CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 26

Le vincitrici di Contemporanea Film Festival

Si è svoltaal Circolo dei lettori di Torino la cerimonia di premiazione della quarta edizione del Contemporanea Film Festival, il festival di cinema e arti visive dedicato alle donne e ai loro sguardi sul mondo, che si concluderà domani con l’ultima giornata di proiezioni e incontri.

 

Uno degli elementi distintivi del festival è l’attenzione riservata alle nuove generazioni, testimoniata dal concorso dedicato alle registe emergenti. In questa edizione sono stati presentati 24 cortometraggi, selezionati tra oltre 1000 opere provenienti da tutto il mondo in risposta all’open call torinese.

 

Il festival ha ospitato due sezioni competitive, una internazionale e una nazionale. La giuria, presieduta dalla regista Laura Luchetti, era composta dalla sceneggiatrice Federica Pontremoli, dal produttore Giovanni Pompili e da Chiara De Togni, Content Development Manager di Paramount. A loro è spettato il compito di assegnare i premi per la migliore opera e la migliore regia in entrambe le sezioni.

 

Il premio per il miglior cortometraggio del  Concorso internazionale è andato a Bitter Chocolate” di Sahar Sotoodeh, regista, attrice e musicista nata a Tehran. L’opera affronta con intensità la condizione femminile in Iran, raccontando la storia di una giovane ragazza costretta a ricorrere a un aborto clandestino.

Per il Concorso italiano, il premio per il miglior cortometraggio è stato assegnato a Majonezë” della regista maceratese Giulia Grandinetti, che narra la vicenda di Elyra, una giovane donna albanese decisa a ribellarsi alle rigide regole imposte dal padre e da una società patriarcale.

 

Il premio per la migliore regia internazionale è stato attribuito a The Real Truth About the Fight della croata Andrea Slaviček (nella foto), cortometraggio già presentato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes. Ambientato in un liceo croato, il cortometraggio si distingue per la freschezza del cast composto da adolescenti non professionisti.

 

Nel Concorso italiano, il premio per la migliore regia è stato conferito a Goodbye Pig” di Roberta Palmieri, regista originaria di Chieti e diplomata al DAMS di Bologna. Il film, girato in soggettiva, racconta con originalità e poesia l’ultimo giorno di vita di un maialino, che ripercorre i propri ricordi e immagina un futuro migliore.

 

La giuria ha inoltre assegnato due menzioni speciali: a Ultraviolet” della regista belga-olandese Veerle De Wilde, già presentato al Festival di Locarno; e a Corte della regista altoatesina Magdalena Mitterhofer, che mette in scena lo scontro generazionale tra un gruppo di millennial e un famoso scrittore in un ex villaggio per lavoratori dell’Eni sulle Alpi.

 

 

Alla cerimonia di premiazione hanno partecipato la regista Magdalena Mitterhofer;i membri della giuria Laura Luchetti, Federica Pontremoli Chiara De Togni; la giuria del Premio DAMS – CAM; la presidente di Women in Film, Television & Media Italia Domizia De Rosa; l’attrice e co-fondatrice di Amleta Eleonora Giovanardi;la responsabile di Creative Europe Desk Italy Media Silvia Sandrone; e la produttrice di Indyca Francesca Portalupi.

“Ritratti di Donne” Concerto a favore di ABIO Torino

 Giovedì 20 novembre 2025 – ore 21.00

 Teatro del Collegio San Giuseppe – Via San Francesco da Paola 23, Torino

Una serata di musica e solidarietà per sostenere i bambini in ospedale.

Il The Queens Choir, diretto da Davide Motta Frè, porterà sul palco le più belle canzoni dedicate all’universo femminile, in un mix emozionante di soul, pop e swing.

 Il ricavato sarà interamente devoluto ad ABIO Torino, per la formazione dei volontari che ogni giorno portano sorrisi e conforto ai piccoli pazienti degli ospedali Regina Margherita e Martini.

 Offerta da 15€

Prenotazioni: g.martorella@abiotorino.org

Un’occasione per godere di buona musica e fare del bene.

Unisciti a noi: ogni nota può diventare un gesto di speranza.

Rai Teche conquista l’Oscar degli Archivi

Con il progetto di digitalizzazione che comprende i servizi del TG Rai in onda dal 1952 al 1985

La Rai ha vinto il premio “Fiat/Ifta in Media Preservation Award”, riconoscimento prestigioso che equivale a un Oscar, assegnato la scorsa settimana a Rai Teche, la struttura della Rai che si occupa della conservazione e della valorizzazione del materiale audiovisivo prodotto e trasmesso dall’azienda. Questo progetto, che ha vinto sulla terna finalista delle televisioni di Singapore e Polonia, è stato voluta dal Ministero della Cultura, e coinvolge 320 mila pellicole di 600 mm, l’equivalente di 8 ore di servizi, prima che la cosiddetta sindrome acetica li deteriorasse. con i servizi dei TG Rai in onda dal 1952 al 1985, ivi comprensivi due anni di fase sperimentale, visto che la prima trasmissione televisiva italiana risale al 1954. Questo patrimonio monumentale di vecchie pellicole trasformate in file digitali, con standard di alta qualità e una risoluzione superiore ai 2K, ci permettono di ripercorrere trent’anni della storia italiana e mondiale che confluiscono nel catalogo multimediale Rai. Entro fine anno verrà completata tutta la digitalizzazione, mentre ora siamo all’80%. Il prossimo step, entro il 2026, sarà quello di inserire il materiale sul portale pubblico gestito dal Ministero della Cultura, e quando il sito sarà online ognuno di noi potrà ripercorre i momenti salienti della storia d’Italia e di Torino.

