CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 250

Alberto Moravia, gli amici, le scelte e gli scritti d’arte

Alla GAM, sino al 4 giugno, con la collaborazione del Circolo dei Lettori e del Museo del Cinema

Non ha dubbi Elena Loewenthal che con Luca Beatrice ha curato “Alberto Moravia. Non so perché non ho fatto il pittore”, visitabile nello spazio Wunderkammer della GAM sino al 4 giugno, una trentina di opere pittoriche racchiuse nel giudizio artistico del grande scrittore: “La mostra è un altro grande romanzo moraviano”. Una mostra che non tiene per nulla conto di anniversari, che esula dai contorni stabiliti, che non è freddamente celebrativa, ma una mostra “fuori da ogni anniversario, dal momento che non c’è bisogno di una data per riprendere un omaggio ad uno scrittore ed intellettuale – anche se Moravia amava assai poco il termine” – che ha attraversato un secolo imprimendo un’orma ben precisa non soltanto di scrittore che amava Proust e Dostoevskji ma altresì di giornalista, sceneggiatore e drammaturgo, saggista, critico cinematografico e instancabile reporter di viaggio, politico, esprimendo appieno il vasto panorama dei propri interessi. Una mostra che ha visto la collaborazione (“abbiamo fatto rete e questo è davvero un punto d’eccellenza per la città”) della Fondazione Circolo degli Artisti, della GAM e del Museo Nazionale del Cinema, a cui si sono uniti l’Associazione Fondo Alberto Moravia, Bompiani storico editore e le Gallerie d’Italia.

La mostra – il cui titolo riecheggia quello del volume composto da Alessandra Grandelis intorno alle critiche d’arte dell’autore della “Noia” tra il 1934 e il 1990, anno della scomparsa -, accompagnata da un efficace catalogo edito da Silvana Editoriale, apre uno sguardo nuovo, una gamma di giudizi espressi soprattutto su artisti amici, Enrico Paulucci e Carlo Levi (suo un ritratto “modiglianesco” dello scrittore del ’30: “Alla fine dunque bisognerà pur chiamare Levi un espressionista?… Si potrebbero fare vari nomi a proposito dell’”espressionismo” di Carlo Levi: da Van Gogh a Modigliani, da Soutine a Kokoschka. Ma sarebbero puri riferimenti indicativi; poiché, come abbiamo detto, Levi ha fatto sue queste e altre non meno importanti esperienze trovando ‘belli’ via via Modigliani, Van Gogh, Soutine, Kokoschka e quanti altri ai quali, come un viandante tranquillo che cammini placido e sicuro di sé – e con un mezzo sigaro in bocca -, ha chiesto qualche indicazione per la strada da seguire.”) in primo luogo, sull’incontro con i Sei di Torino, sulla frequentazione di Renato Guttuso e Mario Schifano, sui nomi di Titina Maselli (con i suoi “occhi grandi e attenti spalancati sul reale” di cui ama i colori “acerbi, chimici, squillanti”), sorella di Citto, lui pronto a trascrivere per lo schermo “Gli indifferenti” con una Claudia Cardinale venticinquenne, e Giosetta Fioroni, legata in quegli anni a Guido Piovene, “rifiutando Burri e Fontana, ignorando l’astrattismo, preferendo il racconto delle immagini figurative”, sottolinea Luca Beatrice. Ma trovano anche spazio, tra gli altri, Giacomo Manzù e Leonor Fini, Mario Lattes e Mino Maccari, Giuseppe Capogrossi (“esiste una pittura pura, come la poesia pura? Se esiste, Capogrossi ne è uno dei cultori più accreditati”) e Mario Mafai e Piero Guccione, Antonio Recalcati e Gisberto Ceracchini, autori questi ultimi di due ritratti datati 1987 e 1928, la vecchiaia e la gioventù, un Moravia sempre ombroso, sfuggente. Scriveva Moravia in “Corriere della sera” nel marzo dell’88: “Ma qui comincia il mistero, almeno per me, dei pittori. Come fanno a trasmutare la loro visione del mondo non già come si presenta alla mente, cioè con le parole, ma in immagini, in pittura? Che cosa è successo per esempio nella mente di Recalcati quando ha ripreso nel ritratto, che mi ha fatto con evidente compiacimento, il gesto con il quale appoggio il mento sulla palma della mano? E perché mi ha fatto gli occhi di un colore diverso, più scuro (ho gli occhi che tirano al verde), dell’originale?” Mentre Raffaele La Capria, forse ripensando al ritratto di Ceracchini, nel 2016 scriveva: “Quando ripenso ad Alberto Moravia… io mi sorprendo inevitabilmente a fissarlo in due atteggiamenti: uno è una specie di broncio da ragazzino ingiustamente punito; l’altro una specie di rischiaramento del volto e degli occhi che precedeva un sorriso così disarmante da cogliermi sempre impreparato. In tutt’e due gli atteggiamenti ritrovo l’adolescente che per me era Moravia.”

Articoli per quotidiani, come “La Gazzetta del Popolo” (iniziò nel ’33, tre anni prima alla “Stampa” diretta da Curzio Malaparte, dal ’55 “L’Espresso” lo arruolò per una rubrica di critica cinematografica), presentazioni in catalogo, prefazioni, collaborazioni diffuse. Una passione, un interesse coltivato già negli anni giovanili, tra le mura di casa, dove respirava la vicinanza, in un ambiente borghese, ricco di cultura, del padre architetto e pittore di origini veneziane, dove la sorella Adriana, formatasi con Mafai e Scipione, cresceva per divenire un’artista “di una certa levatura nell’ambiente romano”: “Adriana è un’artista, fin da quando era piccola ha sempre dipinto. Ricordo che da principio faceva dei quadri accademici. Poi è diventata una pittrice vera, un po’ nella scuola di Matisse, e da allora non ha cessato di svilupparsi e di affermare una sua personalità molto originale.”

