002) ha raggiunto un alto livello internazionale dimostrato dall’esecuzione dell’Otello di Verdi sotto la bacchetta di Claudio Abbado, e dall’invito da parte di Bychkov a Colonia per l’incisione della Messa da Requiem di Verdi, e nel 2012 per un concerto di Brahms con l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. Infine, il Coro di voci bianche del Teatro Regio di Torino è nato nel 1997 dalla collaborazione tra Teatro Regio e Conservatorio di Torino, ed è stato diretto fin dalla sua fondazione da Claudio Marino Moretti, cui si è avvicendato Claudio Fenoglio nel 2008, e si è esibito per la prima volta al Regio in occasione del Concerto di Natale del 1997.

Come concerto di apertura di MITO Settembre Musica edizione 2024 è stata scelta la Nona Sinfonia in re minore op.125 per soli coro e orchestra di Beethoven, nota anche come “Sinfonia corale”, l’ultima del compositore, eseguita per la prima volta il 7 maggio 1824 in un teatro viennese. Ai primi tre movimenti sinfonici ha fatto seguito un quarto che include il Coro sui versi de “Ode alla gioia” di Schiller. Proprio il tema del finale, adattato da Herbert von Carajan, è stato adottato nel 1972 come inno europeo.

 

Mara Martellotta

“Granda in Rivolta”

Si apre “in musica” la seconda stagione della rassegna di incontri ospitata al “Vitriol” di Fossano

Domenica 8 settembre, ore 21,15

Fossano (Cuneo)

Conclusasi il 15 luglio scorso la prima stagione di “Granda in Rivolta”  –  con, ospite d’eccezione, il finalista del “Premio Strega” Dario Voltolini – e sospesa la programmazione agostana, la rassegna di incontri, “che si propone di scuotere la provincia cuneese con la poesia”, frutto della fervida mente dei poeti piemontesi Elisa Audino e Romano Vola, torna al “Vitriol”, storico “Pub” fossanese diretto da Maurizio Regis, con un appuntamento che è al contempo “incontro poetico” e “festa di fine estate”.

L’appuntamento è per domenica 8 settembre(ore 21,15), alla vigilia della chiusura per ferie del locale di via Ancina 7 e sarà appuntamento un po’ “fuori dalle righe” rispetto alla tradizionale programmazione della rassegna, in quanto si parlerà, per l’occasione, di “poesia in musica” con due cantautori di origine e di adozione fossanese: Mattia Calvo e Matteo Castellano.

Nato a Fossano e torinese di adozione, Mattia Calvo è il leader della band “La Moncada”, in cui figurano membri di “Treehorn”, “Fh”, “Roncea/MoneyTree” e “Suzanne’ Silver”. I diversi background dei musicisti sono stati inglobati in un processo compositivo incisivo, senza fronzoli né eccessi. I testi di Mattia sono al centro di tutto. Due, per ora, gli album all’attivo: “Torino sommersa”del 2011 e “Nero” del 2014. Dopo molti anni di inattività Mattia Calvo, che ha vinto ben due edizioni del “Premio Recanati”, è tornato sul palco lo scorso 22 giugno in occasione dell’“Ok Fest” di Corneliano d’Alba, condividendo il palco, tra gli altri con “Uzeda” e “Three second kiss” risvegliando nel pubblico il desiderio mai sopito di risentirlo dal vivo. I suoi brani sono profondi e intimi, ma non senza un velo d’ironia.

