CULTURA E SPETTACOLI- Pagina 184

“L’Oreste. Quando I morti uccidono I vivi” con Claudio Casadio

Sabato 18 novembre prossimo al teatro Gobetti di San Mauro verrà affrontato il tema della libertà mentale

 

Sabato 18 novembre prossimo approda al teatro Gobetti di San Mauro la grande prosa, con Claudio Casadio che dà voce ad un personaggio indimenticabile, affrontando con grande libertà attoriale il tema della libertà mentale.

Il testo che porta in scena è “L’Oreste. Quando i morti uccidono i vivi” di Francesco Niccolini, per la regia di Giuseppe Marini. Si tratta di uno spettacolo molto originale, di grande forza e poesia, in cui fruiscono momenti drammatici ad altri teneramente comici, con un’animazione grafica di straordinaria potenza visiva e drammaturgica.

 

L’Oreste è internato nel manicomio dell’Osservanza a Imola e vi è stato abbandonato da quando era bambino. Dopo trent’anni non è ancora uscito e si è specializzato a trovarsi sempre nel posto sbagliato nel momento peggiore. Nel suo passato ci sono avvenimenti terribili che ha rimosso ma dai quali non è riuscito a liberarsi. Eppure l’Oreste è sempre allegro, canta, disegna, scrive alla sua fidanzata che ha conosciuto a un festival per matti nel manicomio di Maggiano a Lucca. Parla con i dottori, con gli infermieri, con la sorella che di tanto in tanto viene a trovarlo, ma soprattutto parla con Ermes, il suo compagno di stanza, uno schizofrenico convinto di essere un ufficiale aeronautico di un esercito straniero tenuto prigioniero in Italia. Peccato che Ermes non esista. La pièce teatrale è una riflessione sull’abbandono e sull’amore negato, su come la vita non faccia sconti e sia impietosa. E su come, a volte, sia più difficile andare da Imola a Lucca che da Imola sulla Luna.

A prima vista l’Oreste può sembrare un monologo, dato che in scena c’è un solo attore in carne ed ossa. Quel che attende lo spettatore è ben altro. Grazie alla mano di Andrea Bruno, uno dei migliori illustratori italiani, e alla collaborazione con il Festival Lucca Comics, lo spettacolo funziona con l’interazione continua tra teatro e fumetto animato. L’Oreste riceve costantemente visita dai suoi fantasmi, dalle visioni dei mondi disperati che coltiva dentro di sé, oltre che da medici e infermieri.

I sogni di Oreste, i suoi incubi, i suoi desideri e gli errori di una vita tutta sbagliata trasformano il teatro drammatico classico e la scenografia in un caleidoscopio di presenze che solo le tecniche del Graphic Novel Theater rendono realizzabile, un viaggio impossibile da Imola alla Luna attraverso la tenerezza disperata di un uomo abbandonato bambino e che non si è più ritrovato.

Mara Martellotta

Sabato 18 novembre ore 21

Cinema Teatro Gobetti

Via Martiri della Libertà 17 San Mauro Torinese

Info e prenotazioni 0110364114

 

 

Al teatro Carignano debutto il 21 novembre di ‘Zio Vanja’ di Cechov

La tragedia delle occasioni mancate e delle aspirazioni deluse

 

Martedì 21 novembre prossimo, alle 19.30, debutterà al teatro Carignano di Torino ‘Zio Vanja’ di Anton Cechov, per la regia di Leonardo Lidi, artista associato e vicedirettore della Scuola del Teatro Stabile di Torino.

Dopo il ‘Gabbiano’, portato in scena la scorsa stagione, questa è la seconda tappa del progetto Cechov, una trilogia diretta da Lidi e dedicata al grande maestro russo.

Lo spettacolo è prodotto dal Teatro Stabile dell’Umbria, dal teatro Stabile di Torino, Teatro Nazionale e da Spoleto Festival dei due Mondi e verrà replicato al teatro Carignano fino a domenica 26 novembre.

Interpretato da Giordano Agrusta, Maurizio Cardillo, Ilaria Falini, Angela Malfitano, Francesca Mazza, Mario Pirrello, Tino Rossi, Massimiliano Speziani, Giuliana Vigogna, le scene e le luci sono di Nicolas Bovey, i costumi di Aurora Diamanti, il suono di Franco Visioli.

Tutte le recite in programma al teatro Carignano sono accessibili attraverso sopratitolazione, audiodescrizione e materiali di approfondimento. Venerdì 24 novembre alle ore 18 è previsto un tour tattile e descrittivo sul palcoscenico. Mercoledì 22 novembre, nell’ambito di Retroscena alle ore 17.30 Leonardo Lidi e gli attori della compagnia incontreranno il pubblico, in un appuntamento introdotto da Matteo Tamborrino.