Affiancandosi allo spazio della GAM, all’assorbimento da parte di quanti vorranno visitare la mostra dei tanti giudizi affettuosi, chiari, netti, intrisi di una introspezione sempre ricca di parole estremamente soppesate, il mondo moraviano prenderà corpo al Circolo dei Lettori con “Nato per narrare: riscoprire Moravia”, una serie di incontri che vedranno al tavolo dei relatori persone di spicco, che in vario modo, nel presente e nel passato, si sono avvicinati a quel mondo: da Dacia Maraini a Carmen Llera Moravia (ad intervistarla Alain Elkann, 9 marzo alle Gallerie d’Italia), Elena Stancanelli che legge l’amore in Moravia nella lectio “L’insudicia amore”, come Umberto Saba definiva il gesto amoroso, le relazioni, il sesso nell’opera moraviana (14 marzo), Alberto Albinati “a partire da alcuni libri dello scrittore passa in rassegna le modalità con cui la scrittura tenta di rendere la fisicità, la sensualità, la consistenza e resistenza materiale di ciò che per sua natura non è traducibile in parole” (17 marzo), Camilla Baresani racconta i viaggi dello scrittura con “Moravia, il nostro Chatwin” (21 marzo) mentre Elena Loewenthal guiderà una “Maratona Moraviana” snodata in tre filoni, pensiero arte corpo, in compagnia di René De Ceccatty, Giorgio Ficara, Alessandro Grandelis, Luca Beatrice e Giorgio Papi. Tangram Teatro proporrà “Io ed Elsa”, uno spettacolo con Bruno Maria Ferraro e Patrizia Pozzi per la regia di Ivana Ferri, sul rapporto tumultuoso tra la Morante e Moravia. Ultimo appuntamento il 20 maggio, all’interno del Salone del Libro, il premio Pulitzer Jhumpa Lahiri ragionerà sulla dimensione oraziana dello scrittore nella lectio “Moravia è un autore classico?”

Necessario era anche un angolo a racchiudere un assaggio del cinema “di” Moravia, esiguo se si pensa che i film tratti da romanzi e racconti dello scrittore sommano a una quindicina, territorio più che appetitoso, con alterne riuscite, per sceneggiatori e registi. Ovvero si sentirà la mancanza di opere come “La romana” di Luigi Zampa, che aveva tra gli sceneggiatori Bassani e Flaiano, e de “La provinciale” di Soldati, grandi successi targati Lollobrigida, o della “Donna invisibile” di Paolo Spinola con una magistrale Giovanna Ralli. Ecco allora nell’atrio del cinema Massimo tredici scatti firmati da Angelo Frontoni e ripresi a Capri sul set del “Disprezzo” di Jean-Luc Godard con la Bardot. La pellicola (in programma il 14 marzo) si unisce a “Il conformista” di Bertolucci (12 marzo), a “La Ciociara” di De Sica (26 marzo) e a “Gli indifferenti”, ritratto impietoso di una famiglia degli anni Venti, attorno al rampollo Michele Ardengo, in un girotondo di noia e di ipocrisie, di disfatte morali, di perfide meschinità, di disfacimenti personali, di un vuoto che offriva nelle pagine del romanzo una visione estremamente moderna. Moravia iniziò a scriverlo nel 1925, durante la sua permanenza nel sanatorio di Bressanone. Lo pubblicò nel 1929, a spese proprie, aveva soltanto ventun’anni.

Elio Rabbione

Nelle immagini: Elisabetta Catalano, “Alberto Moravia”, 1970, Torino, GAM; Gisberto Ceracchini, “Ritratto di Moravia giovane”, 1928, Roma, Casa Museo Alberto Moravia; Carlo Levi, “Ritratto di A. Moravia”, 1930, Roma, Casa Museo Alberto Moravia; Antonio Recalcati, “Ritratto di Moravia”, 1987, Roma, Casa Museo Alberto Moravia; Enrico Paulucci, Venezia Canal Grande”, 1932, Torino, GAM; Titina Maselli, Tramonto nello stadio”, 1973, Torino, GAM.

Museo nazionale del Cinema, Enzo Ghigo: “Tanti progetti e un nuovo allestimento della Mole”

RITRATTI TORINESI

Presidente della Giunta regionale piemontese dal 1995 al 2005, appassionato di ciclismo tanto da essere eletto presidente della Lega del Ciclismo Professionistico e, dal novembre 2019, Presidente del Museo del Cinema di Torino: Enzo Ghigo – torinese doc classe 1953 – è uno dei piemontesi più riconosciuti e apprezzati in Italia.

La sua ultima carica è proprio il segno della stima per  il lavoro svolto per la Regione Piemonte. Grazie al suo intervento, il Museo dei Cinema ha registrato un boom di ingressi, facendolo schizzare tra le attrattive più visitate in Italia. Per questo abbiamo voluto sapere quali siano state le strategie usate e anche qualche curiosità sulla sua precedente carriera da politico.

Dagli ultimi report turistici, il Museo del Cinema di Torino ha superato- per indice di gradimento dei visitatori (90,9%)- il Museo Egizio e attrattive nazionali come il Colosseo e l’Arena di Verona. Come avete fatto a raggiungere questi risultati?

