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CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 2

Oggi al cinema. Le trame dei film nelle sale di Torino

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A cura di Elio Rabbione

30 notti con il mio ex – Commedia. Regia di Guido Chiesa, con Edoardo Leo, Micaela Ramazzotti e Anna Bonaiuto. La moglie di Bruno, Terry, è appena uscita da una clinica di igiene mentale e il consiglio della psichiatra è che vada a trascorrere un mese in casa del suo ex, Bruno, cinquantenne dall’ordine e dalle emozioni irrinunciabili. Dopo un primo rifiuto, l’uomo dovrà accettare la situazione, rendendosi anche conto che l’esistenza squinternata e la esuberanza della donna portano un piacevole scompiglio nel solito tran tran di casa. Motivi non ultimi per guardare al passato con occhi diversi e al futuro con una nuova speranza. Durata 102 minuti. (Massaua, Reposi sala 1, The Space Torino, Uci Moncalieri)

Le assaggiatrici – Drammatico. Regia di Silvio Soldini, con Elisa Schlott. Autunno 1943. La giovane rosa, in fuga da Berlino colpita dai bombardamenti, raggiunge un piccolo paese isolato vicino al confine orientale. Qui è dove vivono i suoceri e dove il marito, impegnato al fronte, le ha scritto di rifugiarsi in attesa del suo ritorno. Rosa scopre subito che il villaggio, apparentemente tranquillo, nasconde un segreto: all’interno della foresta con cui confina, Hitler ha il suo quartier generale, la Tana del Lupo, Il Führer vede nemici dappertutto, essewre avvelenato è la sua ossessione. Una mattina all’alba Rosa viene prelevata, con altre giovani donne del villaggio, per assaggiare i cibi cucinati per lui. Divise tra la paura di morire e la fame, le assaggiatrici stringeranno tra loro alleanze, amicizie e patti segreti. Da un fatto vero, dal romanzo di Rosella Postorino. (Eliseo, Fratelli Marx sala Chico, Ideal)

Biancaneve – Fiabesco. Regia di Marc Webbe, con Rachel Zegler e Gal Gadot. Biancaneve, bellissima principessa, è rimasta sola dopo la morte dei suoi genitori, il Re Buono e la Regina Buona, e deve combattere contro le macchinazioni della Regina Cattiva che vorrebbe vederla morta. Ha l’aiuto dei sette nani, che lavorano in una miniera di diamanti, e del ladro Jonathan. Durata 119 minuti. (The Space Beinasco)

Black Dog – Doppio gioco – Thriller. Regia di Steven Soderberg, con Cate Blanchett, Michael Fassbender e Pierce Brosnan. George Woodhouse, agente segreto di Sua Maestà, è incaricato di una difficile missione: dovrà, in una sola settimana, per ordine del suo diretto superiore Meacham, scoprire il colpevole della fuga di notizie al cui centro è un software conosciuto con il nome in codice Severus. Cinque gli agenti sospettati, tra i quali Kathryn, la moglie di George. Durante una cena in comune, l’agente dovrà smascherare che è il traditore del gruppo. Alla morte, quella stessa sera, di Meacham, ecco che George vede crescere i propri sospetti nei confronti della moglie. L’uomo si ritrova questa volta diviso tra l’amore per lei e il dovere nei confronti del suo paese. Durata 93 minuti. (Massaua, Eliseo Grande, Fratelli Marx sala Groucho anche V.O., Ideal, Nazionale sala 1 anche V.O., The Space Torino, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Il caso Belle Steiner – Thriller. Regia di Benoît Jacquot, con Guillaume Canet e Charlotte Gainsbourg. Lui, Pierre, è un insegnante di matematica e lei, Cléa, lavora in uno studio d’ottica, non hanno figli, conducono una vita tranquilla in una piccola città. Le loro vite vengono sconvolte quando Belle, la figlia di un’amica e alla quale hanno dato ospitalità, viene trovata uccisa nella sua stanza. L’uomo diventa il principale sospettato dal momento che era l’unico presente in casa nel momento del delitto. Tratto dal romanzo di Simenon “La morte di Belle”. Durata 97 minuti. (Nazionale sala 3)

Eden – Drammatico. Regia di Ron Howard, con Jude Law, Vanessa Kirby, Daniel Brühl e Ana de Armas. Nel 1939, il dottor Friedrich Ritter e sua moglie Dora fuggono dalla Germani di Hitler per trovare rifugio nell’isola di Floreana, nelle Galapagos. Troveranno una famiglia di coloni e saggeranno l’arrivo di una sedicente quanto felina baronessa, con amici/amanti al seguito. Sul finale ci scapperà qualche morto, pur tra paesaggi e panorami mozzafiato, rinunciando a quello studio di caratteri che in un cinema autentico, senza fregature, dovrebbe essere tutt’altra cosa. Grandi mezzi produttivi, insoddisfacenti interpretazioni, strombazzata presentazione in anteprima mondiale all’ultimo Torino Film Festival. Possiamo benissimo risparmiarci il dovere di vederlo (ho già dato, in quell’occasione). Durata (prolississima) 129 minuti. (Ideal)

La fossa delle Marianne – Commedia drammatica. Regia di Eileen Byrne, con Luna Wedler e Edgar Selge. Paula continua a essere vittima di un incubo, continua a ritrovarsi nel buio di un fondale marino, con un bambino per il quale come lei è impossibile risalire. Quell’incubo ha un passato e una ragione, Paula ha da poco tempo perso il fratellino annegato nel mare di Trieste mentre si trovava in vacanza con lei e lei da allora è colpita da un senso di colpa. Un giorno, all’interno di un cimitero, la ragazza incontrerà per caso un uomo, che tenta disperatamente di rubare l’urna della moglie defunta, prima che la polizia lo cattura: insieme intraprenderanno un viaggio avventuroso verso l’Italia a bordo di un camper sgangherato. Durata 87 minuti. (Fratelli Marx sala Harpo)

La gazza ladra – Commedia. Regia di Robert Guédiguian, con Ariane Ascaride e Jean-Pierre Darroussin. Maria si occupa con amore di alcune persone anziane, e non poche volte fa la cresta sulla spesa che fa per loro. Per un unico motivo: mettere da parte un po’ di quattrini per poter far dare al nipote, ragazzino quantomai dotato, delle lezioni private di pianoforte, per cui ha già preso contatti con il miglior maestro di Marsiglia. Si spinge anche a firmare assegni che sa benissimo non potrà mai assolvere. Grazie all’intervento di qualche anima buona, il caos annunciato rientrerà presto in tutto il suo ordine. Durata101 minuti. (Centrale anche V.O., Due Giardini sala Ombrerosse, The Space Torino, Fratelli Marx sala Chico)

Guida pratica per insegnanti – Commedia. Regia di Thomas Lilti, con François Cluzet e Vincent Lacoste. Siamo al rientro dalle vacanze estive, all’inizio di un nuovo anno scolastico, e tra i docenti dell’istituto arriva Benjamin, un giovane dottorando senza borsa di studio che accetta di fare il supplente di matematica per potersi pagare gli studi. Spinto anche dalla famiglia a fare questa prima esperienza nell’insegnamento, Benjamin capirà presto quanto sia difficile questo lavoro. I suoi colleghi, con più esperienza di lui e momento affiatati tra loro gli mostreranno quanta dedizione e tenacia ci vogliano per andare avanti in questa professione. Il sistema dell’istruzione pubblica è un vero e proprio campo di battaglia, in piena crisi ed estremamente fragile. Benjamin dovrà contare sulle proprie forze e affrontare le dure prove alle quali verrà sottoposto, in un mestiere che si rivelerà più impegnativo e serio rispetto a quello che aveva immaginato. Durata101 minuti. (Classico anche V.O.)

Ho visto un re – Commedia. Regia di Giorgia Farina, con Edoardo Pesce, Sara Serraiocco, Marco Fiore e Blu Yoshimi. 1936, durante la Campagna d’Etiopia. Annibale è un gerarca fascista che sta educando il figlio Emilio secondo i canoni e le leggi che il regime va imponendo, cercando di farne un ottimo e grande balilla. Ma Emilio rifiuta quelle norme, ha un mondo tutto suo di fantasia, di smisurata immaginazione: la sua vita cambia quando un giorno vede richiuso nella voliera che sta al centro del giardino del podestà un giovane guerrigliero etiope, un prigioniero di cui tutti hanno paura. Ma non Emilio, che con Abraham stringerà una forte amicizia. Durata 100 minuti. (Reposi sala 4, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

In viaggio con mio figlio – Commedia drammatica. Regia di Tony Goldwyn, con Bobby Cannavale, Vera Farmiga, Whoopi Goldberg e Robert De Niro. Max Brandel è un comico di scarso successo che è tornato a vivere con il padre Stan dopo aver mandato all’aria la carriera e il matrimonio. Dopo aver discusso con l’ex moglie Jenna su come gestire il figlio ezra, un undicenne brillante e affetto da autismo, Max decide di rapire l’adolescente e intraprendere con lui un viaggio attraverso gli Stati Uniti. Durata 95 minuti. (Romano sala 1, The Space Torino, Uci Lingotto, Uci Moncalieri)

Julie ha un segreto – Drammatico. Regia di Leonardo Van Dijl, con Tessa Van den Broeck e Laurent Caron. Julie è un’ottima giocatrice di tennis, il suo è un vero talento, quando un giorno una compagna verrà uccisa il suo allenatore sarà indagato. Interrogata e spinta da tutti a riferire di quanto è a conoscenza, Julie deciderà di mantenere il più stretto silenzio sull’intera vicenda. Durata 97 minuti. (Centrale V.O.)