Zio Vanja racconta la storia di una famiglia sconfitta dai propri fantasmi, un dramma delle occasioni mancate, delle rinunce e dei rimpianti, una commedia domestica che pare quasi costruita sull’inerzia. In questo dramma i protagonisti sono bloccati nell’immobilismo della provincia russa e amano crogiolarsi nella noia e nella fissità, nel tormento per i propri fallimenti, ospiti di una grande dacia in decadenza.

La loro stasi è solo apparente e restituisce ancora più forza allo specchio sfacciato che riflette le nostre debolezze.

“C’eravamo tanto amati – spiega il regista Leonardo Lidi – C’è stato un tempo in cui questa strana famiglia non era poi così strana. I ruoli erano ben distribuiti, con credibilità e senza eccessi, e ogni personaggio poteva considerarsi utile allo spettacolo del quotidiano. Ognuno al proprio posto con naturalezza e ordine. Chi indossava il costume dell’intellettuale era da considerarsi metafora di speranza futura ed era opportuno riservargli amore e gratitudine come ad un eroico e fascinoso cavaliere. Era lecito che una bella e gentile ragazza si invaghisse del proprio professore ed altrettanto plausibile che la famiglia della giovine tutelasse il sapiente uomo come un animale in via di estinzione. E così Vera si sposa con Aleksandr, lo porta a casa e la storia comincia. Gli abitanti del pianeta Cechov si animano, trovano una dimensione adeguata alla loro formazione, tutti remano nella medesima direzione e la possibilità di una Russia efficace e vincente smette di essere un miraggio e si tramuta in un reale e concreto domani. Ma Vera muore e tutto cambia. La speranza si spegne e chi prova a ricominciare suona ridicolo nel suo tentare. […]

Se nel ‘Gabbiano’ sprecavamo carta e tempo nel ragionare sulla forma più corretta con la quale passare emozioni al pubblico, divisi tra realismo e simbolismo, tra poesia e prosa, tra registi, scrittori e attrici, e ci bastava una panchina per tormentarci dei dolori del cuore ( Quanto amore, lago incantatore), qui in ‘Zio Vanja’ l’arte è relegata a concetto museale, roba da opuscoli aristocratici, uno sterile intellettualismo che non pensa più al suo popolo, che annoia la passione e permette agli incapaci di vivere di teatro.

È allora che quella strana famiglia cantata da Cechov può avere la faccia di Gaber”.

L’essenza del teatro di Cechov sta nel senso del fallimento. I suoi personaggi, tragicomici, depressi, frustrati, parlano molto, ma non fanno nulla per sfuggire alla loro condizione di perenne insoddisfazione, illudono se stessi e gli altri con mutue bugie, mentre i loro nervi pian piano si consumano nel soffocante calore estivo. Zio Vanja è la tragedia delle occasioni mancate, delle aspirazioni deluse, dell’incapacità di essere felici.

Mara Martellotta

 

Teatro Carignano 21/26 novembre 2023

Piazza Carignano 6, Torino

Orario degli spettacoli martedì giovedì e sabato19.30, mercoledì e venerdì ore 20.45, domenica ore 16.

Tel biglietteria 0115169555

 

 

Il giallo torinese di Amandola: “L’uomo del lunedì”

A cinquant’anni da La donna della Domenica arriva in libreria L’uomo del Lunedì di Gian Piero Amandola.

Un omaggio ai grandi Fruttero & Lucentini, ma anche una sfida letteraria disputata fra giallistica e humour. Ce n’è per tutti in questo giallo che più torinese non si può, dai Savoia agli Agnelli, Fino ai personaggi dell’economia strana che s è impadronita della città dopo la Fiat. Fra turismo, puttane e spaccio, immigrazione fra sfruttamento e racket, tecnologia e finanza. Come ne “La donna della Domenica”, un omicidio sulla collina torinese.

 

Sei colpi di pistola che aprono uno squarcio nella testa del rentier Alberto Ellano, ma anche nei nuovi e vecchi vizi, amori clandestini e odi di quelli della collina. Sempre meno privilegiati, sempre più preda dalla delinquenza della città. Una morte forse da nuova delinquenza torinese, molto diversa da quella di 50 anni fa. Una morte che sembra un sacrificio (ma in questo giallo tante cose sembrano e poi non sono) sull’altare di un business d’avanguardia finanziaria fra bitcoin e cryptovalute. Ma forse dal primordiale sesso, o addirittura dalle follie senili nelle antiche ville collinari in decadenza tragicomica. Possono essere tutti assassini, quelli della collina, qualcuno è convinto di esserlo. Magari è un’uccisione come ai tempi delle sfide fra i nobili feudatari dei Savoia che si spartivano la collina.