Le ragioni non sono ascrivibili ad un’unica considerazione, ma ad una molteplicità di fattori: un ruolo chiave è stato giocato dai festival e dalle masterclass. Quest’ultime hanno coinvolto degli artisti internazionali, come Tim Roth, Christopher Nolan e Kevin Spacey. Grazie, soprattutto, a quest’ultimo le televisioni di tutto il mondo hanno parlato del Museo e, di conseguenza, hanno avvicinato molti turisti alla Mole. Il Museo ha saputo modificare la sua immagine, facendone salire il gradimento.

Si nota anche dal numero di visitatori in costante crescita, come registrano i dati di gennaio 2023.

Il trend è estremamente positivo, anche nei primi giorni di aprile. Poi ci sarà la mostra di Tim Burton, che ci permetterà di raggiungere ottimi risultati anche nell’ultima parte dell’anno. Dopo il Covid si è registrato un forte incremento dei visitatori nei musei, dato che è in contrasto con quelli dei cinema: i visitatori ricercano un’esperienza unica, mentre sono meno interessati a vivere un’esperienza visiva in modo differente. Stiamo lavorando anche su questo aspetto ed io faccio il tifo affinché il pubblico torni in sala.

Quali sono, alla luce di questi successi, i prossimi obiettivi?

E’ questa la vera scommessa. Stiamo pensando al nuovo allestimento del Museo che è un’impresa davvero interessante, perché il fatto di essere ospitati all’interno della Mole, è sicuramente un’ottima garanzia. Prima di tutto vogliamo lavorare sull’aspetto tecnologico, in quanto-a differenza di un museo tradizionale- raccontiamo un’arte che è ancora in evoluzione. Vogliamo dare voce a quello che piace al pubblico di oggi e alle nuove generazioni. Un progetto del genere richiederà almeno 4 o 5 anni.

Le mostre hanno avuto sempre una grande importanza per il Museo. Qual è stata quella di maggior successo?

Probabilmente sarà quella dedicata a Tim Burton che, pur avendo un pubblico molto ben connotato, ha interpretato molti generi e piacerà a tipologie differenti di spettatori. Ci sarà anche una sezione dedicato alla serie “Mercoledì” e questo sarà un aspetto unico perché nella medesima mostra in Malesia non era presente.

La Mole è la sede del Museo del cinema. Ma qual è il legame personale che ha con questo monumento simbolo?

Io sono nata a febbraio del 1953 e mia madre mi raccontava che mentre era in giro con me nei miei primi mesi di vita  era caduta la guglia della Mole. Anche quando nel 2000, con la Giunta di cui ero allora Presidente, decidemmo di trasferire la sede del Museo qui e questa si rivelò un’ottima scelta.

Ha fatto riferimento al suo precedente mandato da Presidente della Regione Piemonte. Quali sono le differenze rispetto all’attuale mandato?

Sicuramente le responsabilità. Prima avevo una gestione molto più “ampia” anche solo in termini territoriali, mentre qui lo spazio d’azione è circoscritto. Sicuramente l’esperienza precedente mi ha lasciato molto perchè grazie a quel ruolo, spero, di poter svolgere al meglio questo.

Il Cinema è diventato, dal 2019, al centro del suo lavoro. Ma quali sono i suoi film del cuore?

Posso dirle che il film italiano che mi ha particolarmente colpito è  il capolavoro di Fellini “Amarcord”, mentre a livello internazionale mi è piaciuto molto “Il grande Lebowski” per la particolarità della trama.

Valeria Rombolà

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Ha partecipato alla realizzazione del progetto editoriale

“Sei personaggi in cerca d’autore”, prima nazionale al Teatro Carignano

Valerio Binasco e i giovani attori della Scuola del Teatro Stabile di Torino reinterpretano il capolavoro di Luigi Pirandello

 

Debutta in prima nazionale al Teatro Carignano, martedì 18 aprile, uno dei massimi capolavori di Luigi Pirandello, “Sei personaggi in cerca d’autore”, per la regia di Valerio Binasco, che ne è anche interprete. Lo spettacolo è interpretato da Sara Bertelà, Valerio Binasco, Giovanni Drago, Giordana Faggiano, Jurij Ferrini e dagli allievi della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino. Le scene sono di Guido Fiorato, i costumi di Alessio Rosati e le luci di Alessandro Verazzi. Aiuto regista è Giulia Odetto, assistente alla regia e alla drammaturgia è Micol Jalla.

Questo testo drammaturgico ebbe un debutto molto travagliato al Teatro Valle di Roma il 9 maggio 1921; l’iniziale accoglienza polemica di pubblico e critica lasciarono, però, il passo a un successo internazionale che è rimasto immutato. Valerio Binasco, dopo “Il piacere dell’onestà”, torna così ad affrontare uno dei capolavori di Luigi Pirandello che, meglio di ogni altro, ha saputo contrapporre le contraddizioni presenti tra la scena e il teatro. Binasco ritrova nella storia di questa famiglia spezzata tutti gli elementi che caratterizzano la propria poetica: i binomi arte-vita e umanità-maschere si fondono in un  nucleo di interrogative riflessioni sul valore della rappresentazione dell’identità umana. Nelle sue regie più recenti, Binasco ha messo in luce la dissoluzione della famiglia e le implicazioni che questo fallimento riflette sulla struttura sociale, ponendo in relazione la tradizione nordica del Novecento (Strindberg, Fosse) con la drammaturgia del Premio Nobel siciliano.

“Il primo pensiero sul testo – spiega Valerio Binasco – è che questa pièce teatrale sia concepita per spiazzare e che continui a sorprendere lo spettatore. Se devo dire la verità, i sei personaggi suscitano in me una certa antipatia. Nonostante l’untuosa cortesia del padre, che fa da portavoce ufficiale della famiglia, è indubbio che questi personaggi soffrano di un grande senso di superiorità nei confronti degli attori e del pubblico, ma risulta necessario essere indulgenti con loro perché soffrono anche della loro vita, che è stata un inferno. Non si vede né fine né redenzione per loro, in quanto sono esseri letterari e, quindi, immortali.”

