CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 209

A Riga l’illustrazione italiana racconta l’Europa dei popoli

È stata inaugurata oggi presso la sede del Comune di Riga in Lettonia la mostra Europa. L’illustrazione italiana racconta l’Europa dei popoli, il progetto promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dalla Fondazione Torino Musei, in collaborazione con Città di Torino, Regione Piemonte e Palazzo Madama.

Attraverso le opere realizzate da 16 illustratori italiani di fama internazionale, l’esposizione, organizzata in Lettonia dall’Ambasciata d’Italia insieme al Comune di Riga, racconta i valori dell’Europa: dalla libertà alla democrazia, dallo stato di diritto alla tutela dell’ambiente.

Gli illustratori coinvolti e i temi trattati sono: Matteo BertonPalazzo MadamaRita PetruccioliI trattati di Roma; Gio QuasirossoVentotene;  Camilla FalsiniLibertàElisa SeitzingerRispetto della dignità umanaAndrea SerioUguaglianzaAnna PariniDemocraziaFrancesco PoroliStato di dirittoIrene RinaldiRispetto dei diritti umani; Lucio Schiavon, FratellanzaAle GiorginiLavoroEmiliano PonziCulturaBianca BagnarelliPaceMarina Marcolin, AmbienteGianluca Folì, ScienzaGiulia ConoscentiInclusione.

La mostra sarà visitabile a Riga fino al 26 gennaio 2024. La tappa di Riga di Europa si inserisce in una lunga circuitazione che ha portato l’esposizione in tutto il mondo, con 42 esposizioni organizzate nei cinque continenti con il coordinamento della Direzione Generale per la Diplomazia Pubblica e Culturale della Farnesina.

Il progetto è stato presentato per la prima volta a Torino nel 2022, in occasione dell’evento conclusivo del semestre della Presidenza italiana del Consiglio d’Europa.

“La nostra Europa è prima di tutto unione nella diversità. Una comunità di nazioni che si riconosce nella pacifica convivenza di una molteplicità di linguaggi, sensibilità e valori in costante dialogo tra loro. Eppure quelle stesse diversità, in un passato non troppo lontano, avevano spinto l’Europa nell’abisso della violenza e dell’ingiustizia. I comuni valori della democrazia e dello Stato di diritto le hanno trasformate in fonte di benessere comune per i cittadini europei e di speranza per il resto dell’umanità. Questa mostra ce lo ricorda con la sintesi e la creatività dell’illustrazione italiana contemporanea – racconta l’Ambasciatore d’Italia in Lettonia, Alessandro Monti – Siamo grati al Comune di Riga per aver accolto la nostra proposta, il cui scopo è festeggiare l’amicizia tra Italia e Lettonia ed esaltare il ruolo delle città nel processo di integrazione europea”.

“Sedici grandi creativi italiani per narrare il farsi dell’Europa tramite valori che dovrebbero essere universali. Scelti ciascuno per la propria originalità ed eccezionalità e per le potenzialità dell’illustrazione che, con questa installazione già presentata in 42 paesi del mondo dei cinque continenti, ha ribadito il formidabile potere del suo medium dialogando con un amplissimo pubblico, potendo superare lo steccato della Torre di Babele: facendosi mediatore culturale, incrementando gli scambi culturali tramite quelle suggestioni che il linguaggio non può dire – afferma il direttore di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino Giovanni Carlo Federico Villa –  Il progetto Europa è una narrazione silenziosa che non ha bisogno di parole: è chiara, si fa ponte tra contenuto e forma, etica ed estetica, comunicazione e informazione, in un’alchimia di talento e responsabilità”.

 

“Anatomia di una caduta”, ogni momento cinematografico è lo specchio dell’ambiguità