Mara Martellotta

Torino accoglie il cinema del mondo tra “curiosità, passione e orgoglio”

Esplode il 43mo TFF, s’inizia il 21 novembre, inaugurazione al Teatro Regio

Gli occhi azzurri di Paul Newman – catturati da Eva Sereny nel 1981 durante le riprese di “Diritto di cronaca” di Sidney Pollack -, sin dall’inizio, a marchio indelebile di questo 43mo Torino Film Festival che prenderà avvio da venerdì 21 novembre. A lui è dedicata la retrospettiva (la passata edizione, la prima del reame Base, aveva visto l’omaggio al grande Brando), 24 titoli (dai debutti degli anni Cinquanta alle sfide vinte al botteghino, dai grandi successi internazionali alle prove più intense e mature: si rivedranno tra gli altri “Il colore dei soldi” che gli valse quell’Oscar nel 1986 in cui forse non sperava più, nemmeno la sua prova migliore, arrivato un anno dopo quello alla carriera che poteva essergli già parso come un contentino, e “Nick mano fredda”, “Hud il selvaggio” e “Lo spaccone”, “L’uomo dei sette capestri” e “La lunga estate calda”, “Lassù qualcuno mi ama” e “Era mio padre” e “La dolce ala della giovinezza”, ad ogni tappa splendidamente guidato da Houston e Scorsese, Ritt e i fratelli Coen, Rossen e Penn, Mendes e Wise; considerando qui che mettere in calendario almeno un paio delle cinque opere che lo videro nelle vesti di regista non sarebbe poi stato del tutto sbagliato).

Ottimi soggiorni e buon setacciamento del direttore Giulio Base e della di lui consorte Tiziana Rocca – “Global Talent and International Relation”, che più di lui se possibile sembra sapere in quali angoli cinematografici di mezzo mondo o intero andare ad allacciare rapporti – nei tanti festival e nelle mecche del cinema che contano e che la coppia nel calendario dei dodici mesi ha frequentato, vale a dire non soltanto Cannes e Venezia ma un giro che nemmeno il gentleman Pholeas Fogg compì tra le pagine di Verne. Questo per cominciare a dire dei 120 titoli (una scelta che è il frutto dei 5500 titoli arrivati in selezione, il medesimo numero di titoli della passata edizione, “non un accumulo bulimico – specifica Base – ma una scelta accurata”) suddivisi nelle tre sezioni di concorso (lungometraggi, documentari e cortometraggi), affidate alle buone cure di altrettante rappresentanti del mondo cinematografico al femminile, Ippolita di Majo, Giovanna Gagliardo e Lina Sastri, avvicinate al Fuori Concorso e allo Zibaldone, titoli di sicurissimo interesse, con vari interpreti che riempiranno le sale di fan e appassionati e cinefili e curiosi, a presenziare e reclamizzare opere che, speriamo nella maggior parte, vedremo in stagione nelle nostre sale. Tra gli ospiti che hanno già detto sì, Barbora Bobulova e Pippo Delbono, James Franco e Matilde Gioli, Franco Nero e Dominique Sanda e Hanna Schygulla; mentre, ad ampliare il già lungo elenco delle “Stelle della Mole”, arriveranno tra gli altri, Juliette Binoche e Jacqueline Bisset, Terry Gilliam e Spike Lee (che presenterà il recentissimo “Highest 2 Lowest” passato a Cannes, Denzel Washington protagonista), Claude Lelouch a rivedere con noi “Un uomo, una donna” del lontano 1966 e la nostra Sandrelli superstite dal “C’eravamo tanto amati” di Scola, l’immensa Vanessa Redgrave che accompagnerà il figlio regista Carlo Gabriel Nero per la presentazione di “The Estate”, dove per i debiti una famiglia aristocratica inglese rischia di perdere la vecchia dimora di campagna, infelice situazione accompagnata da apparizioni che iniziano a perseguitarne i componenti, costringendoli a confrontarsi con le ingiustizie che loro stessi e altri proprietari terrieri, passati e presenti, hanno provocato.

Sarà lo stesso direttore Base, con la collaborazione di Laura Chiatti – che nessuno s’azzardi a chiamarla madrina ricordandosi bene del suo ruolo di coconduttrice -, nel prestigioso Teatro Regio, ad aprire le danze. In una invidiabile serata piena di stelle del firmamento cinematografico, con la consegna delle “Stelle della Mole”, il regista David Freyne presenterà in anteprima la sua commedia “Eternity”, di prossima programmazione, portandoci in un aldilà in cui ogni anima ha sette giorni per scegliere con chi condividere la propria vita eterna, tra gli interpreti Miles Teller e Da’Vine Joy Randolph; mentre, dopo la affollata lunghissima scorpacciata – tanto per farci una veloce idea: 23 anteprime mondiali, 11 anteprime internazionali, 9 anteprime europee e 42 anteprime italiane, a voi il coraggio di affrontarle tutte – e consegna dei premi, la chiusura sarà affidata a James Vanderbilt e al suo “Nuremberg”, con Rami Malek e Russell Crowe nei panni di Goering, storia di un giovane psichiatra dell’esercito americano incaricato di valutare lo stato mentale degli imputati per stabilire se siano in grado di affrontare il processo.

Sottolinea ancora il direttore del Festival guardando alle scelte fatte, al pacchetto confezionato per chi sino a fine novembre vorrà riempire le sale del Massimo e del Romano (a proposito, saranno sufficienti alle richieste?): “Nessuna serie televisiva: il cuore del nostro festival continua a essere il cinema concepito per la sala”, e sin qui ragionissima, con buona pace di Netflix e piattaforme cantando e dei salotti futuri di casa nostra. Carlo Chatrian, direttore del Museo del Cinema, parla di Torino e del “suo” festival, di come la città sia pronta a riceverlo con il solito mix di “curiosità, passione e orgoglio”: “Dai grandi ospiti, che ancora una volta verranno a illuminare il red carpet, ai nomi nuovi che speriamo segneranno gli anni a venire, il Torino Film Festival si conferma un punto di riferimento del panorama nazionale e internazionale e un appuntamento imprescindibile per chi cerca nel cinema non solo intrattenimento, ma ricerca, libertà e scoperta.” Un festival che è altresì “un’estensione naturale” della missione che il Museo svolge, ovvero “rendere il cinema accessibile, vivo e capace di interpretare il presente attraverso sguardi sempre nuovi”, chiosando – e questo è fermo nel cuore di chi stende queste note – con l’idea di “collettività” che, pur oggi forse “fragile”, abbraccia il pubblico quando si spengono le luci di una sala e le prime immagini iniziano a scorrere, un rito che da circa centotrent’anni incanta e accomuna. Durante la presentazione romana del festival, gli ha fatto eco l’assessore alla Cultura della Regione Marina Chiarelli: “Investire nel cinema significa investire nelle pewrsone. Il Piemonte vuol essere una casa per chi crea aperta, generosa, capace di riconoscere e valorizzare i talenti che scelgono di raccontare storie qui. La cultura non è un accessorio, ma una radice profonda del nostro vivere comune. Il cinema ci unisce, ci fa crescere, ci rende comunità.”cinema