“Personalmente – aggiunge il regista – il plot principale, quello della crisi di una compagnia, è fondamentale. Questa crisi siincarna nel personaggio del regista/direttore, che ha la funzione di medium. La compagnia dei giovani attori percepisce di vivere in un’epoca di crisi del teatro. Questi attori non sono per noi figure incapaci che, in Pirandello, emergono quali attori e attrici annoiati e in ritardo, stupidi, fatui, senza interesse per ciò che fanno. La nostra compagnia è formata dai ragazzi e ragazze della Scuola per attori del  Teatro Stabile che, con il loro entusiasmo, risultano attenti e sensibili. Queste loro qualità fanno percepire alregista/direttore il disagio della sua inadeguatezza. Egli vive in prospettiva contemporanea l’insensatezza del fare teatro oggi. Si chiede se sia solo per salvarsi la vita che debba comunque fare qualcosa e si domanda il motivo per il quale il teatro sia più capace di soddisfarli. “

Il regista/direttore sta cercando il significato del suo mestiere ed è ovvio che lo vada a ricercare nelle opere più intrise di tradizione. Da una prospettiva contemporanea, Pirandello ci appare un classico della modernità nell’ambito dei testi dell’arte moderna.

 

 

Personaggi e interpreti

Padre: Valerio Binasco

Madre: Sara Bertelà

Figliastra: Giordana Faggiano

Figlio: Giovanni Drago

La compagnia: capocomico Jurij Ferrini e le allieve e gli allievi della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino

Gli artisti del Teatro Stabile di Torino incontreranno i cittadini negli spazi di comunità della città.

Venerdì 21 aprile alle ore 17, in via Panetti 1, presso la Casa del Parco, si terrà un incontro con Valerio Binasco sui Sei personaggi in cerca d’autore, a ingresso libero.

Mercoledì 19 aprile, alle 17.30, Valerio Binasco e gli attori della compagnia, presso la caffetteria Lavazza, all’interno del Teatro Carignano, dialogheranno con Matteo Tamborrino dell’Università di Torino.

Ingresso libero fino a esaurimento posti con prenotazione obbligatoria.

MARA MARTELLOTTA

 

“Resistenze. L’Italia monumentale del 25 aprile”

A “Palazzo Madama”, la “Festa della Liberazione” attraverso la memoria delle grandi opere “resistenziali” illustrate da Giovanni Carlo Federico Villa

Mercoledì 19 aprile, ore 17

Una grande lastra in bronzo. Sul lato frontale sono rappresentati un giovane appeso a testa in giù e, accanto a lui, una donna, moglie o madre sopravvissuta, sagoma di dolore illimitato ma raccolto e mano sinistra protesa in un’ultima pietosa carezza. Sul lato opposto troviamo invece un testo poetico dello stesso grande scultore, cui si deve l’opera: “Partigiano ti ho visto appeso immobile. Solo i capelli si muovevano leggermente sulla tua fronte. Era l’aria della sera che sottilmente strisciava nel silenzio e ti accarezzava, come avrei voluto fare io”. Giacomo Manzù, 25 aprile. Al celebre scultore bergamasco, fra i più grandi artisti del secolo scorso, si deve infatti la realizzazione del “Monumento al partigiano” donato alla sua città natale nel 1977, in memoria dei suoi genitori e di tutti gli eroi e martiri della nostra Resistenza. Fra le opere d’arte più iconiche e fondamentali, quella di Manzù permette una lucida poetica lettura e interpretazione visiva di quell’eroica Lotta di Liberazionedall’oppressione nazi-fascista che determinò, a costo di enormi sacrifici di vite umane, la nascita della nostra Italia libera e repubblicana. Il “Monumento” sarà ricordato e indagato, nei suoi risvolti artistici e storici, insieme ad altri non meno illustri e famosi, nella Conferenza organizzata in occasione del “25 aprile – Festa della Liberazione” nella “Sala Feste” di “Palazzo Madama- Museo Civico d’Arte Antica” a Torino, mercoledì 19 aprile (ore 17), nell’ambito della Conferenza tenuta da Giovanni Carlo Federico Villa, storico dell’arte docente all’“Università di Bergamo” e preposto alla “direzione scientifica” dello stesso “Palazzo Madama”, dal titolo: “Resistenze. L’Italia monumentale del 25 aprile”. Accanto al Monumento di Manzù non si potrà mancare di riflettere su alcune delle molte altre opere dedicate in territorio italiano, al tema “resistenziale”. Prime fra tutte quelle di Umberto Mastroianni a Cuneo e a Torino: il“Monumento alla Resistenza” ( “un’esplosione di cristallo” , formata da cunei in bronzo di diverse forme e dimensioni, sostenuta da un traliccio in acciaio, 20 metri per 17), realizzato dall’artista-partigiano di Fontana Liri e inaugurato nel ’69 a Cuneo (città Medaglia d’oro al valore militare) all’interno del parco omonimo che si affaccia sul Viale degli Angeli, all’altezza di corso Dante e “Il Monumento ai Caduti della Libertà” realizzato da Mastroianni (su progettazione di Carlo Mollino) nel 1948, primo monumento commemorativo realizzato in un’area adiacente al viale principale del “Cimitero Monumentale” di Torino. L’opera si compone di due grandi blocchi in pietra: un massello di base in serpentinite che rappresenta il patriota martoriato e una stele in marmo bianco che raffigura lo “spirito libero”.