Sugli schermi il film della francese Justine Triet, Palma d’oro a Cannes

PIANETA CINEMA a cura di Elio Rabbione

Quarto lungometraggio (150’) della regista francese Justine Triet, Palma d’oro al festival di Cannes nel maggio scorso, “Anatomia di una caduta” (scritto con il compagno Arthur Harari, guardando per qualche verso, fin dal titolo, al vecchio Preminger di “Anatomia di un omicidio”. E quanto di questa convivenza sia stato riversato nella vicenda non ci è dato sapere, là dove spesso si parla di vita reale e di finzione letteraria) non è soltanto il resoconto di un antefatto assordato da una musica a volume altissimo – un effetto decisamente disturbante, come molto altro nel film lo è -che spinge intervistata e intervistatrice a rimandare una chiacchierata impossibile (le parole che non riescono a esprimersi, a fuoriuscire, a esplodere) e accecato dal biancore della neve che circonda lo chalet nei dintorni di Grenoble in cui la scrittrice di enorme successo Sandra, tedesca d’origine, vive con il marito Samuel, con cui comunica più facilmente in inglese, spento, avvilito uomo e scrittore, da sempre alla ricerca di un successo che non arriverà mai, e con il figlio undicenne Daniel, ipovedente a seguito di un incidente, forse causato dal padre. Il film dei forse, delle non certezze, delle ricostruzioni della polizia che dicono e non affermano, che studiano con il mezzo di un pupazzo i meccanismi della caduta. Il ragazzino, tornando un giorno a casa da una passeggiata tra i boschi con il suo cane, scopre il cadavere di Samuel riverso nella neve, alcune macchie di sangue all’intorno: forse è stato un incidente, forse un suicidio, forse a spingerlo giù dal sottotetto, in cui stava facendo dei lavori, è stata Sandra, unica presente nella casa. Forse. “Anatomia di una caduta” è anche, soprattutto, in quella seconda parte serrata e chiusa nell’aula di un tribunale, il resoconto di un lungo, parcellizzato, bisturizzato processo che vede Sandra imputata dell’uccisione del marito, messa a confronto con la propria esistenza, con le abitudini e le sue scelte sessuali, con le pieghe d’ombra che deve mostrare anche al figlio.

E questo maggiormente interessa alla regista, tramutare la vicenda in una autopsia che con lucidità (la scrittura della sceneggiatura è perfetta) guarda alla vita di una coppia (qualcuno ha citato Bergman) e alla sua distruzione (con le falsità? con la morte?), condurre all’interno del dibattito la dissezione di un rapporto, montare e rimontare, proporre suggerimenti per turbare le acque e virare immediatamente, dare in pasto agli avvocati – al lupo famelico dell’accusa e a quello innamorato della difesa -, attraverso il peso mai secondario delle parole che invadono lo schermo (Sandra ne conosce tutta l’importanza, lei è una scrittrice, come pure Samuel, anche lui avrebbe – ha – il fuoco della scrittura dentro di sé), gli equilibri difesi e soffocati e il vivere quotidiano che si rivelerà disastroso, i tradimenti di lei, i sensi di colpa dell’una e dell’altra parte, le registrazioni di certi litigi e la violenza verbale che può negli eccessi dell’ira andare oltre, la volontà di lui a rintanarsi, una vera e propria fuga dentro i corridoi ristretti di un rifugio, in quella casa di montagna e l’accondiscendenza di lei, i bisticci delle lingue diverse, le speranze e i sogni a lungo coccolati e miseramente morti. Interessa alla regista risolvere attraverso il momento inaspettato con “l’incidente” del cane e la deposizione del figlio il nodo della non colpevolezza, interessa cercare un happy end che preannunci il ritorno a casa: ma interessa anche buttare là, in un lampo di fotogrammi che attraversa lo schermo e la storia, il dubbio, con il bisticcio – mostrato di sbieco, attraverso la macchina da presa messa lì come a spiare – tra lui e lei, accanto alla finestra che dà nel vuoto. Tutto è in bilico e lasciato in bilico, lo spettatore avanza nella storia e continua a porsi domande. Anche Daniel narra una propria verità – in un panorama di sguardi e ancora una volta di parole decisamente pirandelliano -, inquietante e sicuro negli affetti che dovrà scegliere.