Matteo Castellano è invece nato a Torino ma vive oggi a Fossano. Ha iniziato a dedicarsi alla chitarra e alla musica nel 1997 scrivendo da subito molte canzoni. Nel 2005 ha pubblicato “I funghi velenosi”, apprezzato da molti tra i quali il “Club Tenco”, che lo ha invitato al “Tenco Ascolta”, il format ideato dallo stesso Club per dare la possibilità ad artisti emergenti di farsi ascoltare dagli addetti ai lavori. Da quel periodo ha iniziato un’intensa, ma disordinata attività live, culminata nel 2011 con la stampa dell’album “Ezio” anch’esso esaurito in poco tempo. Dopo la colonna sonora del docufilm “La gente dei bagni” (“Riff awards 2015 Best documentary”, “Premio CinemAMoRe Trento Film Festival”) é la volta di “Solo la punta”, disco forse troppo pop, per rappresentare il carattere teatrale della musica di Matteo, marcatamente intimista. A questo è seguita un’altra colonna sonora per “I giorni del destino” docufilm  di Emanuele Marini che ha anticipato il ritorno a un lavoro più personale e sofferto con la scelta di collezionare sette canzoni sulle proprie “vergogne intime”. Ultima fatica discografica “Come un matto sano”, realizzato con il collega cantautore Puso nelle vesti di “produttore artistico” e con il quale è riuscito a valorizzare sia l’aspetto canzonistico che la narrazione, la parola come invenzione all’interno del flusso musicale, come già succedeva all’inizio con “I funghi velenosi” e “come succede sul palco che trasforma in teatro da vent’anni”.
Come sempre accade negli appuntamenti di “Granda in Rivolta”, gli autori e gli organizzatori saranno già al “Vitriol” a partire dalle 19,30 per una chiacchierata e una cena conviviale e per entrare nel clima di condivisione tipico della rassegna.
 

Tutte le informazioni su “Granda in Rivolta”sono disponibili sui canali social della rassegna (Facebook, Instagram, Threads, Youtube e WhatsApp).

Per prenotare: 333/4915524.

g.m.

Nelle foto:

–       Mattia Calvo

–       Matteo Castellano, ritratto da Roberto Andreoli, “Street musician with guitar and kazoo”, acquerello

Prosegue “Solchi”, la mostra di Federica Galli

Prosegue fino al 15 settembre 2024 la mostra Solchi di Federica Galli,inaugurata lo scorso 20 luglio al Museo Civico della Stampa di Mondovì (CN). La mostra, che ha accompagnato l’estate monregalese con laboratori, workshop e visite di approfondimento, è l’occasione per osservare da vicino l’opera della più importante esponente dell’arte incisoria italiana. Le opere in mostra, che coprono un periodo di oltre 20 anni (dal 1974 al 1997), offrono al pubblico l’opportunità di esplorare i temi principali dell’artista, con un particolare focus sui soggetti piemontesi. Le acqueforti di Federica Galli hanno interpretato con sguardo poetico e rivelatore il paesaggio, aspetto centrale di tutta la sua opera. L’abilità tecnica ha consentito all’artista di rappresentare condizioni ambientali ostiche agli incisori, quali la neve, la nebbia, la notte. Gli elementi che appartengono al mondo naturale, sia esso antropizzato o meno, sono i soggetti che la Galli utilizza per restituire all’osservatore uno sguardo inedito sulla bellezza e sul senso di divino che la permea. Grande assente delle composizioni dell’artista è l’uomo, mai ritratto all’interno del paesaggio; di essi, tuttavia, si avverte una sorta di presenza in absentia. “Solchi”, quindi, sono sia quelli tracciati da Federica Galli per rappresentare il paesaggio, quanto quelli impressi da esso nella sensibilità dall’incisore per giungere all’osservatore finale in maniera chiara e luminosa.

Federica Galli, Ritratto con foglie
courtesy Fondazione Federica Galli

La mostra e gli appuntamenti sono organizzati da Noau | Officina Culturale in collaborazione con la Fondazione Federica Galli di Milano.
In occasione della presentazione inaugurale, Lorenza Salamon – Direttrice Fondazione Federica Galli – ha così introdotto l’opera dell’artista italiana che compete con i grandi della storia di questa arte: “Una delle caratteristiche più peculiari dell’opera di Federica Galli era quella di svolgere il suo lavoro en plein air la si poteva vedere all’aperto, in un prato o sul sentiero di fronte alla veduta, che spesso era stata scelta dopo molti sopralluoghi e scatti fotografici. […] Molte volte i paesaggi che incideva con pazienza sulla lastra erano tra i più noiosi, i più scontati, […] ma è proprio dalla fedele riproduzione di quei paesaggi piatti, minimi, che riusciva a cavare la poesia della dedizione, dove si avverte chiaramente il tempo speso a ricavare il meglio dalle migliaia di segni lasciati sul metallo. Se si osservano attentamente le opere di Federica Galli, si noterà l’incredibile varietà di segni utilizzati per rappresentare il reale, in una quantità e qualità raramente riscontrata.”