Lee Miller – Drammatico, biografico. Regia di Ellen Kuras, con Kate Winslet, Alexander Skarsgard, Marion Cotillard e Hosh O’Connor. Lee, ex modella statunitense per Vogue dall’età di 19 anni e grande appassionata di fotografia, parte per l’Europa durante la Seconda Guerra Mondiale in veste di fotoreporter proprio per la celebre rivista. La sua missione sarà quella di documentare le atrocità della guerra e mostrare al mondo il vero volto della Germania nazista. Attraverso i suoi scatti denuncerà i crimini perpetrati nei confronti degli ebrei e delle minoranze nei campi di concentramento. La giornalista produrrà un enorme archivio tra foto e appunti lasciando un’inestimabile testimonianza di quel periodo durissimo in cui lei stessa dovrà fare i conti con alcune verità del suo passato. Durata 116 minuti. (Greenwich Village sala 3)

Nonostante – Drammatico. Regia di e con Valerio Mastandrea, con Dolores Fonzi, Barbara Ronchi e Laura Morante. Un uomo trascorre serenamente le sue giornate in ospedale senza troppe preoccupazioni. È ricoverato da un po’ ma quella condizione sembra il modo migliore per vivere la sua vita, al riparo da tutto e da tutti, senza responsabilità e problemi di alcun genere. Quella preziosa routine scorre senza intoppi fino a quando una nuova persona viene ricoverata nello stesso reparto. È una compagna irrequieta, arrabbiata, non accetta nulla di quella condiziione soprattutto le regole non scritte. Non è disposta ad aspettare, vuole lasciare quel posto migliorando o addirittura peggiorando. Vuole vivere come si deve o morire, come capita a chi finisce lì dentro. Lui viene travolto da quel furore, prima cercando di difendersi e poi accogliendo qualcosa di incomprensibile. Quell’incontro gli servirà ad accettare che se scegli di affrontare veramente il tuo cuore e le tue emozioni, non c’è alcun riparo possibile. Durata 92 minuti. (Romano sala 3)

Operazione Vendetta – Azione. Regia di James Hawes, con Rami Malek, Laurence Fishburne e Rachel Brosnahan. Un crittografo della Cia perde la moglie in un attentato terroristico a Londra. Deciderà di passare all’azione con una pericolosissima missione di vendetta, nel tentativo di scoprire chi ci sia dietro quella morte: da Berlino a Casablanca a Istanbul, dovrà combattere e destreggiarsi tra spie e sparatorie e mercenari pronti a tutto. Nella scoperta finale di macchinazioni e inattesi giochi politici. Durata 123 minuti. (Lux sala 1, Uci Lingotto)

I peccatori – Azione, horror. Regia di Ryan Cooper, con Michael B. Jordan e Miles Caton. Due fratelli, che prima hanno combattuto tra le trincee e gli attacchi della Grande Guerra in Europa, poi hanno cercato di farsi strada tra la malavita di Chicago. Tornati definitivamente sulle rive del Mississippi dove sono nati, acquistano un grande edificio per trasformarlo in un locale da gioco e dove anche la musica trovi spazio, per la popolazione nera della zona. Una sera tre uomini bianchi entrano prepotentemente nel locale: e presto tutti verranno a conoscenza che non sono chi dicono di essere. Durata 137 minuti. (Ideal, The Space Torino, The Space Beinasco)

Queer – Drammatico. Regia di Luca Guadagnino, con Daniel Craig e Drew Starkey. All’inizio degli anni Cinquanta, William Lee è un americano, cinquantenne, omosessuale, espatriato a Città del Messico. Passa le sue giornate più o meno in solitudine, se si escludono le poche relazioni con gli altri membri della piccola comunità americana, trascorrendo le proprie giornate da un bar all’altro a bere bicchieri di tequila. Fino al giorno in cui ha l’incontro con il giovane Eugene Allerton, ex militare appena arrivato in città: per l’uomo è l’occasione per la prima volta di guardare alla possibilità di stabilire finalmente una connessione intima con qualcuno. Dal romanzo omonimo di William S. Burroughs. Durata 135 minuti. (Eliseo, Massaua, Massimo V.O., Nazionale sala 3, The Space Torino)

La solitudine dei non amati – Drammatico. Regia di Lilja Ingolfsdottir. Maria ha due figli e vive separata dal marito. Una sera incontra Sigmund, con cui prova a ricostruire una nuova famiglia. Ma il rapporto non si dimostra stabile, hanno inizio incomprensione e rabbia: Maria sarà costretta a una nuova separazione, chiedendosi se il rapporto con se stessa e con le persone che le stanno accanto sia sbagliato, se ancora ci sia spazio per un rapporto con Sigmund. Durata 101 minuti. (Fratelli Marx sala Harpo)

Sons – Drammatico. Regia di Gustav Moller, con Sidse Babett Knudsen e Dar Salim. Il film narra la storia della guardia carceraria Eva, la cui professionalità viene messa iun discussione dalla giustizia, dal momento in cui l’assassino di suo figlio viene rinchiuso nella prigione dove lei lavora. La donna chiede di essere trasferita nel reparto dove è detenuto i’omicida, senza rivelare, però, il legame che lei ha con il carcerato. Il desiderio di vendetta di Eva cresce sempre più, fino a mettere in gioco la sua morale e anche il suo stesso futuro. Durata 100 minuti. (Greenwich Village sala 2 V.O.)

Sotto le foglie – Commedia, thriller. Regia di François Ozon, con Josiane Balasko, Ludivine Sagnier e Hélène Vincent. La premurosa nonna Michelle vive la sua tranquilla pensione in un piccolo villaggio della Borgogna, vicino alla migliore amica Marie-Claude. Michelle non vede l’ora di trascorrere l’estate con il nipote Lucas, ma quando sua figlia Valérie e Lucas arrivano a casa le cose iniziano a prendere una strana piega e nulla sembra andare per il verso giusto: Valérie mangia dei funghi velenosi raccolti da Michelle e il ritorno di Vincent, il figlio di Marie-Claude appena uscito di prigione, sembra sconvolgere ulteriormente gli equilibri. Designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani: “Con la consueta sensibilità, Ozon descrive un paesaggio geografico e umano all’apparenza soave, dove le persone al contrario prima o poi mostrano comportamenti inaspettati, facendo emergere, sotto le foglie, il panorama problematico dei rapporti familiari e amicali, con la vicenda che si tinge di giallo, ambiguamente tra gesti amorevoli e sospetti atroci.” Durata 101 minuti. (Nazionale sala 3)

Storia di una notte – Drammatico. Regia di Paolo Costella, con Anna Foglietta, Giuseppe Battiston e Luigi Diberti. Piero ed Elisabetta si sono conosciuti e amati molto presto, riuscendo a costruire una famiglia felice. Ma un lutto terribile li ha colpiti: Flavio, il maggiore dei loro figli, è morto. Da quel momento per Piero ed Elisabetta tutto si disfa. Separati e lontani si ritrovano a Cortina. I loro figlio Denis e Sara li hanno convinti a passare le vacanze di Natale insieme. Qui un altro evento inaspettato li costringe a fare i conti con loro stessi. Durata 90 minuti. (Due Giardini sala Nirvana, Romano sala 3, Uci LingottoThe Space Beinasco, Uci Moncalieri)

The Accountant 2 – Azione. Regia di Gavin O’Connor, con Ben Affleck e Jon Bernthal. Dopo nove dacchè il Dipartimento del Tesoro ha smantellato il Living Robotics, con l’aiuto del Contabile. Raymond King, ex direttore dell’ufficio per la lotta alla criminalità finanziaria, riciclatosi con l’apertura di un’agenzia di investigazione, viene ucciso allorché s’imbatte in una caso troppo pericoloso: Marybeth Medina, che aveva preso il suo posto, è ora l’unica persona a raccogliere informazione su quel mondo criminale ma per combatterlo ancora una volta avrà bisogno dell’appoggio del Contabile. Durata 132 minuti. Massaua, Ideal, Reposi sala 5, The Space Torino, Uci Lingotto, Uci Space Beinasco, Uci Moncalieri)

Una figlia – Drammatico. Regia di Ivano De Matteo, con Stefano Accorsi, Ginevra francescono e Michela Cescon. Pietro è un uomo di mezza età con un grande dolore alle spalle: la morte di sua moglie che lo ha lasciato solo con la loro figlia. Non ha avuto il tempo per il dolore perché ha dovuto occuparsi di lei crescendola con amore e dedizione in un rapporto esclusivo, totalizzante, in cui uno curava le ferite dell’altro attraverso le proprie. Quando, dopo qualche anno, proverà a rifarsi una vita con una nuova compagna, non tutto andrà come sognato: la relazione di sua figlia sarà esplosiva e Pietro sarà messo a dura prova. Si ritroverà a lottare tra rabbia e istinto paterno: quanto le può perdonare? Quanto è più forte l’amore della ragione? Durata 103 minuti. (Nazionale sala 4, Reposi sala 5, Uci Lingotto, The Space Beinasco, Uci Moncalieri)

La vita da grandi – Commedia drammatica. Regia di Greta Scarano, con Matilda De Angelis, Yuri Tuci, Maria Amelia Monti e Paolo Hendel. Irene sta costruendo una vita regolare a Roma, quando è costretta a tornare a Rimini, la sua città natale, per prendersi cura di Omar, suo fratello autistico di 40 anni. Scoprirà che Omar ha idee chiare sul suo futuro: non vuole in nessun modo vivere con lei una volta che i genitori non ci saranno più. Convince Irene a tenere per lui un corso intensivo di adultità che gli permetta di essere autonomo, ma soprattutto di realizzare i suoi sogni, come partecipare al Talent che lo renderà un cantante famoso. Durata 90 minuti. (Romano sala 3)

Grande riscontro di pubblico per il Torino Jazz Festival

Torino, 30 aprile 2025 –Tjf  2025 ‘Libera la musica’, giunto quest’anno alla sua XIII edizione con la direzione artistica di Stefano Zenni, riconfermato dalla Fondazione per la Cultura di Torino in accordo con l’assessorato alla cultura della Città di Torino anche per le edizioni 2026 e 2027. Annunciate inoltre le date del Festival del prossimo anno, che si terrà dal 23 al 30 aprile 2026.