 

A indagare c’è Carlo Torquace. Se nell’ultima giallistica, l’indagine la “famola strana”, quella di Torquace lo è di più. Lui è un detective dell’aldilà, soffre di mancamenti, morti apparenti, durante i quali “vede” le soluzioni dei misteri di questo assassinio. Napoletano, quando è nell’”aldiqua” lui indaga col caffè Kafa, che dà la “cazzimma” cioè “la furbizia per fare le cose”. Per affrontare il mistero della prostituta che era con l’assassinato, che non si trova, non si sa se è l’omicida, se è vittima fatta sparire. Per capire cosa c’entra l’uomo che poco prima litigava sui bitcoin con la vittima. Torquace cerca di non perdersi nella Torino di Notte fra Puttan Tour e guerra delle mafie del sesso a pagamento. Carabinieri si aggirano sotto i lampioni fra le vecchie prostitute di via Ormea e i Trans i via Cavalli. E scoprono manager, grandi nomi di Torino, che quando cala la notte vanno caccia di “carne fresca” sulle “piste” di polverina bianca.
Un’ indagine zero: nessuna traccia dell’assassino, nessuna della donna, unico incomprensibile indizio un foulard su cui è stampato un quadro di Edward Munch espressionista horror. Un’indagine all’incontrario, perché la soluzione è nell’unico assassino mai sospettato.

L’autore, Gian Piero Amandola è un giornalista inviato della Rai. In passato ha collaborato con La Stampa, Stampasera, Espresso, Panorama, Gazzetta del Piemonte, Venerdì di Repubblica, Corriere della Sera Cultura.

Gian Piero Amandola, L’uomo del Lunedì, Edizioni Porto Seguro, pagine 156, euro 15

 

Ragazzi… “Che notte questa notte”. Chieri omaggia Leo Chiosso

La città dedica al suo illustre concittadino la “Sala della Conceria” che diventerà “Auditorium Leo Chiosso”

Sabato 18 novembre, ore 21

Chieri (Torino)

Uomo di spettacolo a tutto tondo. Tanto che, per la sua poliedricità, il mitico bianco-nero per la vita, Giampiero Boniperti (terza fondamentale pedina del leggendario “Trio Magico”, anni ’50-’60, John Charles – Omar Sivori – Giampiero Boniperti) diceva di lui che era “un elemento atipico a tutto campo”. Autore di canzoni e programmi televisivi, scrittore,  sceneggiatore e soggettista, commediografo e perfino poeta (ma anche, in gioventù “rugbista a 5” nella formazione del “GUF Torino”, con cui fu vicecampione nazionale nel ’41) Leo Chiosso, nato a Chieri nel 1920, da una famiglia originaria di Pralormo, e a Chieri scomparso nel 2006, sarà doverosamente ricordato, sabato 18 novembreore 21, dalla sua città natale che a lui intitolerà la “Sala Conceria”, al numero 2 di via della Conceria. Alla cerimonia, seguirà lo spettacolo musicale “Che notte questa notte” con il figlio, Fred Chiosso, e “Noi Duri 2.0”, dedicato a Leo Chiosso che, come noto, ha scritto testi per artisti come Fred BuscaglioneMinaGiorgio GaberOrnella VanoniRita Pavone e tanti altri grandi interpreti.

L’evento è organizzato in collaborazione con l’“Associazione Leo Chiosso” (www.leochiosso.it) , fondata dal figlio Fred nel 2013.