“PALAZZOIRREALE” a Canelli

Primo capitolo di un ricco programma di arte contemporanea nato per raccontare la ricchezza culturale del Monferrato

Dal 5 settembre all’8 dicembre

Canelli (Asti)

Alle spalle l’ingegnosa visionarietà di una storica eccellenza vitivinicola del territorio, casa spumantiera, a un passo dai due secoli di attività, che negli anni ha saputo costruire, attraverso un “percorso culturale autentico”, la sua vera singolare identità basata sul concetto (a volte anche faticoso e tanto impegnativo) di “controtendenza”. Siamo a Canelli e, ovviamente, si parla della prestigiosa “Casa Bosca – Bollicine controcorrente”, fondata nella celebre cittadina “capitale dei vini spumanti” dell’astigiana Valle Belbo, da Pietro Bosca nel 1831 e giunta oggi alla sua sesta generazione con i fratelli PiaGigi e Polina Bosca. A loro si deve l’illuminata “invenzione” di “PALAZZOIRREALE”, un ricco programma di arte contemporanea, ideato per “raccontare, attraverso i molteplici sguardi dell’arte, la ricchezza culturale del Monferrato”. Di Canelli in particolare, delle sue mirabili Cantine e delle sue “Cattedrali Sotterranee”, dal 2014 “Patrimonio Mondiale dell’Umanità” per l’“UNESCO”.

Sulla base di queste premesse e a cura di Giorgio GalottiProject Manager Diana Bertida giovedì 5 settembre a domenica 8 dicembre, aprirà per l’appunto al pubblico negli spazi della “Palazzina Liberty” di via Luigi Bosca 2 a Canelli, “PALAZZOIRREALE”, pensato come “raccordo spazio-temporale, tra storia, identità, luoghi e futuro, con l’obiettivo di comporre nel tempo una collezione che diventi parte del patrimonio del Monferrato, contribuendo a riportare la giusta attenzione su questi luoghi”. In parallelo, il percorso di “PALAZZOIRREALE” sarà accompagnato dallo sviluppo di un “archivio fotografico” per tenere traccia della trasformazione degli spazi e degli interventi degli artisti.

Di assoluto interesse e artisticamente brillante (fin dal nome), il primo artista coinvolto: Patrick Tuttofuoco. Milanese di nascita (1974), ma oggi residente fra il capoluogo lombardo e Berlino, Patrick è artista visivo legato alla contemporaneità di un “fare arte” in cui gli elementi dell’astrazione s’accompagnano ad una sorta di “pop-figurativo” attraverso un’innegabile capacità di manipolazione della materia (le tecnologie della luce, in particolare quelle connesse al neon) piegata con forte originalità alla forma scultorea di “immagini senza tempo” mai avulse dal contesto spaziale in cui si trovano allocate. A lui è stata affidata la realizzazione di una nuova opera luminosa site-specific ideata per il “belvedere” dell’edificio dove un tempo si trovavano gli uffici storici dell’azienda. L’opera, dal titolo “Shape shifting” (2024), avvia un percorso espositivo monografico che si sviluppa all’interno degli spazi produttivi, includendo lavori storici dell’artista provenienti da collezioni private o dal suo archivio, per tracciare l’evoluzione della sua poetica dai primi anni Duemila a oggi.  Composta dalle silhouette di due braccia che si intrecciano, “Shape shifting” si affaccia sul centro di Canelli, “offrendo alla comunità un segno luminoso, fruibile giorno e notte, con l’ambizione di diventare un simbolo per il territorio”.