L’intera composizione è poi racchiusa da un muro perimetrale in blocchi di pietra sbozzata in sienite della Balma. Bergamo, Cuneo, Torino. Ma non solo. Le parole di Villa non mancheranno di sfogliare altre pagine, più o meno illustri, della nostra “Resistenza” raccontata in arte. Portandoci, ad esempio, alla Rotonda del Boschetto” di via Pindemonte (nel Parco del Ferdinando) a Trieste, dov’è collocata un’opera aniconica, in cemento verniciato di bianco, che ricorda la figura e l’esempio di Alma (Amabile) Vivoda, probabilmente la prima partigiana cadutadella nostra resistenza. Vittima di un deplorevole atto vandalico nel settembre del 2022, é uno dei rarissimi monumenti dedicati a una donna in Italia e, come tante celebrazioni dei partigiani e della Resistenza, “la sua collocazione è stata assai tormentata, in un Paese che fatica a fare i conti con il proprio passato”. Come è evidente in tante vicende, a partire da quella intorno al paradigmatico “Monumento al Partigiano”, realizzato fra il 1954 e il 1956 da Marino Mazzacurati (su progetto di Guglielmo Lusignoli), collocato nell’area intorno al “Palazzo della Pilotta” di Parma, dove una coppia di figure incarna i due momenti rappresentativi della Resistenza: nell’immagine del fiero partigiano armato, la lotta e l’eroismo, e in quella del partigiano caduto, il sacrificio e il martirio, negato e vilmente irriso in un attentato nel 1961, dopo che al suo concepimento avevano aderito le massime autorità della Repubblica. E, dopo Parma, il viaggio in Italia toccherà altri luoghi emblematici come la Bologna del “Monumento al Partigiano e alla Partigiana”, una coppia di statue bronzee realizzate da Luciano Minguzzinel 1947 con il bronzo fuso dalla statua equestre di Mussolini proveniente dal “Littoriale Felsineo” (e a sua volta ricavata dal metallo dei cannoni sottratti agli Austriaci nel 1848). E poi la Venezia del “Monumento alla partigiana veneta”, voluto per non dimenticare il prezioso contributo delle donne alla liberazione della città dal nazifascismo: Leoncillo Leonardi esegue l’opera in ceramica policroma che, posizionata ai “Giardini Napoleonici” su un basamento concepito da Carlo Scarpa, viene distrutta nella notte tra il 27 e il 28 luglio del 1961 da un attentato. Una nuova statua sarà commissionata ad Augusto Murer, che realizza in bronzo l’immagine di una donna caduta, la “Partigiana”, il corpo riverso affiorante dall’acqua, le mani legate accanto al viso.

Ingresso libero, fino ad esaurimento posti. Prenotazione consigliata: tel. 011/4429629 o madamadidattica@fondazionetorinomusei.it

Gianni Milani

Nelle foto:

–       Giacomo Manzù: “Monumento al Partigiano” (part.), 1977, Bergamo

–       Giovanni Carlo Federico Villa

Benji di Claire Dowie al Baretti

martedì 18 aprile 2023  ore 21.00

sabato 22 aprile 2023 ore 18.00

365° SAN SALVARIO REAGISCE e TEATRO BARETTI

presentano

PILLOLE DI TEATRO AL CINEMA

BENJI di Claire Dowie

con Olivia Manescalchi, regia di Lorenzo Fontana.

Torna il progetto di Monica Luccisano e Cristina Voghera, un progetto che porta in sala sia il teatro che il cinema, brevi pièce teatrali che preludono a un film il cui soggetto verte sullo stesso tema. Al pubblico sono offerte quindi nella stessa serata due forme di spettacolo, con la possibilità di immergersi in una dimensione multidisciplinare, ricevendo un racconto affine attraverso due linguaggi espressivi diversi, quello performativo, e quello cinematografico: il primo di breve durata, una “pillola teatrale” appunto di circa 20 minuti, il secondo della normale durata di un film.
Questa volta il tema di questa pillola è VOLI DELLA MENTE.

Martedì 18 e sabato 22 come opening act della proiezione del film Tutti Amano Jeanne di Celine Devaux la breve pièce teatrale è un estratto di BENJI di Claire Dowie, con Olivia Manescalchi, regia di Lorenzo Fontana, lo spettacolo andrà o in scena il 16 e il 17 maggio al Teatro Astra con la produzione del Teatro Baretti.

Con questo testo del 1987 Claire Dowie, drammaturga, attrice e poetessa del circuito della stand-up comedy americana, ha vinto il premio Time Out nel 1988.
«In scena la sola attrice con due sedie affronta una sorta di confessione / intervista / testimonianza, rivolta al pubblico nella maniera più diretta possibile. Una confessione dolorosa e intima, la condivisione di una storia terribile, scomoda e commovente», spiega il regista Lorenzo Fontana.
La protagonista ci parla con grande lucidità e racconta nei dettagli il suo malessere, i ricordi d’infanzia di famiglia, i primi giochi innocenti con la sua amica immaginaria. Con un linguaggio apparentemente quotidiano, ma anche ossessivo nelle descrizioni più dettagliate dei momenti di vero e proprio sdoppiamento di personalità, Dowie ci accompagna in un viaggio emozionante in cui la protagonista, nel disperato tentativo di farsi capire da chi la circonda, dovrà combattere la sua battaglia definitiva.