Chierese di nascita, Leo Chiosso ha trascorso però gran parte della sua vita a Torino, nel quartiere Vanchiglia. Con le sue canzoni, si può dire “abbia connotato la cultura di massa della Repubblica dal dopoguerra fino agli anni ’70”. Fu autore dei testi di canzoni iconiche, entrate lisce lisce – e a lungo rimaste – nella cultura popolare italiana, in particolare i più clamorosi successi di Fred Buscaglione (da “Che bambola” a “Teresa non sparare”, da “Che notte” a “Eri piccola”) e di Gipo Farassino (da “Sangon blues” a “Matilde Pellissero”). Ma anche di autentiche “perle” musicali, come “Parole Parole” cantata da Mina ed Alberto Lupo“Torpedo Blu” di Giorgio Gaber“Love in Portofino”, che portò al successo Johnny Dorelli, l’ironica e spassosa “Grassa e bella”, cantata a Sanremo nientedimeno che da Louis Armstrong, e di svariate altre canzoni interpretate da artisti quali Gino LatillaLelio LuttazziEnzo JannacciRita Pavone“Quartetto Cetra” e tanti altri. Canzoni. Ma non solo. Leo Chiosso è stato anche autore televisivo (“Canzonissima” nel 1962 con Dario Fo e Vito Molinari, “La tintarella” con Italo Terzoli e Gino Bramieri, “Stasera Rita” con Lina Wertmüller e Antonello Falqui, “Teatro 10” che ospitò l’unico duetto della storia tra Mina e Lucio Battisti, “L’appuntamento” con Walter Chiari, Carlo Campanini e Ornella Vanoni, che cantava la sigla “Ma come ho fatto”, anch’essa di Chiosso), scrittore di commedie (“Scusa mi presti tua moglie?” e “Vergine, leone e capricorno”, entrambe con Nino Taranto, “Il marito in collegio”, tratta da Guareschi, scritta con Guglielmo Zucconi e recitata da Gino Bramieri e Lina Volonghi) e di poesie. Insaziabile, di geniale e briosa creatività, ha lavorato anche per il cinema come sceneggiatore e soggettista, e, proprio per non farsi mancare nulla, nelle vesti di giornalista ha collaborato con “La Stampa”“Paese Sera” e “Il Messaggero” e, come scrittore, ha pubblicato libri per l’infanzia, come “Piccoli e scuri nostri fratelli castori” (Premio Andersen nel 1974), e ha scritto anche i testi di alcune canzoni dello “Zecchino d’Oro”, come “Il lungo, il corto e il pacioccone” e “Il topo Zorro”. Grande Chiosso! Ovunque metteva mano, pensiero e anima.

Scrive Alessandro Sicchiero, sindaco di Chieri: “Chieri è orgogliosa di essere la città di Leo Chiosso e questa intitolazione vuole essere un segno di affetto e di ringraziamento. Quella che finora per i chieresi è stata la sala della ‘Conceria’ prende così il nome di ‘Auditorium Leo Chiosso’. Il nostro auspicio è che questo spazio comunale, che negli anni ha ospitato tante attività culturali e associative oltre a spettacoli musicali e teatrali, possa diventare sempre più una meta apprezzata non solo dai nostri cittadini ma da tutti gli appassionati di musica, continuando così a far vivere il genio di Leo Chiosso”.

E a lui, a colui che ad inizi carriera si faceva chiamare con il nome d’arte di Roxy Bob, ha voluto pensare con un “omaggio toponomastico” anche la Città di Torino che, martedì 21 novembre, intitolerà proprio a Leo Chiosso il giardino di “Largo Montebello”.

g.m.

Nelle foto:

–       Leo Chiosso e Fred Buscaglione

–       Locandina della cerimonia

Centenario: “I mondi di Mario Lattes”

Si chiudono con un convegno e un docufilm, al “Teatro Comunale” di Monforte d’Alba, le tante iniziative organizzate per i cento anni dalla nascita del grande artista e intellettuale torinese

Sabato 18 novembre, ore 17,30

Monforte d’Alba (Cuneo)

Due mostre, un volume monografico (edito da “Silvana Editoriale”, a cura di Vincenzo Gatti e Alice Pierobon, con un saggio critico di Claudio Strinati) e vari incontri tesi a mettere in luce quali e quante fossero le diverse “anime” dell’eclettico artista e intellettuale torinese: a Mario Lattes, nel centenario della nascita (Torino, 1923 – 2001), la “Fondazione Bottari Lattes” (a lui titolata e nata nel 2009 a Monforte d’Alba per volontà della moglie Caterina Bottari Lattes) ha dedicato, nel corso dell’anno che volge al termine, svariati e importanti iniziative facendo alta memoria di una fra le figure culturali di maggior spicco del secondo dopoguerra nel campo dell’arte, dell’editoria e della letteratura. Un ricco calendario, su cui tutta la “Fondazione” di Monforte e la sua presidente, Caterina Bottari Lattes, hanno dato atto di un grande, appassionato impegno, meritevole appieno del successo ottenuto e che oggi vede avvicinarsi, con il nuovo anno in arrivo, il traguardo finale. L’ultimo appuntamento in calendario è, infatti, in programma per sabato 18 novembre (ore 17,30) al “Teatro Comunale” di Monforte d’Alba, in via della Chiesa, 3. Sul palco, a ricordare la figura di Mario Lattes in tutte le sue molteplici sfaccettature, saranno Mariarosa Masoero, docente di “Letteratura Italiana” all’Ateneo torinese, e Vincenzo Gatti, storico curatore delle mostre realizzate dalla “Fondazione Bottari Lattes”. A coordinare gli interventi sarà il professore albese Valter Boggione, anche lui docente di “Letteratura Italiana” all’Università di Torino.

L’ingresso all’incontro è libero, fino ad esaurimento posti.