Anatomia di una caduta” è il film in cui è facile spendere la parola capolavoro, dove a galla, senza inganni, senza che qualcosa appaia di troppo, sono portati gli inganni, la incomunicabilità, la desolazione, la quiete sempre in pericolo e lo sconquasso che ne può derivare, il tutto con una padronanza del racconto come raramente si vede sullo schermo. C’è molto teatro, di quel teatro da porre sulle tavole più belle e concrete del palcoscenico; c’è la sapienza di una regista votata ad un femminismo che non si confonde con le vuote quanto sbiadite celebrazioni, che imprime verità cinematografica ad ogni inquadratura; c’è l’esattezza narrativa dei flasback, mai fuori posto; c’è il lavoro sugli attori e degli attori, di Sandra Huller in primo luogo (il Palmarès quale miglior attrice ha preso a Cannes un’altra strada), che mostra (e vive) attimi di tranquillità e di sicurezza personale, di inquietudine, di dolore, di ambiguità, di chiarezza e di sospetti con una incredibile bravura. Senza dimenticare la prova intensa del piccolo Milo Machado Graner, deus ex machina forse veritiero di un film che è senza dubbio il migliore di questo inizio di stagione e che non possiamo non consigliare.

Prosegue nel 2023 il Lab:  OFT fa crescere sogni e talenti

Coinvolgere e valorizzare i giovani musicisti è una delle missioni che da sempre l’Orchestra Filarmonica di Torino porta avanti con passione.

Da alcuni anni questa vocazione si è concretizzata in modo ancora più esplicito nel progetto OFT Lab, grazie al quale alcuni giovani talenti entrano a far parte con regolarità della compagine orchestrale, lavorando fianco a fianco con professionisti di caratura nazionale e internazionale, in uno scambio continuo tra esperienza ed entusiasmo. Questi giovani musicisti condividono inoltre con OFT un percorso formativo grazie al quale possono approfondire le tematiche più rilevanti nell’ambito dello spettacolo dal vivo, per prepararsi alle grandi sfide legate alla professione ed al proprio percorso artistico.
Nell’ambito di OFT Lab sono stati selezionati sia musicisti di strumenti ad arco che a fiato (violino, violoncello, contrabbasso, flauto, corno e tromba), ai quali si aggiungono il musicologo Francesco Cristiani e il grafico Gabriele Mo.
Come nel 2022, poi, alcuni dei ragazzi di OFT Lab sono protagonisti di una rassegna di concerti di musica da camera che si terrà, nell’arco del mese di novembre, a Più SpazioQuattro, “casa” di questa iniziativa.
E per rafforzare lo spirito di OFT Lab, che guarda al futuro rendendolo protagonista nel presente, OFT ospiterà all’interno di questa rassegna anche un concerto dedicato un quartetto di giovanissimi studenti – il Quartetto Irina – in collaborazione con il Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino.

«La bellezza della musica dal vivo – racconta il direttore artistico e presidente di OFT Michele Mo – è il frutto di un lavoro di bottega dove si incrociano esperienze diverse. Come Orchestra Filarmonica di Torino da sempre coinvolgiamo in questo percorso giovani professionisti della musica, ragazzi che uniscono talento e ambizione, ai quali è data la possibilità, suonando nelle nostre file, di raccogliere una sfida importante. Con OFT Lab abbiamo fatto un passo ulteriore, perché li sosteniamo anche dal punto di vista della formazione mettendoli al centro di un progetto pensato su misura. Un percorso che finora ci ha riservato grandi e reciproche soddisfazioni e che contiamo di portare avanti anche per il futuro».

IL CALENDARIO DEI CONCERTI DI MUSICA DA CAMERA

OFT Lab#1

Venerdì 3 novembre 2023 ore 21, Più SpazioQuattro

Fabrizio Berto violino
Michele Nurchis pianoforte

Musiche di:
Edward Elgar
Sonata in mi minore per violino e pianoforte op. 82

Cèsar Frank
Sonata in la maggiore per violino e pianoforte

OFT Lab#2

Venerdì 10 novembre ore 21, Più SpazioQuattro

Quartetto Irina

Giovanni Putzulu e Samuele Preda violini
Leonardo Vezzadini viola
Clara Ruberti violoncello

Musiche di:

Franz Joseph Haydn
Quartetto per archi in do maggiore op. 20 n. 2 Hob. III:32

Robert Schumann
Quartetto per archi in la minore op. 41 n. 1

In collaborazione con Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino

OFT Lab#3

Venerdì 17 novembre 2023 ore 21, concerto Più SpazioQuattro

Martino Maina violoncello
Chiara Biagioli pianoforte

Musiche di:

Robert Schumann
Fantasiestüke per violoncello e pianoforte p. 73

Ludwig van Beethoven
Sonata n. 4 per violoncello e pianoforte in do maggiore op. 102 n. 1

Johannes Brahms
Sonata n. 2 per violoncello e pianoforte in fa maggiore op. 99

OFT Lab#4

Venerdì 24 novembre 2023 ore 21 – concerto Più SpazioQuattro

Niccolò Susanna flauto
Giorgia Delorenzi pianoforte

Musiche di:

Johann Sebastian Bach
Sonata per flauto e basso continuo in mi maggiore BWV 1035

Julius Rietz
Sonata per flauto e pianoforte in sol minore op. 42

Paul Taffanel

Grande fantaisie sur Mignon per flauto e pianoforte

LA BIGLIETTERIA

Per i concerti della rassegna di musica da camera a Più SpazioQuattro, via Saccarelli 18 a Torino, è previsto l’ingresso non numerato al costo di 5 euro. I biglietti possono essere acquistati presso la biglietteria dell’Orchestra Filarmonica di Torino in via XX settembre 58 a Torino (martedì: ore 10.30-13.30 e 14.30-18.00; oppure prenotati via mail a biglietteria@oft.it, o telefonicamente in orario di apertura al pubblico tel. +39 011.533 387).

Alina Art Foundation, a Paratissima l’esposizione sul potere

Dall’1 al 5 novembre nella cornice di Paratissima Eye Contact, Alina Art Foundation presenta la mostra “Il potere”. Presso la sede della Cavallerizza Reale in via Verdi 5, espongono in un percorso tematico Alice Padovani, Arjan Spannenburg, Caterina Crepax, Epvs, Enrico Valerus, Sanda Sudor e Valentin Bakardjiev.

Sabato 4 alle ore 16 sarà possibile partecipare a un talk sull’argomento con il curatore e gli artisti, a cui si potrà accedere anche senza prenotazione.

Alina Art Foundation talk

Alina Foundation – la storia

Ideata nel 2020 per opera di Sanda Sudor, Alina Art Foundation ha come obiettivo quello di creare arte esplorando l’umanità e il dolore. Infatti la fondazione è nata da una grossa perdita: la morte improvvisa dell’unica figlia della presidente, travolta da un incidente automobilistico a soli 26 anni di età. La spinta a ricostruire e ricostruirsi ha così condotto la madre a un viaggio di rinascita, che affonda le proprie radici nel ricordo.

Per questo ogni anno l’ente italo-olandese si prefigge di costruire valore intorno a un tema specifico con opere che vadano al di là della mera estetica e si concentrino sulla pienezza di senso. L’obiettivo è quello di esplorare un determinato segmento di realtà tramite un contenitore di artisti. Infatti la dimensione collettiva è uno dei pilastri della mission, incentrata sulla volontà di offrire al pubblico dei prodotti poliedrici, sia dal punto di vista del linguaggio che del significato. L’incontro fra diverse sensibilità infatti produce dei risultati di maggiore spessore, ma la volontà dei creatori di contaminare e contaminarsi porta a delle collaborazioni che potrebbero veramente apportare un contributo alla società.

Alina Art Foundation Compelled
Compelled, Arjan Spannenburg

Il Potere

Al 2023 è assegnato il tema del potere. Quanto infatti abbiamo la facoltà, per volontà o per disattenzione, di cambiare l’esistenza degli altri? Quanto siamo disposti a opprimerli o a falciarli via? L’esposizione solleva questi interrogativi, ora più che mai legati anche ai recenti fatti storici. Ma la propria posizione rispetto all’argomento non si esprime solo con uno sguardo consapevole alla contemporaneità, ma anche nel nostro vissuto quotidiano: una sola azione infatti potrebbe devastare le vite altrui, come nel caso delle vittime della strada.

Allo stesso modo alcune installazioni ci chiamano a fare una scelta personale. È il caso di “Compelled” di Arjan Spannenburg, una cui parte è formata da alcuni tappeti stampati che ritraggono degli individui al guinzaglio. I loro sguardi si posano direttamente sullo spettatore, con un atteggiamento supplichevole. Starà a lui decidere se calpestarli o aggirarli, come sarà una sua decisione esprimere la propria posizione rispetto alla comunità LGBTQ+: squarciare una fotografia di una famiglia omogenitoriale o rattopparla con l’aiuto del nastro adesivo? Oppure ignorare ciò che stato fatto e passare alla prossima sala?