Al centro della grande festa, il Concorso Lungometraggi, 16 film che si sperano “d’autore”, pronti a darsi battaglia per la conquista del premio per il miglior film da 20.000 euro, provenienti da Francia e Canada e Perù/Colombia, dal Giappone e dalla Turchia, dal Ciad e dagli States, dalla Slovenia e dall’Estonia, dall’Italia che presenterà “Eva” di Emanuela Rossi, con Carol Duarte ed Edoardo Pesce – la sparizione di un gruppo di bambini e una donna misteriosa che incendia un campo di girasoli – e “Il protagonista” di Fabrizio Benvenuto – storia di un attore che non trovando più ruoli decide di recitare nella vita quotidiana, inventando identità e personaggi. Vite di giovani donne, vite di rivoluzionari andini del XVIII secolo o di contadini nel Giappone del XIX secolo, tra fatica e solitudine, il regime dei talebani e un undicenne che nella baraccopoli di Manila sogna di diventare un gangster come nella Polonia di oggi un ragazzo ventenne sogna di fuggire dalla fattoria di famiglia, il mondo del cinema che guarda all’umanità di oggi tra problemi e speranze, tra spettacolo e riflessioni.

Elio Rabbione

Nelle immagini: a Vanessa Redgrave e Spike Lee verranno consegnate, nella serata inaugurale del Festival, le “Stelle della Mole”; scene tratte dai film italiani in concorso, “Eva” di Emanuela Rossi e “Il protagonista” di Fabrizio Benvenuto.

Libri e autori nella magia del foliage

Proseguono gli incontri e gli eventi della sesta edizione di “Bellezza tra le righe”, la rassegna che anima le dimore storiche della Regione

Domenica 9 novembre

Piossasco / San Secondo di Pinerolo / Racconigi

Sono ben cinque gli appuntamenti programmati per la prossima domenica 9 novembre, nell’ambito della sesta edizione (nata con il patrocinio di “Adsi – Associazione dimore storiche italiane”) della Rassegna “Bellezza tra le righe”, che, nella magia unica del “foliage” autunnale, invitano alla riscoperta del  piacere della lettura nel contesto singolare di “Casa Lajolo” a Piossasco, del “Castello di Miradolo”, a San Secondo di Pinerolo e della “Tenuta Berroni”, a Racconigi.

Alla settecentesca “Casa Lajolo”, in via San Vito 23 a Piossascoalle 15,  è previsto l’incontro con Franco Faggiani. Lo scrittore romano presenterà “Basta un filo di vento” (Fazi Editore), l’ultimo suo romanzo: una storia di amore, amicizia e solidarietà che narra l’attaccamento alla terra da parte di una comunità capace di creare legami solidi e duraturi che possono salvare e proteggere. In dialogo con lui, ci sarà Sante Altizio, presidente dell’ “APS BookPostino”.

Faggiani ha lavorato come reporter nelle aree più calde del mondo e ha scritto manuali sportivi, guide, biografie e romanzi ma da sempre alterna alla scrittura lunghe e solitarie esplorazioni in montagna. Esplorazioni che gli hanno fatto vincere, fra i tanti, il “Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo 2023”, il “Premio Gambrinus Mazzotti 2023” e il “Premio Selezione Bancarella 2024”. I suoi romanzi sono stati tradotti con successo in Olanda, Ucraina, Bulgaria e Francia dove, con “L’inventaire des nuages”, ha vinto il “Grand Prix du Salon International du Livre de Montagne de Passy 2024”.

San Secondo di Pinerolo, in via Cardonata 2, al “Castello di Miradolo” (appartenuto fino al 1950 al Casato dei “Conti Cacherano di Bricherasio” che vantò il titolo di “vicerè dei Savoia” e dal 2008 sede della “Fondazione Cosso”), alle 10,30, si inizia invece la giornata con un’attività pensata per i più piccoli (0-6 anni): si intitola “Piccole storie all’ombra delle foglie” ed è a cura della stessa “Fondazione Cosso”“Cosa c’è di più bello – dicono gli organizzatori – che ascoltare una storia stando seduti sull’erba, con il cielo sopra la testa e gli alberi tutto intorno? Tra coperte e foglie, si darà voce a libri illustrati, filastrocche e piccole-grandi avventure”.

Quindi, alle 11, l’incontro con Marcello Petitta, fisico e climatologo, ricercatore all’“Università di Tor Vergata” a Roma dove lavora sulle questioni energetiche e climatiche. Petitta presenta “La tempesta perfetta e altre storie sul clima”. Al centro della presentazione e del volume, l’obiettivo di scoprire come funzionano il clima e i maggiori eventi climatici e, di conseguenza, tentare di comprendere i cambiamenti in corso e le loro conseguenze.

“Petitta, anche a Miradolo – si spiega – si pone una sfida: rendere comprensibile il clima, anche là dove sembra più difficile parlarne. Perché capire il clima significa anche capire le leggi che lo governano: per questo, usa un linguaggio il più possibile semplice e metafore esemplificative”.

Alle 12,30, si terrà il cosiddetto “pranzo letterario” nel restaurato “Atelier” della Contessa Sofia.

Domenica 9 novembre, infine, nella settecentesca “Tenuta Berroni” (proprietà oggi della contessa Castelbarco Visconti) di Racconigi (Cuneo), da quest’anno nel circuito di “Bellezza tra le righe”, alle 15,30, è previsto l’incontro con la scrittrice e “dottore forestale” Cristina Converso (nata a Torino ma oggi residente in Val di Susa) che, intervistata dal giornalista Fabio Marzano, co-fondatore del “Festival del Verde” di Torino, presenterà “A radici nude”.