 

“Con questa edizione – dichiaral’assessora alla Cultura della Città di Torino Rosanna Purchia – il Torino Jazz Festival conferma la sua capacità di attrarre un pubblico ampio e variegato e di far dialogare esperienze artistiche diverse, generazioni differenti, linguaggi molteplici. Con un programma diffuso in tutta la città, il Festival ha valorizzato spazi noti e meno noti, coinvolto quartieri differenti, istituzioni culturali, associazioni, operatori locali e migliaia di cittadini e visitatori. I risultati parlano di un lavoro condiviso, reso possibile grazie alla sinergia tra la Città, la Fondazione per la Cultura Torino, la direzione artistica, gli sponsor e le tante realtà che hanno collaborato alla realizzazione di questa manifestazione. Un ringraziamento particolare va a Stefano Zenni, riconfermato direttore artistico per le edizioni 2026 e 2027. La continuità della sua guida rappresenta una garanzia per la crescita futura del Torino Jazz Festival”.

 

Libera la musica era lo slogan di questa edizione del Festival e l’abbiamo liberata. Le tante produzioni originali, le esclusive, le proposte meno conosciute, i talk, il cinema, la poesia, i libri, la danza, la fotografia sono le forme in cui la musica ha preso il volo, liberando la creatività degli artisti che hanno partecipato con gioia al Festival, spesso con inattesi collegamenti reciproci: soprattutto con messaggi politici e di grande consapevolezza civile, in profonda sintonia con gli 80 anni della Liberazione e con la difesa dei grandi valori messi sotto attacco in questo momento storico. Si è ancor più liberato il pubblico, numeroso, partecipe, curioso ed entusiasta. È grazie a esso che il Torino Jazz Festival sta crescendo, liberandosi dalla formula del festival tradizionale per diventare l’occasione di incontro – tra storia e attualità – con i tanti stili che la tradizione afroamericana continua a fecondare. Forse non è sorprendente che tutto questo accada in una città culturalmente dinamica come Torino, ma è molto eccitante e lascia ben sperare per il futuro” spiega Stefano Zenni,direttore artistico del Torino Jazz Festival.

 

Esauriti quasi tutti i concerti, sia quelli del main stage che quelli nei club. Un grande risultato per gli 8 giorni di programmazione, dal 23 al 30 aprile, e gli eventi di anteprima, dal 15 al 22 aprile, durante i quali si sono tenuti ben 87 appuntamenti di cui 71 concerti, organizzati in 58 luoghi della città, con artisti provenienti da ogni parte del mondo, che hanno offerto un ampio panorama di tutti i linguaggi e le declinazioni del jazz.

 

Sono questi i numeri della XIII edizione del Torino Jazz Festival che si è appena conclusa, con un’affluenza ai concerti principali di 11.384 spettatori, circa 3.300 gli appassionati che hanno partecipato ai 27 concerti nei 19 club coinvolti. Grande successo anche per i Jazz Blitz, con 21 appuntamenti e un’ampia partecipazione di pubblico di 2.000 persone; 2.500 spettatori hanno seguito invece gli appuntamenti Jazz Cinema, Jazz Talk e Jazz Special.

 

Un totale di 19.184 presenze registrate, a conferma del grande interesse del pubblico e della cittadinanza per quello che è ormai diventato un appuntamento fisso del calendario musicale torinese. Significativa anche la presenza ai concerti di spettatori provenienti da ogni parte d’Italia e dall’estero, alcuni dei quali giunti appositamente a Torino per seguire il TJF 2025 durante i ponti del 25 aprile e 1° maggio.

 

Tantissimi gli spazi cittadini coinvolti: Auditorium Giovanni Agnelli – Lingotto, Bunker, Casa Teatro Ragazzi e Giovani, Conservatorio Giuseppe Verdi, Hiroshima Mon Amour, MAUTO – Museo Nazionale dell’Automobile, Teatro Colosseo, Teatro Juvarra, Teatro Monterosa, Teatro Vittoria, Biblioteca Civica Centrale, Il Circolo dei lettori, Gallerie d’Italia – Torino, Università di Torino – Palazzo Nuovo, Camera – Centro Italiano per la Fotografia, Museo Nazionale del Risorgimento Italiano, GAM- Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Torino, Impianto Iren di accumulo del calore e solare termico Mirafiori Nord, Cinema Massimo, Amen Bar, L’ARTeficIO | spazi diffusi, Bagni Pubblici di via Agliè, Casa del Quartiere di Barriera di Milano, BALTEA 3, Blah Blah, Bocciofila Vanchiglietta – Rami Secchi, Cafè Neruda, Circolo Ricreativo Mossetto, COMALA, Ristorante Eligo presso Double Tree by Hilton Lingotto, Educatorio della Provvidenza, FolkClub, Machito, Magazzino sul Po, Off Topic, Osteria Rabezzana, Piazza dei Mestieri, SNODO presso OGR, sPAZIO211.

 

Di particolare rilievo in questa edizione, le tante collaborazioni del Torino Jazz Festival 2025 con il Museo del Cinema, il Salone OFF Salone Internazionale del libro Torino, EXPOSED Torino Foto Festival, Jazz is Dead!, CFM – Centro di Formazione Musicale della Città di Torino, Studium – Dipartimento di Studi Umanistici Università di Torino – DAMS, Biblioteche Civiche Torinesi, OFF TOPIC, Gallerie d’Italia – Torino, museo di Intesa Sanpaolo nei due talk “La Favolosa storia di Pannonica. La mecenate del Jazz” e “Pieranunzi – Bertinetto: dialogo filosofico-musicale sull’autenticità”, oltre a Gruppo Iren con il concerto Mama Trio + Mati, presso l’impianto Iren di accumulo del calore e solare termico Mirafiori Nord.

 

Il Torino Jazz Festival 2025, con la direzione artistica di Stefano Zenni, è un progetto della Città di Torino, realizzato da Fondazione per la Cultura Torino, Main Partner Intesa Sanpaolo e Iren, con il sostegno del Ministero della Cultura, della Città Metropolitana di Torino e della Fondazione CRT, la sponsorizzazione di RFI Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) e il contributo Confartigianato Imprese Torino, in collaborazione con Turismo Torino e Provincia e GTT – Gruppo Torinese Trasporti. Charity Partner Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro. 

 

Il Torino Jazz Festival torna il prossimo anno dal 23 al 30 aprile 2026, con la sua XIV edizione. Nell’attesa, gli amanti del jazz potranno partecipare agli oltre 25 concerti del Torino Jazz Festival Piemonte, da aprile a novembre 2025 nelle province di Torino, Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Verbania e Vercelli. Il Torino Jazz Festival Piemonte nasce dalla relazione istituzionale tra la Città di Torino, con il suo Torino Jazz Festival, e la Fondazione Piemonte dal Vivo, in collaborazione con il Consorzio Piemonte Jazz. Il progetto si giova della direzione artistica condivisa di Stefano Zenni (direttore del Torino Jazz Festival), di Fulvio Albano e Diego Borotti (Consorzio Piemonte Jazz) e della Fondazione Piemonte dal Vivo. Il Festival è realizzato in collaborazione con la Fondazione per la Cultura Torino e con il sostegno di Reale Mutua e degli sponsor Ancos APS e Confartigianato Imprese Piemonte. La line-up del Festival è disponibile online sul sito www.piemontedalvivo.it.

 

 

Le celebrazioni per i 750 anni del Palio di Asti

Il 2025 segna un traguardo storico per la città di Asti: il 750° anniversario del Palio, le cui origini documentate risalgono al 1275. In quell’anno, secondo il cronista Guglielmo Ventura, gli astigiani corsero il Palio sotto le mura della città nemica di Alba, un gesto che testimonia l’importanza e la longevità di questa tradizione.

Nel segno della tradizione che si rinnova, il Comune di Asti ha voluto celebrare i 750 anni del Palio con la creazione di un logo ufficiale che accompagnerà tutti gli eventi dell’anno commemorativo. Il logo è stato realizzato da Simone Riccio, studente della classe 4F del Liceo Artistico “Benedetto Alfieri” di Asti, che si è distinto per la capacità di coniugare simboli storici e freschezza grafica. Il logo rappresenta così un ponte tra il passato glorioso del Palio e il suo futuro, vissuto con entusiasmo dalle nuove generazioni.