L’evento costituisce anche l’occasione per proiettare, per la prima volta in pubblico, il docufilm “Lavorare non è esatto”, realizzato da Federico e Claudio Strinati (fondatori nel 2015 a Roma della “Società Dialogues”, dedicata alla divulgazione culturale di alto livello, alla produzione ed alla curatela di Mostre Nazionali ed Internazionali, alla progettazione e realizzazione di audiovisivi, opere editoriali ed allestimenti museali permanenti e temporanei) in cui si raccontano le “ramificazioni” della personalità di Mario Lattes artista e politico, “immerso in una dimensione poetica e introspettiva altrettanto forte rispetto a quella pubblica dell’editore, dell’organizzatore culturale, dell’autore di quadri e incisioni”. L’opera, impreziosita dalle interviste degli studiosi della sua produzione e di chi lo ha conosciuto, è stata proposta già la scorsa primavera, nell’ambito della mostra tenutasi alla “Reggia di Venaria” dal titolo “Mario Lattes. Teatri della memoria”.

Ricordiamo ancora che, attualmente, è in corso nella sede della “Fondazione Bottari Lattes” a Monforte d’Alba (via G. Marconi, 16), la mostra “I mondi di Mario Lattes #2”, che presenta in totale oltre quaranta opere realizzate dall’autore, alcune delle quali recenti acquisizioni e raramente esposte in pubblico. La mostra è visitabile fino al 3 dicembre, dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13, e sabato e domenica dalle 11 alle 16,30. Ingresso gratuito.

Per ulteriori info: “Fondazione Bottari Lattes”, via G. Marconi 16, Monforte d’Alba (Cuneo); tel. 0173/789282 o www.fondazionebottarilattes.it

  1. m.

Nelle foto:

–       Mario Lattes: “L’incendio del Regio”, olio su carta intelata, 1983

–       Mario Lattes

–       Mario Lattes: “Nudo”, tecnica mista su carta intelata, 1991

Luciano Del Sette, fondo e archivio alla Fondazione Amendola

 

“Una terra dove il tempo non vola” è il titolo dell’incontro nel corso del quale alla Fondazione Giorgio Amendola verrà presentato il nuovo fondo e il nuovo archivio dedicato a Luciano Del Sette, giornalista, scrittore e intellettuale scomparso nel 2021 a causa del Covid 19.

L’appuntamento sarà per giovedì 16 novembre alle 18.30 presso i locali di via Tollegno 52 a Torino, sede della Fondazione Amendola. Qui verrà presentato il nuovo fondo e archivio dedicato a Luciano De Sette, archivio che conserva materiale fotografico, testuale e multimediale in buona parte inedito e sarà visitabile tutti i giorni dal lunedì al venerdì in orario 9.30-12.30, 15.30/19.30 e le mattine del sabato ( 9.30-12.30)

Durante l’incontro di giovedì verrà approfondita la sua figura di intellettuale, militante e autore, ma si conoscerà anche meglio la dimensione umana e personale di Luciano Del Sette, senza tralasciare il suo alter ego chansonnier Puccio Smith.

Luciano Del Sette era una voce originale e libera, storica firma del Manifesto e voce di Radio Tre; è stato un uomo di cultura nel senso più profondo, ampio e vero del termine. Con il fondo, con l’archivio e l’appuntamento di giovedì prossimo la Fondazione Amendola e la compagna di Luciano De Sette, Roberta Vozza, desiderano ricordare e far meglio conoscere la figura del “Leone dalla rossa criniera”.

Il Museo del Cinema presenta il podcast originale CITIZEN ROSI

 STORIA DI UN REGISTA SCOMODO

 

Dal 15 novembre 2023 su tutte le principali piattaforme audio e su InTO Cinema

Dopo il grande successo della mostra Le mani sulla verità. 100 anni di Francesco Rosi realizzata nel 2022 al piano di accoglienza della Mole Antonelliana e dedicata alla straordinaria opera del regista in occasione dei cento anni dalla nascita, il Museo Nazionale del Cinema presenta il suo primo podcast originaleCITIZEN ROSI – STORIA DI UN REGISTA SCOMODO.

Realizzato con il supporto del Ministero delle politiche giovanili, prodotto da Genio Media e scritto da Camilla Maino e Silvia Baldetti, a partire dal 15 novembre 2023 (giorno del 101° compleanno di Rosi) il podcast sarà reso disponibile gratuitamente su tutte le principali piattaforme audio e su InTO Cinema, il portale che rende disponibili on-line le attività e i contenuti del Museo Nazionale del Cinema.