Tre storie, tre vite che si intrecciano nel volume come radici che mostrano la loro bellezza e fragilità, la loro tenacia e il legame fortissimo con la terra e le presenze che la abitano: Converso, nel suo, libro accompagna nel cuore della Val di Susa, dove un contesto naturale unico come l’“Orrido di Chianocco” (canyon naturale con paesaggi mozzafiato e una ricca diversità di flora e fauna, la cui conservazione è fondamentale per preservare la biodiversità per le future generazioni) rischia “di essere minacciato – scrive – dalla sete di potere e dall’ambizione, da un presunto progresso, mentre segreti sepolti, parole taciute e antichi incanti ancora sussistono, in una danza silenziosa e potente che si rinnova generazione dopo generazione”.

Per maggiori infowww.bellezzatralerighe.it

G.m.

Nelle foto: Franco Faggiani; Letture bimbi all’ombra delle foglie”; Marcello Petitta

Solo tu sei la cura per me”

Music Tales, la rubrica musicale 
“Non so più quante volte ti ho cercato
Per quegli occhi, per quegli occhi che fanno da luna
Non so più quante notti ti ho aspettato
Per finire a ingoiare tutta la paura
Di rimanere sola
In questa stanza buia
Solo tu sei la cura per me”
“La cura per me” di Giorgia: quando il rispetto per la musica dovrebbe venire prima di tutto
Il talento di Giorgia è, da sempre, una certezza. La sua voce, la sua sensibilità interpretativa, la sua capacità di rendere ogni canzone un’esperienza emotiva: tutto in lei parla di arte e di misura. Può piacere o non piacere, ma, indiscutibilmente, pratica un bel canto.
Nella nuova versione, “La cura per me”, Giorgia ha deciso di affidarsi anche alla voce di Blanco. E qui, inevitabilmente, qualcosa si incrina. Sin dai primi secondi, la voce di Blanco appare grezza, ineducata, quasi stonata rispetto alla purezza e all’equilibrio del brano originale. Si ha l’impressione che quella magia di grazia e raccoglimento che Giorgia e gli autori  avevano costruito venga bruscamente interrotta.
Mi dispiace scriverlo, perché non è mai bello demolire il lavoro di un artista, e soprattutto perché riconosco a Blanco una sua personalità e un suo linguaggio musicale. Ma ci sono canzoni che non si possono, o meglio, non si dovrebbero,  cantare in qualsiasi modo. Ci sono brani che chiedono rispetto, che richiedono una preparazione vocale, un ascolto interiore e una misura espressiva che non tutti possono (o vogliono) avere.
E lo dico da persona che, in molte occasioni, ha trovato nelle cover delle vere e proprie rivelazioni: interpretazioni che riuscivano addirittura a superare l’originale, donandogli nuova vita, nuove sfumature, nuova anima. Ma non è questo il caso. Non per me.  Qui, più che una rilettura, sembra esserci una forzatura: un contrasto che non arricchisce, ma disturba, e non poco.
Forse Giorgia ha voluto offrire un’occasione a un giovane artista per mostrare la propria sensibilità. Oppure, paradossalmente, ha voluto mettere ancora più in luce la differenza tra il talento costruito con gli anni e quello ancora acerbo sostenuto in modo esagerato e stucchevole da un autotune che perde il suo ruolo originario.
In ogni caso, il risultato  mi lascia l’amaro in bocca.
“La cura per me”, in qualunque versione, resta un inno alla delicatezza e all’amore incondizionato. Ma certe opere, forse, andrebbero custodite così come sono, senza bisogno di “aggiornamenti” che rischiano solo di impoverirle.
“Il problema non sono le cose fatte male, ma piuttosto l’abitudine di accettare come ben fatto ciò che è stato fatto male.”
CHIARA DE CARLO
scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!
Ecco a voi gli eventi da non perdere

Alle origini del tennis: racchette e giochi di corte

 

L’esposizione organizzata dai Musei Reali in collaborazione con l’Archivio di Stato di Torino, in occasione delle Nitto ATP Finals 2025, presenta tre opere che analizzano da un punto di vista storico, artistico e culturale uno degli sport più apprezzati e praticati a livello globale e documenta come l’antenato del gioco del tennis appartenesse alla vita di corte e fosse praticato con entusiasmo anche dai duchi di Savoia.

 

Per l’occasione, lunedì 10 novembre 2025 dalle ore 15 alle ore 16, a Casa Tennis in Piazza Castello a Torino si terrà l’incontro Alle origini del tennis: racchette e giochi di corte, un viaggio nel tempo alla scoperta del tennis di ieri e di oggi.

In occasione della quinta edizione delle Nitto ATP Finalsi Musei Reali in collaborazione con l’Archivio di Stato di Torino presentano una mostra dossier dal titolo Alle origini del tennis: racchette e giochi di corte, che analizza da un punto di vista storico, artistico e culturale uno degli sport più apprezzati e praticati a livello globale.

 

La piccola ma preziosa esposizione, allestita da sabato 8 a martedì 18 novembre 2025 al secondo piano della Galleria Sabauda, propone tre opere legate alla storia e alla cultura della corte, che documentano come il gioco del tennis – o il suo antenato, il “jeu de paume” o “pallacorda” – appartenesse alla vita di corte e venisse praticato con entusiasmo anche dai duchi di Savoia.

“Gioco dei re e re dei giochi”, il tennis conosce una grande fortuna in Francia e nelle principali corti del Rinascimento italiano (Firenze, Milano, Ferrara, Mantova), tanto che già nel 1555 il filosofo Antonio Scaino scrive il primo Trattato del giuoco della palla con precisi riferimenti al “gioco della racchetta”.