Per celebrare i 750 anni del Palio il Comune di Asti, in collaborazione con le istituzioni, gli enti del territorio e il Collegio dei Rettori, ha organizzato un ricco calendario di eventi che si snoderanno per tutto l’anno, coinvolgendo cittadini e visitatori in un viaggio attraverso la storia, la cultura e le tradizioni astigiane.

Il 21 maggio il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, emetterà un francobollo relativo al Palio di Asti, appartenente alla serie tematica “le Eccellenze del Patrimonio culturale italiano”, dedicata alle rievocazioni storiche. Il 24 maggio sarà il giorno della Sfilata storica serale a tema 750 Anni del Palio. L’evento, che si snoderà lungo le vie del centro storico, organizzato in collaborazione con il Collegio dei Rettori, consentirà a cittadini e visitatori di immergersi nella suggestiva atmosfera medievale della città per poi proseguire la serata in convivialità con Wine Street, evento enogastronomico diffuso per l’intero centro storico.

L’inaugurazione della mostra “Palius Astensis cursus fuit”, prevista per il 30 maggio presso il Museo del Palio, celebrerà i 750 anni dalla prima attestazione della corsa vicino alle mura della nemica Alba, propone un viaggio attraverso i secoli nella storia del Palio di Asti visto attraverso la lente dei documenti, delle immagini e dei manufatti dell’Archivio Storico Comunale.

In occasione delle celebrazioni per il 750 anniversario del Palio di Asti, le sale espositive di Palazzo Mazzetti ospiteranno da giugno a settembre 2025 ben due mostre dedicate alla manifestazione: nella prima, “Mario Perosino. Il canto delle muse enigmatiche e dei malinconici guerrieri”, verrà ricordato un grande artista astigiano, prematuramente scomparso, che ci fa sognare con dipinti e disegni che rievocano un medioevo tra il fantastico e la metafisica; nella seconda, “Volti e colori del Palio di Asti”, verranno esposti i ritratti fotografici di uomini e donne del Palio astigiano realizzati da Claudio Vergano, che esaltano con una tecnica particolare e una luce caravaggesca la perizia tecnica e filologica della scuola del costume storico astigiano, accompagnati dall’esposizione dei drappi del Palio della Collegiata dal 2001 al 2020, che rimandano a molti artisti presenti con le loro opere nella Pinacoteca di Palazzo Mazzetti.

Il 5 luglio sarà la volta della Notte Bianca del Palio, in collaborazione con il Collegio dei Rettori, con eventi culturali, musicali e gastronomici che animeranno le vie del centro storico.

Le celebrazione del “Compleanno del Palio”, sono previste per il 30 agosto prossimo con un brindisi lungo le antiche mura cittadine, in ricordo della corsa del 1275 che si tenne proprio il giorno di San Lorenzo. In collaborazione con il Consorzio dell’Asti DOCG.

Il 7 settembre prossimo sarà il giorno del Palio dei 750 anni, mentre dal 17al 23 settembre si svilupperà il Festival del Medioevo Astese. Nato con l’obiettivo di raccontare la storia economico-finanziaria della città, quest’anno il Festival aggiunge il tema del Palio, della corsa e del suo universo di arti, consumi e consuetudini. Sarà un evento di alto profilo che vedrà la partecipazione di esperti e accademici provenienti da tutta Europa. Il palio e la figura del patrono, i cavalli, il favore divino e conflitti medievali saranno argomenti di grande fascino per i paliofili e per tutta la cittadinanza.

Proseguono nel mese di maggio le visite del Capitano del Palio nelle scuole che coinvolgeranno circa 700 bambini in attività didattiche volte a trasmettere la storia e i valori di questa antica tradizione. Nell’ambito del progetto “A lezione di Palio “quest’anno è in corso di distribuzione nelle scuole una pubblicazione, realizzata dall’Assessorato al Turismo, Manifestazioni e Palio e ideata da Luca Gippa. Per il 2025 è stato indetto il Concorso “Disegna il tuo Drappo”, dedicato alle classi che hanno aderito al progetto “A lezione di Palio”. Le classi che invieranno il maggior numero di disegni saranno premiate con buoni spesa del valore di € 1000.

Mara Martellotta

La bellezza femminile, da Botticelli a Mucha alle divine del cinema muto

Nelle Sale Chiablese, sino al 27 luglio

 

Un percorso lungo più di quattro secoli si snoda attraverso le sale Chiablese, in piazzetta Reale (curato in collaborazione con Arthemisia con la ricchezza di oltre cento opere, sculture disegni dipinti, prestiti da musei nazionali e internazionali e raccolte private, dalle collezioni sabaude, da Annamaria Bava, sino al 27 luglio), andando “Da Botticelli a Mucha”, un percorso attraverso “bellezza, natura, seduzione” che riserva nell’ultima piccola sala gli sguardi e i veli, gli occhi a tratti allucinati e le movenze azzardate, i sorrisi delle bellissime e sospirose di quel cinema muto che ai primi anni Dieci dello scorso secolo enumerò Sarah Bernhardt e la sua rivale italica Eleonora Duse, che avrebbe girato nel ‘16 il solo “Cenere” di Febo Mari, Lyda Borelli e Francesca Bertini dalla lunga vita, con un ultimo applauso per la sua monaca nel “Novecento” di Bertolucci, sino a Lina Cavalieri, ovvero “la donna più bella del mondo” con il viso e le curve in seguito della Lollo, immortalata da Boldini, regina del Salone Margherita, “massima testimonianza di Venere in terra”, secondo il conio di Gabriele D’Annunzio, travolta nel ’44 durante un’incursione aerea alleata.

Undici sale e dieci sezioni, un percorso attraverso le tante forme di rappresentazione della bellezza, dell’eterno femminino, espresso in più differenti declinazioni, ad iniziare dai disseminati bassorilievi archeologici di età romana, e statue, al Quattrocento di Sandro Botticelli con la sua “Venere” (1485-1490, sinuosa ed elegante “espressione di un ideale di bellezza umanistico di stampo neoplatonico”, probabile ritratto di quella Simonetta Vespucci che fu amata da Giuliano de’ Medici, bellezza senza pari del proprio tempo: una versione pressoché identica è conservata alla Gemäldegalerie di Berlino) che trovò posto nelle collezioni Gualino dopo l’acquisto degli anni Venti – ora in bella e definitiva mostra alla Galleria Sabauda a cui il mecenate l’aveva destinata nel 1930: opera che finì nelle mani della Banca d’Italia allorché il regime, per nulla soddisfatto della disobbedienza dell’imprenditore, decretò il confino e una infelice requisizione, che portò l’opera ad arricchire significativamente gli arredi dell’ambasciata italiana a Londra. Sulla parete della sala odierna, s’allineano altresì i risultati delle indagini diagnostiche compiute sull’opera tra il 2020 e il 2023, i particolari e le correzioni, i ripensamenti dell’artista, e anche questo è manna per l’appassionato d’arte. La dea, simbolo altresì della forza generatrice della natura, avvicinata qui all’opera dallo stesso titolo di Lorenzo di Credi, dove più è considerata la plasticità del soggetto, gareggia in bellezza con il “Volto di fanciulla” disegno autografo di Leonardo, realizzato tra il 1478 e il 1485 circa e proveniente dalla Sabauda (il visitatore potrà accedere al nuovo “Spazio Leonardo” posto al primo piano, previo l’acquisto del biglietto combinato Mostra + Musei Reali e/o dei soli Musei Reali).

La seconda sezione vede un omaggio al Mito di Elena, bellezza e femminilità immortalate nelle tavole del tardo Cinquecento di Lambert Sutris e da due splendidi arazzi posti ad inizio del secolo successivo, dovuti alla Manifattura di Bruxelles, come dal gruppo marmoreo rappresentante “Il ratto di Elena” di Francesco Bertos (1738). E ancora le tre Grazie, considerate fin dall’antichità la personificazione in toto della grazia femminile, l’arte di Canova in tre disegni – un nudo femminile, un gruppo di ninfe con un amorino e un disegno a carboncino ritenuto uno dei più intensi tra i fogli preparatori per il celebre gruppo scultoreo, provenienti dalle collezioni della Biblioteca Reale ne mostra tutta la bellezza. Un’eleganza e una aggraziata raffinatezza che ritroviamo più in là con il gruppo “La danza” del torinese Edoardo Rubino. La successiva sezione ci fa conoscere il “Taccuino romano” di Girolamo da Carpi, ferrarese, attivo nella prima metà del Cinquecento, pittore e architetto affermato, dedito qui a quello che viene considerato il suo capolavoro, schizzi a raffigurare monumenti romani e sculture antiche, un grande album contenente 180 fogli, disegnati tutti su entrambi i lati, oggi smembrato e diviso tra la Biblioteca Reale di Torino, che ne detiene il maggior numero, ben novanta, il Rosenbach Museum&Library di Philadelphia e il British Museum londinese. Quanto attiene alla “meraviglia della natura”, è proprio del trionfo degli “album naturalistici” di Carlo Emanuele I, la natura intesa come dispiegamento di forze vitali, la rappresentazione coloratissima di fiori e pesci e uccelli, tavole che all’inizio del Seicento facevano parte della “camera delle meraviglie” del duca.