A seguire ci sarà il film TUTTI AMANO JEANNE di Céline Devaux.
Tutti amano Jeanne, a parte lei stessa. La sua autostima è precipitata il giorno in cui il progetto di raccolta di rifiuti subacquei, che l’aveva resa famosa, si è rivelato un fiasco, e a nulla è valso il suo tuffo in mare per tentare di salvare la presentazione, se non a renderla ridicola agli occhi del mondo, grazie ad un video divenuto virale. Come se non bastasse, per riprendersi dal disastro economico, le tocca il penoso compito di volare a Lisbona per svuotare l’appartamento della madre morta un anno prima. La sua profonda solitudine e la disperazione che non le dà tregua vengono turbate soltanto dall’incontro casuale con un ex compagno di liceo, il quasi omonimo Jean, che sembra conoscerla meglio di quanto lei non creda.
Tutti amano Jeanne è una sadcom in tutto e per tutto, una commedia malinconica in cui depressione e romanticismo dialogano tra loro.
È un film in cui un vivace battibecco si traduce, in maniera originale e intelligente, nel battibecco tra Jeanne e la sua cinica vocina interiore, resa come un buffo personaggio animato ricoperto di lunghi capelli.

Celine Devaux. Autrice di alcuni cortometraggi che si sono fatti notare a Cannes e a Venezia, per il suo primo lungometraggio la Devaux può contare sull’apporto fondamentale dell’ottima Blanche Gardin, e sull’affinità che l’attrice instaura con Laurent Lafitte (della Comédie-Française). E tuttavia, è proprio il suo non assomigliare fino all’ultimo ad una commedia romantica propriamente detta che fa del film un’opera toccante, che ragiona sul dolore di essere figli, ex amanti, ex promesse, e si misura con lo stigma del disagio psichico, senza indulgere nella formula classica del monologo nevrotico.

Progetto finanziato nell’ambito della risposta dell’Unione alla pandemia di COVID-19

BIGLIETTERIA: INTERO 7€ / RIDOTTO 5€ (under25/over65)
È consigliato l’acquisto dei biglietti online su anyticket.it.
Informazioni tel 011 655 187 / info@cineteatrobaretti.com 

“Tutto quello che ho è tutto quello che mi hai dato…”

Music Tales, la rubrica musicale

“Tutto quello che ho è tutto quello che mi hai dato

non ti sei mai preoccupato che sarei arrivata a dipendere da te

Ti ho dato tutto l’amore che avevo in me

ora scopro che hai mentito e non posso credere che sia vero”

Era il 1988 e la mia adolescenza era scandita da brani come questo.

Figlia del musicista e cantante Joe Brown e della cantante Vicki Brown, Sam Brown ha intrapreso l’attività di cantante ad appena 14 anni, quando ha collaborato con i Small Faces per l’album 78 in the Shade (1978).

Ha anche registrato con Spandau Ballet e Jon Lord.

Nel 1986 ha firmato un contratto con la A&M Records. Nel 1988 ha pubblicato il suo più importante successo, il brano Stop!, che dà anche il nome al suo primo album in studio. Il suo secondo disco è uscito due anni dopo. Dopo la morte della madre, avvenuta nel 1991, ha pubblicato 43 Minutes, che non ha avuto successo.

Nel 1994 l’artista ha collaborato con i Pink Floyd come corista negli album The Division Bell e Pulse. Nel 1995 ha collaborato con Fish per il singolo Just Good Friends. Nel 1997 ha pubblicato in maniera indipendente l’album Box.

La sua attività di corista la ha vista collaborare con numerosi e importanti artisti della scena rock e non solo: David Gilmour, Deep Purple, Jon Lord, The Firm, Gary Moore, Jools Holland, Nick Cave e altri.

Nel 2007 ha diffuso l’album Of the Moment.

Nel 2020 sembrava che la spettacolare carriera della cantante fosse agli sgoccioli. Improvvisamente, eccola di nuovo in cima. Secondo la lista di People With Money di domenica (16 aprile), Brown è la più pagata cantante al mondo, grazie a sorprendenti guadagni di 75 milioni di dollari tra marzo 2022 e marzo 2023, un vantaggio di quasi 40 milioni di dollari sulla sua concorrente più vicina.

“Lo spreco della vita si trova nell’amore che non si è saputo dare… nel potere che non si è saputo utilizzare, nell’egoistica prudenza che ci ha impedito di rischiare e che, evitandoci un dispiacere, ci ha fatto mancare la felicità. ”

Buon ascolto

CHIARA DE CARLO

https://www.youtube.com/watch?v=V4qorFKV_DI&ab_channel=SamBrown-Topic

scrivete a musictales@libero.it se volete segnalare eventi o notizie musicali!

Ecco a voi gli eventi da non perdere!
Tutta cromata…è tua se dici siiii!! 🛵 🎶 Di chi stiamo parlando? La tribute band di Lucio Battisti, 10 HP Reimmaginando Lucio, ti aspetta nel nostro Sapori&Sorrisi giovedì 20 aprile! Dai un’occhiata al programma della serata ⤵️
🔸 Alle 19:30 cena con noi con un delizioso menù, a soli 19,90€ (bevande escluse):
🍝Agnolotti di magro burro e salvia
🐟Risotto al salmone
🐮Bocconcini di manzo marinati con porro e patate
💚Filetto di tonno in crosta di pistacchi con vellutata di asparagi
🥦Contorno di stagione
🍮Dolce
🔸 Alle 20:30 goditi lo spettacolo della tribute band e canta l’immortale Battisti con noi!
📞 Prenota al numero 3519652883!