Per questo motivo, il tennis rientra nell’educazione e negli svaghi dei principini sabaudi, come testimonia il disegno presente nel prezioso manoscritto cartaceo in prestito dall’Archivio di Stato contenente i ritratti dei conti e dei duchi di Savoia con le rispettive consorti, alternati agli avvenimenti più rilevanti della storia sabauda e accompagnati dai commenti poetici dello storiografo Filiberto Pingone (1525 – 1582). Su una delle pagine esposte, il giovane principe Carlo Giovanni Amedeo (1488 -1496), all’età di sei anni, stringe un uccellino legato con un laccio, mentre accanto a lui sono raffigurate una racchetta e una pallina, chiaro riferimento ai passatempi infantili e all’educazione del principe. Nella pagina accanto, da un baule dotato di ruote, quasi una moderna cesta dei giochi, spuntano una fionda, un cavalluccio, una trottola, un corno, un tamburello e una girandola, pronti per accompagnare il divertimento dei giovani rampolli della corte.

 

Allo stesso tema fa riferimento il doppio ritratto della Galleria Sabauda in cui i due figli maggiori di Vittorio Amedeo I e Cristina di Francia sono effigiati con i loro giochi preferiti: il piccolo Carlo Emanuele, futuro duca, di due anni, trattiene tra le dita un piccolo volatile legato con un sottile cordino mentre il maggiore, Francesco Giacinto di quattro anni, guarda lo spettatore tenendo in mano una palla e una racchetta.

Di fronte a questa tela è esposto un raffinato dipinto di soggetto allegorico della Galleria Sabauda, eseguito dal pittore fiammingo Jan Brueghel il Giovane: attraverso il caotico accumulo di oggetti in primo piano che rimandano alla musica, al gioco, all’arte, alla scienza, alla guerra e ai piaceri dei sensi, il pittore mette in mostra un vero e proprio inventario delle passioni e delle tentazioni umane: al centro della composizione sono rappresentate due racchette e tre palline che contribuiscono, insieme agli altri elementi, a evocare simbolicamente la vanità delle ricchezze terrene.

 

Per approfondire i temi culturali e storici proposti dall’esposizione, lunedì 10 novembre 2025 dalle ore 15 alle ore 16 a Casa Tennis, in Piazza Castello a Torino, si terrà l’incontro Alle origini del tennis: racchette e giochi di corte. Nel corso dell’appuntamento, parte del programma di Live tennis, Love Torino & Piemonte, Paola D’Agostino, Direttrice dei Musei Reali, Annamaria Bava, Responsabile delle Collezioni d’arte e di archeologia dei Musei Reali, Stefano Benedetto, Direttore dell’Archivio di Stato di Torino e Alessandro Tosi, Direttore del Museo della Grafica e docente di Storia dell’Arte Moderna all’Università di Pisa, accompagneranno gli spettatori in un viaggio nel tempo alla scoperta del tennis di ieri e di oggi, concentrandosi sulle origini di questo sport, nato come elegante passatempo nelle corti europee.

 

Live tennis, Love Torino & Piemonte propone, inoltre, a Casa Tennis, venerdì 14 novembre 2025, alle ore 17.30, l’incontro Il “divino” Guido Reni nelle collezioni sabaude e sugli altari del Piemonteper scoprire la modernità del “divino” Guido Reni, maestro della pittura seicentesca amato dalla corte sabauda e protagonista della mostra in corso ai Musei Reali (Galleria Sabauda, secondo piano), visitabile fino al 18 gennaio 2026. Le curatrici Annamaria Bava e Sofia Villano racconteranno la vita e l’arte del pittore emiliano in occasione dei 450 anni dalla sua nascita, attraverso le oltre venti opere esposte tra dipinti, disegni e incisioni. Tra i capolavori, la pala dell’Assunzione della Vergine, riscoperta ad Abbadia Alpina di Pinerolo e restaurata per l’occasione, accanto a tele provenienti da collezioni piemontesi e dal Musée des Augustins di Tolosa. Un viaggio tra devozione e bellezza, classicismo e luce, per riscoprire l’armonia perfetta del “divino Guido” come già era chiamato dai suoi contemporanei.

 

La visita alle due mostre dossier è compresa nel biglietto di ingresso ai Musei Reali. I possessori del biglietto delle partite Nitto ATP Finals potranno accedere ai Musei Reali di Torino con tariffa scontata a 10 euro, a fronte dell’acquisto di un biglietto intero di accesso al museo per l’accompagnatore (formula 1 intero + 1 ridotto).

 

 

ALLE ORIGINI DEL TENNIS: RACCHETTE E GIOCHI DI CORTE

Torino, Musei Reali | Galleria Sabauda, secondo piano

(Piazzetta Reale, 1)

8-18 novembre 2025

Orari:

Dal giovedì al martedì, 9-19 (la biglietteria chiude alle ore 18)

Chiuso il mercoledì

 

Ingresso alla Galleria Sabauda compreso nel biglietto dei Musei Reali

Intero € 15,00; Ridotto: € 2,00 (ragazzi di età dai 18 ai 25 anni)

 

Prenotazione obbligatoria per gli incontri a Casa Tennis, con ingresso gratuito:

https://turismotorino.org/it/visita/eventi/appuntamenti/alle-origini-del-tennis-racchette-e-giochi-di-corte

 

https://turismotorino.org/it/visita/eventi/appuntamenti/il-divino-guido-reni-nelle-collezioni-sabaude-e-sugli-altari-del-piemonte

 

 

Nella foto Jan Brueghel il Giovane, La vanità della vita umana,1631, olio su tavola, 64 x 106 cm, Torino, Musei Reali – Galleria Sabauda

 

 

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

After The Hunt – Thriller. Regia di Luca Guadagnino, con Julia Roberts, Andrew Garfield e Ayo Edebiri. Terzo film su suolo americano del regista di “Chiamami col tuo nome”, dove Alma è insegnante di filosofia all’università di Yale, del suo gruppo fanno parte l’assistente Hank, quarantenne, e la dottoranda Maggie, in non completa armonia tra loro. Un giorno la ragazza si presenta a casa di Alma (che ha anche un proprio segreto da camuffare) e le confessa di aver subito molestie da Hank: all’insegna del me too, da un lato una credibilità verso chi combatte per il presente delle donne e dall’altro in beneficio del dubbio da riconoscere comunque a Hank, entrambi metteranno a dura prova il fisico e la mente dell’insegnante. Scrive Maurizio Porro nelle colonne del Corriere: “Guadagnino padroneggia l’atmosfera con un certo esibizionismo dialettico, che però si dipana òlungo la bravura notevole di tutto il cast, tra ambiguità, sottintesi e dialoghi quasi vintage tanto sono ben scritti e una Julia Roberts che colpisce, di raffinata malinconia.” Durata 139 minuti. (Lux sala 2, Reposi sala 5 V.O.)