Con intenso interesse si guarda al “fascino dell’arte classica” e all’influenza che essa ebbe nella nascita del nostro Rinascimento. I punti d’attenzione sono Firenze e Roma, ma anche la meno importante Padova, grazie alla lunga permanenza del genio di Donatello e con l’influenza che certe sue opere ebbero ad esempio sugli allievi della bottega di Francesco Squarcione, quali Mantegna, Marco Zoppo e il dalmata Giorgio Schiavone, di cui dalla Sabauda arriva la “Madonna con il bambino”, una tavola composta tra il 1456 e il 1460, una rispettosa quanto vivace rivisitazione del mondo antico in quel maestoso arco trionfale  che avvolge la Vergine, in quegli inserti di marmi policromi e porfido, nei festoni di frutti e nei putti, alcuni in carne e ossa, altri come bronzetti animati. Ancora i nomi di Macrino d’Alba e del Garofalo, ancora il gusto per le “grottesche”, sviluppatesi con il primo venire alla luce della Domus Aurea neroniana, un tripudio inarrestabile di figure umane e mitologiche, di oggetti e di mostri, di prodotti del mondo vegetale, che coinvolgono con successo i nomi di Perin del Vaga e Giovanni da Udine, come quello di Baccio Bandinelli di cui s’ammira un foglio con “Due studi di figure femminili”, come non si passa indifferenti dinanzi all’imponenza della testa colossale proveniente da Alba, forse appartenente a una divinità femminile.

“L’universo della bellezza femminile” si alterna tra la virtù e la castità, “allegorie” che ancora una volta prendono a prestito il corpo femminile in tutta la sua avvenenza, l’immagine di Lucrezia emblema di eroismo e di forza morale, le varie Sibille in sei tele sono opera di Orsola Maddalena Caccia, monaca e pittrice, figlia di Guglielmo denominato il Moncalvo dal piccolo centro piemontese dove trascorse la maggior parte della vita e morì, un ciclo proveniente dal palazzo della famiglia Dal Pozzo del ramo di Castellino, in Moncalvo, una delle testimonianze più alte della produzione dell’artista; “Regine, principesse e belle di corte”, visi regali vissuti tra il Seicento e l’inizio del Settecento, trentasette ritratti femminili raccolti nell’Appartamento dei Principi di Piemonte (qui ne sono esposti sedici) tra gioielli preziosi e abiti sontuosi, giochi di ricami e passamanerie, non ultimi esempi di signorilità la Contessa di Castiglione, seducente agente segreto pronta a far breccia nel cuore dell’Empereur, e Margherita di Savoia, grazie ai pennelli di Michele Gordigiani (nel 1872), prima regina d’Italia che vede crescere la propria popolarità presso i sudditi grazie ai molti viaggi e alle pubbliche cerimonie, presenti entrambe in omaggi che guardano già alla fotografia. E l’incantevole Sissi, dalla tragica fine, resa celebre dai film della Schneider. Il finale che suona “Incanto e seduzione tra Ottocento e Novecento”, dove sono le prove importanti di Giacomo Grosso (“Nudo di donna”, 1915, dallo sguardo carico di sensualità nascosto dietro il braccio destro ripiegato, in cui il pittore rivisita “La source” di Ingres in una concezione più intima) e di Leonardo Bistolfi (testa di “La bellezza liberata dalla materia”, 1906, per il monumento funebre a Segantini a St Moritz, proveniente dal Museo Civico di Casale Monferrato), di Cesare Saccaggi la cui “Semiramide”, dipinta intorno al 1905, è venuta di recente a far parte delle raccolte dei Musei Reali torinesi. Nei passi finali, il “Ritratto femminile”, bellissimo gesso dovuto ancora a Bistolfi, comunica con le figure di Alphonse Mucha, cecoslovacco, nome di punta dell’Art Nouveau, scomparso nell’immediato indomani dell’invasione hitleriana del suo paese, avvolte di fiori e rimandanti ancora una volta allo spirito di raffinatezza del Rinascimento italiano: uno stile personalissimo che apriva le porte alla Belle Èpoque.

Elio Rabbione

Nelle immagini, Sandro Botticelli, “Venere”; tra gli allestimenti della mostra “Da Botticelli a Mucha”; “Nudo di donna” di Giacomo Grosso e “La bellezza liberata” di Leonardo Bistolfi; in primo piano “La danza” di Edoardo Rubino e alle spalle “Le tre grazie” di Pietro della Vecchia, tra i capolavori della mostra.

Ponte del primo maggio: Forma e colore. Da Picasso e Warhol

Sabato 3 maggio secondo appuntamento del ciclo di incontri esclusivi alla mostra curata da Vincenzo Sanfo  alla Galleria Sottana dell’Oratorio di San Filippo Neri.

 Ponte del 1° maggio a Torino nel segno della bellezza e dell’arte. Tra gli eventi previsti in città nel lungo fine settimana, sabato 3 alle ore 17:30 all’Oratorio della Chiesa di San Filippo Neri, visita guidata con la storica dell’arte Barbara Stabielli alla scoperta delle pregiate ceramiche della mostra Forma e Colore, da Picasso a Warhol – La Ceramica dei Grandi Maestri, organizzata da ArtBookWeb con Aics Torino, e curata da Vincenzo Sanfo e Giovanni Iovane.

Alla esclusiva visita guidata, durante la quale la mostra sarà chiusa al pubblico, seguirà il Concert Art dell’arpista Katia Zunino e un brindisi finale. L’evento è a cura dell’Associazione culturale Aics e di Scealta-Si.

Per partecipare, obbligatoria la prenotazione (massimo 60 partecipanti) all’e-mail: biglietteriamostrato@gmail.com, oppure al numero: 353.4780786. Acquisto biglietti su VivaTicket. Costo 25 euro.

L’esposizione ospita circa 70 opere in ceramica, di collezioni private e firmate da grandi artisti del ‘900 e contemporanei di tutto il mondo, a cominciare da Pablo Picasso con alcuni esemplari del periodo di Vallauris, e molti altri, tra i quali: Salvador Dalì, Joan Mirò, accanto a quelle di Marina Abramovic, di Keith Haring, Andy Warhol, Carla Accardi e Sol Lewitt, Ezio Gribaudo, Félix Bracquemond e Zhang Hongmei. Un viaggio da una parte all’altra del mondo attorno all’arte su ceramica, con i contributi di artisti abitualmente dediti ad altre forme d’arte, con incursioni nella porcellana e nella terracotta, visitabile sino al 2 giugno.

BEYOND 2025 Being Many. La cultura come leva per la trasformazione sociale

 

In collaborazione con Fondazione Club Silencio e Fondazione Fitzcarraldo, arriva a Torino la conferenza internazionale di riferimento per il settore culturale europeo organizzata da Culture Action Europe

 

4-7 giugno 2025 – Torino

La Centrale Lavazza | Via Ancona, 11/A

Sermig Arsenale della Pace | P.za Borgo Dora, 61

Torino si prepara ad accogliere la prossima edizione di BEYONDla conferenza internazionale di riferimento per il settore culturale europeo, che si terrà dal 4 al 7 giugno 2025. L’evento, organizzato da Culture Action Europe in collaborazione con Fondazione Fitzcarraldo e Fondazione Club Silencio, membri della rete europea, con il sostegno dell’Unione Europea e della Fondazione Compagnia di San Paolo, e con il contributo della Camera di Commercio di Torino con Torino Social Impact e di Fondazione CRT, trasformerà il quartiere Aurora in un vivace laboratorio portando oltre 300 professionisti da tutta Europa a confrontarsi su leadership partecipativa, innovazione culturale e sostenibilità sociale.

 

In un periodo segnato da profonde incertezze – dall’erosione della democrazia alla crisi climatica, dai conflitti internazionali ai mutamenti politici – BEYOND a Torino, con il concept dell’edizione 2025 BEYOND: Being Many, si propone come un atto di resistenza collettiva. La conferenza esplorerà il ruolo della cultura come motore di governance partecipativa e azione collettiva, interrogandosi su come una leadership culturale inclusiva possa guidare il cambiamento sociale.

 

“Essere parte di BEYOND 2025: Being Many è per noi un’opportunità unica per trasformare Torino in un laboratorio culturale vivo e partecipativo, dove giovani, professionisti e comunità si incontrano per immaginare insieme nuovi percorsi di cambiamento sociale. Crediamo che la cultura debba essere il motore di una trasformazione collettiva, capace di generare connessioni significative e risposte innovative alle sfide del presente. La scelta del quartiere Aurora come cuore dell’evento non è casuale: rappresenta un territorio in fermento, ricco di potenzialità e storie che meritano di essere raccontate. Attraverso un format innovativo e aperto, vogliamo stimolare il dialogo intergenerazionale e la partecipazione attiva, facendo emergere la forza della cultura come strumento di coesione e crescita. Club Silencio è orgogliosa di essere partner di questo progetto ambizioso, perché crediamo profondamente nella capacità della cultura di costruire comunità più forti e inclusive. BEYOND 2025 sarà un’esperienza unica, capace di far emergere idee audaci e visioni collettive per un futuro più sostenibile e partecipato” – Alberto Ferrari, Presidente, Fondazione Club Silencio.