Composto di 6 puntate da 30 minuti ciascuna, il podcast espande i contenuti della mostra, curata da Domenico De Gaetano, Direttore del Museo, e dall’attrice Carolina Rosi, figlia del regista, integrandoli con interviste e contributi di ospiti d’eccezione come Maura GancitanoEmiliano Morreale e Umberto Mosca.

“Con questo podcast vogliamo rendere omaggio al grande ruolo che Francesco Rosi ha avuto nella storia del cinema – sottolineano Enzo Ghigo e Domenico De Gaetano, rispettivamente presidente e direttore del Museo Nazionale del Cinema – con l’intento di presentare un contenuto audio di approfondimento che possa coinvolgere anche un pubblico giovane, avvicinandolo alla contemporaneità della visione cinematografica e dell’impegno civile di Rosi, attraverso un medium che offre maggiore immediatezza e familiarità alle nuove generazioni”.

“La realizzazione di questo podcast, costruito con entusiasmo e rigore, mi rende davvero felice perché attraverso questo mezzo che riesce a raggiungere le nuove generazioni, viene narrata la storia umana ed artistica di Francesco Rosi – racconta Carolina Rosi, attrice e figlia del regista. Mio padre credeva nei ragazzi e nella capacità di un film di poterli supportare nella conoscenza dell’arte e della storia del Paese. <<Il modo di vedere la vita di un regista è nei suoi film – ribadiva – è lì che esprime il suo rapporto con il mondo, con le idee e con gli uomini. È lì che si può riconoscere il suo contributo a una società nella quale abbiano un ruolo preminente valori come la libertà, la giustizia, la morale, la bellezza>>.”

Ad accompagnare l’ascoltatore alla scoperta di aneddoti, curiosità e ricordi personali, le voci di Valeria ParrellaArtem, Francesco Di Leva e Marco D’Amore, che tracceranno un percorso attraverso la produzione di Francesco Rosi, offrendo uno spaccato di storia italiana di inaspettata attualità e riflettendo su temi come l’ingiustizia sociale, la questione meridionale e la corruzione della classe politica.

“Abbiamo voluto rispondere all’esigenza crescente di transmedialità nella comunicazione culturale di oggi – dichiara Daniela Minuti, coordinatrice editoriale del podcast e co-founder di Genio Media. Il podcast è il mezzo perfetto per approfondire e coinvolgere il pubblico in modo più verticale rispetto ai social media”.

Ai seguenti link è possibile ascoltare il trailer del podcast.

Link Spotify

Link Spreaker

Link Apple Music

Link InTO Cinema

Nel lago dei leoni con i Marcido Marcidoris e Famosa Mimosa

Grande interpretazione di Maria Luisa Abate

 

‘Nel lago dei leoni’ rappresenta l’esperienza attoriale preziosa con cui si sono misurati i Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa per la regia di Marco Isidori, con Maria Luisa Abate, Paolo Oricco, Valentina Battistone, Ottavia della Porta; scene e costumi sono di Daniela dal Cin.

Una sedia sospesa in aria e sostenuta da catene di metallo in bella vista ad una struttura che funge da fondale per la scena e che appare come una sorta di grande pergamena bianca, che attende di essere scritta.

Da un lato emerge il vuoto di questa carta ideale che rappresenta un omaggio al contesto storico e letterario da cui la vicenda è tratta, dall’altro anche emblema di un personaggio, una suora del Cinquecento, prodiga di visioni, di delirio, mistiche farneticazioni, che non scrisse nulla di suo pugno, ma le cui tormentate e scandalose riflessioni sull’amore per il suo Dio furono accuratamente annotate dalle Suore, sue compagne di clausura, in un monastero a Firenze, nell’età centrale della Controriforma.

In una ideale reincarnazione l’attrice che la interpreta ne ricostruisce l’icona e il pubblico diventa testimone di un miracolo.

I colori prevalenti sono il bianco dello sfondo e del vestito di Maria Maddalena e il metallo delle catene che sostengono la scena. Due sono i piani. Uno, il principale, è quello frontale e centrato sulla sedia dell’attrice. L’altro è destinato a tre attori mascherati che fanno capolino alla struttura della Dal Cin, in coro, e scandiscono la vicenda della Santa dotandola di cronologia e contestualizzazione.

Un grande plauso va alla protagonista assoluta dello spettacolo, Maria Luisa Abate, attrice straordinaria e da sempre colonna portante della Marcido Marcidorjs. Con una grande prova attoriale, Abate, diventando un tutt’uno con la scenografia visionaria creata dalla premiata Daniela Dal Cin, ha saputo trasferire emozioni che vanno al di là del significato stesso dell’opera, facendo confluire parole e vocalità in quello che da sempre è il teatro d’arte della Compagnia Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa. Una voce poetica proprio perché, con la poesia, è possibile condividere la potenza della parola e la sua musicalità, un aspetto teatrale molto caro a Marco Isidori, fondatore della compagnia nel 1986, oltre che grande regista, attore e poeta.

