Non capita tutti i giorni di scrivere gli appunti di un’intervista su un foglio, di non piccole dimensioni sul quale l’artista effettua i suoi schizzi per poi trasformarli in opera finita. E’ quello che è successo allo scrivente nell’atelier dell’artista Anna Rota Milani a Zoalengo, frazione di Gabiano, in provincia di Alessandria. Essendo stata decisa l’intervista sui due piedi non avevo carta e Anna dicendomi ‘Non c’è problema’ mi ha passato uno di questi fogli giganti. Una premessa, però, è doverosa: conosco Anna Rota Milani da alcuni anni quando avevo recensito il suo libro ‘Gino e i Rota’ nel quale raccontava la storia della sua famiglia incentrandola, soprattutto, sulla figura del padre, i cui insegnamenti ed esempio le hanno consentito di farsi largo, prima come impiegata, come poi imprenditore in un settore non facile per una donna come quello dell’edilizia negli anni Settanta ed Ottanta. Da allora è nata un’amicizia improntata sulla reciproca stima, una di quelle amicizie che ti arricchiscono anche quando Anna, senza tanti se e ma, ti suggerisce di “fare le presentazioni in televisione almeno in camicia e non con una polo”: Fatta questa lunga ma indispensabile premessa il dialogo con Anna è stato incentrato sulla sua attività di pittrice, nell’atelier che è la casa avita, dei genitori, dei nonni, dei bisnonni, a cui è molto legata perché pur vivendo a Torino, quando ha un attimo di tempo viene a Gabiano (rectius a Zoalengo).
Come è nata Anna Rota Milani pittrice?
Faccio una premessa: mi piacevano i quadri, i tappeti ma a scuola non avevo mai disegnato. Lavorando nel settore dell’edilizia facevo i rilievi ma non avevano niente a che vedere con la pittura. Però il 31 maggio del 2007 sono entrata in camera operatoria e il 1 giugno andavo in pensione. L’operazione andò bene ma fui costretta per alcuni giorni ad un riposo ultraforzato che mi consentiva soltanto di pensare. Certo se avesse avuto un esito negativo avrebbero detto che avevo lavorato sino all’ultimo … Nel riflettere pensai che cosa avrei fatto, che mi sarebbe piaciuto, una volta rimessa in forze. Prima tutto il tempo era dedicato a famiglia e lavoro.

E’ hai pensato la pittura ?
Si, una ventina d’anni prima ero stata a Parigi al Museo d’Orsay ed ero stata colpita dagli Impressionisti. Così ho deciso di imparare a disegnare al fine della pittura e ad ottobre di quell’anno mi sono iscritta ad un corso serale di disegno, che era compatibile con i numerosi impegni familiari. Così è iniziata l’avventura.
Chi sono stati i tuoi maestri
Gianni Ferrino di Racconigi che era un pittore impressionista, scomparso qualche anno fa, che mi insegnò tutto quello che sapeva. Un altro maestro è stato Pippo Ciarlo di Torino, ed altri.
Hai qualche modello ?
No, non programmo i miei lavori: guardo, annoto, scatto delle foto. Se vedo un particolare lo uso come asse portante del dipinto. Tante volte mi sveglio al mattino e so poi cosa dovrò fare. Non ho modelli pittorici, non copio, sfido me stessa.
Oltre al tuo atelier di Zoalengo, visitabile previa prenotazione telefonica, dove sono esposti i tuoi quadri?
All’Antico Mulino – Ecomuseo delle Terre d’Acqua di Fontanetto Po, alla Canonica di Corteranzo di Murisengo, alla Casa San Sebastiano di Castel San Pietro di Camino, alla Locanda del Borgo di Murisengo e a Torino presso il Mit – Museo Internazionale Italia Arte. Un mio quadro è oggi negli Stati Uniti, sei sono in Svizzera, altri in giro per l’Italia. E sei, tengo a dirlo sono nel Municipio di Gabiano.

Hai qualche prossima esposizione in programma ?
Non vado nelle gallerie per scelta. Dopo l’estate sarò al Mit prima con ‘Le nevi’ poi con ‘I fiori’ . Poi sarò a Bra nell’ambito del Wab – Women Art Bra, quinta biennale della creatività femminile che si terrà dal 5 al 27 ottobre prossimi.
Infine, per Te cos’è la pittura ?
Ti rispondo con le parole del grande Philippe Daverio: “Il dipinto è cosa vera che esce dalla psiche dell’artista e che offre a chi la guarda un triplice percorso visivo … La pittura, come la musica, non richiede traduzioni ma conoscenza delle tradizioni. La musica esige però di essere suonata e quindi interpretata. La PITTURA E’ ”
Per contatti www.annarotamilani.it
MASSIMO IARETTI







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Poi vale la pena riscoprire questo libro in cui traccia la storia dell’infanzia ricordando i giochi e i giocattoli di quando era bambina. Tanti sprazzi di memoria tra ricordi struggenti di un tempo lontano, intriso di nostalgia per quell’età spensierata da fanciullina.





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