 

“L’impegno di Fondazione Fitzcarraldo è quello di contribuire alla crescita del tessuto culturale e creativo locale attraverso il confronto e il dialogo con l’Europa, le sue tensioni e le sue opportunità. Accogliere la conferenza annuale della più grande rete culturale europea, l’unica non legata a singoli settori, è un modo unico per nutrire questo dialogo in un momento critico per le nostre democrazie e per l’idea stessa di futuro a cui la cultura può e deve contribuire. In questo senso, BEYOND 2025: Being Many rappresenta un’occasione preziosa per sperimentare nuovi formati e pratiche di confronto, capaci di restituire centralità alla dimensione collettiva e trasformativa della cultura. Per noi è fondamentale che questo avvenga dando spazio ai più giovani, creando connessioni intergenerazionali, e sostenendo il valore delle esperienze che si prendono cura delle comunità. Tutto ciò richiede che la ricerca, le pratiche e le policy possano confrontarsi con quanto avviene nel nostro comune spazio europeo. Torino, e in particolare Aurora, con la sua incredibile energia creativa e le sue contraddizioni tra passato e futuro, saranno co-protagonisti di questo confronto generativo. BEYOND 2025 a Torino sarà quindi un laboratorio vivo, una piattaforma per visioni collettive, una chiamata alla responsabilità condivisa. Ed è questo il ruolo che vogliamo giocare: essere catalizzatori di alleanze coraggiose, capaci di immaginare e costruire un futuro più giusto attraverso la cultura” – Alessandra Gariboldi, Presidente, Fondazione Fitzcarraldo.

 

BEYOND 2025 adotterà un approccio innovativo, puntando su un format di un-conferencing che valorizza la partecipazione attiva e il confronto aperto. Il programma, distribuito tra La Centrale del complesso Nuvola Lavazza e il Sermig – Arsenale della Pace, proporrà una combinazione dinamica di keynote, workshop interattivi, sessioni di capacity building e visite presso iniziative culturali locali.

 

L’esperienza si snoderà esplorando il tema principale dell’edizione, Being Many, declinato attraverso tre fili conduttori.

How to be many per esplorare attraverso presentazioni di progetti, condivisione di esperienze, workshop e visite sul campo come altri abbracciano l’essere in molti – che si tratti di amplificare le voci delle comunità, promuovere il dialogo intergenerazionale, creare spazi per la creatività collettiva, ripensare i modelli di governance, migliorare la sostenibilità o sostenere l’advocacy congiunta. The joy of being many con sessioni che si fondano su generosità, cura e fiducia. Attraverso l’intelligenza collettiva e il lavoro intergenerazionale, favoriremo il supporto reciproco e rafforzeremo le connessioni e la solidarietà. Harnessing Many Ideas con l’obiettivo di creare spazi dedicati al pensiero audace e non convenzionale, con formati diversificati per esplorare idee innovative.

 

La scelta del quartiere Aurora come cuore pulsante dell’evento riflette la volontà di connettere la dimensione globale con il contesto locale, trasformando il territorio in una piattaforma viva di dialogo culturale e innovazione sociale. Un approccio che supera il concetto tradizionale di conferenza, facendo emergere Torino come polo culturale internazionale e simbolo di resilienza urbana e partecipazione comunitaria.

 

Dal 2017, BEYOND rappresenta uno dei principali appuntamenti europei per il settore culturale, grazie all’impegno di Culture Action Europe – il più grande network culturale europeo con sede a Bruxelles.

 

“In un’epoca segnata da disorientamento e confusione, è fondamentale non lasciarsi paralizzare, ma continuare a sognare. Sognare non è un atto passivo: è uno strumento radicale capace di immaginare nuovi futuri e di trasformare l’inquietudine in azione. Questo è lo spirito che animerà BEYOND 2025: Being Many, una conferenza dedicata alla valorizzazione di modelli di leadership culturale collettivi, inclusivi e non convenzionali. L’incontro promuoverà l’intersezionalità, il dialogo intergenerazionale e nuove prospettive per una democrazia culturale fondata sull’empatia e su processi decisionali condivisi. È un invito a sognare insieme – con determinazione, senza timore, e con speranza” – Natalie Giorgadze, General Director, Culture Action Europe.

 

Oltre alle attività riservate ai partecipanti della conferenza, BEYOND 2025 proporrà anche una programmazione culturale aperta al pubblico, con l’obiettivo di avvicinare i cittadini ai temi della sostenibilità, della leadership condivisa e della trasformazione sociale attraverso l’arte e la cultura.

 

Per aggiornamenti sul programma, informazioni su viaggi e accessibilità, visita il sito ufficiale:

https://www.cae-bto.org/

 

CULTURE ACTION EUROPE

Culture Action Europe (CAE) è una delle principali reti europee che riunisce professionisti, organizzazioni culturali, artisti, decisori politici e reti disciplinari, accomunati dall’impegno nella promozione della cultura come elemento essenziale per lo sviluppo sostenibile e democratico dell’Europa. Attraverso attività di advocacy, ricerca, formazione e networking, Culture Action Europe lavora per rafforzare il ruolo della cultura nel dibattito politico europeo e nella vita quotidiana delle comunità, promuovendo la cooperazione transnazionale, la giustizia sociale, la sostenibilità e l’innovazione culturale.

Culture Action Europe utilizza il progetto BEYOND per stimolare il settore culturale a reagire in modo proattivo alle sfide globali, trasformandole in opportunità.

 

FONDAZIONE CLUB SILENCIO

Club Silencio è una fondazione culturale torinese impegnata in progetti esperienziali che stimolino la partecipazione attiva dei giovani under 35 alla vita culturale, sociale e democratica del proprio territorio. Tra i suoi progetti più noti vi è Una notte al Museo, che dal 2017 a oggi ha portato più di 280.000 giovani in oltre 50 musei tra Piemonte, Liguria e Lombardia. Con una partecipazione settimanale di circa 1500 persone, di cui l’80% giovani, Club Silencio ha collaborato con importanti realtà del territorio pubblico proponendo percorsi di visita tematici; attività di gamification e audience engagement con un Virtual Reality Corner e l’osservatorio giovanile YouthLab – in opera con lo scopo di monitorare e valutare il rapporto tra i giovani e diverse tematiche. Da ottobre 2022 Club Silencio è certificata ISO 20121 per la Gestione eventi sostenibili.

 

FONDAZIONE FITZCARRALDO

Fondazione Fitzcarraldo è una fondazione di partecipazione indipendente, attiva dal 1999 per promuovere la sostenibilità e l’innovazione nelle politiche, pratiche e processi culturali e creativi. Con un approccio nazionale e internazionale, realizza attività di ricerca, consulenza, formazione e advocacy, impegnandosi affinché cultura e creatività siano riconosciute come elementi fondamentali per il benessere culturale, sociale ed economico di persone, comunità e territori.
Da oltre vent’anni, Fondazione Fitzcarraldo contribuisce alla crescita e alla valorizzazione del settore culturale, accompagnando istituzioni, organizzazioni e professionisti nel rafforzare la capacità di innovare e generare impatti positivi a lungo termine.

Compagnia EgriBianco, ecco il Gran Galà della Danza

Alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani, in occasione della Giornata Internazionale della Danza

Martedì 29 aprile, alle 20.45, la Fondazione Egri per la Danza, organizza alla Casa del Teatro Ragazzi e Giovani uno speciale Galà della Danza dedicato alle eccellenze della creazione coreografica contemporanea. Lo fa nella Giornata internazionale della Danza, istituita dall’International Dance Council DELL’UNESCO nel 1982, che viene celebrata in tutto il  mondo il 29 aprile per promuovere la danza come forma d’arte e disciplina universale capace di unire le persone, superando confini e differenze culturali e politiche.

Il Galà della Danza conferma la propria vocazione di festa e cerca di coinvolgere il pubblico grazie alla partecipazione di compagnie e enti culturali torinesi affiancati da ospiti internazionali, che spaziano dalla danza contemporanea alla danza indiana, dall’hip hop alla videodanza. L’evento rafforza la collaborazione tra la Fondazione Egri e la stagione Luogo in comune, che fa parte della Fondazione TRG della Casa Teatro Ragazzi. La Compagnia Egri Teatro Danza proporrà “Le anatomie spirituali”, che si ispirano al genio di Leonardo Da Vinci, mentre invece il “Chiaroscuro” di Amina Amici si ispira alle opere di Caravaggio. Il Balletto Teatro Torino propone “Tra” di Mauro De Candia; Daniele Minarello porterà sul palcoscenico “Non (leg)azioni”, improvisional contemporary dancing and research act. Si tratta di atti in cui il corpo si organizza nella sua architettura per trovare nuove forme e direzioni. Rosalie Banca sarà vestita come una dama del tango e proporrà un assolo in cui mescolerà la tecnica delle acrobazie alla sensualità del ballo argentino. Antonello Usai proporrà la danza indiana, Marco D’Avenia la danza hip hop. La serata sarà arricchita da una serie di proiezioni de “La danza in un minuto” di Coorpi, dive verranno presentate tutte le opere vincitrici del primo premio assoluto di questo contest di danza rivolto ad artisti internazionali. L’obiettivo della Compagnia EgriBianco Danza e della sua anima, la signora della danza Susanna Egri, è quello di valorizzare le eccellenze del territorio, contribuendo a far accrescere la produzione e la creazione coreutica.