 

“PALAZZOIRREALE” apre le sue porte in concomitanza di un altro grande progetto artistico legato al territorio, “Panorama Monferrato”, progetto di “ITALICS”, “Consorzio di Gallerie d’arte antica, moderna e contemporanea” italiane, che dal 4 all’8 settembre, attiveranno ulteriormente e alla grande (con 15 sedi, 4 paesi, 63 artisti e 62 gallerie coinvolte) la dolce terra monferrina.

Gianni Milani

“PALAZZOIRREALE”

Casa Bosca, via Luigi Bosca 2, Canelli (Asti); tel.335/6322771 o www.palazzoirreale.com

Dal 5 settembre all’8 dicembre

Orari: ven. sab. dom. 11/19; merc. e giov. su prenotazione

Nelle foto:

–       Polina, Gigi e Pia Bosca

–       Bosca – “Cattedrali Sotterranee”

–       Patrick Tuttofuoco: “Out of body”, marmo e acciaio (dettaglio), 2022 /Ph. Mattia Iotti

–       Patrick Tuttofuoco: “Sleepers (Human Mind)”, luce neon e acciaio, 2024. Ph. Carlo Favero

“Gualdo, Indigo e Fustagno” L’arte del Tessile a Chieri ieri e oggi

Una “Giornata di studi” al chierese “Museo del Tessile”

Lunedì 9 settembre, ore 16 – 19

Chieri (Torino)

L’appuntamento, nella storica Città collinare del Tessile, cade nella settimana dei festeggiamenti della Madonna delle Grazie, Patrona della Città, dove lunedì 9 settembredalle 16 alle 19, presso la Sala della Porta del Tessile del “Museo del Tessile”, in via Santa Chiara 10/a, si rinnova il tradizionale appuntamento incentrato sull’Industria e le Arti Tessili di ieri (dal lontano ‘400) e di oggi.

La giornata di studi, che offrirà spunti e conoscenze interessanti sia per gli addetti ai lavori sia per il grande pubblico, si concluderà con la visita guidata al “Museo del Tessile” e all’“Orto del Tessile” di Chieri.

Non solo, ma “sarà anche l’occasione per annunciare alcune novità in seno alla Fondazione – spiega Melanie Zefferino, presidente della ‘Fondazione chierese per il Tessile’ e ‘Museo del Tessile’, nonché curatrice dell’evento – e per illustrare in  anteprima i progetti ‘in fieri’ che vedono la nostra Fondazione impegnata in tre diversi eventi espositivi; a Genova, nell’ambito di ‘Genova Jeans’, in città per celebrare con il Comune di Chieri, nostro maggior sostenitore, la collezione civica di ‘Fiber Art’, e infine a Torino in collaborazione con l’ ‘Accademia Albertina’”.

Questa l’agenda programmata per la giornata di lunedì 9: dopo i saluti e l’introduzione ai lavori di Antonella Giordano (assessore alla “Cultura” del Comune di Chieri) e di Melanie Zefferino (presidente della “Fondazione”), toccherà allo scrittore-giornalista Fabio Marzano, autore de “Il Ritorno delle Piante. Storie di nuove convivenze tra Uomo e Natura” (EDT, 2024) disquisire  su “Isatis tinctoria: il ritorno di una pianta polifunzionale”.

Alle 17 e alle 17,30 saranno la giornalista e critica d’arte, Silvana Nota, seguita da Mitti Baiotti e da Melanie Zefferino, a parlare rispettivamente di “Rivelazioni indigo. Dal colore alla poetica” e de “I fustagni e altri tessuti di Chieri: tessili per il lavoro, le armi e le feste”.

La giornata si concluderà (dalle 18 alle 19) con le visite al “Museo del Tessile” a cura di Mitti Baiotti e, sotto la guida di Giulia Perin, all’“Orto del Tessile”, di impianto quattrocentesco (ideato da Clara Bertolini con Manuel Ramello) sito nel cuore del Convento di Santa Chiara e idealmente articolato in due sezioni includenti piante le cui fibre sono impiegate per la filatura e la tessitura (la prima) e la seconda, più ampia, dedicata alle piante tintorie, a cominciare da quelle usate per ottenere i toni blu e coltivate per secoli nel territorio chierese, come il “gualdo”, la “persicaria”,  il “sambuco” e l’“indigo”, da cui si ricava anche il verde.