Alina Art Foundation Renaissance
Dettaglio Renaissance, Destroy, Caterina Crepax

Ma per fortuna non c’è solo il lato crudo del potere. Lo dimostra Caterina Crepax con il suo lavoro “Renaissance”, una parete tripartita in cui troneggiano le sue caratteristiche sculture di carte. Queste figure sono intrise di riferimenti alla cultura classica e celtica, con dei forti rimandi alla potenza creativa del femminile. Tre sono le statue come tre le Parche, collegate da dei fili che uniscono i concetti di creare, distruggere e rigenerare. Così il titolo dell’installazione rievoca il Rinascimento, periodo di grande mecenatismo e splendore, ma anche il potenziale rivivere di una forza che risorge dalle proprie ceneri.

Alina Foundation Il potere Crepax
Renaissance, Caterina Crepax

Orari e biglietti

La mostra sarà visitabile tutti i giorni indicati nei seguenti orari:

  • 1 novembre dalle 10 alle 00;
  • 2 novembre dalle 15 alle 00;
  • 3 novembre dalle 10 alle 00;
  • 4 novembre dalle 10 alle 00;
  • 5 novembre dalle 10 alle 20.

I biglietti sono acquistabili sia online che in loco, sia interi che con sconti e riduzioni.

Francesca Pozzo

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“The Phantasmagoria of Jathilan” Nelle “Antiche Ghiacciaie” di Porta Palazzo

la performance musicale degli indonesiani “Raja Kirk”, organizzata dal “MAO” di Torino

Venerdì 3 novembre, ore 22

Serata ghiotta, in tutti i sensi. Non ultimo, il piacere di riscoprire una Torino ai più misteriosa, se non sconosciuta. Nella rinnovata collaborazione fra il “MAO-Museo d’Arte Orientale”, di via San Domenico a Torino, con il “Mercato Centrale” subalpino e in occasione dell’edizione di “Artissima 2023”, si svolgerà infatti, venerdì 3 novembre (ore 22), all’interno delle “Antiche Ghiacciaie” di Porta Pila, la performance musicale “The Phantasmagoria of Jathilan” del duo indonesiano dei “Raja Kirk” (accompagnato dalla cantante Silir Pujiwati e dal performer Ari Dwiyanto), secondo appuntamento del public program “Trad u/i zioni d’Eurasia” a cura di Chiara Lee e Freddie Murphy. Nelle ottocentesche “Giacciaie” (non bleffate: quanti le conoscevano o ne avevano sentito parlare?) del mercato all’aperto più grande d’Europa, portate alla luce in seguito agli scavi del 2002 per la costruzione del “Palafuksas” che oggi ospita il modernissimo “Mercato Centrale”, i “Raja Kirk” si esibiranno, con la loro musica (dal forte impatto ipnotico, onirico e percussivo) in remoti brani della “tradizione Jathilan”, che accompagnava le danzatrici indonesiane dell’isola di Giava, ai tempi del colonialismo olandese. In “The Phantasmagoria of Jahtilan”, il duo dei “Raja Kirk” rielabora la cosiddetta danza del “cavallo Jathilan”, una “trance dance” popolare celebre a Giava e utilizzata per dare forza dopo una sconfitta. “Jathilan” è l’acronimo di “Jarane jan tjil-thilan”, che si traduce in “cavallo che balla in modo irregolare”. L’attuale forma di “Jathilan” si sviluppò dopo la “Guerra di Giava” (combattuta tra i ribelli giavanesi e l’impero coloniale olandese dal 1825 al 1830) come pratica comune per far fronte alla sconfitta subita per mano dell’Impero olandese e alla devastazione causata dalla conseguente guerra civile. Nelle danze venivano usati dei cavalli di bambù per esprimere sostegno ai cavalieri del leader ribelle, il principe Diponegoro, che avevano combattuto coraggiosamente contro le forze coloniali olandesi. Nonostante la sconfitta subita dai ribelli, la danza “Jathilan” raffigura una vittoria immaginaria della cavalleria locale contro demoni, mostri o colonizzatori. Questa performance eroica ha quindi molteplici scopi: intrattenere, incoraggiare, guarire e unire le persone in un rituale contro l’oppressione. Nel corso dello spettacolo ritmi elettronici sincopati si combinano con percussioni metalliche di strumenti, costruiti dagli stessi musicisti, che inducono alla trance“Il canto – spiegano i curatori – meravigliosamente monotono in uno stile melismatico ripetitivo e accattivante si intreccia con melodie cadenzate che sgorgano da strumenti a fiato improvvisati. Con una propulsione frenetica e apparentemente infinita, la musica di ‘Raja Kirik’ abbraccia un’ampia portata emotiva”.