Mara Martellotta

UniTo: quando interrogavano Calvino

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Torino e la Scuola

“Educare”, la lezione che ci siamo dimenticati
Brevissima storia della scuola dal Medioevo ad oggi
Le riforme e la scuola: strade parallele
Il metodo Montessori: la rivoluzione raccontata dalla Rai
Studenti torinesi: Piero Angela all’Alfieri
Studenti torinesi: Primo Levi al D’Azeglio
Studenti torinesi: Giovanni Giolitti giobertino
Studenti torinesi: Cesare Pavese al Cavour
UniTo: quando interrogavano Calvino
Anche gli artisti studiano: l’equipollenza Albertina

 

9 UniTo: quando interrogavano Calvino

Lo dico subito: tengo molto al tema di questo articolo e non medierò in nulla la mia passione per l’autore che andrò ad affrontare quest’oggi per la mia rubrica sugli studenti torinesi. Si tratta di uno scrittore che purtroppo a scuola non viene approfondito e che rischia, a mio parere, di non essere sufficientemente conosciuto.
Sto parlando di Italo Calvino, nato nel 1923 a Santiago de Las Vegas, (Cuba), da genitori italiani, entrambi docenti universitari di materie scientifiche. In seguito, nel 1925, la famiglia si trasferisce a Sanremo, dove Italo trascorre l’adolescenza e compie il primo ciclo di studi, infine, nel 1941, si trasferisce a Torino per frequentare l’Università di Agraria. Nel 1943 entra nella brigata comunista Garibaldi. Dopo la guerra, nel ’45, Calvino lascia la Facoltà di Agraria e si iscrive a Lettere e nello stesso anno aderisce al PCI. Alla Facoltà di Lettere di Torino si laurea nel 1947 con una tesi su Joseph Conrad. A Torino entra in rapporto con Natalia Ginzburg e Cesare Pavese a cui sottopone i suoi racconti. Inizia a collaborare con il quotidiano “l’Unità” e con la rivista “Il Politecnico” di Elio Vittorini. Nel frattempo si afferma la celebre casa editrice torinese Einaudi (fondata nel ‘33 da Giulio Einaudi), all’interno della quale collaborano Pavese e Vittorini, di cui Calvino è diventato ormai grande amico. Grazie a Pavese viene pubblicato nel 1947 il primo romanzo di Italo “Il Sentiero dei nidi di ragno”. Le sue doti di scrittore non possono passare inosservate, così due anni più tardi esce una prima raccolta di racconti “In ultimo viene il corvo” (1949), seguito da una moltitudine di altri successi. Nel ‘57 lascia il PCI, e nello stesso periodo collabora con diversi giornali, tra cui “Officina”, rivista fondata da Pier Paolo Pasolini, e dirige con Vittorini la rivista “Menabò”.

Dopo i successi lavorativi, nel 1962, Calvino incontra l’amore, conosce infatti Esther Judith Singer, una traduttrice argentina con cui si sposa – a Parigi- nel 1964. Italo rimane con la compagna nella capitale francese fino al 1980, anno in cui si trasferisce a Roma e pubblica “Palomar”. Nel 1984 lascia Einaudi e passa a Garzanti. Nel 1985 riceve il riconoscente invito da parte dell’Università di Harvard a tenere una serie di conferenze. Italo accetta e inizia a preparare le sue lezioni, ma, purtroppo, viene colto da un ictus improvviso nella sua casa a Roccamare, presso Castiglione della Pescaia. Muore pochi giorni dopo a Siena, nella notte tra il 18 e il 19 settembre. I testi tuttavia vengono pubblicati postumi nel 1988 con il titolo “Lezioni americane: sei proposte per il prossimo millennio.” Per quel che mi riguarda, Calvino l’ho scoperto per caso, curiosando tra i molti libri che a casa ci sono sempre stati, giocando a leggere titoli che mi suggerivano storie elaborate e fantasiose. Ricordo una copertina sul verde, leggermente consunta, avvolgeva delle pagine ingiallite: era la trilogia de “I nostri antenati”. È stata una delle prime opere che ho letto con attenzione e totale trasporto, ho da subito amato lo stile lineare e lucidissimo dell’autore, il suo modo semplice di raccontare con misurato rigore, le parole fluide che si dispongono quasi in automatico a comporre le frasi, come pezzi di un puzzle che per forza così si devono incastrare.

Leggere Calvino è bello. Lasciarsi trasportare dalle trame dei suoi racconti è un’esperienza avvolgente, completa, rilassante, ma anche occasione di riflessione, perché Italo non è solo maestro della narrazione, ma anche uomo di grande cultura e forbito pensatore. Calvino tuttavia, prima di diventare un grande fra i grandi, fu uno studente fra gli studenti, e viene un po’ da sorridere all’idea di immaginarselo di fronte all’Università, intento a rivedere gli appunti e a ripassare per gli esami, mentre sfoglia velocemente i propri libri. E fa ancora più meraviglia immaginarselo lì, forse lievemente impaurito, in attesa di essere interrogato da qualche professore per cui provava magari timore reverenziale. Certamente di professori che incutevano, diciamolo pure, “paura” all’Università di Torino ne sono passati molti, e la storia dell’istituzione è decisamente antica. Le origini dell’Università degli Studi Torino risalgono ai primi anni del XV secolo. Dopo la morte improvvisa di Gian Galeazzo Visconti alcuni docenti delle Università di Pavia e Piacenza proposero a Ludovico di Savoia-Acaia la creazione dello “Studium Generale” di Torino, in quanto sede vescovile e crocevia della rete di collegamenti tra la Francia, la Liguria e la Lombardia. La nuova Università nacque ufficialmente nel 1404 con la bolla di Benedetto XIII, papa di Avignone.
Dal 1443 fino all’inaugurazione del prestigioso palazzo di via Po vicino a Piazza Castello nel 1720, l’Università ebbe sede nel modesto edificio acquistato e ristrutturato appositamente dal Comune all’angolo tra via Dora Grossa, l’attuale via Garibaldi, e via dello Studio (poi via San Francesco d’Assisi).

L’Università torinese, pur non competitiva rispetto alle altre grandi Università italiane, era comunque di grande rilievo, non dimentichiamo che Erasmo da Rotterdam vi conseguì la laurea in Teologia nel 1506. Particolarmente floridi per l’Università furono gli anni delle riforme di Carlo Alberto (1831-1849). Il periodo albertino è caratterizzato dallo sviluppo di alcuni istituti, dalla creazione di nuovi e dalla presenza sul territorio di docenti di prestigio, quali ad esempio Augustin Cauchy, matematico e ingegnere francese, o Pier Alessandro Paravia, letterato e mecenate italiano di grande fama. Nel corso degli anni molte furono le innovazioni e le modifiche che i vari corsi subirono, per esempio, nel 1844 le Facoltà di Medicina e di Chirurgia furono nuovamente riunite e riformate, mentre nel triennio 1846-48 si provvide, tra forti contrasti e resistenze, a riformare la Facoltà di Scienze e Lettere che il 9 ottobre 1848 cessò di esistere. Si istituirono due Facoltà separate, una di “Belle Lettere e Filosofia” e l’altra di “Scienze Fisiche e Matematiche”, quest’ultima tra l’altro poteva vantare nomi di docenti illustri quali Avogadro, Bidone, Plana, Giulio, De Filippi, Sobrero, e Menabrea. Continuando per una più che rapida carrellata storica, è necessario ricordare un altro momento storico cruciale, non solo per la storia della Scuola, ma per la Storia con la “S” maiuscola. La riforma Gentile, varata nella prima metà del 1923, che riconobbe 21 Università e inserì quella di Torino tra le dieci a carico dello Stato. Siamo durante il ventennio fascista, periodo in cui l’Ateneo torinese cercò di mantenere la massima autonomia didattico-scientifica. Quando il regio decreto del 28 agosto 1931 stabilì che i docenti avrebbero dovuto giurare di essere fedeli non solo alla monarchia, ma anche al regime fascista, in tutta Italia solo 12 insegnanti su oltre milleduecento rifiutarono di prestare il giuramento, perdendo così la cattedra. Tre di questi erano membri del corpo docente dell’Università di Torino: Mario Carrara, Francesco Ruffini e Lionello Venturi. Nell’ultimo secolo la Facoltà di Lettere ebbe insegnanti come Luigi Pareyson, Nicola Abbagnano, Massimo Mila. A Giurisprudenza insegnarono Luigi Einaudi e Norberto Bobbio. Molti tra i protagonisti della vita politica italiana del Novecento si formarono all’Università di Torino, come Gramsci e Gobetti, Togliatti e Bontempelli.

Alla fine degli anni Sessanta la nuova (e attuale) sede del “Palazzo delle Facoltà Umanistiche”, noto anche oggi come “Palazzo Nuovo”, trovò spazio nella moderna costruzione di Via Verdi. Nel 1998 è stata fondata l’Università degli Studi del Piemonte Orientale “Amedeo Avogadro”. Nel 2012 è stato inaugurato il “Campus Luigi Einaudi”, nuovo polo accademico con funzione di sede unica per i corsi di studio nell’ambito delle Scienze giuridiche, politiche ed economico-sociali. L’identità dell’Università degli Studi di Torino è costituita dal sigillo, il cui primo esemplare risale al 1615. Vi è rappresentato un toro, che indica lo stretto legame dell’Ateneo con la città di Torino, adagiato su tre libri, che alludono alle prime tre Facoltà dello “Studium” torinese: Teologia, Leggi, Arti e Medicina. Il toro ha la testa volta all’indietro verso un’aquila ad ali aperte che poggia sulla groppa dell’animale. L’aquila fissa il sole, simbolo della sapienza, ed è coronata, perché è il re degli uccelli ed è anche insegna dell’imperatore che, con diploma del 1412, aveva confermato la bolla papale di fondazione, risalente al 1404. Sui tre libri sono incise una crocetta, un fermaglio e un altro segno indistinto. Questa la legenda: “SIGILL(um) UNIVERS (itatis) AUGUSTAE TAURINORUM”. Il logo divenne emblema dell’Università dal 1925.