L’ingresso è libero, con prenotazione obbligatoriaprenotazioni@fmtessilchieri.org

g.m.

Nelle foto: “Museo del Tessile – Telaio fustagno; Silvana Nota; “Orto del Tessile”- Gualdo

Capriccio tra realtà e fantasia

“Capricci”, la mostra allestita nel museo civico di Moncalvo, ci riporta nell’affascinante clima settecentesco che ha vissuto la forte attrazione del Vedutismo inteso  come rappresentazione di scorci di vie e piazze di città con antiche rovine che, per la prima volta, diventano protagoniste autonome non più solo sfondo dei dipinti  o relegate al quadraturismo illusionistico per sfondare le pareti ampliando lo spazio dei palazzi.

Sono gli anni del  Grand Tour, viaggio artistico di aristocratici e studiosi intorno all’Europa continentale, in particolare in Italia alimentati dagli scavi di Ercolano e Pompei e dalla diffusione degli “appunti” dei grandi viaggiatori.

Innegabile spinta a visitare la nostra patria fu data dal “Viaggio in Italia”, scritto tra il 1786-88 da Wolfang Goethe, acuta e affascinante inchiesta giornalistica sugli aspetti artistici, sociologici, storici, economici e folcloristici.

Considerazioni ancor oggi attuali come, più tardi nel primo ottocento, lo furono gli appunti di Dumas e Stendhal contagiati dal frenetico desiderio del viaggio.

Il nuovo genere, iniziato dall’olandese Caspar Van Wittel, produsse uno straordinario interesse per i ruderi, in particolare di Roma, Venezia e Napoli, trattati in vari modi dal semplice pittoresco souvenir da riportare in patria alla descrizione dettagliata della realtà senza implicazioni sentimentali secondo la  razionalità documentaristica illuminista oppure, staccandosi dal Vanvitelli, col dare un significato di memento mori  sulla caducità della vita terrena

Ma anche con soffi di poesia evocativa di Canaletto, Bellotto e soprattutto del Guardi.

All’interno del Vedutismo, la specificazione dei “Capricci” comporta un accattivante sapore di stravagante inventiva atta a stupire attraverso scorci di rovine che stimolano la  fantasia degli artisti proponendo intriganti scene tra realtà e immaginazione, come possiamo osservare nelle opere esposte in mostra.

Risalto è dato  alla “Veduta degli avanzi della famiglia Plauzia” oltre ai “Resti del palazzo della famiglia Arrunzia” e dai “Resti del tempio della Sibilla” di Giovan Battista Piranesi, innovatore della tecnica dell’acquaforte con l’abbandono  del tradizionale tratteggio incrociato a favore di un segno più fluido e per l’uso della “prospettiva ad angolo”.

Si coglie nel grande incisore una profonda cultura umanistica favorita da intensi studi della lingua latina e della storia di Roma.

Ne nasce una meditazione nostalgica per le vestigia del tempo e  per i frammenti, rimanenze di colonne, capitelli, cornici spezzate, oggetti disparati d’arredo che lo rendono artista,  archeologo e poeta affidando ad essi un significato ancor più pregnante dell’interezza dei monumenti.

I frammenti  gli parlano come fossero vivi, al contrario del disperato senso di impotenza di un  Fussli  davanti alla grandezza  dei resti classici, rendendoli stimolo per artisti futuri (come afferma in uno dei volumi sulle rovine romane) e non è forse stato geniale profeta se, a distanza di ben due secoli, Escher si è ispirato alle sue tavole delle  “Carceri”  per la rappresentazione delle “Scale impossibili” che lo rendono grande protagonista dell’arte moderna?

Straordinaria è d’altronde la versatilità di Piranesi nell’accostare classicismo, barocco, neoclassicismo anticipando anche la poetica  inquietante del neoromanticismo e del surrealismo novecentesco.