Ingresso libero fino al raggiungimento della capienza massima. Si consiglia la prenotazioneinfo.torino@mercatocentrale.it

g.m.

Nelle foto:

–       Immagine guida “Phantasmagoria”

–       Raja Kirk “Phantasmagoria” (Ph. Yuda Kusuma Putra)

La contemporaneità nel testo di Giovanni Grasso

Sino al 5 novembre, al Carignano, “Il caso Kaufmann”

Una storia d’amore “sovversiva” è quella raccontata nel “Caso Kaufmann” (tra gli altri, Premio Biagio Agnes 2019 e Premio Capalbio per il romanzo storico il medesimo anno) da Giovanni Grasso, scrittore e giornalista, consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente della Repubblica Mattarella e direttore dell’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica dal febbraio 2015. Un periodo buio della Storia, tema e linguaggi alti, doverosamente da ripensare proprio in queste settimane, ottant’anni passati inesorabilmente invano, se nel 14mo arrondissement parigino certe case oggi vengono ancora sfregiate con la stella di David e a Roma si tenta di distruggere certe pietre d’inciampo: che tuttavia non trovano nella trasposizione teatrale di Piero Maccarinelli quella secchezza, quella sincerità compatta dei sentimenti, quel racconto documentaristico che ci saremmo aspettati. Con il pericolo che il caso privato cancelli o per lo meno affievolisca oltre misura nell’attenzione dello spettatore uno sguardo assai più ampio e pubblico.

Sessantenne, ricco commerciante di Norimberga, presidente della Comunità ebraica della città, Lehman Kaufmann viene raggiunto nel dicembre del 1932 dalla lettera di un amico ariano in cui gli è fatta richiesta di prendersi cura di sua figlia Irene e di aiutarla a stabilirsi a Norimberga. Irene è giovane, bella, spigliata e piena d’iniziativa, il rapporto che si instaura tra i due è di affetto e pressoché filiale ma anche portatore di un desiderio nel protagonista che tenue serpeggia nelle parole, negli atteggiamenti, nei momenti di conversazione e di vicinanza, come quelli di un tranquillo pranzo in un ristorante. Dai pettegolezzi iniziali della gente del quartiere si passa, in un totale clima di indifferenza (che maggiormente dovrebbe far riflettere), con facilità alla delazione e all’odio, ormai tutti incanalati nella ferrea legge che l’ebreo è nemico del popolo tedesco e del nazismo in particolare. Una forma di accerchiamento che si stabilisce sempre più forte giorno dopo giorno, negli anni le leggi razziali e la notte dei lunghi coltelli, i rastrellamenti e le deportazioni, i processi farsa già stabiliti, in quella “banalità del male” – sono le parole di Hannah Arendt – che si è ormai impossessata di tutti: dopo dieci anni di umiliazioni e di privazioni e di carcerazione, nel giugno del ’42, Kaufmann verrà condannato a morte per “inquinamento razziale” e Irene ai lavori forzati per quattro anni.