Anemone – Drammatico. Regia di Ronan Day-Lewis, con Daniel Day-Lewis, Sean Bean e Samantha Morton. Ambientato a Sheffield, nel nord dell’Inghilterra, Seguiamo la storia di Jem, un uomo di mezza età che vive con la compagna Nessa e con il figlio adolescente di lei, Brian. Il ragazzo è piuttosto turbato e irrequieto, al punto di essere arrivato quasi a picchiare ferocemente un suo coetaneo. A questo Jem, sentendosi sopraffatto dagli eventi, prende una decisione importante per se stesso. Con una parola d’ordine, delle coordinate geografiche e una moto come unica compagnia, l’uomo parte alla ricerca di suo fratello Ray, un eremita che ha scelto di allontanarsi dalla famiglia e dalla società anni prima. Il viaggio nei boschi diventa così un percorso di riconciliazione. Il riavvicinamento tra i due fratelli riapre vecchie ferite, porta a galla ricordi dolorosi e obbliga entrambi a confrontarsi con un’eredità familiare segnata da incomprensioni e violenze passate. Tra tensioni e momenti di fragile tenerezza, il film racconta la difficoltà di mantenere i legami familiari in un mondo che cambia, la forza dei rapporti fraterni e la possibilità di guarigione anche dopo anni di separazione e silenzi dolorosi. Durata 121 minuti. (Eliseo, Greenwich Village anche V.O., Uci Lingotto)

L’attachement – La tenerezza – Drammatico. Regia di Carine Tardieu, con Valeria Bruni Tedeschi e Pio Marmaï. L’occupazione di Sandra è la gestione di una libreria, conduce una vita tutta sua tra molte sigarette, vari compagni occasionali, la certezza di non aver mai voluto avere figli. Ma se poi prevale l’incontro con la propria vicina di casa che s’allontanerà qualche giorno per andare in ospedale a partorire, vicina che le rifila il primogenito Elliott di cinque anni perché sia lei a occuparsene? Una tragedia inaspettata stravolgerà la via e le abitudini di Sandra, costringendola a far parte contro ogni sua volontà del ménage della porta accanto. Ma intanto stanno entrando in scena un grande attaccamento e una immensa tenerezza. Tratto dal romanzo “L’intimité” di Alice Ferney. Durata 106 minuti. (Centrale)

Bugonia – Commedia / Fantascienza. Regia di Yorgos Lanthimos, con Emma Stone, Jesse Plemons e Alicia Silverstone. Due giovani ossessionati dalle teorie del complotto che decidono di rapire l’influente CEO di una grande azienda, convinti che sia un’aliena decisa a distruggere la terra. Convinti della sua natura extraterrestre, passano alla cattura e a un serrato interrogatorio. La situazione si complica quando la ragazza del giovane rapinatore, l’imprenditrice e un investigatore privato coinvolto nella vicenda si ritrovano intrappolati in una battaglia mentale ad alta tensione. La Stone nuovamente musa ispiratrice del regista di origini greche. Presentato a Cannes. Durata 120 minuti. (Fratelli Marx sala Chico e sala Harpo V.O., Greenwich Village sala 1 anche V.O., Ideal V.O., Nazionale sala 4 anche V.O., Reposi sala 2, The Space Torino, The Space Beinasco)

Cinque secondi – Drammatico. Regia di Paolo Virzì, con Valerio Mastandrea, Valeria Bruni Tedeschi e Galatea Bellugi. Chi è quel tipo dall’aria trascurata che vive da solo nelle stalle di Villa Guelfi? Passa le giornate a non far nulla ed evitando il contatto con tutti. E quando si accorge che nella vita si è stabilita abusivamente una comunità di ragazzi che si dedicano a curare quella campagna e i vigneti abbandonati, si innervosisce e vorrebbe cacciarli. Sono studenti, neolaureati, agronomi e tra loro c’è Matilde, che è nata in quel posto e da bambina lavorava la vigna con il nonno Conte Guelfo Guelfi. Anche loro sono incuriositi da quel signore misantropo dal passato misterioso: perché sta lì da solo e non vuole avere contatti con nessuno? Mentre avanzano le stagioni, il conflitto con quella comunità di ragazze e ragazzi si trasforma in convivenza, fino a diventare un’alleanza. E adriano si troverà ad accudire nel suo modo brusco la contessina Matilde, che è incinta di uno di quei ragazzi… Durata 105 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Nirvana, Eliseo Grande, Ideal, Nazionale sala 2, Reposi sala 4, Uci Moncalieri)

Le città di pianura – Commedia. Regia di Francesco Sossai, con Filippo Scotti, Sergio Romano, Andrea Pennacchi e Robero Citran. Due spiantati cinquantenni sono ossessionati di bere l’ultimo bicchiere. Una sera incontrano un ragazzo, Giulio, timido studente di architettura e il modo di vedere il mondo e l’amore all’improvviso si trasforma pian piano mentre i tre girano tra i locali del Veneto. Durata 90 minuti. (Romano sala 3)

La divina di Francia – Sarah Bernhardt – Biografico. Regia di Guillaume Nicloux, con Sandrine Kiberlein e Laurent Lafitte. Definita da Victor Hugo “la voce d’oro”, ritratto di una certa Francia ad inizio dell’altro secolo, campionessa della Belle Epoque, un racconto e tanti aneddoti che riempiono l’esistenza della “divina di Francia”, una gamba tagliata e “L’aiglon”, libertà sessuale e ribellioni estreme, un boa che si trascina per casa, un teatro tutto suo a disposizione, omaggi in grandi quantità, i suoi cento amanti e un unico grande amore, Lucien Guitry, al cui figlio Sacha, nuovo astro nascente del teatro e del cinema d’oltralpe, la grande attrice renderà piene confessioni. Durata 98 minuti. (Centrale V.O., Fratelli Marx sala Harpo)