Contribuiscono a creare uno spaccato d’epoca le opere di altri artisti: Antonio Contestabili con la perfetta resa prospettica e scenografica del “Paesaggio con rovine”, Francesco Battaglioli attraverso “Personaggi all’interno di rovine” dall’accento melodrammatico affine al Metastasio suo maestro.

Carlo Bonavia noto per stravaganti ambientazioni di vedute architettoniche e paesaggistiche en plein air col “Paesaggio rurale”,  capriccio dall’effetto atmosferico ricorda Vernet di cui fu allievo.

Ancor più capriccioso l’olio di Antonio Joli con  un’immaginaria visione di San Gerolamo attorniato da mansueti leoni.

La coppia di architetture del francese Hubert Robert, studioso della tecnica di Panini e Piranesi ma affascinato dal barocchetto insinuante di Fragonard, offre una elegante visione tra reale e fantastico mentre una non identificata firma I.B.P. è presente nell’inquietante dipinto  con scorci architettonici di Roma e la liberazione di san Pietro.

Non manca una curiosità data dal vivace cromatismo delle vedute del piatto di legno, arte povera veneziana, a forma di scudo chiudendo la mostra con una nota impensata.

Giuliana  Romano Bussola

“Questo ragazzo è troppo giovane per cantare il blues”

Music Tales, la rubrica musicale 

“Questo ragazzo è troppo giovane per cantare il blues

Quindi addio strada di mattoni gialli

Dove ululano i cani della società

Non puoi piantarmi nel tuo attico

Sto tornando al mio aratro”

Che dire?

 Del buon Elton John sappiamo molte cose; classe 1947, cantante compositore pianista di origini britanniche.

Il nome scelto come artista è legato ai musicisti Elton  Dean e Elton Hercules Baldry.

Un pessimo rapporto con il padre Stanley, castrante fin dalla prima infanzia.

Ma oggi voglio darvi qualche curiosità magari un po’ meno battuta.

Ha condiviso l’ultima apparizione live di John Lennon sei anni prima della sua tragica morte, lei non è salito sul palco con lui al Madison Square Garden il 28 novembre 1974 dopo aver perso una scommessa circa il successo di una canzone registrata insieme.

Nei primi anni 80, in occasione del 21º compleanno del principe Andrew, Elton fu invitato al castello di Windsor e ballò con la principessa Anna, ma la curiosità che pochi sanno è che la regina Elisabetta si avvicinò e chiese educatamente di potersi unire e formarono un piccolo cerchio ballando rock around the clock!

Elton è molto celebre per il suo look eccentrico e soprattutto per i suoi originalissimi occhiali l’oggetto però a cui dal massimo rispetto e visibilità durante le sue esibizioni è sempre il pianoforte di turno tanto che spesso ha battezzato con i nomi di celebri cantanti femminili.

Elton John ha sempre stimato l’arte di David Bowie ma dopo una forte amicizia si era rotto qualcosa tra di loro quando però nel 2016 Bowie è scomparso, Elton John ha onorato il suo genio e la sua memoria con una performance pubblica di  “space oddity” dichiarando: “credo che abbia affrontato con la massima dignità quello quello che gli stava succedendo. Non immaginavo assolutamente che avesse il cancro. Non c’era modo migliore per uscire di scena, ha dimostrato tutta la sua classe”.

Il brano che ho scelto è “goodbye Yelow Brick Road”.

Il titolo ‘Goodbye Yellow Brick Road’ è un riferimento al film classico del 1939 ‘Il mago di Oz’.

è incentrato principalmente sul narratore (Elton John), che richiede un cambiamento da tutta la fama, lo sfarzo e il glamour associati alla sua carriera. Vuole passare da questo a una vita più semplice in cui può essere veramente realizzato.

Il narratore sta salutando la ‘strada di mattoni gialli’ che è un simbolo di ricchezza e fama, perché vuole riprendere il controllo della sua vita. Non vuole che la fama e la fortuna lo definiscano e preferisce tornare alle sue radici agricole dove può vivere una vita più pacifica.