Successo a Torino Comics della raccolta di racconti “De rebus brevi” di Mark Mc Candy

Torino Comics è stata la cornice entusiasmante della prima presentazione della raccolta di racconti di Mark Mc Candy, pseudonimo di Marco De Candia, giunto alla sua terza pubblicazione, dal titolo “De rebus brevi”, alla presenza anche di Marco Tomasello di Torino Comics. Luca Occhetti è  stato il vincitore  del Cover Contest ideato da Edizioni Radici Future e da Torino Comics per la realizzazione della copertina del libro. Tra decine di proposte arrivate dalla comunità di illustratori è  stata scelta la sua e, in occasione della presentazione del libro al Saloneinternazionale del Libro, il 19 maggio alle 20, Luca Occhetti sarà  presente per realizzare delle cover personalizzate per i lettori interessati.

Il libro, intitolato “De rebus brevi” edito da Edizioni Radici Future, reca la copertina realizzata da Luca Occhetti e che si ispira al mondo romano. L’autore viene raffigurato come l’imperatore Nerone su di una clessidra, che scandisce un tempo che, dopo il periodo Covid, ha assunto un nuovo valore e ritmo. “Considero la mia raccolta di racconti – spiega l’autore Marco De Candia – un libro ‘caleidoscopio’, che consente un  certo tipo di visione a seconda del modo in cui viene letto”.

Si tratta di una carrellata di situazioni brevi, spesso brevissime,incentrate intorno ai tempi difficili che la società contemporanea sta attraversando e sugli usi e costumi che si evolvono, sugli amori inespressi, talvolta traditi dalle mascherine. Molteplici gli argomenti affrontati con particolare ironia, come la firma digitale che genera un equivoco tra moglie e marito.

“De Rebus brevi” si può  considerare un libello prezioso per cogliere le mille sfaccettature della società post Covid; una serie di racconti che disvelano il carattere di personaggi tra i più vari, coinvolti in episodi che vedono i protagonisti impegnati tra casse di supermercati, strade statali, spiagge e ambienti tra i più  vari.

Non manca neanche l’acuto sguardo dell’osservatore-autore su fenomeni nuovi quali il metaverso, la blockchain e il bitcoin, colti tutti con arguzia e quella leggerezza calviniana che risultano davvero indispensabili in questa epoca post Covid. Il libro saràanche presentato presso il Caffè Fiorio a Torino il 27 aprile, evento promosso dall’Associazione “Vitaliano Brancati”.

MARA MARTELLOTTA

Alla galleria Gliacrobati “Mutamorfosi”

Lo spettacolo teatrale performance ha per protagonisti il poeta Gian Giacomo Della Porta e l’artista Sara Lisanti

 

Verrà  portato in scena mercoledì 26 aprile prossimo alle 20.30, presso la galleria torinese “Gliacrobati”, la performance teatrale dal titolo “Mutamorfosi”, con protagonisti il poeta torinese Gian Giacomo Della Porta e l’artista salernitana Sara Lisanti.

Lo spettacolo avrà inizio a partire dal momento poetico denominato “La calma della crisalide”, simbolo di imminente trasformazione, un‘interpretazione contemporanea della poesia del cambiamento.

Tale poesia contiene in sé la forza che precede la realizzazione della bellezza, preparando lo spettatore alla fase della pièce in cui la parola lascia spazio ai colori, al silenzio e, infine, alla musica di un’immagine in movimento, interpretata dall’artista Sara Lisanti, ricca di talento, che, partendo da un bozzolo, si troverà  rinchiusatutta all’interno della propria sofferenza. Ci troveremo di fronte alla consapevolezza ultima dell’artista, finalizzata a innescare le successive fasi della metamorfosi, fino a approdare a una nascita che è  anche, al tempo stesso, rinascita.

Attraverso una continua stratificazione di suoni che andranno a determinare l’intensità di ogni sequenza della perfomance artistica, la Lisanti cambierà pelle più volte prendendo spunto dalla muta tipica dei rettili e armonizzandosi nel più umano concetto di “venire al mondo”.

La Galleria Gliacrobati nasce nel 2017 da un’idea di un gruppo di operatori dell’Associazione onlus “Fermata d’autobus”,  come spazio espositivo volto al dialogo internazionale tra arte contemporanea “mainstream” e non, per indagarne le preziose e multiformi aree di confine.

A tale scopo vengono valorizzate opere di artisti che lavorano al di fuori del sistema ufficiale dell’arte, outsider o performer che sono provenienti da zone di guerra o da aree colpite da crisi economica o culturale.

Particolare attenzione viene data all’arte contemporanea come strumento di riflessione e di contrasto alle violazioni dei diritti umani e alla violenza di genere.

La galleria è diretta dall’artista e arte terapista Francesco Sena.

“Il nostro lavoro – dichiara il direttore della galleria d’arteFrancesco Sena – si pone l’obiettivo di tessere trame di riconnessione tra l’arte e la sua funzione di cura, funzione che, pur non costituendo necessariamente il fine della vocazione creativa, ne rappresenta certamente una delle sue conseguenze più  dirette. I nostri progetti investigano il concetto di arte in relazione con la sua capacità di sublimare lacerazioni, fragilità e scavare all’interno delle emozioni”.

Lo spettacolo è in programma alla Galleria Gliacrobati in via Ornato 4, nel cuore del Borgo Nuovo, a due passi dalla Chiesadella Gran Madre di Dio.

MARA MARTELLOTTA

 

Un quartetto per la Resistenza

Giovedì 20 aprile 2023   ore 21.00

 

UN QUARTETTO PER LA RESISTENZA

con Sara D’Amario

Regia di François-Xavier Frantz

Polo dell’900

via del Carmine, 14 – Torino

 

 

Presentano Alberto Sinigaglia, presidente del Polo del ‘900 , 

Gigi Garelli, direttore dell’Istituto Storico della Resistenza di Cuneo,

la professoressa Piera Comba.