DJ Ahmet – Commedia. Regia di Georgi M. Unkovski, con Arif Jakup. Ahmet, un ragazzo quindicenne, proveniente da uno sperduto villaggio nella Macedonia del Nord, trova rifugio nella musica mentre cerca di destreggiarsi tra le aspettative del padre, una comunità conservatrice e la sua prima esperienza amorosa con una ragazza già promessa a un altro. Durata 99 minuti. (Greenwich Village sala 2)

Dracula – L’amore perduto – Fantasy, horror. Regia di Luc Besson, con Caleb Landry Jones, Christoph Waltz e Matilda De Angelis. Transilvania, XV secolo. Il principe Vladimir, dopo la perdita improvvisa della sua amata, rinnega Dio, ereditando così una maledizione eterna: diventare un vampiro. Condannato a vagare per secoli, sfida il destino e la morte stessa, guidato da un’unica speranza: ritrovare l’amore perduto. Durata 129 minuti. (Massaua, Ideal, Massimo V.O., Nazionale sala 3, The Space Torino, Uci Lingotto anche V.O., The Space Beinasco, Uci Moncalieri V.O.)

Eddington – Drammatico. Regia di Ari Aster, con Joaquin Phoenix, Pedro Pascal, Austin Butler ed Emma Stone. Maggio 2020, in periodo di piena pandemia, nella piccola cittadina di Eddington, nel New Mexico, lo sceriffo Cross si ritrova a dover osteggiare l’imposizione della mascherina protettiva, venendo immediatamente in contrasto con il sindaco Garcìa, che della moglie di Cross, donna mentalmente instabile, è stato in passato l’amante. Contrasti politici riversati nel personale. Quando Cross decide di candidarsi a sindaco, ecco che la cittadine si divide in gruppi di diversi interessi, il tutto coinvolgendo proteste giovanili e post e messaggi virali, sino a degenerare in un fatto di violenza che metterà a repentaglio la vita della comunità. Durata 148 minuti. (Centrale V.O., Lux sala 1)

Fuori la verità – Commedia. Regia di Davide Minnella, con Claudio Amendola, Leo Gassmann, Claudia Pandolfi e Claudia Gerini. Quando una famiglia affiatata – padre e madre si occupano dell’azienda che organizza eventi, il figlio Flavio laureando in economia e la giovane Prisca studentessa universitaria – decide di partecipare a un reality, auspice la più piccola Micol, di professione influencer. Dura la presentatrice, solo sei domande, in diretta televisiva, grande onestà nelle sei risposte, altrimenti “via di qua!”. La borsa vincitrice è, più che appetibile, di un milione di euro. Ma tutti riusciranno a dire la (propria) verità? E quella verità, non farà soffrire a qualcuno? Durata 112 minuti. (Massaua, Ideal, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Io sono Rosa Ricci – Drammatico. Regia di Lyda Patitucci, con Maria Esposito, Andrea Arcangeli e Raiz. Figlia minore di Don Salvatore, Rosa cresce all’ombra della malavita, tra lusso e pericoli. Un invito a cena da parte di un potente narcotrafficante che vuole impadronirsi dell’impero della famiglia si rivelerà un agguato: ma Rosa, uscitane salva, tornerà a Napoli capace di riaffermare il potere di un tempo. Durata 91 minuti. (Massaua, Reposi sala 5, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Per te – Drammatico. Regia di Alessandro Aronadio, con Edoardo Leo, Javier Francesco Leoni e Teresa Saponangelo. Paolo, quarantenne, ha cominciato a poco a poco svanire parti della propria memoria, a causa di una malattia neurovegetativa, Accanto a lui ci sono la moglie e il piccolo Mattia, di soli undici anni, che dimenticando tutto ciò che fanno i ragazzini della sua età, diverrà la sua guida, il suo sostegno. Lo sosterrà anche con le più piccole cose, con i gesti d’affetto, con i momenti di allegria che riuscirà a costruire. Durata 115 minuti. (The Space Beinasco)

Il sentiero azzurro – Drammatico. Regia di Gabriel Mascaro, con Denise Weinberg. Tereza è una delle tante vittime, in età avanzata, che un Brasile prossimo venturo ha deciso di relegare in una qualche parte lontana, impedita di lavorare e sotto la tutela completa della figlia. Ma Tereza vuole ancora sentirsi, ed è tale, indipendente, non volendo certo arrendersi a quella decisione: si ribella intraprendendo in solitaria un viaggio tra il reale e il fantastico. Orso d’Argento alla Berlinale 2025. Durata 85 minuti. (Fratelli Marx sala Chico)

Springsteen – Liberami dal nulla – Drammatico/Biografico. Regia di Scott Cooper, con Jeremy Allen White e Stephen Graham. Il film segue il cantante nella realizzazione dell’album “Nebraska” del 1982, anno in cui era un giovane musicista sul punto di diventare una superstar mondiale, alle prese con il difficile equilibrio tra la pressione del successo e i fantasmi del suo passato. Inciso con un registratore a quattro piste nella sua camera da letto in New Jersey, l’album segnò un momento di svolta nella sua vita ed è considerato una delle sue opere più durature: un album acustico puro e tormentato, popolato da anime perse in cerca di una ragione in cui credere. Durata 112 minuti. (Greenwich Village sala 3 anche V.O., Lux sala 3, The Space Torino, The Space Beinasco)

The Mastermind – Thriller. Regia di Kelly Reichardt, con Josh O’Connor. Nel Massachusetts, 1970. J.B. è figlio del giudice di una contea, ha una moglie che pensa a portare avanti le necessità familiari e due figli, ma è senza una occupazione. Decide un giorno che per sbarcare il lunario sia opportuno affidarsi al furto di quattro tele di un pittore astrattista dal museo locale, raccoglie un pugno di compagni d’avventura ma il colpo non riesce proprio come dovrebbe e le giornate di J.B. nascono e muoiono obbligando l’uomo a una vita di latitanza in giro per gli States. Sono gli anni del Vietnam e gli interi Stati uniti non se la passano davvero bene. Suona ironico quel titolo, che si potrebbe tradurre “mente come campione d’organizzazione e padronanza” mentre quella di J.B. è tutt’altro che solida. “Un perdente senza qualità che cerca un impossibile equilibrio”, ho definito il protagonista Maurizio Porro nelle colonne del Corriere, aggiungendo: “Un’opera molto interessante proprio nei suoi aspetti nascosi, nelle scene di colloqui con se stesso, nella pignoleria psicologica con cui l’autrice, grazie al formidabile inglese Josh O’Connor, indossa le domande della borghesia Usa anni ’70, uscita ammaccata da un lungo balordo culturale.” Durata 110 minuti. (Massimo V.O.)