Nella seconda strofa in cui lo scrittore menziona la possibilità di ottenere una sostituzione, sembra che Bernie potrebbe essere stato l’unico a chiedere una deriva dalla fama mentre Elton non lo era. Così gli chiede di trovare qualcuno che lo sostituisca e scriva le sue canzoni poiché ci sono molti che vorrebbero questa opportunità. Ma se entrambi volessero rinunciare alla fama, allora potrebbe essere che stessero dicendo che non sarebbe stato difficile trovare una coppia che li sostituisse.

In ogni caso, lo scrittore è determinato a riprendere il controllo della sua vita anche se questo significa rinunciare alla sua fama per accontentarsi di una vita di basso profilo.

È fondamentalmente rappresentativo di un individuo che gode di una vita più edificante, anche se nel contesto di questa canzone possiamo dire che punta alle idee di materialismo e fama. E questo è lo stile di vita di alta classe e da celebrità che il cantante sta apparentemente vivendo. Quindi, per farla breve, quello a cui sta dicendo ‘addio’ è quel particolare aspetto della sua esistenza.

Spero vi piaccia,

      Buon ascolto e lunga vita alla bella musica

https://www.youtube.com/watch?v=wy709iNG6i8

 

CHIARA DE CARLO

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Ecco a voi gli eventi da non perdere!

Todays, gran finale con i Massive Attack

Si è appena conclusa l’edizione 2024 di TODAYS, in scena a Torino dal 23 agosto al 2 settembre. L’ultimo concerto sul Main Stagedel Parco della Confluenza è stato quello sold-out dei MASSIVE ATTACK. La formazione di Robert “3D” Del Naja e Grant “Daddy G” Marshall, con un live che ha incantato il pubblico torinese, ha chiuso la serie di concerti al Parco della Confluenza che – insieme agli eventi diffusi nella Circoscrizione 6 della Città – hanno registrato in totale, negli 11 giorni di attività, 24mila presenze. Di queste, 2500 hanno preso parte agli eventi off, senza considerare il flusso delle attività all’aperto in aree pubbliche della città.

 

“Il bilancio del nuovo Todays Festival è positivo e siamo soddisfatti della buona riuscita degli eventi – dichiarano gli assessori ai Grandi eventi e alla Cultura Domenico Carretta e Rosanna Purchia. – Abbiamo deciso di osare, affidando l’organizzazione del festival tramite un bando pubblico ed estendendo la programmazione su più giorni rispetto agli scorsi anni. È stata una scommessa e una corsa contro il tempo per promuovere e far conoscere gli eventi e ringraziamo la Fondazione Reverse per l’impegno investito nell’organizzazione. Questa nuova edizione rappresenta un banco di prova importante, che ci permetterà di migliorare ulteriormente la formula per i prossimi anni, ma la partecipazione di tanti appassionati, giovani e famiglie ci dimostra che la scelta di sperimentare è stata vincente. Da domani, il nostro impegno sarà rivolto a garantire che il Todays Festival continui a crescere, affermandosi sempre più come un punto di riferimento musicale e culturale per Torino e non solo”.

 

“Siamo molto soddisfatti di questa edizione di Todaysdichiarano Fabio e Alessio Boasi di Fondazione Reverse. – Lavorare a un progetto di questa portata è statoper noi una sfida stimolante. Il pubblico ha risposto in maniera positiva: abbiamo registrato un’ottima affluenza, con alcune date che hanno superato le nostre aspettative e altre che, come avevamo previsto, hanno attirato un pubblico più di nicchia. Ci siamo impegnati per portare agli spettatori una line up di altissima qualità e un’esperienza indimenticabile. Per questo abbiamo dato grande importanza alla location, ai servizi, all’impianto audio e alla sostenibilità, mettendo al centro il pubblico, grazie anche al lavoro in sinergia con la Città di Torino e la Fondazione per la Cultura”.

I 24 artisti del Main Stage hanno radunato un nutritopubblico di appassionati per uno degli eventi più attesi della stagione dei festival italiani. Dal rock all’elettronica, dal pop di matrice internazionale alle sonorità più urban, fino a quelle più sperimentali: una confluenza di musiche e culture, in una location – quella delParco della Confluenza – che sin dal nome ha ben racchiuso lo spirito del festival.