Quando la musica si trasforma in significato e la parola si impregna di armonia, proprio in quel momento nasce l’emozione e la capacità di comunicare empaticamente, in teatro come nella quotidianità.

Una menzione particolare la merita, come sempre, il Coro Marcido, rappresentato per questo spettacolo dagli attori Paolo Oricco, Valentina Battistone e Ottavia della Porta. Un coro che, nel tempo, è diventato cifra stilistica della compagnia.

“Nel lago dei leoni” è uno spettacolo verticale in cui è possibile sentire la vibrazione di quel filo che lega l’Uomo al divino, in un misticismo che sfocia a tratti nel delirio (Quanti Santi furono accusati di pazzia) e in una feconda promessa di ricongiungimento e purezza vicina anche all’animo più laico.

 

Teatro MarcidoFilm

Corso Brescia 4 bis interno 2

 

Mara Martellotta

Chitarra e voce con Lodati e Cangini da Rabezzana

Osteria Rabezzana, via San Francesco d’Assisi 23/c, Torino

Mercoledì 15 novembre, ore 21.30

PLOT DUO

Un viaggio sonoro con il duo voce e chitarra formato da Rossella Cangini e Claudio Lodati tra jazz, improvvisazione, elettronica creativa

PLOT è un duo voce e chitarra formato dalla cantante Rossella Cangini e dal chitarrista Claudio Lodati. Con una lunga attività alle spalle, il Plot Duo si cimenta da sempre nella sperimentazione, alternando sonorità eteree e sospese ad atmosfere ritmicamente sferzanti.Entrambi musicisti di ricerca e instancabili sperimentatori,Rossella e Claudio condividono progetti e intenti da circa dieci anni: la loro collaborazione nasce con l’ensemble “Vocal Desires” di Claudio Lodati, dedicato alle potenzialità di un uso non convenzionale della voce. Accomunati dal desiderio di andare oltre alle forme tradizionali, la loro musica è spesso stata definita “d’avanguardia”. Nella carriera artistica di entrambi la musica si mescola in modo naturale ad altre forme espressive: la pittura, il video, il teatro. Il duo arricchisce inoltre le proprie risorse comunicative grazie all’utilizzo imprescindibile di effettistica ed elettronica.

Il nome del duo, Plot, indica l’intenzione di creare una musica narrativa, il“racconto in suoni” di un dialogo profondo e continuo tra i due musicisti: è, infatti, grazie all’affiatamento tra Claudio e Rossella che nasce una musica cangiante e introspettiva, in cui i musicisti sono liberi di esprimersi e di sperimentare senza vincoli. Altro elemento ricorrente per la formazione è quello ludico, la voglia di “non prendersi troppo sul serio” come spiega Rossella Cangini: la musica diventa così il pretesto per sorridere, giocare ed emozionarsi al tempo stesso.

Dopo il primo disco pubblicato nel 2011 dal titolo “Plot”, il duo porta avanti con il secondo lavoro, “Just Go There”, il desiderio di ampliare sempre di più il proprio potenziale espressivo, enfatizzando soprattutto la voglia di scherzare. Anche “Just Go There” è pubblicato dall’etichetta friulana Setola di Maiale, label attenta all’avanguardia musicale. L’album è composto da brani originali con l’aggiunta di canzoni che sono “standard” italiani, Volare di Modugno, 4 Marzo 1943 di Lucio Dalla e Katjusa, celebre melodia partigiana di Fischia il ventoqui proposta con il testo originale in russo. Questi brani sono l’occasione per dilatare la musica, lavorare sul testo e poi restituirne una versione personale. La title track Just Go There, evanescente ed eterea, contrasta con Baba Jaga, un sabba stregonesco dal ritmo vorticoso, così come tante sono le anime musicali che compaiono all’interno di questo lavoro discografico.

ROSSELLA CANGINI

Cantante torinese di ricerca e sperimentazione vocale, diplomata all’Accademia delle Belle Arti di Torino, si specializza in canto jazz con Ellen Christi e fa della contaminazione tra le arti la sua cifra stilistica, portando la sua voce in diversi contesti (teatro di sperimentazione, tecno/teatro, jazz d’avanguardia, free/style, rap). Numerose e disparate sono le sue collaborazioni: da Billy Cobham a Don Moye (Art Ensemble of Chicago), Bob Moses, Carlo Actis Dato a Marco Messina (99 Posse), oltre a Massimo Barbiero, Claudio Cojaniz, Salvatore Bonafede e molti altri. I suoi progetti più recenti: ”Respiro” in solo e “Ferc”, duo industrial jazz con Fabrizio Elvetico, Nero Diaspora con Fabrizio Elvetico e Gandolfo Pagano.