Tre ciotole – Drammatico. Regia di Isabel Coixet, con Elio Germano e Alba Rohrwacher. Dopo quello che sembrava un banale litigio, Marta e Antonio si lasciano. Marta reagisce alla rottura chiudendosi in se stessa. L’unico sintomo che non può ignorare è la sua improvvisa mancanza di appetito. Antonio, chef in rampa di lancio, si butta sul lavoro. Ma sebbene sia stato lui a lasciare Marta, non riesce a dimenticarla. Quando Marta scopre che la mancanza di appetito ha più a che fare con la propria salute che con il dolore della separazione, tutto cambia: il sapore del cibo, la musica, il desiderio, la certezza delle scelte fatte. Dal romanzo di Michela Murgia. Durata 122 minuti. (Romano sala 3)

Un crimine imperfetto – Thriller. Regia e con Franck Dubosc, con Laure Calamy e Benoît Poelvoorde. Ambientato in un remoto villaggio del Giura, dove Michel e Cathy tirano avanti vendendo alberi di Natale. Con il figlio dodicenne Doudou, ragazzino con difficoltà, vivono in una vecchia fattoria tra montagne innevate, conti in rosso e sogni ormai sbiaditi. La coppia è allo stremo: troppe rate da pagare, troppe delusioni e un inverno che non sembra finire mai. Una sera, sulla strada del ritorno, Michel inchioda di colpo per evitare quello che sembra un orso sulla carreggiata. La manovra azzardata lo fa schiantare contro un’auto sul ciglio della sttada, i cui passeggeri a bordo muoiono sul colpo. Preso dal panico, Michel chiama Cathy. Dopo un breve, gelido silenzio, decidono insieme di nascondere tutto. Mentre tentano di far sparire i corpi, nel bagagliaio dell’auto incidentata scoprono una borsa con oltre due milioni di euro in contanti. Quello che inizialmente sembra un miracolo natalizio si trasforma in un incubo a occhi aperti, innescando una serie di eventi caotici e assurdi. Ha scritto Maurizio Porro nelle colonne del Corriere della Sera: “Il problema è l’accumulazione dei fatti, tanti da sembrare un sogno, indagini e rimorsi, euro ed etica, un’alta tensione che si stempera in osservazioni di colore umoristico ma in un panorama notturno tenebroso, come se fosse tutto una paurosa favola per grandi.” Durata 109 minuti. (Classico)

Una battaglia dopo l’altra – Thriller, azione. Regia di Paul Thomas Anderson, con Leonardo Di Caprio, Sean Penn, Benicio Del Toro e Chase Infiniti. Un gruppo di ex rivoluzionari si riunisce quando un loro perfido nemico riemerge dal loro passato, dopo sedici anni di silenzio. Tra loro, Bob Ferguson, che ha sognato per anni un mondo migliore ai confini tra Messico e States. Appeso al chiodo l’artiglieria e il nome di battaglia, Ghetto Pat, fa il padre a tempo pieno di Willa, adolescente esperta di arti marziali. Tra una canna e un rimorso prova a proteggerla dal suo passato che puntualmente bussa alla porta e chiede il conto. Dall’ombra riemerge il colonnello Lockjaw, che più di ogni altra cosa vuole integrare un movimento suprematista devoto a San Nicola. Il gruppo avrà il duro compito di salvare la ragazza, che verrà rapita, prima che accada l’inevitabile. Durata 161 minuti. (Greenwich Village V.O.)

Una famiglia sottosopra – Commedia. Regia di Alessandro Genovesi, con Luca Argentero, Valentina Lodovini e Licia Maglietta. Alessandro e Margherita e la mamma di lei, tutti a vivere sotto lo stesso tetto, aggiungendoci la progenie Alice e Leo e la piccola Anna che in vista del suo compleanno chiede una gitarella a Gardalang, con tutti i festeggiamenti di rito. Alessandro anni fa ha perso il lavoro e superati i cinquanta è difficile che qualcuno ti regali qualcosa, mamma Margherita continua a ripetere che quella santa donna di sua figlia poteva certo trovare di meglio: forse quel tal collega, medico pure lui, con la signora da tempo intrattiene una vivacizzata relazione. Che lo sposo non ne possa più è fuor di luogo, sino a gridare a squarciagola di voler cambiare famiglia: ma se quel cambiamento avviene nel modo più strampalato, per cui un componente della family prende la identità di un altro componente, allora che succede? Quando si dice i soggettisti e gli sceneggiatori che ti vanno a inventare! Durata 100 minuti. (Massaua, Ideal, Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

La vita va così – Commedia drammatica. Regia di Riccardo Milani, con Ignazio Mulas, Virginia Raffaele, Diego Abatantuono e Aldo Baglio. Il protagonista, un pastore sardo, abbandonato da moglie e figlia che si sono trasferite nel paese vicino, vive alla fine del millennio solitario in una casa che s’affaccia su una stupenda spiaggia dove le pecore possono pascolare. Non vuole assolutamente abbandonare quella propria casa: neppure quando un prestigioso gruppo immobiliare lo vorrebbe riempire di quattrini, nel progetto di costruire proprio in quel tratto di spiaggia un resort a cinque stelle. Ecosostenibile. Il responsabile del gruppo, al fine di convincerlo, manda sul posto Mariano, il capocantiere in cui ha piena fiducia: da quel momento Francesca, la figlia del pastore, si ritroverà tra la solidarietà nei confronti del padre e l’ostilità dei suoi concittadini. Durata 118 minuti. (Massaua, Due Giardini sala Ombrerosse, Eliseo, Fratelli Marx sala Groucho, Ideal, Reposi sala 3, Romano sala 1, The Space Torino, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)