A inaugurare gli appuntamenti dei grandi live al Parco della Confluenza, domenica 25 agosto, JEREMIAH FRAITES, Bab L’Bluz, Addict Ameba e Sasso, per una prima giornata a ingresso libero ; lunedì 26 agosto sul palco LCD SOUNDSYSTEM con Nation of Language, Khompa feat. Akasha e Giulia’s Mother; martedì 27 agosto è st in ata la volta di ARLO PARKS che si è esibita dopo Tangerine Dream, English Teacher, Birthh e Giøve; giovedì 29 agosto sul palco gli OVERMONO, Yellow Days, C’mon Tigre; venerdì 30 agosto le performance di THE JESUS AND MARY CHAIN, Fast Animals and Slow Kids, Elephant Brain e Brucherò nei Pascoli; il 31 agosto l’headliner è stato MAHMOOD, che a Torino ha concluso il suo tour estivo, preceduto da Jupiter & Okwess e A Toys Orchestra; a chiudere in bellezza il festival, lunedì 2 settembre i MASSIVE ATTACK.

Per LCD Soundsystem, Arlo Parks e English Teacher, quella di TODAYS è stata l’unica data nel nostro Paese, mentre per The Jesus and Mary Chain e Overmonol’appuntamento è stato l’unico nel Nord Italia, a conferma dell’eccezionalità della line up del festival e dell’attesa da parte del pubblico per questa edizione.

Attraverso un questionario somministrato a campione agli spettatori (che comprendeva indicatori quali la mobilità, la provenienza geografica, l’esperienza generale in area concerti, la partecipazione agli eventi off) è emerso che quasi il 70% degli intervistati ha partecipato al festival per la prima volta quest’anno; il 60% circa degli spettatori proviene dalla città di Torino, mentre il restante 40% è arrivato a TODAYS dal resto della regione e da tutta Italia. L’esperienza del festival è stata positiva per la maggior parte delle intervistate e degli intervistati, con particolare gradimento per la location del Main Stage al Parco della Confluenza e dei suoi servizi, oltre che della line-up che si è alternata sul palco. Tra gli aspetti più interessanti di questa edizione, il dato sulla somministrazione di acqua gratuita per il pubblico, per un totale di 10mila litri, con un risparmio di oltre 5 quintali di plastica.

Ma non solo concerti al Main Stage del Parco della Confluenza: TODAYS è stato un vero e proprio festival diffuso in moltissimi altri luoghi e realtà della Città. I partecipanti registrati agli eventi off sono stati oltre 2500, oltre a quelli, non conteggiati, agli appuntamenti totalmente gratuiti organizzati negli spazi aperti dalla scuola di circo Flic.

 

Dagli eventi di preview TOnights Spirit curated by JAZZ:RE:FOUND, andati in scena a Le Roi Music Hall il 23 e 24 agosto, al coinvolgimento di numerosi altri partner:SEEYOUSOUND INTERNATIONAL MUSIC FILM FESTIVAL – che porta ogni inverno a Torino il cinema più audace e innovativo del panorama mondiale incentrato sul rapporto tra pellicola e musica – con proiezioni esclusive di film a tema musicale in scena al Teatro Monterosa (che mai aveva visto in agosto un’affluenza così nutrita)prima dei concerti del Main Stage; FLIC SCUOLA DI CIRCO con incursioni circensi e spettacoli; SOUNZONE, prima community di produttori musicali in Europa, con un contest, laboratori e panel; DOJO,collettivo nato nel 2017 con l’obiettivo di promuovere e sostenere la scena rap e hip-hop in Italia, punto di riferimento nel panorama musicale italiano, particolarmente nel circuito del freestyle con sede nella città di Torino, con i suoi format Regio Freestyle, NAV Vol.11 e Verbal Jungle Show; MOCAMBO che ha ospitato “Barriera (ri)ascolta”, dedicato agli artisti emergenti del quartiere e ha fatto conoscere ai giovani torinesi questa realtà cittadina appena nata.

(foto archivio Lori Barozzino)