In intro: “I Dormienti” video di 5 minuti sull’opera di Hilario Isola 

Due donne, due uomini, una sola protagonista. Sara D’Amario è l’interprete di Un quartetto per la Resistenza, monologo per la regia di François-Xavier Frantz. 

In Un quartetto per la Resistenza, Sara D’Amario veste i panni di Maria Rovano, nome di battaglia Camilla, e di Leletta Oreglia d’Isola, due donne apparentemente agli antipodi per cultura e formazione politica. La prima è comunista e incarna il pragmatismo di una donna del popolo, la seconda è di famiglia nobile ed è cattolica, poetica e luminosa. In comune hanno il fuoco della libertà, sono testimoni della Resistenza e le loro voci, diverse ma complementari, compongono l’asse portante principale della rappresentazione. Le altre due presenze evocate da Sara D’Amario sono due uomini, anche loro molto diversi: Pompeo Colajanni, il comandante Barbato, e Aimaro Isola. 

Il primo adulto, siciliano, carismatico, trascinatore, preparato dal punto di vista militare e strategico. L’altro è un adolescente, fratello minore di Leletta, che osserva tutto con sensibilità, profondità e passione; qualità che lo porteranno a scrivere Paesaggi Partigiani, a dare voce alla natura in modo poetico, pensandola come un essere dotato di una memoria propria e concreta, oltre a farlo diventare uno degli architetti più celebri d’Italia. 

Aimaro Isola ha letto e registrato, proprio per lo spettacolo, diversi passaggi, battute significative, poetiche, struggenti.

REPLICHE PER LE SCUOLE

ingresso gratuito

19 e 20 aprile

Alle ore 10,30

su prenotazione, scrivendo a :

didattica@polodel900.it

REPLICA PER TUTTI

ingresso gratuito

20 aprile

alle ore 21

su prenotazione, cliccando il link:

https://polodel900.secure.force.com/eventi?IdEvt=a0C6N000007klvd

Il programma al Circolo dei Lettori di Novara

IO LEGGO E MI INNAMORO

La settimana al Circolo dei lettori, a Novara

Appuntamenti dal 17 al 20 aprile

 

 

Il programma della settimana al Castello. 

 

lunedì 17 aprile h 18 | Castello Sforzesco, Sala Sibilla Aleramo

Ritorno al Sud, luogo dell’origine e della rivelazione

Sofia Pirandello 

Bestie (Round Robin)
con Eleonora Groppetti

In un polveroso e rovente paese siciliano, Lucia, mite fuori e incandescente dentro, trova rifugio nelle parole. Cresciuta, va da sola al Nord, dove vive libera dal giogo dello sguardo materno e scopre l’amore, fino a lasciarsi consumare. Il Sud però tornerà a chiamarla, è il suo destino ineluttabile.

 

martedì 18 aprile h 18 | Castello Sforzesco, Sala Sibilla Aleramo

Quando qualcosa si rompe, può tornare come prima?

Erika Savio

I ragazzi sognano in technicolor (Astoria)
con Serena Galasso

Una storia, il cui perno sono Lisa e ad Alex, che narra di cambiamenti affrontati in solitudine, disagio sociale, microcriminalità, scoperta di una sessualità precoce, ma anche di sogni, speranze, amicizia e amore, quell’instancabile ricerca di legami che dà un senso alla vita.

 

mercoledì 19 aprile h 18 | Castello Sforzesco, Sala Sibilla Aleramo

Storia di un’amicizia profonda

Fabio Geda

La scomparsa delle farfalle (Einaudi)

con Erica Bertinotti

Tra conflitti e occasioni di meraviglia, tra realtà quotidiana e rivelazioni, quattro ragazzi intrecciano le loro vite con tutta l’energia della giovinezza. Un ritratto commovente di quella stagione dell’anima che più d’ogni altra si imprime in ciascuno di noi e sceglie il nostro destino.

 

giovedì 20 aprile h 18 | Castello Sforzesco, Sala delle Mura

Talking Tom Waits
Parole, canzoni, atmosfere

con Paolo Agrati, arrangiamenti a cura di Chinese Cuban Jazz Extravaganza
Una selezione di canzoni scelte, tradotte e adattate, per addentrarsi nella scrittura di Tom Waits e nelle atmosfere che regalano i suoi testi, per scoprire le storie che si celano dietro le ballad e i blues, oltre i suoni rochi, le casse con i coni rotti, le incudini pestate, il suono delle seghe.

in collaborazione con Coccato per il sociale

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GRUPPI DI LETTURA

riservati possessori Carta Io leggo di Più

 

gli evergreen

> sono al Circolo e al Castello

> puoi seguirli se hai la Carta Io leggo di Più

> iscriviti al Circolo o via mail (info.novara@circololettori.it)

 

tutti i mercoledì ore 15
English Time
con Rosanna Miramonti

 

tutti i giovedì h 15 | Castello Sforzesco, Sala Sibilla Aleramo

Alla scoperta dell’Arabo

con Cesare Ruggeri 

i monografici

> sono on line su Zoom

> puoi seguirli se hai la Carta Io leggo di Più

> se non hai la Carta, puoi comprarli al Circolo (se vuoi pagare via bonifico scrivi a info.novara@circololettori.it)

> 17/04 h 19-20
Autofiction a chi?
con Daniele Mencarelli

> 18/04 h 19-20

La lingua italiana, tra prescrizioni grammaticali e le possibilità dell’uso

con Francesca Serafini

 

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Tutti gli incontri sono gratuiti.

Prenotazione obbligatoria sul sito https://novara.circololettori.it/