Tutto questo, con squilibri narrativi evidenti, racchiuso nell’incontro tra Kaufmann e il cappellano della prigione (sul palcoscenico del Carignano uno sbiadito Graziano Piazza, incolpevolmente tenuto per troppo tempo immobile all’interno della gabbia carceraria, al buio), dove il primo ha usato il sotterfugio di volersi far cristiano per poi confessare il desiderio di raccontare a chi gli sopravviverà l’intera sua vicenda. Ed ecco allora Kaufmann entrare e riuscire dalla gabbia (a tratti inconsapevolmente sul versante comico: quando, per rendersi visibile al pubblico, nell’oscurità della scena infila con il suo interlocutore il viso tra le inferriate perché più visibile e sonoro arrivi il suo racconto), incontrarsi con Irene (Viola Graziosi, che tratteggia persuasivamente una ragazza piena di voglia di vivere, anche divertitamente sfrontata), con Eva, la domestica di casa (Franca Penone, che dovrebbe rivestire la subdola malvagità e la banalità di ognuno ma che al contrario e ridotta dalla regia a una macchietta divertita e a tratti divertente) che mal sopporta la situazione che sta vivendo sotto i suoi occhi, con i suoi aguzzini, mentre in un paio di occasioni il fondale si anima di croci uncinate e dei bagliori di un incendio. In un meccanismo vecchio stampo, in un ripetersi pericoloso di spostamenti da una parte all’altra della scena firmata in piena ristrettezza da Domenico Franchi, in un espediente che fa tanto vecchia o vecchissima tivù.

La regia di Maccarinelli ha coinvolto la prova di un grande attore quale è Franco Branciaroli, qui indeciso e impreciso nel mostrarsi padre amorevole o riprovevole seduttore, lontano dal dare un vero carattere al suo Kaufmann, sentendosi inspiegabilmente costretto a ricorrere a certe suoi ricami gutturali o sonori, come da tempo non gli sentivamo fare. “Il caso Kaufmann” nell’impronta improvvida di Maccarinelli è debolezza, è parziale messa a fuoco, è il non avere materia di invenzioni tra le mani per esprimere con maggior sicurezza i caratteri dei personaggi: ma il testo di Grasso è comunque un’occasione che impone la propria autorevolezza, nello spendersi in quella contemporaneità che a tratti mette i brividi. Repliche sino a domenica 5 novembre.

Elio Rabbione

Le immagini dello spettacolo sono di Umberto Favretto

La rassegna dei libri del mese

Ottobre è finito e mentre il sole declina e il buio avanza, noi lettori de iL Passparola Dei Libri non smettiamo di inseguire storie che ci fanno sognare, riflettere, commuovere. Questo mese abbiamo discusso di Una terra senza gelsomini, di Wajdi al-Ahdal una convincente  descrizione della realtà yemenita; dell’ultimo romanzo di Isabel Allende, Il Vento Conosce Il Mio Nome , mentre gli eventi delle ultime settimane hanno riportato in auge Ogni Mattina A Jenin, della scrittrice americana Susan Abulhawa

Incontri con gli autori

A Lucca Comics (dal 1 al 5 novembre) potrete incontrare  Christelle Dabos, Matteo Bussola, Frank Miller. In realtà, gli autori ospiti della manifestazione sono moltissimi e vi consigliamo di consultare il sitodedicato, per scoprirli tutti.

Le nostre interviste, questo mese, ci portano a conoscere Daniele Iannetti, al suo esordio letterario con  Otto Regni. La Furia Del Vento, Il Sussurro Dell’Acqua (Edizioni del Faro 2023) un fantasy di stampo classico; Andrea Zavagli , l’autore di Tutto Il Mondo E’ Paese (Edizioni 0111, 2022),  vincitore nella categoria “Miglior stile narrativo” al Giallo Festival 2022; Stefania Maida l’esordiente scrittrice di La Scatola Di Latta (Youcanprint, 2023) una raccolta di racconti che fanno riflettere sulle gioie e le difficoltà della vita; Linda Savelli e Barbara Calcinai, psicologhe, autrici di  Pensieri Quasi Quotidiani Di Una Psicologa Sulla Famiglia (Wondermark, 2021), un saggio divulgativo che affronta molti temi legati alla quotidianità del vivere in famiglia.

Per questo mese è tutto. Vi invitiamo a seguire Il Passaparola dei libri sui nostri canali sociali e a venirci a trovare sul nostro sito ufficiale per rimanere sempre aggiornati sul mondo dei libri e della lettura! unlibrotiralaltroovveroilpassaparoladeilibri.it

IAAD. co-firma la veste grafica di Paratissima XIX

Eye Contact – Match with Art

Timidi, rapidi e delicati. Indiscreti, sfrontati e provocatori. Gli sguardi possono assumere infiniti significati e nella loro intensità o fugacità si possono nascondere intenzioni, desideri o perplessità. In un imprevedibile battito di ciglia, si può vivere un gioco dove le parole sono meri accessori, dove è il solo scambio di sguardi a travolgerci in connessioni, emozioni ed energie. Così l’arte, nella sua forma visiva, si svincola dalla necessità di generare un dialogo, costruendo con lo sguardo dell’osservatore un rapporto silenzioso ed intimo, segreto ma complice.