Dopo questo breve “excursus” possiamo focalizzarci nuovamente sul nostro studente per oggi prediletto.
“Gli artisti usano le bugie per dire la verità” dice V, personaggio mascherato da Grey Fox, disegnato da David Loiyd, protagonista di “V per Vendetta”, una serie di fumetti scritti da Alan Moore, allo stesso modo – se mi è permesso l’ardito accostamento tra l’autore italiano e il mondo fumettistico inglese- Calvino usa le sue narrazioni favolistiche come spunto per un’ardita riflessione sull’esistenza e sulla condizione dell’uomo contemporaneo.  L’autore occupa un posto di primo piano non solo nella storia della narrativa ma anche nel nostro panorama culturale italiano, sia per i suoi lucidi interventi di critico militante, sia per la centralità del suo ruolo di collaboratore nella politica editoriale della casa editrice “Einaudi”, dove ha lavorato per trent’anni.
Calvino sostiene una concezione impegnata del lavoro intellettuale e della letteratura, tanto che nel 1955 scrive nel suo saggio “Il midollo del leone”: “Noi pure siamo tra quelli che credono in una letteratura come educazione di grado e di qualità insostituibile”.

La produzione di Calvino, per la varietà di innovazioni fantastiche e per le diverse modalità narrative, non trova eguali in nessun altro autore del Novecento. Il tema costante della sua produzione è la condizione storica dell’uomo, il suo stare al mondo, argomentazione a lui cara sia nei primi scritti, fino al suo ultimo libro “Palomar” (1983) in cui porta avanti una lucida e disincantata analisi della condizione dell’essere umano, che si interroga e che vuole capire se stesso e l’universo in cui vive.
La multiforme produzione calviniana è solitamente divisa in “fasi”: “neorealistica”, “allegorico-fiabesca” e “fantascientifica”. È utile però ribadire che tali classificazioni, che sono elastiche e strumentali, non vanno intese come un’ordinata successione cronologica, con modalità narrative specifiche che si concludono definitivamente una dopo l’altra; è infatti caratteristica preminente in Calvino la coesistenza, spesso anche all’interno dello stesso testo, di atteggiamenti contrastanti, che però egli riesce sapientemente a mediare.

Il suo essere narratore peculiare è evidente già dal suo primo romanzo, edito nel 1947, titolato “Il sentiero dei nidi di ragno”, un testo inseribile all’interno del filone neorealistico. Il libro affronta la tematica della Resistenza, argomento caro a molti altri suoi contemporanei, ma che Calvino espone secondo la sua ottica innovativa e inaspettata, così il lettore si trova catapultato non in un “semplice” romanzo storico, ma in una sorta di “favola a lieto fine”. Protagonista del romanzo è Pin, un bambino maturato velocemente, costretto a conoscere la violenza e la durezza della vita per strada. La vicenda ci è raccontata attraverso il suo sguardo di fanciullo cresciuto, che certo si inserisce nelle vicende degli adulti, ma che comunque non riesce a comprendere del tutto.
La dimensione favolosa e fantastica è di certo la più autentica per Calvino, come dimostrano i romanzi “Il visconte dimezzato” (1952), “Il barone rampante” (1957) e “Il cavaliere inesistente” (1959). Tali opere, conosciute come la trilogia de “I nostri antenati”, fanno capo al genere del racconto filosofico, filone letterario che in Italia non ha mai conosciuto particolari apprezzamenti. Va però detto che, se nel racconto filosofico l’intento è dimostrativo e raziocinante, in Calvino dominano il gusto per l’invenzione e il fantastico. In questi testi favolistici vi è però una sorta di “doppio fondo”, un messaggio nascosto, che il lettore accorto scova se si sofferma a pensare tra un capoverso e l’altro. Si tratta di tre romanzi allegorici sulla condizione dell’uomo contemporaneo, “alienato”, impossibilitato a raggiungere la completezza (come dichiara l’autore stesso nella presentazione editoriale de “Il visconte dimezzato”). Oltrepassiamo la gradevolezza della “fabula” e soffermiamoci dunque sul motivo di fondo del racconto di colui che è “dimidiamento dell’uomo contemporaneo, mutilato, incompleto, nemico a se steso”, o sul principio enunciato dal Barone: “chi vuol guardare bene la terra deve tenersi alla distanza necessaria” oppure sulla vicenda di Agilulfu, che è solamente un’armatura vuota, metafora dell’essere umano deprivato della sua irripetibile individualità, ridotto a “funzione”, usato come mezzo e non pensato come fine. Favole certo, ma con un “Ὁ μῦθος δηλοῖ ὅτι” (o mythos deloi oti: “la favola insegna che”, di esopica memoria) da non sottovalutare.

L’interesse per la condizione umana è altresì evidente ne “Le Cosmicomiche” e in “Ti con zero” (1967). Si tratta di opere inscrivibili alla fase “fantascientifica”, in cui l’autore attinge alla fisica quantistica, alla genetica e alla biochimica per sottoporre a discussione una moltitudine di problematiche scientifiche. Qfwfq è l’impronunciabile nome dell’entità protagonista, vecchia quanto il mondo e con la stessa memoria del mondo. È proprio tale improbabile personaggio ad analizzare un microcosmo lontano dal nostro, esistente prima della nascita del concetto di spazio e di tempo, nel quale però sono già presentati i conflitti, le tensioni e le dinamiche interpersonali che si incontrano nel mondo di oggi. Anche in questo romanzo psichedelico vi è una riflessione celata all’interno del tessuto narrativo, e l’interrogativo costante è “L’uomo non cambia e i suoi problemi sono immutabili e insolubili”? Al lettore l’ardua sentenza.
L’autore ci coinvolge continuamente e ci esorta a rimuginare, a trarre le giuste conclusioni, ma da sommo Maestro com’è, intanto che aspetta ne approfitta per darci ancora una lezione, che forse ci spiazza e ci costringe ad ingoiare quella minuscola frase che stavamo faticosamente formulando. Nell’opera “Le città invisibili” egli scrive: “L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno è quello che è già qui, l’inferno che abbiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce fatale a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare e dargli spazio”. E la domanda rimane aperta: “la favola insegna che?”

Alessia Cagnotto

“ComboJazz 2.0” al Circolo Madonna del Pilone

UN CONCERTO GRATUITO PER LA CHIUSURA DEL TORINO JAZZ FESTIVAL 2025

 

Mercoledì 30 aprile, ore 18:00

Circolo Madonna del Pilone – Viale Michelotti 102/a. Torino

Ingresso libero

Tra gli appuntamenti conclusivi del Torino Jazz Festival 2025, mercoledì 30 aprile alle ore 18:00, è in programma un evento speciale a ingresso completamente gratuito: il concerto “ComboJazz 2.0”, presso il Circolo Madonna del Pilone, in Viale Michelotti 102/a.

 

La serata, organizzata da House of Jazz Torino-Piemonte, in collaborazione con Torino Jazz FestivalAssociazione Avvalorando e Circolo Madonna del Pilone, sarà un’occasione preziosa per vivere il jazz da vicino in un contesto accogliente e informale.

 

Sul palco si esibiranno cinque musicisti di grande esperienza e talento:

Claudio Bonadè al sax alto – Sassofonista e polistrumentista attivo dagli anni ’70, ha collaborato con leggende del jazz come Chet Baker e Dizzy Gillespie, partecipando a numerosi festival internazionali.
Alfredo Ponissi al sax tenore e flauto – Sassofonista compositore torinese, noto per i suoi progetti originali e tributi ai grandi del jazz come Sonny Rollins e Roland Kirk.
Gabriele Ferian alla chitarra – Chitarrista jazz con formazione accademica, ha calcato palchi nazionali e internazionali e collaborato con artisti come Malika Ayane e Willie Peyote.
Isabella Rizzo al contrabbasso – Contrabbassista torinese, già protagonista degli Italian Jazz Days a New York e attiva in varie formazioni jazzistiche.
Giorgio Diaferia alla batteria – Batterista e promotore culturale, da anni anima la scena jazz torinese unendo passione musicale e impegno nella divulgazione.

 

Il gruppo italiano ComboJazz, nella sua versione 2.0, presenta un repertorio che intreccia brani originali e riarrangiamenti di celebri composizioni del jazz internazionale. Nato come quartetto e successivamente evoluto in quintetto, il progetto ha conservato un sound personale e riconoscibile. Nei concerti, si alternano spesso solisti di spicco del panorama jazzistico italiano, senza mai snaturare l’identità musicale del gruppo. Il loro stile elaborato, raffinato e scolpito (Musica Jazz p. 41 Giugno 1979), si colloca nel mainstream jazz, con radici ben salde nell’Hard Bop. Questo approccio è evidente nel loro primo e unico disco, No Speed (Electromantic Records). Dopo aver riscosso ampi consensi in numerosi festival e il recente successo al Capolinea 8 nel dicembre 2024, ComboJazz torna sul palco con la sua formazione rinnovata.

 

L’ingresso è libero fino a esaurimento posti.

 

Per informazioni: Circolo Madonna del Pilone – Viale Michelotti 102/a, Torino. Tel. 011.8999205