CLAUDIO LODATI

Nato a Torino nel ’54, all’età di vent’anni fonda l’ormai storico Art Studio insieme a Carlo Actis Dato, Enrico Fazio e Fiorenzo Sordini. Con questo gruppo incide sette dischi e suona in centinaia di concerti in Italia ed Europa. Creatore di gruppi progettuali come “Dac’Corda” basato sull’uso predominante di strumenti a corda e “Vocal Desires” sull’utilizzo della voce, ha lavorato con importanti nomi della scena internazionale, incidendo più di trenta album dal 1977 ad oggi. Ha suonato nei più importanti festival italiani ed europei e negli Stati Uniti, Canada e Senegal. Tra le sue collaborazioni Bobby Zankel, Tristan Honsinger, Louis Sclavis, Don Moye, Bob Moses, Fred Frith, Hans Reichel, Irene Robbins, Giovanni Maier, Antonello Salis, Maria Pia De Vito, Tiziana Ghiglioni e Franco Cerri.

FORMAZIONE

Rossella Cangini, voce e loops

Claudio Lodati, chitarra e live electronics

Ora di inizio: 21.30

Ingresso:

15 euro (con calice di vino e dolce) – 10 euro (prezzo riservato a chi cena)

Possibilità di cenare prima del concerto con il menù alla carta

Info e prenotazioni

Web: www.osteriarabezzana.it

Tel: 011.543070 – E-mail: info@osteriarabezzana.it

Debutta al Gobetti per la Stagione del Teatro Stabile “Anna dei Miracoli”

Di William Gibson,  riscosse a Broadway alla fine degli anni Cinquanta un notevole successo

 

Martedì 14 novembre, alle 19.30, debutto al teatro Gobetti dello spettacolo intitolato ‘Anna dei Miracoli’ di William Gibson con Mascia Musy nel ruolo di Anna. Insieme a lei in scena Fabrizio Coniglio, Anna Mallamaci, Laura Nardi. L’adattamento e la regia sono di Emanuela Giordano. Le luci sono di Angelo Linzalata, i costumi di Emanuela Giordano, le musiche di Carmine Juvone e Tommaso di Giulio.

La produzione è della Pirandelliana in collaborazione con la Lega Filo d’oro e sarà replicata per la Stagione del Teatro Stabile di Torino fino a domenica 19 novembre prossimo.

“Cosa succede – spiega la regista Emanuela Giordano – quando in una famiglia arriva il figlio difettato, quello che pensi nascesse solo in casa d’altri? Cosa succede ad un padre e a una madre che si confrontano quotidianamente con l’esistenza di una creatura che hanno messo al mondo ma con cui non possono comunicare? Helena non vede, non sente e non parla. I genitori non sanno dove sbattere la testa. La pietà e la rabbia si uniscono alla speranza e al senso di sconfitta, l’amore all’odio, ogni sentimento è concesso. Ogni reazione è imprevedibile. E lei Helen che cosa percepisce di quello che ha intorno? In una società dove solo il bello è vincente, solo il sano è tollerato, padre e madre non hanno scampo. Helen va allontanata, messa in un istituto, nascosta, dimenticata. Ma in casa arriva Anna, dura e inflessibile, con una storia di semi cecità alle spalle, una vita trascorsa in mezzo a creature difettate”.

Si tratta di una storia vera che racconta il passaggio epocale alla lingua dei segni, considerata tra le prime dieci grandi scoperte dell’umanità della storia moderna, una rivoluzione linguistica che ha permesso di aprire un dialogo tra chi parla e chi non parla. La lingua dei segni, in questo caso applicata sul palmo delle mani, un alfabeto tattile, che permetterà a Helen di raccontare la sua storia, di apprendere, di esprimere sentimenti e necessità, di crescere e farsi rispettare.

Anna dei Miracoli debuttò a Broadway nel 1959 e riscosse un successo straordinario. Fu replicato ininterrottamente per tre anni e oggi più che mai ci restituisce con forza il valore di chi non vuole rassegnarsi.

Le recite in programma saranno rese accessibili attraverso sopratitolazione in italiano e in italiano semplificato con descrizione dei suoni, fruibili su smrtglasses, audiointroduzione a inizio spettacolo e audiodescrizione. Venerdì 17 novembre è previsto un tour descrittivo e tattile sul palcoscenico, per consentire agli spettatori con disabilità visiva di cogliere gli elementi scenografici, toccare arredi e costumi, condividere l’esperienza con la compagnia.

 

Mara Martellotta