IAAD. ha studiato l’identità e la campagna di comunicazione di “Eye Contact – Match with Art”, il tema della XIX edizione di Paratissima. L’ideazione e la realizzazione dell’immagine guida è stata elaborata come tesi di classe dal gruppo di studenti formato da Vittoria Gaia Pitacco, Vito Paolo Pace, Alberto Pitton, Fabiana Ruotolo, Rachele Pozzo, del terzo anno del corso di Communication Design coordinato da Andrea Bozzo, con direttore strategico Aurelio Tortelli.

«Nel nostro progetto di tesi in collaborazione con Paratissima – spiegano gli studenti – abbiamo esplorato il tema “Eyes on Paratissima”. Il nostro obiettivo era di enfatizzare l’identità unica di Paratissima nel panorama artistico e culturale, distinguendola dai suoi competitor. Abbiamo riconosciuto tre aspetti chiave che caratterizzano Paratissima: la riqualificazione di spazi abbandonati, la promozione di artisti emergenti e la creazione di legami forti all’interno della community. Ognuno di questi elementi è stato analizzato in profondità allo scopo di creare una narrazione visiva e concettuale che potesse riassumere la filosofia dell’organizzazione. Il nostro progetto ha cercato di sottolineare questi aspetti chiave attraverso vari applicativi, da campagne pubblicitarie a installazioni artistiche, con l’obiettivo di mettere gli “occhi su Paratissima” e celebrare la sua unicità e il suo impatto positivo sulla società».   

 

Peppe Servillo legge Marcovaldo

Teatro Concordia, corso Puccini, Venaria Reale (TO) Venerdì 3 novembre, ore 21

 

 

 

Per i 100 anni dalla nascita di Italo Calvino, Peppe Servillo, con le note alla chitarra di Cristiano Califano, legge “Marcovaldo” portando così in scena uno dei personaggi più celebri della letteratura italiana.

Dalla lettura delle fiabe scelte emergono gli aspetti più fiabeschi e ironici del noto personaggio evidenziandone l’assoluta modernità: la complessa vita caotica in città, l’urbanizzazione senza razionalità ed ordine, l’industrializzazione crescente, la povertà delle fasce più basse della popolazione, la difficoltà dei rapporti umani ed interpersonali.

Le storie di Marcovaldo invitano ad affrontare le difficoltà quotidiane con fantasia ed immaginazione: l’eroe tragicomico insegna come in ogni momento della giornata si possano ricercare segni e occasioni per poter essere felici.

 

Venerdì 3 novembre, ore 21

Peppe Servillo legge Marcovaldo

Con Peppe Servillo, voce recitante

E con Cristiano Califano, chitarra

Distribuzione a cura di AidaStudioProduzioni

Coordinamento artistico a cura di Elena Marazzita

Biglietti: intero 18 euro, ridotto 16 euro

Dido’s Brazilian Jazz in Osteria Rabezzana

Mercoledì 1 novembre, ore 21.30

L’appuntamento del Moncalieri Jazz Festival

Il DBJ – Dido’s Brazilian Jazz nasce nel 2014 con la calda voce di Delfina Di Domenico, il pianoforte eclettico di Massimo Rizzuti pronto ad accompagnare e creare ritmiche che ben si miscelano alle percussioni di Giorgio Ricchezza che le alterna al suono di un elegante sax contralto, insieme al maestoso contrabbasso di Pippo Caccamese. Tutti e quattro uniti dalla passione per la musica, spaziano dalle calde sonorità di bossa nova e samba, all’improvvisazione jazz e al blues leggero, passando tra brani famosi della musica italiana anni ’50 e approdando a grandi miti come Mina, Vanoni, Paoli, Conte.

FORMAZIONE

Delfina Di Domenico, voce

Massimo Rizzuti, pianoforte

Giorgio Ricchezza, percussioni

Pippo Caccamese, contrabbasso

Ora di inizio: 21.30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it